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Editoriale I l Mediterraneo, nellultimo decennio, L stata la principale porta din- gresso clandestina, ma negli ultimi tempi a scegliere questo canale sono stati i migranti piø disperati, quelli che non potevano permetter- si un viaggio in aereo con documenti falsi, piø costoso e piø sicuro. Il processo di Barcellona ha compiuto 10 anni nei mesi scorsi e lobiettivo, abbastanza ambizioso, che si era posto di trasformare il Mare Nostrum da barriera ad opportunit L ancora ben lontano da essere centrato. Il 2010 trasformer il Mediterraneo in unarea di libero scambio ma la condizione che questavvenga L ancora tutta da definire perchØ la cooperazione tra gli Stati che si affacciano sul bacino L solo un desiderio. La centralit del Mediterraneo per lo sviluppo della Sicilia appare incon- trovertibile ma, al momento, i tempi sono ancora lontani dalla costruzione di una politica di cooperazione e di un futuro certo da cui far dipendere nuove prospettive anche per la provincia di Ragusa. La copertina di questo numero dedicata al ristrutturato Palazzo-Torre Cabrera di Pozzallo (meta di masse di turisti la scorsa estate) L fortemente simbolica perchØ questa ex torre davorio rappresenta per il nostro terri- torio la porta del Mediterraneo e la utilizziamo come grimaldello per fare qualche riflessione sulla politica euromediterranea. Si avverte lesigenza di una politica che sappia individuare le necessarie riforme economiche, lavorando per attrarre investimenti esteri, ma che sappia sostenere gli sforzi di tutti i Paesi per il conseguimento dei cosid- detti obiettivi del Millennio in particolare in tema distruzione e for- mazione (cL un buon esempio in questi mesi: lorganizzazione di un ma- ster di primo livello per agronomi italiani e magrebini, messo a punto dalla Facolt di Agraria dellUniversit di Catania, sezione di Ragusa). Cos come appare opportuno ormai creare unarea di reciproca cooperazione sulla migrazione e migliorare la gestione dei flussi migratori con un approccio complessivo che tenga conto dei diritti dei migranti per evitare quei viag- gi della morte su barconi ormai obsoleti. Il Mediterraneo non L mai stato semplicemente un mare che ha separa- to l’Europa dal vicino Oriente e dall’Africa, ma L stato un mare su cui si affacciano terre diversissime fra loro, dove si sono sviluppate civilt mo- derne e civilt tradizionali. Un mare che ha formato civilt, che le ha divise e le ha unite, che le ha messe in rapporto e le ha viste contrapporsi in scontri mortali. Nel Mediterraneo sono nate le grandi culture che hanno dato identit all’Europa e ai Paesi del Sud che si bagnano in esso. Ora le varie culture possono ritrovare - devono - il terreno per un confronto che faccia riscoprire a ciascuna le ragioni dell’altra. Non di un dialogo generale e ideologico si deve trattare, ma innervato in esperienze effettive di cul- tura, nei saperi che si sono trasmessi e poi diversamente sviluppati, nel lavoro concreto sulle tracce di un passato ancora vivo, nella scienza del mare, dell’ambiente, dell’archeologia comune, del cibo, nei saperi produt- tivi di tecnica e di trasformazione. E troppo e pretenzioso? Forse. Ma se nel 2010 vogliamo un bacino che sia realmente unarea di libero scambio dobbiamo parlarne da subito. Il ruolo del Mediterraneo < > > < la provincia di ragusa 1 di Giovanni MolL

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Page 1: La Provincia n.5.qxd (Page 1)provincia.ragusa.it/upload/giornali/ottobre2006.pdf · Agricoltura. di Antonio Belmonte Alimentazione. Latte e buoi dei paesi tuoi di Daniela Citino Università

Editoriale

Il Mediterraneo, nell�ultimo decennio, è stata la principale porta d�in-gresso clandestina, ma negli ultimi tempi a scegliere questo canalesono stati i migranti più disperati, quelli che non potevano permetter-

si un viaggio in aereo con documenti falsi, più costoso e più sicuro. Il�processo di Barcellona� ha compiuto 10 anni nei mesi scorsi e l�obiettivo,abbastanza ambizioso, che si era posto di trasformare il Mare Nostrum dabarriera ad opportunità è ancora ben lontano da essere centrato. Il 2010trasformerà il Mediterraneo in un�area di libero scambio ma la condizioneche quest�avvenga è ancora tutta da definire perché la cooperazione tra gliStati che si affacciano sul bacino è solo un desiderio.

La centralità del Mediterraneo per lo sviluppo della Sicilia appare incon-trovertibile ma, al momento, i tempi sono ancora lontani dalla costruzionedi una politica di cooperazione e di un futuro certo da cui far dipenderenuove prospettive anche per la provincia di Ragusa.

La copertina di questo numero dedicata al ristrutturato Palazzo-TorreCabrera di Pozzallo (meta di masse di turisti la scorsa estate) è fortementesimbolica perché questa ex �torre d�avorio� rappresenta per il nostro terri-torio la porta del Mediterraneo e la utilizziamo come grimaldello per farequalche riflessione sulla politica euromediterranea.

Si avverte l�esigenza di una politica che sappia individuare le necessarieriforme economiche, lavorando per attrarre investimenti esteri, ma chesappia sostenere gli sforzi di tutti i Paesi per il conseguimento dei cosid-detti �obiettivi del Millennio� in particolare in tema d�istruzione e for-mazione (c�è un buon esempio in questi mesi: l�organizzazione di un ma-ster di primo livello per agronomi italiani e magrebini, messo a punto dallaFacoltà di Agraria dell�Università di Catania, sezione di Ragusa). Così comeappare opportuno ormai creare un�area di reciproca cooperazione sullamigrazione e migliorare la gestione dei flussi migratori con un approcciocomplessivo che tenga conto dei diritti dei migranti per evitare quei viag-gi della morte su barconi ormai obsoleti.

Il Mediterraneo non è mai stato semplicemente un mare che ha separa-to l'Europa dal vicino Oriente e dall'Africa, ma è stato un mare su cui siaffacciano terre diversissime fra loro, dove si sono sviluppate civiltà mo-derne e civiltà tradizionali. Un mare che ha formato civiltà, che le ha divisee le ha unite, che le ha messe in rapporto e le ha viste contrapporsi inscontri mortali. Nel Mediterraneo sono nate le grandi culture che hannodato identità all'Europa e ai Paesi del Sud che si bagnano in esso. Ora levarie culture possono ritrovare - devono - il terreno per un confronto chefaccia riscoprire a ciascuna le ragioni dell'altra. Non di un dialogo generalee ideologico si deve trattare, ma innervato in esperienze effettive di cul-tura, nei saperi che si sono trasmessi e poi diversamente sviluppati, nellavoro concreto sulle tracce di un passato ancora vivo, nella scienza delmare, dell'ambiente, dell'archeologia comune, del cibo, nei saperi produt-tivi di tecnica e di trasformazione. E� troppo e pretenzioso? Forse. Ma senel 2010 vogliamo un bacino che sia realmente un�area di libero scambiodobbiamo parlarne da subito.

Il ruolo delMediterraneo< >

><la provincia di ragusa 1

di Giovanni Molè

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La Provincia di Ragusa

Sommario<

DirettoreGiovanni Franco AntociPresidente Provincia Ragusa

Direttore responsabileGiovanni Molè

RedazioneGiovannella Criscione, Clara Damanti,Vincenza Di Raimondo, Pina Distefano

Segretario di RedazioneEnrico Boncoraglio

FotografieAntonio e Massimo Assenza, Tony Barbagallo,Francesco e Stefano Blancato, Sergio Bonuomo,Giovanni Ciancio, Toto Clemenza, GiuseppeLeone, Andrea Maltese, Alessandro Migliorisi,Giuseppe Moltisanti, Luigi Nifosì, Giovanni Noto,Vincenzo Zarino.

Hanno collaboratoAntonio Belmonte, Alfredo Busacca, DanielaCitino, Angelo Criscione, Sebastiano D�Angelo,Carmelo Depetro, Cettina Divita, GraziaDormiente, Giovannella Galliano, GiovanniIacono, Giuseppe La Barbera, Fabrizio La Licata,Giuseppe La Lota, Salvatore La Lota, AntonioLa Monica, Giorgio Liuzzo, Elisa Mandarà,Pietro Monteforte, Gianni Nicita, Silvia Ragusa,Gaetano Sampognaro.

Direzione e RedazionePalazzo della Provincia - Viale del Fante, 97100Ragusa - Tel. 0932.675322 - 675240Fax 0932. 624022Registrazione Tribunale di Ragusa n. 4 del 24aprile 1986 - Spedizione in abbonamento postalePubbl. inf. al 50% - Autorizzazione n. 220 dellaDirezione Provinciale P.T. di RagusaSito internet: www.provincia.ragusa.itE-mail: [email protected]

[email protected]

Gli scritti esprimono l�opinione dell�autore.

In copertinaPozzallo. Palazzo-Torre Cabrera.Foto di Antonio e Massimo Assenza

Impaginazione e stampaC.D.B. - Zona Ind.le III faseTel. e Fax 0932.667976 - 97100 RagusaE-mail: [email protected]

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Editoriale. Il ruolo del Mediterraneo di Giovanni Molè

Infrastrutture. Ragusa-Catania, soluzione in vista

Ferrovia. Di nuovo in carrozza di Giorgio Liuzzo

Protezione Civile. Pronti al rischio

Emigrati. Patria canadese. Cuore ragusano di Sebastiano D�Angelo

Ambiente. Da mulino a incubatoio di Salvatore La Lota

Nomine. Falconieri guida la Polizia Provinciale di Antonio La Monica

Uffici. Urp dotato di qualità di Gaetano Sampognaro

Agricoltura. Prodotti importati? Sotto con i controlli

Agricoltura. di Antonio Belmonte

Alimentazione. Latte e buoi dei paesi tuoi di Daniela Citino

Università. Master su misura per il Mediterraneo

Università. di Antonio La Monica

Restauro. Torre Cabrera, cuore di mare di Grazia Dormiente

Fiere. L�Emaia spinge sullo sviluppo di Giovanni Molè

Parrocchie. Sacro Cuore. 80 anni di vita di Giuseppe La Barbera

Natura. Dove osano le cave di Cettina Divita

Natura. Piccoli archeologi crescono di Silvia Ragusa

Natura. Attrazione geologica di Alfredo Busacca e Angelo Criscione

Indagine. Ragusa, vista 50 anni dopo di Silvia Ragusa

Indagine. Uno sguardo retrospettivo di Giovanni Iacono

Teatro. Tespi, pieno di vita di Salvatore La Lota

Teatro. La festa milanese dei ragusani

Cultura. Il mito di Ulisse di Daniela Citino

Cultura. La storia dell�arte dentro il Museo di Giovannella Galliano

Casi letterari. La storia di Rabito edita da Einaudi

Casi letterari. di Cettina Divita

Poesia. Itinerari lirici iblei di Elisa Mandarà

Poesia. Giorgio Occhipinti, il Parini ragusano di Carmelo Depetro

Narrativa. Il canto libero di Salvo Maggiore di Pietro Monteforte

Storia. Il ruolo sindacale di Tullio Cianetti di Fabrizio La Licata

Cinema. �I Vicerè� secondo Faenza e Giardina di Silvia Ragusa

Cinema. L�estate felice di Bufalino di Giovannella Galliano

Spettacoli. Artisti per caso di Silvia Ragusa

Amarcord. La Pineta, bussola per futuri studenti di Cettina Divita

Riconoscimenti. Il Gambero Rosso premia Di Pasquale

Riconoscimenti. di Giuseppe La Lota

Riconoscimenti. Le Tre Forchette al Duomo di Ciccio Sultano

Tennis. Vittoria laurea tenniste in erba di Giuseppe La Barbera

Album. Geositi iblei di Alfredo Busacca e Angelo Criscione

Periodico d�informazionedella Provincia Regionaledi RagusaAnno XXI - n. 5Ottobre 2006

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Infrastrutture

Un project financing per il rad-doppio della Ragusa-Catania.Una soluzione che ha fatto capoli-

no nelle ultime settimane dopo che ilMinistro alle Infrastrutture Antonio DiPietro e il presidente della RegioneSiciliana Totò Cuffaro, durante il con-fronto Stato-Regione, hanno individua-to la realizzazione della strada statale n.514 come una priorità nella realiz-zazione delle opere pubbliche in Sicilia.I finanziamenti statali assegnati in unprimo momento alla realizzazione delPonte sullo Stretto saranno destinatiper altre infrastrutture del Meridione.Una di queste è la Salerno-ReggioCalabria, un�altra in Sicilia è l�autostradaSiracusa-Gela e poi c�è il raddoppiodella Ragusa-Catania.

Come accelerare i tempi affinchéquest�importante infrastruttura diventirealtà? La soluzione più celere è quelladel project financing, considerato che visono alcune condizioni pèr sceglierequesta strada. Una è dettata dal volumedel traffico. I dati �invogliano� il privatoad accettare la scommessa della realiz-zazione. L�altra è data dal finanziamen-to pubblico che si potrebbe attestareintorno al 50% del costo dell�interaopera e l�altra ancora dalla volontà delterritorio di veder realizzata quest�operaal più presto, a costo di pagare ilpedaggio.

E proprio a questa ipotesi di lavoro sista lavorando. Vi è stata già una primariunione a Palermo nella sededell�Assessorato Regionale ai LavoriPubblici proprio per individuare la fat-tibilità operativa del project financingper la realizzazione della Ragusa-Catania. Il confronto tecnico-isti-tuzionale tra il presidente dellaProvincia Franco Antoci e i componentidel comitato ristretto (Giovanni Avola,Salvo Ingallinera, Roberto Sica, GianniGulino) che segue il monitoraggio pro-cedurale della Ragusa-Catania da una

parte e dall�altra il direttore dell�asses-sorato regionale ai Lavori Pubblici FulvioBellomo, il direttore generale dellaProgrammazione Gabriella Palocci, ilprof. Tesoriere e l�ing. Petta, consulentidel presidente Cuffaro per le infrastrut-ture, il direttore centrale della proget-tazione dell�Anas Massimo Averardi e ilresponsabile del procedimento dellaRagusa-Catania, ing. Fidenzi; ha per-messo di verificare la fattibilità operati-va e finanziaria del project financing.Dai vertici dell�Anas è stato ribadito chevi è il volume traffico necessario perscegliere questa soluzione e che perattrarre l�interesse del concessionariooccorrerebbe una buona fetta difinanziamento pubblico che dovrebbeaggirarsi sul 50% dell�importo dellasomma necessaria prevista dal progettopreliminare che, come si sa, ammonta a1250 milioni di euro. Considerato cheattualmente sono disponibili per laRagusa-Catania 150 milioni di euro eche nell�accordo-quadro tra Regione eStato che si sta definendo c�è l�impegnomanifestato dal Ministro Di Pietro e dalpresidente Cuffaro di individuare altri450 milioni si comprende come si possa

pervenire al �tetto� necessario peravviare il percorso del progetto di finan-za. Nella fase operativa è stato con-cordato che l�Anas trasmetterà a brevel�elenco dettagliato delle procedure daseguire per attivare questo processo e,nel contempo, Regione Siciliana e Anass�impegnano ad assicurare la quotapubblica necessaria per avviare la fat-tibilità del project financing.

�Siamo vicini al colpo di accelerazionefinale - dice il presidente Franco Antoci� per la realizzazione del raddoppiodella Ragusa-Catania. Il project finan-cing, se va in porto, ci permette di rea-lizzare l�opera in un solo colpo. E� lastrada più breve per avere nel giro diqualche anno l�opera e sottrarsi così alrischio di un appalto a stralci cheallungherebbe fortemente i tempi dellarealizzazione. Dobbiamo, pertanto,seguire attentamente l�iter per per-venire al project financing in un temporelativamente breve e far in modo chel�accordo quadro Stato-Regione preve-da la fetta di finanziamento pubbliconecessario a far scattare l�interesse delconcessionario per realizzare la Ragusa-Catania�.

Ragusa-Catania,soluzione in vista< >

><la provincia di ragusa 3

<Il presidente Antoci si confronta con l�ing. Massimo Averardi e Gabriella Palocci>

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Ferrovia

Una ferrovia al passo con itempi. La reclama a gran voceil territorio. Le Istituzioni hanno

scelto la strada della concertazioneserrata con Trenitalia e Rfi per avererisposte immediate, e non evasive, alpotenziamento del servizio ferroviarioin provincia di Ragusa. Le questionisul tappeto sono diverse. Intanto ilripristino delle corse dei �treni deipendolari� soppresse quasi un annofa. Dopo un�azione di sensibiliz-zazione sulla problematica da partedi Istituzioni e sindacati, Trenitalia hadato una prima risposta. Il direttoreregionale di Trenitalia, dottoressaPina Bongiorno, ha comunicato alpresidente della Provincia FrancoAntoci il ripristino, col nuovo orarioinvernale, del treno 8703 daCaltanisetta a Modica (partenza 5,30e arrivo 8,44), del treno 8698Modica-Gela (partenza 5,42 e arrivo7,15) e del treno 8718 Vittoria-Caltanissetta (partenza 16,45 e arrivo20,20).

E� un primo segnale positivo, sicu-ramente in controtendenza rispettoad un disegno più vasto di progressi-vo abbandono dell�infrastruttura fer-roviaria e del trasporto passeggeri.

Raggiunto questo primo risultatorestano valide le rivendicazioni fissatedal comitato ristretto in una piattafor-ma che fissa al primo posto la realiz-zazione del progetto, in corso diredazione da parte di Rfi, per la velo-cizzazione della tratta Siracusa-Ragusa-Gela con il possibile collega-mento con il porto di Pozzallo ela metropolitana di superficie diRagusa.

Il collegamento ferroviario colporto di Pozzallo viene ritenutostrategico per assicurare alla provin-cia di Ragusa un sistema intermodaledei trasporti all�altezza delle aspetta-tive del territorio. Proprio in tal senso

è stato avviato un confronto col diret-tore compartimentale di Rfi AlfonsoBelluccia per verificare la fattibilitàtecnica e finanziaria del collegamen-to. Nel corso di un sopralluogo effet-tuato a Pozzallo dallo stesso Bellucciae dai tecnici di Italferr Nunzio Nicita,Francesco Borrato e Letizia DellaFortuna sono state valutate alcunesoluzioni alternative rispetto allo stu-dio di fattibilità, già approvato dalCipe nel 2004. Nelle previsioni dell�e-laborazione del progetto preliminarediventa imprescindibile il collegamen-to con il porto di Pozzallo, nellaprospettiva del 2010, quando ilMediterraneo diventerà un mercatounico. L�obiettivo è di favorire il traffi-co ferroviario merci, considerato cheil porto di Pozzallo è una struttura digrande movimentazione.

�Abbiamo prospettato all�ing.Belluccia � dice il presidente Antoci �l�esigenza di studiare tecnicamentel�ipotesi di un collegamento tra lastazione ferroviaria di Pozzallo e ilporto. In linea di principio non è stataesclusa alcuna soluzione tecnica, acominciare da quella che prevedeuna bretella ferroviaria che possaallacciarsi alla tratta ferroviaria anche

a Sampieri. Insomma, nel processo divelocizzazione della tratta ferroviariaSiracusa-Ragusa-Gela, il porto diPozzallo non potrà restare fuori�.

Fatto questo confronto sul pianotecnico appare utile altresì attivareogni azione per far cessare la politicadell�abbandono del trasporto merci inprovincia di Ragusa ed il presenzia-mento delle stazioni ferroviarie diVittoria, Comiso, Donnafugata,Ragusa, Modica, Scicli, Pozzallo,nonché il raccordo ferroviario, oltreche col porto di Pozzallo anche conl�aeroporto di Comiso.

L�auspicio finale è quello di unanuova stagione per il servizio fer-roviario in provincia di Ragusa ingrado di assicurare anche collega-menti diretti da Ragusa con Palermoe Catania, nonché la riqualificazionedel personale ferroviario e la riatti-vazione dei servizi nelle stazioni fer-roviarie. Appare opportuno, infine,tenere aperto un sinergico e proficuorapporto con Trenitalia che attraversoopportune iniziative (treni turistici,riattivazione stazioni ferroviarie,servizio urbano integrato, campagnepromozionali) possa favorire l�incenti-vazione dell�uso del treno.

Di nuovoin carrozza

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><la provincia di ragusa4

di Giorgio Liuzzo

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Protezione Civile

In Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modocapillare e si presenta in modo differente a secon-da dell�assetto geomorfologico del territorio: frane,

esondazioni e dissesti morfologici di carattere torren-tizio, trasporto di massa lungo i conoidi nelle zonemontane e collinari, esondazioni e sprofondamentinelle zone collinari e di pianura. Tra i fattori naturaliche predispongono il nostro territorio a frane ed allu-vioni, rientra senza dubbio la conformazione geologicae geomorfologica, caratterizzata da un�orografiagiovane e da rilievi in via di sollevamento. Tuttavia ilrischio idrogeologico è stato fortemente condizionatodall�azione dell�uomo e dalle continue modifiche delterritorio.

Come convivere allora con questo nemico in casa?Un nemico anche per il territorio della provincia diRagusa. Soprattutto per un dato. Il verificarsi di parti-colari condizioni meteorologiche con lo scontro dimasse di aria a diversa temperatura che danno luogosempre più frequentemente ad eventi meteorologiciestremi. Eventi che, anche a causa delle limitata esten-sione dei bacini idrografici, creano danni di notevoleentità. La provincia di Ragusa non è stata esente.Compito delle Istituzioni è quello di �anticipare� questieventi calamitosi facendo innanzitutto prevenzione epoi avviando la formazione del personale per la primaemergenza.

Muovendo da questa linee d�intervento è stato pro-mosso dagli assessorati alla Formazione Professionalee alla Protezione Civile un seminario destinato aglioperatori della protezione civile.

Relatore del seminario è stato Lucio Umbertini, pre-sidente del gruppo nazionale difesa catastrofi idrogeo-logiche e direttore dell�Istituto per la ricerca sulla pro-tezione idrogeologica. Un tecnico del settore cheha corredato la sua relazione con le immagini del-l�alluvione di Firenze che proprio quest�anno compie40 anni.

�Abbiamo puntato a dare delle indicazioni sul disse-sto idrogeologico o su eventuali frane o inondazioni -spiega Lucio Umbertini � perché si vuole creare unacultura del rischio ambientale che costituisce la baseindispensabile per una razionale pianificazione e ge-stione del territorio finalizzata a favorirne lo sviluppo,valorizzarne le risorse e a garantire adeguate con-dizioni di sicurezza per la popolazione e le attività pro-duttive. A tal fine occorrono competenze e professio-nalità di tipo interdisciplinare in grado di affrontare e

gestire le complesse interazioni tra le attivitàantropiche e le dinamiche ambientali. In particolare,sono necessarie figure professionali alle quali affidarel�individuazione delle strategie di intervento per la pre-venzione e la riduzione dei rischi sul territorio, le mi-sure di salvaguardia e valorizzazione ambientale, ladefinizione e la gestione delle procedure decisionali edelle operazioni di trasformazione del territorio, laprogettazione e l�attuazione degli strumenti pianifica-tori e di tutela. La continua e spesso rapida evoluzionedelle conoscenze impone il ricorso a tipologie formativein grado di garantire qualità, efficienza e flessibilità. Unsistema formativo fondato sull�integrazione tra attivitàdi ricerca, formazione a distanza e formazione dicampo può fornire risposte adeguate alle diverse esi-genze formative e di ricerca provenienti dai vari settoriin relazione alla difesa dal rischio idrogeologico�.

Al seminario hanno partecipato diversi volontari dellaProtezione Civile dei comuni iblei che potrebberoessere i protagonisti di un progetto che la Provinciaintende mettere in campo, teso alla formazionecostante del personale volontario.

�Abbiamo presentato alla Comunità Europea � affer-ma Paolo Santoro, assessore alla FormazioneProfessionale � un progetto di formazione del person-ale volontario di Protezione Civile che ci auguriamopossa essere finanziato. Sarebbe così l�inizio di unlungo percorso di formazione che vedrebbe la provin-cia di Ragusa al centro di un grande progettocomune nel Mediterraneo per la difesa del rischioidrogeologico�.

Prontial rischio< >

<I relatori al seminario sul rischio idrogeologico>

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Emigrati

La Madre Patria, la terra natia.Per gli emigrati sono concettiinviolabili. La riprova si è

avuta in occasione del viaggio delpresidente della Provincia FrancoAntoci in Canada, in visita allacomunità iblea di Toronto.

La visita a Toronto si è svoltasotto l'egida dell'AssociazioneSiciliani nel Mondo, guidata daEnzo Di Mauro e RobertoBandiera, rispettivamente origina-ri di Modica e Siracusa, entrambiradicati al massimo livello nel tes-suto sociale della metropoli cana-dese.

Nel corso di un intenso quantobreve tour de force, il presidenteAntoci, accompagnato dal capo digabinetto Pina Distefano, ha

avuto una serie di incontri con ilvice Sindaco di Toronto JoePantalone, di origine siciliana, coni vertici della Camera diCommercio Italo-Canadese, conl'assistente-direttrice dell'IstitutoItaliano di Cultura Paola Cioni econ il Sottosegretario del Governo

dell'Ontario, on. Mario Sergio;quest'ultimo fra l'altro ha presen-tato ufficialmente la delegazioneiblea al Parlamento, impegnato inuna ordinaria sessione di lavori.

Il tour conoscitivo della città diToronto ha avuto come tappa lavisita agli studi di Omni

Patria canadeseCuore ragusano< >di Sebastiano D'Angelo

Il presidenteFranco Antociin visita aToronto allacomunità ibleadove il made inItaly ha unfascino tuttoparticolare.Il suo viaggiosegna l'avvio discambiculturali ecommercialicon il Canada

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<Visita del presidente Antoci in Canada. Nella foto sopra è col console generale diToronto Emanuele Punzo. Nella foto sotto, da sinistra il giornalista Enzo Di Mauro,il vice sindaco di Toronto Joe Pantalone, il presidente Antoci, il capo di gabinetto

Pina Distefano e il direttore dell�associazione �Ragusani nel Mondo� Sebastiano D�Angelo>

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Emigrati

Television, la stazione televisivamulticulturale di Toronto che tra-smette programmi in lingua italia-na, una delle più seguite nelCanada, nonché presso le struttu-re di Villa Colombo, la casa diriposo per anziani, considerata unmodello per l'intero Nord America.

Anche Michael De Biase, diorigine abruzzese, sindaco diVaughan, popolosa città di 250mila abitanti, di cui la metà costi-tuita da italiani, ha riservato agliospiti una calorosa accoglienza,preludio a future intese con lanostra provincia per l'avvio di pro-getti di interscambio.

In tutti i contatti avuti è emersala disponibilità da parte degliinterlocutori canadesi a portareavanti progetti e programmi direciproca cooperazione, sia nelsettore commerciale che in parti-colare in quello turistico.

Il Canada è un grande Stato,con una forte e radicata presenzadi italiani, ben inseriti nel tessutosocio economico della nazione,con punte di assoluta eccellenza,dove il made in Italy ha un fasci-no e un richiamo particolare; ed'altronde, come ha sottolineatonel corso di un ricevimento pres-so la sede diplomatica lo stessoConsole Generale di TorontoEmanuele Punzo, i mercati cana-desi, anche per la forte e signifi-cativa incidenza della comunitàitaliana, hanno nei confronti deiprodotti italiani una attrazione euna disponibilità ricettiva noncomuni.

Particolare accento è statoposto alla possibilità di promuove-re il territorio ibleo sotto il profiloturistico, con iniziative mirate ecollegate alla presenza in alcuneprincipali fiere tematiche allestitea Toronto, che. di solito, richia-mano ogni anno milioni di visita-tori provenienti da ogni partedell'immenso territorio nordame-ricano.

Il soggiorno nella capitaledell'Ontario ha avuto come degnoe suggestivo epilogo un incontro,il primo nel suo genere finora, fra

il massimo rappresentante dellaProvincia di Ragusa e una foltarappresentanza della comunitàiblea residente a Toronto, guidatadall'imprenditore Nunzio Tumino.Il meeting ha costituito occasioneper risvegliare nei presenti l'orgo-glio per la comune identità iblea,foriero per la realizzazione nell'im-mediato futuro di attività comunisul piano sociale e culturale, chesaranno anche cementate a brevedalla creazione di una vera epropria struttura associativa.Commovente e calorosa è statal'accoglienza riservata al presi-dente Franco Antoci, con punte diparticolare intensità emotivaquando è stato proiettato unbreve filmato sulle varie edizionidel premio "Ragusani nel Mondo".

Il viaggio oltre Oceano del pre-sidente Antoci ha fatto tappaanche a New York con la parteci-pazione alle tradizionali parate del"Columbus Day". Antoci ha rice-vuto l'esclusivo invito a presenzia-re presso il Grand Hotel Astoria alprestigioso gala della Fondazionedel Columbus, riservato alle piùimportanti rappresentanze delmondo politico, economico esociale della comunità italo-ame-ricana della metropoli statuniten-se. I tradizionali incontri con la

comunità degli scoglittesi e deisantacrocesi del New Jersey, non-ché con quella dei pozzallesi diBrooklyn, hanno riaffermato econsolidato i vincoli di amicizia edi solidarietà intercorrenti fra leIstituzioni iblee e i conterraneid'oltreoceano. All'incontro con gliemigrati pozzallesi ha partecipatoanche il consigliere provincialeGiuseppe Sulsenti, loro concittadi-no, in America insieme ai consi-glieri Gino Calvo e GiovanniNicosia, in rappresentanza delConsiglio Provinciale. Scambi didoni e regali hanno suggellato unmomento che a lungo rimarràimpresso nella memoria dei pre-senti. Nel corso della loro visita inAmerica i consiglieri provincialihanno incontrato le comunitàdegli emigrati di Scoglitti e diSanta Croce Camerina. A marginedei festeggiamenti del "ColumbusDay" la delegazione si è intratte-nuta con il Vice Ministro per gliItaliani all'estero, on. Danieli ealcuni rappresentanti dei verticidella Niaf, la più potente organiz-zazione degli Italo-Americani degliStati Uniti, ai quali è stato rivoltol'invito a visitare la Provincia diRagusa nel corso della prossimaedizione del premio Ragusani nelMondo.

<La delegazione della provincia di Ragusa al Columbus Day. Da sinistra i consiglieri Gino Calvoe Giuseppe Sulsenti, il presidente Antoci, Sebastiano D�Angelo e il consigliere Giovanni Nicosia>

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Ambiente

Arricchire il territorio, valoriz-zarne le peculiarità ambientali erecuperare la memoria storica.

Tutto in un solo colpo. Questi gliintendimenti messi in campodall�Amministrazione Provinciale per ilrecupero del Mulino San Rocco nellacava di San Leonardo.

Il progetto di recupero del mulino ènato dalla considerazione che piùdense relazioni con i centri urbaninon necessariamente danneggiano ilterritorio rurale, privandolo della suaidentità. Perché, se è vero che la cittàpreme con case, industrie e traffico,allo stesso modo si fanno più forti isuoi bisogni ricreativi e di salva-guardia dell�ambiente e la con-seguente domanda di qualità am-bientale e di servizi collegati. Leazioni di valorizzazione del mulino edella risorsa acqua del fiume Irminiosi concretizzano in questa scelta didestinare il manufatto ad incubatoiodi valle per preservare una specie itti-ca di grande pregio come la trotamacrostigma. Con l�inaugurazione delMulino la riqualificazione delle areefluviali è un importante obiettivofinalizzato alla valorizzazione natura-listica e ambientale, in un�ottica direcupero dell�antico legame tra ilfiume, le popolazioni e la loro cultura,legata da secoli alla via d�acqua e allesue risorse. Oltre a conservare,restaurare e valorizzare un ambientedi vita tradizionale, tramandando letestimonianze di una cultura locale ele sue relazioni con l'ambiente cir-costante, si cerca anche di sensibiliz-zare i cittadini alla comprensionedelle attuali tematiche ambientali.attraverso un contatto diretto con lacampagna, e con l'ausilio anche dilaboratori di educazione ambientale.Il mulino rappresenta poi un percorsodidattico-educativo utile per le nuovegenerazioni e la decisione di affidare

la gestione al gruppo Agesci diRagusa s�inquadra in quest�ottica.

Il recupero funzionale ed il restaurodel mulino idraulico di contrada SanRocco, lungo il corso del torrente SanLeonardo, si è mosso lungo una lineaprogettuale ben determinata seguitadai progettisti arch. Vincenza Cantellie geom. Orazia Zisa. L'immobile ubi-cato lungo il corso del torrente SanLeonardo, ai piedi delle colline su cuisi sviluppa il centro storico di RagusaIbla, sul versante nord dell'abitato epoco distante dalla chiesa di SanRocco. Costituito da un terrenodelimitato e recintato da muretti inpietra locale a secco e da un vecchiofabbricato rurale in muratura con unasuperficie complessiva di mq. 190.All'interno del fabbricato, nel corpoprincipale è collocata la vecchia maci-na, "pietra miliare dell'intervento",non più utilizzata, ma che si presentaintegra e ancora collegata alla ruota apale ed alla galleria sottostante il fab-bricato.

L'intervento per il recupero fun-zionale ed il restauro del mulino

idraulico, ha ripreso sotto il profilostorico-culturale, la vecchia strutturadel mulino, che, con l'attivazione deivecchi meccanismi idraulici, è statariconvertita in area museale, a testi-monianza di una delle più floride etipiche attività che fino a non moltidecenni orsono venivano ancora pra-ticate lungo i corsi d'acqua delle val-late iblee. L'intervento ha previsto diassicurare un indispensabile supportoinfrastrutturale alla campagna di sal-vaguardia e ripopolamento dellafauna ittica autoctona, e di recupe-rare strutturalmente un immobile chealtrimenti sarebbe andato soggettoall'inevitabile usura del tempo.L'intervento in questo senso è statafinalizzato a perseguire una duplicefinalità: l'attivazione di una strutturaal servizio del bacino del fiumeIrminio, per la creazione di unimpianto di pescicoltura (incubazionedi valle) le cui capacità produttivesiano tali da permettere di servire unsingolo bacino fluviale. In questoimpianto sarà possibile effettuare leattività di produzione e svezzamento

Da mulinoa incubatoio< >

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di Salvatore La Lota

<Il vecchio mulino di contrada San Rocco dopo l�intervento di ristrutturazione>

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Ambiente

del novellame di ripopolamento e la spremitura dei ripro-duttori al primo allevamento degli avannotti prodotti(trote macrostigma e ciprinidi), nonché l'attività connessaal recupero del mulino sotto il profilo storico-culturale,riconvertito in area museale. I due interventi sono mirati,da una parte al rispetto di una concezione prettamenteambientalistica che prevede un recupero delle risorse na-turali; dall'altra alla creazione di un'area museale che,costituisce un polo di interesse per svariate fasce di uten-za, interessate alla conoscenza del vecchio patrimonio flu-viale ed artistico-culturale delle vallate iblee.

�Una parte del Mulino San Rocco è stata adibita - affer-ma il dottor Antonino Duchi - ad incubatoio di valle. Unastruttura atta alla produzione di materiale ittico di qualità(uova ed avannotti) per il ripopolamento della valle flu-viale dell�Irminio. L�incubatoio, unico nel suo genere inSicilia, è specializzato nella produzione di novellame ditrota macrostigma, ma presenta anche attrezzature per laproduzione di novellame di ciprinidi, una scelta legata airisultati della Carta Ittica Provinciale (il primo studio com-pleto sulla fauna ittica e la qualità ambientale dei corsid�acqua di una provincia siciliana) che ha mostrato comealtre specie ittiche, come la tinca, fossero in sensibilediminuzione. La trota macrostigma è stata oggetto daanni � aggiunge Duchi - di specifiche attenzioni da partedella Provincia di Ragusa ai fini di conservare questo benenaturalistico (e gli ambienti in cui esso vive) oltre che dipromuovere un�attività di pesca sportiva di qualità edambientalmente sostenibile. Il recupero degli esemplariintrappolati dalle secche estive del torrente Tellesimo,l�istituzione di aree di divieto di pesca alla stessamacrostigma nel Tellesimo-Tellaro ed Irminio, la regola-mentazione della pesca specifica per la provincia diRagusa, l�avvio di un programma di riproduzione artificialedella macrostigma, sono alcune delle iniziative chevedono nell�istituzione del primo incubatoio di valle inSicilia il punto di arrivo di un progetto avviato da anni econtemporaneamente il punto di partenza per un ulterioreimpegno ai fini della conservazione e salvaguardia dellafauna ittica e degli ambienti naturali delle acque interne,tra i più minacciati del nostro territorio. Tale impegno è

stato premiato dalla Regione Siciliana che ha ritenuto l�in-cubatoio meritevole di finanziamento specifico (nell�am-bito di Agenda 2000) per l�acquisto di ulteriori attrezza-ture tecnico-scientifiche: in tale ambito la struttura sipone come punto di riferimento per il monitoraggio scien-tifico e l�incremento dei popolamenti ittici e dei corsid�acqua non solo provinciali ma anche di tutta la Sicilia�.

�Il recupero del Mulino San Rocco � afferma il presidentedella Provincia Franco Antoci - e la scelta di destinarlo adincubatoio di valle deriva dalla profonda convinzione cheprocessi di integrazione tra strutture storiche ed esigenzeattuali si possano perseguire nel rispetto di caratteri for-mali e funzionali tipici, ai quali viene riconosciuto ad oggiun valore di contemporaneità, sia per la dimensione natu-rale e sostenibile che li contraddistingue, sia per il lorointrinseco e inequivocabile attributo qualitativo�.

Il Mulino di San Rocco è uno dei tanti mulini ad acquapresenti nella cava di San Leonardo che la Provincia diRagusa ha acquisito da tempo al suo patrimonio e che havoluto valorizzare. �Avendolo restituito alla pubblicafruizione trasformandolo in un incubatoio di valle � affer-ma il vicepresidente della Provincia Salvo Mallia � si ècompiuta un�operazione che ha una funzione ambientaledi grande importanza, oltre che sociale e culturale.L'obiettivo di recupero del Mulino San Rocco, oltre allafinalità di produzione e svezzamento del novellame diripopolamento, vuole essere quello di creare una mag-giore sensibilizzazione verso la natura che si traduca con-cretamente in una più corretta gestione del territorio e inun miglioramento del rapporto uomo-ambiente�-

Il recupero del mulino prevede il rafforzamento dellerelazioni che il manufatto ha storicamente instaurato conil territorio circostante. �Il mulino � chiosa l�assessore alTerritorio ed Ambiente Giancarlo Floriddia - si configurainoltre come importante punto di riferimento di una piùampia rete di percorsi turistico-ambientali che, sviluppan-dosi in tutto il bacino del fiume Irminio, permettono discoprire un vasto paesaggio fatto di canali, mulini, mac-chine idrauliche dai più svariati utilizzi. Il tutto in una piùampia visione legata alla gestione del territorio che si con-figura come vera e propria salvaguardia del paesaggio�.

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<L�inaugurazione del mulino di San Rocco. Da sinistra il presidente del Tribunale Duchi, il presidente Antoci,il vice presidente Mallia e l�assessore Pelligra. Nella foto (a destra) la vecchia macina del mulino in azione>

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Nomine

La Polizia Provinciale ha il nuovocomandante. Si tratta diRaffaele Falconieri, già coman-

dante della Polizia Municipale diComiso e direttore generale dellostesso Ente. Individuato con unaselezione pubblica, è stato sceltodalla Giunta Provinciale in forzadelle sue ottime referenze profes-sionali. La scelta del nuovo coman-dante porta a compimento la rior-ganizzazione definitiva della PoliziaProvinciale. Forte dell'esperienza dicomando e di dirigenza della PoliziaMunicipale di Comiso, Falconieri èapparso molto motivato e sincera-mente carico di emozione ed aspet-tativa.

"Quando mi hanno illustrato ilnuovo progetto - ha spiegato aisuoi uomini - mi sono innamoratosubito del lavoro che mi aspettava.Ora avverto come mio precisodovere trasmettervi questo innamo-ramento perché per dare corpo adun progetto ambizioso come ilnostro occorre essere motivati".

Dunque, un impegno forte e con-vinto per scongiurare il luogocomune che spesso si ha dellaPolizia Provinciale. "Noi non siamo icirenei - afferma Falconieri - di altricorpi di polizia. Sono anzi certo delnostro valore e per questo hosuperato le mie resistenze nell'ac-cettare questa sfida. Quando ilbeneficio che può derivare da unlavoro ricade sulla collettività iblea,il peso dell'impegno è leggero".

La riorganizzazione della PoliziaProvinciale è stata al centrodell'impegno programmatico del-l'Amministrazione.

"La Polizia Provinciale - ha detto ilpresidente Franco Antoci - è ormaiun settore a se stante, con un pro-prio dirigente. Le referenze profes-sionali di Falconieri ci danno un

orizzonte sicuro per la riqualifi-cazione del Corpo. Non si partecerto da zero, ma si apre una nuovafase. È doveroso ringraziare i diri-genti della Provincia e tutti gliappartenenti al Corpo che hannocontribuito al raggiungimento deinostri obiettivi e che, sono certo,continueranno a sostenere la nostramissione anche in futuro".

Periodo che vedrà andare in sof-fitta le vecchie uniformi verdi che,in conformità col resto d'Italia,diverranno blu, mentre si prospettaun rinvigorimento per l'organico siadal punto di vista quantitativo chequalitativo

"La scelta del nuovo comandante- spiega l'assessore alla PoliziaProvinciale Giovanni Venticinque - èil primo atto di un nuovo percorso.L'Amministrazione ha voluto forte-mente perseguire questo nuovocorso ed ora dobbiamo impegnarciaffinché la Polizia Provinciale diven-ti un fiore all'occhiello dell'Ente ingrado di dare sempre maggiorlustro al territorio ibleo. Non inten-

diamo nasconderci dietro un dito eper questo affermiamo che ab-biamo già lavorato tanto, ma chemolto si dovrà e potrà fare perrecuperare il tempo perduto ericonquistare la consapevolezza chesiamo una forza dell'Ordine a 360gradi". L'assessore al Personale,Giancarlo Cugnata, infine, sottoli-nea l'importanza del conferimentodella nomina. "L'arrivo del coman-dante ci solleva da tanti problemi eci lascia sperare per risultatimigliori. Conclude tra l'altro l'iterche ha portato alla costituzione delnuovo settore di Polizia Provincialeche all'epoca, in qualità di presi-dente della prima commissioneconsiliare, avevo proposto e fattovotare dall'intero Consiglio. Orabisogna lavorare per potenziarel'organico della Polizia".

Forte di quest'impegno dell'asses-sore Cugnata, il comandanteFalconieri si è messo al lavoro perdare alla Polizia Provinciale il ruoloche merita nell'esercizio delle pro-prie funzioni e competenze.

Falconieri guida laPolizia Provinciale< >di Antonio La Monica

<Il nuovo comandante della Polizia Provinciale Raffaele Falconieri (il primoa destra) insieme al presidente Antoci e all�assessore Venticinque>

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Uffici

Il connubio fra Provincia Regionale di Ragusa e qualitàha avuto inizio con l�Ufficio Relazioni con il Pubblico-Informagiovani che, nel mese di gennaio di quest�an-

no, ha intrapreso un cammino di autodiagnosi della pro-pria organizzazione. L�ufficio, sottoposto a verifica, haottenuto a fine ottobre la certificazione di qualità ai sensidella norma UNI EN ISO 9001, rappresentando l�unicoUfficio Relazioni con il Pubblico certificato in Sicilia.

Questa iniziativa ha posto la Provincia Regionale diRagusa, ancora una volta, come esempio di eccellenza nelpanorama regionale ma anche nazionale. Inoltre il check-up dei processi svolti all�interno dell�ufficio e la con-seguente razionalizzazione dell�attività ha portato l�Urpdella Provincia al raggiungimento di obiettivi importantiquali la redazione della Carta dei Servizi e del Manualedella Qualità, la standardizzazione delle procedure e dellamodulistica, la redazione delle note operative con riguar-do alle attività interne ed ai singoli servizi offerti dall�uffi-cio. E� stata altresì data divulgazione della Politica per laQualità, tramite pubblicazione del documento sul sito isti-tuzionale dell�Ente.

I risultati ottenuti possono essere sinteticamente cosìriassunti: miglioramento dell�immagine dell�ufficioall�esterno; mappatura di tutti i processi (tecnici e ge-stionali) erogati dall�ufficio attraverso la definizione diprocedure scritte; redazione della Carta dei Servizi pub-blicata sul sito istituzionale www.provincia.ragusa.it);definizione e monitoraggio dei tempi per l�erogazione deiservizi; somministrazione di due tipologie di questionari dicustomer satisfaction (la prima per rilevare il grado di sod-disfazione dell�utente del front-office e la seconda per ri-levare la soddisfazione dell�utente del sito internet dellaProvincia di Ragusa) e lo svolgimento della relativa ana-lisi dei dati raccolti; attivazione di una procedura per lagestione dei reclami da parte degli utenti (interni edesterni); razionalizzazione delle attività di gestione dellerichieste provenienti dagli altri uffici dell�ente attraverso lapredisposizione di un registro per il monitoraggio dell�eva-sione delle richieste pervenute e per una immediata rin-tracciabilità delle pratiche; razionalizzazione delle attivitàdi gestione delle richieste atti da parte dei cittadini attra-verso il costante monitoraggio e con l�ambizioso obiettivodi rilasciare i documenti richiesti in tempi inferiori a quel-li stabiliti per legge; attivazione di un processo per lapianificazione e l�erogazione della formazione rivolta aglioperatori dell�ufficio; attivazione di una procedura per lagestione delle situazioni non conformi e per l�attivazionedi idonee azioni correttive; svolgimento di analisi stati-

stiche per monitorare gli obiettivi definiti nella carta deiservizi.

Il sistema di certificazione di qualità per l�Urp potrebbeessere esteso a tutti i servizi erogati dall�ente. Bisogna ri-levare che ci sono pubbliche amministrazioni che hannogià intrapreso questo percorso ponendosi all�attenzionenazionale come casi di eccellenza e cogliendo in pieno leopportunità di miglioramento che la norma ed il sistemadi certificazione offre. Discutere di certificazione di qualitànella Pubblica Amministrazione, ai sensi della norma UNIEn ISO 9001, significa, in definitiva, parlare di un temaattuale ed oggi ripetutamente affrontato: la semplifi-cazione ed il conseguente miglioramento dell�attivitàamministrativa. La legge 241/90, le leggi Bassanini, gliUrp, la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi etante altre norme che hanno caratterizzato negli ultimianni il settore pubblico non sono altro che tentativi, più omeno riusciti, miranti al miglioramento dell�azione dellaPubblica Amministrazione; a ben guardare si tratta deglistessi obiettivi delle norme sui Sistemi di Certificazione diQualità che nate per l�ambito privatistico possono essereestese ad organizzazioni pubbliche, a condizione che lestesse vengano intese alla stregua di unità produttive (diservizi). Il tema della qualità consiste in pochi ma rilevan-ti assunti, riassumibili nei concetti di valutazione dellaqualità dei servizi erogati ai cittadini-utenti, misurazionedelle prestazioni, controllo dei processi e dei costi dell�at-tività svolta, individuazioni di azioni correttive immediateed efficaci. Si tratta di temi di grande attualità, soprattut-to, in tempi in cui non si fa altro che discutere di riformadel pubblico impiego e di nuove modalità di interpre-tazione dell�attività della Pubblica Amministrazione.

Urp dotatodi qualità< >

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di Gaetano Sampognaro

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Agricoltura

Regole certe per i prodottiortofrutticoli importati dal-l�Estero. Un�esigenza avvertita

dal produttore ma anche dal con-sumatore. L�obiettivo è di muoversi indifesa di un prodotto agricolo di qua-lità. Così è stato istituito, su iniziativadell�assessore allo Sviluppo Eco-nomico Salvatore Bocchieri, un tavolodi concertazione con gli enti che svol-gono o possono svolgere attività dimonitoraggio dei fitofarmaci deiprodotti ortofrutticoli.

Il �tavolo� si è occupato dellanecessità di effettuare il controllo deiresidui di fitofarmaci dei prodotti diprovenienza estera; di individuare iprotocolli da applicare per i controlli;di inserire nel piano di monitoraggionazionale e regionale anche i prodot-ti esteri che, per ragioni diverse,sfuggono al controllo; di coinvolgeretutti i livelli di competenza degli Entipubblici al fine di uniformare, inambito comunitario, i protocolli daadottare in ordine al rispetto dellenorme sui residui di fitofarmaci neglialimenti.

L�iniziativa ha lo scopo di concretiz-zare �dal basso� aspettative ed esi-genze che non possono più aspettarei tempi della mediazione nazionale ocomunitaria e si caratterizza per lavolontà di avviare processi che,potrebbero essere sviluppati attraver-so il coinvolgimento del livello locale,nel convincimento che lo stesso, seben coordinato e �messo in rete�, puòraggiungere risultati concreti esoprattutto in tempi brevi. L�EnteProvincia, in tale contesto, può gio-care un ruolo importante. coordinan-do le azioni dei soggetti coinvolti inun�ottica di bacino sovracomunale.Questa modalità di approccio, fra l�al-tro, può rappresentare un originalemodo di operare, che si caratterizzaper la scelta di privilegiare la strada

del �fai da te� ispirato dalla voglia diessere produttivi ed autoresponsabili,che rifugga dalla tentazione di dele-gare a terzi i propri bisogni, e che,invece, punti a responsabilizzare ed afare interagire ogni segmento dellecompetenze e delle risorse localifavorendo tutto ciò che può trovareuna possibilità di proficua connes-sione o complementarietà, conl�obiettivo di scongiurare anche even-tuali rischi di inutili e dispendiosesovrapposizioni.

Il tavolo di concertazione haespresso la volontà di predisporrespecifici piani operativi al fine di trac-ciare dei percorsi chiari, sia rispetto aitempi, che alle risorse e competenzeda mettere in connessione, con il pre-ciso scopo di rendere percettibili,anche nel breve periodo, i risultatiche si sarebbero potuti ottenere.

Il piano operativo verrà sviluppatoper dare attuazione a misure che pos-sano contrastare l�importazione diprodotti non conformi alla normativa

italiana e che possano mettere in evi-denza (secondo il meccanismo dellapubblicità comparativa) anche ladiversa e, presumibilmente, migliorequalità del prodotto ragusano.Indicazione già, peraltro, ampia-mente dimostrata dai piani di moni-toraggio sui fitofarmaci sviluppati inquesti anni da vari Enti nazionali eregionali, nonché dai risultati di se-veri controlli effettuati da organismipubblici, che hanno potuto riscon-trare che su circa 600 campioni effet-tuati, prevalentemente nei mercatilocali alla produzione, solo 2 risulta-vano fuori norma, mentre, ampia-mente irregolari, per quantità e qua-lità delle sostanze presenti, si sonorivelati i prodotti provenienti daBrasile, Canada, Egitto (carciofi,patate).

Il tavolo di concertazione provin-ciale ha espresso alcune indicazioniche costituiranno le fondamenta delPiano operativo. E� opportunochiedere alla Regione Siciliana l�atti-

Prodotti importati?Sotto con i controlli< >

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di Antonio Belmonte

<Un piano operativo per il monitoraggio sui residui dei fitofarmaci nei prodottiorticoli importati dall�estero è allo studio da parte della Provincia di Ragusa>

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Agricoltura

vazione dei regolamenti applicativirelativamente alle leggi nazionali e airegolamenti comunitari; i controllipossono essere coordinati fra diversiEnti territoriali provinciali e condottiverso quei prodotti che sono sfuggitial monitoraggio (Asl, Nas, Comuni,Provincia); attualmente l�Asl, per li-miti strutturali, può effettuare solo30-40 controlli annui ed appareopportuno potenziarli. Occorre altresìpotenziare e pianificare il monitorag-gio sui nitrati presenti nelle faldeacquifere, facendo chiarezza sullefonti dell�inquinamento che, contra-riamente a quanto affermato incauta-mente da alcuni opinion-leader, nonhanno una relazione diretta con leproduzioni serricole ma, come i primirilievi dimostrano, verosimilmente,potrebbero essere implicate altrefonti non ancora esplorate, su cui ènecessario effettuare delle verifiche.Effettuare poi maggiori controlli aiporti attraverso protocolli con leautorità portuali di controllo, soprat-tutto, con quelle del porto di GioiaTauro, dove sembra venga immessodall�estero la gran parte del prodottoche raggiunge le tavole del ragusano.E� necessario uniformare i protocollicomunitari sui residui dei fitofarmaci:individuare chi siede nella commis-sione che si occupa di rappresentare

l�Italia e incaricarlo di sostenere leazioni da intraprendere; così comeoccorrerà inserire nei piani di moni-toraggio dei fitofarmaci attivati sulpiano nazionale e regionale anche ilcontrollo dei prodotti esteri, poiché intali piani i campionamenti vengonoeffettuati solo nel bacino dei mercatialla produzione, e considerato chenell�ambito di tali mercati, sia in quel-lo di Vittoria, che in quelli dell�interaarea ortofrutticola del sud-est dellaSicilia, non entrano prodotti ortofrut-ticoli di provenienza estera, gli stessisfuggono ad ogni tipo di controllo.

E� necessario muoversi, infine, per-ché le regole vengano applicate atutti, facendo prevalere il principioelementare della pari opportunità deidiritti e dei doveri. Se il produttoredella provincia di Ragusa produce conmaggiore costo ed impegno ortaggiprivi di fitofarmaci, è doveroso pre-tendere che anche le produzioniestere abbiano gli stessi requisiti disanità, anche se nei Paesi di originequesto possa comportare maggioricosti di produzione. D�altra parte èimpensabile che possano essere con-cesse deroghe di sorta rispetto allasalute pubblica. I consumatori ragu-sani, e non solo, certamente pre-tendono di nutrirsi in modo sicuro esalubre.

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E�stato insediato dall�assessore al Territorio edAmbiente Giancarlo Floriddia un tavolo tecnico

che dovrà predisporre in tempi brevi lo statuto per lacostituzione di un consorzio per lo smaltimento deirifiuti agricoli. Una problematica che interessa forte-mente il territorio provinciale alle prese con lo smalti-mento della plastica dismessa delle serre, col poli-stirolo dei contenitori della piantine ed altri rifiutiagricoli.

A far parte del tavolo tecnico sono stati chiamatil�assessore all�Ambiente del comune di Pozzallo, SantoSantaera, in rappresentanza dei Comuni, il geometraSalvatore Rizzo in rappresentanza della Provincia diRagusa, la dottoressa Migliorisi dell�Assindustria e duerappresentanti delle organizzazioni professionali dicategoria. Si punta ad uno statuto snello che possacostituire un consorzio, non legato strettamente alterritorio ibleo, infatti, la conferenza di servizio con gli

Enti Locali e le organizzazioni professionali di catego-ria ha deciso di coinvolgere in questo progetto anchele province limitrofe di Siracusa, Catania eCaltanissetta.

�Abbiamo avuto il tempismo � dice l�assessoreGiancarlo Floriddia - di firmare un accordo di pro-gramma, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dellaRegione Siciliana lo scorso mese di giugno, e questoadempimento ci permetterà la costituzione del con-sorzio, altrimenti le nuove norme in materia di smal-timento dei rifiuti avrebbero vanificato questaprospettiva. Considerato che siamo riusciti ad avere inmano questo strumento, ora possiamo costituite unconsorzio di secondo grado che potrebbe coinvolgerealtri enti ed organizzazioni della Sicilia. Nel giro di unmese faremo anche questo tipo di valutazione, nellemore il tavolo tecnico predisporrà lo statuto del con-sorzio in modo da essere operativi col nuovo anno�.

<Pronti per un consorzio dei rifiuti agricoli>

SalvatoreBocchieri: Untavolo tecnicoè al lavoro pervarare un pianooperativo dimonitoraggiodel fenomeno

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Alimentazione

In principio fu in pieno agosto aMarina di Ragusa, poi a settembrein pieno centro cittadino a Ragusa

e, infine, in ottobre, a Vittoria inpiazza Daniele Manin.

Tre tempi diversi per le tre cittàiblee toccate dalla cooperativa ragu-sana "Progetto Natura" per la colloca-zione "strategica" di isole distributivedestinate alla commercializzazionedel latte crudo. Dopo la fase speri-mentale che ha registrato un veroboom di consumi creando una vera epropria moda con l'approvvigiona-mento notturno del latte bevuto abicchieroni. A Marina di Ragusa,l'estate scorsa, era una scena abitua-le vedere i giovani, appena uscitidalle discoteche, andare a prendersi illatte dal distributore ed accompagna-re la bevanda, magari "corretta" dasucchi o sciroppi (in gran voga lamenta) da bere mangiando il cornet-to caldo. Una maniera decisamentemoderna ed in linea con i gusti di unnuovo target di consumatori (i giova-ni), per promuovere, valorizzare eperché no, dare un nuovo mercato aquello che viene definito "latte ragu-sano appena munto". La definizionepermette di legare insieme tutta latipicità del prodotto, in virtù del suointrinseco legame con il "terroir" (unconcetto che è traslato dal rapportocon un altro grande elemento del-l'agroalimentare della provincia diRagusa, il vino) con la volontà di con-segnare ai consumatori un alimentocaratterizzato dalla sua freschezza.

"Il latte appena munto - spiegaSalvatore Cascone, responsabilemarketing di Progetto Natura - vieneimbottigliato senza subire alcun trat-tamento. Una modalità che consentedi mantenere inalterate le sue piùimportanti proprietà nutritive".

I passaggi del trattamento del latteappena munto si possono riassumere

in quattro mosse: filtrazione (per pri-varlo di alcune impurità naturali dellatte), refrigerazione (consiste, dopo lamungitura, nel sottoporre il prodotto adun rapido processo di raffreddamentofino a raggiungere una temperaturacompresa tra 0° e + 4° C per mante-nere intatte le caratteristiche nutritive evitaminiche naturali), deposito (il latteviene agitato meccanicamente per evi-tare la formazione di emulsioni), distri-buzione (ultima fase relativa al traspor-to presso i self service).

"La salubrità del latte - prosegueCascone - viene garantita dalla trac-ciabilità attraverso un controllo quoti-diano dell'intera filiera, associandoviregolari analisi microbiologiche.Inoltre il latte non consumato nellagiornata viene regolarmente ritirato".

E se il self-service del latte crudo èdecisamente un'eccezione nel Meri-dione, rappresentando quello dellaprovincia iblea un caso ancora unico,invece al Nord c'è una netta contro-tendenza.

"Abbiamo preso ispirazione da unavera e proprio moda decisamente dif-fusa da Roma in su. Un'iniziativa

estesa anche a Vittoria perché - spie-ga Salvatore Cascone, responsabiledel progetto - possiede delle buonepotenzialità per il consumo di prodot-ti lattiero-caseari in quanto è ungrande centro urbano e a cui si asso-cia la presenza di una numerosacomunità magrebina che ha consumidi latte abbastanza elevati".

Una distribuzione a "portata di bot-tiglia" per elevare i consumi che, pur-troppo, per quanto riguarda i sicilianisono ben al di sotto della medianazionale, già di per se stessa bassase comparata con quella delle altrenazioni. "Mi riferisco infatti - aggiun-ge Cascone - proprio alla dieta arabache prevede l'utilizzo del latte frescoanche nelle sue forme di trasforma-zione come lo yogurt". Puntare dun-que sull'incremento dei consumi dilatte fresco per abituare un mercatodalle grandi potenzialità ad apprezza-re la qualità del latte ibleo. E' beneprecisare che nei distributori automa-tici sarà distribuito rigorosamentesolo il latte proveniente dagli alleva-menti zootecnici della provincia asso-ciati alla cooperativa".

Latte e buoi dei paesi tuoi< >di Daniela Citino

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Università

Al via il Master Internazionaledi I° livello per "Innovazioni esostenibilita delle produzioni

agro-alimentari nell'area mediter-ranea", promosso dalla Facoltà diAgraria dell'Università di Catania,sezione di Ragusa. Un master dialto profilo tecnico-scientifico edumano. Atteso e pianificato concura per condurre la facoltà versouna sempre più determinata inter-nazionalizzazione.

Il Master, attivato grazie al con-tributo finanziario del Ministerodell'Istruzione, dell'Università edella Ricerca e del ConsorzioUniversitario della Provincia diRagusa, infatti, è stato pensato per24 laureati, il 50% dei quali prove-nienti dalle istituzioni stranierepartner; la restante "quota" è com-posta invece da agronomi italiani ocomunitari. Di fatto, saranno sei glistudenti di origine marocchina che,affiancati da 12 colleghi italianiaffronteranno un anno di studiteorici e pratici di alto livello. I part-ner della Facoltà di Agraria sonostati l'Institut Agronomique etVétérinaire Hassan II (Marocco), laFaculty of Agriculture, University7th April (Libia) e la Faculty ofAgriculture, University El Fateh(Libia).

Il presidente della ProvinciaFranco Antoci, non nasconde la suasoddisfazione per un progetto chepone il nostro territorio in linea conle più avanzate ricerche: "PerRagusa e la sua Università, ilmaster rappresenta un'occasionepreziosa di crescita. Mi auguro siprosegua in questo dialogo tra ipaesi del Mediterraneo per losviluppo di questa importante area.Il master, infatti, ha il doppio meri-to di qualificare un settore impor-tante per la nostra economia come

l'agricoltura e di puntare l'atten-zione verso l'area del Mediterraneoin un momento di svolta perl'economia".

L'apertura dell'area di liberoscambio prevista per il 2010, infat-ti, proietta la realtà iblea in unadelle aree di mercato maggior-mente complesse ed ampie."Dobbiamo prepararci a questasfida - prosegue Antoci - e scom-mettere sulle nostre potenzialità,senza trascurare il momento dell'in-contro inteso come occasione disviluppo umano e di pace".

"Il nostro obiettivo - dice il pro-fessore Carmelo Rapisarda, ordi-nario presso il corso di laurea inScienze e Tecnologie AgrarieTropicali e Subtropicali - è la stimo-lazione di capacità di analisi dei fat-tori-chiave nel settore delle pro-duzioni vegetali e animali nonchénella gestione sostenibile dellerisorse naturali e dell'ambiente. Intal modo si intende formare figureprofessionali capaci di identificare e

gestire i processi innovativi che alivello globale coinvolgono il settoredell'agricoltura, delle produzioni ali-mentari e dello sviluppo rurale conspecifico riferimento alla realtà delbacino del Mediterraneo".

Il corso avrà una durata annualee prevede un'attività complessiva di1500 ore tra lezioni frontali, stage,attività didattiche e lavoro perso-nale. Ma lo sguardo del professoreRapisarda viaggia ben più lontano.

"La Facoltà di Agraria accettaquesta sfida ambiziosa, ma la bontàdel progetto risiede, oltre che nellasua valenza scientifica, soprattutto,nei suoi risvolti umani. Ci auguria-mo, infatti, che il periodo di questomaster porti un successo scientificoche vada di pari passo con quelloumano. Stiamo parlando di diciottoragazzi che lavoreranno insieme eche difficilmente dimenticheranno illoro rapporto. I legami ed i pontiche si costruiranno a Ragusa avran-no una valenza nella più ampiacostruzione della pace tra i popoli".

Master su misuraper il Mediterraneo< >di Antonio La Monica

<I laureati di Agraria insieme al presidente Antoci e al sindaco di Ragusa Dipasquale chepartecipano al primo master per le produzioni agro-alimentari nell'area mediterranea>

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Restauro

Complice la stagione estiva el'accoglienza vacanziera dellacittà di Pozzallo, anche per la

Torre-Palazzo Cabrera si è registratoun record di visitatori. Nonostante lapubblica fruizione sia limitata sola-mente agli ambienti restaurati, per-dura il fascinoso richiamo della quat-trocentesca architettura, che si erge,imponente e maestosa, sulla sco-gliera del litorale di Pozzallo, qualifi-cando il plurisecolare dialogo dellacittà con il mare. Costruita nel primoquattrocento per volere del conte diModica, Bernat Cabrera, il leggen-dario feudatario di Breja chesostenne i Martini nella conquistadella Sicilia, ha custodito l'originariocarattere prettamente "civile" e resi-denziale, che il restauro in corsod'esecuzione sta pienamente resti-tuendo con l'attenta e documentata"rilettura" del testo architettonico,annoverato fino ad ora erronea-mente ed acriticamente a quellotipologico delle "torri d'avviso".

I restauri susseguitisi nel corso deltempo avevano in parte ricostituitol'immagine interna di questo straor-dinario manufatto, articolato con seisaloni, due per piano, coperti convolte a botte, quelli a piano terra; econ volte a crociere, quelli del primoe del secondo piano. Già lo storicoGiuseppe Agnello, negli anni '30 delnovecento, nonostante la sovrappo-sizione degli intonaci e gli adatta-menti interni determinati dallediverse destinazioni d'uso che latorre-palazzo aveva subìto,riconobbe il Palazzo ed intuì che ilpotente Conte di Cabrera "avevapreferito realizzare qui uno di queisogni che furono cari ai signori delRinascimento".

La Torre-Palazzo Cabrera diPozzallo presenta in pianta unquadrato di circa venti metri di lato

ed un'altezza di 28 metri dal pianostradale. Nell'aspetto esterno con-serva il cinquecentesco bastionescarpato, che si protende sul marecon l'imponente terrazza munitadelle troniere per la manovra deipezzi d'artiglieria, prescritti dalle esi-genze del sistema difensivo dellaSicilia nel Mediterraneo, mare discorrerie e di conflitti. A causa dellarecrudescenza delle frequenti incur-sioni si affrontò nel secolo XVI ilproblema della difesa delle costesiciliane, soprattutto per opera deiviceré Gonzaga e de Vega. Le ricog-

nizioni dei tecnici, incaricati dallaDeputazione del Regno, di rilevarel'efficienza delle fortificazioniesistenti e di suggerire i siti doveedificare le nuove strutture difen-sive, forniscono dati interessantianche per la lettura del quattrocen-tesco manufatto pozzallese.

Nel 1578 è il cavalier TiburzioSpannocchi, di nobile famigliasenese, a mettere in evidenza per laTorre-Palazzo Cabrera la necessità difortificarla, ma è a seguito del rileva-mento dell'architetto fiorentinoCamillo Camilliani nel 1584 che si

Torre Cabrera,cuore di mare< >

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di Grazia Dormiente

<Pozzallo. Palazzo-Torre Cabrera vista dall�alto>

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Restauro

attueranno i lavori della radicale trasformazione delPalazzo del Conte in Torre di difesa: si aggiunge ilpoderoso bastione a mare; si tampognano le grandiaperture a levante, a mezzogiorno e a ponente; si adat-ta l'articolazione degli spazi interni a favore di una si-stemazione utilitaristica di carattere militare. Si costrui-scono i due grandi contrafforti sulla facciata sud e simodifica il sistema d'accesso, interrando nella cieca basebastionata l'originaria scala di accesso, come documen-ta il restauro in corso. L'impianto planimetrico internocon i magazzini e le cisterne nel piano terra e con i de-corati e spaziosi saloni dei piani elevati, risponde sia allafunzione rappresentativa del palazzo-residenza sia aquella legata alla fiorente attività del "Caricatore diPozzallo", porta a mare dell'antica Contea di Modica(1296-1816), dove confluiva il grano destinato all'espor-tazione in tratta franca lungo le rotte mercantili delMediterraneo.Tre sono i piani in cui è divisa. Al pianoterra i due vasti magazzini, paralleli alla linea di costa,sono coperti con volte a botte, in pietra e mattoni, edilluminati da semplicissime aperture rivelatesi caditoieper granaglie. Attraverso un'articolata scala ottocen-tesca si accede al primo piano dove le pareti dell'ambi-ente verso il bastione a mare restituiscono le tracce delletre crociere crollate per eventi sismici. Verso la cittàancora un salone, con altre crociere. Altri due ambienti

al secondo piano, destinati probabilmente ad uso priva-to, con solari aperture sul mare e con altre tre crociere.Dal primo livello una scala ricavata nello spessore delmuro, conduce al secondo, da cui si procede fino al terzocon una scaletta a lumaca ricavata all'interno dello spes-sore del muro nello spigolo sud ovest.

Durante i lavori di restauro degli ultimi anni sono statiritrovati alcuni degli elementi dell'apparato decorativooriginario del monumento, tra questi il frammento dipavimento in azulejos heraldicos composto da grandimattonelle con rivestimento di smalto bianco e pittureazzurre

I grandi saloni sono tutti ricoperti da splendidecrociere aragonesi concorrenti in chiavi di volta decoratecon lo stemma della famiglia Cabrera-Prades (capra concornice per la famiglia Cabrera e gigli con listelli perquella Prades) all'interno di quadrati a losanga.

Alla luce di indagini scientificamente corrette e stori-camente accertate si spiegano le finalità di un restauro,che, sia pure articolato e complesso, è tuttavia di rile-vante prospettiva per la stessa Pozzallo. Città candidataa riappropriarsi di uno dei capitoli portanti della suastorica mediterraneità: restituire alla Torre Cabrera il suooriginario aspetto di Palazzo-Torre del secolo XV, senzacancellare le tracce, egualmente cospicue, del successi-vo adeguamento a torre di difesa.

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<Pozzallo. Palazzo-Torre Cabrera. Nella foto a destra la scala d�accesso esterna del palazzo dopo la ristrutturazione>

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Fiere

L�Emaia è diventata adulta. Daquel novembre 1966, quandoun gruppo di imprenditori vitto-

riesi decise di dare vita ad un�espo-sizione delle macchine agricole nelsuggestivo scenario della VillaComunale, di acqua sotto i ponti n�èpassata. La campionaria dell�Emaiafesteggia i quarant�anni. Una rasse-gna che è cresciuta di pari passo conla città riuscendo, a volte, ad essere iltermometro dell�economia di Vittoria.

Uno dei �padri� della primaEsposizione Macchine Agricole,Industria ed Artigianato (da qui lasigla di Emaia) è stato Giuseppe DiModica, insieme a Pippo Tringali,Saverio La Grua, Giuseppe Vindigni,Giovanni Balbuziente, Mario Sciacco,Emanuele Taccia, Gian BattistaDenaro e qualche altro operatore.Ora il �professore� ha 75 anni ma lasua giornata scandita da decine edecine di impegni fa invidia ad unmanager poco più 40enne. Quandoparla dell�Emaia i suoi occhi brillanoe il motivo c�è.

�L�Emaia ha rappresentato unasvolta per Vittoria. L�obiettivo era dioffrire un punto d�incontro tra gliimprenditori locali e i produttori agri-coli che avevano voglia di conosceree sperimentare per produrre meglioe bene. C�era una grande voglia dimodernizzazione e di conosceremezzi e attrezzature tecnologica-mente all�avanguardia. Diciamo chele prime edizioni dell�Emaia hannocoperto questo grande desiderio dinon sentirsi emarginati dai processidi modernizzazione. Poi c�è stato ilpassaggio al pubblico. Così quelgruppo di operatori che avevaassunto un ruolo quasi pionieristiconell�organizzare la fiera ha trovatoalla fine degli anni �70 un validoaiuto nel comune di Vittoria�.

Giuseppe Di Modica cede così la

presidenza del comitato perchél�Emaia si trasforma nel mese dinovembre del 1990 in municipalizza-ta e a dirigerla viene chiamato undelegato del Sindaco. Comincia cosìl�era di Giovanni Comitini che carat-terizzerà la vita della fiera per quasitutti gli anni �90.

�La svolta avvenne anche nella

scelta del nuovo sito � ricorda DiModica � e aver individuato l�areadell�ex campo di concentramento fusicuramente illuminante. Perché sidava respiro alla manifestazione e siallargava la partecipazione.Quell�operazione è stata portata atermine anche per il coraggio dialcuni amministratori dell�epoca chesi assunsero responsabilità noncomuni per rendere la cittadellasempre più fruibile. Il ruolo delcomitato originario fu quello di col-laborare col nuovo presidente indi-viduato dal sindaco. Così per anni hopresieduto il sottocomitato Emaiadurante la gestione Comitini con cuiho avuto un buon rapporto che hapermesso in sinergia di far crescerela fiera�.

Di Modica non parla solo al pas-sato. Sa che dopo il trentennalel�Emaia ha vissuto una fase diinvoluzione o per meglio dire di noncrescita.

�Il perché è dettato � aggiunge DiModica � da diversi fattori secondola mia esperienza. Uno di carattere

L�Emaia spingesullo sviluppo< >

><la provincia di ragusa18

di Giovanni Molè

La Campionariadi Novembredella fieravittoriesecompie 40 anni. Un�esperienzache ha segnatolo sviluppoeconomicodella città

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>>

<Vittoria. La cittadella fieristica dell�Emaia presa d�assalto dai visitatori>

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Fiere

generale. C�è una crisi generalizzatadel fenomeno fieristico. L�idea classi-ca di fiera è entrata in crisi. Nonbasta solo essere una vetrina ed unaesposizione. Occorre fare sistemacon la realtà produttiva. La fiera nondeve restare isolata, avulsa dal con-testo ma essere collegata al territo-rio e alla sue problematiche. Neiprossimi giorni andrò a Tripoli peruna fiera. Ma dopo aver visitato glistand sono previsti una serie d�in-contri con autorità ed operatori delluogo per cercare di avviare rappor-ti commerciali. Questo bisogna fareper muovere l�economia. Ed è quel-lo che abbiamo fatto nel nostro pic-colo, da semplici operatori del set-tore, quando nel 1980 abbiamoospitato una delegazione cinese.Stiamo parlando dell�80, ovveroquando la Cina non era la super-potenza di oggi�.

Di Modica non ha la pretesa diavere una ricetta ma forte della suaesperienza ch�è disposto a mettere adisposizione del nuovo presidenteSalvatore Di Falco dice: �La fieraEmaia deve voltare pagina, va riem-pita di contenuti diversi. Come?Riavviando innanzitutto il contatto eil rapporto col territorio. Nell�eradella globalizzazione è tutto il terri-torio che interagisce con le altrerealtà nazionali ed europee e poiserve puntare sulla promozione deirapporti fra gli imprenditori dei com-parti trainanti e gli operatori possi-bilmente anche esteri�.

I quarant�anni dell�Emaia impon-gono una retrospettiva sulla fierache, partita in sordina nel 1966, èriuscita in questi anni ad essere lospecchio dell�economia locale.Grande merito va dato agli artigianiche decisero di creare un poloespositivo dopo aver partecipato allaFiera Agricola di Ragusa oppure averpartecipato quasi da intrusi allatradizionale fiera di San Martino.

�Sono trascorsi quaranta anni daquando l�Associazione AutonomaArtigiani di Vittoria � ricorda SaverioLa Grua, già vice presidente delcomitato Emaia � decise di realiz-zare una fiera che consentisse aiproduttori vittoriesi di dare vita ad

un�agricoltura avanzata e modernadotata di nuove tecnologie e quindial passo con i tempi. A dare unamano, dal punto di vista legale eburocratico, ai dirigenti del-l�Associazione Artigiani nell�organiz-zazione dell�Esposizione fui chia-mato, fresco di laurea in Giu-risprudenza, da Giuseppe Tringali acollaborare ad un�iniziativa che misembrò immediatamente destinataad avere successo in un territorio,come il nostro, caratterizzata daun�agricoltura sviluppata e legataalla modernità�.

La fiera è cresciuta di anno inanno, raddoppiando prima la pre-senza in occasione della tradizionalefiera di San Giovanni Battista diinizio luglio, poi triplicando con larassegna della �Flortomoda� ed,infine, preparando una quartarassegna specialistica dedicata allacasa e all�arredamento. Nel 1996Giuseppe Dezio, imprenditore agri-colo, propose l�istituzione del premio�Grappolo d�oro�. Voleva essere unriconoscimento da tributare agliimprenditori agricoli, alle società dicommercializzazione e ai genetistiche avevano contribuito alla valoriz-zazione dell�orticoltura in terra.L�anno dopo Dezio propose diallargare il premio anche alla flori-coltura con l�istituzione del

�Garofano d�oro�. I premi conti-nuano ad essere assegnati nel-l�edizione di primavera riservataall�agroalimentare.

�La fiera negli ultimi anni � dice lostorico Paolo Monello � ha saputocogliere momenti di nuove e pro-fonde trasformazioni ma ha rappre-sentato anche la cartina al tornasoledello sviluppo economico, civile eculturale della città. L�Emaia è statae continua ad essere una bella vetri-na, ma non solo. E� anche momentodi riflessione. Ciascun sindaco cheha occupato la carica può, come me,ricordare momenti lieti e tristi nellastoria di Vittoria, vissuti nella cornicedell�Emaia�.

Il nuovo corso è rappresentato daSalvatore Di Falco alla guida daqualche mese del consiglio diamministrazione della fiera Emaia.

�Le sfide che ci attendono sonodifficili ed ardue � dice Di Falco � masiamo consapevoli che, con il con-tributo di esperienza dei �padri stori-ci� dell�Emaia, si riuscirà a farintraprendere alla fiera la nuovastrada maestra dello sviluppo diquesta era. L�Emaia dovrà cimentar-si in scenari sempre più globalizzatie dall�agguerrita competizione inter-nazionale e credo che ancora unavolta saprà affrontare con successola sfida dei prossimi anni�.

la provincia di ragusa 19><

<Una delegazione cinese in visita nel 1980 alla Fiera Emaia>

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Parrocchie

Per la comunità cristiana vitto-riese, il 2006 è un anno riccodi eventi e di ricorrenze che

ripercorrono e segnano la crescita el'espansione di questa città. Anchela chiesa del Sacro Cuore di Gesùcelebra quest'anno l'anniversariodella sua istituzione canonica. Sonotrascorsi ottant'anni da quando fuelevata a parrocchia il 17 giugnodel 1926 dall'arcivescovo diSiracusa, monsignor GiacomoCarabelli, sollecitato dall'arcipretemonsignor Ferdinando Ricca,definendone anche i relativi confini.Alla chiesa del Sacro Cuore venneassegnato il territorio "a partire dallato della ferrovia, via generaleCascino, fino alla via Milano, viaCavour esclusa, via Roma inclusasino alla estremità a mare".

L'idea di realizzare una chiesa neinuovi quartieri della Senia maturòconcretamente nel 1866, quandol'Amministrazione Comunale occu-pava i vani superiori dell'anticachiesa dell'Ospedale, fabbricandoviparte del Palazzo di Città, e siimpegnava di pagare lire 6437 allaChiesa Madre, somma che l'ar-ciprete del tempo, don GiuseppeScrofani, intendeva investire perdare inizio all'erezione di una nuovachiesa, in un sito diverso dall'at-tuale e precisamente nella via CarloAlberto "dove fiancheggiano le casea cominciare dal portone del SignorGiovanni Samperisi, continuandofino alla via Roma".

L'esigenza di aprire al culto unanuova chiesa era nell'Ottocentofortemente avvertita dalla popo-lazione di Vittoria perché la città siespandeva demograficamente eurbanisticamente e numerosiquartieri si venivano a trovare prividi un qualsiasi edificio religioso, masoprattutto perché, subito dopo il

fervore registrato nel Settecentonella costruzione delle chiese, inseguito all'evento sismico del 1693,il cui numero raggiunse almeno lequindici unità, nell'Ottocento lechiese aperte al pubblico siridussero notevolmente poiché nefurono chiuse almeno quattro(quelle di san Vito, del SS. Cristoalla Colonna, della SS. Trinità edell'Ospedale), senza che venisserosostituite da altre.

L'occasione per riprendere il di-scorso su questa nuova chiesa sipresentò a monsignor Federico LaChina nel 1883, quando si stipulò,presso il notaio Giuseppe Molè, unprogetto di compravendita dell'anti-ca chiesa di san Vito, ormai in pes-sime condizioni e non immediata-mente restaurabile perché privi dimezzi finanziari. L'arciprete si misesubito a lavoro cercando di recu-perare il tempo perduto e nelpomeriggio del 4 maggio 1884,monsignor Benedetto La Vecchia,

arcivescovo di Siracusa, trovandosia Vittoria in corso di visita,benedisse solennemente e pose,secondo il prescritto del RitualeRomano, la prima pietra "per edifi-care una nuova chiesa di compe-tente grandezza" in un luogo che"ne mancava del tutto ed in cui ifedeli per la maggior parte nonpotevano neppure soddisfare alprecetto di udire la S. Messa". Allamanifestazione partecipò una granfolla e l'arcivescovo, dopo averrivolto "calde parole" al popolo aprìegli stesso una sottoscrizione in cuifigurava per primo con unacospicua offerta di lire 200, affinchési potesse dare inizio al progettodella nuova chiesa. In un primomomento si pensò di dedicarla asan Vito, ma quando si lasciòperdere il progetto di vendita del-l'antica chiesa di san Vito perchémolti devoti protestarono, fu dedi-cata al Sacro Cuore di Gesù.Vittoria, tra l'altro, era stata tra le

Sacro Cuore80 anni di vita< >

><la provincia di ragusa20

di Giuseppe La Barbera

<Vittoria. La parrocchia del Sacro Cuore ha festeggiato gli 80 anni della sua istituzione>

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Parrocchie

prime città della Sicilia ad onorare il culto del SacroCuore che in quel periodo si diffondeva rapidamente intutto il mondo cattolico.

All'offerta iniziale si unirono ben presto altre lire1.000 donate da padre Gaetano La China, lire 1.000offerte dallo stesso parroco Federico La China e lire 60raccolte tra il popolo intervenuto alla solenne cerimo-nia. Anche l'Amministrazione Comunale partecipòcedendo gratuitamente nel 1884, un tratto di strada di330 metri quadrati che avrebbe dovuto aggregarsi allocale della costruenda chiesa.

In meno di tre mesi dalla stipulazione del primo attodi enfiteusi fu completata la prima chiesetta provviso-ria, solennemente benedetta dall'arciprete Federico LaChina l'11 luglio del 1884, giorno della festa del sacroCuore di Gesù, celebrando così la prima messa canta-ta. Questa chiesetta provvisoria, costruita da mastroCarmelo Carrubba, poteva contenere poco più di ventipersone e vi si celebrava la messa nei giorni festivi e didoppio precetto. I fedeli, ormai assai numerosi, eranocostretti ad ascoltare le sacre funzioni fuori dalla chiesanella grande piazza Daniele Manin, con l'inconvenienteche quando pioveva bisognava sospendere la cerimo-nia, mentre, quando faceva caldo si celebrava di buonmattino. La campana costò lire 30, consegnate ad uncerto don Giovanni Zacco e il primo sacrestano fu ma-stro Angelo Bertolone, che si insediò il 1 marzo 1886.Il primo appalto per la costruzione della nuova chiesavenne affidato il 10 maggio 1885 al signor GesualdoMarino, sotto la direzione dell'ingegnere EugenioAndruzzi, che ne curava il progetto, e l'assistenza del-l'ingegnere Angelo Zironi. Il progetto prevedeva unedificio di dimensioni adeguate che l'arciprete FedericoLa China spiegava nel suo libro del 1890 paragonan-dolo nella lunghezza alla chiesa della Madonna delleGrazie e nella larghezza alla somma della navata mag-giore e di una laterale della chiesa madre di sanGiovanni Battista.

Con la scomparsa di monsignor Federico La China,avvenuta nel 1909, i lavori furono sospesi per moltotempo fino a quando fu nominato parroco della chiesadel Sacro Cuore monsignor Salvatore Gurrieri. Lanuova parrocchia fu inaugurata il 20 giugno nellachiesetta detta "a crisiula" e il giorno successivo siinsediò il primo parroco, monsignor Salvatore Gurrieri(1893-1963), originario di Ragusa, cui spettò il difficilecompito di completare e portare a termine la nuovagrande chiesa. I lavori ripresero e il neo parroco s'im-pegnò molto per dare vita alla costruzione materiale espirituale della nascente comunità, a costo di enormisacrifici anche personali. Il sacro edificio fu inauguratoil 5 maggio 1931 dall'arcivescovo di Siracusa, monsi-gnor Ettore Baranzini e fu completato negli annisessanta.

E' la seconda chiesa della città per estensione e alsuo interno, a tre navate e a croce latina, accoglie glialtari di sant'Antonio, santa Teresa, Madonna del

Carmine e pregevoli opere. L'altare maggiore in marmopregiato, lavorato da artisti toscani e dedicato al SacroCuore di Gesù, fu definito dal primo parroco "magnifi-co, artistico e secondo le norme liturgiche".

A monsignor Gurrieri, seguì don GiuseppeFlaccavento che resse la parrocchia dal 1956 al 1985,che costruì tante opere a corollario e sostegno dellachiesa come l'oratorio di via Brescia, la casa del cieco,il ricovero per anziani del Boccone del Povero, il centroassistenza ai bambini spastici, il santuario dellaMadonna della Salute, oltre al completamento dellachiesa. Don Giuseppe Cabibbo sostituì don GiuseppeFlaccavento, guidando la parrocchia dal 1985 al 1997ed intestandosi l'impegno in favore degli emigrati.Dopo s'insediò don Salvatore Converso che con grandezelo apostolico e impegno pastorale caratterizzò il suomandato. Dal 29 settembre 2003 la parrocchia è affi-data alle cure pastorali di don Mario Cascone, unseminatore instancabile che profonde grande impegnonell'azione pastorale e formativa. In questi anni havalorizzato il consiglio pastorale ed è coadiuvato damolti laici che offrono un'attiva collaborazione.Attualmente la comunità conta circa 7.000 anime, dicui ben 300 bambini che frequentano il catechismo eun centinaio di malati che richiedono continua assi-stenza pastorale. Il territorio di competenza della par-rocchia va dalla via Cavour, via dell'Acate, via delQuarantotto e via Duca d'Aosta e forma un quadratocon al centro la chiesa.

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Natura

Abraccetto con la natura. Sui Monti Iblei.Passeggiando lungo i percorsi suggestivi che sidistricano sui pendii delle colline iblee e ripercorren-

do così le orme del passato. Un modo come un altro perascoltare gli echi della natura e riscoprire la bellezza incon-taminata dello scenario naturalistico che, come unapreziosa pietra incastonata sul gioiello del barocco, fa dasfondo al nostro territorio. Non solo mare e gastronomia,dunque. Ma anche splendide colline e incantevoli riserve,si svelano punte di diamante in provincia di Ragusa.Potenziali risorse di attrazione turistica, rivalutate edesplorate passo dopo passo negli itinerari proposti per imesi estivi ed autunnali dall'iniziativa "Cave iblee, naturada vivere".

Il progetto, che rientra tra le azioni del Pit n. 2 "Quattrocittà e un parco per vivere gli Iblei" nell'ambito del pro-gramma di utilizzo annuale dei fondi per la montagna, èstato elaborato dal Consorzio Politec e da "StudiareSviluppo", applicando il carattere d'integrazione con lealtre iniziative pubbliche in atto nel territorio, per un raf-forzamento e consolidamento della valorizzazione dellerisorse e delle potenzialità di sviluppo. Tanti i partner chehanno sostenuto il programma di iniziative. In testal'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste, la ProvinciaRegionale di Ragusa e i comuni di Chiaramonte Gulfi,Giarratana, Monterosso Almo e Ragusa, che hanno conta-to sulla solerte disponibilità di una decina di associazioninaturalistiche, culturali, sportive e ricreative; valide forzeposte alla guida del timone di questo lungo e sconfinatoviaggio per le cave e le profonde incisioni scavate dal-l'acqua, dove la natura incontra la storia. E' la prima inizia-tiva in assoluto concepita e attuata in sinergia tra piùsoggetti, fondata su un principio di sviluppo integrato esostenibile che ha avuto come protagonista il tessutosociale rappresentativo dell'area. E i risultati registratisono più che incoraggianti. Oltre cinquecento sono stati,infatti, gli iscritti che hanno aderito alle escursioni in pro-gramma, mentre il pubblico di tutte le manifestazioni siaggira intorno alle mille unità.

L'epilogo dell'iniziativa si è avuto a fine ottobre all'AnticaStazione di Chiaramonte Gulfi col seminario conclusivo cheè stato suggellato da una cerimonia di consegna delletarghe alle undici associazioni partecipanti, impegnatenella preparazione di articolati pacchetti turistici mirati allaconoscenza del territorio montano e della vallatadell'Irminio.

"Cave iblee" ha rappresentato una sorta di "full immer-sion" nei colori vivi e sfumati della vegetazione iblea, attra-

verso le discipline del trekking, dell'equitazione, dellamountain bike, del canyonig e del trail running. Il via allamanifestazione è stato mozzafiato con il percorso organiz-zato dall'associazione Kalura "Camminando con la lunapiena" tra i sentieri di Cava Volpe in un itinerario esploratocon la torcia in mano nel cuore della notte. E il sorgere delsole ha dato inizio ad un altro viaggio suggestivo con lapasseggiata di trekking sul monte Arcibessi, proposta dalgruppo "Cube Cafè" di Chiaramonte. Cinque ore di cam-mino lungo la mulattiera che ha portato alla visita delle"niviere", antiche voragini un tempo destinate alla conser-vazione per tutto l'anno della neve accumulata nei mesiinvernali, che veniva poi impiegata per la conservazionedei cibi e per usi medici.

"Abbiamo mirato alla valorizzazione delle aree montane- ha rimarcato Pietro Bertè di Studiare Sviluppo - con leannesse risorse professionali, produttive e culturali nelrispetto dell'ambiente e delle tradizioni. Il lavoro svoltonell'arco dei mesi ha innescato una serie di iniziativeidonee a stimolare lo sviluppo socio-economico dal bassoe ha portato ad un notevole aumento della visibilità del-l'area e alla valorizzazione delle peculiarità del territorio,permettendo a centinaia di turisti, appartenenti allaprovincia e non, di godere delle bellezze paesaggisticheche il territorio ibleo offre".

Secondo Giovanni Castello del Politec "il progetto Caveiblee ha rappresentato una preziosa occasione per scoprirel'altipiano ibleo, per ammirare più da vicino le sue partico-larità paesaggistiche, accompagnati e guidati dagli espertidelle associazioni naturalistiche che con competenze pro-fessionali hanno organizzato e tracciato i percorsi".

Dove osanole cave < >

><la provincia di ragusa22

di Cettina Divita

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Natura

Un approccio consapevoleall'archeologia attraverso l'in-dagine sul campo. Questo il

percorso didattico intrapresodall'Istituto Comprensivo "MadreTeresa di Calcutta" di MonterossoAlmo che, iniziato tre anni fa, hacoinvolto, per l'intero ciclo dellascuola media, gli studenti dellaclasse III B. Piccoli archeologi che,dalle lezioni in aula alle visite gui-date, sono diventati protagonisti delterritorio, grazie ad un campo-scuolanel corso del quale gli alunni hannofatto esperienza in prima persona,con l'ausilio di esperti, di uno scavoarcheologico. Organizzato dallacooperativa "Sèmata" e grazie alladisponibilità della dottoressaManiscalco della Soprintendenza aiBeni Culturali e Ambientali diCatania, l'area archeologica diRocchicella di Mineo, identificabilecol sito dell'antica Palikè, è diventatala porzione di terreno scelta, suddi-visa in diversi settori, per la simu-lazione nelle operazioni di scavo,recupero di frammenti e sgomberodella terra. Il tutto programmato conl'elaborazione del progetto "Il pre-sente ha radici antiche: itinerariarcheologici nel territorio diMonterosso Almo", fortementevoluto dal dirigente scolasticoGiovanni Giaquinta e coordinato daldocente Angelo Schembari.

"L'istituto - rivela AngeloSchembari - si è posto l'obiettivo distimolare l'interesse degli studenti edella collettività verso i siti archeo-logici del nostro territorio, talvoltapoco conosciuti ed in stato di abban-dono. Siamo certi, infatti, che solodalla loro conoscenza e dalla con-sapevolezza delle potenzialità disviluppo offerte possa nascere un'at-tenta opera di tutela e valorizzazioneche coinvolga le nuove generazioni,

la collettività e le istituzioni compe-tenti". Una positiva esperienza diret-ta che ha affascinato i ragazzi guidatidall'esperto archeologo Dario Puglisi,dell'Università di Bari. Gli studenti sisono, infatti, documentati sullaprovenienza dei reperti e degli stratirimossi, procedendo alla ripulituradei materiali rinvenuti, all'esame deimedesimi e alla selezioni e cata-logazione di quelli più significativi inrelazione anche agli strati diappartenenza.

"L'esperienza di scavo che abbia-mo fatto in occasione del camposcuola di archeologia nei pressi diMineo - dice Giulia Canzonieri - èstata molto emozionante ed interes-sante. Per un giorno mi sono sentitauna vera archeologa".

A conclusione del campo-scuola,poi, i giovani "archeologi" hannopotuto visitare gli edifici già scopertie il ricco antiquarium, potendosidocumentare con maggior preci-sione sull'antico sito. Ma non solo.Tornata in aula, la classe ha lavoratosui principali siti archeologici, ogget-ti di studio nel corso del progetto,quali Calaforno, Monte Casasia,Monte Casale/Casmene, Monte

Alia/Grotta dei Santi. Tra le realiz-zazioni del progetto, infatti, unatabella esplicativa collocata presso ilsito di Monte Casasia ma anche larealizzazione di pannelli descrittiviper ciascuno dei siti studiati e visitatiesposti in una mostra permanentepresso l'istituto scolastico.

"Monte Cassia - dice ChiaraDibenedetto - ha rappresentato unascoperta sorprendente. Grazie allevisite guidate organizzate dalla scuo-la ho preso coscienza dei beni storicied ambientali che il territorio del miopaese offre. Monte Cassia è un luogodi un antico insediamento da cui sigode uno stupendo panorama".

Gli studenti hanno, infine, scrittoun resoconto dell'attività didatticasvolta, accessibile e completo, perconoscere meglio il patrimonioarcheologico del territorio.

"Un patrimonio che per la forteattrattiva storica e paesaggisticadei luoghi e dei monumenti checonserva - afferma l'archeologoDario Puglisi - rappresenta un'indi-scutibile opportunità di sviluppo eco-nomico in un'ottica di promozione erilancio ai fini turistici di questa areadegli Iblei".

Piccoli archeologicrescono < >

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di Silvia Ragusa

<Gli alunni dell�Istituto Comprensivo Madre Teresa di Calcutta sul Monte Casasia>

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Natura

La comprensione della terra puòessere un valido motivo perintraprendere un affascinante viag-

gio o anche un�escursione giornalieraalla scoperta dei geositi. Da qui nascel�idea del geoturismo, inteso come lascoperta e la comprensione dellebellezze geologiche.

Possiamo riassumere il significato delgeoturismo con una frase di MarcelProust: �Il vero viaggio di scoperta nonconsiste nel trovare nuove terre, manell'avere nuovi occhi�.

Se a qualcuno vengono in menteluoghi come la Monument Valley negliStati Uniti o i geyser islandesi o AyersRock in Australia avrà certamente coltonel segno, infatti, questi luoghi sonovisitati da milioni di persone che hannoil desiderio di conoscere queste partico-larità geologiche. Anche la provincia diRagusa non sfugge a quest�attrazione,perché ha un vario ed interessantepatrimonio geologico.

Si tratta di siti abbastanza suggestiviper significato idrologico-idrogeologico,geologico-stratigrafico e geomorfologi-co. Nel primo esempio rientra di sicurola Conca del Salto che si trova a valledel fiume Fiumara a Modica, mentre, lasorgente Micenci e i Pantani di Ispicarappresentano validi esempi del geo-morfologico, così come il tratto di costacompreso tra Punta Ciriga e PuntaCastellazzo nel territorio ispicese. Disignificato geologico-stratigrafico gliaffioramenti Cretaceo-Eocenici dellaFormazione Amerillo in territorio diGiarratana.

Negli ultimi tempi si registra grandeattenzione e interesse verso il paesag-gio in generale e verso i beni naturali inparticolare, tra cui le componenti geo-logiche e quelle geomorfologiche, cheda sempre hanno costituito oggetto dirichiamo, soprattutto, per la loro carat-teristica di spettacolarità. Così con glianni novanta ed oggi con il D.L. 22 gen-

naio 2004 n. 42 (Codice dei beni cultu-rali e del paesaggio), si è affermata unacultura scientifica in campo geo-pro-tezionistico, che in precedenza manca-va, probabilmente, per l�assenza distrumenti legislativi realmente opera-tivi; anche se la legge 29 giugno 1939,n. 1497: a protezione delle bellezzenaturali, indicava, soggette a tutela, lesingolarità geologiche.

La pianificazione dell�uso del territorioimplica anche la necessità di avere unquadro complessivo sintetico, dei beniche insistono su di esso, particolar-mente in aree caratterizzate dalla com-mistione di paesaggi culturali e naturalidi alto pregio. L�obbligo di coniugare lacrescita economica con la tutela deibeni peculiari del territorio, non puòprescindere dalla conoscenza degli ele-menti che conferiscono valore alpaesaggio fisico, trasformandolo inpotenziale ricchezza economica.�L�individuazione di siti che assumonoun elevato valore scientifico e paesag-gistico diviene importante in quantonon limita il bacino di utenza al solomondo accademico, ma estende la

fruizione del bene naturalistico all�interacollettività.

L�esigenza di conservare tali benipaesaggistico-geologici non è in conflit-to con la necessità, che quel benepossa continuare a svolgere un ruoloattivo sia per l�equilibrio dell�ecosistemasia per l�economia della regione. Esso,infatti, se sapientemente e compiuta-mente valorizzato e reso pubblico, puòassumere un potere trainante nell�eco-nomia regionale e nell�educazioneambientale (Poli, 1999; Cresta, 2000)�.

La progettazione di sentieri geologici,mediante l�inserimento dei geositi pro-posti in percorsi scientifico-culturalipluridisciplinari, in cui sono inclusi puntid�osservazione panoramici, aree ri-creative e di sosta, permetterebbe lafruibilità del territorio, non solo a finituristici, ma anche divulgativi e forma-tivi. In tal senso anche la provincia diRagusa ha le potenzialità attrattive percreare sentieri geologici di grandeimpatto ambientale perché presentageositi che hanno una marcata carat-terizzazione paesaggistica di forterichiamo per un turista più evoluto.

Attrazionegeologica < >

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di Alfredo Busaccadi Angelo Criscione

<Giarratana. Gli affioramenti Cretaceo-Eocenici della Formazione Amerillo>

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Indagine

Una ricerca pionieristica,fotografia di un'epocadalle agricole radici che

coltivava il grande sogno dell'oronero e l'inevitabile compara-zione con la realtà odierna. Aquasi 80 anni dalla sua nascita,dopo oltre mezzo secolo, laprovincia di Ragusa viene rivis-suta con la ripubblicazione (acura della Argo edizioni) di unostudio effettuato da tre giovaniricercatori e sociologi, nel 1957:"Ragusa, 50 anni di transizionetra mito e realtà dello sviluppolocale". Uno studio rivisitato nelcorso del seminario, culturale -scientifico che si è tenuto allaCamera di Commercio e che havoluto così approfondire la ricer-ca effettuata nel 1957, ma pub-blicata nel 1959, commissionatadalla Gulf e realizzata dagli stu-diosi Anna Anfossi, MagdaTalamo e Francesco Indovina,adesso insigni docenti univer-sitari.

L'incontro, promosso dallaProvincia Regionale, dallaCamera di Commercio edall'Università degli studi diCatania, introdotto dal sociologoGiovanni Iacono, ha registrato lapartecipazione di due dei treautori, Magda Talamo eFrancesco Indovina, nonché diGiuseppe Barone, ordinario diStoria contemporanea dell'Uni-versità di Catania e di FrancescoRaniolo, ordinario di Scienzedella Politica all'Università diCosenza.

Molti i tratti caratteristici evi-denziati dalla ricerca che, tra

l'agosto e l'autunno del 57, stu-dia la stratificazione sociale dellacittà, le abitudini familiari, lecondizioni abitative, il lavoro, lavita religiosa, l'uso del tempolibero.

Sono i minatori delle cave

d'asfalto, ma anche i "jurnatari"seduti in piazza, a fare da cor-nice ad un seguito di ricordi diuna "comunità in transizione".Quella che, secondo il professorBarone, subisce quattro grandirivoluzioni. Dalla cinquecentesca

Ragusa, vista50 anni dopo< >

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di Silvia Ragusa

<Due immagini della Ragusa degli anni �50 oggetto dell�indagine commissionata dalla Gulf>

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Indagine

rivoluzione agronomica a quellaurbanistica del dopo terremoto,con la ricostruzione del tessutourbano, fino alla rivoluzioneamministrativa del 1920, quan-do già la rincorsa della città suModica aveva dimostrato unatrasformazione profonda, dina-mica, intensa. Fu allora che ilpetrolio con tutte le sue cause econseguenze poteva cambiareradicalmente l'ascesa di Ragusa.Eppure il mito dell'oro nero sidissolve abbastanza rapida-mente e, proprio in un momen-to di crisi, emerge la quartarivoluzione, quella dell'oro verdedell'ipparino, dei prati, dei pa-scoli, dell'agroalimentare equelle delle latterie, delle piccolee medie imprese che sorgonosilenziosamente per vocazionenaturale del territorio. È alloraserve guardare indietro e rivi-vere, anche attraverso questaricerca, che fu uno dei pochistudi di comunità realizzati in

Italia, citato largamente nellaletteratura delle scienze sociali;per capire come ancora Ragusapossa cambiare in futuro. "Unasocietà contraddittoria, con unospirito imprenditoriale latente,

con un individualismo forte -ricorda Francesco Indovina - checon molta fatica, e con grandecapacità, lavorando pesante-mente ha saputo dare una scos-sa alla sua economia".

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Docente ordinaria presso l'Università di Torino,nonché studiosa di sociologia, la professoressa

Magda Talamo, autrice insieme ai professoriFrancesco Indovina e Anna Anfossi della ricerca"Ragusa: comunità in transizione", è tornata aRagusa dopo quasi cinquant'anni.

-Quali sono i suoi ricordi della città neglianni Cinquanta?

"Ricordi� la quantità di pozzi e trivelle in attivitàsenza interruzione, lievemente lugubri al primoimpatto, entrando in città, anche se avrebberodovuto portare ricchezza. Le strade a lastroni dipietre bianche, molto pulite, bellissime, mascivolose. Ora ne ho viste solo alcune, pochissime,non lontane dall'area in cui sorge il Comune, mipare. I drappi viola intorno alle porte che davanosu strada per segnalare il lutto e che dovevanorestare, anche se lisi e lacerati dal tempo, fino aconsunzione�"

Come eravate soliti svolgere la vostraricerca?

"Svolgevamo la ricerca attraverso interviste suquestionari, colloqui aperti, partecipazione alla vita

della città, per quanto possibile; raccolta di datiquantitativi, statistici e così via".

-Nel somministrare i questionari che diffi-coltà avete riscontrato?

"Beh.. c'era molta ritrosia da parte della gente, manon era nei confronti della ricerca, anzi gli intervi-stati erano collaborativi, ma nei confronti dei vicinidi casa. Non desideravano far vedere loro che silasciavano intervistare".

-Che importanza, secondo lei, ha avuto laricerca allora e quali riscontri si possono oggiosservare?

"Non mi è dato sapere se e quanto la ricerca siastata utilizzata allora. Oggi può essere interessantein prospettiva storica e/o per analisi comparative perstudenti e studiosi in scienze sociali, come del restoil fatto che sia stata ristampata sembra confermare".

-Che differenze ha potuto notare nella cittàodierna?

"Nessuna delle tre parti che compongono la cittàsono riconoscibili. Il restauro di Ibla mi sembra siastato fatto con molta attenzione. Del resto Ibla lomeritava..."

<Magda Talamo: Una città trasformata>

<Ragusa. Il presidente Antoci interviene al convegno su �Ragusa comunità in transizione�>

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"I caseggiati in cui vivo-no i Ragusani si addos-sano stretti; i muri,costruiti in pietra chiara,conferiscono al paesag-gio urbano un tono difondo uniforme, interrot-to, a volte, da una faccia-ta nera di bitume, spal-mato come un intonacoper proteggere le casedall'umidità"

�Ragusa comunità in tran-sizione" (pubblicato dallaTaylor edizioni di Torino

nel 1959), nell'ambito delle analisidi comunità svolte a partire daglianni '50, in Italia ha rappresentatoun classico ed è uno dei pochi studidi comunità realizzati in Italia, cita-to largamente nella letteratura dellescienze sociali.

Alla base della ricerca del 1957 viera il paradigma sociologico, comediremmo oggi, sotteso all'indagine"quello delle zone sottosviluppate edel loro inserimento nel processoevolutivo contemporaneo". La ricer-ca si poneva l'obiettivo principale dianalizzare i processi di cambiamen-to nel rapporto tradizione/moder-nità; veniva evidenziato l'impattodel passaggio da una società preva-lentemente agricola ad una societàche si avviava alla industrializ-zazione, non attraverso uno svilup-po dinamico interno, ma per l'inter-vento di fattori esterni. Lo studio dicomunità locale conteneva unadescrizione della stratificazionesociale della popolazione ragusanadi metà degli anni '50: le attivitàeconomiche e la composizione dellapopolazione attiva; i processieducativi istituzionali e non; la strut-tura della famiglia; le pratiche reli-giose; l'impiego del tempo libero; i

riti collettivi, i gruppi, i processi, lemanifestazioni della vita politica (ilpotere locale). E' venuta fuori unainteressante "fotografia" d'epoca,un "filmato" datato, storicizzato,che ci dice "come eravamo". In unrealistico quanto suggestivo biancoe nero.

Ho sempre guardato allo studio diAnfossi, Talamo, Indovina con moltointeresse professionale. Nella riedi-zione 2006 di "Ragusa comunità intransizione" viene svolta una brevesintesi su cosa è rimasto di quella"fotografia" e su cosa hannoprodotto, negli anni successivi,quelle trasformazioni sociali; qualepuò essere il ruolo svolto dallacomunità nel paradigma centro/periferia, come si è comunità.Scorgendo la dimensione legata agliaspetti quotidiani della vita, gli annisuccessivi testimoniano un cambia-mento di quelle che potremmo chia-mare le prospettive sul "senso"della vita. Nell'Italia più o menotradizionale dei decenni precedenti,il senso della vita si fondava suun'etica del lavoro, del risparmio,del sacrificio e dell'impegno acrescere i figli che non lasciavaampio spazio a prospettive diverse.La cultura è cambiata profonda-mente, la condizione di ognuno si èfatta più aperta: alla propriaesistenza ciascuno ha imparato apoter chiedere qualcosa di più, inuna ricerca individuale che a talunisembrerà presto finalizzata mera-mente al piacere e caratterizzata daun riflusso nel privato, ma che èpropriamente lo spalancarsi dinuove opportunità, possibilità,responsabilità riguardanti ladefinizione dei propri progetti divita, le proprie chance di autorealiz-zazione; l'espressione di un "sè" icui contorni non sono più definiti a

priori dalla tradizione e dalle relativeappartenenze. Lo sviluppo indu-striale ha avuto il suo picco e la suadiscesa mentre collateralmente sialimentava lo sviluppo legato allepiccole e medie imprese soprattuttoartigianali. I segni di declino, com-plessivamente, oggi sono tanti rap-presentati dalle conseguenzederivanti dai processi dirompentidella globalizzazione economica erafforzati da iniziative di non salva-guardia urbanistica e di non tuteladel territorio nei suoi aspetti natu-ralistici e paesaggistici. Territorioche deve invece costituire una risor-sa economica rilevante per consen-tire un serio e duraturo sviluppo chenon sia solo economico e che riescaa mantenere e valorizzare unavocazione agricola che, pur nelledifficoltà, continua a rappresentareun comparto fondamentale. La tran-sizione acquista una dimensione vir-tuosa e feconda quando ha chiara lameta da raggiungere (e questo valesia quando i "venti" sono favorevoliche quando lo sono meno). E' raroche una città si interroghi su sestessa e il convegno è riuscito nel-l'intento di rappresentare un con-tributo di idee e di riflessioni, unabase per nuovi e stimolanti studiche, prendendo a motivo la retro-spettiva, sappiano fornire una sortadi "fotogramma" dei giorni d'oggi inmaniera interdisciplinare e multidi-mensionale. Siamo partiti dallosguardo retrospettivo per cogliernegli indizi di possibili elementi evolu-tivi e soprattutto per stimolare lacomunità a darsi possibilità di rifles-sione complessiva su se stessa,opportunità di conoscenza, occa-sioni per avere la capacità di riflet-tere, pensare, individuare e pro-gettare la prospettiva sistemica diun modello di sviluppo locale.

Uno sguardoretrospettivo< >

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di Giovanni Iacono

Indagine

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Teatro

Tespi, pieno di vita< >

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di Salvatore La Lota

�Amo il teatro. E� talmente piùvero della vita�, scrivevaOscar Wilde. E il Tespi, la

rassegna teatrale amatoriale chel�Assessorato alla Cultura e Spettacoloha organizzato quest�estate, ha con-fermato appieno quest�intuizione delletterato inglese. Il teatro catalizzainteressi e passioni. Intanto degli attoriamatoriali ma anche di un folto pubbli-co che ha seguito con interesse le 13compagnie che hanno potuto esibirsisui palcoscenici delle piazze, delle con-trade e dei lidi dei comuni dellaProvincia iblea. La manifestazione esti-va ha registrato una partecipazioneattiva di spettatori e turisti in tutti iComuni, grazie alla collaborazionedelle Amministrazioni Comunali, chehanno programmato gli spettacoli insinergia con l�Ente Provincia.

In scena 13 compagnie che hannorappresentato lavori apprezzabili sulpiano dei contenuti e della messinsce-na. L�Associazione Teatrale �CassaMutua� di Ragusa ha debuttato collavoro �Minsogna e ingannu crea-no�affannu� di Mariuccia Cannata,mentre, gli �Amici del Teatro� diVittoria hanno rappresentato �Gelosie�di Marengo. L�Associazione Culturale�Teatro del Pero� di Comiso ha portatoin scena un�opera di Eduardo DeFilippo �Ditegli sempre di sì� e ilGruppo Teatrale �A Lumera� di SantaCroce Camerina �Fatti, fatturi efattazzi� di Pino Giambrone).L�indimenticabile opera di Garinei eGiovannini �Aggiungi un posto atavola� è stata riproposta dal-l�Associazione Teatrale �Hobby Club�di Acate, mentre, il �Teatro in famiglia�di Ragusa ha scelto �A famigghiadifittusa� di Mauruci. �Gli Amici diMatteo� di Scicli hanno puntato su�Matrimoni e Viscuvati� di GiovanniFormisano e l�Associazione CulturaleTeatrale �Galassia� di Vittoria su

�T�aspiettu �n paradiso� di Alfio Leotta.Più ricercata la scelta del PiccoloTeatro Popolare di Ragusa con la com-media �Ora no, tesoro� di Ray Cooneye John Chapman e della Compagniadel Piccolo Teatro di Modica con

un�ideazione di Piero Pisana �Chetempi quelli�. Infine proposte popolariper l�Associazione Culturale �Teatrodegli Archi� di Comiso con �Il para-cadute� di Renato Fidone), perl�Associazione Teatrale �La Giara� di

<Gli Amici di Matteo di Scicli in scena con �Matrimoni e Viscuvati�>

<Gli Amici del Teatro di Vittoria hanno rappresentato al Tespi la commedia �Gelosie�>

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Teatro

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Nella suggestiva e splendidaVilla San Carlo Borromeo di

Senago è stato celebrato il 28ºraduno dell�Associazione Culturale�Amici della Provincia di Ragusa� diMilano. Una festa tutta �ragusana�per la gioia dell�instancabilepresidente Meno La Terra, al qualehanno tributato affetto e calorealcuni soci delle altre due asso-ciazioni iblee che operanonella Lombardia: l�AssociazioneCulturale � La Zagara�, con il suopresidente Salvatore Copani, el�Associazione Culturale �Amici diIspica� presieduta da GiovanniAprile.

Alla festa iblea a Milano hannopartecipato il presidente dellaProvincia Franco Antoci, il sindacodi Ispica Piero Rustico, il quale haportato il saluto anche dell�onore-vole Innocenzo Leontini, e il con-sigliere comunale di MilanoFabrizio Di Pasquale, originario diModica.

Il presidente Antoci ha rimarcatola fedeltà alle origini dei tanti ragu-sani trapiantati in Lombardia e il

loro indissolubile legame con laterra natia ponendo l�accento suquell�orgoglio tipico tutto ibleo cherende diversi i nostri concittadini. Iprodotti dell�enogastronomia ibleahanno caratterizzato il radunomilanese. E molti per un giornohanno avvertito i profumi e i saporidella terra iblea.

Il raduno degli amici di Milanodella Provincia di Ragusa si è chiu-so in musica con un affiatatoterzetto, appositamente costituitoper l�occasione. E� stato possibilecosì apprezzare il magico violino diAntonio Maci, accompagnato alpianoforte da Gloria Griffino e alvioloncello da Eliana Gintoli.

<La festa milanese dei ragusani>

<Il presidente Antoci e il sindaco di Ispica Piero Rustico al raduno degli �Amicidella Provincia di Ragusa� di Milano promosso dal presidente Meno La Terra>

Giarratana con �Papà, i manu opuostu� di Pina Ferraro e per il Centrodi Cultura Ippari �TeatroIppari� diComiso con �U Scarfalettu� di EdoardoScarpetta.

La direzione artistica del Tespi èstata curata da Pietro Monteforte.

Grande partecipazione di pubblico sidiceva, a conferma che il Tespi è unappuntamento consolidato e dirichiamo nella programmazione estivadella Provincia Regionale di Ragusa.Gl�incontri, prima e dopo ogni spetta-colo teatrale, fra l�assessore allaCultura e Spettacolo Enzo Pelligra, gliattori e i cittadini hanno favoritol�aspetto sociale, sollecitando interessie bisogni della gente e del territorio.L�aspetto professionale degli attori hareso gli spettacoli competitivi e inte-ressanti, laureando la rassegnateatrale �Tespi� tra le migliori che siorganizzano in tutto il territorioisolano.

<La compagnia teatrale �La Giara� di Giarratana che al Tespi 2006ha rappresentato la commedia �Papà, i manu o puostu� di Pina Ferraro>

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Il mitodi Ulisse< >

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Cultura

E'Ulisse, il mito dei miti. Il mito dell'eroe romanticoma col fascino del grande seduttore, perché lo èmolto più di quanto sia sedotto nel racconto di

Omero, dalle donne del suo cammino esistenziale, dallapura Nausicaa, dall'erotica Circe e dalla rassicurantemoglie-madre Penelope. L'Odisseo esploratore, inesorabil-mente affascinato da ciò che sta al di là del proprio spaziovitale, inguaribilmente viaggiatore dei "casi umani". Ulissepiace all'uomo moderno perché trasferisce una tensioneemotiva ed esistenziale di tutti i tempi: la sfida, non tantoverso Dio, come ipotizzò Dante, punendolo irrimediabil-mente, ma verso se stesso e i propri limiti in una ricercadel suo essere dentro il suo essere, come fa l'Ulisse diJoyce, navigatore nei meandri della propria mente.

Gianni Battaglia, regista ragusano, lo ha ripresentatonel corso di un lungo weekend, a cavallo dei mesi di set-tembre ed ottobre, utilizzando la superba cornice scenicadel Museo di Camarina e proponendo un adattamentoscenico classico tratto dal testo di Ippolito Pindemontecon l'importante sostegno della Provincia Regionale diRagusa. "Perché ho realizzato l'Odissea? - domanda a sestesso il regista che si risponde asserendo di avere volu-to "allestire un classico che è nella memoria di ciascuno".

Un'Odissea rappresentata nelle sue scene più significa-tive: Ulisse nell'Isola di Calipso, presso i Feaci alla cortedel Re Alcinoo, con Polifemo, con la maga Circe. Ulisseancora nell'Ade, nell'Isola del Sole, a Itaca. "Là dove nonc'è stata rappresentazione - precisa Gianni Battaglia - c'èstata narrazione scenica". Un recitato narrato per riempiretutti i nessi della trama, senza tralasciarne alcuno. E sel'Odissea portata in scena a Camarina conserva la suapossanza, i personaggi di contorno come gli dei, da Giovea Mercurio, vengono tratteggiati come caricature."Grottescamente - aggiunge ancora il regista - perché cosili ha voluti lo stesso Pindemonte".

Esseri superiori, ma profondamente ridicoli, che in virtùdella loro eternità, che altro non è che staticità ciclica, siilludono di potere dominare il mondo, l'uomo e uominicome l'Odisseo, che invece ricercano, e trovano, tutto ilsenso della loro esistenza nella dicotomia tra travaglio epiacere. Il paradosso è a portata di mano: la vita pul-sante, le passioni, i tormenti, le rivincite rendono "invinci-bile" proprio Ulisse, il mortale. A rappresentarlo è statochiamato l'attore Massimo Leggio che Battaglia non esitaa definire "credibilissimo" e "vigoroso".

"Insieme a Leggio - aggiunge il regista - ho trovatocome compagni, in questo mio viaggio, bravissimi attoridel professionismo mediterraneo e nazionale, come lo

straordinario Riccardo Maria Tarci e la multiformeValentina Ferrante. Insieme ad attori collaudati, sullascena sono arrivati dieci giovani di cui una parte attinti dallaboratorio teatrale Dionysos del Liceo Classico di Ragusache hanno mostrato capacità, applicazione. Un fatto nontrascurabile in un periodo in cui il teatro italiano perragioni di budget sempre più ridotti non riesce a mettereinsieme un manipolo di interpreti, oltre le quattro, lecinque unità".

L'Odissea volutamente classicheggiante di Battagliarende possibile una sorta di purificazione da inquinamen-to culturale come effetto di sub-televisione che ci famasticare e digerire "L'Isola dei famosi" e la "Pupa e ilSecchione".

"Dopo anni di spettacoli musicali di scarsa qualità aripetizione - afferma ancora Gianni Battaglia - si avvertela necessità che ritorni la poesia nel teatro italiano perchéritorni la letteratura ad abitare nuovamente il teatro e siritorni ad un tetro elitario e di qualità". Difficile darglitorto�

"Abbiamo voluto dare spazio a questo progetto - affer-ma l'assessore provinciale alla Cultura, Enzo Pelligra - per-ché riteniamo utile dare ai nostri giovani opportunità sem-pre maggiori di spettacoli di qualità. Un obiettivo che puòessere conseguito solo se vengono messe in scena opere

di Daniela Citino

<Ulisse e Penelope nell�Odissea portata in scena da Gianni Battaglia>

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Cultura

di un certo livello, rappresentazionicurate che facciano della qualità ilproprio punto di riferimento. Conl'"Odissea" di Battaglia a Camarinaabbiamo ottenuto lusinghieri risultatie credo che questa sia la strada daperseguire per il futuro".

L'Odissea è stata proposta inanteprima agli studenti degli IstitutiSuperiori della Provincia di Ragusaperché la scuola è luogo ideale perqueste operazioni.

"La riscoperta dei classici - dicel'assessore alla Pubblica IstruzioneGiancarlo Cugnata - è un percorsoobbligato per una nuova stagione cul-turale dei giovani. Ulisse rappresentasempre un mito che appassiona eaccalora per il suo spirito d'avventu-ra, per il suo proverbiale coraggio e lasua voglia di libertà".

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La lezione "en plain aire", sulle origini dell'artedel Novecento, tenuta dal professore Paolo

Giansiracusa al Museo di Kamarina ha segnato aRagusa la "Giornata Europea del Patrimonio". Per i200 studenti iblei intervenuti al seminario, organizza-to dal Museo Archeologico di Kamarina, in collabo-razione con l'assessorato provinciale alla PubblicaIstruzione e l'Ufficio Scolastico Provinciale, l'excursusdel professore Paolo Giansiracusa, è stato come averletto tutto d'un fiato un trattato di Storia dell'Arte.Hanno partecipato alla "Giornata del Patrimonio" ilLiceo Ginnasio "Umberto I" e l'Istituto "Vico" diRagusa; il Liceo Ginnasio "Carducci" e l'Istituto d'Arte"Salvatore Fiume" di Comiso e il Liceo Ginnasio"Campailla" di Modica.

L'intento è stato quello di voler suggerire ai ragazzile chiavi di lettura adatte per un dialogo che, partendodal passato arriva al presente, cercando similitudini eaccostamenti artistici. Il relatore ha dato agli studen-ti una visione storica e diacronica delle varie espres-sioni artistiche, dal Rinascimento ai movimenti attuali,senza tralasciare gli aspetti essenziali che leganol'arte al proprio tempo. L'arte del nostro tempo parladel passato perché nulla sotto questo cielo è cambia-to, a parte l'espressività. L'arte, infatti, è sempre lega-ta al proprio tempo. Ed è così che dai pittori dellametà dell'800, tutti epigoni di quelli del Rinascimentoitaliano, si arriva al fiorire dei pittori selvaggi, la cuipittura è legata ai valori più intimi dell'essere. Nascela pittura della pura visibilità che darà spazio agliimpressionisti, quei pittori che amavano dipingere

all'aria aperta, portandosi dietro piccole tele perchécommercialmente più facili. E fra di loro anche PaulCézanne, colui che per primo tende a schematizzaree semplificare le linee, le forme ed i colori.

"Lasciata la Spagna - ha ricordato Giansicuracusa -Picasso è andato a Parigi ed ha preso di mira i dipin-ti di Cézanne, ha abbandonato le pennellate baroc-che, frammentando le figure e dando vita al cubi-smo". Sono così arrivati i futuristi, attratti dal pro-gramma di Marinetti, "una vera poesia all'uso dellaquarta dimensione"; i neoplastici olandesi; e poi LeCorbusier, che tiene conto soprattutto dell'esigenzedell'uomo, dei cambiamenti dei linguaggi e del-l'espressione in cui l'arte racconta le vicende umane.Con Marcel Duchamp e il dadaismo, l'arte lascerà soloun'impronta virtuale all'interno del nostro essere. Magli aspetti informali dell'arte moderna entrano anchein quella del passato e l'accostamento di alcune operedel contemporaneo Salvatore Tropea ai reperti mu-seali di Kamarina ne è un esempio. Le opere di Tropea"Spazio e Segno dall'antico all'informale", rappresen-tano un momento di comprensione delle novità del'900. Non a caso sono state disposte negli spaziespositivi del museo e nei luoghi della memoria edell'identità collettiva.

"Sovrapponendosi ed interagendo - ha detto il diret-tore del Museo, Luigi Messina- la contemporaneità deisegni e le testimonianze archeologiche del Tempio diAthena e della pittura vascolare, sollecitano letture epercezioni di grande suggestione e fascino emotivo".

Giovannella Galliano

<La storia dell�arte dentro il Museo><Kamarina. Il velario della Maga Circe nell�Odissea secondo Gianni Battaglia>

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Casi letterari

La Storia d'Italia vista attraver-so gli occhi di un braccianteagricolo di Chiaramonte Gulfi.

Uno spaccato di un'epoca che la-scia poco spazio all'immaginazione,e che anzi consegna ai posteri unavisione limpida e genuina dellastoria. Il manoscritto di 1027"pacene", come le chiama l'autoreVincenzo Rabito, è stato ridotto a450, ma il libro, che sarà pubblica-to da Einaudi in gennaio, non haperso la sua intensità. Anzi rischiadi essere il "caso" letterario delprossimo anno.

Chi avrebbe mai immaginato chela storia d'Italia si potesse annidarein un mucchio di oltre mille pagineaffastellate e infagottate nella car-tapaglia soffocata da un spago?Quando uno dei figli di VincenzoRabito pensò di inviare all'ArchivioDiaristico della Fondazione Pievedella Banca Toscana il materialecartaceo, rinvenuto per caso, in uncassetto, dopo la morte del padre,non immaginava minimamente chein quegli scritti potesse scorrere ilracconto più autentico e ineditodelle vicende di guerra del '900 ita-liano e che, da quelle "pacene"sparpagliate, si sprigionasse l'es-senza avvincente di una parabolaesistenziale contraddistinta da unadimensione linguistica insolita eavventurosa. Strana genesi quelladelle memorie di Vincenzo Rabito,nato nel 1899 e morto nel 1981,bracciante agricolo di origini chiara-montane che girò in lungo e inlargo l'Italia e i paesi esteri nellevestigi di soldato, per poi rispolve-rare i ricordi del suo passato neglianni della senilità. Comprò appostauna macchina da scrivere e all'insa-puta di moglie e figli iniziò a darelibero sfogo al racconto sincero esenza orpelli delle vicende vissute

da giovane. E chiuso a chiave incamera, negli ultimi anni della suavita, si mise a strimpellare sui tastidi una Olivetti 32, tutti i pomeriggi,con l'accanimento, certo, di unsemialfabeta, e pur tuttavia, con lastessa determinazione di uno scrit-tore-vate. E pensare che quellecarte da lui prodotte, dopo la suamorte, potevano restare letteramorta dentro quel cassetto persempre� se uno dei figli nonavesse avuto l'intuizione di spedirlealla Fondazione Pieve. Così, sep-pure in sordina, tra i documenticustoditi nell'archivio toscano, lavoce del narrato di Vincenzo Rabitoha trovato con predestinata esat-tezza le strade da percorrere perriaffiorare allo scoperto con tutta laveracità del suo valore letterario estorico. Così nel febbraio del 2000,a distanza di 11 anni, quando nes-suno ricordava ormai del diario delpadre, una telefonata alla famigliaRabito, fece scoprire che laFondazione Pieve, diretta daSaverio Tutino, aveva assegnato un

premio all'improvvisato scrittorechiaramontano, subito definitodalla giuria del premio toscanocome "Il Gattopardo Popolare".

"L'incontro con la scrittura delcantoniere ragusano VincenzoRabito - c'è scritto nella moti-vazione ufficiale del premio - rapp-resenta un evento senza pari nellastoria dell'Archivio stesso. Vivace,irruenta, non addomesticabile, lavicenda umana di Rabito debordadalle pagine della sua auto-biografia. L'opera è scritta in unalingua orale impastata di "siciliani-smi", con il punto e virgola adividere ogni parola dalla successi-va. Rabito si arrampica sulla scrit-tura di sé per quasi tutto ilNovecento, litigando con la storiad'Italia e con la macchina da scri-vere, ma disegnando un affrescodella sua Sicilia così denso da poteressere paragonato a un "Gatto-pardo popolare".

I riflettori critici degli attenti intel-lettuali e acuti studiosi si acceserodunque senza indugio sulla suafigura, anche se comunque inToscana non era del tutto scono-sciuta perché era già stata prota-gonista di una tesi di laurea curatada Luca Ricci. L'intenzione di pub-blicare le memorie di VincenzoRabito in un libro si manifestòsubito e il progetto ora sarà porta-to a termine dalla casa editriceEinaudi che, nel prossimo mese digennaio, consegnerà in libreriacentomila copie del diario di Rabitosotto il titolo di "Terra matta diSicilia". Il libro è stato presentato inanteprima assoluta alla manife-stazione "Voci del Sud", che si ètenuta a Palma di Montechiaro ametà ottobre con il patrocinio delMinistero per i Beni Culturali.

L'epopea tragicomica della storia

La storia di Rabitoedita da Einaudi< >

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di Cettina Divita

<Vincenzo Rabito da giovane>

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Casi letterari

d'Italia vista con gli occhi di chi quelle pagine raccon-tate le ha realmente vissute sulla propria pelle, è statasalutata dagli interventi della scrittrice, EvelinaSantangelo, dell'esperto di drammaturgia contempo-ranea Luca Scarlini e del regista teatrale VincenzoPirrotta. La copertina firmata Einaudi contribuiscecerto a dare finalmente una degna collocazione lette-raria ad uno scritto popolare e memorialistico cheattraversa i moti e le guerre italiane del '900 in unintreccio verace e singolarissimo di autobiografia estoria. Vincenzo Rabito affida il racconto della propriavita di soldato in guerra, ad una narrazione che sidipana attraverso una lingua inedita e inimitabile,come può essere quella dialettale parlata da chi hafrequentato soltanto la prima elementare. Ogni parolaè separata da un punto e virgola, il siciliano inciampanella cascata di errori ortografici, ma la forza del rac-conto travalica la sconnessa impostazione linguistica eformale tanto che i critici ne hanno letto in controlucela trama inedita di tanta storia d'Italia. Mille vicissitu-dini si intrecciano nella sua vita di soldato che locostringono a destreggiarsi sempre fra tedeschi eamericani, fra mafiosi e carabinieri, fra contrabbandoe legalità. E a lui pare che tanto subbuglio non siadispiaciuto "perché se all'uomo di questa vita non ciincontra aventure non ave niente derracontare".

Ma molte pagine di storia vengono spogliate di ogniretorica, vissute e osservate con il suo sguardo cinicoe disincantato che non guarda all'eroismo, ma pensasolo a procuransi da mangiare e da vivere. Nella nar-razione di Vincenzo Rabito la Prima Guerra Mondialesul Piave, i disordini e i moti sociali negli anni del fa-scismo, le conquiste in Libia, le missioni militari inAbissinia sono tutte vissute con l'occhio di chi ha quasidimenticato gli spiriti patriottici e pensa ai suoi inte-ressi. E imbrigliato in questo quasi istintivo individua-lismo quando egli torna a Chiaramonte Gulfi, non si fascrupoli a farsi raccomandare negli anni Cinquanta perun posto di cantoniere. Del resto, congeniali alla suanatura picaresca, raggiri e furberie gli si erano piùvolte sembrati la strada più semplice per ottenere ciòche voleva, come lui stesso con ironica simpatia rac-conta. "Io aveva una abitutene in tutte li forrarieie difareme chiamare non con il nome di Rabito, che era ilcognome propia, ma mi faceva chiamare Arrabito. E ilmotivo era questo: che quanto in compagniadevedevino manciare opure davino la cinquinaprentevino sempre comencianto della "a" e io che eradella "erre", sempre prenteva all[']ultimo. Tanto feceche mi o fatto chiamare Arrabito e mi chiamavino tuttequase Arrabito Vincenzo, tanto che nella midagliac[']ene il mio nome e cognome Arrabito Vincenzo. E,quanto devedevino sigarette e cenquina e tante altrecose, io, che era della prima lettera, sempre prentevadai prime. Ma questa volta mi o trovato frecato"

E strana coincidenza che vale la pena di sottolinearevisto i comuni natali, è che molti episodi raccontati dal

militare chiaramontano sembrano quasi far sopravvi-vere l'astuzia e l'egoismo del contadino ottocentescodi Guastelliana memoria, che anche lui alla maniera diRabito, si avvaleva della furbizia come arma di difesacontro il potere dei "cappelli". Soltanto che Rabito sitrova a fare i conti con un'epoca segnata dallo stri-dente contrasto di miserie e innovazioni.

"Terra Matta di Sicilia" si presenta in libreria comeun'opera fuori da ogni possibilità di classificazione edemblematica per invenzioni linguistiche e spontaneitàdi espressione, scaturiti dall'autenticità del vissuto. E'un testo che lo stesso scrittore Vincenzo Consolo hareputato "unico, un caso di scrittura singolare, un do-cumento straordinario" e ma è anche una narrazionedestinata a far parlare ancora di sé poiché il registaNanni Moretti ha manifestato l'intenzione di trarre lasceneggiatura del suo prossimo film. Se son rose�

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<Vincenzo Rabito col suo libro �Terra Matta di Sicilia� editoda Einaudi, è proiettato ad essere un nuovo caso letterario>

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Poesia

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Forte di una solida tradizione (ne sono splendidi esempiVann'Antò, Enrico Cavacchioli, Salvatore Quasimodo), laprovincia di Ragusa offre anche oggi uno spazio creativo

decisamente significativo. Da tale constatazione è nata l'ideadi un viaggio ideale - che non intende certo proporsi qualericognizione esaustiva - dentro la misura lirica dell'arte locale.Entro il policromatico panorama della produzione poeticaiblea, va anzitutto ricordata la brevissima vicenda di Bufalinopoeta, risalente agli anni 1935-'54, ma esitata a partire daglianni Ottanta (L'amaro miele, 1982, ampliato e riedito nel '91;I languori e le furie, 1995). Si tratta di versi "sopravvissuti",per ammissione diretta del poeta, "quasi solo per caso alleperiodiche fiamme di San Silvestro a cui l'autore fu solito untempo condannare il superfluo e l'odioso dei suoi cassetti". Inessi Bufalino sfoggia una scaltrita abilità metrica, esercitatalungo strutture canoniche, mentre nell'ordito tematico inclinaverso un'esistenzialità tragicamente percorsa dalla morte,dalla guerra, dalla malattia, dalla sconfitta. Tra i motivi, tuttifiltrati da un io lirico che cerca talora il rifugio della maschera,si segnala pure, per l'estro delle soluzioni, l'equazione poesia-finzione, ossia il travestimento dell'amaro del reale col mieledelle accattivanti forme dell'arte.

Degne di nota sono, tra le altre, le operazioni poetiche didue iblei della diaspora: Giovanni Giuga e DomenicoAnastasi.

Il primo è autore di una poesia affabulante, che sintetizzaidillio e antidillio, ricca di inserti narrativi e di emprunts let-terari connotati da una fortissima personalità, non dimenticaneppure del patrimonio autoctono e del paesaggio isolano. Cisi riferisce in particolare alle Poesie da Smerdjakòv,(Manduria, Lacaita, 1978), che sono valse a Giuga il PremioMondello 1979. Maria Luisa Spaziani, lucida prefatrice dellaraccolta, rileva in essa "ora un'ossessione leopardiana spintafino alla citazione interna, ora una ripetitività alla Campana,ora un'eco eliotiana, montaliana, quasimodiana, ora una col-loquiale discorsività che si affianca al fulgore epigrammaticodegli esiti migliori"; del poeta viene in particolare apprezzatala capacità di andare oltre le scontate contestazioni e le ironieimpotenti, quella forza di additarci costruttivamente il positi-vo. Caso infrequente in una generazione vocata a castigare,ridurre, dubitare.

Domenico Anastasi, teologo, critico letterario e d'arte,esprime nei suoi versi, di carattere mistico (La pazienza deigiorni, 1966; Chronia, 1995; Corale dei credenti, 1999), unaricerca del trascendente irrequieta e tutta umana, da roidechu, che serba, assieme al marchio del peccato d'orgine,tracce di un'antica grandezza, corrosa, è vero, dalle passioniterrene, ma che spinge perennemente l'uomo verso l'infinito.

Nella poesia di Anastasi, esegeta di Kierkegaard e Jaspers,l'anelito a Dio si configura non solo in termini di spontaneoabbandono ed emozionale adesione, ma anche come urgen-za alla meditazione e avvicinamento ragionato alle veritàspirituali.

Tanti poeti ancora meriterebbero menzione. Tra gli altri,Carmelo Conti (che ha anche curato la bella antologia Ilvento a corde dagli Iblei), Domenico Cultrera, Giuseppe DiGiacomo, Giuseppe Di Noto. Ma, rifuggendo dal prospettarel'infruttuoso censimento, si intraprenderà, nei prossiminumeri di questo periodico, il viaggio cui si accennava sopra,un percorso scandito in quattro diverse tappe: si visiterà ilcorpus poetico di quattro figure, portatrici di progetti indivi-duali reciprocamente indipendenti, tutte però a buon dirittorappresentative della creatività iblea: Enzo Leopardi,Emanuele Mandarà, Giovanni Occhipinti, EmanueleSchembari.

Questi poeti (presentati in ordine alfabetico e per un giocodella sorte combaciante con quello anagrafico) si sonoespressi, seppure in misura e modalità differenti, in un'atti-vità artistica multidirezionale, della quale si metterà a fuocoesclusivamente la produzione in versi.

Itinerarilirici iblei< >di Elisa Mandarà

<Emanuele Mandarà col Premio Nobel Salvatore Quasimodo>

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Poesia

Amolte generazioni di ragusani ècaro il ricordo del canonicoGiorgio Occhipinti (1872-1959),

per l'alto esempio di umanità, dimoralità e di cultura che egli lasciò aquanti lo conobbero e ne sepperoapprezzare le virtù. E' rimasta peròlimitata nel tempo l'eco della suaproduzione letteraria. Da questa con-dizione è nato opportunamente ilbisogno di pubblicare una scelta dellasua produzione, per farla conoscerealle nuove generazioni e per fornirenello stesso tempo sia uno studiodella sua personalità che una testi-monianza autentica della vita provin-ciale a cavallo tra Otto e Novecentonella terra iblea. l compito è statoegregiamente assolto da GiovanniOttaviano, che ha operato una sceltadegli scritti "Antologia di versi eprose" dotando il volume di un'ottimaintroduzione esauriente ed appro-fondita.

L'opera è stata pubblicata dallacasa editrice Itenerarium di Modica eDomenico Pisana ha aggiunto unasintetica premessa ben composta. Lalettura lascia un'impressione intensa,da cui non si riesce a distaccarsi: inGiorgio Occhipinti, i ragusani, hannoil loro Parini. La cultura di ambedue èlontana dal cosmopolitismo ereditatodall'illuminismo, nei loro rispettivitempi diffuso in ogni tendenza diemancipazione culturale. Si avvertenei loro orizzonti il legame con gliambienti della terra natia, sia negliusi, costumi, feste, tradizione chenella "forma mentis" fortementeancorata ai valori sani della vita,quali la fede religiosa può dare.Questo perché in ambedue i poeti ilsubstrato culturale è basato sullafedeltà alla tradizione greca e latina ealla utilizzazione che ne aveva fatto ilCinquecento, una sorta di classicismointegrale. Questo tipo di classicismo

è portatore di valori profondi, cioènon si esaurisce in astratti modelliformali; è diverso dal classicismopuramente formale dell'Arcadia. Essoè aperto all'analisi del reale, sia purescaturita da un'occasione contempo-ranea. Siffatta apertura va inquadra-ta in un'ottica moderata, quale dove-va essere per spiriti che sentirono ivalori della fede con una condottairreprensibile ed una onestà esem-plare. Se l'arretratezza culturalecaratterizzava il meridione, GiorgioOcchipinti aspirava ad un concretorinnovamento non solo culturale, maricco di idealità civili. Da qui trovaspiegazioni il rapporto epistolare conSerafino Amabile Guastella e la ten-denza congeniale di trovare nei clas-sici i modelli dei valori più sani dellavita. Un esempio può chiarire meglio.In un componimento del 1896 ilpoeta canta la pace, imitandoTibullo: della guerra e del piantosono "causa l'invidia e la malia del-l'oro" (pag.50); nella pagina prece-dente il ricordo di Leonida si fondecon il mito contemporaneo del mag-giore Toselli in un componimento del

1895: l'Eccidio di Amba Alagi.L'orrore dell'eccidio e la sua condan-na non fanno ricorso ad estremismipiù o meno rivoluzionari, ma riflet-tono una moderazione equilibratache riesce a conciliare l'episodio con-temporaneo con il ricordo classico inuna superiore celebrazione di valoriumani e civili.

Credo che una chiave di lettura,per comprendere la personalità diGiorgio Occhipinti ci venga fornita dalui stesso nel prologo al dramma"Iblone o l'eroica resistenza d'Ibla aIppocrate di Gela", nel quale egliscrive: "Ad evocare questo esempioillustre / d'amor di libertà e d'indipen-denza, / o patria terra tu mi chiami,ed io / l'alte ruine abbraccio, gli antrie l'urne / interrogo e i segreti echirivesto" (pag.140). Nel passo è pre-sente l'educazione classica del poeta,chiamato a cantare i fatti della"Patria Terra", l'atmosfera culturalefoscoliana per valorizzare la continui-tà della tradizione eroica, fuse in unanelito ad una superiore nobile idea-lità "d'amor di libertà e d'indipenden-za". Si consideri, però, che questarievocazione nel tono riflette la mo-derazione equilibrata tipica del suomodo di intendere la vita, lontana daogni eccesso. Bastano questi pochiversi per individuare la funzione cheil classicismo ha nella poesia diGiorgio Occhipinti: l'interesse per larealtà contemporanea o, comunque,scaturito da un'esigenza che egliconsidera contemporanea porta allarivendicazione del valore della poesiae della tradizione classica, in quantoqueste antiche forme per lui sono ingrado di proporre una concezione divita umana e civile razionale. Gira erigira il discorso ci riporta alla poeticaoraziana dell'"utile dulci", che accom-pagnò per tutta l'esistenza la culturaattiva del Parini ragusano.

Giorgio Occhipinti,il Parini ragusano< >

la provincia di ragusa 35

di Carmelo Depetro

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Narrativa

Smentito l'adagio �nessun profe-ta è gradito nella sua patria� seil sindaco di Vittoria, Giuseppe

Nicosia, ha consegnato una targa alpoeta-scrittore Salvo Maggiore,alfiere della poesia e della narrativadel terzo millennio, promotore edivulgatore dell'immagine della cittàin molte regioni d'Italia.

Turi Maggiore rappresenta, oggi,un'ikona nel campo della poesia edella narrativa. L'universo della nar-razione nel romanzo di SalvoMaggiore è davvero un reticolo com-plesso e sconfinato (mi piace ricor-dare "Le radici del mandorlo infiore". �La canicola"', �Un uomo pre-sunto' e "Giuseppe Campagna, uneroe contadino") che avvolge l'uomoe la sua storia. S'è vero che viviamosospesi tra passato e futuro, in unpresente inafferrabile, che sfugge dimano ad ogni passo rendendoci,continuamente, inattuali, allora lastoria, le innumerevoli storie chesedimentano alle nostra spalle.diventano importantissime, laragione stessa del nostro vivere, ilpunto di riferimento e di partenzaper conoscerci e progettare il nostroavvenire. In definitiva, non facciamoaltro che raccontare, comeMaggiore, nel tentativo di definire eaffermare un'identità, la nostra iden-tità. Salvo Maggiore. nei suoiromanzi, cerca le tracce d'unasapienza antica che possa guidarenella costruzione d'un effimerofuturo, destinato a diventareanch'esso, inevitabilmente, storia.

L'impianto, sia del poeta sia delromanziere, mostra una tenuta nellafedeltà ai temi e nella resistenza deitimbri davvero di primo piano. Nelpoeta specialmente, gli anni nonsono trascorsi invano, e tutto èaccaduto con un ritmo fatale: allegioie (poche, in verità, quelle "sue")

e agli amori sono succeduti delu-sioni, amarezze. sconforti, presagidell'irrimediabile: "Dall'acque vivedel ricordo emergo/ come un gridonella notte/ o come musica amata/che resiste nel segreto della miaanima. / Mi diffusi nel tempo e nellospazio/ e intero mi ritrovo/ lungo lastrada ferma dei ricordi./ Io sono ilmio passata terribile/ dal quale m'al-lontano/ sempre più cercando quie-te. E la chiave di lettura della poeti-ca di Salvo Maggiore è proprio inquesta poesia dal titolo "Io sono ilmio passato".

Le amarezze, le delusioni, gli scon-forti hanno dato negli anni, però, ifrutti (seppur tardi) che hanno fattorivivere e rinascere sia il romanziere,sia il poeta, sia 1'uomo..."Io oggivivo..." "...oggi non sarei / quello chesono: un uomo/ ingannato dall'e-sistenza/ grama, ma tuttavia benforte/ a confrontarmi con chipossiede/ il bene e il male e ne fauso/ sui sentieri pietrosi o strade/della vita piena di cornucopie ripie-ne./ Io oggi vivo!/ E sicuro corro

verso il tempo nuovo/ che misostiene e mi premia/ per i traguardiraggiunti./

E' un canto di speranza e alla spe-ranza, in cui la raffigurazione poeticadi Salvo Maggiore è la premessaverso risultati mirabili, fra drammati-cità e consapevolezza lucida e rigo-rosa dello svolgersi della vita, quasial culmine d'un lavoro cerebrale edemotivo fra l'ansia e il turbamento,fra le pene e l'entusiasmo. rinnovaticontinuamente e trasferiti in unmondo più alto, in un'altra società,in una "societas'' descolarizzata.

Salvo Maggiore, attratto dal versolibero, s'avventura fuori dalle rottesegnate della rima e della strofa: eglipoeta e scrittore di razza, da sempreindomito battitore di versi, sfidatutta la poetica del Novecento,oltrepassandola e stagionandola.Motivi, questi, che lo collocano fuoridalle righe e dagli schemi.

Il suo è un canto libero nella poe-sia e nel romanzo; è il canto che lobattezza e lo legittima poeta e scrit-tore del terzo millennio.

Il canto libero diSalvo Maggiore < >

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di Pietro Monteforte

<Cerimonia di premiazione del poeta vittoriese Salvo Maggiore al comune di Vittoria>

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Il ruolo sindacaledi Tullio Cianetti< >

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Tullio Cianetti esponente diprimo piano di quello cheviene definito "fascismo di

sinistra"; uomo chiave nella storiae nell'evoluzione del sindacalismofascista di tutto il ventennio; ele-mento brillante e capace che, dapresidente dei sindacati fascistiumbri, riuscì ad assurgere, negliultimi mesi del conflitto, alla cari-ca di Ministro delle Corporazioni.Cianetti fu inviato a Siracusa nel1925 da Edmondo Rossoni, suodiretto superiore, e qui vi restòfino alla primavera del 1926. Amotivo della sua nomina comerappresentante della Ccsf(Confederazione delle corpo-razioni sindacali fasciste), vi fu iltentativo di ricucire le fila del par-tito e dei sindacati siracusani dila-niati da lotte intestine, nonchéquello di inquadrare sotto leinsegne fasciste, i contadini egli operai di questa terra.L'esperienza siciliana si dimostrò,subito, alquanto difficile con ipotentati agrari e politici delluogo, in virtù della sua con-vinzione e passione in difesa dellaclasse dei lavoratori. Al suo arrivodecise di assumere in prima per-sona la guida dei sindacati modi-cani. Nella lettera che inviò aRossoni scrisse: "In quel circon-dario ho dovuto rilevare la quasiassoluta assenza del sindacalismoda parte della massa dei contadi-ni. Tenni un comizio sulla piazza diModica Alta dove erano adunaticirca trecento contadini [�]. Icontadini rimasero freddissimi equasi ostili sia durante il miodiscorso, sia dopo il comizio [�].Radunati alcuni di essi midichiararono che "i contadinihanno la massima fiducia nei sin-dacati fascisti e nel Fascismo, ma

che noi non avremmo fatto nullafinché fossimo andati tra di loroaccompagnati sia da RizzoneViola, sia da Schettini, segretariodel fascio, perché i contadini

ritengono queste due personecome elementi infidi agli effettidel sindacalismo. La situazionefascista di Modica è quasi disa-strosa perché il fascio è ridotto aiminimi termini per le beghe per-sonali che vengono alimentate daidirigenti principali".

Nello stesso documento facevariferimento alla successiva mis-sione effettuata a Ispica; quiaccertò che in "paese esistevanoalcune leghe autonome di lavora-tori, i quali pur essendo di senti-menti italianissimi non erano maivoluti passare alle corporazioniper la solita situazione politicasiciliana, per cui i sindacati veni-vano costituiti da Tizio per avereuna forza in mano nella lotta mil-lenaria contro Caio. A Spac-caforno abbiamo fatto anche con-ciliare alcuni lavoratori stretti davincoli di parentela e che da annisi lottavano senza tregua". Cia-netti comprese la precaria situa-zione nella quale versavano i sin-

di Fabrizio La Licata

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Storia

Tullio Cianettiprodusse ilprimo contrattoprovinciale peril bracciantatoagricolo cheobbligavanotabili epossidenti acorrispondereuna giusta pagaai contadini

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<Tullio Cianetti, rappresentante della Confederazione delle corporazioni sindacalifasciste, ebbe un ruolo di primo piano nell�affermazione del sindacalismo ibleo>

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dacati fascisti, ancora sprovvisti diun'adeguata sede. Il ragioniereGuido Rebecchi, ex ferrovieresocialista e precedente dirigente,si dimostrò un valido uomo al suofianco capace di veicolare attornoa se l'ingente massa dei contadiniprovinciali. "Siccome però egli èun onesto ed un uomo che haveramente compreso il sindacali-smo fascista, e siccome qui ilsindacalismo fascista è quasigeneralmente considerato come ilmezzo per tenere schiave lemasse operaie, è logico che gli sisia fatta finora una guerra spie-tatissima perché si è compresofinalmente che si cominciava afare del vero sindacalismo".

Nella lettera inviata adEdmondo Rossoni il 12 agosto1925, Cianetti scriveva: "Qui caroRossoni occorre la massima ener-gia perché sia pure sotto il distin-tivo del littorio sono rimasti inpiedi le vecchie cricche e camarille[�]. In pochi giorni abbiamoavuto oltre mille adesioni; da ogniparte della Provincia mi giungonosollecitazioni per recarmi a costi-tuire sindacati [�]. Il terreno èfertilissimo e potremo fare un'or-ganizzazione meravigliosa [�].Alfieri farà lo stesso per il partito".

In più occasioni Cianetti si sof-fermò a parlare della situazione diModica e dei rapporti intercorren-ti tra i vari esponenti del luogo.Comunicò a Rossoni il comporta-mento di Giovanni Barone, exconduttore delle FF.SS., che dopole dimissioni si mise a sua dispo-sizione. Quest'ultimo poteva gio-varsi dell'entusiasmo della classelavoratrice, tant'è che, durante uncomizio di Cianetti, dovette farlidesistere dall'inscenare unadimostrazione a proprio favore.Nella lettera che Cianetti inviò alpresidente della Ccsf il 17 agosto1925, si legge: "Barone è unapersona dalla profonda fedefascista e cognizione del sindaca-lismo [�]. Il Fascismo a Modica èin mano di gente che a comincia-re dello Schettini non ha alcunaradicata e convinta fede fascista

in quanto vive purtroppo anche lila vecchia cricca e la vecchiaclientela personale. La lotta alBarone che si è voluta impostaresu episodi di nessuna importanza,proviene infatti dall'avversioneche quella gente ha per il sinda-calismo nonostante si voglia diessi dimostrare il contrario achiacchiere [�]. A Modica come aSiracusa non si vuole il sindacali-smo perché si ha paura di esso eperché si vede che con l'affer-mazione sindacale si fa una veraaffermazione di fede fascista,mentre fin'ora la fede fascista èsubordinata al personale torna-conto di poche persone [�]. Ilprincipale torto del Barone è quel-lo di essersi affiancato il RizzoneRaffaele e qualche altro elemento,ma ciò è scusabile in parte datol'isolamento nel quale si tentavadi portare il Barone non nelcampo operaio dove egli ha delleimmense simpatie, ma in tuttol'ambiente politico locale, dall'al-tro credo che questo comporta-mento è scusabile, in quanto èstato isolato in tutto l'ambientepolitico locale. E' inutile dirti cheAlfieri condivide perfettamente il

mio pensiero. Il sottoprefetto diModica contribuisce enorme-mente a creare tale stato di cosee ti assicuro che io ho riportato sulsuo conto una impressione disa-strosa, data la sua sfacciata parti-gianeria per lo Schettini che eglimanifesta pubblicamente e intutte le occasioni; Egli non samantenersi al di sopra delle com-petizioni e non cerca di riportarela tranquillità negli animi e difonderli, ma anzi è quello cheacuisce sfacciatamente il dissidioed anima i rancori tra gli espo-nenti del fascismo locale e circon-dariale. Pare che faccia la guerraal Barone per quella famosa rice-vuta poco chiara di quel tale suoparente e che è nelle tue mani.Io ritengo pertanto che ilSottoprefetto di Modica debbaessere immediatamente allon-tanato o per lo meno richiamatoall'ordine [�]. Io ti assicuro che inpoco tempo fascistizzeremoModica. Bisogna lavorare perchéquando gli operai e i massari sof-frono la fame e che si impediscead essi di migliorare le loro con-dizioni e li si accusa di bolscevi-smo, ogni qualvolta essi dicono

Storia

<1925. Un raduno di piazza negli anni del fascismo>

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><la provincia di ragusa 39

Storia

una parola è logico che questapovera gente veda nel Fascismo ilsuo nemico, pur amandoMussolini, Farinacci e te [�]".

In una successiva lettera inviataa Rossoni nel settembre del 1925,Cianetti, in merito alla Provincia diSiracusa, scriveva: "Qui purtroppoil fascismo è un'aberrazione [�],la congrega antisindacalista com-prende nel suo seno l'avvocatoUrso [�], l'avvocato professorePaolo Rio, segretario provincialedelle corporazione della scuola,tutte le vecchie cariatidi gerar-chiane passate al fascismo, lamassoneria e l'onorevole Leone, ilquale pur essendo un bravo gio-vane è prigioniero politicamente,pare, per ragione di interessi aduna cozzaglia di farabutti cheimperante Mussolini, Giolitti oLenin vogliono stare sempre agalla [�]. Mi si vorrebbe imporredi mettere alla testa dei sindacatinon dei rappresentanti della cate-goria, ma persone di fiducia ditizio e di caio; in altre paroledovrei costituire le riserve elet-torali come è stato finora [�]. Isoliti signori nel fare la guerra aisindacati hanno scelto perbersaglio l'organizzatore federaleRebecchi perché viene dal sinda-calismo rosso [�]. Il Rebecchi èun uomo di fede ed è preziosissi-mo per l'organizzazione. Egli è amia completa disposizione e noncompie atto che non sia da meordinato [�]. Nella lotta persona-le contro di lui si vuole impostarela lotta ai sindacati fascisti. Il dot-tor Alfieri, segretario provincialedel Pnf è dello stesso avviso".

Appena una settimana dopoCianetti scriveva un'altra lettera aRossoni. Iniziavano ad emergeresegni di debolezza; si legge: "Nelcongedarmi al momento della miapartenza per Siracusa, le ultimeparole che tu mi dicesti furono:"massima energia". E questaenergia io non faccio mancarenella mia opera; però tu compren-di ogni tanto che io avrei bisognodi avere il conforto di una tuaparola e soprattutto quei consigli

che tu, maestro, puoi e devi dareai tuoi collaboratori [�]. Le massesono per il fascismo e perMussolini, ma contro le clientelelocali che sotto l'etichetta fascistasono rimaste quelle che erano[�]. Il Sindaco fascista di Modicae i suoi collaboratori attaccanoviolentemente Farinacci per il suodiscorso di Predappio, perchédicono che dopo grandi sacrifici ilsocialismo cacciato dalla portarientra per la finestra e che il fa-scismo sta seguendo una falsastrada, dando troppa importanzaalle masse operaie [�]. Dallamassoneria fino all'ultima clien-tela personale abbiamo in ognicampo dei nemici tranne che nellacittadinanza che ci segue con sim-patia nella nostra opera". Pur rin-carando la dose, il concetto sem-bra, oramai, piuttosto chiaro!Cianetti, nella lettera inviata aRossoni il 26 settembre 1925,scriveva: "A Modica gli esponentidel partito continuano la lorocampagna sottile contro l'affer-mazione del sindacalismo perchédi esso si teme in un modofenomenale nonostante che innostra presenza si vogliadimostrare il contrario [�]. Ioritengo, caro Rossoni, che siagiunto il momento di richiamareGiovanni Barone perché i lavora-tori credono che il Barone siastato da noi messo in disparte perfar piacere ai nemici del sindaca-lismo, favoriti in questa loro cre-denza dai dirigenti fascisti chepubblicamente si vantano di avereriportato vittoria su Barone che hal'unico� torto di avere preso sulserio il sindacalismo in mezzoall'ostilità di quei signori [�]; conil ritorno del Barone alla direzionedei sindacati modicani, si intendesotto la mia rigida sorveglianza lanostra opera verrebbe enorme-mente facilitata".

In poco tempo Cianetti vennepreso di mira accumulandocritiche da parte di uomini chevedevano in lui il pericolososviluppo del sindacalismo. Unalettera del 7 marzo 1926 inviatagli

da Giuseppe Finocchiaro avvaloraquesta tesi: "Per mezzo del mioamico avvocato Giovanni Cartiaho saputo che ieri Lutri, fiduciariodi Scicli, si recò ad Avola perchéchiamato telegraficamente dal-l'on. Ruggero Romano dove trovòoltre a Romano, il sindaco di Avolacommendatore Santuccio, il sin-daco di Noto commendatoreSallicano, il sottoprefetto di Notocav. Bono ed il signor Falbo.Scopo della riunione fu il tentaredi persuadere Lutri di dimettersidalla carica di fiduciario, dicen-dogli che solo così si può sfiancareil sindacalismo che oltre ad esseresuperfluo in Provincia grazie allatua opera, è diventato dannoso.Ritengo che questi cari e fedelissi-mi amici, faranno altrettanto conme [�]. Come vedi si sta svilup-pando una vera e propria crociatacontro il sindacalismo e non aven-done il coraggio subdolamenteattaccano alle spalle te [�]. Adogni costo ti si deve allontanaredalla Provincia, perché solo con iltuo allontanamento il sindacali-smo fascista sarà, quale lor sig-nori lo vogliono, una turlupinaturae non una realtà".

Nonostante non riuscì a trovareun terreno favorevole alla suaazione sindacale, Cianetti pro-dusse il primo contratto provin-ciale per il bracciantato agricolo, ilquale obbligava notabili e possi-denti a corrispondere una giustapaga ai contadini. Il contratto, cheera il primo ad essere stipulato intutta la Sicilia, ricopriva unagrande importanza economica epolitica, di cui il fascismo stesso sivantava. Si scontrò con il deputa-to Leone, il quale affermò in piùoccasioni, anche dinanzi alPrefetto di preferire al posto dimille operai sindacalisti ben centoindustriali e venti squadristi. I rap-porti con la deputazione provin-ciale volsero fin dall'inizio nel peg-giore dei modi, perché l'obiettivodi Cianetti fu quello di eliminaretutti privilegi esistenti in provinciatali da nuocere allo sviluppo delfascismo nazionale.

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Cinema

�I Viceré� secondoFaenza e Giardina< >

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di Silvia Ragusa

Camion, cineprese, transennee il Castello di Donnafugatadiventa location privilegiata

delle riprese cinematografiche del-l'ultimo film di Roberto Faenza "IViceré". Sulla scalinata, nella ter-razza o lungo i viali del giardinodell'antico maniero CristianaCapotondi, Alessandro Preziosi eLando Buzzanca, Lucia Bosè, tragli altri interpreti, vengono chia-mati a girare le ultime scene di unfilm che sembrava irrealizzabile,nato a Ragusa, nella villa di contra-da Fegotto.

La singolare storia comincia sulset di "Marianna Ucrìa", quando,più di dieci anni fa, il registaRoberto Faenza incontra casual-mente Tullia Giardina, docentedell'Istituto "Giosuè Carducci" diComiso. In quella sede, per laprima volta, nasce l'idea di unatrasposizione cinematografica de"I Vicerè" di De Roberto.

"Quel giorno, parlando del suofilm, basato sul romanzo di DaciaMaraini, - spiega Tullia Giardina -gli feci notare quanto più significa-tivo fosse il testo di De Roberto,non solo perché tracciava unaffresco straordinario della Sicilia,ma anche perché senza i Vicerémolta letteratura novecentesca, daPirandello a Tomasi di Lampedusa,non ci sarebbe stata. Faenza, allo-ra, mi confessò che non aveva lettoil romanzo e rimase perplesso".

Ideatrice e collaboratrice dellasceneggiatura di uno dei film piùattesi della stagione, prodotto daElda Ferri per Jean Vigo e la spa-gnola Iccsa, in collaborazione conRai Cinema e Rai Fiction, per ilgrande schermo e per la tv, TulliaGiardina, studiosa e critica cine-matografica, racconta il suoapproccio straordinario e la lunga

gestazione di un rapporto lavorati-vo con il regista Roberto Faenza. Elo fa svelando la sua grandepredilezione verso il romanzoverista. Lo stesso che ha da sem-pre immaginato sullo schermo,attraverso relazioni e coincidenzeche durante gli anni si sono susse-guite. Quella, ad esempio, di viverea Santa Croce Camerina, dove perdecenni ha vissuto un discendentedella famiglia dei Vicerè o quella diconoscere Lucio Mandarà, sceneg-giatore e collaboratore Rai, cheanni fa stava lavorando con SandroBolchi ad una prima sceneggiaturadel romanzo per la televisione, unprogetto che aveva coinvolto anchela penna di Gesualdo Bufalino.

"Ricordo che allora la Rai nonvolle finanziare la loro trasposizionee Lucio Mandarà con una leggeraamarezza ipotizzava che, se cia-scun siciliano avesse pagato millelire, la Sicilia avrebbe avuto l'op-portunità di avere un film di grandelevatura culturale". E non solo.Anche Catania con il suo conventodei Benedettini, sede della facoltàdi Lettere e filosofia, ha da sempreaffascinato l'immaginazione dellaprofessoressa. Lo stesso conventole cui stanze in restauro, da gio-vane universitaria, andava adesplorare con qualche collega,ripensando alla figura ambigua epromiscua di Don Blasco Uzeda,monaco senza vocazione tra quellemura. Eppure i nobili Uzeda, liti-giosi, cocciuti, avidi, bislacchi epazzi, rimasero per anni ancoratialla lodevole penna di De Roberto,fino all'incontro con RobertoFaenza che, giunto a Vittoria perpresentare in anteprima il suorecente film, insieme con la produt-trice Elda Ferri, chiesero alla do-cente iblea di elaborare una paginache potesse motivare l'interesseculturale della trasposizione cine-matografica del romanzo. Scritto aquattro mani, insieme al professoree amico Giuseppe Traina, l'analisipiace e convince la produzionecosì, dopo aver abbozzato unsoggetto, Tullia Giardina lavora adun primo trattamento dell'opera.

"Allora era già passato un annoed io mi recai a Roma, perché, inverità, non avevo le idee chiare sucome si dovesse svolgere un lavorodel genere. È stata una sfida, unacosa completamente nuova nellaquale mi sono un po' inventata. Hocontinuato a lavorare e nel febbraiodell'anno successivo tornai a Romaper cominciare a concretizzare il

Roberto Faenzaha girato inprovincia diRagusa"I Vicerè" diDe Roberto.L'idea sulnuovo filmal regista èscaturita nelcorso di unincontro a VillaFegotto conTullia Giardinasul set diMarianna Ucria

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lavoro. Si trattava di fare unasceneggiatura televisiva, perché siera interessata Mediaset, così nellafase successiva il lavoro è statoseguito da sceneggiatori di profes-sione. Ho continuato a visionare iltesto, ma negli anni le sceneggia-ture sono cambiate, dato che inseguito Mediaset rinunciò, e lasceneggiatura venne ripropostaalla Rai e destinata anche al grandeschermo".

Un lavoro difficile ma che presto,per l'esperta dell'opera letteraria, sitrasforma in gioco, tracciando lelinee di una sceneggiatura finaleche certo sarà diversa dal romanzo.

"Il film si presenta come unattuale e coinvolgente rappresen-tazione non oleografica della Siciliadell'Ottocento, dove il raggiungi-mento e il mantenimento delpotere diventa il motore della"pazzia" degli Uzeda. Vengono,infatti, alla ribalta le ragioni occulteche stanno alla base di una con-cezione del potere e della politicadel tutto fini a se stessi. Il filmattraversa quarant'anni di storia esarà crudo nelle descrizioni, parleràdel "trasformismo" in atto in quellasocietà, mostrerà episodi ironici egrotteschi. Ci sono poi i rapportigenerazionali esplorati con sagacia,dove il conflitto tra Consalvo ed ilpadre ha sicuramente un ruolo fon-damentale".

"Credo che la realizzazione delfilm (sarà ad aprile prossimo nellesale cinematografiche in versioneridotta) sia un debito - concludeTullia Giardina - che la cultura ita-liana ha verso uno scrittore impor-tante, eppure spesso dimenticato.Faenza per questo ha avuto corag-gio, non solo perché sarà soggettoad un quasi naturale confronto conil "Gattopardo" di Visconti, maanche perché dopo anni dipregiudizi, se non di vera censura,non è facile tracciare l'affresco dirapporti di potere che sonoestremamente attuali. Ci vuole unagrande sensibilità civile primaancora che politica, qualità cheFaenza ha sempre dimostratoanche nei suoi film precedenti".

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Cinema

Il sodalizio Bufalino-Cino è stato già collaudato con successo conDiceria dell�untore�. Ora il regista ci riprova con un altro film tratto da

un romanzo di Gesualdo Bufalino: �Argo il cieco�. Il film dal titolo�Quell�estate felice� era nella mente del regista Beppe Cino già neglianni Novanta e lo stesso Bufalino, appassionato di cinema, era convin-to che fra tutti i suoi romanzi, �Argo il cieco� si prestasse meglio allatrasposizione per il grande schermo.

Alla vigilia dei primi ciak diversi i sopralluoghi effettuati a Modica edin provincia per le location in cui ambientare il racconto della Sicilia deglianni Cinquanta, e soprattutto della Modica di quel periodo, vista soprat-tutto con l�enfasi della memoria di chi fu �giovane e felice un�estate, nelcinquantuno�. E il titolo del film è proprio frutto di questa inebriantesensazione

Sofferta anche la scelta dell�attrice protagonista del nuovo film. In unprimo momento era stata scritturata Maria Grazia Cucinotta, nei pannidella ventenne Maria Venera. Dopo dieci anni di ritardo, benché labellezza e la sicilianità della Cucinotta fossero ancora accattivanti, BeppeCino ha dovuto cambiare attrice. La scelta è caduta così sulla bella OliviaMagnani, raffinata e riservata ragazza che ha dimostrato, nonostante lapesante eredità del cognome che porta, di essere all�altezza di ruoliimportanti. Affiancano Olivia Magnani vari attori del teatro Stabile diCatania, tra cui la ragusana Sara Emmolo nei panni di Amalia, la tenu-taria della pensione in cui alloggiano i professori. Fra questi AngeloAmato (lo stesso Bufalino) interpretato da Dario Costa, attore di teatroe cinema proveniente dall�Accademia di Arte Drammatica, e il professoreIacarino, interpretato da Giovanni Argante. Nel film tanti i ruoli minoriaffidati ad artisti locali tra cui il vittoriese Angelo Zafferana nei panni didon Ciccio Patò, autista del boss don Nitto, interpretato da Pier LuigiMisani; la modicana Carmela Bussa Calleo nel ruolo dell�ostetrica, anchelei proveniente dal Teatro Stabile di Catania. Ambientato in provincia diRagusa, il film di Beppe Cino ha una caratterizzazione fortemente localedettata dalla presenza di diversi attori locali e da una sceneggiatura chevive sul vissuto di Bufalino nel suo soggiorno a Modica.

Giovannella Galliano

<L�estate felice di Bufalino>

<La protagonista del film Olivia Magnani insieme all�attore vittoriese Angelo Zaffarana>

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Loro non sono pseudocampioniipermediatici o veline dal sor-riso di plastica, ma persone che

si incontrano tutti i giorni, nellestrade e piazze delle città: acrobati,clown, giocolieri, mimi, musicisti cheintrufolandosi tra la folla allungano ilcollo verso i primi della fila, cheinteragiscono con la nuovissimamusichetta del cellulare del tizio ocon lo scappamento di un motorinoche s'inerpica passando proprio nel"clou" dello spettacolo. Sarà unintercalare dileggiante, l'opportunaparola all'esatto momento quando lafragorosa allegria esula dalla giàprogrammata manifestazione.Improvvisatori e manipolatori, artistidi strada, creatori di emozioni pure.Figure che esercitano un fascinoantico, muovendo a suggestioniesotiche e felliniane. Ma quando sispengono le luci degli ultimi ritrovi ela piazza si svuota, si scorgono,dietro le quinte, ordinario impegno,dedizione e sacrifici. Anche pervenire fino a Ragusa, perché, con-fessano in molti, "qui si viene permolto meno che in qualsiasi altrofestival". Lo spettacolo di AdrianBandirali, ad esempio, è molto piùche niente: una piccola ed essen-ziale baracca fatta di tre pannelli distoffa nera dove ondeggiano burat-tini a guanto: realistici e grotteschi,pronti a far ridere e riflettere altempo stesso. D'altronde lui, raccon-ta col suo accento marcatamenteargentino, di piazze ne ha giratedavvero tante, apprendendo ilmestiere dall'osservazione, oltre chedalla lunga esperienza.

"Sono già ventitré anni che sonopartito dal mio paese. Ho comincia-to pensando di divertire la gente delmio quartiere e dopo mi sono trova-to a scoprire nuovi orizzonti e sonovenuto in Europa. In realtà non pen-

savo di fare questo mestiere, solo diaiutare un amico con i suoi burattini.Il mio allenamento è stato quello digirare il mondo; i burattinai nonhanno bisogno di allenarsi come gliacrobati. Ho fatto tanti viaggi, holavorato tre/quattro ore al giorno,con più di sessanta spettacoli setti-manali, così capisci che già sei den-tro al personaggio".

Di personaggi, infatti, c'è unagrande varietà. Dall'ingenuo teena-ger alle prese con un fiore, al doma-tore di leoni, all'ubriaco dagli occhiasimmetrici, anche l'orribile quantocanzonatoria morte.

"Sono tutti molto vicini alla realtà- spiega il burattinaio - ecco perchécerco di disegnare un mondo idealeo di evidenziare quello che non miva, con la speranza di sensibilizzarealcuni atteggiamenti umani cheritengo nocivi. Nelle storie, poi, c'èanche del mio".

Un fragoroso applauso saluta ilgran finale e Adrian, sorridente, inpochi secondi lascia lo spazio al"ballo acquatico" di Krisalida alias

Cristina Mazzeo, che trascina il pub-blico nel dolce mondo dell'immagi-nazione, tra equilibrismo e tulle dalletinte del profondo universo delmare. Qualche passo e sui trampoligiunge l'inquisitore. La maschera dalnaso adunco, una palandrana mar-rone lungo le spalle e una stregapronta per il rogo. Saltimbanchi,attori, giocolieri e uno spettacolotragicomico da piazza. Tra tamburi ediablo, prove d'innocenza sul fuocopurificatore o sui bianchi cristalli, ilprocesso giullaresco sfocia in unasatirica critica ad una società in cuiessere sé stessi è gia una colpa. Sichiamano "Teatro agricolo" e lavora-no insieme da circa tredici anni sulpalco. Ognuno con la sua storia per-sonale, ognuno con i suoi studi daconservatorio, ognuno con le sueorigini - c'è pure chi le ha sciclitane- eppure da due anni mandanoavanti un progetto di commedia del-l'arte in strada.

"È una maniera per portare inpiazza, facendo ridere, tematicheattuali. Con il rogo, ad esempio, è il

Artisti per caso< >

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di Silvia Ragusa

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Spettacoli

<Ragusa Ibla. Gli artisti di strada animano la manifestazione di Ibla Buskers>

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Spettacoli

tema della differenza, del diverso ad essere messo allaberlina. Allora lo spettacolo diventa qualcos'altro. Nonsolo intrattenimento. La chiave comica, la battutaimprovvisata, la parte goliardica servono anche per fareciviltà".

Preparazione di studi e grande relazione tramutanol'ironia in pedagogia, ove il comico ritma il momento allavecchia maniera. Applausi misti a colonne sonore di filmmai esistiti. Dagli stretti e sinuosi gomiti dell'acciottola-to giunge il gruppo musicale dei "Camillocromo", ossiaband di "musica onirica per film immaginari". Che vuoldire tutto e niente.

"È un po' un filo rosso che ci permette di passare daun genere all'altro, anche se abbiamo le nostre solidebasi - dice il batterista - ma l'idea è nata quando due otre anni fa ci siamo trovati ad incidere colonne sonoreper dei film e dei cortometraggi veri, e siccome ci sonopiaciuti abbiamo pensato di riproporle dal vivo, solo chei film non erano più commissionati, così abbiamo suona-to per film immaginari".

I sei musicisti toscani, con i loro strumenti intrapren-dono un entusiasmante viaggio attraverso atmosfereoriginali ricercando suggestioni di altri tempi. Dal jazz, algipsyswing al balkantango, la musica che viene fuoris'inframmezza alle gag improvvisate. La band scorazzaimperterrita e fragorosamente allegra per le rotte delfestival, mentre, sospesi nel cielo, su tessuti e corde ver-ticali, la compagnia "Mi fa vo la re" presenta la sua ma-gica e divertente storia. Naso all'insù a guardare ivolteggi, avvolgenti e cangianti, come la musica che siaccompagna alle buffe e poetiche entrate del mimoapprendista portacartelli. Un piccolo circo aereo-musi-cale, come vogliono definirsi, che nasce, poco meno diun anno fa, "dalla voglia di fare uno spettacolo dove sipotesse usare il tessuto in una maniera meno usuale,con la musica dal vivo, e con un mimo clown a terra,perché ridere è importante. Abbiamo messo a dispo-sizione ognuno la propria esperienza, cercando dimescolarle. Certamente la parte fisica è quella che piùdeve essere allenata, e lo si fa quotidianamente.Cadenzialmente, invece, abbiamo delle prove per coor-dinarci e sperimentare, ma la prova più importante è ilriscontro del pubblico".

Teatro di figura, clowneria, gioco di parole e sanaimprovvisazione per il trio toscano come per il piùgrande direttore di tutti i tempi. Otto Panzer, parla conspiccato accento tedesco. È un direttore di circo senzacirco che sembra uscito da un film di Fellini: vistosa uni-forme rossa e gallonata, cappello a cilindro e baffi amanubrio. Un po' clown, un po' prestigiatore, un po' gio-coliere, è ben felice di raccontare la sua esperienza.

"Già due giorni prima dello spettacolo entro in fibril-lazione, come se dovessi incontrare una bella ragazza.Inizio a studiare la piazza, il pubblico che avrò di fronte,ed ho una regola di sopravvivenza: la prima non vale. Èpiuttosto una prova di 10/15 minuti per capire il pubbli-co. Se non sei flessibile, questo lavoro non fa per te. In

piazza sei in situazione di svantaggio e devi fartene unaragione. Certo, esistono tecniche specifiche dei clownper gestire situazioni di emergenza, tipo un ubriaco che"rompe" il cerchio, ma non funzionano sempre". E pen-sare che anni fa Otto, alias Gianni, era un pilota del-l'aeronautica militare. "Un giorno ho accompagnatoun'amica che animava le feste di compleanno dei bam-bini e pian pian ho iniziato anch'io. Dopo qualche annomi sono imbattuto nel mondo degli artisti di strada". Chesuccede, poi, quando due donne fanatiche della televi-sione, si trovano davanti alla più grande catastrofe dellaloro vita? La tv si rompe e la loro vita sembra perdereogni senso. Allora, all'improvviso arriva una nuova espe-rienza: l'immaginazione. Così le due artiste spagnole"Mirrumba" ballano e affrontano corse automobilistiche,mentre la stanza si trasforma in un grande oceano, letende diventano vele di un vascello e loro pericolosipirata. In piazza le acrobate, in numeri aerei di tessuti ecorde verticali, affascinano il pubblico. "Que mal se TeVe" è uno spettacolo umoristico per tutti, dove abbiamocercato di trasformare la tecnica circense in elementinarrativi. La compagnia nasce, invece, all'inizio del 2002con l'illusione di fondere la vocazione artistica, l'imma-ginazione e il lavoro professionale, volendo trovare nel-l'arte una forma di vita".

La stessa arte che fa volare le tradizionali mongolfieredi carta, illuminando di un tenue ma romantico bagliorela serata, su per il cielo di Ibla, laddove la pioggia, con-tinuamente evocata dalle previsioni, fa capolino, spe-gnendo le luci e sospendendo i rumori dell'appenatrascorsa dodicesima edizione.

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<Ragusa Ibla. Momento di attrazione per Ibla Buskers>

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Vetrate rotte, muri sgualciti, ser-rande divelte. A colpo d'occhiosembrerebbe un fatiscente sca-

tolone di cemento in perfetta stonatu-ra con il contesto paesaggistico che loattornia. Ma come spesso accade, i sitiabbandonati non sono altro che silen-ziosi custodi di gloriose memorie delpassato. E così per raccontare l'effettoche può suscitare oggi la vista dell'exalbergo "La Pineta" di ChiaramonteGulfi, a chi negli anni Settanta ne videla fervida attività, si può pensare alrelitto affondato del Titanic, e allastessa sensazione che nel capolavorocinematografico trasmettono lesequenze in dissolvenza del finale,quando le immagini di corrosione eabbandono prodotte dal tempo, sisovrappongono allo splendore e alvocio chiassoso e festante del passato.

Grazie alla Provincia Regionale diRagusa che ha acquistato l'immobile,presto il complesso sarà recuperatoe destinato a sede della sezionedi Chiaramonte Gulfi dell'IstitutoAlberghiero. La nuova destinazione delsito, dove negli anni Settanta nacqueuna delle prime strutture alberghieredella provincia, restituirà dignità allamemoria di un locale che ha fatto sto-ria per un ventennio. Era il 3 settem-bre del 1968 quando venne posta laprima pietra con una moneta d'argen-to incastonata sulla base del primopilastro. Alla cerimonia partecipò il sin-daco dell'epoca, Nello Rosso, e l'iniziodei lavori fu salutato come un eventograndioso. Successvamente la festa diinaugurazione, avvenuta la notte diSan Silvestro del 1970, fu una seratamemorabile alla quale prese partetutta la classe aristocratica ragusana elo stesso presidente della RegioneSiciliana di quegli anni, l'onorevoleVincenzo Giummarra. Iniziò una lungaserie di successi del ristorante-pizzeriache, per qualità dei servizi e profes-

sionalità del personale, attirò unaclientela numerosissima. Il boom dipresenze permise di completare ilavori e presto la struttura divenneanche un albergo con quasi un centi-naio di posti letto. Negli anni '80 ci fuspazio anche per la mitica discoteca"Popi-Popi". Furono tempi memorabiliresi ancora più belli per la presenza diospiti illustri che impreziosirono leserate. E nei saloni eleganti dellaPineta si esibirono i big più in vogadella canzone italiana: DomenicoModugno, Fred Bongusto, Lara SaintPaul, Ornella Vanoni, Marcella Bella,nonché uomini di grido dello spettaco-lo e della televisione del tempo comePippo Baudo e Franco Zeffirelli.

"Quando si organizzavano questeserate - racconta l'architetto VittorioAlescio, figlio del fondatore del locale esocio dell'impresa - si registrava laressa. Accorreva gente da tutto il ter-ritorio ragusano e dalle provincelimitrofe, come Caltanisetta, Siracusae Catania. Il biglietto d'ingresso era ditre mila lire e in alcune serate si rag-giungevano punte di migliaia di per-

sone, costrette spesso a rimanerefuori in attesa di riuscire a entrare nellocale stracolmo"

Il successo de "La Pineta" fu certodettato dal privilegio di essere il primolocale all'avanguardia con i tempi, mafu anche frutto di una strategiaimprenditoriale attenta alle novità ecapace di attirare la clientela con imezzi dello spettacolo. Artefice diquesto complesso alberghiero fuGiovanni Alescio, perspicace e intra-prendente chiaramontano, che sidedicò alla gestione della strutturaricettiva dopo essersi occupato, daglianni Cinquanta in poi, di un negozio diferramenta e materiale di costruzioniinsieme all'operosa moglie e di unamodesta fabbrica di mattonelle.Complice del buon successo il figlioVittorio - in quegli anni attirato dainteressi poliedrici, affermato architet-to, arredatore, broker assicurativo,produttore cinematografico ed editoregiornalistico a Roma - che curò gliarredi interni del locale, estrosi e ricer-cati, e si avvantaggiò delle sue ami-cizie nella capitale per "scritturare" i

La Pineta, bussolaper futuri studenti < >

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di Cettina Divita

Amarcord

<Chiaramonte Gulfi. Il complesso edilizio della Pineta come si presenta oggi>

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personaggi dello spettacolo che anda-vano per la maggiore, che lui stessonei panni di conduttore presentava alpubblico.

"Gli artisti che alloggiavano nel no-stro albergo - racconta Vittorio Alescio- paragonavano la Pineta al noto localedella Versilia, la "Bussola di Viareggio".Per tanti era diventata un punto diriferimento in Sicilia e il successo dimolte serate è rimasto indelebile nellamemoria di tanti. Quando venneModugno, si emozionò, vedendo dallavetrata della terrazza che si affacciavasul bel vedere, il movimento di mac-chine che in coda lungo i tornanti dellastrada cercavano parcheggio perassistere alla serata. "Tutta questagente è qui per me" - esclamò stupitoed emozionato - . Lui, che era "unuomo, un artista, un poeta" e cosìvoleva essere annunciato al suopubblico".

La Pineta fu focolaio di mode, ten-denze ed abitudini degli anni Settantae il famoso carnevale chiaramontano,prese le mosse per la prima volta pro-prio nei locali del rinomato albergo,dove si organizzò il "Carnevale Pazzo"con tre serate di ballo in maschera chefurono poi negli anni successivi imitatenella piazza del paese. Tra gli ambien-ti spaziosi e rifiniti con pietra lavica,impreziositi di estrosi dettagli diarredamento, un pozzo, fontane,archi, dipinti e confortevoli divanetti,centinaia di giovani incontraronol'amore della propria vita. L'enormeafflusso di gente, negli anni, avevafatto della Pineta, un mito. E cometutti i miti che si arricchiscono dileggende, ne nacque una, frutto dellacredenza popolare che, per un venten-nio, ha avvolto di un fascino misteriosoil locale. Probabilmente l'invidia per ilsorprendente successo o lo scontrocon un contesto sociale come quellochiaramontano ,in quegli anni ancorafatto di arretrate mentalità contadine,fece nascere una storia fantasiosa se-condo cui il Cavaliere Alescio avrebbecostruito la Pineta dopo aver trovatoun tesoro, la famosa "truvatura",foriera di incantesimi, tipica di molteleggende secolari della tradizione sici-liana. Leggende che lasciano spazioalla fantasia popolare e che finirono

per affievolirsi con il trascorrere deglianni. Intanto, i tempi si evolvevanoanche sotto il profilo dei servizi e illocale dovette fare i conti con la com-petitività sorta nel territorio. Altre salein provincia si erano fatte spazio eoccorreva un tocco di novità per rilan-ciare la gestione. La porta d'ingressodella storica 'Pineta' si chiuse il 30ottobre 1994. L'intenzione era diriaprire con una struttura ammoderna-ta e il progetto elaborato con la super-visione di Vittorio Alescio architetto -che prevedeva la realizzazione di unapiscina, di un ascensore panoramico edi un giardino d'inverno sulla terrazza- nonostante avesse ottenuto unfinanziamento regionale di tre milioni eduecento mila euro, rimase, tuttavia,chiuso nel cassetto. Delle incompren-sioni in famiglia per il timore di reinve-stire denaro impedirono ai proprietaridi giungere ad un accordo. L'immobilefu dunque, venduto al Comune diChiaramonte il 22 maggio del 2001 epoi ceduto alla Provincia Regionale diRagusa che il 30 settembre 2005 hafirmato un protocollo d'intesa con ilComune montano, assumendosi glioneri della ristrutturazione del com-plesso destinato alla scuola alber-ghiera, scomputando per vent'anni lerisorse finanziarie spese in base alcanone d'affitto da corrispondere alComune. Al termine del ventennio, sistabilirà se proseguire a scomputare icanoni, oppure se riscattare l'immobile

per il prezzo con cui il Comune lo haacquistato. "La scuola alberghiera -spiega il primo cittadino diChiaramonte, Giuseppe Nicastro - èdestinata a diventare un'attrazione perla provincia di Ragusa. E non solo.Grazie a questo protocollo tra ilComune e la Provincia, si sono definiticon certezza i percorsi da seguire perattivare quello che costituisce senz'al-tro un progetto ambizioso chevogliamo a tutti i costi concretizzare".

Il recupero dell'ex albergo "LaPineta" è stato inserito nel piano trien-nale delle opere pubbliche dellaProvincia e l'iter della progettazione siavvia alla conclusione.

"E' stato un mio impegno attivarequesto percorso fin dal primo momen-to in cui mi sono insediato - sottolineal'assessore provinciale all'Edilizia sco-lastica, Giancarlo Cugnata - perchéabbiamo subito creduto in questoprogetto in quanto la struttura diven-terà un punto di riferimento per glistudenti dell'area montana, della zonaipparina e anche di fuori provincia.L'istituto alberghiero potrà contare suun centro di eccellenza perché in quel-l'edificio contiamo di realizzare ancheuna foresteria, aule per convegno eauditorium. Al momento si sta elabo-rando il progetto esecutivo. Non appe-na sarà pronto verrà chiesto il finan-ziamento e si procederà a bandire lagara d'appalto per avviare i lavori direcupero".

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Amarcord

<Fred Bongusto e Ornella Vanoni hanno animato serate indimendicabili alla Pineta diChiaramonte Gulfi. Nelle foto con Vittorio Alescio, promoter degli eventi musicali>

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Mezzo secolo di storia nel-l'arte della pasticceria nons'inventa e non si consolida,

se non si hanno solide tradizioni eprofonde radici nel settore dolcia-rio e gastronomico. Enzo e CiccioDi Pasquale, pasticcieri "principi" diRagusa e provincia, sono il troncoe i tuberi cinquantennali di questosolco tradizionale (che saga non èma poco ci manca) cominciato il 3dicembre di 56 anni fa da GiovanniDi Pasquale, il "mago" dei dolciiblei, laureatosi tale nella famosapasticceria "Spinella" di Catania,porta a porta con l'attuale e affol-latissimo bar Savia, proprio difronte alla villa Bellini di via Etnea.

Ciccio Sultano, il cuoco ibleopluridecorato, dal settembre scor-so è in buona compagnia. Anche larinomata pasticceria Di Pasqualeha ottenuto il prestigioso riconosci-mento qualità "Gambero rosso"2007. L'ultima perla che imprezio-sisce la collana di successi inanel-lati da Enzo Di Pasquale, 52 anni,primogenito della famiglia, fa sfog-gio da qualche mese davanti allapasticceria di corso Vittorio Veneto.Un altro gestore sarebbe il ritrattodella felicità e l'emblema dellaloquacità, per tanto riconoscimen-to professionale, ma il volto seriodi Enzo Di Pasquale non fatrapelare alcuna emozione.Timidezza, superbia, cinismo, bur-banza? Cos'è che rende imper-turbabile il gestore della pasticce-ria leader e più rinomata dellaprovincia, che il giornalista e scrit-tore Guido Piovene ebbe a citarenel suo "Viaggio in Italia" del 1957.

"Niente di tutto questo - tranquil-lizza Enzo Di Pasquale - sonosoltanto un umile e modestoimprenditore. Un lavoratore inde-fesso che viene dalla gavetta, che

ha seguito papà nel laboratoriosubito dopo la scuola dell'obbligo,perché l'amore per l'arte pasticceral'ha avuto sempre nel sangue. Miopadre voleva che facessi la scuolaalberghiera, ma io ero legato allapasticceria, come lui. Mio fratelloFrancesco? Ha il sorriso più faciledel mio, ma lui ha amato di più ilcalcio. Mi collabora attivamente"

Quando parla dell'evoluzionedella pasticceria, le gote di Enzodiventano ancora più rosse e gliocchi si fanno piccoli e lucidi.

"Dalla morte di papà, avvenutanel 1976, ho preso in mano le redi-ni dell'azienda e ho visto mutarequesta città e l'intera provinciasocialmente, culturalmente ed eco-nomicamente. Dopo un periodo dilavoro al caffè Roma dal fratelloMario, papà aprì l'attività il 3dicembre del '50 in corso VittorioVeneto. Solo pasticceria, perché ilbar, diceva papà, obbligava a stareaperti fino a notte fonda. Poi i variprefetti che si susseguivano ci

hanno sollecitato ad aprire anche ilbar e ad assumere il primo barista-pasticciere, Giovanni Chessari,oggi pensionato".

Ma l'era del "pezzo duro" era giàarrivata. E la pasticceria DiPasquale era pronta per la primarivoluzione. "Nel '58 nei matrimonisi servivano solo rustici e dolci, manel '64, in pieno boom economico,cominciammo con il pranzo-cate-ring nelle sale della provincia.Antipasto, primo, secondo e dolce:mille e duecento lire. E un com-plessino faceva ballare sposi eparenti. Tanto costava il primopranzo matrimoniale. Nel '73, laterza rivoluzione. Il pallino di papàdiventa realtà. Apre Villa DiPasquale, la sala trattenimenti, chea sua volta ha subito 3 ristrut-turazioni: nel '90, nel '98 e ilprossimo fra poco"

La qualità del prodotto DiPasquale non ha concorrenza, e glisposi devono prenotare un annoprima per avere la sala a dispo-

Il Gambero Rossopremia Di Pasquale< >

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di Giuseppe La Lota

Riconoscimenti

<Ragusa. Enzo e Ciccio Di Pasquale nel loro bar-pasticceria di Corso Vittorio Veneto.Il locale è stato inserito nell�ultima guida Bar d�Italia della rivista Gambero Rosso>

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Riconoscimenti

sizione. Strano ma vero! Può unorganizzatore di feste e di pranzimatrimoniali come Enzo DiPasquale, rimanere insensibile al"fascino" del matrimonio e dunquecelibe per tutta la vita? L'ironia chenon t'aspetti da uno che ha l'ariadel burbero.

"Il matrimonio è una prigionia. Iolo consiglio agli estranei e agliamici, anche 3 o 4 volte nella vita,ma personalmente lo evito". Nesono passati di vestiti scuri e di velibianchi e di eleganza nelle sale divilla Di Pasquale dal '73 ad oggi,tutti serviti da Enzo e dai suoi pro-fessionali collaboratori. "Ne hosposato tanti, e tanti ne ho vistodivorziare. Una trentina di coppie sisono sposati due volte in 6 mesi,con partner diversi, s'intende! Equattro, cinque volte m'è capitatodi annullare la cerimonia una setti-mana prima del "sì". Io gli sposi liservo ma non li imito".

Nonostante la crisi matrimoniale,che non risparmia alcuna regioned'Italia, villa Di Pasquale mantienela tradizione. "C'è un calo di matri-moni di circa il 15% - statisticaEnzo Di Pasquale- dovuto alla con-vivenza della coppia. Per fortuna

tira sempre il mercato del dolce edel gelato. Oggi nessuno fa ameno di consumare il dolce ladomenica e il gelato la sera. Maper non affondare devi osservare 3regole. Quelle che io chiamo le "treM": materia prima, macchina,mano. Per i prodotti di qualità nondevi badare a spese. Devi pren-dere il meglio degli ingredienti edella tecnologia che offre il mer-cato. Solo così si diventa "Gam-bero rosso" e si ottiene il presti-gioso riconoscimento delle tretazzine".

Solo così si diventa meta obbli-gata e attrazione golosa di perso-naggi celebri nel campo della cul-tura, dell'arte, del cinema, dellospettacolo, della politica e delleistituzioni. "Vittorio e ClementinaPerrone, decani del giornalismoragusano, hanno portato da noiGuido Piovene; il maestroGiuseppe Leone ci ha fattoconoscere Leonardo Sciascia cheandava matto per la torta savoia;Luca Zingaretti, alias Montalbano,non viene più perché loriconoscono tutti e non lo lascianoin pace neanche se inforca occhialiscuri più grandi della sua faccia. Ho

servito di recente il presidentedella Repubblica Carlo AzeglioCiampi, sono passati da corsoVittorio Veneto, Giorgio Napolitanoda ministro degli Interni, PierFerdinando Casini da presidentedella Camera dei Deputati,Lamberto Dini (e signora) daministro degli Esteri, e ancheBettino Craxi ha fatto una capatinada noi durante un suo viaggio inSicilia. Sono amico del preside diGiurisprudenza, prof. Luigi Arci-diacono e del vice prof. FrancescoMilazzo. Anche l'ex presidente dellaConsulta Pier Alberto Capotosti hagustato i nostri prodotti quando èvenuto a Ragusa. Vittorio Sgarbi?Si è venuto anche lui, ma si dàtroppe arie, non sentiamo la suamancanza". Questo è il ritratto diEnzo Di Pasquale, il pasticciere cheparla poco, fa molti fatti, che nonva a cinema e non guarda la tv,che legge solo quotidiani e libri dicucina e riviste professionali. Ma selo stimoli al colloquio Enzo siscioglie come la panna del suolaboratorio e ti inonda di leccorniecome quelle che ci ha raccontato inappena mezz'ora di piacevole eamabile conversazione.

Il Gambero Rosso non ha premiato solo la pasticce-ria Di Pasquale nell�ultima guida Bar d�Italia. Nella

�top ten� della guida Ristoranti d'Italia 2007 si è affac-ciato anche il ristorante �Il Duomo� di Ragusa Ibla diCiccio Sultano. Il ristorante ibleo è nelle primeposizioni dei migliori locali con i 90 punti assegnatidagli esperti del Gambero Rosso. Ciccio Sultano èpronto a sfidare in futuro il mitico Vissani.

Il trentaseienne cuoco siciliano, durante la premia-zione degli chef �Tre Forchette 2007 �nella sala dellaProtomoteca in Campidoglio ha rivelato il segreto delsuo successo: � "Mangiare un po' di più come si parla..."

Ciccio Sultano, professionalmente cresce alla �scuo-la� di Vincenzo Corallo, pasticciere di Comiso, nellocale �Sweet� di Vittoria. Dopo una serie di esperien-ze parte per la Germania dove opera presso EckartWigzam all�Aubergine di Monaco. Successivamente sisposta negli Stati Uniti dove cucina presso FortunatoNicotra al Felidia di New York. Sarà premiato nel 2002come il miglior giovane cuoco per il Gambero Rosso.

�Nei miei piatti � rivela il cuoco - cerco di esprimerel'essenza del mio territorio, la gente di un tempo, iprofumi e i sapori di una volta, cercando di suscitaresensazioni sopite nel nostro inconscio ed emozioniormai dimenticate, nonché svegliare la sensibilitàprimigenia e naturale che c'è in ognuno di noi. È unasfida difficile, ma a volte ci riesco, e allora la soddi-sfazione è grande. Grande protagonista della mia cuci-na è l'ingrediente genuino e naturale, la cura messanella selezione delle materie prime, l'esaltazione dellaloro essenza pura all'interno di una sinfonia di saporie profumi che non si annullano ma si esaltano evalorizzano a vicenda. Il piatto creato deve avereun'anima, deve esprimere aromi unici e singolari,estemporanei. Mi piace paragonare la creazione di ungrande piatto all'improvvisazione artistica nella musicajazz: puoi ricreare un piatto mille volte seguendo sem-pre le stesse mosse ed ingredienti, ma non sarà maiidentico, rispecchierà sempre gli umori e le emozionidi quel particolare momento�.

<Le Tre Forchette al Duomo di Ciccio Sultano>

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Una giovanissima Anna GiuliaRemondina, diciassette anniappena compiuti, numero 723

della classifica mondiale e testa diserie numero 8, si è aggiudicata il 2°Torneo Internazionale di tennis fem-minile �Città di Vittoria� con un mon-tepremi di 10 mila dollari, organizza-to dal Virtus Tennis Club, con ilpatrocinio della provincia regionaledi Ragusa e del comune di Vittoria,battendo in finale la rumena Oana-Elena Golimbioschi. La Remondina,originaria della Toscana, prediligesoprattutto le superfici veloci, giocadi destro ed ha iniziato soloquest�anno a partecipare a torneiimportanti, battendo anche giocatricitra le prime cento del mondo,mostrando subito la sua grande pro-fessionalità e le sue doti tecniche. AVittoria ha fatto l�en plein vincendoanche il doppio in coppia conFederica Denti.

Vittoria ha così ospitato per ilsecondo anno consecutivo il grandetennis femminile in provincia diRagusa, con una tappa del circuitomondiale Itf.

�Un torneo che ha visto affrontarsi42 atlete internazionali su 227iscritte, provenienti da 36 nazionidiverse � spiega il direttore tecnicoAntonello Arculeo � che hanno datovita ad un evento di grande rilevan-za tecnica ed atletica�.

La manifestazione, prova validaper il Circuito unico mondiale di ten-nis femminile Wta, ha richiesto unimpegno organizzativo non indiffe-rente ed ha permesso di ammirare lepiù importanti giocatrici europee emondiali, tra cui la sedicenneFederica Di Sarra di Latina e la diciot-tenne Alessandra Ferrazzi di Brescia,nonché l�italiana finalista del doppioEmilia Desiderio, oppure la belgaDavinia Lobbinger, mentre per altre

si è trattato di un gradito ritorno. E�stato il caso di Anna Floris, vincitricedella prima edizione e dell�argentinaMaria-Belen Corbalan che lo scorsoanno aveva conquistato i favori delpubblico con il suo tennis �tenace�.

�Gli Internazionali di Vittoria �afferma l�assessore provinciale allosport Pietro Barrera � rappresentanoun immancabile appuntamentoormai consolidato nel panoramadegli eventi sportivi della provincia diRagusa, che riesce a sintetizzarebene il binomio sport-turismo per lapromozione del nostro territoriodove le atlete e i loro accompagna-tori hanno anche l�occasione e lapossibilità di poter ammirare i tesoriiblei. Lo ritengo poi uno strumentoimportante e fondamentale perl�aggregazione e l�educazione deigiovani�.

Otto giorni di intensi incontri ditennis ad alto livello tecnico ed ago-

nistico, durante i quali le atletehanno sempre dimostrato grandeprofessionalità e correttezza, confer-mando la crescita del tennis nellanostra provincia e l�interesse versoquesto sport.

�La seconda edizione � sottolineaAngelo Marangio, presidente delVirtus Tennis Club � ha confermatol�ottimo livello agonistico e tecnicodell�anno scorso. Sono soddisfattopoi del fatto che per organizzare unevento di tale portata si è registratala necessaria sinergia fra leIstituzioni. Provincia e Comune diVittoria ci hanno fortementesostenuto, così come anche l�impren-ditoria locale che vuole veicolare lapropria immagine anche attraverso iltennis. Sul piano tecnico sono con-tento che il torneo sia stato vinto dauna giovane promessa del tennisitaliano che farà sicuramente parlaredi sé in futuro�.

Vittoria laureatenniste in erba< >

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di Giuseppe La Barbera

Tennis

<Vittoria. Le finaliste del singolo femminile Anna Giulia Remondina e Oana-Elena Golimbioschi colpresidente Angelo Marangio. Nella foto a destra premiato dall�assessore allo sport Pietro Barrera>