la radice - ottobre 2013

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organo di formazione civica e di informazione della comunità vallelunghese anno Xiii - n. 3+33 01 ottobre 2013 sommario * * * Da oggi LA RADICE è on line! Per leggere e scaricare sul tuo computer i prossimi numeri de “La Radice” visita il sito www.laradicevallelunga.wordpress.com Per ricevere il giornale sulla tua email richiedilo scrivendo a [email protected] * * * La scuola del dopoguerra (1) di Salvatore Nicosia Il museo che non c’è di Grazia La Paglia Ho frequentato la scuola elementare a Vallelunga nel dopoguerra, dal 1945 al 1950, cioè dai miei 5 ai 10 anni. L‘edificio scolastico era quello che è ancora oggi (lu palazzu di li scoli), sia pure non più scuola, ma adibito ad accogliere il Museo della civiltà contadina. A me il grande edificio quadrangolare tutto in mattoni rossi, con due ingressi sui due lati opposti di via Archimede e via Goldoni, sem- brava bellissimo, e forse lo era veramente, rispetto alle case basse e povere che lo cir- condavano. (continua a pagina 3) Chi era Michele Pantaleone di Jim Tatano Chi era Michele Pantaleone? Dire soltanto che era un politico, giornalista e scrittore di fama internazionale appare stranamente riduttivo, perché sembra che sia detto tutto, e in realtà non abbiamo detto nulla. Michele Pantaleone nasce a Villalba (CL) il 30 novembre 1911 e già a cavallo della Seconda guerra mondiale inizia il suo lavoro d‘esperto sulle dinamiche mafiose nella Sicilia, un lavoro doppiamente pericoloso. (continua a pagina 4) Questa è la storia di una passione. Questa è la storia di una vita. Questa è una storia dimenticata. Rimane la polvere a far com- pagnia a numerosi oggetti custoditi da un edificio vuoto, dalle porte sbarrate. Rimane anche il ricordo, il “grazie” per il lavoro fatto, quando gli occhi si posano su quel cartello che, per le vie del paese, indica il percorso per raggiungere il museo che non c'è. Inaugurazione in pompa magna dopo un lungo periodo di attesa e di sistemazioni provvisorie. (continua a pagina 2) Criccu Cruaccu e Manicu di Sciascu 7 di Pino Piraino Manicu di Sciascu stava ritardando. Criccu e Cruaccu erano appoggiati alla ringhiera della fontana dei Tritoni. Si guardavano negli occhi che esprimevano punti interrogativi e apprensione per quel ritardo di Manicu di Sciascu. Da un po‘ di tempo appoggiar- si alla ringhiera della fontana, alta qualche metro, non era più un problema. Mentre prima dovevano stare attenti alle piccole lance delle bacchette di tondino, disposte ad una diecina di centimetri l‘una dall‘altra, tenuti assieme da cerchietti e altri giravolte che il bravo fabbro aveva ideato, ora le lancette erano state, di fatto, annullate. (continua a pagina 2) La nciuria di Calogero Giambelluca Me lo chiedeva un anziano contadino con cui dividevo una cameretta dell'ospedale di Mussomeli, certo supponendo che fossi di Mussomeli. Anche se fra tante nciurie ce n’é sempre qualcuna che si trova in altri Comuni; l'ho scoperto da una ricerca che ho letto di uno stu- dioso di Roccapalumba, che ha pubblicato dei libretti delle ingiurie censite in diversi paesi. Purtroppo non ho potuto soddisfare la domanda di quel vecchio. Non solo perché non ero di Mussomeli ma perché mi trovo stranamente sprovvisto di nciuria. Il moti- vo di questa stranezza mi sfugge, visto che gli altri rami Giambelluca del paese dispongono ognuno di una propria nciuria. Il motivo del fatto che la mia famiglia ne è priva va cercato nella psicologia socia- le, ossia nella mentalità della nostra gente, su cui esistono delle teorie di storici studiosi di demologia, qualcuna citata da quello sopra ricordato di La Sicilia rievocata attraverso la moda di Noemi Pelagalli La Sicilia rievocata attraverso la moda. E‘ questo il la-voro svolto da Dolce e Gabbana per le collezioni 2012/2013. Certo, non una novità: da sempre i due grandi stilisti italiani hanno dato valore alla bellezza sicula attraverso l‘arte sartoriale, ma questa volta l‘hanno fatto con un tripudio di simboli, colori e materiali della bellissima isola del sud Italia. Non ho intenzione di sviluppare un articolo-recensione sulla appena citata sfilata, ma vorrei invece dare le mie impressioni sul lato valoriale della questione, su cosa effettivamente Dolce e Gabbana hanno saputo trasmettere ad una persona come me, nata e cresciuta al nord ma figlia di due siciliani. A questo proposito continuo dicendo che la Sicilia ha sempre avuto un grandissimo fascino su di me, probabilmente perché fin da piccola ho trascorso diverse settimane presso i miei parenti a Vallelunga, piccolissimo paese che concentra al suo interno folkrore, tradizioni e soprattutto contraddizioni. (continua a pagina 5) Ricordo ancora oggi la domanda che mi pose, circa sette anni fa, il primo giornalista che conobbi a Pa- lermo. Mi chiese quale fosse il mio scrittore preferito. Io, senza esita- zione alcuna, risposi “Moravia”. Lui sorrise. Poi disse: “Voi giovani di oggi siete diversi. Sono finiti i tempi in cui, uno studente siciliano, leg- geva con assiduità e passione Pi- randello, Verga o Sciascia. Insom- ma, non siete più legati alla vostra terra.” La mia prima reazione, o il mio primo pensiero, fu che quel giornalista era un tipo noioso. Insomma, pensai, c'è tanto altro da leggere. Perché non amare quello che scrivono anche aldilà dello Stretto? Dopo circa tre anni, però, capii il perché della sua riflessione. Non possiamo conoscere i mondi che non ci appartengono se prima non conosciamo bene il nostro. E a volte conoscere bene il nostro mondo ci mette in mano delle chia- vi con cui poter aprire e scoprire il mondo intero. Leggere Sciascia è capire l'Italia intera. Le palme della Sicilia, come diceva lui anni e anni fa, hanno ampliato il loro territorio di sviluppo arrivando anche nell'Ita- lia del centro nord. Basta conosce- re i meccanismi degli inciuci sicilia- ni per comprendere cosa accade dentro i palazzi del potere di Roma. E la situazione, negli anni, non è poi tanto cambiata. (continua a pagina 2) Editoriale di Grazia La Paglia Letteratura e giornalismo. Denuncia della realtà. A futura memoria. (continua a pagina 4) Editoriale ................................................pag. 1/2 Il museo che non c‘è ...............................pag. 1/2 Criccu, Cruaccu e Manicu di Sciascu 7.......pag. 1/3 La scuola del dopoguerra (1)....................pag. 1/2 Chi era Michele Pantaleone ......................pag. 1/4 La nciuria ................................................pag. 1/4 Incendi 2012 ...........................................pag. 5 La Sicilia rievocata attraverso la moda ......pag. 5 Lo “Zecchino d’Oro” .................................pag. 5 Il progetto Itaca arriva a Palermo .............pag. 6 Desirée Greco. Promessa della musica e flautista emergente...............................pag. 6 L’organo centenario torna a suonare .........pag. 6 Vallelunga saluta il preside Nicastro prima della sua pensione .........................pag. 7 Nasce una nuova associazione di giovani: “A Finestra” .............................................pag. 7 Corso di potenziamento scolastico dell‘Opera Pia Gugino...............................pag. 8 Diritto allo studio e Municipio ...................pag. 8 La Drago Team e i suoi ultimi successi ......pag. 8 Tavolata di San Giuseppe per anziani e diversamente abili.................................pag. 8 Quando il leader parla .............................pag. 9 Il Movimento 5 Stelle arriva a Vallelunga...pag. 9 Attività dell’Associazione...........................pag. 9 Vallelunga, Festival del libro .....................pag. 10

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Numero del mese di ottobre 2013 del periodico culturale La Radice. Direttore responsabile: Grazia La Paglia. In questo numero hanno collaborato: il prof. Salvatore Nicosia, il prof. Giuseppe Piraino, il prof. Calogero Giambelluca, lo scrittore Jim Tatano e la dott.ssa Noemi Pelagalli. Argomenti trattati: lo scrittore Michele Pantaleone, il museo della civiltà contadina di Vallelunga, la scuola nel secondo dopoguerra, il progetto Itaca, il primo festival del libro del Vallone, la presentazione del libro dello scrittore Vincenzo Bonasera "E così fu che" e diversi argomenti di attualità e cronaca di Vallelunga,

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Page 1: La Radice - ottobre 2013

organo di formazione civica e di informazione della comunità vallelunghese

anno Xiii - n. 3+33 01 ottobre 2013

sommario

* * *Da oggi

LA RADICE è on line!

Per leggere e scaricare sul tuo computer i prossimi

numeri de “La Radice” visita il sito

www.laradicevallelunga.wordpress.comPer ricevere il giornale sulla tua email

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La scuola del dopoguerra(1) di Salvatore Nicosia

Il museo che non c’èdi Grazia La Paglia

Ho frequentato la scuola elementare aVallelunga nel dopoguerra, dal 1945 al 1950,cioè dai miei 5 ai 10 anni. L‘edificio scolasticoera quello che è ancora oggi (lu palazzu di liscoli), sia pure non più scuola, ma adibito adaccogliere il Museo della civiltà contadina.A me il grande edificio quadrangolare tutto inmattoni rossi, con due ingressi sui due latiopposti di via Archimede e via Goldoni, sem-brava bellissimo, e forse lo era veramente,rispetto alle case basse e povere che lo cir-condavano.

(continua a pagina 3)

Chi eraMichele Pantaleonedi Jim TatanoChi era Michele Pantaleone? Dire soltanto cheera un politico, giornalista e scrittore di famainternazionale appare stranamente riduttivo,perché sembra che sia detto tutto, e in realtànon abbiamo detto nulla. Michele Pantaleonenasce a Villalba (CL) il 30 novembre 1911 e giàa cavallo della Seconda guerra mondiale iniziail suo lavoro d‘esperto sulle dinamiche mafiosenella Sicilia, un lavoro doppiamente pericoloso.

(continua a pagina 4)

Questa è la storia di una passione. Questa è la storia di una vita.Questa è una storia dimenticata. Rimane la polvere a far com-pagnia a numerosi oggetti custoditi da un edificio vuoto, dalleporte sbarrate. Rimane anche il ricordo, il “grazie” per il lavorofatto, quando gli occhi si posano su quel cartello che, per le viedel paese, indica il percorso per raggiungere il museo che nonc'è. Inaugurazione in pompa magna dopo un lungo periodo diattesa e di sistemazioni provvisorie.

(continua a pagina 2)

Criccu Cruaccu e Manicudi Sciascu 7di Pino Piraino

Manicu di Sciascu stava ritardando. Criccu e Cruaccu eranoappoggiati alla ringhiera della fontana dei Tritoni. Si guardavanonegli occhi che esprimevano punti interrogativi e apprensione perquel ritardo di Manicu di Sciascu. Da un po‘ di tempo appoggiar-si alla ringhiera della fontana, alta qualche metro, non era più unproblema. Mentre prima dovevano stare attenti alle piccole lancedelle bacchette di tondino, disposte ad una diecina di centimetril‘una dall‘altra, tenuti assieme da cerchietti e altri giravolte che ilbravo fabbro aveva ideato, ora le lancette erano state, di fatto,annullate.

(continua a pagina 2)

La nciuriadi Calogero Giambelluca

Me lo chiedeva un anziano contadino con cuidividevo una cameretta dell'ospedale diMussomeli, certo supponendo che fossi diMussomeli. Anche se fra tante nciurie ce n’ésempre qualcuna che si trova in altri Comuni; l'hoscoperto da una ricerca che ho letto di uno stu-dioso di Roccapalumba, che ha pubblicato deilibretti delle ingiurie censite in diversi paesi.Purtroppo non ho potuto soddisfare la domandadi quel vecchio.Non solo perché non ero di Mussomeli ma perchémi trovo stranamente sprovvisto di nciuria. Il moti-vo di questa stranezza mi sfugge, visto che gli altrirami Giambelluca del paese dispongono ognuno diuna propria nciuria. Il motivo del fatto che la miafamiglia ne è priva va cercato nella psicologia socia-le, ossia nella mentalità della nostra gente, su cuiesistono delle teorie di storici studiosi di demologia,qualcuna citata da quello sopra ricordato di

La Sicilia rievocataattraverso la modadi Noemi Pelagalli

La Sicilia rievocata attraverso la moda. E‘ questo il la-voro svoltoda Dolce e Gabbana per le collezioni 2012/2013. Certo, non unanovità: da sempre i due grandi stilisti italiani hanno dato valorealla bellezza sicula attraverso l‘arte sartoriale, ma questa voltal‘hanno fatto con un tripudio di simboli, colori e materiali dellabellissima isola del sud Italia. Non ho intenzione di sviluppare unarticolo-recensione sulla appena citata sfilata, ma vorrei invecedare le mie impressioni sul lato valoriale della questione, su cosaeffettivamente Dolce e Gabbana hanno saputo trasmettere aduna persona come me, nata e cresciuta al nord ma figlia di duesiciliani. A questo proposito continuo dicendo che la Sicilia hasempre avuto un grandissimo fascino su di me, probabilmenteperché fin da piccola ho trascorso diverse settimane presso i mieiparenti a Vallelunga, piccolissimo paese che concentra al suointerno folkrore, tradizioni e soprattutto contraddizioni.

(continua a pagina 5)

Ricordo ancora oggi la domandache mi pose, circa sette anni fa, ilprimo giornalista che conobbi a Pa-lermo. Mi chiese quale fosse il mioscrittore preferito. Io, senza esita-zione alcuna, risposi “Moravia”. Luisorrise. Poi disse: “Voi giovani dioggi siete diversi. Sono finiti i tempiin cui, uno studente siciliano, leg-geva con assiduità e passione Pi-randello, Verga o Sciascia. Insom-ma, non siete più legati alla vostraterra.” La mia prima reazione, o ilmio primo pensiero, fu che quelgiornalista era un tipo noioso.Insomma, pensai, c'è tanto altro daleggere. Perché non amare quelloche scrivono anche aldilà delloStretto? Dopo circa tre anni, però,capii il perché della sua riflessione.Non possiamo conoscere i mondiche non ci appartengono se primanon conosciamo bene il nostro. E avolte conoscere bene il nostromondo ci mette in mano delle chia-vi con cui poter aprire e scoprire ilmondo intero. Leggere Sciascia ècapire l'Italia intera. Le palme dellaSicilia, come diceva lui anni e annifa, hanno ampliato il loro territoriodi sviluppo arrivando anche nell'Ita-lia del centro nord. Basta conosce-re i meccanismi degli inciuci sicilia-ni per comprendere cosa accadedentro i palazzi del potere di Roma.E la situazione, negli anni, non è poitanto cambiata.

(continua a pagina 2)

Editorialedi Grazia La Paglia

Letteratura e giornalismo.Denuncia della realtà. A futura memoria.

(continua a pagina 4)

• Editoriale ................................................pag. 1/2 • Il museo che non c‘è ...............................pag. 1/2 • Criccu, Cruaccu e Manicu di Sciascu 7.......pag. 1/3• La scuola del dopoguerra (1)....................pag. 1/2 • Chi era Michele Pantaleone ......................pag. 1/4• La nciuria................................................pag. 1/4 • Incendi 2012...........................................pag. 5 • La Sicilia rievocata attraverso la moda ......pag. 5• Lo “Zecchino d’Oro” .................................pag. 5• Il progetto Itaca arriva a Palermo .............pag. 6• Desirée Greco. Promessa della musica

e flautista emergente...............................pag. 6• L’organo centenario torna a suonare.........pag. 6• Vallelunga saluta il preside Nicastro

prima della sua pensione .........................pag. 7 • Nasce una nuova associazione di giovani:

“A Finestra” .............................................pag. 7• Corso di potenziamento scolastico

dell‘Opera Pia Gugino...............................pag. 8 • Diritto allo studio e Municipio ...................pag. 8 • La Drago Team e i suoi ultimi successi ......pag. 8 • Tavolata di San Giuseppe per anziani

e diversamente abili.................................pag. 8 • Quando il leader parla .............................pag. 9 • Il Movimento 5 Stelle arriva a Vallelunga...pag. 9• Attività dell’Associazione...........................pag. 9• Vallelunga, Festival del libro .....................pag. 10

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Editoriale di Grazia La Paglia

Letteratura e giornalismo. Denuncia della realtà.A futura memoria.La Sicilia è e continua ad essere il “laboratorio” delle sperimentazione dei vari inciuci. Recentemente, per esempio,dell'inciucio PD – Movimento 5 Stelle. Ma questa è un'altra storia. Quel che più importa, nella figura e nella lungimi-ranza di Sciascia, è la sua analisi dei traccheggi mafia – politica. Ovunque c'è la politica c'è la mafia. Ovunque c'è lamafia c'è la politica. E quel che fa più rabbrividire e che gli causò anche non poche noie è che dove c'è la giustizia,non è detto che lì non ci sia la mafia. “Una storia semplice” ne è l'esempio più immediato e chiaro. Un libretto di pochepagine, che si legge nel giro di poche ore, mostra un poliziotto troppo ingenuo alle prese con un suo superiore che,a braccetto con mafiosi del paese, traffica e nasconde droga. Sapere quale sia l'epilogo della storia lo lascio alla curio-sità dei lettori. A circa tre anni di distanza dalla frase di quel giornalista che mi sembrava così noioso scoprii, attra-verso la scrittura di Sciascia, un mondo a me sconosciuto nonostante fossi nata e cresciuta tra quelle palme che hannocolonizzato tutta la penisola. Non a caso scelsi di dedicare alla scrittura di questo nostro intellettuale la mia tesi di lau-rea triennale. “A futura memoria – se la memoria ha futuro” è il titolo della raccolta di articoli di Sciascia pubblicati sudiversi quotidiani nazionali. Articoli ritenuti scomodi. Perché? Perché Sciascia, come già detto, possedeva quella lun-gimiranza, quella capacità di analisi degli eventi che lo portavano a formulare conclusioni all'apparenza assurde matutt'oggi valide. Una capacità, questa, che solo pochi italiani hanno avuto.Cosa voglio dire con questo mio articolo? Può sembrare un elogio a Sciascia. Potrebbe essere così. Ma forse è, prin-

cipalmente, un invito alle nuove generazioni a soffermarsi di più su quei libri che possono apparire “noiosi” e “antichi”, ma che racchiudono la sapienza di uomini che dovremmo solo rimpiangeredi non avere più. La denuncia della realtà. Questo era il titolo della mia tesi. Sciascia denunciava la realtà attraverso polizieschi, storie frutto di fantasia ma che traevano spunto dalla realtà. Perpoi passare al concreto: articoli di giornale. Quanto meno ce lo aspettiamo, anche dentro un romanzetto dall'apparenza banale possiamo trovare verità universali. Quanto meno ce lo aspettiamo,anche la letteratura può dire ciò che la stampa non può. È per questo che letteratura e giornalismo si dimostrano sempre di più come due mondi legati e indivisibili. Uno a sostegno dell'altro. Unoil bastone dell'altro. È per questo che, dopo anni di collaborazione con La Radice, mi ritrovo ad esserne direttore responsabile. Anche la cultura, anche i romanzi, anche le storie frutto di immagi-nazione possono svelare molto, alla stregua di un articolo di giornale. O forse, la letteratura, può fare di più: può senza dubbio fornirci le capacità per leggere la realtà. Può allenare il nostro spi-rito critico. Può rimuovere dalla nostra mente quei granelli di sabbia che, senza confronti con realtà diverse, rischiano di immobilizzare il nostro pensiero. La nostra capacità di analisi.

Grazia La Paglia - Giornalista pubblicista, si è laureata nel 2010 in Giornalismo per Uffici Stampa presso l'Università di Palermo e nel 2012 in Comunicazione Pub-blica, d'Impresa e Pubblicità sempre presso lo stesso Ateneo. Si è formata collaborandocon diverse testate tra cui La Repubblica - Palermo e I Quaderni de l'Ora. Ha ricoperto il ruolo di addetto stampa per diverse manifestazioni culturali tra cui il Festival Internazionale dei Documentari Sole Luna 2012 e per gli eventi dell'Associazione LaRadice. Attualmente collabora con La Sicilia – Caltanissetta, magaze.it, ed è direttore della testata giornalesicano.it e del periodico culturale “La Radice” dal gennaio del 2013.

(dalla prima pagina)

(dalla prima pagina)

Sembrava arrivato il momento, finalmente, di dare al museo etno –antropologico e che racchiude la storia della civiltà contadina un luogodegno per essere conservato, visitato, studiato dalle nuove generazioni.E invece il lavoro del prof. Salvatore Lo Re e donato alla comunità diVallelunga sembra non avere il giusto riconoscimento.Da anni, infatti, si attende che i lavori di restauro del plesso Perez, primoedificio scolastico costruito nella provincia di Caltanissetta, volgano altermine. È infatti quello il luogo a cui è stato affidato il compito di cu-stodire i 353 pezzi della raccolta del professore e al momento inutilizz-abile perché si attende che si completino i lavori a cura dellaSovrintendenza dei Beni Culturali.Ma passano gli anni e tutto è ancora fermo.Eppure, dentro quelle mura e sommerso da quella polvere c'è qualcosadi prezioso per la memoria di un popolo. Qualcosa che, nel 2003 e conuna dichiarazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della RegioneSiciliana, veniva riconosciuto come di “importante interesse etno –antropologico”. Il museo, intitolato alla memoria del suo creatore e daanni nelle mani del Comune, racchiude infatti 353 oggetti appartenentialla cultura materiale e strumenti di lavoro, “caratteristici della culturacontadina, che documentano le antiche tecniche lavorative in uso inSicilia sino alla seconda metà del secolo scorso legate alla vita domes-tica ed a quella del lavoro dei campi.” Nella relazione si legge che, pertali motivi, il museo “riveste interesse etno-antropologico particolar-mente importante.”Se da una parte, quindi, c'è una chiara certezza sul valore del museo –unico museo di Vallelunga – dall'altra non è mai stata certa la sua col-locazione e la sua fruizione.

Il museo che non c’èdi Grazia La Paglia

Il Sindaco, dopo un ennesimo incidente occorso ad un bambino che giocava in piazza nelle inter-minabili serate d‘estate, aveva ordinato ad un fabbro di contornare quelle lancette con una barrettalarga un paio di centimetri per tutta la circonferenza della ringhiera. In tal modo i bambini potevanoentrare ed uscire dalla fontana senza farsi male, senza lasciarci i pantaloncini, quanto tutto andavabene. Ma quella volta il bambino era rimasto appeso ad una coscia e, quando è stato estratto e por-tato d‘urgenza dal medico, questi aveva dovuto suturargli la ferita con cinque punti e in più avevadovuto fargli una puntura. Il pericolo non esisteva più ma l‘estetica della ringhiera era andata a farsifottere. Meglio così! La piazza serve ai grandi per passeggiare, ai politici per sbraitare i loro soliticomizi, ai mietitori di Modica e Ragusa per dormirci su letti improvvisati di coperte e paglia, fino alletre della notte e non di più e, infine, ai piccoli per giocare, gridare, entrare ed uscire dove gli pare,tanto nella fontana raramente si vedeva l‘acqua e se ci fosse stata, la profondità non superava mai iventi centimetri. Che c‘entrano le lance? I bambini sono più importanti dell‘estetica. O no? I due com-pari avevano dissertato sull‘argomento e si erano trovati d‘accordo al 100 per 100. Anzi avevano con-cordato che in una scala di priorità per la salvaguardia, prima vengono i bambini, poi le donne e infinegli uomini. Ma avevano semplicemente suggellato una regola che avevano sicuramente nel loro dna.Avevano ricordato quella testimonianza di un mafioso che in piazza aveva raccontato di un uomo mortonel cuore della mafia che se ne andava in campagna portandosi dietro il figlioletto. Sapeva che solo ilbambino poteva salvarlo. Di fatto era così. Ma la mafia sapeva aspettare e colpì quell‘uomo quando fusicura che il bambino non poteva essere neanche sfiorato. Se il killer avesse soltanto ferito il piccolo,per lui ci sarebbe stata la condanna a morte. Questo era il patto tra il capo mafia e il killer. Altri tempi!Quella era la mafia del feudo. Se era così per quell‘ambiente immaginiamo per quello normale!D‘un tratto ecco arrivare Manicu di Sciascu trotterellando come era normale per la sua andatura. Manon era normale il volto. Era rabbuiato, sconvolto, tanto che i due compari si riguardarono negli occhie senza dire una sola parola confermarono che la loro inquietudine per il ritardo di Manicu era asso-lutamente sensata. Ci volle un po‘ di tempo ma alla fine Manicu, senza neanche salutare, disse: - Carù ‘ntisi na cosa a la televisioni ca cchiòssà ci piansu e chiossà m’acchiananu li quadanati e la rab-bia.- Chi sintisti, cumpà, a la televisioni? – Chiese Cruaccu.- ‘Na casa, brutta, sicuramenti! – Esclamò Criccu- Certu ca è brutta, ca chiù brutta non po essiri.- Confermò Manicu- Sintiamu, sintiamu! – Fecero Criccu e Cruaccu, ormai con curiosità e fiato sospeso.- Nenti di menu – cominciò Manicu – un picciriddru di cinc’anni,’nni l’America, vuliannu iucari cu sasuaru, ‘na picciriddra di du’anni, ci sparà c’un fucili calibru, mi pari dudici e l’ammazzà.- Oh! Porca miseria! Ma veru dici?- fece Criccu- Ah! Chi bua! – Intervenne Cruaccu, con aria di saputello - capita ca lu patri lassa lu fucili carricatuppì distrazioni e pua succidianu ‘ssi cosi! Ha successu macari ‘nti nuatri!Chissu lu sacciu macari ia – disse Manicu e di continuo – ma ‘nnu ‘nnè chissu ca a mia mi stunà chiossàdi quantu gia un sugnu stunatu ‘ppi li fatti mia! Lu fucili, ca ‘unn’avi li pallottuli di sugaru comu a chid-dri ca ‘nn’accatavanu a nuatri ‘ppi la festa di la madonna di Lurito, li scupitteddri, vi li riarduati,Cumpà?Avi li pallottuli di chiummu e sparanu ‘ppi daveru! Ammazzanu, Cumpa! Ssu fucili ‘nni l’amer-ica, si spara, ammazza ‘ppi daveru, ci l’avia rialato sa patri quannu lu picciriddru fici quattr’annuzzi.Perciò avia ‘n’annu che lu picciriddru s’ allenava a sparari! E gghiè normali pirchì dicinu ca,vistu ca digranni ‘s’ anass’apiri difenniri e miagliu ca accumencianu prestu a sapiri maniari l’armi! Ma chi minghiad’america è chissa! Ma chi minghia di civiltà è chissa? N’un mi paria veru! Giraiu tutti li canali e lanotizia era sempri la stissa: nnì l’america fabbricanu armi veri pi li picciriddri ca puannu ammazzari. Li patri cci l’arrialanu a li figli a quattr’anni ppi lu compliannu! La cosa è gravi ca cchiù gravi nun po essiri!Si un picciriddru sapi ca l’aspetta la violenza, quannu è granni è già prontu un sulu pad’difennirisi ma

Criccu Cruaccue Manicu di Sciascu 7di Pino Piraino

CULTURA LOCALE

(continua a pagina 3)

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puru pi dalla, pi circalla e si nun la trova,pi crialla! Si chissa è la civiltà allura chicosa è l’inciviltà? ‘Ppì chissu ritardaiu a beniri! Nun puazzucapiri picchi aura di politica, di picciuli eautri camurrii, a la televisioni, ddri zuccu-na di politici italiani nun fannu autru cadiri ca nuatri siamu arritrati e am’affaricuamu l’america o l’inghilterra ca su paisicivili e annu longa tradizioni demoratica,aura di na notizia comu a chissa ‘un ci fuu beccu di politicu italianu ca parrà!- Cci l’avia rialatu sa patri? – ChieseroCriccu e Cruaccu- Si – Confermò Manicu- Quannu lu picciriddru fici quattrìan-nuzzi? – Chiesero ancora- Si – Confermò di nuovo Manicu.- Ah! Chi ssu pazzi? – Osservò Criccu- Ah! Chista è bella! – Esclamò CruaccuManicu di Sciascu era letteralmentestralunato, allibito e gli occhi gli si eranoarrossati di rabbia, mentre i due compariparlottando tra di loro alzavano il tonodella voce con ira e quello che a lorousciva dalla bocca credo sia irripetibile el‘america era diventata un colabrodo,fitusu che più fitusu non poteva essere.D’un tratto, però, Manicu si rassenerò involto e con lo sguardo serafico dispersonel vuoto, iniziò a parlare in italiano, ital-iano sicilianizzato, inframezzando anche qualche parola in Vallelunghese: “Lu nannu di ma patri, cusa patri e sa matri, natri du frati e na suaru, misu darria alle colonne garibaldine che da Palermo,per la strada consolare, attuale Statale 121, dovevano raggiungere Messina, passannu di Catania,arrivò a Vallelunga, cuore del feudo e, vi si stanziò. Nel feudo un pezzo di pane non mancava anchese la vita era durissima. Era il periodo dell‘emigrazione interna. Lui proveniva da Misilmeri.Comu fù e comu nnun fù, p’abbreviari, alla fine dell’800 e inizio del ‘900, lu patri di ma nannu, aviaavutu dudici figli. Tri avianu murutu picciriddri, di ‘n’annu, di quattr’anni. Ne rimasero nove, tri mas-culi e sei fimmini. La fami si li stava mangiannu vivi e si facia sentiri anchi ‘nna li campagni. Iddru‘nun vosi partiri. Sa muglieri piglià lu curaggiu a du manu, passà di Misilmeri e a Palermu ‘simbar-cà ‘nd’on piroscafu e ghiaru a sbarcari a l’america. Eranu: Iddra, un masculu e tri fimmini. Du fim-mini s’avianu maritatu e, se ne erano andati emigrati nel nord Italia. La terza fimmina si marità e,se ne andata ad abitare a Caltanissetta. Perciò tri arristaru ccà, ‘nsicilia, a Baddrilonga du masculi.Quarchi vota, l’americani, scrissiru, ma pua, ‘ppi la secunna guerra mondiali, uno di li figli di chid-dri ca partiaru vinni cca e, ci fu tanta festa, anche se non sapeva parlare in italiano ma usavavocaboli vaddrilunghisi ca sulu ma nannu capia. L’America era l’America e, pi lu dopu guerra ssi pari-anti nni mannavanu anchi li pacchi e quarchi dollaru. Quannu si parrava di l’America si facia cu tantudi rispiattu e l’uacchi brillavano di felicità. L’America aveva sconfitto la fame e aveva dato dignità apersone che volevano soltanto lavorare e vivere in pace. In America il lavoro c‘era, c‘erano i soldi esi stava bene. Pua ci fù ca l‘americani ppi trasiri ‘n’sicilia e sbarcari a Gela, si rivulgìarui a la mafiae, ccà truppicaru , ma la guerra è guerra. Pua ci fu Roscima e Nasachi e ccà, l’America, truppicàarria, ma la guerra è guerra. Chista però mi pari troppu! Rialari un fucili c’ammazza a un piccirid-dru di quattranni! Stà vota nun c’è mancu la scusa di la guerra. Chista è inciviltà. Chista è barbarie.E‘ pedofilia morale. Non c‘è perdono. Anzi! Senza ma e senza se, sugnu sicuru ca lu filu di ricurriria la mafia, di fari ittari li bummi tomichi, li stragi nnì li scoli o nni li chiasi, o quannu fannu li cursia pedi, ‘nna li strati, nnà li iurnati di festa, lu filu, ripiatu, è sempri lu stissu e gghiè ‘ssa rialata difucili veri a li picciriddri ! Sapete che vi dico?: Miagliu st’Italia di scassapagliara, ‘mbrugliuna, delin-quenti e povira, cu tutti li problemi granni e gruassi ca avi, ca ss’America ricca e senza russura. Eforsi ora capisciu picchì ma nannu, sa frati e sa suaru ‘nun ci vuasiru iri! Appiru a diri: Miagliu lutintu canusciutu ca lu buanu a canusciri! – E… ia, puru, ss’america, ‘nun la vuagliu vidiri mancumuartu!“Cumpà aviti ragiuni – dissero in una sola voce Criccu e Cruaccu guardando gli occhi di Manicu,concentrati sul puttino nudo, bianco, innocente, adagiato su rocce dentro una vaschetta sostenutadalle code dei tritoni suttancapu. Dalla bocca dei tritoni non usciva neanche un filo di acqua ma daquegli occhi sgorgavano grosse lacrime e solcavano le guance di Manicu di Sciascu.L‘emozione, la tensione accumulata che avevano provocato quelle lacrime si estinguevano lenta-mente con buona pace dei due amici meravigliati della sensibilità dimostrata da Manicu e, statid‘animo, sorrisi accennati, qualche paccata sulle spalle di Manicu si confondevano già con un fras-tuono assordante di voci bianche, taglienti, di parolacce di un gruppo di bambini, non meno di unadecina che, stavano occupando la scena della piazza e sempre più si avvicinavano alla fontana. Nonsi capiva più niente e i tre amici sicuramente avrebbero preso la decisione di andare a fare la soli-ta passeggiata o di andare a casa perché, ammesso e concesso che avessero voluto parlare tra loro,lì, sotto la fontana, non avrebbero potuto farlo perche le loro parole non si sarebbero sentiteneanche a un metro di distanza. E‘ come quando si va nei pub: o ci vai per andare a bere birra oaltro e farti frastornare, rimbecillire, dalla musica ossessivamente assordante, o è perfettamenteinutile andarci con amici con cui vuoi scambiare quattro parole. I tre compari avevano, senzaneanche parlare, preso la decisione di allontanarsi quando furono colpiti da quello che spiegava unragazzo di dieci anni circa, a un gruppo di piccoli bambini: “Musciaccà, dammi la manu, chid-dra, l’atra, chiddra sinistra, veru, ancora ‘un sa qual’è la destra e qual’è chiddra sinis-tra. Chista, ti dissi testa di chiummu! Grapila. Ora piglia l’indici di la manu destra, giraludintra lu parmu di la manu sinistra e ripiati: Ccà c’è ‘na funtaneddra, cci vivi l’aciddruz-zu (la funtaneddra era il palmo, l’aciddruzzu era il pollice della mano aperta, la sinistra, che anda-va a chiudersi sul palmo). Chistu ccì sparà (chistu era l’indice che andava a chiudersi sul pollice).Chistu lu spinnà (era la volta del medio). Chistu lu cucinà (l’anulare). …E,… Chistu si lumangià (il mignolo). Ora la mano sinistra si presentava tutta chiusa sul pollice, nel suo palmo,ovvero la funtaneddra. Il bambino cominciò a ripetere la tiritera entrando in competizione con glialtri che avevano ascoltato… No, no, chistu l’ammazzà. No, aspetta, no chistu ammeci lu spinnà.Minghia, ma si veru tistuni! No, ti dissi, chistu, pua lu cucinà… chistu, ammeci ci sparà, lurtimu,chiddru chhiù nicu si lu mangià….

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La scuola del dopoguerra (1)di Salvatore Nicosia

Non riuscivano ad attenuarne la bellezza, almeno ai miei occhi, le tracce, ancora evi-denti nelle pareti annerite dell‘atrio, dell‘incendio che lo aveva avvolto nelle sue lin-gue di fuoco qualche anno prima (1943): adibito durante la guerra a deposito dimedicinali, era stato dato alle fiamme poco prima che “entrassero” gli Americani,per non consentirgli di impadronirsi di tutta quella roba. Per la verità, si diceva cheprima ancora dell‘incendio erano arrivati alcuni compaesani bene informati, che ave-vano portato a casa casse di ciò che ciascuno riusciva ad arraffare: uno dei mieicompagni portava ogni giorno a scuola una scatola di chinino, rimedio principaledella ancora dilagante malaria, per succhiarne il dolce dello strato superficiale dellapallina rossa e poi, appena arrivava l‘amaro, sputarlo sulla testa dei compagni; e sela famiglia ne disponeva ancora dopo due anni di quell‘uso dolcificante, in quellacasa di scatole di chinino dovevano esserne arrivate, durante il saccheggio, variemigliaia.La distinzione fra i sessi era rigorosissima: niente classi miste, i maschi entravano euscivano dal portone ovest, avevano le classi tutte a pianterreno, e disponevanodell‘atrio quadrangolare per la ricreazione; le femmine entravano dal portone est,avevano le classi tutte al primo piano, e non disponendo di un atrio trascorrevanola ri creazione in classe. Fra le due parti distinte dello stesso edificio il collegamentoera assicurato da una porticina in fondo all‘atrio che nessuno poteva valicare,essendo affidata alla custodia del bidello zzi Sarvaturi Suarinu, padrone e dominoassoluto di tutta la parte maschile, mentre quella femminile era sotto la giuris-dizione, meno severa e più comprensiva, della zza Rusulìa. Mi pare che persinol‘orario di uscita fosse leggermente sfasato, in maniera da rispettare una certa dis-tinzione di ruoli. L‘unica infrazione alla segregazione si verificava, di necessità, nelrapporto fra docenti e discenti: essendo le maestre assai più numerose dei maestri,avevano l‘esclusiva di tutte le classi femminili, e di quelle maschili soltanto, in lineadi massima, fino alle terza; poi, per la quarta e la quinta, i maschi venivano affidati,salvo eccezioni determinate da necessità, alle più energiche cure dei maestri: anzidei “professori”, perché questo era il titolo dei maestri maschi (appellati prossù),mentre le maestre erano “maestre”, e venivano chiamate dagli alunni signorì: eranoin effetti tutte, con poche eccezioni (la maestra Pisa, la maestra Taglierini), nubili.Il bidello tuttofare, unico e onnipresente (di ferie o giorno libero allora non si parla-va neanche, e neppure di orario di lavoro) era lu zzi Sarvaturi, combattente dellagrande guerra, da cui aveva riportato un vistoso tremolio di entrambe le mani chegli si bloccava soltanto quando doveva mollare uno scapaccione a qualche ragazzoparticolarmente vivace e rumoroso: e allora la sua mano era capace di colpire nelsegno senza subire né deviazione né riduzione di intensità. Era il terrore dei ragazzisempre e in tutto tranne quando si metteva al centro dell‘atrio e incominciava asuonare una grossa campanella: che agevolata da quell‘incontenibile tremolio emet-teva il più gradevole dei suoni, il più agognato “liberi tutti” dalle angustie delle aulescolastiche.

CULTURA LOCALE

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Anno XIV – n. (3+33) 01 Ottobre 2013

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Roccapalumba.Essa all'origine era individuale, ma si ètrasmessa ai discendenti soprattuttodiretti e maschi dell'individuo, e quindia tutta la famiglia allargata.La nciuria, che coglie qualche tratto

caratteristico ben azzeccato e per lo più negativo, non è perciò ben accetta dagli interes-sati, anche se qualcuno mostra segni di lungimiranza, aggiungendo talvolta spontanea-mente al proprio nome la nciuria per facilitare la propria identificazione, soprattutto se essaè ereditata e non particolarmente malevola.Per la generalità dei casi invece bisognava stare attenti a non confondere la nciuria colcognome, cosa che gli adulti raccomandano ai più giovani, per evitare reazioni inaspetta-te, soprattutto quelle che avrebbero essi stessi se ne fossero toccati.Ricordo l'occhiata dura e cattiva che mi ha dato una delle mie vecchie di casa la volta cheho ricordato la nciuria riservata alla famiglia materna, destinata perciò a scomparire conl'assenza di eredi diretti, e non rimpiazzata da una nciuria propria dei Giambelluca (miononno materno non ha avuto figli maschi). Quella volta, grazie alla mia maggiore età, allostato sociale, nonché alla presenza di estranei, me la cavai con quella semplice occhiatatagliente. Al Nord, dove risiedo da anni, il soprannome esiste in provincia e mantiene lasua connotazione individuale. Un signore in anni, un imprenditore e suonatore di mando-lino di Lumezzane amava aggiungere al proprio nome, molto diffuso in quel Comune, ilsoprannome di Tridisì, per il quale tutti lo conoscevano (arrivava anche a firmarvi degliassegni!), ossia tredicesimo figlio, corrispondente al nostro tridicinu, che da noi ha però unaltro significato; infatti il signor Tridisì è morto da qualche anno portandosi nella tomba ilsuo simpatico secondo nome, oltre ad un cospicuo repertorio mandolinistico.Anch'io, ignorando l'avversione della mia famiglia, ho aspirato ad ottenere un nomignolo

qualsiasi, ma riconosco che in questa aspirazione ha avuto buon gioco la coscienza di tantinomignoli che accompagnano il nome di tanti artisti del passato, quasi che averne uno,magari da trascrivere sulle etichette dei miei mandolini, conferisca fama e prestigio aglistrumenti. Un nomignolo che ricalcasse magari il mestiere del personaggio, e non pensoall'imbianchino o affrescatore (lu pitturi) ma a una sua versione più nobile o divenuta talenel tempo, come il tintoretto o il pinturicchio, nel campo, quello del pennello, che ci tienea distinguere l'arte dall'artigianato.Certo non rimpiango Calò quarquarazza, o Caloriu lu pazzu di cui ho goduto fino alle sogliedell'adolescenza, il primo perché ero un artista nel riprodurre il verso del corvo - qruà-qruà-qruà - al punto di far girare dalla mia parte tutti i corvi che incrociavo, il secondo per talu-ni tratti di un comportamento originale ed anticonformistico che pure conservo da adultoe ritrovati nella descrizione di una mia ex alunna poi diventata collega che ha un ricordodi me come di un insegnante atipico, leggermente estrogeno...Il soprannome di cui mi allammico è di quelli appunto che accarezzano la vanità laddovecolgano un pregio o il riconoscimento in un'attività che si vorrebbe promuovere ad altezzad'arte. Ma il soprannome non puoi dartelo tu, tanto meno scegliertelo, essendo il prodot-to di un geniale, acuto osservatore e per di più dotato di un certo prestigio. Molti perso-naggi della politica dello spettacolo dello sport e del giornalismo devono la propria cele-brità proprio a quella di chi ha saputo cogliere in una battuta una caratteristica o un aspet-to della loro personalità, una battuta che, strutturata, può diventare un aforisma e un luogocomune, soprattutto quando svela il motivo vero delle azioni umane camuffato sotto ilmotivo buono. Il boom economico, comunque, e la ormai quasi compiuta trasformazioneglobale della società contadina in una società urbanizzata sta facendo piazza pulita di que-sta tendenza alla schedatura antiquata e ristretta della gente, e ne sta elaborando di altrefondate sulla tecnologia, più efficaci e utili al potere, che per sua natura aspira al totalita-rismo, ossia alla globalità di un pieno controllo sociale.

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La nciuriadi Calogero Giambelluca

CULTURA LOCALE

Chi era Michele Pantaleone di Jim TatanoIn primis per il tema scottante, ma in secondo luogo perché proprioVillalba in quegli anni era il regno indiscusso del più potente capomafiadi tutti i tempi, il celeberrimo Calogero Vizzini, detto Don Calò.Questo lo portò ad essere sin da subito un personaggio scomodo, e ilsuo carattere focoso e irruente lo rese famigerato all‘interno dei confi-ni del proprio paese. Ma più la sua fama interna diminuiva, più cresce-va la gloria internazionale per il suo lavoro di denuncia della criminal-ità, per la sua lotta alla mafia, quella mafia che aveva a due passi dacasa. Sono trascorsi ormai undici anni dalla dipartita di MichelePantaleone avvenuta a Palermo il 12 febbraio 2002 all‘età di 90 anni, euna misteriosa forza si spinge per squarciale il velo d‘oblio, quella pati-na di silenzio che odia la memoria di chi potrebbe essere d‘esempio.Basti pensare che lo scrittore villalbese fu tra i primi a capire e soprat-tutto a parlare apertamente dell‘intreccio tra mafia e potere, e questoemerse già nel suo primo libro “Mafia e politica” edito da Einaudi nel1962, e da allora fu sempre in prima linea per combattere il fenomeno mafioso. Nel 1969 vinse la seconda edi-zione del Premio Brancati (la prima fu vinta da Elsa Morante), molti anni dopo fu pure candidato al premio Nobele in seguito collaborò pure con Giovanni Falcone sulle dinamiche mafiose.La sua carriera politica iniziò nel suo paese dove fu segretario della sezione del PSI; dal 1947 al 1951 fu depu-tato al Parlamento regionale siciliano lottando per dare le terre ai contadini partecipando al movimento con-tadino, e fu il primo firmatario della Riforma Agraria in Sicilia nel 1950. Innumerevoli furono le sue testimo-nianze scritte tra cui "Mafia e droga" nel 1966 e "Antimafia: occasione mancata" nel 1969, anch'essi editi dallacasa editrice Einaudi. Nel 1970 il regista Giuseppe Ferrara, dopo un fallito tentativo di boicottaggio, realizzò aVillalba con molti improvvisati attori locali il film-documentario sulla mafia “Il Sasso in bocca”, tratto dall‘omon-imo libro di Pantaleone, e nel 1984 “A cavallo della tigre” (Flaccovio) che fu forse il sua opera più matura. Oggi,dopo tanti anni, il ricordo va a quella sua Villaba amata, come diceva lui, “a morsi e baci” che ospitò illustri per-sonaggi come lo scrittore e pittore Carlo Levi, l‘amico pittore Pippo Madè, il fotografo cileno Sergio Larraín, ilsociologo Carlo Marchese e il pittore Nino Scarlata e molti altri amici che ne ricordano con gioia quella figura distraordinaria forza e coraggio.

*Foto gentilmente concessa da Gino Pantaleone.A sinistra l’editore Giulio Einaudi e a destra Michele Pantaleone durante il processo contro il ministro Giovanni Gioia, il primopolitico della storia ad aver avuto in sentenza la dicitura "È mafioso".

Jim Tatano è giornalista, blogger e scrittore. Scrive per la testata telematica “Castello Incantato” e per il suo blog “Flatus Vocis”. Nel2009 ha esordito nella narrativa con “Il Magico Giardino” e nel 2012 ha pubblicato il romanzo “Il Mito della Lanterna.”

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Pagina 5VALLELUNGA NEL MONDO

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La Sicilia rievocata ATTRAVERSO LA MODA

INCENDI 2012

Lo “Zecchino d’Oro”

Venendo da un contesto completamente diverso, la Sicilia mi è sempre apparsa come un luogo alieno, impossibile da comprendere fino in fondo, crudo, aspro,violento come il sole che spacca la terra. Allo stesso tempo il mare, il cielo azzurro, le primizie sane e genuine fanno da potente contrasto a quanto di forte eferoce la Sicilia offre. Le tradizioni, il dialetto con i relativi modi gergali, i balletti dialettici e intrisi di regole morali e di costume. Tutto ciò è molto altro ancorahanno arricchito il mio immaginario fino a diventare una chiara esperienza tangibile della Sicilia, un ventaglio di modi, colori e sensazioni che ho ritrovato nell‘altamoda di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. E‘ capitato sfogliando le pagine di Vogue, rivista a cui sono particolarmente affezionata. Per caso mi sono imbat-tuta in una serie di fotografie che mi hanno catapultata in questa serie di ricordi e di esperienze siciliane. Il pizzo nero, il velo sul capo, l‘uscita dalla messa delleragazze mentre i giovani guardano le loro gambe, la tavola imbandita, i pupi, i vestiti belli della domenica, le anziane sedute sulla sedia sul marciapiede davanticasa. I cactus, i fichi d‘india, il cibo fritto, il vino rosso, le terrazze sul mare, gli stucchi, le ceramiche, i fiori dai colori vividi e sgargianti, i limoni, la sabbia. Potreicontinuare questo elenco all‘infinito. Dopo questa prima immersione in quella che è forse la mia più grande esperienza di vita di un luogo, di un popolo (sì, per-ché i siciliani sono davvero un popolo particolare e a sé stante!) ho ritrovato tutto ciò … in Svizzera! Aggirandomi per le boutique di un noto out-let di Mendrisiosono capitata nel negozio Dolce e Gabbana. Ecco che il tripudio del barocco siciliano si dispiega di fronte a me in tutta la sua prorompenza. E‘ stata un‘esperienzamolto emozionante, toccare con mano quei capi unici e preziosi, quei merletti e quelle spille d‘alta bigiotteria dorate piene di pietre dure nere e bordeaux, gliorecchini a mò di puttino e i foulard con stampe particolarissi-me, con tanto di agrumi e riecheggiamenti ai carretti siciliani, tutto questo mi ha fatto rivivere quel-lo che mio nonno ha collezionato per tutta la sua vita, reperti della Sicilia antica e contadina ora Quella collana ora la conservo gelosamente conservati nel museoche porta il suo nome. Mi guardavo intorno e sentivo come la necessità di dire alle persone “Guardate, questi oggetti avrebbe potuto metterli mio nonno nel suomuseo! Ne andrebbe pazzo se solo li potesse vedere!”. Così ho fatto l‘unica cosa che potevo fare, ovvero comprare almeno un oggetto: una collana barocca. E‘ stato come portare a casa di nascosto unmonile conservato nel museo del mio amato nono.Successivamente le collezioni 2012/2013 hanno invaso le capitali della moda di tutto il mondo. A Milano, durante le vacanze di Natale, ho potuto vedere quelle che per me rimarranno le vetrine più emo-zionanti di sempre: in Corso Venezia e Via Spiga, presso Dolce e Gabbana naturalmente, sono stati montati dei presepi e delle tavole deliziosamente imbandite con tanto di spighe di grano. Così come pre-cedentemente primavera erano state esposte delle vere e proprie bancarelle con tanto di cipolla e peperoncini rossi: sembrava di essere a Palermo! Naturalmente le testimonials per questa collezione sonod‘eccezione, belle e con un fascino mediterraneo: Monica Bellucci, Bianca Balti, Bianca Brandolini d‘Adda, Zuzanna Bijoch e Kate King. Non potendo contenermi ulteriormente, ho sentito la necessità di con-

frontarmi con una mia amica vallelunghese la quale, una volta viste le fotografie dellacampagna pubblicitaria, ha manifestato il mio stesso stupore indicandomi però una notanon di disapprovazione, ma di erronea concezione di quello che chi viene “da fuori”pensa dei siciliani ovvero il fatto di avere una mentalità retrograda e che ancora vesto-no con la gonna fino al ginocchio. Questa osservazione mi ha dato modo di riflettere. LaSicilia ha dato più volte prova di sapersi distinguere per i suoi geni della pittura, dellaletteratura o del teatro. Il punto è che nonostante tutto c‘è qualcosa di maledettamen-te (o benedettamente) viscerale in ciò che i siciliani fanno e per come si pongono: laloro tradizione è troppo forte, troppo presente. I siciliani sono la Sicilia in tutto e questoè un grande pregio che a mio avviso non devono mai perdere. Fa parte delle contrad-dizioni della loro grande terra. Concludo dicendo che la moda da sempre fa un ritrattodella nostra epoca, della nostra contemporaneità. La moda sa inventarsi ma ancor primasa re-inventarsi mostrando all‘uomo quello che è attraverso degli oggetti di rara bellez-za che stupiscono, divertono, emozionano. Dolce e Gabbana l‘hanno fatto con la Sicilia,l‘hanno interpretata in chiave nuova, frizzante, rispettosa del passato con uno sguardoal futuro (non a caso hanno saputo unire con maestria ed eleganza borchie e vestitistrutturati in vimini, tutto nella stessa collezione). Credo che qualunque persona che siastata almeno una volta nella propria vita in Sicilia non possa restare ammaliato e posi-tivamente stupito di fronte a così tanta bellezza. Impossibile non provare una serie diemozioni che attraverso flussi continui passano dall‘alta moda a quello che è la Siciliareale, e viceversa.

Mi chiamo Noemi Pelagalli e mi sto specializzando in Comunicazione audiovisiva e digitale pressol’Università del Sacro Cuore di Milano. Ho conseguito la laurea triennale in Comunicazione di massapubblica e istituzionale all’Università degli studi di Bergamo. Sono co-fondatrice de Il Calamaio fuo-ricorso, libero rotocalco culturale degli studenti di Bergamo. Nel tempo libero mi occupo di cosplay.Le mie più grandi passioni sono l’alta moda e il cinema.

di NoemiPelagalli

di Calogero GiambellucaNon sempre nelle argomentazioni puoi contare in una sommadi tipologie di prove. Eccone un esempio: la prova logica e laprova pratica. Sull'onda delle campagne contro i costi dellapolitica e i costi delle singole regioni, con la distinzione tra(Comuni) le Regioni virtuose e quelle no, viene fuori in un TGRdell'estate 2012 che la Sicilia ha 22 mila forestali e pochissimeforeste, e lì con i dati e i numeri, come è uso in questi servizi.Nel servizio che ho sentito in cui appunto si denunciava - nonricordo la data precisa - questo lusso e la necessità di unosfoltimento della folla di parassiti che non hanno alcun riscon-tro in nessun‘altra regione d‘Italia, si intervistavano gli interes-sati. Uno dei quali ammetteva candidamente di non fareniente, per non esserci niente da fare, ma che non gli sembra-va sufficiente e giusto andare a casa, perché non avrebbesaputo e potuto diversamente mantenere la famiglia.L‘estate 2012 in Sicilia è stata la più rovente di tutte.In settembre sono bruciate anche le Madonne, finorarisparmiate.Quattro ne hanno beccato, di piromani, colti sul fatto (con dellecoperte inzuppate di benzina) - un altro servizio del TGR - dicui uno ha confessato di avere appiccato il fuoco per allargarela zona dei pascoli; ma gli altri tre non hanno saputo fornire imotivi, nel TGR della sera (19.30) del 29 o 30 settembre.Il primo ottobre, sempre al TGR Sicilia delle 19.30, sento che iforestali di Sicilia chiedono nuovi contratti di lavoro per lariforestazione. Senza perdere tempo.Ora, davanti a questo fenomeno, cosa pensa e cosa propone illettore? O per lo meno cosa pensa di questa fortunosa accop-piata di prove vincenti?

ATTUALITÀ

Vallelunga – Si è svolto domenica 8 settembre lo Zecchino d'Oro con canti, barzellettee balli in piazza Umberto I. I cento bambini che hanno seguito il progetto estivo “IlGirotondo dell'Amicizia” hanno così offerto ai vallelunghesi uno spettacolo che è statocurato dal gruppo parrocchiale che, da metà luglio fino alla fine di agosto, ha coin-volto i piccoli in attività ricreative per tre pomeriggi alla settimana.Dodici, in totale, le canzoni che hanno animato la serata e che sono state tratte dalrepertorio dell'ormai celebre competizione musicale per bambini “Zecchino d'Oro” e dacui la manifestazione vallelunghese prende il nome. Si tratta di un'attività che, diver-si anni fa, si ripeteva con costanza anno dopo anno sempre a fine estate, a conclu-sione delle attività del Grest.Dopo un periodo di di abbandono, però, i giovani componenti del gruppo parrocchiale,con il supporto della Parrocchia e con il Patrocinio del Comune, hanno voluto ridare aVallelunga una manifestazione da sempre gradita e attesa.

IL GIROTONDO DELL’AMICIZIA DI VALLELUNGA

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Ha da poco sostenuto gli esami di licenza media otte-nendo 10 e lode. Ha conquistato, in un solo anno sco-lastico, quattro primi premi in edizioni internazionali enazionali di concorso musicali della provincia.Desirée Greco si è così affermata come uno dei talentimusicali di Vallelunga. Di certo non è la sola ad essersifatta notare per le sue capacità e la sua tenacia, ma èla studentessa che è riuscita a sbaragliare la concor-renza ottenendo più primi premi di tanti altri suoicoetanei.Desirée è uno dei frutti della scuola media ad indirizzomusicale, nata a Vallelunga qualche anno fa grazie allatenacia e alla volontà dell‘ormai ex dirigente scolasticodell‘Istituto comprensivo di Vallelunga e VillalbaVincenzo Nicastro. Numerosi i giovani che, uscendo daquesta scuola (unica nella zona) hanno voluto contin-uare a studiare musica iscrivendosi a conservatori e liceimusicali.A ciò si aggiunge anche l‘impegno nel corpo bandistico

musicale V. Bellini che, da innumerevoli anni e fino a qualche tempo fa, era l‘unico spazio, per i giovani vallelunghesi, per avvicinarsi alla musica.Tornando a Desirée, ha vinto con punteggi sempre più alti il primo posto all‘Ottavo Concorso Internazionale per giovani musicisti organizzato dall'Associazione musicale e teatrale Diapasondi Canicattì. Per l‘occasione la giovane flautista si è esibita con un pezzo molto difficile per la sua età e ha conquistato la commissione che, come racconta la sua docente, si è alzata perapplaudirla. “La mia idea – spiega la ventiseienne docente di flauto Carmela Gervasi – è quella di non assecondare le abilità dell'alunno, ma di spronarle e metterle alla prova con pezzisempre più difficili. Così Desirè ha ottenuto il punteggio di 97 su 100, un attestato, una medaglia d'oro e ha battuto numerosi suoi coetanei con Sonata per flauto e pianoforte di GaetanoDonizetti”. Per l'occasione la giovane musicista è stata accompagnata al pianoforte dal docente Mirko Gangi.Dopo pochi giorni e sempre nel mese di maggio è arrivato il secondo primo premio partecipando al concorso “MusicaAlMuseo” di Caltanissetta mentre, a fine mese, ha ottenuto un altroprimo premio al concorso di musica organizzato a Serradifalco. Infine, l‘ultimo primo premio è arrivato nel mese di giugno partecipando a una competizione di Niscemi.Come già accennato, Greco non è l‘unica promessa della musica di Vallelunga. Infatti al concorso di Niscemi e al concorso di Serradifalco un‘altra vallelunghese è riuscita ad emergereconquistato, in entrambe le competizioni, il secondo posto. Si tratta della violinista Klarissa Pace, coetanea di Desirée e anche lei studentessa presso la scuola media ad indirizzo musi-cale di Vallelunga.Le due giovani promesse si apprestano, ormai, ad essere ex alunne dell‘Istituto comprensivo, come il chitarrista Gaetano Salamone e la violinista Marialaura Cerasa. Questi ultimi, nonos-tante abbiano già lasciato da qualche anno la scuola media, continuano a coltivare la loro passione e a cercare di approfondire quanto studiato a Vallelunga.I quattro musicisti, inoltre, hanno eseguito diversi pezzi in alcune manifestazioni di Vallelunga, come la festa di pensionamento del dirigente scolastico Nicastro che hanno voluto salutarema anche ringraziare con l‘esecuzione di diversi pezzi.*Nella foto da sinistra: Klarissa Pace e Desirée Greco con i docenti di musica Marcella, Ganci e Gervasi. Nella foto a destra: Desirée Greco.

Il progetto Itaca arriva a Palermodi Rosamarie Tasca D’Almerita

Desirée Greco. Promessa della musica e flautista emergentedi Grazia La Paglia

Adesso il Progetto Itaca Palermo è davvero arrivato a destinazione, è sbarcato sui nostri lidi, come Ulisse sull‘isola di Itaca.Abbiamo una sede bellissima, in via Sanlorenzo 280 Palermo. Villa Adriana, il 6 Maggio 2013 ha aperto le porte dopo sei mesi dilavoro di restauro. La parte di Villa Adriana che oggi ospita il Progetto Itaca Palermo consiste in poco più di 400mq al piano ter-ra, con uso di un pezzo del giardino per coltivare orto e fiori. Il Progetto Itaca Palermo è una ONLUS e vive di raccolta fondi per-ché La Clubhouse Villa Adriana frequentata dai soci è assolutamente gratuita.Qualche parola sulla Clubhouse. La Clubhouse è un‘istituzione nata a New York nel 1948, quando un piccolo gruppo di operatoripsichiatrici volle cambiare il modo di vivere dei malati psichiatrici rinchiusi in giganteschi ospedali dimenticati dalle loro famiglie,trattati come malati mentali perduti per sempre. Questo fondatore, John Bird, con il tempo ha cambiato il “sistema” ottimizzan-dolo sempre più fino ad arrivare ai nostri giorni, restituendo alle persone che hanno un disagio psichico, o che lo hanno avuto,la loro dignità, la loro identità. La prima casa con questo modello si chiama FOUNTAIN HOUSE e si trova a New York a pochi passida Broadway, la strada dei divi e degli spettacoli. E‘ stato un successo immediato, i malati non sono più chiamati malati, né uten-ti, né pazienti psichiatrici, sono chiamati SOCI della Club House, il motto della Club House è: “abbiamo bisogno di te”, perchésono i SOCI che mandano avanti gli uffici, le cucine, i refettori, le pulizie, la vita stessa della casa dove passano otto ore al giornoseguiti da operatori, ma da nessun medico o terapeuta, la terapia è “ricominciare a vivere”, I SOCI sono tutte persone che come

tanti altri hanno avuto una malattia, di cui sono perfettamente a conoscenza, che sono in cura, ma che hanno una loro intelligenza, che hanno una loro sensibilità, che hanno una lorosofferenza, e pertanto hanno bisogno di essere considerati come i malati che hanno una diabete, un problema cardiaco, un tumore. Pochi conoscono questo problema, perché lo stig-ma, l‘emarginazione, la vergogna, la paura fanno sì che questi famigliari quando va bene vengono nascosti dentro le loro case protetti dai genitori, esposti il meno possibile in pubblico,a volte non hanno neanche famiglia come avviene spesso in USA, sono soli e per strada. A New York nella prima Club House del mondo ci sono circa 300/400 frequentatori al giorno.La prima Clubhouse europea è nata in Svezia dove ce ne sono ben 9 ed oggi nel mondo intero ce ne sono 340. Vorrei aggiungere che io sono stata a N.Y, a svolgere un training comevolontaria nella club house di Fountain house, è stata un‘esperienza formidabile che non dimenticherò mai, che consiglierei a tutti quelli che sono interessati a lavorare come operatoreo volontario in questo settore, persone che sono state rinchiuse 16-20-30 anni negli ospedali psichiatrici di un tempo, capaci di parlarne come il periodo più brutto della loro vita, ma diavere ritrovato le sue facoltà di operative, l‘amore, la gioia di vivere e di esistere grazie alla Clubhouse. Nel 2005 a Milano un gruppo di volontari ha rilevato il “sistema” e ha implemen-tato il lavoro e l‘informazione tanto che oggi in Italia si contano 5 Clubhouse e ce ne sono altre in procinto di aprire. La Clubhouse è un luogo d‘incontro dove si svolge un programmarivolto a uomini e donne, persone con una storia di disagio psichico e che abbiano rapporti continuativi di cura. L‘esperienza della Clubhouse costituisce un‘opportunità per la persona,che è il “socio” della Clubhouse di sviluppare le proprie potenzialità, sostenuto dagli operatori non medici, non paramedici, soltanto formati che, sono presenti tutto il giorno fianco a fian-co con loro. Gli operatori sono in numero estremamente esiguo, sono i “soci” che mandano avanti la casa. La mattina fanno un briefing con gli operatori, decidono insieme il program-ma della giornata che poi svolgeranno fino al momento di andare a casa.I Soci sono persone che vengono spontaneamente, che desiderano uscire dal loro quotidiano che spesso si rivela triste e depressivo, chiusi in casa senza frequentazioni né relazionisociali, e che trovano nella clubhouse la forza di riprendersi in mano, di ricominciare a pensare positivo, ad essere attivi ed a ritrovare il sorriso. L‘iscrizione alla Clubhouse è gratuita.L‘associazione Progetto Itaca Palermo durante l‘anno organizza e propone corsi di formazione e sostegno ai familiari, gruppi di supporto con il metodo dell‘Auto-Aiuto, corsi di formazioneper volontari, prevenzione nelle scuole. RICEVIAMO SEMPRE PER APPUNTAMENTO, I COLLOQUI SONO GRATUITI. Viviamo di donazioni, di offerte, di 5x1000 per tanto il ns cod. fiscaleè C.F. 97262010826 IBAN : IT 69 H 335901601 000 0062575 I nostri numeri di telefono sono: 091-6714510/3347880152 Villa Adriana Via Sanlorenzo 280

L’ORGANO CENTENARIO TORNA A SUONAREE' stato in silenzio per dieci lunghi anni ma adesso il centenario organo della Chiesa Madre di Vallelunga ha ripreso a suonare. Dopo un lavorodi restauro durato sei mesi, l'organo risalente al 1907 e realizzato appositamente per la chiesa del paese è sta-to benedetto e inaugurato nelmese di dicembre dall'Arciprete Zuzzè. A ridar voce allo strumento il maestro Diego Cannizzaro, ispettore ordinario per gli organi storicidell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione e organista presso la cattedrale di Cefalù. È stato lui, infatti, a tenere il concerto inauguralecon musiche di Capocci, Bach, Zingarelli, Bellini e Dubois. Il restauro, che è stato realizzato dalla ditta Arte Organaria “Boveacci”, permetteràquindi allo strumento di accompagnare le celebrazioni liturgiche. “Si organizzeranno anche altri concerti come quello realizzato per l'inaugu-razione – spiega l'Arciprete. - Purtroppo in questi ultimi dieci anni non è stato possibile utilizzarlo per mancanza di manutenzione.” I lavoriche hanno riportato alla luce l'antico strumento sono stati finanziati anche dai fedeli, sia residenti in paese che ormai emigrati.

ATTUALITÀ

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Vallelunga saluta ilPreside Nicastroprima della sua pensione

di Grazia La Paglia

Un dirigente scolastico che è stato come un buon padre di famiglia, che hasvolto il suo lavoro con passione e che ha avuto un solo obiettivo: la crescitaculturale degli alunni. Questo è il ritratto del preside dell'istituto comprensivo diVallelunga e Villalba Vincenzo Nicastro che è emerso venerdì sera, durante la festa dipensionamento con cui ha voluto salutare docenti, collaboratori scolastici, autorità civili,militari, religiose e le associazioni del territorio in cui ha lavorato con continuità negli ulti-mi sei anni.Quindici interventi si sono susseguiti per ringraziare il preside per l'attivitàsvolta e per dare un parere sul suo operato.“Ha lavorato con ostinazione per ilbene della scuola – ha commentato il sindaco di Vallelunga Montesano. - Questo facapire perché oggi questa sala sia così piena. In molti vogliono dimostrate la propriagratitudine e il rendiconto del lavoro svolto è più che positivo.” “Magari domani ciscorderemo di Nicastro – ha detto ironicamente il prof. Pino Piraino del giornale LaRadice – ma non dimenticheremo l'amore per la musica che ha inculcato in noi val-lelunghesi grazie all'attivazione del corso musicale della scuola media.”Ed è stata proprio l'associazione La Radice ad organizzare una sorpresa, invi-tando ad esibirsi ex alunni dell'Istituto che ricordano quanto fatto dal presideper la loro più grande passione. Il chitarrista Gaetano Salamone e la violinistaMarialaura Cerasa, insieme alla flautista Desirée Greco, hanno arrangiato da soli esuonato Libertango, uno dei pezzi preferiti di Nicastro. Le insegnanti di musica dellascuola hanno poi presentato altre eccellenze frutto del corso musicale: le pluripremiatea concorsi internazionali e nazionali Greco e Clarissa Pace e le due piccole musicistePriscilla Santino e Nadia Amenta. Non è mancata anche un'esibizione musicale curatadalle stesse docenti Gallo, Lampasona, Marcella e Gervasi. Come già detto sono statenumerose le autorità che hanno preso la parola, come il direttore amministrativoGiuseppe Gaeta, il presidente del consiglio di istituto Michele Eramo, padre Achille LoManto, i collaboratori scolastici, l'assessore Tramontana di Villalba, la presidente de LaRadice Angela Polizzano, il Maresciallo dei Carabinieri di Vallelunga, il vicesidanco diMilena, il preside Barba, l'ex preside Lucio Nicastro e l'ispettore scolastico Oliva. Presenteanche padre Giuseppe Zuzzé, i presidente del Consiglio Zuzzè e il vicesindaco Ricotta diVallelunga, l'ispettore Capuzza in rappresentanza del Corpo Forestale dello Stato eD'Anna, assessore di Campofranco e dell'Ufficio Soat di San Giovanni.

*Nella foto da sinistra: l’Assessore Tramontana di Villalba, il Presidente del Consiglio Zuzzé diVallelunga, il Sindaco Montesano di Vallelunga, il Preside Nicastro, il vicesindaco Ricotta diVallelunga, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Vallelunga e la famiglia del Preside.

Nasce una nuovaassociazione di giovani:‘A finestra

di Grazia La PagliaHa fatto il suo debutto ufficiale nel mese di maggio con la pre-sentazione del libro di una giovane autrice, Mariangela Gentile.Subito dopo, una pesca e un mercatino del libro in piazza perautofinanziare le proprie attività. Poi ancora la proiezione di unfilm di fantascienza alla Villa Comunale e un concerto con NonòSalamone, uno degli ultimi cantastorie ancora attivi in Sicilia.Infine, durante la festa patronale, è stata allestita una mostrafotografica accompagnata da un concorso. Così l‘Associazione socio-culturale ‘A Finestra, presieduta daGiusi Pirrone, entra nel panorama dell‘associazionismo val-lelunghese armata di volti giovani e propositivi. Ed il sostegnodei cittadini ad un‘iniziativa innovativa di certo non è mancato.“La risposta dei cittadini alla nostra iniziativa è stata positiva –avevano commentato i giovani associati subito dopo la realiz-zazione del mercatino del libro e della pesca – Abbiamo riscon-trato partecipazione e sostegno sia nel momento della raccoltadi libri ed oggetti, indispensabili per dar vita al mercatino, siaoggi, nel momento della vendita”.L‘associazione culturale ‘A Finestra nasce dall‘iniziativa di ungruppo di giovani che, ritrovatisi per caso a collaborare per rac-cogliere le firme contro il Muos, ha deciso di iniziare a far qual-cosa per il proprio paese e di non stare più con le mani inmano. La scelta del nome dell‘associazione non è casuale:prende ispirazione dal titolo di una canzone della cantessaCarmen Consoli in cui si ritrae il tipico paese siciliano dove lagente guarda la realtà nascosta dietro la finestra.Ed è forse proprio oltre questa finestra che la neonata associ-azione vuole andare.Gli associati tengono a precisare che le attività promosse erealizzate non sono solo frutto della loro volontà e del lorocostante impegno: tutto è possibile, infatti, grazie alla gen-erosità del tutto spontanea di molti vallelunghesi. ― Non abbi-amo ricevuto forti donazioni – spiegano i componentidell'Associazione - ma contributi spontanei che ci permetteran-no di sviluppare alcune delle idee in cantiere e di cui è stata giàfatta una comunicazione delle intenzioni di programmaall'Amministrazione Comunale. Il ricavato verrà costantementecomunicato a tutta la popolazione.”Da sottolineare che durante la mostra fotografica sono stateesposte, tra le altre, 60 foto di Antonio Pasquale Castiglioneche sempre di più sta attirando l'attenzione dei suoi compae-sani per i suoi lavori eccellenti.

L’Azalea dell’Airc a Vallelunga grazie ai volontaride “La Radice” di Redazione

Anche quest'anno la giornata nazionale dell'Azalea della Ricerca è arrivata aVallelunga, grazie al costante impegno dei volontari dell'AssociazioneCulturale La Radice. Ormai da diversi anni i componenti dell'associazioneportano nel loro paese l'iniziativa che, in questo modo, continua ad essereun appuntamento a cui molti vallelunghesi non rinunciano. I volontari hannodistribuito le azalee non solo a Vallelunga, permettendo così di coniugare ilregalo per la Festa della Mamma con un'azione utile per la ricerca contro ilcancro, ma anche a Villalba, Valledolmo e Marianopoli. Nei paesi limitrofi,infatti, sono stati coinvolti altri volontari che hanno curato la vendita dellepiante dell'Associazione Airc nei propri comuni di appartenenza.

*Nella foto, da sinistra: Giovanna Dolcemascolo, Cenzina Piraino, Nino Di Pasquale, Orazio Amenta,Maria Emmanuele, Francesca Lombardo, Calogero Vullo, Melino Vitello.

ATTUALITÀ

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La Drago Teame i suoi ultimi successi

di Grazia La Paglia

E' un atleta di Vallelunga a detenere, dal 7 settembre, il titolo di campione italiano 200metri, categoria Master. Si tratta di Antonio Savaia che, insieme alla squadradell'Associazione sportiva dilettantistica Drago Team, ha gareggiato ai campionati italianidi atletica leggera organizzati dal Csi, salendo sul podio e indossando la medaglia d'oro.Ma per Vallelunga le soddisfazioni non finiscono qui. All'oro di Savaia si aggiungono infat-ti altri tre argenti. Laura Orsi ha infatti conquistato il secondo posto nazionale con i 200metri Master mentre Carlo Gargano ha conquistato l'argento nel getto del peso Master,dopo essere stato campione durante le competizioni dello scorso anno. Savaia porta acasa anche una seconda medaglia, un secondo posto, per i 100 metri Master. Infine unavittoria anche per il più giovane atleta del gruppo, Luciano Calabrese, ha ottenuto ilquarto posto nei 100 metri junior.I quattro vallelunghesi, quindi, sono riusciti a portare a casa vittorie non indifferenti chetestimoniano ancora una volta la preparazione e la dedizione con cui l'associazioneDrago Team affronta gare e nuove sfide. Dal lunedì al venerdì gli atleti vincitori dell'ulti-mo campionato e i componenti dell'associazione e della squadra si allegano nelPalazzetto dello Sport riuscendo a coniugare impegni di studio e lavoratori con ore diesercizi.Infatti l'associazione, soprattutto negli ultimi anni, è riuscita a coinvolgere nelle attivitàdi atletica leggera anche adulti che, a volte inaspettatamente, hanno ottenuto ottimirisultati. Gargano e Orsi non sono infatti gli unici atleti Master del gruppo. Non mancanoanche iscritti giovanissimi che, come ricorda il presidente, l'associazione cerca di faravvicinare allo sport per far comprendere quale siano i corretti e salutari stili di vita.

Nella foto, da sinistra: Gargano, Orsi e Savaia

Tavolata di San Giuseppeper anziani e diversamente abiliA Vellelunga continua la tradizione

Si è ripetuta anche quest'anno la tradizione tavolata di San Giuseppe realizzata dai circaventi volontari dell'Associazione Giacomo Cusmano e dedicata ad anziani, diversamenteabili, persone con disagi sociali ed economici. Così alla Casa del Fanciullo e in attesa dellagiornata dedicata a San Giuseppe, nella domenica precedente alla festività più dicinquanta persone hanno preso parte gratuitamente al pranzo. Oltre al tradizionaleprimo e secondo preparato dai volontari, gli invitati hanno potuto assaggiare pietanze edolci tipici della festa realizzati anche da gente che non fa parte dell'associazione ma cheha voluto comunque dare un contributo. “Tutte le dieci torte sono state donate da libericittadini, come anche il pane di San Giuseppe, le fritture di finocchi, di cardi e di broc-coli in pastella, le polpette, le pignolate, le sfingi, le castagnole, i cuddureddi, i fichi e lafrutta secca e diverse primizie come le fave – hanno raccontato i volontari mostrando latavolata adornata, come da tradizione, con finocchi, lattughe, cedri, arance e carciofi. -Ormai da più di vent'anni ci impegniamo nella realizzazione di questa tavolata e i nostriconcittadini partecipano sempre. Oltre a pietanze già pronte hanno donato anche uova,farina, vino, olio e tutto ciò che ritenevano necessario per preparare questo pranzo.”Grazie ai locali che continuano ad essere messi a disposizione dal Boccone del Povero inumerosi volontari tra cui Salvina Lima, Giovanna Cerra, Maria Rigatuso, Maria Insinna,Saro La Piana e Domenico Di Gangi hanno lavorato incessantemente per sistemare lasala, lavare le verdure da friggere e preparare la tavolata. ―Scegliamo di ripetere ognianno questa giornata per mandare un messaggio alla comunità. È importante dedicaredel tempo anche ai nostri concittadini più sfortunati o che hanno bisogno di attenzioni.‖Come ogni anno, inoltre, molta gente ha visitato la tavolata alla Casa del Fanciullo rice-vendo in dono, da parte dei volontari, il pane di San Giuseppe benedetto. Nonostanteper i volontari la Tavolata di San Giuseppe rimanga una tradizione salda negli anni, sem-bra che nel resto del paese si stia indebolendo. È stata solo una, infatti, la tavolataimbandita nelle case dei privati nella giornata della festa. Solo la famiglia di Ignazio LaDuca ha infatti deciso di realizzarla.

*Nella foto, tra gli altri: Rosario La Piana, Salvina Lima, Salamone, Raimondo Polizzi, MariaEmmanuele, Maria Insinna, Domenico di GanciDiritto allo studio e Municipio

RIMBORSI PER GLI ABBONAMENTI DEL TRENO E DELL’AUTOBUS. Tutto è iniziato quando una rappresentanza di genitori, nel mese di gennaio, ha segnalato alSindaco e alla Giunta come i tagli sui rimborsi imposti dalla Regione avrebbero causato disagi non indifferenti: si correva il rischio di compromettere il diritto allo studio dei giovani poichédiverse famiglie non possono più sostenere per intero le spese per l'acquisto degli abbonamenti. Durante un secondo incontro, invece, il vicesindaco Ricotta e l'Assessore alla PubblicaIstruzione Izzo hanno illustrato la disponibilità del Comune ad aiutare le famiglie rimborsando al 100% le spese per l'anno scolastico in corso e restituendo anche quel mancante 40% dirimborso che non era stato dato per il periodo settembre – dicembre 2012. Infine, con una terza e ultima riunione, il Sindaco Montesano ha voluto comunicare ufficialmente alle famiglieche questa disponibilità è diventata una possibilità concreta. Dopo diversi tavoli tecnici, infatti, all'interno del nuovo bilancio di previsione sono stati trovati i fondi da destinare agli abbona-menti degli studenti. Oltre al sindaco Montesano hanno partecipato all'incontro il Presidente del Consiglio Silvio Zuzzè, l'Assessore alla Pubblica Istruzione Rosamaria Izzo e una delegazionedella giunta. All'interno di un'aula consiliare gremita di genitori, è stato anche ricordato che i rimborsi del 2012 saranno coperti totalmente perché il restante 40% per il periodo settembre– dicembre verrà distribuito alle famiglie nel corso dell'anno. Per gli altri mesi del 2012 il Comune era già riuscito a garantire il totale rimborso nonostante i primi tagli annunciati dallaRegione.

PROGETTO DI RECUPERO “TI AIUTO IO”. Anche a Vallelunga è stato dato il via libera al progetto di sostegno scolastico “Ti aiuto io” offerto dal Distretto Socio SanitarioD10 e che è partito il 15 gennaio. I quindici alunni coinvolti, come ha spiegato il vicesindaco Rosolino Ricotta, sono stati seguiti da due insegnanti e le lezioni si sono tenute a scuola,che è stata messa a disposizione per l‘attuazione del progetto dal Dirigente Scolastico Nicastro. “Per noi è un progetto molto importante – ha spiegato il Dirigente all‘avvio del corso –perché permetterà agli alunni con difficoltà nell'affrontare da soli le attività didattiche di poter essere seguiti da docenti anche nel pomeriggio.”

L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI VALLELUNGA E VILLALBA NON PERDE LA SUA DIRIGENZA E SI ESPANDE. A causa del mancato raggiungimentodi 600 iscritti, l'istituto rischiava di sparire e le scuole dei due comuni sarebbero state accorpate ad altri istituti del territorio. Ma grazie ad un'azione portata avanti dal Comune di Vallelungal'istituto, oltre ad essere rimasto autonomo, si è anche ingrandito accogliendo al suo interno anche le scuole di Marianopoli che, anni fa, facevano parte dell'allora direzione didattica diVallelunga. L'unione delle scuole è stata possibile grazie a una delibera di giunta, presentata nel 2011 e inoltrata al Ministero della Pubblica Istruzione, con la quale il Comune chiedevaappunto di unire al già esistente istituto comprensivo anche le scuole di Marianopoli. La richiesta è stata accettata.

CORSO DI POTENZIAMENTO SCOLASTICO DELL'OPERA PIA GUGINO. E' iniziato a fine aprile il corso di potenziamento linguistico e matematico rivolto alle clas-si ponte dell'Istituto Comprensivo di Vallelunga e Villalba. Il progetto, realizzato dall'Opera Pia Gugino, era rivolto rivolto a tutti gli alunni delle due classi quinte della scuola primaria edelle due classi prime della scuola secondaria di primo grado di Vallelunga. Le lezioni, che avevano durata di trenta ore per le classi prime e trenta ore per le classi quinte, sono statetenute da quattro insegnanti selezionati tramite un apposito bando.Dopo la valutazione dei titoli dei partecipanti e un colloquio finale sono state scelte le docenti Maria Teresa Ognibene, Giuseppina Zuzzè, Giuseppina Pirrone e Giusi Licata. Obiettivo delprogetto era quello di potenziare le abilità linguistiche e matematiche già possedute dagli alunni, in modo da prepararli, rispettivamente, all'ingresso alla scuola secondaria di primo gradoe al passaggio alla classe seconda.“La realizzazione di questi corsi non sarebbe stata possibile senza il grande aiuto offertoci dalla Scuola – spiega Rosa Ministeri, componente dell'Opera Pia insieme a Salvatore Capuano,Maria Scozzari e al presidente Massimiliano Valenza. - L'organizzazione è stata notevolmente coadiuvata dal dirigente scolastico Vincenzo Nicastro e dalla responsabile della funzione stru-mentale per la gestione dei progetti Carolina La Paglia.” Anche per questo motivo e grazie a questa collaborazione le lezioni, che si sono concluse il 24 maggio, si sono svolte nelle auledella scuola primaria “F. Sorrentino”.

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Quando il leader parla

Il Movimento 5 Stelle arriva a Vallelunga

di Jim Tatano

Da poco sono passate le elezioni e tutti ormai sappiamo i risultati, c‘è a chi sono piaciuti a chi meno, ma qui non staremo a parlare di questo, madi argomenti che meriterebbero la riflessione di tutti. Ovvero: della suggestione di massa e della pecca della democrazia.Tutti noi abbiamo assistito alla campagna elettorale che ha i suoi consueti rituali per accattivarsi il consenso di più persone possibili, e tra i tantimetodi cercheremo d‘analizzarne – nel nostro piccolo – uno in particolare, quello del convegno o del comizio, di piazza o auditorium o televisivonon fa differenza. Quindi quello che ci interessa è un leader che parla e una platea che ascolta.Non voglio fare tanti giri di parole e vi dirò una cosa seria e sconcertante. Più è grande il numero delle persone riunite in una platea più quellepersone sono manipolabili, suggestionabili e private dell‘individualità. Questo non lo dico io, ma studi di psicologia collettiva. Quando un individ-uo fa parte di una folla (che sia essa in teatro, davanti la tv o allo stadio) perde la sua capacità di decidere, di decifrare il vero dal falso e si las-cia convincere molto facilmente che quello che il leader dice sia l‘unica verità. Psicologicamente il singolo diventa una cellula di un corpo unicomolto più grande che è la folla, e questo indebolisce fortemente la sua capacità di discernimento. Gli esempi storici e attuali di piazze e conveg-ni non mancano e ognuno l‘osservi da sé. Quindi il leader che conosce bene i metodi di comunicazione sfrutta questo piccolo segreto e nelleadunanze popolari, specie in campagna elettorale, sa che può spararle grosse e molti dei votanti gli crederanno ciecamente. E guai a cercare diaprire gli occhi ai più devoti di tali panzane, perché se solo osaste fare dei ragionamenti per fargli capire che quel “vantaggio” momentaneo diven-terebbe un disastro irreversibile futuro vi aggrediranno e vi tacceranno di invettive che il loro leader gli ha insegnato per definire il mondo a loroavverso. Perché si sa, i ragionamenti annoiano e le invettive danno soddisfazione e divertimento (e a volte pure fierezza). Così facendo, i leader hanno suggestionato folle che hannomandato a morire in guerra; e sono sicuro che tutti noi presi singolarmente aborriamo la violenza, ma quando suona la tromba del sangue e dell‘orgoglio nazionale molti saranno fieri dimorire per un‘illusione. Tutto questo con la complicità implicita o esplicita dei media.Ora immaginiamo che un evento eccezionale metta nelle mani di un leader pazzo o subdolo una folla che supera le altre folle. Pertanto, per il principio di democrazia, questo schiera-mento otterrà un grande consenso di massa e l‘incarico di governare una nazione. Ora mettiamo caso che abbia un piano di sangue e violenza che dal primo momento proverà ad attuare,mettendo in atto una catastrofe senza precedenti. Pensate che questo sia fantascienza? Potreste avere ragione, ma la Storia vi dà torto, perché è già successo altre volte. Ebbene l‘ulti-ma volta che è successo è stato durante la Seconda guerra mondiale, un leader pazzo che ha abbindolato 80 milioni di tedeschi e causato la morte di milioni di perone innocenti. Credeteancora che sia fantascienza? Volete che questo si ripeta? No? Allora informatevi, leggete e leggete la storia e non innamoratevi di leader troppo accattivanti, rudi o violenti già in parten-za. Ma, soprattutto, non siate culturalmente indifesi, e ricordate che non sempre ottenere il maggior numero di consensi significa essere dalla parte del bene.

Anche il Movimento 5 Stelle, che trova il suo rappresentante e “leader” (anche se così non vuole essere definito) nel comico Grillo è arrivato a Vallelunga.Il primo ingresso del Movimento nel paese è avvenuto in vista delle elezioni politiche quando Cancelleri, adesso capogruppo del Movimento all‘Ars, è giunto a Vallelunga perparlare del programma ed incontrare gli elettori.Gli attivisti si sono anche organizzati per realizzare un punto informativo in piazza dove poter illustrare il programma del Movimento e distribuire materiale informativo.Cacelleri, inoltre, è giunto a Vallelunga anche successivamente alle elezioni politiche per commentare insieme ai cittadini le ultime vicende politiche e il successo ottenuto, inParlamento, dai grillini.L‘incontro si è svolto il 15 maggio. Per l'occasione è stata inaugurata la sede del Movimento in via Garibaldi, già attiva da circa due mesi, per poi iniziare a discutere di variargomenti della vita politica attuale e che riguardano il Movimento. “Abbiamo parlato del M5S sia in ambito nazionale, spiegando per esempio che il Pd non ha chiesto alMovimento di creare una coalizione ma solo di votare la fiducia, sia in ambito regionale – racconta Cosimo Vullo, uno degli attivisti che ha promosso, insieme agli altri, il sec-ondo incontro a Vallelunga con Cancelleri. In questo modo abbiamo fatto il punto su quando realizzato alla Regione dal Movimento e abbiamo anche pensato di realizzare ungazebo in piazza per parlare del problema della privatizzazione dell'acqua nella provincia di Caltanissetta. Non abbiamo ancora stabilito una data per questo evento, ma moltoprobabilmente sarà organizzato durante una domenica”. Al secondo appuntamento vallelunghese con Cancelleri hanno partecipato anche nuovi cittadini che durante lo scorsoincontro non erano presenti. “Si tratta di nuovi volti che provengono anche da movimenti politici diversi dal nostro – continua Vullo – ma la loro partecipazione, come ha sot-tolineato Cancelleri, è positiva per poter avere un reale confronto. Inoltre, come hanno sottolineato i cittadini che hanno partecipato all'iniziativa, il nostro Movimento è l'uni-co che organizza attività del genere a Vallelunga e che riesce a programmare incontri con attivisti che fanno parte dell'Ars.”

ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE

POLITICA

Sabato 9 agosto Vallelunga ha fatto un salto nel passato, nel suopassato, negli anni in cui Vallelunga era ancora un paese pretta-mente contadino e dove la miseria e la semplicità della vita quotidi-ana erano all'ordine del giorno. Ma anche un salto negli anni in cuila farmacia del paese era gestita dalla famiglia Bonasera che tutti ivallelunghesi ricordano con affetto nonostante il lungo tempo ormaitrascorso. Tutto questo è avvenuto grazie alla presentazione delromanzo “E così fu che” del farmacista nisseno Vincenzo Bonaserache fino all'età di trentatré anni ha vissuto a Vallelunga. Invitato dall'Associazione La Radice ha presentato uno dei suoi quat-tro lavori, romanzo d'amore ambientato durante la Seconda GuerraMondiale nel suo paese natio e che riesce ad abbracciare diversiargomenti: il potere, il viaggio come momento di crescita interiore,il fascismo in Sicilia, la condizione degli ultimi (contadini e lavoratoridelle miniere dell'entroterra siciliano), le situazioni di ingiustiziasociale e il destino, a volte benevolo e a volte crudele.Il libro è stato presentato tramite un'intervista all'autore da Grazia

La Paglia, direttore responsabile del periodico culturale La Radice, ed è stato introdotto da prof. Marcello Ganci. La presidente dell'Associazione La Radice,Angela Polizzano, ha aperto la manifestazione ed è stata seguita dalla signora Rosamarie Tasca D'Almerita che ha letto al pubblico la trama del roman-zo preparata dalla moglie dell'autore.Grazie alla lettura di alcuni brani scelti da Bonasera ed interpretati dalle voci fuori campo di Michele Eramo e Giusi Insinna il pubblico ha potuto conoscerenon solo alcuni passaggi salienti della storia narrata, ma anche i ritratti della quotidianità ed episodi storici di Vallelunga. Per questo il libro di Bonaserasi pone come testo importante per i vallelunghesi: con le pagine del romanzo si tramandano alle nuove generazioni dei fatti del paese che molti giovaninon conoscono.La serata, che si è svolta nel “Gazebo” della famiglia Granatella, è stata anche allietata dall'esibizione musicale di due giovanissimi talenti, GaetanoSalamone e Marialaura Cerasa e si è conclusa con diversi interventi da parte del pubblico, composto da molti vallelunghesi che ricordano ancora conaffetto quanto fatto dalla famiglia Bonasera per il paese. Non è mancata, per questo motivo, anche qualche lacrima di commozione.

Nella foto, da sinistra: lo scrittore Bonasera, la giornalista La Paglia e la presidente dell'Associazione Polizzano

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Festival del Libro2013Gli autori del Vallone

Associazione“LA RADICEVallelunga Pratameno

Ha riscosso successo la prima edizione del Festival del Libro diVallelunga che sabato 24 agosto, in piazza Europa, ha richiam-ato autori provenienti da diverse parti della Sicilia. Numerosi,infatti, gli scrittori che hanno voluto partecipare alla manifes-tazione organizzata dall'associazione culturale La Radicenonostante i chilometri necessari per raggiungere il piccolopaese del Vallone.E non è stato un Festival che ha solo riscosso successo, maanche dalle tematiche impegnate. Infatti le opere vincitrici delconcorso letterario indetto all'interno del Festival sono statescelte dalla giuria non solo per la loro qualità della scrittura maanche per gli argomenti trattati. Così al primo posto per lasezione prosa si è classificata Mariangela Gentile di Cammaratacon “Sono una donna che pascola greggi”, un racconto chenarra la tragedia di una madre che, su un barcone, vede il pro-prio figlio perdersi tra le acque del Mediterraneo. Primo postoper la poesia invece a Patrizia Sardisco di Monreale con la liri-ca “Dell'amore fraterno”, composizione toccante che narra ilsacrificio di Falcone e Borsellino nella lotta alla mafia. Il sec-ondo posto per la prosa è andato alla vallelunghese ElisabettaCastellana con “Lettera a Martin”, mentre il terzo a DimitriPanzica di Resuttano con l'opera “Luce”. Secondo posto per lapoesia a “Si la vita si putissi arrimunnari” all'autore FrancescoFerrante di Terrasini, seguito al terzo posto dalla nissena FontiMaria Concetta con la sua “Vu cantari, canta.” Le opere sonostate selezionate dalla giuria presieduta dal dirigente scolasti-co Vincenzo Nicastro e composta da Marianna Gaeta, RitaFerilli, la prof.ssa Cenzina Piraino e l'architetto Giuseppe Spera.La cerimonia di premiazione è stata preceduta da un meeting

a cui hanno preso parte più di venti autori provenienti da tuttala Sicilia e dove il prof. Salvatore Nicosia, l'avvocato AngelaBruno, lo scrittore Jim Tatano, la poetessa Antonella La Monicae la giornalista Grazia La Paglia hanno trattato diverse prob-lematiche inerenti al mondo della scrittura sia nell'isola che nelVallone. A conclusione del meeting sono state allestite ventibancarelle per l'esposizione dei libri dei vari autori che hannoaderito alla manifestazione. Lì i lettori hanno potuto acquistarecopie ma anche conversare con gli stessi scrittori. A seguire èstato realizzato il primo reading di Vallelunga a cui hannopartecipato autori, relatori e un numeroso gruppo di giovaniartisti palermitani del blog letterario “Tutta colpa della maes-tra”. Recitando e accompagnati dal suono della chitarra hannoletto diversi brani tratti dal loro blog e dai libri degli autori chefanno parte della loro redazione.Tra i vari lettori che si sono susseguiti, oltre ai vallelunghesiGiusi Insinna e Michele Eramo, Vallelunga ha ospitato anche unattore di rilievo. Si tratta di Roberto Burgio, attore siciliano dispicco nel panorama del teatro e del cinema. Dal set di “Allaluce del sole” e di “Agrodolce” è arrivato quindi a Vallelungagrazie a Salvatore Giardina, attore di Mussomeli con cui prestocoordinerà, come negli anni passati, corsi e laboratori di teatronel mese di ottobre.Non è mancato anche il momento della pittura con l'espo-sizione di quadri degli artisti Giuseppe Inserra, GiuseppeVolante (Marianopoli), Giuseppe Giardina, Claudia Grothaus,Giusi Malta, Angela Ferilli e Rosy Ministeri (Vallelunga) e dellamessicana Carmen Parra.I giovani musicisti Gaetano Salamone, Desirée Greco,Elisabetta Castellana e Marialaura Cerasa hanno invece intrat-tenuto il pubblico con pezzi di musica classica e contempo-ranea. Fuori programma ma molto apprezzato l'interventomusicale del giovane Dario Ferrante che, con la sua chitarraacustica, ha fatto ascoltare al pubblico un proprio pezzo. Lamanifestazione si è conclusa con l'augurio di ripetere l'espe-rienza anche la prossima estate.

Vallelunga, Festival del Libro:vincono composizioni su immigrazione e mafia

I premiati con la Presidente dell'Associazione Angela Polizzano e la giuria

Da sinistra: lo scrittore Jim Tatano, la prof. ssa Antonella La Monica, lagiornalista Grazia La Paglia, il prof. Salvatore Nicosia e l'avvocato AngelaBruno.