la ricognizione storica di graziano fronzuto … · muro dell'incomunicabilità

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Quando debuttarono, nel set- tembre del 2006, nella suggestiva cornice del Chiostro di San Benedetto, a Conversano, desta- rono meraviglia e ammirazione in tutti coloro che ebbero la ventura di ammirarle. In passerella erano undici artisti, ai quali bisognava aggiungere due gruppi di giovani della cooperativa “La Zarzuela”. Ovviamente ognuno aveva inter- pretato pittoricamente il “Mare Nostrum”, facendo sfoggio di una fantasia creativa che puntava ad unire presente e passato di un mare che non era stato mai di pace. Anzi, bastava dare una scorsa alle sue radici per render- si conto che erano stati proprio i conflitti a caratterizzare gran parte della sua storia. Senza comunque sottovalutare che era stato pure un bacino dei com- merci, il luogo storico dello scam- bio. E proprio lo scambio, nella sua accezione più ampia – che comprende anche i luoghi d’arte, la gastronomia e le bellezze natu- rali – potrebbe essere la via giu- sta perché da un Mediterraneo conflittuale si passi ad un Mediterraneo che punti a com- porre profonde antinomie e dissi- di. E in tal senso si cimentarono gli artisti partecipanti alla 1^ edi- zione promossa da Donato Pace, in collaborazione con Rosaria Colaleo, Franco Lestingi e Domenico Laguardia: da Giuliano Caneva, a Paolo Cataldi, da Donato Linzalata a Michele Loconsole, da Giacomo Miale a Caterina Narracci, a Osman Osman. E ancora: Lino Piccoli, Tony Prayer, Salvatore Sebaste, Connie Solari. E sulla stessa scia si mossero i giovani artisti della cooperativa “La Zarzuela” . Tutti impegnati a farci gustare i colori più autentici del “Mare Nostrum”, sempre nell’intento di portare acqua al mulino del dialogo per superare vecchie e nuove lacera- zioni. E anche la seconda edizio- ne – svoltasi nel Castello Carlo V di Monopoli, nel settembre del 2007 - preferì seguire le stesse orme, pur avvalendosi dell’ap- porto di altri artisti, quali Cesare Cassone, Pina Catino, Francesco Ferlisi, Michele Roccotelli, Elisabetta Sgherza e i giovani de “La Zarzuela”. Tutti convinti che il nostro Paese possa giocare oggi un ruolo di "ponte" – ed in tal senso la Puglia non ha rivali - fra il mondo mediterraneo e l'Europa continentale. E affinché questo ruolo possa esplicitarsi in modo costruttivo, è necessario valoriz- zare gli aspetti interculturali , ricercare gli elementi aggreganti in presenza di diverse tradizioni e differenti linguaggi. Un copione vincente che si è rivelato tale anche nella terza edizione, svol- tasi a Turi nell’agosto di que- st’anno. E per neutralizzare il muro dell'incomunicabilità è sceso in campo un ulteriore “team” di artisti, tenaci assertori della capacità rigenerativa del- l’arte. Sono Augusto Ambrosone, Luigi Angiuli, Enzo Angiuoni, Mario D’Imperio, Angelo De Francisco, Franco Lestingi, Dino Sambiasi, Giacomo Miale e Giovanna Verzeroli. E di rinforzo, sempre in primo piano, un trio de “La Zarzuela”: Michele De Marino (Don Miguel, Giovanni Galiano e Andrea Santoiemma). Miglior sorte non poteva capitare ad un Mediterraneo che vuole guardare al futuro con sereno ottimismo. (m.v.c.) Il respiro di una cattedrale, se fosse intesa come un essere vivente, sarebbe rappresentato dal suono dell’organo che- soprattutto contestualizzato nelle dimensioni di luoghi di culto tra Sette e Ottocento- riesce a rappresentare anche un ele- mento di arredo in stile. A metà strada tra la storia dell’architettu- ra e la storia dell’arte, le manifat- ture delle scuole organarie trava- licano- dove ce ne fossero- i con- fini specialistici tra le discipline. E, partendo solo da un punto di vista meccanicistico relativo alle specializzazioni delle singole materie di studio (storia dell’arte, dell’architettura, delle arti appli- cate, della musica) non si arrive- rebbe a uno sguardo d’insieme su quel contesto tipico dell’arte organaria, segnato soprattutto dalla maggiore fioritura nell’età barocca, di cui l’organo andava a definire uno degli elementi più rappresentativi di quel “senso della meraviglia” che l’estetica del tempo voleva suscitare nello spettatore/ascoltatore. E’ stato proprio del barocco, infatti, il periodo legato alla fioritura di opere architettoniche ex novo o che ristrutturassero secondo il nuovo gusto gli interni dei luoghi di culto arricchendoli di intarsi, cicli pittorici, elementi scultorei e architettonici. E, per certi versi, l’arte organaria è stata il tramite per dare voce (strumentale) e suono al sentimento di stupore e di magnificenza con cui la chiesa voleva affermare le proprie virtù e la supremazia sul mondo seco- lare, allo stesso modo in cui l’o- pera lirica festeggiava i fasti del potere temporale delle monar- chie dell’epoca. Il volume di Gaetano Fronzuto (ingegnere civile, ma anche musicista e orga- nista)- oltre che presentare una catalogazione organica degli organi presenti a Roma in gran parte nelle chiese cattoliche, ma anche in altri luoghi di culto e nelle sale pubbliche da concerto- offre un contributo importante a una visione sistemica di queste opere organarie passate in rasse- gna, dalle più risalenti come data- zione a quelle realizzate nei gior- ni nostri. Nel volume cartaceo sono pubblicati i contributi sugli organi delle quattro Basiliche maggiori di Roma: San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le Mura e San Pietro in Vaticano. Per ognuno di essi l’autore traccia una storia della struttura (chie- sa/basilica) che custodiscono lo strumento, per poi affrontare le descrizioni sul piano dell’organo- logia e indagando sulla storia, sulle caratteristiche acustiche e meccaniche, sulle tecniche costruttive dello strumento, affrontando anche le problemati- che conservative in ordine alla spinosa questione dei restauri (molti dei quali riguardando anche la questione dell’elettrifi- cazione). Ma la gran parte del ponderoso lavoro di Fronzuto su tutti gli organi presenti a Roma, frutto di più di 25 anni di studi storici e di esperienza organisti- ca, è racchiuso nel cd allegato al volume, che presenta due altri libri “virtuali” nel libro. Il primo libro virtuale (182 pagine) riguar- da le tavole e le illustrazioni che documentano la ricerca capillare dell’autore, che ha fotografato in digitale molti organi, pure in luo- ghi non aperti attualmente al pubblico, fornendo anche imma- gini storiche. Il secondo libro rac- chiuso nel cd (592 pagine) è rela- tivo a una guida pratica orientati- va ad altri duecento (circa) orga- ni storici e moderni della città, rivelando la meticolosità di un lavoro sorprendentemente con- dotto da un singolo ricercatore, guidato da una personale “voca- zione” musicale ad approfondire un percorso che- nella sua vasti- tà- potrebbe assorbire ricerche pluriennali di più di una cattedra universitaria. Con molto under- statement, invece, l’autore dichiara di voler fornire una “guida complementare” ad itine- rari organistici della città di Roma, anche se in realtà offre un prezioso contributo per colmare lacune che gran parte dei volumi di taglio storico-artistico molte volte trascurano proprio perché la storia dell’arte si ferma davan- ti alle competenze necessarie per affrontare il discorso organologi- co. “Organi di Roma”, di Gaetano Fronzuto, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2008, pagine XVIII-92 con cd (euro 25,00) Mariapina Mascolo domenica 23 novembre 2008 LA RICOGNIZIONE STORICA DI GRAZIANO FRONZUTO Quotidiano 13 TRE EDIZIONI IN TRE ANNI, E SEMPRE SULLA BRECCIA L’iniziativa di Donato Pace si è rivelata una carta vincente per comporre dissidi e superare perniciose dicotomie ITINERARIO INEDITO TRA “GLI ORGANI DI ROMA” LE “PORTE DELMEDITERRANEO” SONO AL3° ROUND: CHE FANTASIACREATIVA! CULTURA&SPETTACOLI Giuseppe Maria Crespi (1665-1746), “Libreria”, Museo inter- nazionale e biblioteca della musica di Bologna (quadreria di padre Giambattista Martini) Il volume raccoglie tredici scritti aggiornati, già pubblicati dall’autrice in cataloghi di mostre sull’arte e sull’archi- tettura o in riviste sulle produzioni orga- narie in Terra d’Otranto, identificata con l’attuale area jonico-salentina della Puglia, ma che un tempo (fino al 1663) comprendeva anche parte della Basilicata più a Est delle aree del mate- rano. L’intento della presentazione in un unico volume è quello di riportare a un quadro unitario d’insieme sull’area di appartenenza, partendo dai temi gene- rali trattati: “Ars organaria e architettura”, “Tòpoi e varianti deco- rative nel patrimonio organario di Terra d’Otranto, Maestri orga- nari partenopei in Terra d’Otranto” (1498-1912), “L’attività del- l’organaro barese Giuseppe Toselli” (1864-1881), “’Soli Deo honor e gloria’. Organi, organari e organisti a Lecce nello spoglio del settimanale ‘L’Ordine’” (1907-1953). Nella seconda parte, invece, si entra nel particolare di saggi scritti in occasione di sopralluoghi nel Salento, fino al Brindisino, con la ricostruzione della storia dei singoli strumenti in relazione ai luoghi di desti- nazione, completata con le schede degli organi: di San Nicola Magno di Salve (Le), “Giovan Battista Olgiati-Tommaso Mauro” (1628); della Collegiata di Mesagne (Br) “Tommaso Mauro- Ferdinando De Simone” (1648-1793); quello barocco adesposta (t.p.q. 1739) e quello recente delle Ditte La Frescobalda-La FAO (1979-2001) del complesso e della chiesa di San Francesco di Lequile (Le); quello adespota (1791) della chiesa delle Anime del Purgatorio di Fasano (Br); quello proveniente dalla Chiesa di Santa Croce di Lecce e acquisito successivamente dal SS. Crocifisso di Parabita dei Fratelli Gènnari” (1864); dell’Arciconfraternita di Maria SS. Immacolata di Gagliano del Capo (Le) “Vincenzo de Micheli” (1865); della Basilica di S. Maria de finibus terrae di Santa Maria di Leuca (Le) “Luigi Palma” (1885) e alii del Basso Salento; della chiesa di San Biagio di Galatina (Le), l’american organ “Estey” (1899). “Vox Organi. Studi di arte organaria in Terra d’Otranto”, di Elsa Martinelli, Edit Santoro, Galatina-Lecce 2007, pagine 219 Tra le diocesi più singolarmente ric- che di storia, di arte e di musica di una Puglia già molto fiorente, la diocesi di Conversano presenta un patrimonio archivistico rilevante soprattutto a parti- re dal XVI secolo, epoca di cui si ha la documentata presenza di un primo orga- no nella Cattedrale, per proseguire poi nei secoli XVII e XVIII con l’esposione del barocco. La ricchezza culturale delle epoche passate poteva vantare origine in tre forme di mecenatismo: accanto a quelle laiche dei Conti Acquaviva d’Aragona, le commissioni di istituzioni religiose della diocesi e del monastero di San Benedetto, in cui la badessa conservava una grande quanto rara autorità anche temporale nell’universo della religiosità femminile, tanto da essere definita dalla chiesa (maschile) “Monstrum Apuliae”. Delle testimonianze manoscrit- te dell’epoca, Conversano custodisce quattro fascicoli, in cui spic- ca un Ufficio della Settimana Santa composto verso la fine del Seicento. Altre testimonianze arrivano dai repertori della cappel- la musicale. Nell’indagare sui repertori sopravvissuti negli Archivi locali, l’autore ha rinvenuto anche le presenze di maestre di organo e di canto nella rassegna di musicisti che si occuparo- no di suonare le opere degli organari. “Organi e organisti a Conversano tra XVI e XX secolo”, di Claudio Ermogene del Medico, Archivio Diocesano e Archivio Capitolo Cattedrale, Biblioteca Diocesana “D. Morea”, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2008, pagine 72 (euro 6,00) Il volume propone la traduzione ita- liana (a cura di Mario Carpitella) dell’e- dizione inglese apparsa nel 2005, a cui l’autore ha continuato a lavorare per delle aggiunte. Il testo è stato scritto sulla base di numerose conferenze e dibattiti condotte dall’autore sul tema, soprattutto alla luce della necessità di fare chiarezza su alcune recenti rico- struzioni storiografiche di matrice anglo- sassone che restituiscono la fine dell’im- pero romano in chiave più soft di quan- to si sia affermato in passato. Per un processo quasi psicanalitico di rimozione di una catastrofe dram- matica come la fine dell’impero romano- spiega l’autore- alcuni storici sarebbero stati portati a vedere come avvenuto senza evi- denti catastrofi il periodo della débâcle, definito più “morbida- mente” di decadenza. Per Ward-Perkins, invece, parlando meta- foricamente si trattò di vera e propria catastrofe distruttiva del “magnifico dinosauro romano”, che poi lasciò “in vita qualche minuscolo mammifero da età buia, destinato nei secoli successi- vi a evolversi lentissimamente nelle creature sofisticate del Rinascimento”. “La caduta di Roma e la fine della civiltà”, di Bryan Ward-Perkins, Laterza 2008, pagine 302 (euro 19,50) a cura di Mariapina Mascolo Lo scaffale

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Page 1: LA RICOGNIZIONE STORICA DI GRAZIANO FRONZUTO … · muro dell'incomunicabilità

Quando debuttarono, nel set-tembre del 2006, nella suggestivacornice del Chiostro di SanBenedetto, a Conversano, desta-rono meraviglia e ammirazione intutti coloro che ebbero la venturadi ammirarle. In passerella eranoundici artisti, ai quali bisognavaaggiungere due gruppi di giovanidella cooperativa “La Zarzuela”.Ovviamente ognuno aveva inter-pretato pittoricamente il “MareNostrum”, facendo sfoggio di unafantasia creativa che puntava adunire presente e passato di unmare che non era stato mai dipace. Anzi, bastava dare unascorsa alle sue radici per render-si conto che erano stati proprio iconflitti a caratterizzare granparte della sua storia. Senzacomunque sottovalutare che erastato pure un bacino dei com-merci, il luogo storico dello scam-bio. E proprio lo scambio, nellasua accezione più ampia – checomprende anche i luoghi d’arte,la gastronomia e le bellezze natu-rali – potrebbe essere la via giu-sta perché da un Mediterraneoconflittuale si passi ad unMediterraneo che punti a com-porre profonde antinomie e dissi-di. E in tal senso si cimentaronogli artisti partecipanti alla 1^ edi-

zione promossa da Donato Pace,in collaborazione con RosariaColaleo, Franco Lestingi eDomenico Laguardia: da GiulianoCaneva, a Paolo Cataldi, daDonato Linzalata a MicheleLoconsole, da Giacomo Miale aCaterina Narracci, a OsmanOsman. E ancora: Lino Piccoli,Tony Prayer, Salvatore Sebaste,Connie Solari. E sulla stessa sciasi mossero i giovani artisti dellacooperativa “La Zarzuela” . Tuttiimpegnati a farci gustare i coloripiù autentici del “Mare Nostrum”,sempre nell’intento di portareacqua al mulino del dialogo persuperare vecchie e nuove lacera-zioni. E anche la seconda edizio-ne – svoltasi nel Castello Carlo Vdi Monopoli, nel settembre del

2007 - preferì seguire le stesseorme, pur avvalendosi dell’ap-porto di altri artisti, quali CesareCassone, Pina Catino, FrancescoFerlisi, Michele Roccotelli,Elisabetta Sgherza e i giovani de“La Zarzuela”. Tutti convinti cheil nostro Paese possa giocare oggiun ruolo di "ponte" – ed in talsenso la Puglia non ha rivali - frail mondo mediterraneo e l'Europacontinentale. E affinché questoruolo possa esplicitarsi in modocostruttivo, è necessario valoriz-zare gli aspetti interculturali ,ricercare gli elementi aggregantiin presenza di diverse tradizionie differenti linguaggi. Un copionevincente che si è rivelato taleanche nella terza edizione, svol-tasi a Turi nell’agosto di que-

st’anno. E per neutralizzare ilmuro dell'incomunicabilità èsceso in campo un ulteriore“team” di artisti, tenaci assertoridella capacità rigenerativa del-l’arte. Sono Augusto Ambrosone,Luigi Angiuli, Enzo Angiuoni,Mario D’Imperio, Angelo DeFrancisco, Franco Lestingi, DinoSambiasi, Giacomo Miale eGiovanna Verzeroli. E di rinforzo,sempre in primo piano, un trio de“La Zarzuela”: Michele De Marino(Don Miguel, Giovanni Galiano eAndrea Santoiemma). Migliorsorte non poteva capitare ad unMediterraneo che vuole guardareal futuro con sereno ottimismo.

(m.v.c.)

Il respiro di una cattedrale, sefosse intesa come un esserevivente, sarebbe rappresentatodal suono dell’organo che-soprattutto contestualizzatonelle dimensioni di luoghi diculto tra Sette e Ottocento- riescea rappresentare anche un ele-mento di arredo in stile. A metàstrada tra la storia dell’architettu-ra e la storia dell’arte, le manifat-ture delle scuole organarie trava-licano- dove ce ne fossero- i con-fini specialistici tra le discipline.E, partendo solo da un punto divista meccanicistico relativo allespecializzazioni delle singolematerie di studio (storia dell’arte,dell’architettura, delle arti appli-cate, della musica) non si arrive-rebbe a uno sguardo d’insieme suquel contesto tipico dell’arteorganaria, segnato soprattuttodalla maggiore fioritura nell’etàbarocca, di cui l’organo andava adefinire uno degli elementi piùrappresentativi di quel “senso

della meraviglia” che l’esteticadel tempo voleva suscitare nellospettatore/ascoltatore. E’ statoproprio del barocco, infatti, ilperiodo legato alla fioritura diopere architettoniche ex novo oche ristrutturassero secondo ilnuovo gusto gli interni dei luoghidi culto arricchendoli di intarsi,cicli pittorici, elementi scultorei earchitettonici. E, per certi versi,l’arte organaria è stata il tramiteper dare voce (strumentale) esuono al sentimento di stupore edi magnificenza con cui la chiesavoleva affermare le proprie virtùe la supremazia sul mondo seco-lare, allo stesso modo in cui l’o-pera lirica festeggiava i fasti delpotere temporale delle monar-chie dell’epoca. Il volume diGaetano Fronzuto (ingegnerecivile, ma anche musicista e orga-nista)- oltre che presentare unacatalogazione organica degliorgani presenti a Roma in granparte nelle chiese cattoliche, maanche in altri luoghi di culto enelle sale pubbliche da concerto-offre un contributo importante auna visione sistemica di questeopere organarie passate in rasse-gna, dalle più risalenti come data-zione a quelle realizzate nei gior-ni nostri. Nel volume cartaceosono pubblicati i contributi sugliorgani delle quattro Basilichemaggiori di Roma: San Giovanniin Laterano, Santa MariaMaggiore, San Paolo fuori le Murae San Pietro in Vaticano. Perognuno di essi l’autore tracciauna storia della struttura (chie-sa/basilica) che custodiscono lostrumento, per poi affrontare ledescrizioni sul piano dell’organo-logia e indagando sulla storia,sulle caratteristiche acustiche e

meccaniche, sulle tecnichecostruttive dello strumento,affrontando anche le problemati-che conservative in ordine allaspinosa questione dei restauri(molti dei quali riguardandoanche la questione dell’elettrifi-cazione). Ma la gran parte delponderoso lavoro di Fronzuto sututti gli organi presenti a Roma,frutto di più di 25 anni di studistorici e di esperienza organisti-ca, è racchiuso nel cd allegato alvolume, che presenta due altrilibri “virtuali” nel libro. Il primolibro virtuale (182 pagine) riguar-da le tavole e le illustrazioni chedocumentano la ricerca capillaredell’autore, che ha fotografato indigitale molti organi, pure in luo-ghi non aperti attualmente alpubblico, fornendo anche imma-gini storiche. Il secondo libro rac-chiuso nel cd (592 pagine) è rela-tivo a una guida pratica orientati-va ad altri duecento (circa) orga-ni storici e moderni della città,rivelando la meticolosità di un

lavoro sorprendentemente con-dotto da un singolo ricercatore,guidato da una personale “voca-zione” musicale ad approfondireun percorso che- nella sua vasti-tà- potrebbe assorbire ricerchepluriennali di più di una cattedrauniversitaria. Con molto under-statement, invece, l’autoredichiara di voler fornire una“guida complementare” ad itine-rari organistici della città diRoma, anche se in realtà offre unprezioso contributo per colmarelacune che gran parte dei volumidi taglio storico-artistico moltevolte trascurano proprio perchéla storia dell’arte si ferma davan-ti alle competenze necessarie peraffrontare il discorso organologi-co.

“Organi di Roma”, diGaetano Fronzuto, Leo S.Olschki Editore, Firenze 2008,pagine XVIII-92 con cd (euro25,00)

Mariapina Mascolo

domenica 23 novembre 2008

LA RICOGNIZIONE STORICA DI GRAZIANO FRONZUTO

Quotidiano 13

TRE EDIZIONI IN TRE ANNI, E SEMPRE SULLA BRECCIA

L’iniziativa di DonatoPace si è rivelata unacarta vincente per comporre dissidi e superare perniciose dicotomie

ITINERARIO INEDITO TRA “GLI ORGANI DI ROMA”

LE “PORTE DEL MEDITERRANEO” SONOAL 3° ROUND: CHE FANTASIA CREATIVA!

CULTURA&SPETTACOLI

Giuseppe M

aria Crespi (1665-1746), “Libreria”, Museo inter-

nazionale e biblioteca della musica di B

ologna (quadreriadi padre G

iambattista M

artini)

Il volume raccoglie tredici scrittiaggiornati, già pubblicati dall’autrice incataloghi di mostre sull’arte e sull’archi-tettura o in riviste sulle produzioni orga-narie in Terra d’Otranto, identificata conl’attuale area jonico-salentina dellaPuglia, ma che un tempo (fino al 1663)comprendeva anche parte dellaBasilicata più a Est delle aree del mate-rano. L’intento della presentazione in ununico volume è quello di riportare a unquadro unitario d’insieme sull’area diappartenenza, partendo dai temi gene-rali trattati: “Ars organaria e architettura”, “Tòpoi e varianti deco-rative nel patrimonio organario di Terra d’Otranto, Maestri orga-nari partenopei in Terra d’Otranto” (1498-1912), “L’attività del-l’organaro barese Giuseppe Toselli” (1864-1881), “’Soli Deohonor e gloria’. Organi, organari e organisti a Lecce nello spogliodel settimanale ‘L’Ordine’” (1907-1953). Nella seconda parte,invece, si entra nel particolare di saggi scritti in occasione disopralluoghi nel Salento, fino al Brindisino, con la ricostruzionedella storia dei singoli strumenti in relazione ai luoghi di desti-nazione, completata con le schede degli organi: di San NicolaMagno di Salve (Le), “Giovan Battista Olgiati-Tommaso Mauro”(1628); della Collegiata di Mesagne (Br) “Tommaso Mauro-Ferdinando De Simone” (1648-1793); quello barocco adesposta(t.p.q. 1739) e quello recente delle Ditte La Frescobalda-La FAO(1979-2001) del complesso e della chiesa di San Francesco diLequile (Le); quello adespota (1791) della chiesa delle Anime delPurgatorio di Fasano (Br); quello proveniente dalla Chiesa diSanta Croce di Lecce e acquisito successivamente dal SS.Crocifisso di Parabita dei Fratelli Gènnari” (1864);dell’Arciconfraternita di Maria SS. Immacolata di Gagliano delCapo (Le) “Vincenzo de Micheli” (1865); della Basilica di S.Maria de finibus terrae di Santa Maria di Leuca (Le) “LuigiPalma” (1885) e alii del Basso Salento; della chiesa di San Biagiodi Galatina (Le), l’american organ “Estey” (1899).

“Vox Organi. Studi di arte organaria in Terrad’Otranto”, di Elsa Martinelli, Edit Santoro, Galatina-Lecce2007, pagine 219

Tra le diocesi più singolarmente ric-che di storia, di arte e di musica di unaPuglia già molto fiorente, la diocesi diConversano presenta un patrimonioarchivistico rilevante soprattutto a parti-re dal XVI secolo, epoca di cui si ha ladocumentata presenza di un primo orga-no nella Cattedrale, per proseguire poinei secoli XVII e XVIII con l’esposionedel barocco. La ricchezza culturale delleepoche passate poteva vantare originein tre forme di mecenatismo: accanto aquelle laiche dei Conti Acquavivad’Aragona, le commissioni di istituzioni religiose della diocesi edel monastero di San Benedetto, in cui la badessa conservavauna grande quanto rara autorità anche temporale nell’universodella religiosità femminile, tanto da essere definita dalla chiesa(maschile) “Monstrum Apuliae”. Delle testimonianze manoscrit-te dell’epoca, Conversano custodisce quattro fascicoli, in cui spic-ca un Ufficio della Settimana Santa composto verso la fine delSeicento. Altre testimonianze arrivano dai repertori della cappel-la musicale. Nell’indagare sui repertori sopravvissuti negliArchivi locali, l’autore ha rinvenuto anche le presenze di maestredi organo e di canto nella rassegna di musicisti che si occuparo-no di suonare le opere degli organari. “Organi e organisti aConversano tra XVI e XX secolo”, di Claudio Ermogene delMedico, Archivio Diocesano e Archivio Capitolo Cattedrale,Biblioteca Diocesana “D. Morea”, Arti Grafiche Scisci,Conversano 2008, pagine 72 (euro 6,00)

Il volume propone la traduzione ita-liana (a cura di Mario Carpitella) dell’e-dizione inglese apparsa nel 2005, a cuil’autore ha continuato a lavorare perdelle aggiunte. Il testo è stato scrittosulla base di numerose conferenze edibattiti condotte dall’autore sul tema,soprattutto alla luce della necessità difare chiarezza su alcune recenti rico-struzioni storiografiche di matrice anglo-sassone che restituiscono la fine dell’im-pero romano in chiave più soft di quan-to si sia affermato in passato. Per unprocesso quasi psicanalitico di rimozione di una catastrofe dram-matica come la fine dell’impero romano- spiega l’autore- alcunistorici sarebbero stati portati a vedere come avvenuto senza evi-denti catastrofi il periodo della débâcle, definito più “morbida-mente” di decadenza. Per Ward-Perkins, invece, parlando meta-foricamente si trattò di vera e propria catastrofe distruttiva del“magnifico dinosauro romano”, che poi lasciò “in vita qualcheminuscolo mammifero da età buia, destinato nei secoli successi-vi a evolversi lentissimamente nelle creature sofisticate delRinascimento”.

“La caduta di Roma e la fine della civiltà”, di BryanWard-Perkins, Laterza 2008, pagine 302 (euro 19,50)

a cura di Mariapina Mascolo

Lo scaffale