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133 Il 2013 segna per il liceo Righi il compimento del 90° anniversario della fondazione, importante ricorrenza festeg- giata con numerose iniziative. Fra queste, l’inaugurazione dei nuovi locali dove vengono oggi conservati l’archivio storico e di deposito, memoria dell’attività della scuola fin dal 1923, quando ancora la didattica si svolgeva nel palazzo dell’Istituto tecnico Pier Crescenzi 1 . Le carte, finalmente ordinate, si trovano al sicuro in tre ampie stanze con impianti a norma, su idonee scaffalature metalliche che consentono un’agevole consultazione. Tale iniziativa, fortemente volu- ta dal Dirigente scolastico Domenico Altamura, permette di rileggere la storia del Liceo Righi, della quale i bolognesi possono andare orgogliosi, e allo stesso tempo di gestire l’amministrazione corrente con maggiore efficienza 2 . Il recupero del patrimonio archivistico del Liceo è cominciato cinque anni fa, quando i documenti di non imme- diata utilità per le segreterie giacevano confusi in ambienti umidi, polverosi e insicuri. 3 Via via che il lavoro di scarto e riordinamento procedeva, emergevano sempre più la ricchezza e la varietà del materiale custodito: registri, carteggi e fascicoli personali di alunni e docenti, fotografie, audiovisivi e straordinarie tavole a stampa di grandi dimensioni. Proprio quest’ultime ci sono sembrate di particolare interesse, perché testimoniano la didattica dinamica e moderna del Righi, negli anni che intercorsero fra il primo e il secondo conflitto mondiale, quando l’ideologia politica imperante dava speciale importanza al progresso scientifico, considerato motore principale del miglioramento della vita del pa- ese 4 . Fu allora che il Liceo venne dotato di funzionali gabinetti di chimica, di fisica e di scienze naturali, per i quali si acquistarono materiali diversi, come le tavole litografiche oggetto della nostra ricerca. La collezione, di notevole valore – non soltanto culturale – rinvenuta nei locali della “cancelleria”, è stata studiata al fine di ricomporre le originali serie editoriali. Le tavole sono state poi collocate in appositi tubi e cartelle, per preservar- ne l’integrità nel tempo 5 (tav. 1). I documenti conservati presso l’Archivio storico provinciale di Bologna hanno permesso di ricostruire nel dettaglio i diversi momenti dell’acquisizione di questa splendida raccolta, riconducendola alla ferma volontà di dotare il gabinetto di scienze naturali, allestito al Righi a partire dal 1928, di adeguati strumenti per la didattica. Da allora, fino al 1941, vennero acquistate le principali serie di tavole, molte delle quali, purtroppo non tutte, risultano ancora presenti. Infatti, da un confronto fra le carte esaminate e le opere che sono state inventariate nel corso del recente riordino, è possibile rendersi conto di quanto il patrimonio del Righi fosse ancora più ricco di quello giunto sino a noi 6 . Il merito di una dotazione tanto ricca va riconosciuto a Carlo Avogaro, preside del Righi dal 1927 fino alla sua morte nel 1933. Un ruolo fondamentale nell’operazione lo rivestì però una donna ancora poco nota: la docente Lina Imperatori, moglie del più celebre Roberto Cobau 7 . Nel 1929 Lina occupava la cattedra di scienze, ottenuta dopo il trasferimento da Forlì, il 16 settembre dello stesso anno. Come responsabile del neonato gabinetto di scienze naturali, fu lei a consigliare al preside i materiali per dotare il medesimo, almeno fino al 1932, quando anche il marito Roberto fu trasferito al Righi dal Liceo artistico di Bologna 8 , come si deduce chiaramente da alcune lettere indirizzate da Avogaro alla Provincia. Nel 1931, ad esempio, il presidente dell’amministrazione provinciale riceve notizia dell’avvenuta conse- gna di tavole che le Messagerie Italiane avevano inviato al Righi: «Il materiale riguardante il gabinetto di scienze naturali […] – scrive Avogaro – è stato collaudato dalla professoressa Lina Cobau, insegnante della materia 9 ». Ad un’altra lettera dell’agosto 1931 con oggetto “Elenco materiali gabinetti di Fisica e Scienze naturali” Avogaro allega una lista di oggetti da acquistare: «A quello dell’insegnante di Fisica unisco, in altro foglio separato, l’elenco de- La scienza disegnata: la collezione di tavole parietali del Liceo Righi Gaia Baglioni e Benedetta Rivalta

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Il 2013 segna per il liceo Righi il compimento del 90° anniversario della fondazione, importante ricorrenza festeg-giata con numerose iniziative. Fra queste, l’inaugurazione dei nuovi locali dove vengono oggi conservati l’archivio storico e di deposito, memoria dell’attività della scuola fin dal 1923, quando ancora la didattica si svolgeva nel palazzo dell’Istituto tecnico Pier Crescenzi1. Le carte, finalmente ordinate, si trovano al sicuro in tre ampie stanze con impianti a norma, su idonee scaffalature metalliche che consentono un’agevole consultazione. Tale iniziativa, fortemente volu-ta dal Dirigente scolastico Domenico Altamura, permette di rileggere la storia del Liceo Righi, della quale i bolognesi possono andare orgogliosi, e allo stesso tempo di gestire l’amministrazione corrente con maggiore efficienza2.

Il recupero del patrimonio archivistico del Liceo è cominciato cinque anni fa, quando i documenti di non imme-diata utilità per le segreterie giacevano confusi in ambienti umidi, polverosi e insicuri.3 Via via che il lavoro di scarto e riordinamento procedeva, emergevano sempre più la ricchezza e la varietà del materiale custodito: registri, carteggi e fascicoli personali di alunni e docenti, fotografie, audiovisivi e straordinarie tavole a stampa di grandi dimensioni. Proprio quest’ultime ci sono sembrate di particolare interesse, perché testimoniano la didattica dinamica e moderna del Righi, negli anni che intercorsero fra il primo e il secondo conflitto mondiale, quando l’ideologia politica imperante dava speciale importanza al progresso scientifico, considerato motore principale del miglioramento della vita del pa-ese4. Fu allora che il Liceo venne dotato di funzionali gabinetti di chimica, di fisica e di scienze naturali, per i quali si acquistarono materiali diversi, come le tavole litografiche oggetto della nostra ricerca.

La collezione, di notevole valore – non soltanto culturale – rinvenuta nei locali della “cancelleria”, è stata studiata al fine di ricomporre le originali serie editoriali. Le tavole sono state poi collocate in appositi tubi e cartelle, per preservar-ne l’integrità nel tempo5 (tav. 1).

I documenti conservati presso l’Archivio storico provinciale di Bologna hanno permesso di ricostruire nel dettaglio i diversi momenti dell’acquisizione di questa splendida raccolta, riconducendola alla ferma volontà di dotare il gabinetto di scienze naturali, allestito al Righi a partire dal 1928, di adeguati strumenti per la didattica. Da allora, fino al 1941, vennero acquistate le principali serie di tavole, molte delle quali, purtroppo non tutte, risultano ancora presenti. Infatti, da un confronto fra le carte esaminate e le opere che sono state inventariate nel corso del recente riordino, è possibile rendersi conto di quanto il patrimonio del Righi fosse ancora più ricco di quello giunto sino a noi6.

Il merito di una dotazione tanto ricca va riconosciuto a Carlo Avogaro, preside del Righi dal 1927 fino alla sua morte nel 1933. Un ruolo fondamentale nell’operazione lo rivestì però una donna ancora poco nota: la docente Lina Imperatori, moglie del più celebre Roberto Cobau7. Nel 1929 Lina occupava la cattedra di scienze, ottenuta dopo il trasferimento da Forlì, il 16 settembre dello stesso anno. Come responsabile del neonato gabinetto di scienze naturali, fu lei a consigliare al preside i materiali per dotare il medesimo, almeno fino al 1932, quando anche il marito Roberto fu trasferito al Righi dal Liceo artistico di Bologna8, come si deduce chiaramente da alcune lettere indirizzate da Avogaro alla Provincia. Nel 1931, ad esempio, il presidente dell’amministrazione provinciale riceve notizia dell’avvenuta conse-gna di tavole che le Messagerie Italiane avevano inviato al Righi: «Il materiale riguardante il gabinetto di scienze naturali […] – scrive Avogaro – è stato collaudato dalla professoressa Lina Cobau, insegnante della materia9».

Ad un’altra lettera dell’agosto 1931 con oggetto “Elenco materiali gabinetti di Fisica e Scienze naturali” Avogaro allega una lista di oggetti da acquistare: «A quello dell’insegnante di Fisica unisco, in altro foglio separato, l’elenco de-

La scienza disegnata: la collezione di tavole parietali del Liceo Righi

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gli acquisti proposti dall’insegnante di Scienze naturali, la quale aggiunge una sollecitazione, suggeritale dall’Ispettore Governativo, che nel corso dell’anno scolastico fu a visitare i gabinetti di scienze. Con la certezza di essere esaudito esprimo i miei ringraziamenti ed ossequi»10.

Fra il materiale commissionato in quell’occasione risultano anche le “5 tavole murali di Anatomia Umana” di suo marito, edite l’anno precedente, quasi a voler introdurre nelle aule del Liceo Righi la fama del personaggio che, di lì a poco, avrebbe guidato la didattica delle scienze11.

Sulle spalle di Lina gravava dunque la responsabilità dell’allestimento di un gabinetto scientifico all’avanguardia, che doveva contribuire a distinguere il Liceo per funzionalità e modernità. Pur essendo una donna assai colta e di indubbia esperienza, la scelta delle tavole suggerite denota una competenza e un aggiornamento sul fronte europeo che forse – ma qui azzardiamo un’ipotesi che non trova riscontro, per adesso, nei documenti – dovette giovarsi an-che delle conoscenze del marito. Con tutta probabilità, infatti, negli anni precedenti al suo arrivo a Bologna e al suo incontro con Lina, Cobau aveva avuto modo di vedere la vastissima raccolta di tavole didattiche della Reale scuola Superiore di Agricoltura di Milano, dove aveva insegnato nel 1910, prima presso il Gabinetto di fitopatologia, poi in quello di botanica. Questa collezione, oggi conservata presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Milano – di recente studiata e valorizzata in mostre e convegni12 – raccoglie opere di moltissimi autori che arrivarono poi anche al Righi. “Il periodo che Cobau trascorse a Milano” – scrive Elisa Mantovani – “fu fecondissimo di studi, ricerche e pub-blicazioni che riguardavano la catalogazione e l’analisi minuziosa di tutte le forme vegetali presenti in una certa località [...]. Cobau, grazie anche alla frequentazione del circolo della Società botanica italiana, venne così in contatto con i naturalisti e i botanici più importanti dell’epoca, che lo ispirarono sia per la redazione dei suoi numerosissimi studi e pubblicazioni, che per maturare un ruolo di docente alla ricerca di strumenti didattici sempre innovativi”13.

Una tra le più importanti personalità scientifiche con cui Cobau potrebbe essere entrato in contatto, prima di giun-gere a Bologna, fu Pietro Voglino (1864-1933), che era stato – come lui – allievo del botanico e micologo Pier Andrea Saccardo14, poi tecnico, consulente e assistente all’Orto botanico dell’Università di Padova. Voglino, docente nel 1903 presso il Liceo Massimo d’Azeglio di Torino, fondò un laboratorio sperimentale nei locali di questo Istituto, come avreb-be fatto lo stesso Cobau al Righi. I due studiosi, che seguirono percorsi affini e frequentarono l’Orto Botanico padovano (dove Cobau collaborava con il professor Augusto Béguinot, dal 1915 direttore dell’Istituto)15, si dedicarono anche a un’attività per noi di particolare interesse: furono cioè autori di tavole didattiche. Voglino, data la sua formazione di mi-cologo, fu l’ideatore di serie molto rinomate per la classificazione di tutte le specie di funghi conosciute.

La sua capacità di recepire nuove idee e il dialogo fecondo con i maggiori studiosi italiani e stranieri portarono Cobau a conoscere, sperimentare e diffondere metodi di insegnamento di respiro europeo. Metodi che, insieme alla moglie, seppe trasmettere nelle aule del Liceo Righi, avvalendosi anche di moderni supporti didattici, come le tavole scientifiche.

Oggi, dopo cinquant’anni dal loro acquisto, le centinaia di disegni “parlanti” di anatomia, zoologia, botanica e astronomia, che fondono la scienza pura con l’attrattiva estetica, ancora sorprendono, affascinano, emozionano. È un patrimonio che il Liceo Righi ha deciso, a ragione, di tutelare e far conoscere, perché significativo di una stagione della didattica di spiccata matrice scientifica, che il primo Liceo con tale indirizzo della città non poteva non sentire proprio.

C’è però un altro motivo per ammirare, con soddisfazione, questa raccolta. Ed è il fatto che la condivisione di questo “tesoro” si inserisce con estremo tempismo in un proliferare di progetti paralleli volti al recupero e alla valoriz-zazione di materiali simili, che solo negli ultimi anni sono stati resi oggetto di mostre, digitalizzazioni e pubblicazioni in Lombardia e in Alto Adige, come in Danimarca, Olanda, Spagna, Germania e nelle Americhe16.

La collezione del Liceo Righi fornisce dunque un’altra importante tessera di questo puzzle internazionale, che porta a scoprire un sistema di insegnamento basato sull’utilizzo di un “mezzo non verbale della comunicazione didattica e

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scientifica”17, antesignano degli odierni strumenti informatici18. Il Liceo bolognese è stato uno degli istituti che, più di altri, ha saputo comprenderne e adottarne l’innovazione, inserendosi, così, in un contesto di docenza moderna, nella quale lo studente aveva un ruolo ben più attivo che nel passato19.

L’utilizzo di tavole didattiche parietali scientifiche ha origini che vale la pena ripercorrere per comprendere meglio il valore dei pezzi rinvenuti, e per contestualizzarli entro criteri di scelta mai casuali, che rispondevano a precisi parametri di funzionalità tecnica, estetica e di rigore scientifico. Aspetti, questi, che segnarono, nell’arco di poco più di un seco-lo, la fortuna e diffusione del genere, anche grazie a una particolare sinergia nata tra editori, commercianti, naturalisti, artisti, funzionari scolastici e insegnanti. Tale incontro diede vita a fertili connessioni tra storia della scienza, pratiche pedagogiche e sviluppo della produzione artistica e tecnologica.

Il contesto di indagine nel quale inserire la nascita di questa produzione sono gli studi di pedagogia e didattica del XIX secolo, sviluppatisi sulla scia delle idee settecentesche. Il Razionalismo e poi l’Illuminismo avevano infatti teorizzato l’importanza delle immagini nel processo educativo. La “vocazione didattica, esemplificativa, del disegno tecnico e scien-tifico cresciuto all’ombra della grande impresa dell’Encyclopédie”20, influenzò con efficacia le origini di questo particolare materiale visivo. Ma solo le grandi riforme dei sistemi scolastici della seconda metà dell’Ottocento, introdotte dall’affer-marsi del pensiero positivista, segnarono la svolta e l’avvio di nuove pratiche nell’insegnamento, fra le quali l’utilizzo sem-pre più diffuso di manuali corredati da figure a colori che, in conseguenza dell’incremento della scolarizzazione, vennero riprodotte anche su tavole parietali di grande formato, per essere ben visibili nelle aule sempre più affollate. La crescente fruizione delle tavole parietali in tutti i gradi di istruzione, dalle scuole primarie alle Università, portarono a una loro sempre maggiore specializzazione. Se le tavole del primo ventennio dell’Ottocento raffiguravano generi alimentari, utensili, animali da cortile e domestici, attività, mestieri o cicli delle stagioni, perché pensate per un livello di insegnamento elementare, fra il 1870 e il 1920, i contenuti e le materie trattate cominciarono a differenziarsi, fino ad abbracciare tutte le branche del sapere scientifico: zoologia, botanica, paleontologia, anatomia, igiene e salute, come pure geologia e geografia.

Nei decenni successivi, le tavole parietali, oltre a costituire uno dei principali mezzi di insegnamento, diventarono un potente veicolo di trasmissione per le campagne di informazione promosse dalla comunità scientifica, soprattutto in materia di igiene e salute. Furono così prodotti manifesti murali di argomento medico e biologico, che avevano lo scopo di promuovere campagne sanitarie contro l’alcolismo, la malaria, la tubercolosi, il paludismo e le infezioni ve-neree. Talvolta, la loro capacità di comunicazione fu utilizzata per diffondere i concetti della propaganda ideologica, come si vede in una rara tavola conservata nel fondo del Liceo Righi, dove si presentano le diverse razze umane con una grafica che sembra esaltare la superiorità della civiltà occidentale, nel porre l’europeo in posizione centrale e do-minante rispetto ai rappresentanti delle altre aree culturali (tav. 3)21.

Il Liceo Righi può vantare una concreta testimonianza di questa varietà tematica, dato che le serie conservate ab-bracciano molti argomenti e offrono una ricchezza di tipologie tale da costituire una panoramica assai preziosa sugli autori più rappresentativi, le case editrici e i paesi produttori di tutta Europa.

Nella raccolta figurano quattordici tavole delle Zoologische Wandplaten di Paul Pfurtscheller (1855-1927), rico-nosciuto come uno dei più influenti autori, fra quelli che favorirono la nascita del genere in Germania (tavv. 2, 4, e 5). L’importante serie fu pensata e realizzata con la volontà di mettere in pratica le teorie pedagogiche inaugurate all’inizio del XIX secolo dallo svizzero Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827). Lo studioso, sulle tracce del pensiero e dell’opera di Jean Jacques Rousseau, si era fatto promotore dell’idea che soltanto attraverso una rappresentazione del reale l’allievo fosse capace di trasformare il senso vago di un’impressione sensoriale in una distinta e definita idea relativa ad uno specifico oggetto. L’immagine riesce ad accendere l’“intuizione” kantiana secondo la quale a partire dall’osservazione si giunge alla vera conoscenza attraverso un nuovo modo di scoprire il mondo. Le teorie di Pesta-lozzi, fatte proprie da molti altri innovatori in campo pedagogico, furono alla base delle grandi riforme scolastiche del

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mondo protestante tra Sette e Ottocento, poi accolte e condivise nell’intera area europea fino ad interessare l’Italia nella ricostruzione nazionale seguita all’epoca risorgimentale.

Pfurtscheller, considerato unanimemente l’interprete che aveva raggiunto il più alto livello qualitativo ed artistico, ispirò molti altri autori, che tuttavia seppero distinguersi per la loro produzione.22

Fra tutti possiamo citare Otto Schmeil (1860-1943), che fu anche compositore di manuali di scienze naturali di tipo “nuovo”, per tutti i gradi di istruzione. Nei suoi libri le figure a tutta pagina occupano un ruolo determinante, nella convinzione che «l’insegnamento della zoologia e della biologia […] si [debba] modificare in modo ch’esso non sia più un’arida classificazione, ma che insegni allo scolaro a considerare sotto tutti i punti di vista i corpi naturali, e gli faccia soprattutto conoscere l’intima relazione tra la struttura e la vita di essi […]»23 (tav. 6).

Egli definisce “morfologico” e “fisiologico” questo tipo di insegnamento, diretto a far conoscere i nessi causali dei fenomeni naturali e fondato sull’osservazione immediata, che gli sembra rendere più facile e dilettevole lo studio. Schmeil dunque, biologo e direttore di una scuola elementare a Magdeburgo, contribuì alla riforma dell’insegnamento delle scienze, insistendo sull’importanza dell’osservazione diretta nel processo conoscitivo. Egli sottolineò come gli aspetti formali e la scelta di contenuto dell’immagine avessero la funzione primaria di rendere più intellegibile e vivo l’incontro dell’alunno con i fenomeni naturali. Lo spiegò in questi termini: «Per ciò che riguarda i disegni è stata tenuta una norma che per i libri scolastici è in parte completamente nuova. Non ho fatto rappresentare gli esseri viventi come si vedono quando sono morti o preparati nei musei, ma li ho fatti disegnare come se fossero vivi, in mezzo a paesaggi delle regioni che essi abitano e nelle caratteristiche manifestazioni della loro vita»24.

Il successo del metodo applicato da Schmeil in Germania trovò conferma non solo nelle continue riedizioni dei suoi manuali, ma anche nella produzione di tavole, che da quel momento si sviluppò in tutta Europa seguendo le sue linee guida innovative.

Le serie zoologiche e botaniche presenti nella collezione del Liceo Righi rispettano le proposte di Schmeil: ad esempio le tavole dello Zoologischer Atlas di Carl Adolf Lehmann (1842-1927), quelle sulla morfologia e anatomia degli animali di Carl von Matzdorff, le tavole di Hugo Täuber (Zoologische Wandbilder) – celebre, come Schmeil, per aver pubblicato anche libri scolastici corredati di un ricco apparato figurativo di botanica, microscopia, zoologia, e zootomia – e le stampe di altri autori, dei quali rimane ancora da individuare l’identità (tav. 8).

In queste produzioni si nota l’interesse costante di descrivere gli animali e le piante come parte di una stesso eco-sistema. Così un animale viene rappresentato nel suo ambiente naturale, un corso d’acqua (tav. 7) o, nel caso di un parassita, il corpo umano o animale in cui si annida.

Seguendo lo stesso principio, nelle tavole di botanica, si dà conto dell’intero ciclo riproduttivo delle piante, come risulta nella rinomata serie di Franz Engleder, della quale al Righi sono presenti sessanta pezzi.

I disegni servivano quindi a far comprendere la complessità dei processi vitali e pertanto la loro composizione era ben lontana da un puro intento classificatorio o meramente descrittivo. Divenne pensiero condiviso che nell’illustra-zione dei fenomeni naturali le parole da sole non fossero più sufficienti, e che il verbalismo fine a se stesso fosse da considerarsi, anzi, il vero nemico da bandire in qualunque sistema formativo25.

La maggior parte degli autori, redattori e disegnatori, concordava anche sul fatto che le tavole dovessero essere assolutamente prive di didascalie, anche a costo di risultare non immediatamente intellegibili o di difficile interpreta-zione. Le ragioni di questa scelta erano molteplici: la loro vendita all’estero sarebbe stata più facile, avvantaggiata dall’assenza di parti di testo da tradurre; l’immagine “muta”, se sapientemente illustrata dall’insegnante, sarebbe stata più efficace ad attivare il meccanismo dell’intuizione, punto di partenza del processo conoscitivo; la presentazione della tavola come quadro, per la vivacità dei colori e la verosimiglianza del disegno, avrebbe avuto il potere di captare l’attenzione del ragazzo, e stimolarne curiosità e ragionamento.

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Un pensiero assai attuale, se consideriamo quanta incidenza abbiano oggi i mezzi di comunicazione visiva sul sistema di insegnamento, che deve necessariamente tenerne conto e avvalersene, per essere al passo con i tempi.

Come oggi grazie a strumenti informatici sempre più sofisticati, anche allora l’innovazione fu possibile per l’avanzamen-to delle tecniche di stampa, che permise alle case editrici europee produzione e circolazione di materiali sempre più ampie.

In particolare, la fortuna di questo genere di manifesti didattici fu legata alla pratica della litografia che, nata alla fine del XVIII secolo, si caratterizzò poi su scala industriale per la chiarezza e la precisione dei segni, la possibilità di utilizzare una vasta gamma cromatica (cromolitografia) e di realizzare grandi formati, che potevano essere venduti a un prezzo ragionevole.

In occasione delle Esposizioni universali della seconda metà dell’Ottocento, canali privilegiati per mostrare sistemi educativi che andavano modernizzandosi, furono presentati sussidi didattici parietali di grande qualità. Protagoniste furono le case di produzione tedesche e del nord Europa26, alle quali anche l’Italia non mancò, più tardi, di fare riferi-mento, consapevole del suo ritardo, dovuto alla mancanza di stabilimenti grafici all’avanguardia27. Ad esempio l’Edi-tore Antonio Vallardi, il cui nome ricorre in molte delle tavole di autori italiani presenti nel Liceo Righi (tavv. 9 e 10), o la Casa Editrice Paravia, che importò e rivendette serie di tavole straniere, ristampandole a più riprese. Ci furono anche ditte che si specializzarono proprio nella fornitura di oggetti di insegnamento, come le Messaggerie Italiane (nate nel 1914) o la Casa di esportazione Koehler & Volckmar di Lipsia.

È da considerare, infine, la motivazione estetica dell’ampia circolazione di queste tavole, che oggi, più che nel momento della loro produzione, trovano fortuna nelle esposizioni museali come nel più ristretto circuito antiquario: la bellezza che le caratterizza, al di là di ogni strategia didattica, riesce a rendere veri e propri capolavori questi disegni di paesaggio, animali e piante della semplice e spesso scontata quotidianità, se non addirittura anatomiche sezioni del corpo umano o animale (tav. 11). Il successo di queste tavole didattiche fu spesso dovuto all’eccellenza di pittori, illustratori e disegnatori di fama. Tra quelle conservate nell’archivio del Liceo Righi, alcune appartengono ad edizioni definite vere “opere d’arte da parete”28, come la serie realizzata da Heinrich Jung (naturalista), Gottlieb von Koch (disegnatore), e Gustav Quentell (naturalista) che appare forse l’esempio più significativo, per la finezza del tratto e il vibrante cromatismo dei particolari che spiccano dallo sfondo scuro (tavv. 12, 13, 14 e 15). La loro produzione è inol-tre efficace testimonianza di come spesso un grande progetto comportasse una tale collaborazione tra competenze diverse da non rendervi facilmente distinguibili le responsabilità autoriali ed editoriali.

Gottlieb von Koch (1849-1914) o Heinrich Leutemann (il disegnatore della già citata serie di Lehmann) diventarono vere celebrità, tanto che le tavole da loro disegnate furono correntemente conosciute con il loro nome piuttosto che con quello dello scienziato che le aveva commissionate. Non di rado, oltretutto, nel gruppo di lavoro i disegnatori era-no quelli retribuiti meglio. Forse per questo motivo alcuni pittori già affermati in altri generi, scelsero di specializzarsi nelle tavole scientifiche, dopo aver compreso quanto la diffusione delle stampe avrebbe potuto avvantaggiarli, anche dal punto di vista economico. È il caso dell’austriaco Anton Reckziegel (1865-1936), noto anche per la produzione di poster turistici, che ritroviamo come disegnatore delle serie del paleontologo e geologo tedesco Eberhard Fraas (1862-1915) sullo sviluppo della terra e degli esseri viventi e sui fenomeni di natura geografica e geologica (tav. 16).

Sull’onda di questo spirito imprenditoriale, alcuni si fecero interpreti dell’idea che anche la comunicazione visiva della scienza dovesse seguire le tendenze artistiche del momento, per essere più accreditata ed efficace. Così le stiliz-zazioni, gli arabeschi e le linee sinuose tipiche dell’Art noveau, che ritroviamo nelle tavole di Rémy Perrier (1861-1936), mostrano l’adesione allo stile dominante del tempo, e ne garantirono un’indiscussa notorietà.

La collezione di tavole conservate al Liceo Righi annovera gli autori più esemplificativi di questo genere documen-tario, di molti dei quali in questa sede non abbiamo potuto dare conto, vista la ricchezza del materiale disponibile e il numero cospicuo di attribuzioni ancora da effettuare.

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Nel corso della ricerca, abbiamo notato che tavole simili a quelle conservate nell’archivio del Liceo Righi sono spesso presenti sul mercato antiquario internazionale visibile on line, per la loro attrattiva estetica e per soddisfare la curiosità per gli oggetti vintage, oggi sempre più di moda. Sul web però, nella maggior parte dei casi, mancano dati utili all’attribuzione delle responsabilità autoriali ed editoriali, che potrebbero contribuire a delineare un’esaustiva storia del genere. Negli ultimi anni, un interesse di taglio più scientifico sembra essersi risvegliato da parte di storici dell’arte, della cultura e della società, che da diverse parti del mondo stanno contribuendo ad arricchire questo insolito tema d’indagine di informazioni e prospettive sempre più ampie, ancora in gran parte da raccontare29.

NOTE(1) Il Liceo fu inizialmente ospitato nell’edificio dell’Istituto tecnico Pier Crescenzi, tra piazza San Domenico e piazza del Tribunale. Già a po-

chi anni dalla sua apertura il numero delle iscrizioni crebbe a tal punto (si vedano in Archivio del Liceo Righi di Bologna, da ora in poi ALIRIBO, i Registri generali dei voti, conservati dal 1923 in poi, dove si riscontra un progressivo aumento delle sezioni), che la sede originaria non fu più sufficiente ad accogliere tutte le classi, motivo per cui si decise di aggiungere la succursale di palazzo Zabban in via Saragozza all’angolo con via del Riccio. Il Righi ebbe la sua definitiva collocazione il 16 ottobre 1940, quando venne inaugurata la nuova sede sul viale Carlo Pepoli. L’evento è immortalato in un servizio fotografico tuttora visibile in ALIRIBO, serie Fotografie.

(2) Il riordino dell’archivio storico del Liceo è stato promosso e finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e dalla Fondazione Carisbo, nell’ambito del progetto “Una città per gli archivi”, che ha interessato oltre duecento fondi. I risultati di questo lavoro sono visibili nel portale www.cittadegliarchivi.it.

(3) Le fasi del riordino di tutta la documentazione del Liceo Righi sono già state rese note nel contributo G. Baglioni, B. Rivalta, Il riordino dell’archivio del liceo Righi: nuove prospettive di valorizzazione per gli archivi scolastici, in Spigolature d’archivio: contributi di archivistica e storia del progetto ‘Una città per gli archivi’, a cura di A. Antonelli, Bologna, Bononia University press, 2011, pp. 71-80.

(4) Si veda B. Gallavotti, La scienza secondo il fascismo, 1999, disponibile online (http://www.galileonet.it/articles/4c32e1075fc52b3adf00015a): “Con la prima Guerra mondiale, in Italia come in tutta Europa dilagò un nazionalismo scientifico-tecnico. In quest’ottica venne totalmente rivisto il ruolo dello scienziato, il quale non doveva essere più volto alla ricerca del sapere universale, come era stato nell’Ottocen-to, ma piuttosto risultare utile al progresso del proprio paese. Dunque dalla scienza speculativa si passò abbastanza bruscamente a quella pratica. [...] La concezione dello scienza come strumento utile allo sviluppo della nazione non venne abbandonata dopo la guerra e con il fascismo. Anzi, nel 1923 fu chiaramente espressa da Giovanni Gentile, allora ministro della Pubblica istruzione, il quale indicò agli scienziati quali erano, nell’ottica fascista, i loro doveri morali: avvicinare la scienza alla vita e, abbandonando gli studi troppo astratti, contribuire al benessere del paese”. Proprio negli anni in cui il Righi organizza i suoi laboratori, in Italia nascono importanti Istituti di ricerca: l’Istat (1926), il Cnr (1930) e l’Istituto nazionale della sanità (1930). Sull’impulso dato alla scienza a partire dagli anni ’20 dell’Ottocento si veda R. Maiocchi, Scienza e fascismo, Roma, Carocci, 2004.

(5) Il confronto fra le tavole rinvenute e l’inventario del gabinetto di scienze naturali del 1955 (ALIRIBO, serie Inventari dei beni mobili di pro-prietà della provincia) ha reso possibile ricondurre le 453 tavole presenti al Righi a serie italiane e straniere (anche se non acquisite dal Liceo nella loro interezza) e, sulla base di riferimenti autoriali, editoriali e tematici, ad organizzarle in 88 serie. Nello stesso inventario, insieme alle tavole, è citato il materiale del gabinetto che oggi è conservato nel museo di scienze naturali inaugurato nel 1980 (vedi Liceo scientifico Augusto Righi, 80° anniversario 1923-2003 – Creatività e cultura scientifica, Bologna, Pendragon, 2005, pp. 163-173).

(6) I documenti conservati nell’Archivio storico provinciale di Bologna sono sintetizzati, infra, in Appendice. (7) Dal fascicolo personale di Lina, conservato in ALIRIBO, serie Fascicoli personali dei docenti, lettera I, 1929-2006, si ricostruisce la sua

carriera assai movimentata e forse inusuale per una donna nata nel 1880, che la investe di un fascino a nostro avviso tutto da indagare. Lina, napoletana, dopo il diploma di Magistero in Scienze naturali, si laureò nella stessa disciplina e cominciò ad insegnare. Dal 1905 al 1929, quando entrò di ruolo al Righi, si spostò nelle scuole di Bobbio, Agrigento, Bari, Genova, Venezia, Roma, Grosseto, Cosenza, Vicenza e Forlì. Secondo Elisa Mantovani fu proprio a Vicenza, dove Lina insegnava nella scuola media, che avvenne l’incontro con Roberto Cobau, in seguito suo marito. Cfr. Liceo scientifico Augusto Righi …, cit., pp. 175-176. Dallo stato personale, tuttavia, sembrerebbe che Lina fosse rimasta ad insegnare alla Reale Scuola Magistrale di Vicenza solo fino al 1925, per poi spostarsi nello stesso anno a Forlì.

(8) Roberto Cobau ottenne il trasferimento al Righi il 16 settembre 1932, tre anni dopo la moglie, come si vede dai documenti contenuti nel suo fascicolo personale, in ALIRIBO, serie Fascicoli personali dei docenti, lettera C, 1923-2007.

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(9) Archivio storico provinciale di Bologna, Archivio Generale, Titolo 8, busta n. 4077 (1931).(10) Ibidem.(11) Ibidem.(12) Si veda il catalogo Le tavole parietali del Dipartimento di Biologia, a cura di G. Buccellati, Università degli Studi di Milano, Hoepli, 1997 e

la mostra dal titolo Piante in tavol…e, realizzata presso il Convento dell’Annunciata di Abbiategrasso, 21 maggio – 5 giugno 2011, il cui catalogo non risulta essere stato pubblicato.

(13) E. Mantovani, Liceo scientifico Augusto Righi …, cit., p. 175. La Società Botanica Italiana (che trae la sua origine dalla Società Botanica Fiorentina, prima associazione botanica in Europa, sorta nell’autunno del 1716 per volontà di Pier Antonio Micheli) si costituì l’8 gennaio 1888, ma fu regolarizzata nelle forme di legge soltanto il 13 marzo 1986 a Firenze. Fra le tante produzioni di Cobau si vogliono qui ricordare i prezio-sissimi erbari, in parte donati al Liceo Righi e conservati oggi nel Museo di scienze, in parte custoditi presso l’Università degli studi di Pavia (94 pacchi). Cobau fu a Milano anche membro, dal 1907 al 1919, della Società di scienze naturali, che dal 1866 era ospitata presso il Museo Civico di Storia Naturale. Fondata nel marzo 1856 col nome di “Società Geologica residente in Milano”, il suo Regolamento fu approvato ufficialmente con Imperial Regio Decreto del 23 luglio 1857.

(14) Si veda la fotografia conservata nella biblioteca dell’Orto botanico di Padova (Biblioteca dell’Orto botanico IB.H.44), che reca, sul retro, la dedica manoscritta dello studente Cobau “all’illustre Professore P.A. Saccardo l’affezionatissimo allievo Dr. Roberto Cobau quale ricordo offre Milano, luglio 1907”. Pietro Voglino invece collaborò con il professore per la stesura della Sylloge fungorum omnium hucusque cognitorum, Typ. Seminarii, 1906.

(15) Augusto Béguinot (1875-1940) fu anch’esso studente di Pier Andrea Saccardo, e al ritirarsi di questo dalla carica nel 1915, prese il suo posto come direttore dell’Istituto di Botanica di Padova. Per il suo profilo e la bibliografia relativa, si veda A. Béguinot, in “Atti dell’Istituto Bota-nico dell’Università di Pavia”, serie IV, vol. XII, 1940, anno XVIII E. F., consultabile anche online: http://www3.unipv.it/det/homepage/biblioteca/archivio_digitale/testi/beguinot.pdf.

(16) Anche l’intero corpus delle tavole didattiche del Liceo Righi sarà a breve consultabile, perché interamente digitalizzato, sul già citato portale www.cittadegliarchivi.it.

(17) Cfr. R.G. Mazzolini, Le tavole parietali, in Le tavole parietali …, cit., pp. 27-44, p. 29. (18) Questo “particular medium for the visual communication of science”, che trova la sua fortuna e diffusione grazie anche alle caratte-

ristiche di immediatezza, universalità e bellezza estetica, “undoubtedly remind us of the crucial role that visual media play in scientific edu-cation and in scientific communication in general. Together with scientific apparatus and with laboratory practice, images are an important element in teaching science and, given their non-verbal, more direct appeal, they can also communicate to different kinds of audience and different types of practitioner”. Si veda M. Bucchi, Images of science in the classroom: wallcharts and science education 1850-1920, in “The British Journal for the History of Science”, vol. 31, n. 2, Science and the Visual (Jun., 1998) pp. 161-184, p. 184. Bucchi ha lavorato sulle tavole didattiche ora conservate presso il Liceo Giovanni Prati di Trento e digitalizzate nella banca dati a cura del Museo Civico di Rovereto. Il suo contributo è un punto di riferimento per tutti gli studiosi che si interessano a questo “particular type of pedagogical com-munication” (Bucchi, op. cit., p. 164). Di più, si può dire che proprio l’intervento di Bucchi abbia contribuito ad aprire la fortunata stagione della loro valorizzazione.

(19) L’utilizzo delle carte parietali in classe e nei laboratori rinnovò le tecniche d’insegnamento, a tutto vantaggio degli studenti, come notò già nel 1928 A.C. Noé, The use of charts in the natural sciences, in “Science”, vol. LXVII, n. 1745, 8th june 1928, pp. 571-574, p. 572: “If charts are used in a class, the student can make notes of the lecture and if he has enough time he can accompany these notes by drawings. If the charts are left in the room, the student may use them for additional notes, drawings and reviews after recitation. Charts can be exhibited in a laboratory and left there during the entire laboratory period and the student can constantly compare what he sees in the microscope or what he has on his dissecting table with the information supplied by the chart.”

(20) G. Ginex, Le arti applicate alla scienza, ovvero l’oggettività irraggiungibile, in Le tavole parietali …, cit., p. 20.(21) La stessa tavola si trova digitalizzata nell’esauriente database disponibile online (http://historywallcharts.eu), che raccoglie immagini di

tema storico e sociale. La collezione virtuale è frutto di un progetto di cooperazione fra Olanda, Germania e Danimarca, con il fine di illustrare le somiglianze e differenze nella didattica europea dell’ultimo secolo attraverso le tavole parietali dei tre paesi, conservate nella Denmark’s Paeda-gogiske Bibliothek, nello Schulwandbild, Dipartimento dell’ Università di Würzburg e nel National Onderwijsmuseum di Rotterdam.

(22) Le tavole di questo autore sono riconoscibili a prima vista sia per il formato molto grande (misurano cm 147x136), sia per la rappresen-tazione tridimensionale degli animali, quindi per l’efficacia visiva che le caratterizza. I suoi meriti vennero espressamente riconosciuti, fin dalla prima edizione, da molti recensori contemporanei. Vedi F. Andrietti e F. Guidali, Un breve esame critico delle tavole di Zoologia, in Le tavole parietali …, cit., pp. 53-57.

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(23) O. Schmeil, Elementi di scienze naturali, traduzione autorizzata del Prof. Empedocle Cobau, edizione riordinata e adattata per le scuole medie italiane dai professori F. Raffaele e A. Terracciano, Sandron, 1912, vol. I, Elementi di zoologia, prefazione del 1889, p. VII.

(24) O. Schmeil, ivi, p. VIII. Il percorso di riflessione di Schmeil continuerà nel saggio del 1896, Über die Reformstrebungen auf dem Gebiete des naturgeschichtlichen Unterrichts, citato da M. Bucchi in Images of science …, cit., p. 163.

(25) Vedi Bucchi, Images of science …, cit., p. 167, in cui l’autore riporta, traducendola, un’altra significativa citazione da Schmeil.(26) Le prime tavole didattiche provenivano principalmente dalla Germania (Monaco, Berlino, Kassel, Braunschweig, Stoccarda, Esslingen),

dall’impero austro ungarico (Vienna), dai Paesi Bassi (Bruxelles, Amsterdam), dalla Danimarca (Copenaghen), dalla Svizzera (Zurigo) e dalla Francia, dove si distinse la casa editrice della famiglia Deyrolle di Parigi.

(27) In Italia tale produzione iniziò ad affermarsi solo dal 1881 quando, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Milano, vennero dedicati due settori all’istruzione professionale e alle “Industrie artistiche”. In quella occasione il curatore, Alberto Errera, fece presente che “per avere buoni artisti incisori l’Italia deve rivolgersi all’estero, alla Germania”, cfr. G. Ginex, Le arti applicate alla scienza …, cit., p. 20.

(28) L’espressione è di M. Bucchi, Images of science …, cit., p. 171.(29) Tra le tante iniziative sull’argomento, si riportano i titoli di alcune mostre che negli ultimi anni hanno valorizzato il genere delle tavole parie-

tali come sussidio didattico di cui si sono conservate raccolte, solo parzialmente complete e talvolta digitalizzate, in musei, scuole e università, in Italia come all’estero: From Water Lilies to Comb Jellies: Wall Charts from the Carleton Collection (Gould Library del Carleton College, Northfield, Minnesota, dicembre-marzo 2006); esposizione delle tavole dell’istituto Kreuzlingen (Thurgau, Svizzera) per i suoi 175 anni presso lo Schulmu-seum di Amriswil (2009); Piante in tavol…e (Convento dell’Annunciata di Abbiategrasso, 21 maggio – 5 giugno 2011): mostra interattiva di tavole botaniche conservate presso il Dipartimento di Biologia della Facoltà di Agraria di Milano; Nature perfected: the art of botanical illustration (Maier Museum of Art, Randolph College, Lynchburg, Virginia, gennaio-luglio 2011); Exposición lecciones de historia natural (Monasterio de San Juan, Burgos, maggio-giugno 2011): esposizione di tavole provenienti dal fondo storico del gabinetto di storia naturale dell’Instituto Cardenal López de Mendoza. Vorremmo infine segnalare il Museo della scuola di Bolzano – lo Schulmuseum inaugurato nel 1995, ma riaperto nel 2012 – che conserva tra le sue collezioni un fondo di tavole parietali, corredato da un dettagliato inventario.

Appendice. Regesto documentario

Archivio storico provinciale di Bologna, serie Archivio Generale, Titolo 8, per gli anni 1928-1941. La dotazione del gabinetto di scienze naturali del Righi non può dirsi conclusa a quell’anno, ma entro questi estremi cronologici si in-seriscono le maggiori serie trattate nel presente contributo.

Anno 1928, busta n. 3689In un preventivo di spesa delle Messaggerie Italiane inviato al Righi il 25 gennaio, si elencano “13 tavole di zoologia

di Pfurtscheller (13 lire ciascuna), 2 tavole zoologiche di Remy Perrier”.

Anno 1929, busta n. 3813In una lettera del 9 novembre, il preside Avogaro invia alla provincia l’elenco degli “apparecchi, dei preparati e delle

tavole murali che abbisognano ai gabinetti di fisica e di scienze naturali per completare il rifornimento necessario alla piena esecuzione dei programmi relativi alle due materie”: dalle Messaggerie Italiane si vogliono acquistare “tavole mu-rali su tela e anelli di Matzdorff (Mimetismo prima tavola lire 40; seconda tavola lire 40; becchi di uccelli lire 40); tavole come sopra Lehmann (Gorilla, Scimpanzé, Orso bruno, Lupo, Canguro gigante, Bufalo, Lama, Elefante, Rinoceronte, Tigre, Giraffa, Cervo, Cinghiale, Zebra, Iena, 18 lire); tavole murali su tela e anelli di Meinhold (Maki, Coccodrillo, Gnu, 18 lire; tavole murali su tela e anelli di Lehmann a lire 18 l’una: Z 17 Aquila, Z 16 Oriolo, Z 40 Pavone, Z 44 Camoscio, Z 74 Gazzella, Z 1 Orango, Z 59 Tricheco, Z 14 Foca, Z 2 Pipistrelli, Z 11 Renna, Z 10 Dromedario, 77 Cammello, 45 Balena, 25 Serpente occhiali, 67 Boa, 20 Struzzo, 69 Nidi strani, 80 Vita dello stagno, Z 21 Airone cenere, Z 87 Gallinacci; tavole murali di botanica su tela e anelli Bonnier (Deyrolle) Anatomia radice lire 28, Anatomia fusto 28 lire,

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Anatomia foglia 28 lire; Engleder: n. 6 Patata, n. 5 Quercia, n. 7 Tabacco, n. 19 Lino, n. 26 Frumento, n. 32 Faggio, n. 34 Canapa, n. 37 Vite, n. 38 Papavero, n. 39 Barbabietola, n. 40 Cicuta, n. 47 Digitale, n. 42 Mais, n. 43 Caffé, n. 44 The, n. 45 Cotone, n. 49 Genziana gialla, n. 68 Trifoglio, n. 60 Castagno, Felce, Primula, Edera, Olivo, Olmo, Salice, Bellis annua, Zucca, Pisello, Luppolo, Cavolo (tutte 16 lire); supporto per tavole: 160 lire. La spesa viene approvata con deliberazione del Preside della provincia Turchi e firmato anche dal segretario generale Gheduzzi il 12 dicembre 1929.

Anno 1930, busta n. 3940In un estratto conto delle fatture delle Messaggerie italiane inviato al Righi il 31 dicembre 1928 si riportano acquisti di

moltissimo materiale del museo, e alla fattura n. 131364, insieme ad altri oggetti, “13 tavole di zoologia di Pfurtscheller lire 1170; 2 tavole di zoologia del Remy Perrier e Cepede lire 160, 5 tavole di istologia di Smaljan 225 lire”.

Anno 1931, busta n. 4077Ad una lettera al presidente dell’amministrazione provinciale, con oggetto “Gabinetti scientifici-Trasmissione di

fatture”, Avogaro allega due fatture relative a spese per i gabinetti di fisica e di scienze naturali. “Il materiale riguardan-te il gabinetto di scienze naturali” – si dice – “elencato nella prima fattura è stato collaudato dalla prof. Lina Cobau, insegnante della materia”. Nella fattura del 22 luglio 1930 delle Messaggerie Italiane inerente il gabinetto di scienze naturali si indicano, fra le altre cose: “3 tavole murali montate su tela e bastoni di zoologia del Matzdorff (40 lire l’una), 35 di zoologia del Lehmann (18 lire l’una), 3 di zoologia del Meynhold (18 l’una), 3 di botanica di Bonnier (28 l’una), 24 di botanica dell’Engleder (16 l’una). In un’altra lettera dell’agosto 1931 del preside Avogaro alla provincia, con oggetto “elenco materiali gabinetti di Fisica e Scienze naturali”, si invia in allegato un elenco di materiali da acquistare per il gabinetto di fisica, dove compaiono le “5 tavole murali di Anatomia Umana montate su tela e bottoni = Prof. R. Cobau lire 200.

Anno 1932, busta n. 4213Il 15 gennaio il preside comunica alla provincia che il materiale sopra citato è arrivato “in perfetto ordine al Liceo ed

è stato collaudato dalla prof. Cobau, insegnante di scienze naturali”.

Anno 1933, busta n. 4356Nell’allegato ad una lettera del 5 gennaio 1933, dove il preside richiede alla provincia altro materiale “con carattere

di urgenza”, si trovano elencate “1 serie di 16 tavole di Morfologia e Biologia delle piante del prof. Repossi. Tavole a colori del formato 70 per 100. Edizione fuori commercio. Montate su tela e occhielli lire 200; 2 tavole di Chimica for-mato 75x105. Elementi, pesi atomici e sistema periodico degli elementi. Montate su tela e occhielli, lire 30; 1 tavola di Radioscopia anatomica umana del prof. Vallardi. Tavola a colori a fondo nero. Formato 100x140. Montate su tela e occhielli, lire 24; 1 serie di tre tavole Atlante di anatomia umana del prof. Vallardi. Udito. Vista. Tatto, gusto olfatto. Formato 70 per 100. Montate su tela e occhielli, lire 34; 4 tavole “Formazione della Terra. Formato 90x60. Montate su tela e occhielli, lire 95; 1 tavola dello ‘Spettro solare’. Edizione speciale formato 90x70 per scuole medie. Montata su tela ed occhielli, lire 19; 12 tavole a colori ‘Paesaggi geografici’ con speciale riferimento alla Geologia. Formato 90x70. Montate su tela e occhielli, lire 235”.

Anno 1935, busta n. 4634Nella fattura di Antonio Vallardi del 28 febbraio (n. 92), insieme a diversi minerali, si trovano elencate “8 carte pale-

ogeografiche montate in tela, del dott. Fritz, lire 104”.

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Anno 1937, busta n. 4930In un preventivo di spesa inviato dalla ditta Antonio Vallardi al preside Brauzzi, 23 dicembre 1936, si propongono

le tavole acquistate l’anno seguente: “Tavole per l’insegnamento della Botanica 1 Olacee (Olivo) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Labiate (Salvia) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Cu-curbitacee (Zucca) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Ombrellifere (Carota) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Rosacee (Rosa selvatica) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Composite (Pratolina) serie Organografia Vegetale cm. 65X85 su tela lire 13; 1 Pino silvestre Serie T. N. 16 cm 60x95 su tela lire 23; 1 Abete Serie T. N. 17 cm 60x95 su tela lire 23; Tavole a colori per l’insegnamento della Zoologia 2 tavole Leone -Formichiere-Tipo V-formato cm 100x77 su tela a lire 14 cadauna; 6 tavole Talpa (Mh 123)-Martora (Mh 48 B)-Piccione selvatico (Mh 116)-Salamandra (Mh 97)-Storione (Mh 128)-Verdesca (Mh 72) Formato cm 61x85, su tela a lire 21 cadauna; 1 tavola Corallo (tipo Tz. 7) formato 60x90 su tela lire 26; 3 tavole Picchio verde (T. 17)-Cavolaia (T. 29)-Lombrico (T. 30), formato 60x90 su tela a lire 23 cadauna”.

Anno 1939, busta n. 5278In una fattura preventiva delle Messaggerie si elencano “3 tavv. Murali di Jung-Koch-Quentell 25 lire l’una; 3 di

Lehmann 14 lire l’una, 3 di Lehmann montate 18 lire, 1 di Meinhold 10 lire, 1 di Pfurtscheller 25 lire, 1 di Engleder 13 lire, 4 edizioni estere 10 lire, 1 edizioni estere montata 14 lire, 3 edizioni estere piegate in 4 parti 18 lire, 3 Vallardi 3 lire”.

Anno 1941, busta n. 5681Elenco di “due tavole murali a colori cm 100x140 su tela e anelli, 56 lire”.

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Tav. 1. Fase del riordino e ricondizionamento delle tavole didattiche (2007-2010).

Tav. 2. Particolare della firma di Paul Pfurtscheller.

Tav. 3. Le cinque razze del genere umano, illustrata da G. Ellka, Meinhold und Söhne, C. C., Dresden, 1911, in ALIRIBO, Tavole

didattiche, Edite 16.

Tavv. 4 e 5. Tavole della serie Zoologische Wandplaten a cura di Paul Pfurtscheller, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 27.

Tav. 6. Tavola zoologica a cura di Otto Schmeil, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 41.

Tav. 7. Tavola di zoologia di autore ignoto, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 12.

Tav. 8. Tavola della serie Biologische Wandtafeln zur Tierkunde a cura di Schröder-Kull, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 43.

Tavv. 9 e 10. Tavole di botanica a cura di Paola Manfredi, Antonio Vallardi Editore, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 62.

Tav. 11. Tavola di paesaggio di autore ignoto, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 47.

Tav. 12 e 13. Particolari della serie di Heinrich Jung – Gottlieb von Koch – Gustav Quentell, Neuen Wandtafeln für den

Unterricht in der Naturgeschichte (Botanica), Verlag Frommann & Morian, Darmstadt, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 21.

Tav. 14 e 15. Particolari della serie di Heinrich Jung – Gottlieb von Koch – Gustav Quentell, Neuen Wandtafeln für den

Unterricht in der Naturgeschichte (Zoologia), Verlag Frommann & Morian, Darmstadt, in ALIRIBO, Tavole didattiche, Edite 39.

Tav. 16. Tavola della serie sulla conformazione della terra a cura di Eberhard Fraas, illustrata da Anton Reckziegel, in ALIRIBO,

Tavole didattiche, Edite 4.

Tav. 17. Panoramica della palestra come è oggi.

Tav. 18 e 19. Pavimenti dei ballatoi delle palestre.

Tav. 20. Corrimano della scala delle palestre.

Tav. 21. Libreria anni ’30 all’interno del museo di scienze.

Tav. 22. Piastrella nel bagno della Presidenza.

Tav. 23. Maniglia per regolare la tapparella della finestra del bagno della presidenza.

Tav. 24. Nuova biblioteca e accesso al museo di scienze tramite scala a chiocciola.

Tav. 25. Museo di scienze, da notare alcuni arredi degli anni ’30.

Tav. 26. Nuova biblioteca.

Tav. 27. Particolare della scala a chiocciola vista dal museo.

Tav. 28. Targa commemorativa del professor Paolo Bollini all’interno della biblioteca.

Elenco tavole a colori

Tav. 1

Tav. 2

Tav. 3

Tav. 4

Tav. 5

Tav. 6

Tav. 7

Tav. 8

Tavv. 9, e 10

Tav. 11

Tavv. 12, 13 e 14

Tav. 15

Tav. 16