la società valsesiana in età risorgimentale
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Studio a cura di Massimo Bonola e Sabrina Contini.TRANSCRIPT
LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE:
FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE
NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI
(1858)
Abelli Chiara, Aghijabou Fatima, Alberti Silvia, Carmellino Chiara, Castionetti Clarissa, Debernardi Lorenzo, Fiorotto Celeste, Ghidoni Alessandro, Gilodi Mirjam, Gualino Rachele,
Mattasoglio Andrea, Pomposelli Sara, Raiteri Paolo, Ruggeri Camilla, Vimercati Eleonora
Progetto a cura di Bonola Massimo, Contini Sabrina
Relazione metodologica:
LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE:
FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE
NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI
(1858)
La ricerca che qui presentiamo é stata svolta con la metodologia propria delle ricerche storiche
d’archivio su materiali documentari dell’epoca, finora, a quanto ci risulta, mai studiati e quindi
inediti.
I dati sono stati raccolti su una piattaforma informatica per essere poi elaborati, nella seconda fase,
al fine di far emergere gli aspetti oggetto dell’indagine, di realizzare calcoli e grafici, evidenziando
così i risultati raggiunti.
Si é trattato di una ricerca di storia sociale e demografica il cui obiettivo era individuato nella
conoscenza della società valsesiana in epoca risorgimentale attraverso lo strumento che lo Stato
stesso ha predisposto a questo scopo: il censimento della popolazione, nel nostro caso quello del
1858, il più vicino alla data dell’unificazione nazionale.
Sono stati quindi scelti cinque comuni della valle, in modo tale che rappresentassero un campione
significativo della popolazione del territorio, avendo cura che la loro collocazione costituisse una
specie di mappatura della valle sia nella parte alta (Campertogno, Rossa, Sabbia), sia in quella
media ( Quarona) e bassa ( Valduggia); il totale della popolazione indagata nei cinque comuni é
risultato quindi di 3967 individui, pari al 12% circa degli abitanti della valle, 32215 secondo i dati
ufficiali dello Stato sabaudo. Il gruppo di ricerca, composto da 15 studenti e due docenti, é stato
quindi suddiviso in 5 sottogruppi, in modo che ciascuno di essi potesse, nella prima fase, dedicarsi
ad un solo paese, mentre nella successiva, i gruppi si sono riuniti per operare la comparazione dei
dati e trarre le conclusioni.
All’interno della ricchissima mole dei dati ricavabili dai censimenti, ci siamo soffermati su alcuni
aspetti di rilevanza sociale nei quali il dato storico, anche alla luce della vicenda complessiva della
valle, risultasse particolarmente significativo. Essi sono: la dimensione dei nuclei famigliari, le
professioni lavorative, la mobilità, che include il dato sull’emigrazione, e infine il livello di
alfabetizzazione. I dati sulle professioni sono stati a loro volta elaborati distinguendo la
popolazione per genere, in quanto sono emerse differenze rilevanti tra l’ambito maschile e quello
femminile.
Infine, mentre questa prima parte di ricerche é stata realizzata interamente sui documenti degli
Archivi Comunali (oggi depositati presso la sezione di Archivio di Stato di Varallo), sono stati poi
svolti dei confronti con i dati, purtroppo parziali, di alcuni censimenti precedenti (1828, 1836,
1848) conservati nei fondi archivistici della Viceintendenza della Valsesia, l’ufficio di governo
sabaudo del territorio valsesiano per tutto il periodo della Restaurazione. Tali confronti hanno
consentito, ad esempio, di evidenziare l’incremento tendenziale della popolazione e le sue
oscillazioni in tutto il periodo pre-unitario.
La popolazione della Valsesia risorgimentale ci é apparsa molto diversa da quella attuale, ma,
proprio per questo, studiarla ha rappresentato un’occasione di incontro e confronto con una realtà
“altra” di cui siamo tuttavia i discendenti e gli eredi, rendendoci più consapevoli del cammino
compiuto in questi 150 anni, più attenti a osservare la dinamica fortemente evolutiva del nostro
presente, più coraggiosi nell’affrontare con lucidità e fiducia le trasformazioni dei prossimi decenni.
Con l’aspirazione di diventarne protagonisti e non soltanto di subirle passivamente.
Varallo, aprile 2011
Per il gruppo di ricerca i coordinatori
Prof. Sabrina Còntini
Prof. Massimo Bonola
Il gruppo di ricerca desidera esprimere un cordiale ringraziamento al personale della sezione di
Varallo dell’Archivio di Stato, Maria Grazia, Bruna e Oriella, che con pazienza e competenza
hanno facilitato l’attività di ricerca sia nella fase preliminare di verifica della fattibilità sia in
quella della successiva raccolta dei dati.
I CENSIMENTI DELLA POPOLAZIONE IN PIEMONTE.
Premessa storica
di M.B.
La pratica del censimento moderno come strumento di conoscenza dello stato e della mobilità della
popolazione fu introdotto in Piemonte, allora incluso nell’ Impero Francese fino al confine della
Sesia, solo nel 1807, e, per la parte compresa tra Sesia e Ticino, inclusa la sponda sinistra della
Valsesia, con il Regno d’Italia napoleonico in quello stesso anno.
Dopo l’avvio della Restaurazione, l’Intendenza Generale sabauda non ne continuò
immediatamente la pratica, ma li affidò parzialmente alle singole province, che ne effettuarono
alcuni sul finire degli anni venti, avvalendosi anche dell’aiuto dei parroci, mentre ancora si andava
riordinando amministrativamente il territorio, procedendo, tra l’altro, alla soppressione dei nuovi
Comuni nati per volontà dell’Impero. Nel decennio successivo, l’amministrazione sabauda parve
intenzionata ad affidare ai Parroci curati l’osservazione e la registrazione dello stato civile ed
anagrafe della popolazione, attraverso un accordo tra il Regno e la Santa Sede recepito dalle Regie
Patenti del 20 giugno 1837, come di fatto era già avvenuto per secoli, a partire dal Rituale Romano
del 1614 ( ma per la Diocesi di Novara fin dal Sinodo Serbelloni del 1569) fino all’epoca del
dominio napoleonico. Tuttavia, negli anni Quaranta Carlo Alberto invertì nuovamente questo
orientamento, varando un grande progetto censitario a cura della Commissione Superiore di
Statistica che partendo dall’anno 1848 doveva ripetersi sistematicamente ogni 10 anni. Tale
censimento, il primo a fornire dati globali attendibili sulla popolazione del Piemonte, pur mostrando
il pregio di una rilevazione degli individui divisi per nuclei familiari, manca tuttavia dei requisiti di
contemporaneità e rileva la popolazione residente , ma non quella effettivamente presente.
Il censimento del 1858, rilevato effettivamente alla notte del 31 dicembre 1857, é dunque il primo
censimento globale della popolazione del regno intrapreso a cura del Ministero dell’Agricoltura,
Industria e Commercio. Per la prima volta, l’esecuzione del censimento presenta i caratteri di
istantaneità della rilevazione ed effettività della presenza, ovvero registra la popolazione di fatto
presente nel luogo dato al momento del censimento; particolare cura viene dedicata alla rilevazione
dell’emigrazione, nello Stato o all’estero, in particolar modo l’emigrazione periodica.
VALDUGGIA
Il nome di Valduggia deriverebbe dalla parte più antica del paese chiamata “Uggia”, che significa
ombra cagionata dalle frondi degli alberi, l’opinione degli storici è che nei primi tempi fosse detta
valle una vasta selva ripiena di grossi e numerosi alberi che si estendevano sino al Sesia. Non è no-
stra intenzione raccontare le origini o vicissitudini che passarono i nostri antenati, ma illustrare le
varie indagini demografiche ed economiche che caratterizzarono lo sviluppo di questo borgo carat-
terizzato da abitanti spiritosi, robusti, belli, allegri, amanti della libertà e del lavoro, morigerati, ma
soprattutto ricchi di fantasia, inventiva e di abilità straordinarie. Prima di tutto è opportuno dare
un’occhiata al territorio di questa antica Parrocchia situata nel mandamento di Borgosesia, impor-
tante Comune essendo il terzo borgo della Valsesia nonché capoluogo della Vallea, nel cui mezzo
sorgeva appunto questa terra illustre. Mostra molti aspetti di bellezza naturale e i suoi fabbricati
sono tutti coperti a tegole o a piode circondati da piane e contrade tra cui si apre qualche piazzetta la
cui più importante è quella su cui un lato sorge la casa comunale. Verso est scorre un torrente detto
lo Strona, sormontato da un ponte a due archi e che tortuoso scorre lungo la valle sfociando poi nel
Sesia. Vi si giunge grazie a una strada comoda e carrozzabile che parte da Montrigone o che scende
dalla Cremosina, nonché da altri viottoli che collegano le circostanti frazioni. La chiesa parrocchia-
le, che si eleva nel mezzo del Borgo, intitolata a S.Giorgio, è a tre navate piuttosto scure, sostenute
da belle colonne di granito, con un presbiterio molto elevato ed ampio. In essa si trova uno dei più
lodati lavori ad olio di Bernardino Lanino, eseguito nel 1564, ed anche sulle pareti laterali Vi sono
due affreschi a lui attribuiti. Nella seconda cappella a destra riposa il corpo di S. Costanzo martire,
estratto dal cimitero di S. Calepodio e donato da Mons.Giuseppe Eusanio Aquilano nel 1683 al par-
roco Giovanni Battista Arecco che lo lasciò alla sua chiesa. Sul muro della cappella di fronte si am-
mira un affresco di Gaudenzio Ferrari. Rappresenta un presepio molto particolare che vuole espri-
mere l’affetto che due genitori provano nell’accudire il proprio pargolo. La Vergine è genuflessa ad
adorare il suo Divin Bambino, mentre S.Giuseppe si abbassa per sollevarlo quasi a sostituirsi ad un
adempimento della madre. Una giovane donna da un lato e un pastore dall’altra osservano commos-
si la premura dell’anziano padre verso il bambino. La valle che circonda Valduggia non favorisce
l’agricoltura per cui il suo popolo si è dedicata a diversi mestieri sia in patria che all’estero. Molti
sono i calzolai, tolari o lavoranti in latta, falegnami, cartieri, fabbri-ferrai. Il carbone, la calce, il fie-
no, la legna dei castagneti, qualche vitello, vino e pochi cereali, nonché legname da costruzione,
sono i principale oggetti del commercio di questo comune. Quindi i valduggesi per trarre sostenta-
mento necessario alla vita hanno le loro relazioni colle provincie di Novara, Vercelli, Casale, Lo-
mellina, Ossola, Pallanza, Genova, Torino, Milano e molte altre.
Sulla parte occidentale di Valduggia si erge su un altipiano LEBBIA.
E’ forse una delle frazioni più ricche in quanto anche se gli abitanti si dedicano principalmente al-
l’agricoltura e all’allevamento, riescono a vendere i loro prodotti in modo economicamente vantag-
gioso. Gli edifici sono ricoperti a piode e a beule, vi si trovano anche belle case tra cui forse spicca
quella Zoia con porticato in colonnine di granito in vero stile Valsesiano, considerata bene storico
dalle Belle Arti. La chiesa più importante è quella dedicata a S. Martino martire, ricca di affreschi e
di statue, molto ben tenuta e assai frequentata. Le proprietà sono molto divise. Nessuno ha grandi
terreni, ma tutti hanno qualcosa. Le piantagioni più abbondanti sono il bosco ceduo, il castagno, la
quercia, il faggio, l’ontano, il frassino, il pioppo, la betulla bianca, il nocciolo e la ginestra e il gine-
pro. Patate e castagne sono le produzioni principali, poi vengono segale, panico, granoturco, fru-
mento, orzo, noci, uve, legumi e frutta di mediocre qualità, tutti prodotti che vengono commercia-
lizzati e venduti anche in altre regioni. L’erba del pascolo e il fieno sono un prodotto rilevante. Ol-
tre ad allevare mucche proprie si tengono in inverno quelle di altri abitanti dell’alta Valsesia in cam-
bio di una mercede. Lo stesso si fa con pecore e capre. La caccia è molto sviluppato e le prede sono:
lepri, pernici, beccaccie, volpi, tordi, colombi selvatici, rari tassi, ricci o arricci porco, faine, scoiat-
toli, ghiri. Si pescano nel torrentello che scorre a Lebbia Inferiore la trota, il ghiozzo, il varrone o
gambero dello Strona.
Ritornando nel centro di Valduggia, diviso da un breve tratto di strada bella e pianeggiante troviamo
INVOZIO. Parrocchia e non Comune, è una frazione distante circa 500 passi dal centro comunale
dislocato verso la Cremosina. Anticamente questa parrochia faceva parte del vicino borgo di Val-
duggia, ma poi verso la metà del secolo XVIII a causa di litigi fra parrochi fu separata definitiva-
mente. Qui i fabbricati sono sparsi di qui e di là coperti a tegole o a paglia e l’insieme presenta poca
continuità e scarsa bellezza. La valle ristretta tra due pendici è fertile solo da un lato per cui le atti-
vità principali sono artigianali. Importantissima è la fonderia di campane, unica nella Valsesia e nel
Novarese, e capace di produrne di così melodiose da essere vendute in tutta Italia. Detto opificio ap-
partiene dal 1400 alla famiglia Mazzola e la prova è una campana del 1475 fusa per la parrocchia
di Luzzogno che riporta su di essa la M sormontata da una stella. La M è l'iniziale del cognome e la
stella simboleggia la stella che guida e mantiene il lavoro della famiglia.
Di rilievo è ZUCCARO distante circa 20 minuti da Invozio, Parrocchia, ma non Comune essendo
frazione di Cellio. E’ situata a due terzi di una pendice che distende a Nord verso Valduggia. Il suo
nome forse è dovuto al fatto che Vi si coltivassero le canne da zucchero, essendo l’agricoltura l’atti-
vità principale, esercitata soprattutto dalle donne. Gli edifici coperti a paglia sono piuttosto scomodi
e poveri anche se si trova qualche bella casa. La chiesa parrocchiale, con annessa l’allegra casa del
parroco, sorge su un pianerottolo ed è dedicata ai SS. Andrea e Gaudenzio. E’ antichissima ed è sta-
ta alzata verso la metà del XVII secolo. Sulla facciata Vi è un affresco del giudizio universale di au-
tore ignoto che con serpenti, demoni cerberi e dannati sembrano voler impressionare i visitatori.
L’interno è molto ampio, anche perché qui si riunivano i credenti di molte terre circostanti. In una
cappella si trova l’urna con il corpo di S. Bonifacio martire, estratto dal cimitero di S. Calepodio e
donato dal parroco Domenico De Luca. Molti degli abitanti di Zuccaro emigrarono in Lombardia e
nel Novarese per esercitare i mestieri di tolaro, sellaro, secchionaro e falegname. Chi rimaneva si
dedicava ai campi o a tessere la tela.
La Valllis Utiae, circondata interamente da alte creste di monti e dominata dal Monte Fenera, di for-
maziona antidiluviana, presenta delle difficoltà di comunicazioni, anche a causa dell’angusto pas-
saggio della Cremosina, ma non per questo ne è penalizzata. Le materie prime vengono importate
agevolmente, soprattutto i filati di lana e cotone che alimenteranno una fiorente industria tessile (la
Ragno). Inoltre, anche grazie allo slancio economico dovuto all’Unità d’Italia si creeranno numero-
se fonderie di metalli ed industrie di rubinetteria. Saranno proprio i settori meccanico e metalmecca-
nico che faranno la fortuna di Valduggia e delle sue frazioni.
La popolazione che abbiamo preso in considerazione nei nostri studi comprende Valduggia centro e
le frazioni Lebbia e Zuccaro. Dalla nostra raccolta di dati è emerso che la popolazione di questa
zona nel 1858 comprendeva 849 individui, divisi in 183 famiglie con una media di 4,6 individui per
famiglia.
alfabetizzazione
42%
40%
18%
positivinegativiparziali
Composizione nuclei familiari
Abbiamo inoltre preso in
considerazione la suddivisione
in nuclei familiari, proposta dal
censimento del 1858. Per nuclei
familiari si intendevano i
membri legati da un vincolo di
parentela che abitavano nella
stessa casa, ma comprendenti
anche i servi e domestici e i
membri della famiglia che risiedevano per motivi diversi in un altro centro urbano. Dai dati raccolti
i nuclei familiari risultano 183, composti da un minimo di una persona sola a un massimo di
quattordici persone. I nuclei formati da una persona sola erano 20 pari al 11%, mentre quelli formati
da quattordici erano solo due, pari al 1%. Il gruppo più numeroso di nuclei familiari erano quello di
quattro persone con 33 famiglie pari al 17%. Seguono le famiglie formate da due componenti che
risultano essere 27 nuclei, ossia il 15%; si seguito troviamo i nuclei composti da 3 persone con 22
famiglie, pari al 12%. Nell’ordine la percentuale dei nuclei famigliari è la seguente: 23 famiglie con
5 elementi, pari al 13%; 14 famiglie con 6 elementi, pari al 8%; 16 famiglie con 7 elementi, pari al
8%; 10 famiglie con 8 elementi, pari al 5%; 10 famiglie con 9 elementi, pari al 5%; 2 famiglie con
10 elementi, pari al 1%; 1 famiglia con 11 elementi, pari al 1%; 2 famiglie con 12 elementi, pari al
1%; infine 1 famiglia con 13 elementi, pari al 1%.
Alfabetizzazione
Gli individui con alfabetizzazione positiva, ossia che hanno
le competenze sia nello scrivere sia nel leggere, sono pari a
360 unità corrispondente al 42 %. Quindi meno della metà
della popolazione sa leggere e scrivere. Non molto lontana
da questo dato è la percentuale della popolazione che non sa
né leggere né scrivere, cioè con alfabetizzazione negativa,
pari a 333 individui, cioè il 40 %. Il restante 18 %, pari a
148 elementi, comprende quelle persone che sono alfabetizzate solo parzialmente in quanto sanno o
leggere o scrivere.
Com pos iz ione de i nucle i fam iliar i
20; 11%
27; 15%
22; 12%
33; 17%
23; 13%
14; 8%
16; 9%
10; 5%
10; 5%
2; 1%
1; 1%
2; 1%
1; 1%
2; 1%1234567891011121314
Professioni Maschili
35; 14%
9; 4%
27; 11%
11; 4%
22; 9%
16; 6%
13; 5%
8; 3%
12; 5%
13; 5%
49; 20%
9; 4%
4; 2%
14; 6%
6; 2% AGRICOLO
FALEGNAME
LATTAIO
SARTO
LEGNAIOLO
FERRAIO
BOTTAIO
TESSITORE
STUDENTE
CALZOLAIO
CARTAIO
ECCLESIASTICO
FONDITORE
PROPRIETARIO TERRIERO
MURATORE
Professioni Femminili
251; 70%
4; 1%
18; 5%
3; 1%
37; 10%
18; 5%
14; 4%
10; 3%
2; 1%
AGRICOLA
CARTAIA
DOMESTICA
TESSITRICE
PROPRIETARIA TERRIERA
CUCITRICE
SARTA
SERVA
BETTOLIERA
Professioni maschili
La possibilità di scelta delle professioni
maschili supera di gran lunga quelli
femminili. Infatti abbiamo analizzato circa
50 lavori maschili, ma solo 15 meritano la
nostra attenzione. Gli uomini totali erano
378 individui, di cui 49 praticavano la
professione di cartaio, pari al 20%. La
presenza di una consistente manodopera nel settore cartario è da collegarsi all’attività di tre antiche
“folle” da carta (1848), di proprietà della famiglia Rasario, dislocate lungo il corso dello Strona e di
cui parte degli edifici dismessi è ancora attualmente esistente. Troviamo poi tre mestieri che hanno
una frequenza superiore a 20 persone: agricolo con 35 individui (14%), lattaio con 27 (11%) e
infine il legnaiolo con 22 (9%). Poi seguono il ferraio con 16 persone (6%), proprietario terriero con
14 (6%), a parità di individui il bottaio e il calzolaio con 13 persone (5%), solo 12 uomini erano
studenti, pari al 5%.; infine troviamo il sarto con 11 unità, pari al 4%. Tutti gli altri mestieri hanno
una partecipazione inferiore a 10 individui.
Professioni femminili
Dai nostri studi è stato riscontrato che a
Valduggia nel 1858 c’era un’ampia gamma
di scelta per quanto riguarda i lavori
femminili; abbiamo contato circa 20
tipologie diverse, che possono essere ridotte
a 10 se si analizzano quelle a cui le donne si
sono dedicate con maggior frequenza.
Nonostante la varietà di lavori sia ampia, la
maggior parte delle donne erano agricole,
cioè contadine; infatti risultano essere 251, pari al 70%, su 470 donne totali. Un dato così elevato
non lo ritroviamo per nessun altro mestiere. Seguono poi le proprietarie terriere con 37 individui,
Emigrati
44 ; 5%
805; 95%
Emig ratiResiden ti
pari al 10%. A parità di valori troviamo poi le domestiche e le cucitrici, con 18 persone, pari al 5%
per mestiere. A scalare si evidenziano lavori come la sarta e la serva rispettivamente con 14 (4%) e
10 (3%) unità. Infine troviamo i mestieri di cartaia, tessitrice e bettoliera con 4, 3 e 2 persone, pari
all’ 1% per ognuno.
Emigrazione
I dati che abbiamo preso in considerazione sono stati
elaborati in base alla destinazione dello spostamento.
A Valduggia nel 1858 l’emigrazione coinvolgeva 44
persone, pari al 5%, su 849. La città con più emigrati
valduggesi era Torino con 6 elementi, ossia 22%.
Seguono poi Novara e Genova rispettivamente con 4
(15%) e 3 (12%) individui. Inoltre è emerso che 4
persone, pari al 15%, si sono spostate in Lombardia, senza la specificazione della città, per esigenze
lavorative. Ci sono altri luoghi di emigrazione più vicini a Valduggia come Borgosesia, Foresto o
Quarona, ma tutti questi centri accolgono solo una persona per ognuno, pari al 4%. Le altre mete
d’emigrazione italiane sono Lesa, Milano, Pallanza e Vercelli (pari al 4% per centro abitativo).
Infine troviamo un solo individuo che si è recato in Francia, pari al 4%. L’emigrazione in area
regionale era quindi prevalente, mentre era marginale quella all’estero.
Luoghi d'Emigrazione
1; 4%1; 4%1; 4%
1; 4%
4; 15%
1; 4%
4; 15%3; 12%
1; 4%
1; 4%
1; 4%
6; 22%
1; 4%
BORGOSESIAFORESTOFRANCIALESALOMBARDIAMILANONOVARAGENOVAPALLANZAPRATOQUARONATORINOVERCELLI
QUARONA
Quarona è una delle più antiche parrocchie e comunità della Valsesia, sebbene sia circondata da
montagne in tutti i suoi lati, tranne nella parte australe. Il comune era diviso in sole due frazioni,
Vico e Valmaggiore. Il territorio di Quarona è bagnato dal Sesia, che lo divide da quello
vicinissimo di Doccio ( non è distante più di cento metri), esso non aveva relazioni con Quarona in
quanto divisi dal fiume Sesia; solo successivamente verrà costruito il ponte che unisce le due
comunità. Nel paese vi erano due parrocchie, una più nuova che si trova ancora oggi sotto il
patrocinio di Sant’ Antonio Abate, ed una più antica dedicata a San Giovanni Battista. La
parrocchia più nuova non offre nulla di particolare ad eccezione di un’insigne reliquia e di un
quadro rappresentante la Vergine con il Bambino, che è una delle più pregiate opere di Gaudenzio
Ferrari. La chiesa più antica sorge invece su un monte ma fu abbandonata a causa della costruzione
della chiesa di Sant’Antonio, più facilmente raggiungibile dai fedeli. Tuttavia essa ci offre delle
opere ragguardevoli dipinte da allievi di Ferrari. Al di sopra di questa antica chiesa si trova quella
dedicata alla Beata Panesia, o Panacea; la giovane ragazza ha una storia singolare: essa perse la
madre all’età di tre anni e dovette quindi sopportare le barbarie della matrigna Margherita Gallogi
di Locarno, la quale si adirava contro di lei perché gelosa delle sue virtù e della sua profonda fede;
la sua scelleratezza si spinse a tal punto che decise di uccidere la giovane conficcandole in testa dei
fusi. Le spoglie della vergine furono trasportate a Ghemme dove si trovano tutt’oggi.
Dimensione nuclei famigliari
15%
10%
10%
14%12%
12%
9%
7%
6%
1% 1%1%
2%12345678910111213
Composizione nuclei famigliari
Il numero di famiglie presenti sul territorio quaronese nell'anno 1858 era di 175 nuclei con una
media di 4,5 individui per nucleo
famigliare, costituiti non solo da
membri legati da vincoli di parentela
ma anche da serve, domestici, nutrici
etc. I nuclei più numerosi sono quelli
formati da una sola persona e sono
27(15%), quelli formati da due sono
17(10%) e quelli formati da tre sono
18 (10%). Le famiglie formate da
quattro persone sono quelle più
frequenti dopo quelle di un solo
membro con 25 nuclei (14%). Vi sono poi le famiglie formate da cinque e sei persone che hanno un
numero di 21 nuclei ciascuna (pari al 12%). I nuclei composti da sette componenti sono 15 (9%),
mentre quelle formate da otto sono 12 (7%). Seguono quelle composte da nove con 11 nuclei (6%),
quelle composte da dieci che sono 2 (1%) e quelle da dodici che è soltanto 1(1%). Nel paese erano
presenti anche nuclei famigliari di dimensioni elevate, infatti c'erano 4 famiglie composte da tredici
persone (2%) ed una sola famiglia composta da ben diciotto persone (1%). Dai dati è emerso che la
popolazione totale ammontava a 791 abitanti.
Alfabetizzazione
Il numero di persone alfabetizzate era molto
elevato, infatti il 57 % della popolazione totale
sapeva sia leggere che scrivere. Nonostante ciò
anche il numero di analfabeti, per la maggior
parte donne, era abbastanza elevato infatti
ammontava al 38 % della popolazione, il
restante 5% della popolazione sapeva solo
leggere.
Professioni maschili
Tra tutte le professioni praticate nel territorio quaronese abbiamo deciso di presentare solo quelle
col maggior numero di individui partecipanti. In una popolazione di 791 individui, 391 erano
maschi, dei quali 91 (34%) svolgevano l’attività di contadino, il suolo infatti era molto produttivo.
Vi si coltivavano le viti, e si facevano copiose raccolte di uve bianche. Vi erano poi altre due
professioni ampiamente praticate
quella del falegname con 39
individui (15%) e quella del
calzolajo con 36 individui (13%).
Con minor numero di persone vi
era l’attività di gessatore con 18
individui (7%), seguita dal
tessitore e dal bottajo entrambe con
numero pari a 16 individui
ciascuna (6%). Seguono i ferraji
con 15 individui (6%), i carrettieri
con 14 individui (5%), gli scalpellini con 12 individui (4%) e i braccianti con 11 individui (4%). La
restante popolazione maschile svolgeva attività quali il negoziante, il pescatore o l’imbiancatore le
cui stime presentano un valore relativamente basso.
Professioni femminili
Crea scalpore il fatto che in una comunità
abbastanza vasta vi fosse un numero maggiore di
donne, le quali ammontavano a 400. Il numero di
professioni svolto dalle donne è minore rispetto a
quelle maschili; tra le donne il mestiere dominante è
certamente quello della contadina con 312 individui
(83%), seguito da quello della bracciante con 25
individui (7%), della domestica con 22 individui
(6%) e della cucitrice con 15 individui (4%). Le restanti professioni sono costituite da un numero
molto ridotto di individui.
P ro fe s s io n i fe m m in ili
83%
7%
6% 4%
contadinabracc iantedom es tic acuc it ric e
Professioni maschili
34%
15%13%
7%
6%
6%
6%
5%4% 4%
contad ino
falegnam e
calzola io
ges s atore
tes s itore
botta io
ferra io
carrettiere
s ca lpe llino
bracciante
Emigrazione
Su un paese di 791 abitanti 100 individui (12,6) risultano essere emigrati. La maggior parte di
questi 24 individui era emigrata a Torino, 7 individui (8%) a Milano, 6 individui (7%) a Novara, 5
individui (6%) a Varallo (6%) e altre 5 (6%) a Lione. I quaronesi esercitavano varie professioni in
Piemonte, a Milano, in Svizzera, e nel reame di Francia. Vi erano anche due persone che erano
emigrate in America
SABBIA
Inserito nel mandamento di Varallo (antica divisione amministrativa), Sabbia si presenta nel 1858
come un semplice villaggio posizionato ad una elevata altitudine dalla quale è possibile scorgere il
Mastallone, che bagna tutta la valle, e anche il fiume Sabiola, che ne è suo affluente.
Il centro parrocchiale è costituito da numerose comunità poco più estese di un villaggio, fra le quali
ricordiamo Costabella, Massera, Gabbio, Gattera, etc. Alcune di esse possono vantare la presenza di
un piccolo oratorio dove celebrare il culto, mentre troviamo la chiesa parrocchiale sotto il titolo di
San Giovanni Battista, posta in una posizione piuttosto isolata, di contenuta ampiezza e decoro.
Il territorio, rimasto piuttosto invariato nel corso del tempo, consisteva in un alternarsi di falde
montuose, valli, creste e burroni che lasciano poco spazio a ristretti campi nei quali viene lasciato a
pascolare un certo numero di bestie. Difatti possiamo apprendere come uno dei principali prodotti
del terreno fosse il fieno, utilizzato per il mantenimento degli armenti.
Il commercio non trova largo sviluppo, data soprattutto la posizione piuttosto inadatta del villaggio.
Di conseguenza gli abitanti si applicano ai vari mestieri a seconda delle necessità: vediamo infatti
come vi è un grande numero di tessitori, muratori e contadini.
Per i nostri studi abbiamo preso in considerazione la popolazione del comune di Sabbia con le frazioni
adiacenti quali Massera, Erbareti, Salaro e frazioni minori.
Dai dati è emerso che la popolazione della zona sopra citata nell’anno 1858 era composta da 659
abitanti, suddivisi in 140 famiglie con una media di 4,7 individui per nucleo famigliare.
Composizione nuclei famigliari
Per lo studio dei nuclei famigliari, ovvero
i membri appartenenti ad una stessa
famiglia legati da vincoli di parentela ma
non solo (serve, domestici, nutrici, etc.),
abbiamo preso in considerazione 140
famiglie dell’anno 1858. I nuclei
risultano composti da un minimo di un
solo componente ad un massimo di
quattordici. I nuclei formati da una sola
persona sono 14 ( 10%) mentre quelli
formati da quattordici persone sono 2 (2%). I nuclei più frequenti sono quelli composti da due persone
con 25 famiglie (16%). I nuclei composti da tre componenti sono 17 (13%) mentre quelli composti da
quattro sono 20 (14%). Seguono quelli composti da cinque persone che corrispondono a 16 famiglie
(11%), quelli composti da sette persone sono 9 (7%) mentre quelli da otto persone sono 11 (8%). Le
famiglie con nove persone sono 8 (5%) mentre quelle con dieci sono solo 2 (2%), così come quelle con
dodici individui. Infine vi è una sola famiglia composta da 11 abitanti (1%).
Alfabetizzazione
Su una popolazione di 659 abitanti abbiamo
riscontrato, per quanto riguarda
l’alfabetizzazione, i seguenti risultati: il 66% della
popolazione, l’equivalente di 433 individui,
presentava un’alfabetizzazione negativa, mentre il
30%, pari a 195 individui, presentava
un’alfabetizzazione positiva. Il restante 4%,
rappresentante solo 29 individui, presenta una alfabetizzazione parziale, il che sta ad indicare il
possesso o della capacità o di scrivere o di leggere.
Professioni maschili
Delle 22 professioni maschili che
abbiamo individuato, riteniamo più
corretto presentarne solo 7, ovvero
quelle che presentano un maggiore
numero di individui partecipanti.
La popolazione maschile ammonta
alla cifra di 311 individui, dei quali
137 (49%) svolgono l’attività di
contadino. Seguono i tessitori con 92
individui (33%) e i muratori con 27
individui (10%). In numero più
contenuto troviamo 8 cebraii (3%), 5
minusieri e 6 peltrari (2%; 2%) ed infine 3 calzolai (1%). La restante popolazione maschile praticava
professioni minori quali il pastore, il gessatore o il lattaio le cui stime presentano una percentuale quasi
nulla.
Professioni Femminili
Le professioni femminili sono molto ridotte rispetto
a quelle maschili nonostante la popolazione di sesso
femminile ammonti a 348 individui. La causa è
molto probabilmente da ricercarsi nel fatto che la
maggioranza degli individui analfabeti era composta
da donne.
Prenderemo in considerazione solo tre professioni:
la professione più praticata è sicuramente quella
della contadina con 342 individui (98%) a cui
seguono 2 tessitrici (1%) e 2 serve (1%). Le restanti
professioni presentano solo un individuo e sono la sarta, una sola maestra di scuola e una studentessa
di ostetricia.
Emigrazione
Sul totale di 659 abitanti solo 11 individui sono
registrati come emigrati, circa il 1.6%
Le destinazioni sono quasi tutte nella zona
circostante o sempre nella zona regionale, mentre
non riscontriamo nessuna emigrazione all’estero.
Circa 6 individui (55%) sono registrati come
emigrati a Boccioleto mentre due individui (18%)
hanno scelto come destinazione Campagnola.
Il restante 27% corrisponde a tre individui emigrati rispettivamente a Rimasco, Rocca (odierna
Roccapietra) e Novara.
Una consistente percentuale, nel grafico non riportata, corrisponde a individui che da altre località,
come Cravagliana o Sambughetto, sono emigrati e stabilitisi nel comune di Sabbia come residenti.
ROSSA
Rossa si presenta ancora oggi come un ridente paesino arrampicato sulle ripide pareti della
ValSermenza, o Val Piccola, valle laterale a quella principale che segue il corso del fiume Sesia.
Già a metà del XIX secolo Girolamo Lana sottolinea l’asperzza del territorio causata dalla sua
posizione, ottimale per le coltivazioni ma complessa a causa dell’ erto pendio. La stessa chiesa
parrocchiale, ricostruita ad inizio secolo per sostituire quella precedente che rischiava di crollare,
viene edificata “nella maggior parte su di rupe, onde scansarne la rovina assai facile pel generale
pendìo”.A questa si accompagnano molte altre chiesette, sette per la precisione, che il Lana
menziona per gli affreschi e le decorazioni in esse contenuti tutti di grande bellezza e buon
pennello. Le pareti scoscese della valle ospitano, tuttavia, fertili distese erbose perlopiù coltivate per
il sostentamento delle singole famiglie o usate come pascoli per il bestiame. Pochi sono i prodotti
venduti al di fuori del paese ( quasi esclusivamente prodotti dell’ allevamento bovino). Come nel
resto della valle sono le donne ad occuparsi della terra mentre gli uomini, per la maggior parte
“pittori”, “stuccatori”, “muratori”, preferiscono cercare lavoro all’ estero, in Savoia o Francia, dove
vengono riconosciute personalità quali Fontana Antonio, De-Dominici Giuseppe e Raineri Luca.
6 1 %1 3 %
2 %
1 %2 %3 %2 %
8 %4 % 4 %
Into na ca to reS tud e nteF a le g na m eO p e ra io fe rra ioP i tto reC a lzo la ioE ccle sia sticoC o nta d inoTe ssi to reD e co ra to re d i ca se
Composizione nuclei Famigliari
Il censimento del 1858 registra la presenza di 723
individui sul territorio di Rossa, distribuiti (oltre che nel
nucleo del paese vero e proprio, il “centro”) nelle
frazioni di “Fontane”, “ Casa di Secchi”, “Salerio”,
“Casa di Bianchi”, “Folecchio”, “Cerva”, “Raineri”,
“Piana” e “Montata”. Di questi abitanti 317 sono
maschi,406 femmine e vengono a costituire
rispettivamente il 56% e il 44%e sono suddivisi in 166
nuclei famigliari. La media dei componenti per famiglia
è di 4,2 abitanti ma si presentano anche alcuni, rari,
nuclei famigliari costituiti da 10, 11, o 16 individui. Mentre questi ultimi nuclei rappresentano solo
il 2% o l’1% del totale a costituire i numeri più ingenti sono nuclei di 1 abitante (16%), 2 abitanti
(13%), 3 e 4 abitanti (entrambe 12%) e 5 abitanti(18%).
Alfabetizzazione
Rossa, nel 1858, si presenta come un paese fortemente
alfabetizzato poichè il numero di alfabetizatti positivi totali
(che sanno sia scrivere che leggere) si presenta come quello
prevalente ,59%della popolazione. Il restante 41% poi è
dominato da un’ altrettanto notevole prevalenza di paesani
parzialmente alfabetizzati (o sanno scrivere o leggere) ,
33%. Quindi rimane solo una minima parte completamente
analfabeta, 8%.
Professioni maschili
Le professioni maschili del paese si distinguono in
quanto poco variegate. Una fetta nettamente
superiore degli abitanti maschi era “intonacatore”
(60%) e molti erano, anche se in netta minoranza,
lavori collegati con gli “Intonacatori”, come i
16%
13%
12%
12%
18%
9%
10%
2%2%
1% 1%4% 1 2
3 4
5 6
7 8
9 10
11 12
16
6 0 %
3 2 %
8 %
S a n n o l e g g e r e es c r i v e r eA n a l f a b e t i
S a n n o l e g g e r e
91 %
1%
3 %1 %
1 %
1 %1 %
1 %
C onta d inaS e rvaIstitutriceL a va nda iaMo d istaMug na iaS a rtaP re stina ia
decoratori di case (4%), i pittori (3%), i falegnami (2%). Subito dopo c’erano i giovani studenti
(13%) e i contadini (8%) che aiutavano nei campi le donne(di cui si parlerà successivamente). A
queste professioni se ne aggiungono alcune meno diffuse ma comunque presenti sul territorio:
l’operaio ferraio (1%), il calzolaio (3%), l’ecclesiastico (2%) e il tessitore (4%).
Professioni femminili
Le professioni femminili, invece, erano differentemente distribuite probabilmente a causa del
differente grado di istruzione. A primeggiare tra
le statistiche sono le contadine (92%) proprio
perchè alla maggioranza di uomini che spesso
andavano a lavorare lontano da casa dovevano
corrispondere altrettante donne che invece
rimanevano a lavorare la terra. Le altre
professioni sono presenti in un numero esiguo:
sarta (3%), serva (1%), istitutrice (1%), modista
(1%), mugnaia (1%) e prestinaia (1%).
Emigrazione
Sul totale della popolazione di Rossa ad emigrare in
cerca di lavoro e fortuna è una minima percentuale.
Sui 723 abitanti sono circa 84 gli emigranti ( circa
l’11,5% del totale). La maggioranza degli emigranti
sceglie la vicina ed appetibile Francia come meta, il
67 %. Ad essi si aggiungono più esigue percentuali
di emigranti all’estero : in Svizzera (8%) e in
Savoia (2%). I restanti scelgono mete più vicine al
paese natale: Varallo (4%, soprattutto studenti),
Alessandria (3%), Cervarolo (4%), Cravagliana
(4%), Novara (2%), Torino (2%) e Gozzano (2%).
6 8 %6 %
8 %
2 %
4 %
2 %
2 %2 %2 %
4 %F ra nciaV a ra lloS vizze raA le ssa nd riaC e rva ro loC ra va g lia naNo va raTo rinoG o zza noS a vo ia
CAMPERTOGNO
Campertogno nel 1858 con le sue frazioni Quare, Piana, Villa, Tetti, Carata, Otra, Rusa, Pianaponte
e Avigi, i suoi diciannove oratori e i suoi monumenti si presentava come uno dei centri più
importanti e più significativi dell'Alta Valsesia. Appartenente al mandamento di Scopa, deve il suo
nome alla valle Artogna, principale valle collaterale e antico feudo dell'Abbazia di San Nazaro
Sesia che si estende verso sudovest, con andamento sinuoso, per circa 15 km. La coltivazione di
patate, segale e canapa, la raccolta di noci e castagne, l'allevamento di bovini, caprini e ovini, la
produzione di latte, burro e formaggio, lo sfruttamento dei boschi e dei numerosissimi alpeggi ma
anche la filatura, la tessitura e la lavorazione del legno e del ferro, erano le principali attività alla
base dell'economia del paese.
Dall'analisi del registro della popolazione dell'anno 1858 da noi effettuata, relativa al comune di
Campertogno e alle sue numerose frazioni o cantoni o località quali Quare, Piana, Villa, Tetti,
Carata, Rusa, Otra, Avigi e Pianaponte è emerso che, all'epoca, la popolazione totale del paese
dell'Alta Valsesia comprendeva ben 945 individui di cui 418 maschi (44%) e 527 femmine (56%), a
loro volta suddivisi in 249 nuclei familiari con una media di 3,7 soggetti a famiglia.
Composizione nuclei familiari
La suddivisione in nuclei familiari, cioè in gruppi
comprendenti non solo persone legate da vincoli
di parentela che abitavano nella medesima casa
ma anche i poco numerosi domestici, inservienti
e i membri della stessa famiglia che per motivi
diversi risiedevano in un altro centro urbano
proposta dal registro della popolazione del 1858,
ha permesso di individuarne 249 composti da un
minimo di una persona (49) ad un massimo di quattordici( 1). Presenti anche nuclei familiari
costituiti da 2 persone (37), da tre persone (46), da quattro persone (34), da cinque persone (25), da
sei persone (21), da sette persone (13), da otto persone (5), da nove persone (7), da 10 persone (3),
da 11 persone (2), da 12 persone (2) e infine da 13 persone (1). Tre erano le case vuote inserite nel
censimento.
Alfabetizzazione
Nonostante più della metà della popolazione possedesse alfabetizzazione positiva (gli individui abili
sia nello scrivere che nel leggere erano infatti 574
pari al 62%), numerosi erano comunque gli
individui in possesso di alfabetizzazione negativa
(incapaci sia di scrivere che di leggere erano infatti
359 pari al 38%). Solamente un davvero esiguo
numero di individui (2) possedeva infine
alfabetizzazione parziale, la capacità del solo
scrivere oppure del solo leggere.
Nuclei familiari 123456789101112131415
Alfabetizzazione.
62%
38%
0%
PositivaNegativaParziale
.
Professioni maschili
Per quanto riguarda le professioni, i 418
individui maschi che abitavano il paese di
Campertogno nel 1858 disponevano di un
ampia scelta: le professioni maschili da noi
rintracciate sono infatti una trentina. Vi erano
infatti numerosi gessatori (86, pari al 29%),
muratori (52, pari al 18%), ferrai (32, pari
all'11%), calzolai (29, pari al 10%), minusieri
(24, pari all'8%), manovali (11, pari al 4%),
scultori (7, pari al 2%), sarti (6, pari al 2%),
fabbri (6, pari al 2 %), contadini (6, pari al 2%) e infine ottonai, impresari, pittori, studenti, soldati,
assistenti, sottiladori, rivenditori, osti, indoratori, ebanisti, custodi, conducenti, ceraioli, carbonini,
caffettieri ed agenti.
Professioni femminili
Dai dati da noi analizzati risulta che le ben 527
donne che costituivano il 56% della popolazione
totale del paese di Campertogno non
possedevano, a differenza degli uomini, una così
vasta gamma di scelta per quanto concerne la
loro professione ed il loro impiego. 517 donne,
pari al 98%, non praticavano infatti alcuna
professione, mentre solo 10 ( il 2%) risultavano
studentesse (3), domestiche (5), sarte (1) ed ostesse (1).
2% 2%2%2%4%
8%
10%
11%
18%
29%
12%
CONTADINOFABBROSARTOSCULTOREMANOVALEMINUSIERECALZOLAIOFERRAIOMURATOREGESSATOREAltre professioni
98%
2%
NESSUNAPROFESSIONELAVORATRICI
Emigrazione
I dati presi in considerazione
relativi all'emigrazione sono stati
elaborati in base alla destinazione
dello spostamento dei singoli
individui. A Campertogno, nel
1858, su di un totale di 945
individui, solamente un’esigua
parte (144, pari al 15%) risultano
coinvolti nell'emigrazione tanto
diffusa, all’epoca,sia in Alta che
in Bassa Valsesia che portò alla
ricerca di fortuna e di lavoro di
preferenza gli uomini, solo in
pochi casi accompagnati dalle famiglie. Destinazione degli emigranti era, per la maggior parte, la
vicina Francia ,soprattutto le regioni della Savoia, del Rodano e della Loira, con le città di Lione, St
Etienne e Clermont( dove confluirono rispettivamente il 24%, l’11% e il 6% degli emigranti), di
Lapalisse il 4%, di Annency il 3%, di Montiers il 3%, di Albertville il 2%, di Parigi il 2%, di
Bourges l'1% e infine di Aurillac, di Moulins e di Vichy. Destinazioni più vicine e meno
frequentate sono invece state la Valle D'Aosta con il capoluogo, Aosta, che assorbì il 13%
dell'afflusso totale, Carcoforo, Varallo, Biella, Vallemosso, Cossato, Oleggio, Gozzano, Novara,
Intra, Alessandria,Moncalieri, Torino,Milano, Mantova, Genova e Udine. L’emigrazione in area
regionale e nazionale era quindi marginale rispetto all’emigrazione rivolta all’estero.
30%
24%13%
11%
6%
4%
2% 1%
1%2%
3%3% Altre destinazioni
LIONEAOSTAST. ETIENNECLERMONTLAPALISSEANNENCI'MONTIERSALBERTVILLEPARIGIBOURGESCARCOFORO
LA DIVISIONE DEL LAVORO IN UNA VALLE ALPINA:
ISTRUZIONE, PROFESSIONE ED EMIGRAZIONE DEGLI UOMINI,
LAVORO AGRICOLO, FAMIGLIA E MARGINALITA’ SOCIALE
NELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE.
In un recente e illuminante studio sulla popolazione e sulle migrazioni alpine nell’Italia moderna,
Lorenzetti e Merzario (2005) hanno nettamente diviso, e quasi contrapposto, il lavoro delle donne,
pesante ma sostanzialmente non retribuito, al denaro derivato dalle professioni maschili,
dall’emigrazione e da un più alto grado di istruzione. La nostra ricerca, pur su basi molto ristrette,
ma concernente un campione sufficientemente alto della popolazione valsesiana a ridosso
dell’Unità Nazionale, ha cercato una conferma o una smentita di queste tesi, raggiungendo risultati
assai interessanti per la conoscenza del nostro territorio.
Sotto il profilo della composizione delle famiglie, il primo dato da noi esaminato, i cinque comuni
considerati si sono dimostrati abbastanza omogenei, denotando una media compresa tra i 4,2 e i 4,7
membri per fuoco, con la sola eccezione di Campertogno che mostra una media inferiore, di 3,7
membri. Va osservato inoltre che la media della valle, di 4,41 componenti per famiglia, risultava al
censimento del 1858 la più bassa dell’intero Piemonte sabaudo, essendo inferiore anche a quelle di
altre regioni montane del territorio piemontese. Non si può dire quindi che, sotto questo profilo, la
montagna valsesiana fosse allora una “fabbrica di uomini ad uso della pianura”, secondo la celebre
espressione dello storico francese Braudel. Lo sviluppo della popolazione, di cui parleremo oltre, e
che costituisce certamente uno dei grandi eventi dell’Ottocento, non é, o non é ancora, nella realtà
valsesiana, così marcato, anzi, la tendenza dei comuni orograficamente più a monte come Rossa e
Campertogno é quella di contenere la popolazione ai livelli più bassi.
Figura 1. Media nuclei famigliari
Anche l’analisi del grado di istruzione, preso in considerazione nella nostra ricerca, offre
comparativamente interessanti spunti di riflessione. Mentre la media del Piemonte attesta, nel 1858,
solo un 32% circa di alfabetizzazione completa ( leggere e scrivere), i paesi della nostra valle da noi
esaminati mostrano una media nettamente più alta, con la sola eccezione di Sabbia dove
l’alfabetizzazione si ferma al 30%. In questo caso la sorpresa é rappresentata dal fatto che i comuni
con la più alta istruzione siano quelli dell’alta valle, Campertogno con il 62% e Rossa con il 59%,
un dato che può collegarsi probabilmente con la più altra incidenza dell’emigrazione, come si vedrà
più oltre. Il paradosso delle comunità alpine “istruite” proposto da Viazzo (2000) rovesciando i
pregiudizi precedenti sul carattere aculturale della civiltà di montagna, appare quindi pienamente
confermato, evidenziando una percentuale di alfabetizzati quasi doppia rispetto alla campagna
piemontese.
Figura 2. Alfabetizzazione
Il dato che rispecchia la percentuale di emigrazione sembra collegarsi proprio all’incidenza
dell’alfabetizzazione, oltre che, naturalmente, alla posizione altimetrica del paese e alla
3,74,2
4,7 4,5 4,6 4,4
00,511,522,533,544,55
Campertogno Rossa Sabbia Quarona Valduggia Piemonte
62 59
30
57
4232
010203040506070
Campe
rtogn
o
Rossa
Sabbia
Quaron
a
Valdug
gia
Piemon
te
conformazione del suo territorio. Valduggia e Sabbia, i paesi più scarsamente alfabetizzati, hanno
anche un tasso di migrazione più basso, rispettivamente il 5 % e l’ 1,6 % della popolazione, mentre
questa percentuale sale significativamente oltre il 10% a Rossa e Quarona per poi raggiungere il
15% a Campertogno. Va rilevato, inoltre, che nei casi dei comuni più montani l’emigrazione si
dirige verso l’estero (Francia, Svizzera) dove si va ad esercitare professioni redditizie e ricercate sul
mercato del lavoro, mentre l’emigrazione di paesi come Valduggia, oltre a essere assai scarsa si
rivolge prevalentemente all’ambito regionale e riguarda una manodopera scarsamente professionale.
E’ inteso che, in ogni caso, l’emigrazione é fenomeno prettamente maschile e si ripercuote pertanto
sulla condizione sociale e lavorativa della donna, cui spetta, come si vedrà oltre, il lavoro agricolo
quasi per intero.
Figura 3. Tasso di emigrazione
In tutti i paesi considerati dalla nostra indagine sul censimento del 1858 le professioni maschili
hanno dimostrato un alto grado di variabilità con alcuni casi di evidente specializzazione dovute a
situazioni locali particolari o esigenze di emigrazione. A Valduggia, ad esempio, la nascente
industria cartaria impiegava il 20% di tutta la manodopera maschile; a Rossa il 60 % dei maschi
dichiarava la professione di intonacatore; a Sabbia il 33 % svolgeva attività di tessitore; gessatori e
muratori rappresentavano a Campertogno quasi la metà di tutte le professioni maschili, destinate
evidentemente all’emigrazione. La filiera dei mestieri legati all’edilizia era certamente quella più
praticata e facilmente collocabile sul mercato estero.
Considerato questo elevato tasso di variabilità delle professioni maschili, l’unico dato che appare
significativamente comparabile é quello degli individui dediti all’agricoltura, attività ancora
universalmente diffusa in tutto il territorio della valle. In questo ambito i dati di genere sono
estremamente divergenti. La professione contadina é per i maschi residuale in quasi tutti i centri
15
11,5
1,6
12,6
5
02468
10121416
Campertogno Rossa Sabbia Quarona Valduggia
considerati, tranne il caso di Sabbia dove il 49% degli uomini é ancora dedito all’agricoltura. Ma a
Campertogno, ad esempio, solo il 2% dei lavoratori maschi coltivava la terra. Se si osserva il dato
delle professioni femminili, la situazione appare completamente rovesciata: le contadine di
Campertogno e Sabbia sono il 98 % delle donne, quelle di Rossa il 92 %, mentre a Valduggia e
Quarona sono sopra il 70 %. Eccolo, il lavoro delle donne di montagna.
Nell’ambito delle attività femminili non esiste praticamente variabilità se non in ambiti di
marginalità sociale ( serve, braccianti...); solo a Valduggia si segnala un 10% di donne che risultano
proprietarie e quindi in una posizione privilegiata, mentre poche altre concittadine cominciano ad
avviarsi verso il lavoro salariato nelle folle da carta.
0
20
40
60
80
100
120
Campertogno Rossa Sabbia Quarona Valduggia
UominiDonne
Figura 4. Addetti all’agricoltura
Infine, qualche considerazione sull’incremento della popolazione, che abbiamo ricavato dai
confronti con tre altri censimenti del periodo pre-unitario, quelli del 1828, 1836 e 1848. Mentre la
popolazione di Valduggia e Quarona appare tendenzialmente in crescita, quella di Campertogno e
Rossa appare viceversa in decremento costante, suggerendo probabilmente l’avvio di un ciclo
negativo, la cui flessione si é poi estesa per tutta la seconda parte del secolo e che riguarda, come
sappiamo, soprattutto i comuni montani. La popolazione di Sabbia, invece, mostra un singolare
elemento di staticità, oscillando di poche unità nell’arco di un trentennio. Ma in questo caso,
considerati gli altri elementi emersi dall’analisi della popolazione di quel territorio, soprattutto la
scarsa alfabetizzazione e l’emigrazione quasi nulla, riteniamo non sia un indice di stabilità ma di
staticità, ovvero di una società ancora arcaica, poco dinamica e sostanzialmente bloccata sul proprio
modello tradizionale di tipo agro-pastorale.
Più problematico appare il confronto con i primi dati censitari della valle, quelli del censimento
napoleonico del 1806; infatti, in quell’occasione il comune di Campertogno veniva censito solo per
la parte alla sinistra della Sesia e quindi risulta incompleto. La popolazione degli altri comuni da noi
considerati risulta più elevata all’inizio del secolo a Quarona e Rossa, mentre Valduggia appare
sostanzialmente stabile e solo nel caso di Sabbia gli abitanti appaiono nettamente inferiori,
crescendo poi gradualmente e costantemente fino al 1858. La popolazione complessiva della valle,
di 27.035 abitanti, appare comunque nettamente inferiore ai rilevamenti del periodo successivo,
indicando che la prima metà del secolo XIX é stato ancora, nel complesso, un periodo di crescita
demografica, anche dei territori montani, pur con qualche oscillazione e disparità tra le diverse
realtà comunali.
BIBLIOGRAFIA
La bibliografia comprende sia opere utilizzate per un inquadramento della situazione dei comuni ai
tempi del censimento del 1858, sia opere di statistica in senso proprio, dai quali sono stati derivati
elementi di confronto con quelli desunti dai documenti d’archivio.
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LANA G., Guida ad una gita entro la Vallesesia, Merati, Novara 1840 (rist. anast. Libreria Alpina Degli Esposti, Bologna 1972).
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MOROZZO DELLA ROCCA, Saggio di Statistica della Valsesia, Varallo 1856.
MUTTINI CONTI G., La popolazione del Piemonte nel XIX secolo, 2 voll., Torino 1962.
RACCA G., Notizie statistiche e descrittive della Valsesia, Vigevano 1833.
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VIAZZO P.P., Il paradosso alpino, in L'Alpe, n. 1, 2000, pp. 26-31.