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LINGUISTICA GENERALE 2007 (PUTZU, LOI CORVETTO) appunti Francesca, Manuela, Cristina yeee! 1/10 SOCIOLINGUISTICA È lo studio delle variazioni della lingua nel repertorio dell’individuo, ponendo in correlazione le variazioni linguistiche coi fattori sociali. (focus = repertorio linguistico individuale che attraverso il trattamento per componenti statici viene contestualizzato nell’ambito dei fenomeni sociali). La sociologia del linguaggio si occupa di studiare i fenomeni di variazione linguistica che riguardano il repertorio della comunità partendo dai dati della sociolinguistica. (focus = repertorio, cioè l’insieme delle competenze linguistiche del parlante o della comunità dei parlanti.) Un tipico oggetto di studio della sociologia sono le variazioni di lingua nella comunità plurilingue (è libera o caratterizzata da fattori sociali) Diglottismo = dualità sardo – italiano scelta sociale ogni volta che parliamo. Sociolinguistica e sociologia sono unite dal fatto che i fenomeni che esse studiano sono strettamente connessi e non separabili se non in astratto. Approccio epistemiologico delle scienze sociali: episteme (conoscenza) epistemiologia (studio di) = l’epistemiologia è lo studio dei metodi e delle metodiche scientifiche. Le scienze sociali si qualificano per un approccio funzionale, data la dicotomia tra sruttura e funzione, le scienze che hanno tale approccio sostengono il primato della struttura sulla funzione. Lo studio sociale privilegia fenomeni concreti come le funzioni. Dicotomia tra langue e parole Lo studio scientifico deve partire dai fenomeni dell’uso (parole) e muovendo da questi produrre generalizzazioni (langue). Tale metodo, che parte dal dato specifico per poi generalizzare, si chiama INDUZIONE. La sociolinguistica opera col metodo INDUTTIVO, i suoi strumenti fondamentali sono L’ANALISI MICRO E MACRO SOCIALE. Microsociologia analizza le microstrutture sociali e le microinterazioni sociali (es. famiglia) Macrosociologia analizza le macrostrutture sociali e le macrointerazioni sociali (es. stato) La DIADE costituisce la cellula di tutte le scienze sociali. Nel caso delle scienze sociali si parla di diade di comportamento, nella linguistica si parla di diade linguistica o cellula linguistica.

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Page 1: LA VARIAZIONE NEL TEMPO  · Web view1/10. Sociolinguistica. È lo studio delle variazioni della lingua nel repertorio dell’individuo, ponendo in correlazione le variazioni linguistiche

LINGUISTICA GENERALE 2007 (PUTZU, LOI CORVETTO) appunti Francesca, Manuela, Cristina yeee!

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SOCIOLINGUISTICAÈ lo studio delle variazioni della lingua nel repertorio dell’individuo, ponendo in correlazione le variazioni linguistiche coi fattori sociali.(focus = repertorio linguistico individuale che attraverso il trattamento per componenti statici viene contestualizzato nell’ambito dei fenomeni sociali).La sociologia del linguaggio si occupa di studiare i fenomeni di variazione linguistica che riguardano il repertorio della comunità partendo dai dati della sociolinguistica.(focus = repertorio, cioè l’insieme delle competenze linguistiche del parlante o della comunità dei parlanti.)Un tipico oggetto di studio della sociologia sono le variazioni di lingua nella comunità plurilingue (è libera o caratterizzata da fattori sociali)

Diglottismo = dualità sardo – italiano scelta sociale ogni volta che parliamo.

Sociolinguistica e sociologia sono unite dal fatto che i fenomeni che esse studiano sono strettamente connessi e non separabili se non in astratto.

Approccio epistemiologico delle scienze sociali: episteme (conoscenza) epistemiologia (studio di) = l’epistemiologia è lo studio dei metodi e delle metodiche scientifiche.Le scienze sociali si qualificano per un approccio funzionale, data la dicotomia tra sruttura e funzione, le scienze che hanno tale approccio sostengono il primato della struttura sulla funzione. Lo studio sociale privilegia fenomeni concreti come le funzioni.

Dicotomia tra langue e paroleLo studio scientifico deve partire dai fenomeni dell’uso (parole) e muovendo da questi produrre generalizzazioni (langue). Tale metodo, che parte dal dato specifico per poi generalizzare, si chiama INDUZIONE.

La sociolinguistica opera col metodo INDUTTIVO, i suoi strumenti fondamentali sono L’ANALISI MICRO E MACRO SOCIALE.Microsociologia analizza le microstrutture sociali e le microinterazioni sociali (es. famiglia)Macrosociologia analizza le macrostrutture sociali e le macrointerazioni sociali (es. stato)

La DIADE costituisce la cellula di tutte le scienze sociali. Nel caso delle scienze sociali si parla di diade di comportamento, nella linguistica si parla di diade linguistica o cellula linguistica.

Jakobson: 3 funzioni e struttureAtto linguistico= atto di comportamento comunicativo che coinvolge di volta in volta uno dei membri della diade comunicativa. [AB] L’atto linguistico è la più piccola unità suscettibile di essere costituente di una comunicazione linguistica che il parlante può produrre con un’unica e precisa intenzione e senza che vi si frapponga l’intervento dell’interlocutore.Evento linguistico= sequenza di atti linguistici concatenati nel contesto di una situazione sociale. È costituita da una catena di interazioni comunicative che hanno un inizio ed una fine nel tempo (Berruto 1974)Gli interlocutori realizzano il linguaggio come azione. Le parole sono una categoria di fatti specifica. Un enunciato è qualunque elemento linguistico performato in un dato evento pronunciato.

FRASE =analisi sintattica ≠ ENUNCIATO=analisi semantica, riferita alla pragmatica

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Nello studio sociale del linguaggio si individuano 2 macroaree: quella della sociolinguistica e quella della sociologia del linguaggio.SOCIOLINGUISTICA: studia i fenomeni di variazione microsociale, ovvero fenomeni di variazione linguistica su base sociale, connessa al singolo individuo o a piccoli gruppi a partire dalla diade (unità di base dell’interazione sociale, minimo 2 individui)SOCIOLOGIA DEL LINGUAGGIO: studia i fenomeni di variazione linguistica su base sociale connessi ai gruppi complessi (dai gruppi informali alle grandi organizzazioni con norme esplicite)

Fishmann dice che la sociologia del linguaggio studia l’interazione tra questi due aspetti del comportamento umano (in breve, si occupa dell’intera gamma di argomenti relativi all’organizzazione sociale del comportamento linguistico.Una diade costituisce l’unità di analisi di base di tutte le scienze della comunicazione. La diade di interattori sta alla base del notissimo modello di Jakobson (descrizione dell’interazione comunicativa linguistica)

FATTORI

FATTORI1) emittente2) mezzo3) ricevente4) messaggio5) codice6) contesto

FUNZIONI1) espressiva2) conativa3) referenziale4) fàtica 5) poetica 6) metalinguisica

Jakobson considera la relazione tra mittente e ricevente come se procedesse in modo perfettamente alternato, invio e ricezione del messaggio alternative.Lo scambio informazionale è continuo: gli interlocutori non si scambiano solo informazioni linguistiche ma anche, attraverso l’uso di altri canali e altri codici, altre informazioni.Ad esempio, mentre si usa il canale visivo, vengono visualizzate le competenze PROSSEMICHE (canale visuale), CINESICHE (canale gestuale)..

La competenza comunicativa ha un fascio di sottocompetenze: linguistica, consistente nella padronanza del codice verbale paralinguistica o paraverbale, controlla acutezza, intensità, frequenza… cinesica prossemica performativa, indica l’insieme delle strategie necessarie per mandare a buon ine l’interazione comunicativa pragmatica, riguarda l’insieme di regole di svolgimento dell’interazione comunicativa socioculturale, determina le condizioni generali di interazione comunicativa all’interno di un cultura o comunità.

I due interattori in un contesto fanno del linguaggio un comportamento sociale, danno luogo rispettivamente ad ATTI ed EVENTI linguistici.

ATTO LINGUISTICO

AUSTIN distinse 3 tipi di atto linguistico:

- atto linguistico locutorio : fotografa il segmento linguistico in sé prescindendo dall’interazione comunicativa. Per Austin è diviso in:

1. fonetico (atto articolarorio)2. fàtico (scelta dei costrutti e scelta lessicale)3. retico (combina il senso, cioè il significato, e il riferimento, cioè l’impiego di una parola

in un atto enunciativo in riferimento ad un referente specifico del contesto)- atto linguistico illocutorio - atto linguistico perlocutorio: effetto prodotto nell’interazione comunicativa dell’atto

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La condizione di felicità è l’insieme delle condizioni necessarie affinché l’atto comunicativo vada a buon fine.

Searle afferma che non esiste atto senza intenzione comunicativa, quindi locutorio ed illocutorio formano un unità detta locutoria.

SEARLE distinse quindi 2 tipi di atto linguistico:- atto linguistico locutorio diviso in:

1. atti rappresentativi (indotti da elementi lessicali come credo, penso…)2. atti commissivi (promessa…)3. atti espressivi4. atti dichiarativi (con intrinseca forza performativa, es. dichiaro…)

Per BERRUTO un atto linguistico è la più piccola unità suscettibile di essere un costituente di un’interazione comunicativa; l’unità di comunicazione linguistica che il parlante può produrre con un’unica e precisa intenzione, senza che vi si frapponga l’intervento dell’ascoltatore.

Evento linguistico: si intende una sequenza di atti linguistici concatenati nel contesto di una situazione sociale. Lo SPEECH EVENT è quindi costituito da una catena di interazioni comunicative che hanno un inizio e una fine nel tempo.

La langue è il prodotto di un patto sociale, dell’accordo di una comunità.La situazione sociale è definita da Goffman come un ambiente capace di permettere il controllo reciproco, all’interno del quale un soggetto in qualunque punto si trovi è accessibile, senza ricorso a strumenti particolari. Una situazione sociale ha quindi inizio quando 2 o più soggetti si trovano alla presenza gli uni degli altri. Termina quando la penultima persona se ne va.Quando due o più persone si incontrano l’interazione si realizza attorno a quello che Goffman chiama nucleo centrale di attenzione visuale e conoscitiva.Encounters (incontri): gli interattori producono una serie di azioni sociali, una di queste è il linguaggio parlato, l’enunciazione.Alla fine degli anni 70 è stato escogitato il nome di rete sociale o SOCIAL NETWORK. Fu applicatoda un matematico americano per descrivere i processi di flusso di oggetti (es. merci) su aree molto vaste (es. USA)

Teoria dei 6 gradi di approssimazione: cè un numero medio/basso per le connessioni di aree vaste.Una RETE è un insieme di nodi in cui si innersecano e si connettono reciprocamente dei fili, ogni nodo rappresenta un individuo. Ognuno di noi è un nodo che ta al centro della propria rete sociale. Individuo= ego.Una caratteristica importante delle reti sociali è che queste possono essere più o meno dense. Questo dipende dal numero di nodi. I legami delle persone della rete sociale variano in base ad una s4eire di parametri:

sesso età comunità educazione occupazione mobilità personalità

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Sociolinguistica: diversa dalla materia che studia la componente sociale in relazione alla lingua (sociologia del linguaggio)Sia la linguistica teorica che la sociologia studiano realtà immaginarie. Quando la variazione di tipo geografico è connessa a variazioni di tipo sociale si parla di sociolinguistica.

LANGUE – lingua in generale per tutti gli individui PAROLE – realizzazione della langue

I parlanti associano a certe caratteristiche linguistiche dei tratti sociali.

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Indios in AmazzoniaAlcune tribù hanno un organzizzazione sociale basata sulla linguistica. Parlano in una lingua incomprensibile anche alle altre comunità indios. Una lingua, il tucano, viene utilizzata solo per scopi commerciali. Due persone della stessa comunità non si possono sposare, la coppia deve soggiornare nella comunità del marito, il compito della donna è insegnare la lingua del marito ai figli. Risultato è una lingua ibrida.Non si possono sposare donne della stessa varietà linguistica e solo esse possono dare l’insegnamento della lingua.Due forze complementari entrano in conflitto: individualismo (pur non parlando la nostra lingua ne teniamo alcune caratteristiche articolatorie e semantiche) e conformismo (tendenza ad uniformarsi ad un modo di parlare diverso dal nostro).

BAMBINO 1) comunica solo2) comunica con la madre3) comunica con gli altri a- coi coetanei

b- con persone differenti

Lingua franca: si parla solo in determinate situazioni. Ha il lessico tratto da una lingua storica. E’usata sporadicamente, è priva di grammatica e formata solo da elementi lessicali (francese-spagnolo-inglese)Lingua creola: si forma da una lingua franca, che acquisisce la grammatica di un’altra lingua.

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RETE SOCIALEConsente di connettere l’individuo alla comunità e alla società, di capire come si passa dall’unità (individuo singolo) alla pluralità organizzata.La rete sociale viene immaginata come un tessuto di fili che si legano in nodi. Ogni nodo è un individuo e ogni filo indica una relazione tra individui, una relazione sociale o social network. Il primo a parlarne fu Radcliff Brown in un saggio del 1940, On social structure.EGO: il nodo occupato dall’individuo rispetto al quale si considera la rete sociale.Il tenore di una rete sociale è determinato da questi parametri o status:sesso, età, comunità, educazione, occupazione, mobilità sociale, personalità.

Sulla base delle interazioni di questi parametri le reti sociali vengono classificate in tre tipologie:1. Criteri interazionali a. molteplicità/semplicità della relazione (es. medico paziente = semplice; medico paziente amici = complicata)b. contenuto della trasmissione (soldi, amicizia,…)c. flusso direzionale (a b oppure a b stabilisce se la relazione è gerarchica o paritaria)d. frequenzae. durata dell’interazione

2. Criteri strutturalia. dimensione della rete (limitata,…)b. densità della rete (n°di nodi, se è densa le distanze fra i nodi sono ridotte: + ansia – densa

3. Criteri soggettiviLe reti possono essere discriminate sulla base del tipo di relazioni che l’ego di riferimento intrattiene con gli altri nodi.a. Cella personale: intorno all’ego c’è un’area di relazioni con cui l’ego ha rapporti (parenti stretti e amici intimi)b. Zona confidenziale: il fascio più esterno è la zona confidenziale in cui l’ego ha rapporti con parenti meno stretti

e amici con rapporti emozionalic. Zona utilitaristicad. Zona nominale: costituita da persone parzialmente conosciute o conosciute solo di nome.

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DENSITA’ DELLA RETE: “Indicazione della comunicazione potenziale fra i membri del network, e quindi del numero di vie e direzioni in cui l’informazione e altri servizi e beni possono essere scambiati” Boissevain, Social NetworkMilroy ha stabilito una relazione precisa tra densità della rete e grado di conformità linguistica: “Maggiore è la densità strutturale della rete, maggiore è la tendenza degli individui ad omologare l’espressione linguistica ed a conservare la varietà linguistica posseduta”.Il controllo reciproco funge da riduttore o addirittura inibitore dell’innovazione. Le piccole comunità in tutto l’occidente hanno reti sociali poco estese e molto dense.In tali comunità si riscontra il massimo grado di conservazione del dialetto o vernacolo.

Relazione tra numero di componenti e organizzazione del flusso comunicativo:

A- Modello centralistico: gli individui si rimettono al più esperto, o leader funzionale, detto anche leader socioemotivo o facilitatoreB- Circuito democratico (i membri interagiscono direttamente fra loro)

GEOLINGUISTICA: studia il legame tra conservatività/innovatività e diffusione geografica della lingua. Zone geograficamente marginali, raggiunte più tardi dalle innovazioni che partono da un centro propulsore, sono le più conservative.MOBILITA’ SOCIALE: i membri si spostano da un centro all’altro.

Un nodo della rete è considerato centrale in base a quanto è accessibile dai membri della rete. Gli individui centrali tendono a regolare o a manipolare il flusso della comunicazione. Chi gestisce gli scambi domina il gruppo. Il procedere dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, in base a quanto influiscono sulle correlazioni e le dimensioni delle reti,determinano la progressiva diminuzione e indebolimento delle varietà linguistiche locali.Le piccole varietà si estinguono per acculturazione o per estinzione del gruppo.

Blackwell, Language and social network: dimostra che il procedere dell’urbanizzazione nella misura in cui incide sulla densità delle reti, sul loro grado di correlazione e sulla loro dimensione, ne determina la progressiva riduzione ed indebolimento.

CIRCUITO DELLA COMUNICAZIONE: strumento concettuale che consente di studiare i flussi di comunicazione all’interno di un gruppo (Balis).Nella comunicazione faccia a faccia puo essere utile il tatto, ma anche il canale olfattivo.

La competenza comunicativa comprende un fascio di sottocompetenze:

Competenza linguistica (padronanza codice verbale) Competenza paralinguistica/paraverbale (attiene alla locuzione ma non ha effetto-acutezza, intensità,

frequenza) Competenza cinesica (gestuale) Competenza prossemica (espressioni del volto) Competenza performativa (indica l’insieme delle strategie necessarie per mandare a buon fine l’interazione

comunicativa).

tende a spezzarsi in sottogruppi

6

gruppo coeso

5

B1

2 3 4 5 6

A

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Competenza socioculturale (determina le condizioni generali di interazione comunicativa all’interno di una cultura o comunità)

I due interattori fanno del linguaggio un comportamento sociale, danno luogo ad atti ed eventi linguisticiAustin distingue tre tipi di atto linguistico:

- locutorio (fotografa il segmento linguistico in sé prescindendo dall’intenzione comunicativa) a. fonetico (atto articolatorio)b. fàtico (scelta dei costrutti)c. …

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LA VARIAZIONE NEL TEMPOLa vnt ci permette di individuare la parentela genetica che intercorre tra le varie lingue evidenziando i gruppi linguistici dominanti.Lingua popolare: varietà della lingua stessa (es.latino volgare auricula) o lingua autonoma (es.toscano)La sociolinguistica si occupa della categorizzazione delle marche linguistiche, studia le marche di prestigio che vengono assegnate alle lingue. Una lingua non nasce di prestigio ma lo diventa in base alle azioni del popolo che la parla. (es.portoghese nel popolo swahili).La sl studia i fenomeni che portano una società alla scelta di una lingua piuttosto che un’altra.

VARIAZIONE GENERAZIONALE: il cambiamento che avviene all’interno di una lingua nel passaggio dall’una all’altra generazione, in genere con un intervallo di una generazione intermedia.

Nella varietà giovani-anziani c’è spesso l’abbandono di varietà linguistiche (es. i dialetti) dialetto: si tratta di una lingua, ma da lingua vera e propria per vari fattori:1. Non è un sistema linguistico che dà o ha dato origine a più varietà di lingue.2. Non è un sistema utilizzato per tutti i rapporti sociali, alti e bassi, formali ed informali (il dialetto è usato solo per

rapporti bassi o informali) (es. uso dell’italiano con un connazionale all’estero, l’italiano diventa un dialetto).

COMPRESENZA:Bilinguismo: uso paritetico di due o più lingue, entrambe utilizzate per rapporti alti, la scelta varia a seconda dell’interlocutore. Avviene nelle aree di confine.Diglossia: uso non paritetico di due o più lingue, di cui una usata per i rapporti alti, l’altra per i rapporti bassi. Caratterizza le aree italiane con varietà locali. (es. uso dell’italiano con un connazionale all’estero, l’italiano diventa un dialetto)

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AZIONE SOCIALEIl comportamento sociale si realizza tramite una serie di azioni in cui i prodotti sono gli atti sociali. Per “azione sociale” si deve intendere un agire che sia riferito – secondo il suo senso, intenzionato dalla gente o dagli agenti – al comportamento di altri individui e orientato nel suo corso in base a questo.L’azione sociale è l’atto di un singolo, l’interazione sociale è una serie di azioni sociali sviluppatein correlazione tra almeno due individui in una situazione sociale.Infine, una relazione sociale è un sistema di interazioni tra due o più individui stabilizzate nel tempo. Ha come fine la soddisfazione di bisogni.

Le azioni sociali sono sempre dirette dagli atteggiamenti.

ATTEGGIAMENTO: sistema permanente di valutazioni positive, sentimenti, emozioni e tendenze all’azione pro o contro l’oggetto sociale.Secondo la visione classica, l’atteggiamento è costituito da:

1) Componente conoscitiva (le convinzioni dell’individuo nei confronti dell’oggetto)2) Componente affettiva ( le emozioni connesse con l’oggetto)3) Disponibilità all’azione ( disponibilità a trasformare in azione sociale l’orientamento dato da 1) e 2)) (es.il

razzismo)

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L’azione sociale, nell’ambito della psicologia sociale (che ne ha fornito la definizione più articolata), si configura come uno scambio di informazioni attraverso codici diversi. In particolare, possiamo enumerarli a partire dal più lontano rispetto al nostro codice linguistico:

1. CONTATTO FISICO la sua valenza cambia in base alla cultura dei parlanti2. VICINANZA FISICA anch’essa varia in base alla cultura. M.Argyle, psicologo sociale inglese, ha studiato le

condizioni di variazione della distanza tra interlocutori nell’interazione comunicativa faccia a faccia. I suoi studi, con ampie campionature, hanno stabilito che tale distanza tra due inglesi è di circa 1 mt, per gli italiani tra 50 e 70 cm, per gli arabi tra i 50 e i 30 cm. Rientra nelle competenze pragmatiche di chi apprende una seconda lingua l’apprendimento delle competenze sulla gestione fisica del faccia a faccia.

3. ORIENTAZIONE disposizione reciproca dei due interlocutori nella disposizione faccia a faccia. Nella cultura occidentale la posizione normale è di fronte, in altre culture è fianco a fianco (ie. Presso i Guugu Yimithirr o i Maya). In alcune culture se nell’interazione subentrano fattori condizionanti (status sociale) tale diversità viene riflessa in termini di orientamento ( i più importanti di spalle)

4. POSTURA indica l’atteggiamento degli interlocutori, come interesse o disinteresse5. GESTI cinesica6. CENNI DEL CAPO7. ESPRESSIONI DEL VOLTO prossemica8. MOVIMENTI DEGLI OCCHI9. ASPETTO ESTERIORE DELLA PERSONA (fisico, abbigliamento)10. ASPETTI NON LINGUISTICI DEL DISCORSO velocità del parlato, altezza e timbro di voce11. DISCORSO VERBALE

CODICI NON VERBALIAttraverso i codici non verbali è possibile scambiare un ulteriore flusso di informazioni rispetto al codice verbale, attraverso molteplici codici informativi. I codici non verbali sono utilizzati per controllare lo stato emotivo della comunicazione.

forward – stimolo in uscita, deve stimolare es. occhiata databack – info di ritorno es. occhiata ricevuta

Nell’interazione verbale faccia a faccia sono essenziali diverse condizioni costitutive dell’interazione.

Tali condizioni, culturalmente variabili, sono di tre tipi:a. timing – temporizzazione degli interventi nell’interazioneb. turn taking – gli interlocutori si cedono il turno di parola segnalando il passaggio attraverso degli indici

normalmente convenzionali nelle diverse culture. Nella nostra l’indice fondamentale è la durata del silenzio (es. se stiamo 1-2 secondi in silenzio vuol dire che abbiamo cessato il nostro turno)

c. unità di livello superiore o higher-order units – protocolli di impostazione del tipo di relazione. Possono essere subordinazione/ordinanza, intimità, relazioni di ruolo… (determinano il funzionamento della deissi sociale)

STATUS E RUOLOOgnuno di noi occupa posizioni diverse nella sua società, che complessivamente concorrono a definire la posizione sociale di qualcuno (figlio, amico, studente, cittadino votante,..). Ognuno di questi singoli aspetti è uno status.

Gli status possono essere di due tipi, ascritti e acquisiti.Ascritti: condizioni ottenute dall’individuo alla nascita (es.il sesso)Acquisiti: condizioni ottenute dall’individuo dopo la nascita (istruzione, ricchezza, posizione in termini parentali)Nelle società dinamiche o mobili la ricchezza è uno status acquisibile, mentre nelle società chiuse la ricchezza è uno status ascritto (es. divisione per caste in India)L’insieme degli status singoli costituisce lo status globale. Gli status non sono tutti sullo stesso livello, normalmente uno status domina e ciò dipende dal tipo di società e di situazione sociale.In alcuni paesi, il nome determina lo status sociale (es.in arabo Abu- significa padre di- ).

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Status dominante: quello che fra i vari status s’impone in relazione alla comunità che lo percepisce (essere cubani a Cuba non è uno status saliente, lo è esserlo, ad esempio, in Giappone). Gli status possono riferirsi anche ad entità superindividuali (un gruppo, una classe sociale) e ad entità astratte (la lingua).

RUOLOE’strettamente connesso allo status, tecnicamente consiste nell’esercizio delle prerogative connesse allo status (es. da moglie e marito ci si aspetta che si comportino come tali, condividano lo stesso tetto, contribuiscano alle spese familiari...)I ruoli possono avere rilevanza formale, ovvero essere sanciti dalla società in modo ufficiale, con leggi.Nello studio dei ruoli rimangono fondamentali le affermazioni di Talcott Parsons (anni ’50): “I ruoli possono essere classificati sulla base di variabili strutturali, quali:1. affettività VS neutralità affettiva2. attribuzione VS realizzazione ( l’insieme delle aspettative attribuite e l’effettiva realizzazione di tali aspettative)3. specificità VS diffusione (il ruolo di madre è specifico, quello di medico è aspecifico o socialmente diffuso)4. universalismo VS particolarismo5. orientamento del ruolo verso l’individuo VS verso la collettività (volontariato…)

FORME DI ORGANIZZAZIONE SOPRAINDIVIDUALEL’individuo è organizzato in reti di rapporti o reti sociali.Gli individui tendono a stabilire tra loro relazioni stabili e tipologicamente differenziate.

Vediamo diversi tipi di tali configurazioni:

GRUPPO Smelser definisce il gruppo come un insieme di persone che interagliscono fra loro in un modo strutturato da modelli, che sentono di appartenere ad un gruppo, considerati dagli altri come membri dello stesso”.Sergio Gallino (dizionario di Sociologia UTET 1987) li definisce come “insieme di individui non tanto numerosi da precludere la possibilità che la maggior parte di essi si incontrino, seppure in modo saltuario, in uno spazio abbastanza limitato da consentire eventualmente a ciascuno di conoscere gli altri ed essere da loro conosciuto, tra i quali si sono stabiliti, di persona o a distanza, spontaneamente o per costrizione esterna, dei processi di interazione sociale […] necessariamente fondati su forme di comunicazione, relativamente intensi e durevoli, sulla base di interessi […] strumentali, affettivi o morali, derivanti da una o più qualità comuni quali: professione, genere di lavoro, settore o luogo di occupazione, affiliazione religiosa politica, status […] economico o giuridico, attacamento ad una località o idea…”

Affinché ci sia gruppo, le relazioni devono essere necessariamente ispirate al principio di COOPERAZIONE.

I gruppi possono essere informali (amici) o formali (associazioni di volontariato, famiglia, sindacato)Una proprietà essenziale dei gruppi è la dimensione: la maggior parte dei sociologi riserva il termine gruppo ad insiemi con più di decine di persone, altri alle associazioni. Questi ultimi distinguono tra gruppi primari (famiglia, amici) e secondari (sindacati, partiti politici)

ORGANIZZAZIONESecondo Gallino, “organizzazione sociale è il processo che […] porta gli uomini ad associarsi a fini di cooperazione economica, di difesa, di attacco, divertimento, gratificazione […] altre volte indica le collettività, i gruppi, le istituzioni che sono il prodotto più o meno consapevole di tale processo. Si distinguono le org. totali, quali ospedali, prigioni, caserme, monasteri (risolvono al loro interno la totalità dell’esperienza vitale dell’individuo)

La burocrazia rappresenta l’esasperazione di quello che è un tratto essenziale dell’org: le relazioni tra individui non sono basate su fatti personali ma su fatti di ruolo, determinati in modo da condizionare le relazioni secondo protocolli rigidi ed altamente definiti (es.ufficio pubblico, annulla i tratti personali)

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COMUNITA E SOCIETALe organizzazioni si caratterizzano per il rapporto protocollato fra individui (es. burocrazia)Una COMUNITÀ è una popolazione che ha radici in un luogo, dove la vita quotidiana di ogni membro comporta il contatto e la dipendenza da altri membri (Schmore 1972)La comunità è costituita da un numero limitato di membri, si parla di ridotto tenore della consistenza demografica.Per la sociologia del lavoro, la comunità si caratterizza per la ridotta specializzazione del lavoro, ovvero il modo in cui diverse funzioni, competenze tecniche e specializzazioni produttive sono distribuite nella comunità.La specializzazione del lavoro nasce con la rivoluzione neolitica ( segmenti della società si dedicano ad attività produttive non primarie specializzate, non devono più solo cacciare cibo).

Una comunità è un piccolo gruppo insediato in una nicchia territoriale e con una bassa specializzazione del lavoro.La maggior parte dei membri lavorano nel settore agricolo e dell’allevamento, oggi si usa comunità per indicare gli insediamenti pre-industriali, non urbani e gli insediamenti rurali all’interno delle società ndustriali e post industriali.

Il basso tenore demografico, la ridotta specializzazione del lavoro e la ridotta presenza di organizzazioni di provenienza esogena rispetto alla comunità (es. sistema sanitario, giuridico) fanno si che i membri della comunità intrattengano relazioni di forte intraprendenza reciproca.Minore è il tasso di sostegno in termine di organizzazione, maggiore l’interdipendenza tra gli individui.In queste società le reti sociali sono dense.Il contatto faccia a faccia è possibile tra tutti i membri.

Una SOCIETÀ è un gruppo di esseri umani che hanno in comune un sistema autosufficiente d’azione, in grado di esistere più a lungo rispetto alla vita media di un individuo, e in cui i componenti vengono reclutati, almeno in parte per mezzo della riproduzione sessuale dei propri membri. (Aberle 1950)Una comunità tende a produrre i beni di sussistenza a causa della ridotta specializzazione del lavoro, dipende dall’esterno per tutto ciò che non costituisce un bisogno primario.

Tonnies distingue tra:

gesellshaft= società industriali e postindustrialigemeinshaft= comunità e comunità preindustriali→ L’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno modificato la relazione comunità-società.

STRATIFICAZIONE SOCIALEDisposizione oggettiva/classificazione soggettiva di una popolazione di individui o collettività (famiglia, gruppie tnici o religiosi) ovvero di posizioni sociali o modi […] in fasce contigue e sovrapposte, dette strati sociali, i quali si distinguono fra loro per il differente ammontare di ricchezza, potere, prestigio o altra importante proprietà socialmente rilevante che ciascuna di esse possiede (Gallino).

Il sociologo Weber considera la stratificazione sociale come un complesso intreccio di ricchezza, status e potere. Ciascuna di queste componenti è considerata come una sorgente di potenziale diseguaglianza, quindi un potenziale fattore di conflitto fra gli individui. Inolsen definisce la stratificazione sociale come l’organizzazione (relativamente stabile) della società in gruppi con possibilità diseguali di fruizione alle varie forme di ricompensa sociale. Queste possono essere la ricchezza (società occidentali), la discendenza, la forza fisica.

Esistono fasi di civiltà caratterizzate dall’essere prive di stratificazioni sociali (=diversità di accesso alle risorse).Le società moderne sono invece basate sulle stratificazioni. Data una società stratificata, esistono due interpretazioni di tali società: aperte/mobili e statiche/chiuse.

SOCIETA’APERTE: possibilità per gli individui di cambiare classe sociale nel corso dell’esistenza mutando il valore dei parametri determinanti (es. società occidentali considerate mobili)SOCIETA’CHIUSE: confini blindati: nascita in un ceto significa morte in quel ceto (es. ex società castale indiana)

Le forme più complesse di organizzazione prevedono al centro del gruppo un individuo redistributore che si occupa di distribuire alla popolazione ciò che viene cacciato o prodotto dal gruppo stesso.

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Esistono due tipi di ridistribuzione:1. il ridistr.non trattiene nulla per sé, distribuisce tutto (vive nell’indigenza)2. il ridistr. trattiene tutto, distribuisce quote di beni come compensi per le funzioni sociali, si ha l’avvio

dell’accumulo discriminato di beni da parte di qualcuno → avvio della stratificazione sociale

Nelle società urbane complesse la stratificazione sociale è la norma.

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VARIAZIONE: la distinzione tra lingua e dialetto non ha senso in ambito linguistico, ma ne ha in ambito sociolinguistico e storico. Lingua madre e lingue figlie o derivate (es. latino → italiano, spagnolo, portoghese, francese….)

Lo statuto di lingua o dialetto dipende dall’ottica dalla quale esaminiamo le lingue. LINGUA: usata in tutti i contesti comunicativi, sia alti che bassi.DIALETTO: usato nei contesti bassi.E’ considerata di prestigio una lingua che ha una tradizione scritta, mentre le lingue solo parlate non sono considerate tali (da un profano).Una lingua è di prestigio se possiede una letteratura, viene usata nei centri urbani.La lingua superiore è legata all’economia, attualmente i maggiori apporti vengono dall’inglese.

COMUNITA’LINGUISTICA: insieme di persone che parlano una stessa varietà linguistica negli stessi contesti situazionali. All’interno della comunità ci sono microcomunità dovute all’ambito sociale di cui ci occupiamo. Linguaggi settoriali. Ognuno di noi utilizza solo una parte dell’italiano che gli consente di comunicare con le persone con cui interagiamo.

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VARIAZIONI NEL TEMPO

A) Teoria delle onde (Schmidt): un’innovazione parte dal punto “x” e si diffonde per cerchi concentrici. Alcuni punti sono solo di x e y ed alcuni sono in comune. b) Teoria dell’albero genealogico: data una lingua si va avanti per anni attraverso la ramificazione (es.lingue neolatine). Questa segmentazione non spiega la diffusione di alcuni fenomeni.

Bartoli negli anni ’30 ha elaborato la geografia linguistica. Le aree linguistiche sono: centrali, laterali e isolate.Le aree laterali sono conservative. Le aree isolate sono arcaiche.Es. Roma : pulcher → bellus → bello Spagna : hermoso (rimane così perché area laterale)La Sardegna è zona arcaica: non ha partecipato alle evoluzioni che si sono avute nel latinoEs. [kelum] → [tselum] [kelu] logudoro / arcaico

Modificazioni che portano le lingue a diventare altroA: lingua importata dove lingua B esiste

SOSTRATO: B viene notato in A (es.brutta voglia)SUPERSTRATO: dei fenomeni di A vanno in B (es. “stirai” italianismo)ADSTRATO: fenomeni dovuti a continuità geografica di due varietà. Continuità geografica nella zona geografica i confine di una lingua A|B

VARIAZIONI NELLO SPAZIO

Una lingua che si sovrappone crea un contatto linguistico, che comporta variazioni.

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Varietà regionali VS Lingua standard: Varietà regionali: differenziano in base all’ambito in cui le si parla Lingua standard: è la lingua parlataSupera tre processi:

1. selezione si seleziona tra tutte le lingue parlate in un territorio quella più diffusa fra tutte le persone (es.portoghese in Angola)

2. codificazione si dà ad una lingua una grafia che fino a quel momento era solo parlata3. accettazione quando viene accettata dai parlanti, la lingua diventa standard.

Ora una lingua accomuna tutti i parlanti, ma ognuno la parla secondo le caratteristiche della propria regione.L’italiano regionale è quella varietà parlata in una data area regionale e che risente di un’influenza positiva o negativa di un dialetto.Influenza positiva= un fenomeno si trasferisce da una varietà locale all’italiano (es. bocconi → murici)Influenza negativa= uso italiano rifiutato perché erroneamente avvertito come dialettale (ipercorrettismo: correzione di parole giuste) (es. mi firmo → fermo, soldato)

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Nell’analisi di comunità linguistiche si va incontro a differenti tipi di varietà:Varietà diatopiche si differenziano a seconda dell’area.Varietà diafasiche si differenziano a seconda dei contesti situazionali (es. a seconda della situazione uso lingue o varietà di una stessa lingua diverse: all’interno di una lingua esistono diversi stili, alto, medio, ricercato…)Varietà diastratiche si differenziano a seconda dello strato sociale con cui si comunica (classe alta, classe media). In Italia negli anni ’50 la maggior parte della gente era dialettofona, i bambini figli di immigrati al nord erano “muti”, non parlavano l’italiano e non potevano utilizzare il loro dialetto. A partire dagli anni ‘60la televisione inizia a diffondere l’uso dell’italiano parlato presso le classi sociali basse e isolate.Varietà diamesiche si differenziano a seconda del mezzo di comunicazione (parlato o scritto). Principali differenza tra le due varietà: nella scritturasi possono apportare correzioni ma non si ha di fronte l’interlocutore e questo può creare ambiguità. E’necessaria maggiore attenzione sia da parte di chi formula il messaggio si da parte di chi lo riceve.

Fenomeno della commutazione di codice: passaggio da un codice linguistico ad un altro in modo consapevole (perché lo si ritiene più espressivo o per assenza di espressione in una lingua sostituita da un’altra): USO CONSAPEVOLE

Fenomeno della mescolanza del codice: è tipico della produzione linguistica di colui che non ha grande competenza in una delle due lingue che parla, e trasferisce spesso usi o costrutti della propria lingua nell’altra: USO NON CONSAPEVOLE

Questi fenomeni riguardano frasi, i seguenti riguardano invece parole:

PRESTITO : una parola/concetto si trasferisce dalla lingua A alla lingua B. Si ha un arricchimento delle lingua.- assimilato : vengono inseriti nella struttura grammaticale di una lingua (es.handicapandicappato)- non assimilato: non viene adattato, nella maggior parte dei casi si tratta di un prestito recente, viene

percepito come lingua straniera (es.kitch)- rimotivato : viene assegnato ad una parola un significato che non ha (es. si cera la parola cheeseburger

pensando che hamburger significasse ham-burger, panino al prosciutto, invece che hamburg-er, di amburgo)

- calco : tipo di prestito che ricostruisce con parole della lingua d’arrivo l’espressione della lingua di partenza (Übermensch = superman, viene tradotto ogni elemento nella lingua d’arrivo). Si riporta il nome per tradurre il concetto

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Lingua maschile e femminile, non è stata una differenza molto discussa.

A. Varietà delle lingue speciali e dei gerghiLingue che sono utilizzate presso determinate attività di tipo artigianale. Sono termini tecnici, conosciuti da coloro che svolgono tali professioni. Coloro che non hanno a che fare con determinate professioni non li conoscono. Sono definite lingue settoriali. (es.pescatori di Cabras utilizzano terminologia della pesca, il pescato definito “il raccolto”.Il gergo è una lingua che ha come scopo principale la comunicazione a pochi eletti, escludendo da ciò la massa.Difende gli interessi di pochi, es. gergo della malavita o gerghi dei mestieri. E’ formato da parole di una lingua utilizzate con un significato diverso e con l’accordo di chi usa quel gergo. Sistema criptico, limitato.(es. arriva la madama, la polizia)

B. Varietà delle lingue inventate Presso alcune comunità vi è l’abitudine di dimostrare all’ospite che si gradisce la sua presenza attraverso parole inventate: neo formazioni prive di senso. Usate anche per spaventare le divinità contrarie e manifestare contentezza.

COMPETENZA COMUNICATIVA E’ la competenza che ci consente di interagire coi nostri interlocutori utilizzando una delle tante varietà di cui disponiamo. Ci permette di inviare segnali o falsi segnali.Austin ha distinto l’atto locutorio, quello illocutorio, quello perlocutorio.

Atto LOCUTORIO: quando c’è un atto comunicativo.Atto ILLOCUTORIO: definisce in modo preciso se l’atto locutorio è una minaccia, una promessa, o un ordine, ovvero lo statuto della frase. (promessa=atto gradito; minaccia=atto non gradito) Esistono anche le false promesse, atti linguistici che hanno la veste formale di una promessa ma il contenuto di una minaccia.Atto PERLOCUTORIO: finalizzato al risultato, è lo scopo ultimo dell’atto.

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COMUNITA LINGUISTICA ci sono diversi aspetti e punti di vista sotto i quali analizzare e classificare le comunità

Relazione lingua – parlantiFishman: in una comunità linguistica i membri hanno tutti in comune almeno una varietà di lingua e le norme per il suo uso appropriato Relazione lingua – parlanti – territorio Ferguson e Fasold: una comunità linguistica è formata da tutti coloro che parlano una stessa lingua in uno stesso territorio. Modelli di interazione tra individui all’interno di un gruppoGumperz: ogni aggregato umano, caratterizzato da una interazione regolare e frequente, per mezzo di un insieme condiviso di segni verbali, è distinto da altri aggregati simili a causa di differenze significative nell’uso del linguaggio. Comunità linguistica come somma di reti sociali.Milroy: tale approccio consente di descrivere anche comunità linguistiche dotate di notevole fluidità sociale e caratterizzate da una forte pluralità etnica e una correlata pluralità linguistica. Visione psicologicaAtteggiamento dei parlanti nei confronti della lingua o della comunità linguistica (concetto fortemente oggettivo, si rischia di sfocare il concetto di comunità linguistica)

Oggi l’accezione prevalente di comunità linguistica impiegata dai sociologi del linguaggio è quella che integra i primi quattro punti dell’elenco.

OPPOSIZIONE LINGUA/DIALETTOConsiderazione di tre tipi: storica, strutturale e sociolinguistica

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A. TERMINI STORICI E GENETICIEs.latino frazionato in varietà di dialetti che diventano lingue

B. TERMINI STRUTTURALIPer stabilire se X e Y sono lingue o dialetti, consideriamo il parametro della reciproca comprensibilità e otterremo due possibilità:

- X dialetto di Y (o viceversa) - X e Y dialetti di Z

Norvegese, danese e svedese sono tre lingue ma sono tra loro reciprocamente comprensibili.Quindi Kloss, anziché parlare di intercomprensibilità, propone il concetto di abstand o distanza strutturale.

Abstand= misurando la distanza strutturale tra X e Y, in termini di strutture morfologiche, fonologiche, sintattiche, strutturali, risolviamo la loro relazione come lingue o dialetti.Es. Book+s (inglese) libru+s (sardo) kitap+lar (turco) più prossimi anche se il sardo non deriva dall’ingleseLibro – libri (italiano) kitab - kutub (arabo)

AUSBAU E STANDARDIZZAZIONE

AUSBAUAusbau = elaborazione. Kloss nota che le varietà linguistiche, in relazione a certe fasi della loro storia, presentano gradi di adeguatezza diversi in relazione all’espressione di certi contenuti.Le varietà linguistiche determinano il loro livello basso, intermedio, alto di ausbau (sviluppo) a seconda che siano in grado di trattare argomenti sempre più complessi con le strutture linguistiche in loro possesso.Alcuni dialetti come il sardo avevano raggiunto livelli altissimi di ausbau prima dell’arrivo degli invasori spagnoli e catalani.

ARGOMENTI LIVELLI DI SVILUPPO

1. Temi relativi a storia e tradizione locale Sviluppo a livello di scuola elementare, BASSO

2. Temi relativi a cultura generale Sviluppo a livello di scuola media, INTERMEDIO

3. Temi relativi a sc.naturali, tecnologie, giurisprudenza Sviluppo a livello di università, ALTO

STANDARDIZZAZIONELa standardizzazione è un processo attraverso cui si produce un codice linguistico di riferimento su cui basare il corretto uso della lingua. Questa standardizzazione si può basare su manuali come grammatiche, dizionari da cui trarre norme e prescrizioni sul corretto uso della lingua, ma anche testi esemplari (es. Manzoni in Italia) che fungono da autorità esplicite su cui fare appello.La standardizzazione può essere un procedimento estremamente complesso. Esso consiste:A- nell’individuazione/produzione di una varietà di riferimento codificata tramite norme stabili e convenute (es. il

ladino chiede ad un linguista di unificare le varietà per parlare una lingua più corretta e unica dovunque)B- nello sviluppo di livelli funzionali della lingua adatti ad esprimere contenuti di crescente complessità (AUSBAU)

L’ausbau è una parte del processo di standardizzazione.

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Nell’analisi delle caratteristiche linguistiche che differenziano le varie comunità, gli studiosi si soffermavano spesso più su elementi lontani dal proprio contesto linguistico (es.indios, minoranze asiatiche) che sullo studio dei fenomeni universali o vicini al proprio contesto linguistico (es. scarso interesse per mutazioni linguistiche europee).Interesse per l’alterità, per le differenze macroscopiche VS piccole mutazioni nelle lingue affini, europee.

CODICI AUSILIARISono dei codici che servono per comunicare ma non si avvalgono del parlato.Sono delle lingue speciali, ecco alcuni esempi:

- lingua fischiata: è dotata di quattro differenti toni, ascendenti o misti, pertinenti (=con differenze di significato). Usata in alcune comunità dell’America Meridionale;

- lingua tamburata: si usa in determinati momenti sociali e solo da alcuni membri del gruppo, per comunicare con le divinità. Diffusa in Ghana.

PARALINGUISTICASistemi che affiancano le lingue. Esempi:

- cinesica : studia il linguaggio del corpo volontario ed involontario; alcune comunità (come quella italiana) usano più spesso alcuni gesti involontariamente, come movimenti delle mani o del capo. Alcuni gesti possono essere usati in senso metaforico, altri sono trasposti da altri sistemi di comunicazione (es. da quello scritto il gesto fatto con le mani “tra virgolette”), altri ancora sintetizzano in un gesto un’intera espressione (es. mangiamo, beviamo);

- lingua dei gesti : nata nell’800. I gesti costituiscono l’unico modo di comunicare per i sordomuti. Non deve essere confusa con l’alfabeto dei segni, che non comunica concetti, ma semplici lettere. La lingua dei segni trasmette concetti attraverso l’uso delle mani, la loro orientazione, posizione rispetto al corpo, il movimento. Ogni paese ha la sua lingua dei segni e anche all’interno delle varie regioni troviamo segni particolari, come se dalla lingua fosse scaturito un dialetto.

DISEGUAGLIANZA LINGUISTICAEsistono diversi tipi di diseguaglianza linguistica. Esempi:A- Diseguaglianza di tipo SOGGETTIVO, ogni parlante ha opinioni personali e fa scelte personali rispetto alla linguaB- Diseguaglianza di tipo OGGETTIVO, i sordomuti non scelgono, ma non possono partecipare allo stesso codiceC- Diseguaglianza di tipo LINGUISTICO, deriva dalle scelte lessicali che un parlante possiede ed utilizza, ovvero non

tutti siamo in grado di conoscere e usare perfettamente ed in modo appropriato lessico e sintassiD- Diseguaglianza di tipo COMUNICATIVO, è relativa al possesso delle abilità necessarie ad usare con efficacia gli

item, ognuno padroneggia uno o più stili (alto, basso?) e li adegua in base al contesto comunicativo. Ciò riguarda scelte semantiche, costrutti, stili…

Casi di incompetenza linguistica e comunicativa: studi effettuati su gruppi di bambini con diversa estrazione sociale. Classi medio – alte = padronanza linguistica, possesso di un CODICE ELABORATOClassi medio – basse = CODICE RISTRETTO relativamente a scelte lessicali, sintattiche e semantiche.

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Relazione lingua dialetto nei diversi ambiti di analisi della linguistica.Finora abbiamo analizzato questa relazione: dal punto di vista genetico: relazione lingua – dialetto impiegata dai linguisti storici per spiegare le dinamiche di

diversificazione linguistica ( a b1, b2, b3…) e di convergenza linguistica ( b1, b2, b3 a ) dal punto di vista culturale: relazione lingua – dialetto trattata in termini di abstand ( Kloss, distanza per diversità

di strutture) o ausbau ( concetto di elaborazione )Ora trattiamo la relazione lingua – dialetto dal punto di vista sociolinguistico.Si assume che la LINGUA sia la varietà dominante nel repertorio (per ragioni politiche, socioeconomiche e culturali) e si assume che siano DIALETTI le varietà che siano in condizione di minorità (anche per ragioni politiche, socioeconomiche e culturali)

Nei repertori con questa doppia presenza la lingua è caratterizzata:

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A. dalla produzione di una varietà di riferimento (una lingua base, codificata tramite norme standard e convenute)B. sviluppo di livelli linguistici atti ad esprimere contenuti di crescente complessità

STANDARDIZZAZIONE ≠ IMPOSIZIONE / DIFFUSIONE DELLO STANDARD

La standardizzazione è un processo di natura linguistica, il processo di imposizione dello standard è di natura politica e socioculturale!!Manzoni ha nella sua produzione entrambi questi aspetti ma sono ben distinti fra loro. Manzoni scrive il suo romanzo cercando di produrre una varietà linguistica di italiano che possa funzionare come riferimento per l’intera comunità nazionale, ovvero compie una STANDARDIZZAZIONE.D’altro canto però, Manzoni entra anche nel dibattito per la scelta di un italiano come unica varietà nazionale, ovvero di IMPOSIZIONE/ DIFFUSIONE DELLO STANDARD.Manzoni era il presidente della commissione nazionale per la scelta del tipo di lingua italiana da adottare come lingua ufficiale dello stato e di formazione. La sua relazione si chiamò “Dell’unità della lingua (=standard) e dei mezzi per diffonderla (=imposizione)Manzoni propose che l’italiano di riferimento fosse quello delle classi colte fiorentine del tempo.

Tullio De Mauro ha dimostrato che all’atto dell’Unità d’Italia (1861) al di fuori delle classi colte di Firenze e Roma, solo il 2% della popolazione aveva qualche forma di competenza, attiva o passiva, dell’italiano standard. Nessuno a quell’epoca era nativo di lingua italiana!NEOSTANDARD: varietà dell’italiano che si è formata negli ultimi 40 anni sulla base del parlatoVarvaro: nel caso italiano lo standard si è formato prima dell’Italia stessa, anzi i limiti della nazione sono stati identificati in quelli geografici dell’uso dello standard italiano: la nazione si è riconosciuta attraverso la lingua standard e lo stato ha mirato ad essere coestensivo ad essa.

STANDARDIl concetto di standard è strettamente legato alle varietà sociolinguisticamente dominanti (tipo A), per le quali si parla di lingue. Per contro, nell’ambito degli stessi repertori, le varietà di tipo B sono considerate dialetti.

Varietà di TIPO A (sopraordinate) = LINGUEVarietà di TIPO B (subordinate) = DIALETTI

In questo quadro si è parlato del rapporto lingua/dialetto per decenni, in riferimento al repertorio linguistico italiano. Infatti, fino a pochi anni fa tutte le varietà linguistiche parlate in Italia che non fossero l’italiano stesso, il tedesco (con statuto lingua ufficiale riconosciuta prov. Trento e Bolzano) o il francese (Val D’Aosta) si trovavano in una condizione sociolinguisticamente subordinata rispetto all’italiano, così da essere considerati dialetti.Dal punto di vista genetico e strutturale però, il sardo ed il ladino sono due lingue romanze, dal punto di vista sociolinguistico avevano lo stesso statuto di qualunque varietà dialettale italiana ed erano dunque considerati dialetti.

Cosa è cambiato?

Lo status di una varietà linguistica è pesantemente condizionato dal suo riconoscimento giuridico.Nel momento in cui una varietà linguistica ottiene riconoscimento giuridico, ossia considerazione a livello legislativo ed amministrativo circa la propria tutela e promozione sociale, comincia di fatto a cambiare status.

L’Italia, recependo la carta europea delle lingue minoritarie, dà il via a due fatti:

1. Sardegna, legge regionale 26/1997 per la promozione della lingua e cultura sarda – per la prima volta si prevede la possibilità di tradurre in sardo i testi giuridico amministrativi emessi dalla regione o alti enti amministrativi.

2. Italia, legge statale 482/1999 individua e tutela una serie di varietà linguistiche parlate nel territorio nazionale.

Questo sta facendo variare lo status giuridico delle lingue!(ULTIMO CAPITOLO DEL LIBRO)

REPERTORIO

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Ci occupiamo solo del repertorio comunitario. Da un punto di vista variazionistico, è l’insieme delle possibilità di variazione linguistica di una comunità.Gumperz 1977: tutte le varietà, i dialetti o gli stili usati in una particolare popolazione socialmente definita e i constraints che governano la scelta tra di essi.

Il repertorio può essere monolingue o plurilingue. Monolingue = la variazione è essenzialmente giocata sui diversi registri e codici funzionali. Plurilingue = la variazione è più complessa in quanto alla variazione interna si affianca quella

interlinguistica.

Analisi del repertorio sociale o comunitarioLe varietà possono caratterizzarsi reciprocamente in base alla distanza strutturale interna. In quello monolingue esiste una sola varietà in senso genetico e diverse varietà sociali.Inglese: poca varietà dialettale, poche varietà di registro linguistico, una varietà “slang”

Da cosa è determinato il PRESTIGIO di una varietà sociale?(a) dal prestigio sociale del gruppo di parlanti (gruppo egemone = varietà di prestigio)(b) dallo spettro funzionale della varietà, ossia dall’ampiezza e dalla rilevanza degli usi cui la varietà è adibita (es. alto prestigio per una varietà usata nella letteratura, nell’amministrazione, nell’università) (es. basso prestigio per una varietà esclusa da tali ambiti e riservata alle sfere informali e familiari)(c) dal fatto che sia scritta, più prestigio che orale(d) che abbia funzioni formali (es. legislative, scolastiche)

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STRATIFICAZIONEIndividua i gruppi che costituiscono una gerarchia all’interno della società (sociale e linguistica).

Società sociale= assegna i posti nella gerarchia sulla base di dati sociometrici (economia, prestigio)Società linguistica= raggruppa i parlanti in base al prestigio della loro varietà linguistica

Una volta stabilita la gerarchia di tipo linguistico si individuano le caratteristiche sociali.LABOV ha indagato la distinzione fra neri e bianchi in America per studiare gli atteggiamenti e i giudizi degli spettatori a seconda che l’interlocutore fosse bianco o nero. Razzismo linguistico→ i risultati hanno detto che la produzione linguistica dei bianchi era corretta, quella dei neri errata.GUTMAN ha detto che i gruppi linguistici si differenziano secondo le mode: il gruppo tenderà a differenziarsi usando gli ultimi neologismi. Nel momento in cui un’innovazione linguistica si diffonde nei ceti bassi viene abbandonata.GUMPERZ ha indagato il concetto di REPERTORIO INDIVIDUALE: ogni persona ha una gamma di possibilità che dipende dal suo contesto sociale, occupazionale…

VARIETA→ dato che si riferisce ad un sistema linguistico, ad una lingua.VARIANTE→ concetto che si riferisce a parti dei vari livelli linguistici come variazioni fonologiche, morfologiche..Non è sinonimo di varietà. Alle varianti si assegnano poi dati di tipo sociale.

VARIABILE→ dato che può realizzarsi in modi diversi, con più varianti. (es.apico-dentale affricata [ts] [dz])REPERTORIO→ insieme delle varietà linguistiche utilizzate all’interno di una comunità (es. italiano standard, italiano regionale)

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Variazione nel repertorio comunitario analizzando alcune fattispecie storico geografiche.Partiamo dallo stesso punto di partenza degli studi sociolinguistici, il caso di variazione sociolinguistica studiata dal fondatore della sl stessa, William Labov.

La linguistica storica e sincronica, fra l’800 e il 900 avevano individuato, classificato e spiegato alcuni ordini di fenomeni di variazione linguistica. In particolare la variazione diatopica, cioè nello spazio, e quella diacronica, nel tempo.La linguistica scientifica è nata agli inizi dell’800 come linguistica storica. Il fondamento metodologico della linguistica storica era la comparazione tra le lingue al fine di accertare eventuali relazioni genetiche e ricostruire stadi antecedenti delle lingue basandosi sul principio della regolarità del mutamento fonetico.La linguistica storica partiva dall’assunto che i soli fenomeni di variazione linguisticaconfigurabili come regolari e sistematici, e come tali catturabili da leggi linguistiche, fossero i fenomeni di mutamento diacronico.

PADRE – pater (greco antico) Pater (latino) Vater (tedesco) Pitar (sanscrito)

Sono coincidenze troppo marcate per essere casuali.Nasce la linguistica storica attraverso la comparazione dei termini simili e nasce la codificazione in leggi (1814 Rask).Viene codificato l’intero indoeuropeo madre di tutte le lingue parlata nell’Eurasia intorno al 5000 aC.Questa scoperta impose il concetto di legge nello studio delle lingue.Per tutto l’800 si ritenne che la regolarità si manifestasse esclusivamente nei processi diacronici e che tutte le altre forme di variabilità del linguaggio fossero del tutto imprevedibili e dunque assimilabili ai fenomeni caotici.Si ritenevano tali le variazioni sociali.Essendo fenomeni caotici, non studiabili scientificamente, quelli di variazione sociale del linguaggio venivano espunti dall’ambito di studio della linguistica.Nel 1960 Labov sfata queste convinzioni ritenendo che i fenomeni di natura sociale del linguaggio non fossero caotici bensì dipendenti da un ordine di variabili che fino ad allora non erano considerate come possibili cause della variazione linguistica, cioè le variabili sociali.Labov si applicò all’analisi di alcuni fenomeni di variazione fonetica nell’inglese di New York, in particolare quello della realizzazione o meno della [r] apicale in contesto anteconsonantico.Prese un campione sociologico nell’ambito del progetto “Mobilization for youth Program”, individuò un quartiere di NY dove effettuare la ricerca, il Lower East Side, che all’epoca contava 107.000 abitanti.Il campione contava 617 individui, da cui egli escluse i non nativi del quartiere o trasferitisi dopo i 5 anni d’età, coloro che si erano trasferiti o i non reperibili. Rimasero 122 persone.Vennero distribuite in 10 classi sulla base di censo, istruzione etc.Labov semplificò questa partizione e le ridusse a 6: la più bassa era il sottoproletariato urbano, la più alta l’alta borghesia. (vedi fig.1)

Nell’inglese standard la [r] apicale non si pronuncia (es. part [:pa:t] ) = elemento di PRESTIGIONell’inglese standard una pronuncia con la vibrante [part] o con la approssimante [pa[t] = elemento di NON PRESTIGIO

A NY questa situazione funziona all’opposto.Labov ipotizzò che la pronuncia considerata più prestigiosa dovesse far capo alle classi socialmente più alte e, per contro, quella meno prestigiosa dovesse far capo alle classi più basse.Lebov ipotizzò che la pronuncia considerata più prestigiosa venisse realizzata in contesti di stile più formale e quella meno prestigiosa in contesti di stile informale. Lo stesso individuo poteva realizzare l’una o l’altra pronuncia non caoticamente, bensì adeguandosi alla situazione sociale.Cosa risulta da quest’analisi?Le classi più alte della società NY realizzavano la pronuncia più prestigiosa in maniera preponderante o esclusiva.Tale pronuncia decresceva statisticamente a mano a mano che si scendeva nella classe sociale fino ad azzerarsi del tutto nell’ultima delle classi.Inoltre stabilì che presso gli individui che realizzavano entrambe le pronunce la scelta era determinata dal livello di formalità della situazione sociale, in particolare notò che se gli esponenti della classe più bassa in una situazione formale tendevano a realizzare la pronuncia più prestigiosa per adeguarsi alla situazione, in ogni caso le [r] realizzate non superavano mai la soglia del 40% delle occorrenze.

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Le massime realizzazioni avvengono nelle classi 6/8 e non nella più alta in assoluto, e questo per più motivazioni:allontanarsi dal basso, ipercorrettismo, distinguersi, raggiungere il prestigio delle classi alte, appartenervi almeno linguisticamente,…..La variazione non è casuale, e la variazione sociale entra per la prima volta nella storia della linguistica.

Quali sottotipi di variazione sociale Labov realizza? Variazione diastratica (stato sociale) Variazione diafasica Variazione diamesica (scritto-orale)Questo ci permette di vedere come anche i repertori apparentemente monolingui presentino in realtà un’articolazione interna.

Dopo ciò la variazione sociolinguistica è stata studiata non solo in relazione a tratti fonetici ma anche ad altri tratti, in particolare riguardo a lessico e sintassi.

Lo studio dell’insieme delle variazioni interne ad una lingua produce una configurazione complessa, articolata per livelli edimensioni, alla quale Berruto nel 1987 dà il nome di architettura della lingua.L’asse verticale vede i registri o gradi di formalità: il più alto è quello formale o aulico, seguito dallo scientifico, dal burocratico, dall’italiano standard o letterario e dall’italiano neostandard, dall’italiano regionale,, quello formale trascurato ed infine il gergale. L’andamento obliquo indica che c’è una variazione scritto/orale.

REPERTORI PLURILINGUIAmmettendo la presenza di almeno due varietà, nel senso di caratterizzate da considerevole diversità strutturale o ABSTAND, le relazioni sociologiche tra le due varietà nel repertorio possono essere di almeno quattro tipi fondamentali:

1. relazione di bilinguismo – si caratterizza per l’equivalenza in termini di status. A e B godono dello stesso status sociopolitico, quindi dello stesso prestigio e possono essere usate in modo scambievole in tutti i domini funzionali e in tutte le situazioni sociali (domini funzionali: possono essere il dominio tecnico scientifico, la dimensione gergale…). Questa situazione si chiama BILINGUISMO anche in presenza di più di due lingue.

2. relazione di complementarietà – la varietà alta (A) è riservata ai domini più codificat mentre la varietà B ne è esclusa. Per contro la varietà B è riservata al dominio informale e alla sfera privata. Questa configurazione del

repertorio si chiama DIGLOSSIA

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I generi sono dei messaggi secondo delle caratteristiche proprie. I livelli vanno dall’alto verso il basso. Studiando i messaggi ci rendiamo conto delle caratteristiche delle società. Per esempio, secondo quale proverbio usano, o ancora il saluto. Se ci riferiamo all’organizzazione del saluto, si può intendere una subordinazione tra le parti. Quasi in tutte le parti d’Italia il saluto viene fatto a seconda della componente della giornata, in Sardegna a seconda del pasto principale: se non si è mangiato è “giorno”, se no è “notte”.In Australia alcune comunità salutano solo alcune persone di rango superiore, e quelle di rango inferiore non devono rispondere al saluto.Alcuni soprannomi sono basati sulla professione svolta da un antenato (es. ferreri, nonno fabbro)Altri sono dovuti alle caratteristiche somatiche. In alcune comunità indiane il soprannome era obbligatorio, spesso era una caratteristica positiva da attribuire a un bambino, o negativa per non toccarlo.Anche nella produzione del nome le usanze distinguono i gruppi, al nome del bimbo vengono dati nomi degli antenati. Ciascuna delle cmunità indiane dove al momento in cui nasce un bimbo il padre si aggiunge il nome del bambino. Tutto il ramo della madre non aveva funzioni di predominio sul bimbo. Alternanza di ruoli, quando parliamo con qualcuno aspettiamo sempre che ci risponda. In alcune comunità si inizia con proverbi.

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STILE → di tipo fonetico:ogni produzione deve avere un’intonazione specifica, la voce deve essere più o meno impostata e deve essere rispettato il tempo, far capire, tramite modulazione della voce, avere un volume adeguato a seconda dell’argomento (es. sommesso per argomentazioni formali, volume alto durante le contrapposizioni…)TEMPO → un tempo è assegnato a ciascun partecipante per l’atto comunicativo. Necessario il rispetto del tempo utilizzato dall’altro interlocutore per la risposta.

Uso sociale della voce: consente di utilizzare al meglio tutte le proprietà dell’atto comunicativo fonico.Ghana:quando un re parla ai sudditi non lo fa direttamente ma parla sottovoce al suo portavoce che poi riferisce al popolo. Anche nelle ambasciate, l’ambasciatore usa la sua lingua e mai quella dell’altro. Per questo c’è l’interprete.

L’atto comunicativo richiede il rispetto delle regole comunicative.Elementi entropici: fondamentali per la comunicazione, ci permettono di capirne il significato.Elementi rindondanti: consentono il recupero dell’elemento dell’informazione qualora l’elemento entropico vada a perdersi per colpa del rumore.Rumore: qualsiasi cosa disturbi la comunicazione.Nella lingua si ha un’alternanza di elementi entropici e rindondanti che ci permettono di seguire nonostante il rumore.In italiano è un fatto strutturale ma in alcune comunità australiane si ripete in continuazione il messaggio, in modo tale che tutti comprendano.

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Configurazione con repertorio monolingue quando prendiamo in considerazione uno status linguistico. Le differenze di status, tra le varie età del repertorio di lingue, definiscono 4 situazioni:

o caso di BILINGUISMOo caso di DIGLOSSIAo caso di DILALIAo caso di POLI DIALETTISMO

Ora prendiamo il BILINGUISMO (varietà con compresenza hanno vari status sociolinguistici)

Esempio della Svizzera.La Svizzera riconosce pari dignità giuridica a ben 4 lingue: tedesco, francese, italiano e ladino.Il territorio cantonale prevede invece: - tedesco regionale come varietà media; - tedesco standard come varietà alta; - tedesco municipale come varietà bassa.Questo si ripercuote in ogni cantone: italiano, francese e ladino.In Svizzera quindi si ha 1) bilinguismo a livello federale; 2) variazioni diastratiche all’interno dei singoli cantoni.

Un altro caso è quello della Catalogna.Regione spagnola caratterizzata da un ampio regime di autonomia amministrativa ed effettivo bilinguismo castigliano/catalano. Durante il regime franchista il catalano era stato privato di dignità giuridica ma dal 1976 in poi si ha il riconoscimento ufficiale del catalano come lingua non solo del diritto, della politica e dell’amministrazione, ma anche delle università e della ricerca.Il catalano ha una forte ausbau, che poggia anche su una lunga e interrata tradizione letteraria che ha preso le mosse sin dal medioevo.

Un’altra realtà caratterizzata dal bilinguismo sempre in Spagna è il Basco.Il Basco è attualmente parlato su un territorio di non più di 21000 km2 a cavallo dei Pirenei. Il fattore geografico è importante ma mentre in Spagna il basco è tutelato, in Francia non lo è.Il territorio è diviso in 4 province spagnole e 3 francesi, il numero dei baschi si aggira intorno alle 2850000 persone, di cui solo 200000 parlano effettivamente il basco.Negli ultimi secoli molti parlanti l’hanno abbandonato per il castigliano o il francese, lo statuto franchista non ne riconosceva lo statuto giuridico, ma nel 1968 è stata riconosciuta la varietà standard chiamata “basco unificato”: si basa su due dialetti, il guipuzkoano ( versante spagnolo) e il labundino (versante francese).

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In particolare, il basco gode di questo statuto nelle province storiche di guiposcuoa, di Biscaglia, o nella provincia araba. Ha uno status più limitato in Navarra. E’ insegnato nelle scuole e molti genitori usano il basco nell’educazione dei figli, si sta costituendo una nuova generazione di parlanti basco e il che sembra poter scongiurare il pericolo dell’interruzione della trasmissione intergenerazionale. Il basco è la lingua più antica d’Europa.

In Europa la situazione è semplice, noi siamo convinti che ci sia sempre una lingua per ogni stato. Invece sono stati costruiti stati monolingue nel mediterraneo ma anche nelle ex colonie.

L’India è stata colonia britannica dal 600 al 1947 quando la rivolta pacifica di Gandhi indusse gli inglesi ad abbandonarla. Nel 1947 venne dichiarata l’indipendenza e l’antica provincia coloniale viene divisa in:

Unione Indiana ( Nuova Delhi) Pakistan (Islamabad)

Queste regioni sono molto importanti. Si voleva costruire due stati omogenei dal punto di vista religioso, l’India con prevalenza religiosa induista, il Pakistan fortemente islamizzato.Negli anni immediatamente a seguire nel quadro dell’omogeneizzazione etnico-religiosa 10 milioni di islamici passarono dall’India al Pakistan e 7 milioni di indù fecero il percorso opposto. I rapporti tra India e Pakistan sono buoni nonostante si contendano il Kashmere.Nel 1970 l’Unione Indiana diviene Repubblica Federale Indiana, con 28 stati più 7 territori. Caratteristica di tali stati è di esser costituiti s base linguistica, cioè le grandi amministrazioni politiche sono state costituite sulla base dei criteri occidentali degli stati monolingui.

Il repertorio è organizzato in due lingue federali previste dalla Costituzione:

Hindi (lingua indiana) Inglese (lingua coloniale)

Secondo la costituzione l’inglese avrebbe dovuto cessare di essere lingua ufficiale. Nel 1965 per scendere a livello subordinato di lingua ufficiale supplementare e lo hindi sarebbe divenuta la lingua ufficiale. Questo non è avvenuto per due ordini di ragioni:

1. Opposizone interna di stati con prevalenza linguistica tamil, con penetrazione scarsa dell’hindi e preferenza per l’inglese

2. Lo hindi rifiutato anche per motivi politici

Oltre all’inglese e all’hindi la costiuzione prevede una listadi 22 lingue regionali riconosciute dette anche lingue registrate. Queste possono anche essere adottate dai diversi stati della nazione. Di queste 22, 18 sono state effettivamente scelte come lingue ufficiali dai rispettivi stati. Tra le 4 lingue non adottate c’è il sanscrito ma anche lingue con minore considerabilità.Data la forte variabilità geografica delle lingue in India, il repertorio varia diatopicamente in modo assai sensibile. In cima ci sono:1. Hindi ed inglese LINGUE TETTO2. Lingue ufficiali degli stati federati LINGUE INTERMEDIE3. Altre varietà (anche se non status omogenei) sino ai dialetti LINGUE BASSE

La ricchezza linguistica dell’India dipende da due principali ragioni: - ragione eco-linguistica, studia relazioni tra linguaggio e ambiente nei confini nazionali e sociali- organizzazione della società in caste che limitando la comunicazione intercastale contribuiscono a

conservare la separazione sociale

Il termine casta è un termine europeo e significa lignaggio puro. Nella Spagna medievale la classe alta si riteneva pura e si definiva casta.I portoghesi avevano fondato una colonia in India Occidentale e usavano casta dapprima per riferirsi alle popolazioni indiane della costa occidentale, che rifiutavano orgogliose la mescolanza coi coloni portoghesi.I canari che rifiutavano il contatto erano considerati di sangue puro ed etichettati col termine casta. Poi il termine è passato per tradurre il termine Jati.Il termine Jati in prima istanza significa in sanscrito produzione oppure forma di esistenza fissata per nascita e poi posizione che assegna per nasciat gerarchia, casta, famiglia, razza,lignaggio e infine indica proprietà genetiche e dunque specie.

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Janas = famiglia = stirpeLa Jati è un livello sociale a cui si appartiene per nascita. E’uno status ascritto. E’assicurato tramite pratiche la prima delle quali è l’endogamia (sposarsi tra componenti della stessa casta o sottocasta).Questo sistema produce reti sociali ristrette e fortemente dense dunque conservative dal punto di vista linguistico. Harris dice che le caste parlano una propria varietà come vessillo di riconoscimento.Sono almeno quattro le caste fondamentali ma in alcuni stati ne esistono 18. Esistono i fuori casta del tutto privi di diritti, i paria. In India questo termine è riservato ad una particolare partizione dei fuori casta. Il termine paria deriva dalla lingua tamil (sommersa dagli indoeuropei)e significa suonatore di tamburo.

Le partizioni interne alle diverse Jati si chiamano in hindi varna. Il varna è un colore per cui equivale a stratificare la società in base all’etnia.

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L’elemento antropico viene tramandato diversamente da cultura a cultura. Gli elementi rindondanti permetteranno di capire il discorso.

Uso sociale della voce= si rispettano delle regole, l’utilizzo del tono della voce in alcune comunità significa dare diversi significati.

ACCULTURAZIONE LINGUISTICA E IMPERIALISMO LINGUSTICONell’ acculturazione non vi è l’imposizione di un modello linguistico ma vi è l’utente che decide di usare un modello linguistico differente dal suo. Quando seguiamo la moda ad es.la musica inglese o l’adottare alcune parole.E’tipico nelle fasi della decolonizzazione, prima vi è il rifiuto…. (?)I prestiti francesi nell’inglese non avvengono nel periodo della guerra di Hastings (1066,battaglia tra i Normanni e gli anglosassoni; vinsero i francesi).Fino alla metà del 1300 s usava negli ambienti alti il francese, in quelli bassi solo l’inglese, la lingua madre.In questo momento non si ha un grande numero di prestiti, le due lingue non entrano in contatto.Nella metà del 1300 si abbandona l’uso del francese nelle classi alte, nei tribunali, dunque l’inglese ricorre al francese per coprire qualche significato che non riusciva a dare olo con l’inglese.Il fenomeno dell’acculturazione è macroscopico nel momento in cui le due lingue vengono in contatto. Quando si ricorre alla lingua del colonizzatore per esprimere alcuni concetti(per scelta e non per imposizione).

Prestiti di ritorno → parole della nostra lingua adottate in Francia, scomparse nella nostra lingua e poi tornate all’italiano nella veste francese.

Tennis → francese VS ingleseIMPERIALISMO = predominio politico o culturale

Predominio politico - quando una dominazione impone anche l’uso della lingua e non tutela quelle locali, in tal caso sono i locali a scegliere la lingua dei colonizzatori!

Predominio culturale – lo si ha quando per gestire alcuni settori della vita sociale di un paese è necessario conoscere una lingua. Non c’è una scelta, sei obbligato a conoscerla (es. l’inglese per l’informatica).

Alla lunga entrambi questi meccanismi possono causare la scomparsa delle lingue parlate nel posto.

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L’India presenta una straordinaria complessità linguistica determinata da ragioni storiche. Il repertorio indiano si caratterizza per articolarsi con differenze diatopiche in almeno una trentina di lingue diverse, alcune delle quali dotate di status ufficiale ed alcun migliaia di dialetti.

Questa varietà linguistica dal punto di vista della classificazione genetica è ripartita in quattro famiglie:- quella indoeuropea- le lingue draviniche - le lingue munda- la famiglia tibeto-birmana

Del gruppo dravinico fanno parte il malayalam parlato nel sud ovest del subcontinente indiano; il canarese parlato ad ovest; il teligu parlato a nord est della parte peninsulare, il tamil parlato a sud est.Le lingue della famiglia tibeto-birmana sono parlate negli stati settentrionali della federazione indiana, a contatto con le regioni geo-linguistiche del Tibet e della Birmania.Le lingue munda sono parlate nelle zone montuose dell’india centro meridionale. La distribuzione geografica riflette diverse fasi di popolamento e di colonizzazione linguistica.

Il sub-continente indiano è stato popolato in 3 fasi:1. La prima, più antica, di difficile collcazione cronologica, sono giunte in India delle popolazioni di razza malica

e veddaica, ricondotte al ceppo dei Veddidi, a sua volta ricondotto al ceppo degli australoidi. Le lingue parlate da questi popoli sono state soppiantate dalle due fasi successive.

2. La seconda risale al 2500 aC ed è stata operata da gruppi appartenenti alle razze tamilca e malavarese, a loro volta riconducibili ai paleo-imidi. Il punto di provenienza di queste genti doveva essere il medio corso dell’indo (oggi Pakistan), le loro lingue erano minda e draviniche. Da questa cultura derivano quelle Mohenio Darjo.

3. Attorno al 1500 aC delle popolazioni di razza europoide sono giunte in India attraverso gli altopiani Iraniani e la valle dell’Indo. Essi portarono le lingue europee ed in particolare quelle del sottogruppo Ario dell’indoeuropeo. Le popolazioni delle due ondate precedenti vengono sospinte verso sud (isola Silon) o verso il centro montano dei 2 stati precedenti. Alcune delle due precedenti invece rimasero, perché gli indoeuropei erano poveri come gruppo.

La distrubuzione geografica non ha solo implicazioni neolinguistiche, perché i diversi gruppi si trovarono a convivere. Gli indoeuropei costituirono la classe alta della scala sociale ricacciando verso gli strati più bassi le popolazioni assoggettate. I gruppi indoeur. Imposero quindi il sistema delle caste. Costruirono delle rigide barriere che mantennero socialmente separate non solo le diverse fasce etniche della popolazione ma anche le lingue ad esse correlate.La maggior parte delle popolazioni assoggettate rimasero confinate fra i cosiddetti fuori casta.Quindi il sistema sociale delle caste ha mantenuto distinti i gruppi etnici ed i gruppi linguistici.Le lingue indoeuropee sono portate dalle caste alte, mentre quelle draviniche e munda dai fuori casta. I parlanti di tali lingue rappresentano la maggioranza della popolazione indiana.I repertori devono contestualizzarsi a condizione storica precisa.

Emenea (1958) e Masica (1976) parlano dell’India come area linguistica che a furia di intensi contatti ha sviluppato tratti comuni assenti nelle fasi precedenti al contatto medesimo. (foglio figura 3-4)

GUMPERZ ha studiato le condizioni di contatto verificatesi nel villaggio di Kupwar (India centro-occidentale). Il villaggio contava 3000 abitanti divisi tra 4 lingue diverse di cui una lingua madre e le altre seconde ma apprese molto precocemente.Ogni abitante parlava 4 lingue. Queste erano:

Urdu (varietà dell’indi, base indoeuropea con forti influenze di arabo e persiano) Marathi (indoeuropeo) Kannada (dravinica) Telegu

Queste lingue hanno una semantica comune pur mantenendo distinti i rispettivi vocabolari, questo sviluppo si è realizzato negli ultimi 400 anni.L’India è la più grande democrazia del mondo. Ha il riconoscimento ufficiale della democrazia linguistica nel mondo e rappresenta l’esempio più macroscopico di repertorio con bilinguismo in senso tecnico.

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Diglossia → il termine è stato introdotto da Ferguson in un saggio del 1956. Di= due; glossia= lingue. E’ una configurazione del repertorio sociale caratterizzata dal diverso status delle varietà del repertorio ed in particolare da una situazione tipo che individua:

- una lingua A sovraordinata per status, usata per le funzioni alte (es. religione, diritto, letteratura) - ed una lingua B con funzoni di ridotto prestigio e per la sfera privata

Ferguson fa due esempi di repertori diglottici: quello arabo e quello greco. Oggi molti sociologi ritengono tale modello inadeguato. Tale inadeguatezza – che deve in buona parte essere riconosciuta – si è determinata nei decenni successivi agli studi di Ferguson, a seguito dei profondi mutamenti sociolinguistici per le realtà in esame.

Mondo Arabo (parte del mondo islamico) → distinto in DUE grandi aree gravitanti tra mediterraneo e Golfo Persico.

Queste due grandi aree sono:

il Mashrek ( oriente, tutti i paesi arabi fino alle estreme oasi occidentali del deserto libico egiziano) il Maghreb (occidente, giunge fino all’Atlantico)

C’è un paese arabo che non è islamico, ed è Malta (popolazione cattolica).I paesi del mondo arabo si sono costituiti in “Stati Nazionali” o per meglio dire Regionali a partire dal 1945 con la fine della 2° Guerra Mondiale ed il drastico processo di decolonizzazione che ne è conseguito.Non esiste la cultura dello Stato-Nazione nel mondo arabo, gli stati regionali sono stati fatti col calcolo dei meridiani.

Ferguson dice: esiste una varietà alta, in realtà composta da due varietà strettamente interrelate:

(arabo classico o coranico, utilizzato in religione, letteratura, filosofia, nelle scienze intellettuali non solo di tutto il mondo arabo ma anche delle elite colte dell’intero mondo islamico)

(arabo moderno standard, una varietà morfologicamente semplificata di quello letterario e con notevoli implementazioni lessicali da lingue di cultura diverse dall’arabo, sia dai dialetti arabi. Utilizzato nelle università ed in tv.

In ogni stato per il contatto quotidiano vengono usati i dialetti regionali. Ogni stato arabo ha una sua varietà che tuttavia non gode di status di ufficialità (come alcuni dei nostri dialetti). Tali varietà sono quelle native e sono il mezzo di scambio comunicativo quotidiano. Alcune di queste varietà hanno notevole prestigio (es. egiziano e suriano) ed altre sono di basso prestigio (es. marocchino).

Egiziano → è conosciuto in tutto il mondo arabo. MOTIVAZIONI:

- diffusione dell’industria cinematografica, telenovelas;- prestigio culturale dell’Egitto;- peso demografico dell’Egitto nel mondo arabo;- utilizzato in tv e in politica (accrescimento dello status della lingua)

Il fatto che si parli due varietà linguistiche produce interferenza linguistica, che è tanto più facile quanto più le varietà sono vicine e simili.

Nell’arabo moderno standard si sta verificando ciò che disse Clive Holis, ovvero nello standard vengono assorbiti costrutti sintattici e fraseologici del dialetto.Per contro, i dialetti tendono ad assorbire il lessico dell’arabo moderno standard, questo avviene per il lessico scientifico tecnologico che l’arabo moderno standard prende dalle lingue indoeuropee, soprattutto dall’inglese.

L’arabo standard nel sottocodice giornalistico sta acquisendo forme sintattiche dall’inglese e dal francese. Oggi il repertorio linguistico arabo è ricco di mezze tinte e sfumature che mescolano la varietà alta e quella bassa.

Mondo greco → C’è una varietà alta chiamata Kathatevousa e una varietà bassa chiamata Dimotiki. Nel 1830 viene dichiarata l’indipendenza greca e la varietà alta viene assunta come lingua ufficiale (nessuno la parlava, era greco

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antico, lingua solo scritta e della letteratura). Il dimotiki invece è derivata dalla varietà di greco degli ultimi secoli dell’era precristiana.La Kathatevousa è stata lingua alta fino al 1975, quando cadde il regime dei colonnelli e si instaurò la democrazia.Nel 1976 viene promulgata la costituzione, nella quale si assume come lingua ufficiale la NEO ELLENIKI KIMì, ovvero una sorta di Dimotiki ripulito.Morale: Ferguson affermava nel 1959 che in Grecia ci fosse una diglossia, che ora non c’è più.