la via dell’arte - roma - la repubblica

2

Upload: others

Post on 24-Oct-2021

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: LA VIA DELL’ARTE - Roma - la Repubblica
Page 2: LA VIA DELL’ARTE - Roma - la Repubblica

“Il presente mi pareva un’epoca perenne, come una festa di fate”ELSA MORANTE

A volte occorre fare una piccola deviazione, scegliere un percorso parallelo e alternativo.Uscire per esempio dal flusso pedonale che da Piazza di Spagna a Piazza del Popolo intasavia del Babuino (per non parlare di via del Corso!) e deviare per la parallela via Margutta,un’isola silenziosa punteggiata da cortili verdeggianti, dove ancora si possono trovare bot-teghe artigiane e ci si può affacciare in vetrine colme di antiche meraviglie senza esseretravolti da orde di pedoni o da macchine infestanti. O invece uscire da una fiera d’arte, daquei padiglioni intasati di “merce” da vendere e da torme di “addetti ai lavori”, e ritornareesploratori, come i romantici wanderer che le meraviglie e le sorprese le andavano a scovarelasciandosi alle spalle i sentieri battuti. La Via dell’Arte vuole riunire il viandante urbanoin cerca di silenzio e il visitatore realmente amante dell’arte ed offrirgli un sentiero inusuale,dove possa essere non più il “consumatore” di un supermercato (anche se d’arte!), un birillotra i birilli, ma un piccolo esploratore che riacquista la capacità di connettere il presente alpassato, un opera d’arte ad un luogo non asettico ma carico di presenze e memorie.

Ho accolto con entusiasmo l’invito di Laura Pepe e dell’Associazione InternazionaleVia Margutta, perché dava la possibilità ad un artista di ideare e curare una manifestazionein un contesto intrigante ed inusuale, cosa che a dire il vero era già avvenuta (esemplareanomalia!) per il precedente evento dell’Associazione, grazie all’intuizione di RossellaReale e al contributo operativo di Piergabriele Vangelli e Valentina Moncada, quando LuigiOntani nel 2009 aveva celebrato e trasfigurato la stessa via, dove vive da anni, con la pro-cessione di maschere e il tableaux vivant dedicati a coloro che l’avevano frequentata, abitatae resa famosa. Raccogliendo questo prezioso “testimone” abbiamo voluto raccontare attraverso alcuni dei suoi protagonisti, italiani e stranieri, il fermento artistico che ha animatoRoma dagli anni cinquanta ai primissimi anni novanta, un periodo in cui la debordante (e debordiana) “Società dello Spettacolo” non aveva ancora preso il sopravvento su tuttoe su tutti. L’immagine scelta come frontespizio ci parla di questa epoca “eroica”, senza celare l’ombra incipiente. È una foto di Claudio Abate del 1988 che raffigura Tano Festasolo (con la sua compagna) in una spiaggia deserta: ha appena distolto lo sguardo da quelmare aperto che è la vera via dell’arte, e guarda turbato verso la platea spettrale e giocondadel teatro quotidiano, cosciente del conflitto non risolto, né vinto, in cui ogni artista lottaogni giorno, tra lampi, cadute e compromessi. Ma accanto a lui, animus inquieto, è presentela sua “metà”, la sua forza liberata, la sua anima: velata di bianco come la Gradisca freudiana, contempla l’orizzonte e il cielo, facendosi lentamente riassorbire dal mare.

Quel vento, quel soffio, quell’essere soglia e punto di contatto tra il presente e il passato(condizione essenziale per entrare ad occhi aperti nel futuro), è il fil rouge che ha guidatola selezione delle opere in mostra e il dialogo che attraverso di loro abbiamo intessuto conquegli scrigni di memoria rappresentati dalle botteghe e dai negozi di via Margutta. Lungotutto il percorso espositivo, spesso sottovoce, tra le righe, le opere degli artisti contempo-ranei giocano così a nascondino e a mosca cieca con le icone antiche, rinascimentali, otto-centesche - sculture, quadri, oggetti e arredi. A volte con esplicito e cosciente spirito dicontraddizione, come nel caso degli anomali “santi” sotto vetro della Laplante e del collage(con “Lotta Continua”) di Franco Angeli (13) o dei grovigli psichedelici di Boetti (23) edi Cannavacciuolo (34) ; ora attraverso il filtro di una ammirata citazione, con Tano Festae Dino Pedriali che “riguardano” Michelangelo e Leonardo (22), con Patella-Parmigianino

in dorata consona conchiglia (35) o il femminile volto leonardesco di Mastroianniincorniciato da gioielli, collane e orecchini in una piccola vetrina-boudoir (1); oppure reinventando e contaminando ironicamente l’iconografia classica, con il sottile “doppiogioco” di Ontani (15,13, 34, 30) o il fauno filosofo di Gallo appostato vicino ad una bellaDiana cacciatrice della fine dell’800 (38); ora attraverso la muta eloquenza del disegnodelle nuvole di Cotani che ascolta e ammutolisce le antichità che lo circondano (36) o lamia nera testa dormiente che invece le sogna (14).

I dialoghi si moltiplicano e si intrecciano tra Pascali, Gastone Novelli, Anne e PatrickPoirier e Renato Mambor e i disegni, le stampe antiche e le cartoline inizio novecento,con libri d’artista, ripitture e rivisitazioni di stampe, cartoline e temi classici (29); o si fannointimi ed assorti con la torre silenziosa di Salvatori, le “maternità” di Rainaldi e la scultura bifronte dei Gemelli di Ceccobelli poggiata come enigma metafisico di fronte ad impas-sibile ritratto di dama con cagnolino (31). Ma in altri diversi contesti nuovi dialoghi si met-tono in scena: una ebbra fanciulla con teschio di Pisani si riflette in un sofà-specchio daun restauratore (16), mentre le sue pietre filosofali e i suoi coniglietti dorati, tratti dalla Malinconia di Dürer, spuntano, sotto la parola “Enigma”, nella vetrina di un gioielliere(40); una scultura in gesso di Mattia, autore tra i pochi a custodire le tecniche antiche, affiora tra scalpelli, scritte e memorie nella bottega di un artigiano “marmoraro”(26), mentrei suoi piccoli disegni delle “maddalene” sono lì tra gli oli e i profumi del barbiere, luogodove un tempo si andava a sbirciare le “donnine” (9); tra dorate cornici vuote appaiono incorniciati tre disegni evanescenti di Marilù Eustachio (10), da un altro corniciaio inveceuna zucca in alluminio di Lucio Pozzi (con funghetti d’ottone) riposa tra zucchette vereed altri souvenir fiabeschi (25); un albero in plexiglas di Marotta e un ferro smagliante diLorenzetti s’impongono tra lampade modernissime come i modelli esemplari dei designerche le hanno progettate (6,7). Le “sottilissime” e un candido marmo di Consagra “son dicasa” in un minimalistico ed elegante negozio d’arredamento (32), come Fellini nella felliniana vetrina di una profumeria accanto alla casa dove ha abitato per molti anni (19) e il quadro di tessuto imbottito di Tacchi dentro un armadio bianco in un negozio di tessuti(3) o la scultura vegetale di Uberti (21) e il delfino di terracotta di Lucilla Catania (28)nei verdi anfratti dei cortili che li ospitano. Levini al contrario, enfant terrible, “spariglia” come al solito sospendendo il suo fantastico humor noir tra due quiete e ordinatepoltrone da salotto (27), mentre de Dominicis (39), maestro indiscusso dell’humor fou,con un biglietto d’auguri del ’71 affisso all’interno di una vuota e nera vetrina di un gioielliere “augura a tutti l’immortalità del corpo” !

Il percorso, aperto come il mare davanti a Tano Festa, non finisce qui, altre presenze locompongono, come indica la mappa qui allegata: la scultura araldica di Nino Franchina(25), vissuto per molti anni a Via Margutta in uno studio, già di Severini, che speriamo siatutelato dalle Istituzioni come uno dei preziosi beni della via, e poi la croce di Dessì (33) e l’angelo di Chia (24), le architetture fantastiche di Clerici e quelle astratte della Maselli(33), il “teatro” di Ceroli (8) e il “teatrino” della Fioroni (37). E poi il “Ricordo di NewYork” del 1963 di Turcato (4), “Gli Atleti” di de Chirico e una “Combustione” di Burri(41), chiavi di volta dell’avventura romana che non ha smesso di sorprenderci. Sentieroforse oggi poco “battuto”, forse da alcuni un po’ dimenticato, ma che è lì come via Margutta,isola fortunata e magica conchiglia dove - come indica l’origine del suo nome, maris gutta- puoi sentire l’eco del mare, l’onda sonora dell’arte.

Andrea FogliNel frontespizio:Claudio Abate, Tano Festa, Fregene 1988

L’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE VIA MARGUTTA

presenta

DENTRO ROMA / 3

LA VIA DELL’ARTE

Un inusuale percorso d’arte contemporaneanei negozi antiquari, nelle botteghe artigiane e nei cortili di Via Margutta

opening

sabato 7 maggio, ore 11, Via Margutta

DENTRO ROMA / 3

LA VIA DELL’ARTE

Via Margutta, 7-17 maggio 2011

Mostra a cura di Andrea Fogli con la collaborazione di Flavia Montecchi

Project Room a cura di Silvia Litardi in collaborazione con MACRO

Associazione promotrice:

Con il contributo di:

Assicurazione:

L’Ass.Internazionale Via Margutta è presente alla Fiera ROMA The Road to Contemporary Art(5/8maggio2011), Padiglione Istituzioni, Stand N MACRO Testaccio, Piazza O.Giustiniani, 4, 00153 - Roma, www.romacontemporary.it

Info: Associazione Internazionale via Margutta, Via Margutta 58, 00187 Roma, Tel. +39 06 3207981Laura Pepe: mob. +39 [email protected] Flavia Montecchi: mob. +39 338.1321051flavia.montecchi@gmail.comwww.associazioneviamargutta.it

In occasione dell’opening del 7 maggio, ore 11-14,drink offerto dalla Galleria Marchetti, Via Margutta 18/a, e dalla Galleria Campaiola,Via Margutta 96, in collaborazione con ROMA -The Road to Conteporary Art.

Si ringraziano:Luca Massimo BarberoAndrea CasiraghiMaurizio ForlitiDino GasperiniFrancesco Marcolini

Partners:

In occasione dell’opening il Margutta RistoArte, via Margutta 118, propone ai visitatori della mostraun brunch al costo di 15 euro.

VIAMARGUTTA, CALEIDOSCOPIODELL’ARTEEDEGLIARTISTI

“Via Margutta è stata per cinque secoli territorio libero dell’ espressione creativa”. Que-sto è ciò che Francesca Di Castro dice alla fine del suo interessante libro “Via Margutta: cinquecento anni di storia e di arte”. E questo è ciò che mi augurerei potesse tornare ad essere,ovvero il centro aggregante dell’ Arte Internazionale, la spinta per l’ Arte del futuro.

Nella sua infinita storia senza soluzione di continuità, via Margutta è passata attraversodelle trasformazioni che l’ hanno sempre di più caratterizzata per quello che ancora oggirappresenta, ovvero un luogo non esclusivamente del passato, di suggestione straordinaria,dovuta alla sua specificità di essersi stratificata lentamente nei secoli, impregnandosi dellavitalità che ogni singolo momento storico gli ha voluto regalare. Lei, così appartata, cosìseparata, misteriosa, e così unica al mondo. Un luogo speciale per persone speciali.

L’ affluenza degli artisti, per la maggior parte stranieri, che era iniziata nel Cinquecento,continuerà per tutto il Seicento, rendendo via Margutta la culla delle nuove correnti artisti-che e il fulcro aggregante di gruppi di pittori stranieri, innovatori, affiatati, spesso facinorosie anticonformisti. I primi a colonizzare via Margutta furono gli olandesi e i fiamminghi, aiquali seguirono tedeschi, francesi, inglesi e spagnoli. E’ così che, coinvolti in un astratto eirreale connubio di vita, di vizio e d’ arte, reso più spassoso dal clima complice e audacedi quel luogo magico, i gruppi neerlandesie fiamminghi dettero vita alla pittura del pae-saggio realistico e delle “scene di genere”. Dal Settecento la via ospitò anche il più grandee più bello dei teatri romani, il teatro d’ Alibert o “delle dame”. La costruzione del teatrodarà il passo ad un rinnovato sviluppo edilizio in via Margutta e in via del Babuino, chedisponendosi come asse di congiunzione principale tra Piazza di Spagna, ormai apertasial mondo, con la scalinata dello Specchi sul Porto di Ripetta, e Piazza del Popolo, diventaterritorio ambito. Con il Neoclassicismo della fine del Settecento nasce l’ ansia della sco-perta delle antichità di Roma e dei suoi monumenti. Con Winckelmann, gli scavi archeo-logici, il mito classico, si spande l’ esaltante desiderio del “Grand Tour”. Un desideriosmodato di conoscere Roma, i luoghi della romanità, che diventa moda e la Città Santasarà onorata dai pellegrini anche e soprattutto come “Sacrario dell’ Arte”. Viaggiatori e turisti, ma anche nuove e numerose schiere di artisti vitalizzeranno il centro di Roma, dandonuovi impulsi alle strade del Tridente. Tutti vogliono sentirsi “romani”, vogliono entrarenegli usi e costumi della città, conoscerla nelle tradizioni, ma soprattutto viverne l’ arte,conoscere la vita dell’ artista, la sacralità del suo studio per poter attingere al mistero dellacreazione di un’ opera. Ecco il proliferare di botteghe artigiane di orefici, argentieri, incisoried ebanisti; negozi di mosaici, cammei, marmi, statue; si vedono le prime librerie e i primiantiquari. La città è un fermento di attività molteplici tutte squisitamente artistiche e crea-tive, che lasceranno lo spazio necessario e sufficiente alla feconda immaginazione ed eclet-ticità dell’ architetto Giuseppe Valadier, il quale, con le sue straordinarie e lungimirantiprogettazioni, darà l’ ultimo grande impulso e segno definitivo all’ assetto urbanistico delTridente. Tutto ciò fa integrare in modo più compatto gli innumerevoli studi d’ artista chesono nel frattempo nati.

Queste tante e precise parole servono a esprimere un concetto matematico elementare:via Margutta sta agli artisti come loro stessi all’ Arte.

Laura PepePresidente dell’Associazione Internazionale Via Margutta

Luigi Ontani, TABLEAUVIVANT- VIAMARGUTTAXXI SECOLO- MARDEIGUTTAVI(Tableau Vivant),Via Margutta 26 ottobre 2009

Luigi Ontani, TABLEAUVIVANT- VIAMARGUTTAXXI SECOLO- MARDEIGUTTAVI(Corteo in strada),Via Margutta 26 ottobre 2009

GLISPAZIDELL’ARTEDENTROROMA

L’arte, prima di essere una forma di espres-sione, una vocazione verso l’esteriorizzazionedella propria individualità, rappresenta parte diun linguaggio, una parola. In quanto tale e soprattutto per la sua proiezione esuberante-mente “artistica” appunto, è facilmente oggettodi accostamenti, spiegazioni e suggestioni sullequali si tracciano percorsi di storie culturali, attuali e non. La rassegna Dentro Roma, ideatada Andrea Fogli nel 2009, non ha fatto altro chedisegnare idealmente le tappe di uno dei tantipercorsi intrapresi dall’arte, facendosi strada trala (ri)valutazione del passato museale romanoe il proprio influsso artistico verso una conta-minazione dell’arte contemporanea nel suo abitare parole e spazi. E’ stato così per la primaedizione della rassegna con la collettiva Mitografie, che ha visto due anni fa una selezionedi 16 artisti partecipare all’invito del critico Peter Weiermair e dello stesso Andrea Fogli,nel recuperare la “dimensione ermetica e sapienzale dell’arte” nel mito. Partendo da DeChirico come Maestro, Mitografiefaceva riferimento a molti artisti di versatile espressionemitico-simbolista, di cui riconoscerete le opere in questo nuovo cammino, per citarne alcunivi erano Ceccobelli, Pisani, Gallo, Salvatori, Levini, Ontani...

Poi con il 2010 Dentro Romaha individuato nella casa-studio del Canonica un possibileluogo da riabitare e, addentrandosi a fatica nei contesti museali dell’edificio in Villa Borghese, Andrea Fogli con la curatela di Manuela Pacella ha abbandonato il mito per i linguaggi delle nuove generazioni: My Generationpresentava artisti giovani con lavorifreschi e spogli da riflessioni tematiche generali, solitamente sottomesse alle kermesse di

collettive contemporanee, ma finalmente liberi di raccontare la propria forza espressiva nella società.Unica osservanza: inserirsi nel contesto museale dellostudio di un compositore e scultore italiano, morto allafine degli anni cinquanta.

Dentro Romagiunge oggi alla sua terza edizione econ La Via dell’Artesi libera dai Musei per uscire instrada, per raggiungere una delle vie più note e menospiccatamente visibili di Roma: Via Margutta. Storicorifugio di molti artisti romani, la strada è ora sede diprestigiose gioiellerie e negozi d’antiquariato, ai qualiimponentemente si sono affiancati “store new-business” di arredamento “high-style” in cui l’eleganzadiviene il must della qualità. A metà tra il classicismodi antiche botteghe e l’attualità di una città cosmopolita,la mostra inserisce il suo spirito di adattamento nellevetrine degli esercenti, chiedendo di poter ospitareopere di artisti che tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80 hanno

Mario Dondero, Franco Angeli, Roma 1964(courtesy Galleria Libreria Museo del Louvre, Roma)

Ermete Marzoni, Federico Fellini, Roma 1971 (courtesy Galleria Libreria Museo del Louvre, Roma)

lavorato e vissuto la via. Un connubio particolare, quello di opera d’arte e oggetto (d’arte),che qui si separa pur restando allerta da rimandi estetici ben selezionati – ogni negozio ha ilsuo artista – ma che in fin dei conti risiede, non svelato, nella manualità della composizionedi ogni opera.

La Via dell’Arteprosegue così il percorso Dentro Roma, rivolgendo per quest’anno unaparticolare attenzione alla Via Margutta-Mar dei Guttaviconsacrata nel 2009 dalla perfor-mance e dal tableau-vivant di Luigi Ontani e dal suo itinere,e confermata oggi dal vostro:una passeggiata attenta alla scoperta dell’opera d’arte tra oggetti e luoghi fatti ad arte.

Flavia Montecchi

PROJECTROOM

L'ex studio Nardi ospita una miscellanea di video e documentari che si affiancano per suggestione formale. Sandro Franchina apre una finestra sul Tridente come luogo geografico e simbolico di produzione degli anni '60 romanicon Collage di Piazza del Popolo(1960); dello stesso regista è Morire Gratis(1968) un road movieil cui artista protagonista (interpretato da Franco Angeli)compie un viaggio da Roma a Parigi per consegnare un bottino proibito nascostonel ventre di una scultura, una rossa lupa capitolina. Il viaggio, la futilità dellavita e l'ironico cinismo sulla condizione dell'artista sono la punteggiatura di unfilm libero. In quello stesso anno Claudio Cintoli torna da New York: Crisalide(1972) è la sofferta rinascita, è rimettersi al mondo, darsi la possibilità di nuovaidentità. Autoritratto di una personalità poliedrica è il documentario di Luca Patella, tra le personalità che hanno attraversato e alimentato le sperimentazionilinguistiche dagli anni '60. Ad accompagnare queste visioni locali e problema-tiche due video dagli archivi del MACRO di due artisti di riferimento dellavideo-art internazionale: Walking di Bruce Naumandel 1967/1968 riflette sulrapporto del corpo con lo spazio-mondo e Tiger Lives di Nam June Paik (1999)che chiude simbolicamente la parentesi con un'opera che è il trionfo della fram-mentarietà dell'immagine in un caos originario e fecondo. (S.L.)

Claudio Cintoli, Crisalide, (15 min.), Italia, 1972 Sandro Franchina, Morire Gratis, (87 min.), Italia, 1968Sandro Franchina, Collage di Piazza del Popolo, (12 min.), Italia, 1960Luca Patella, Autoritratti - Artisti Italiani Contemporanei, documentario RAI International, Italia, 1998Bruce Nauman, Walking in an Exaggerated Manner Around the Perimeter of a Square, (10 min.), USA, 1967/1968 Nam June Paik, Tiger Lives, (45 min.), USA, 1999

Si ringraziano per la gentile collaborazione: MACRO, Daniela Ferraria, Daniel Franchina, Paola Nardi e Luca Patella.

via margutta depliant.qxd:Layout 1 02/05/11 13:32 Pagina 2