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Segni dei Tempi Ellen G. White La via migliore

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Page 1: La via migliore

Segni dei Tempi

Ellen G. White

La via migliore

Page 2: La via migliore

I n d i c e

P r e f a z i o n e 7

Cap. 1 L’amore di Dio per l’uomo 9Cap. 2 Sulle orme di Gesù 1 7Cap. 3 Il primo passo: riconoscere

i propri errori 2 3Cap. 4 Liberarsi dal peso del passato 3 7Cap. 5 Donare se stessi 4 3Cap. 6 Il salto della fede 4 9Cap. 7 Diventare discepoli del Cristo 5 7Cap. 8 Una crescita costante nell’amore 6 7Cap. 9 Fede teorica o pratica? 7 7Cap. 10 Una profonda conoscenza di Dio 8 5Cap. 11 Linea diretta 9 3Cap. 12 La vittoria sul dubbio 1 0 5Cap. 13 Ottimismo e serenità nel Signore 1 1 5

Segni dei Tempi, anno XLIII, n. 4/96Pubblicazione trimestrale registrata pressoil tribunale di Firenze al n. 837 del 12/02/54

Direttore responsabile: Franco EvangelistiRedazione: Giuseppe CupertinoGrafica della copertina: Valeria CesaraleIllustrazione: Gianpaolo Russo

Titolo dell’originale: Steps to ChristTraduzione dall’inglese: Emanuele Santini

ISBN 88-7659-095-1

Editore: Edizioni ADV sncFalciani - Impruneta - FITel. 055/2326291 - Fax 055/2326241Stampatore: Legoprint srl - Trento

Abbonamento annuale 1996 (4 numeri): Italia L. 24.000Estero: via superficie L. 30.000; via aerea: Europa L. 33.000; Africa L. 28.800; America e Asia L. 40.000; Oceania L. 46.000Una copia (anche arretrata) L. 6.000

Per informazioni sulle modalità di abbonamento:Tel. 167/865167 (chiamata gratuita) dal lunedì al giovedì (14.00-17.00). I versamenti per l’Italia vanno effettuati su CCP 16682502

A norma dell’art. 74, lett. C del D.P.R. 633/1972 e successive modificazioni, l’IVA pagata dall’editore sulle copie stampate è conglobata nel prezzo di vendita: il cessionario non è tenuto adalcuna registrazione ai fini IVA (art. 25 D.P.R. n. 633/1972) e nonpuò quindi operare, sempre ai fini di tale imposta, alcuna detrazione. In considerazione di ciò l’editore non rilascia fatture.

Per l’edizione italiana:© 1996 Edizioni ADV Tutti i diritti sono riservati all’editore. Ogni riproduzioneanche parziale con qualsiasi mezzo è vietatasenza preventiva autorizzazione scritta dell’editore.Quarta edizione: 1996Tiratura di questo numero: 6.000 copie

Finito di stampare nel mese di ottobre 1996

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PREFAZIONE

Dopo la prima edizione in inglese, nel 1892, conil titolo Steps to Christ , questo piccolo volume,semplice e interessante, è stato continuamente ri-stampato.

Tradotto in più di 100 lingue, diffuso in circa 40milioni di copie, fra tutte le opere di Ellen G. Whi-te è senza dubbio la più popolare, la più letta,quella che ha esercitato il maggiore influsso spiri-t u a l e .

Perché ristampare un’opera che ha più di centoanni? Il suo linguaggio un po’ aulico, le sue imma-gini poetiche non rischiano di stridere con le pa-role e l’ambiente con cui ci confrontiamo oggi?

Il libro ci propone una specie di viaggio, con va-rie tappe, alla ricerca della via migliore per dareun vero significato alla nostra esistenza.

Una bella casa, una buona macchina, una pro-fessione interessante, degli amici simpatici, una fa-miglia senza problemi... sono elementi fondamen-tali per la nostra vita ma l’equilibrio è sempre pre-cario.

Un giorno o l’altro, nonostante i nostri successi,ci ritroveremo di fronte alla domanda dolorosa:«Tutto ciò che senso ha se la vita si conclude sem-pre in modo tragico?».

In un mondo in crisi dove risuonano le esplo-sioni dell’odio, dove la guerra e la violenza colpi-scono alla cieca, dove l’ingiustizia prevale con ar-

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I testi biblici riportati sono tratti dalla Bibbia nella Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente, edita da LDC-ABU, salvo diversa indicazione.

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Capitolo 1

L’AMORE DI DIO PER L’UOMO

Solo un amore infinito, quell’amore straordinario di Dio per un mondo che non lo ama, può renderci figli del Re del cielo.

Osservate le meraviglie della natura, consideratecome essa soddisfi in modo straordinario le esi-genze dell’uomo e di tutte le creature, rendendolifelici. Insieme alla Bibbia essa testimonia dell’amo-re di Dio, il nostro Padre, a cui dobbiamo la vita, lasaggezza, la gioia.

Il sole che rallegra gli animi, la pioggia che rin-fresca la terra, le colline, il mare, le pianure, tuttorivela l’amore del Creatore che, come afferma ilsalmista con queste magnifiche parole, provvedealle necessità quotidiane di tutte le sue creature:«Gli occhi di tutti sono fissi su di te e tu doni il ci-bo a tempo opportuno. Apri la tua mano generosae sazi ogni vivente» (Salmo 145:15,16).

Dio creò l’uomo perfettamente felice e puro euna terra bella e libera da ogni maledizione e daqualsiasi traccia di decadenza, ma la trasgressionedella legge di Dio - la legge dell’amore - provocòdolore e morte. Dio seppe manifestare il suo amo-re perfino attraverso la sofferenza che nasce dalpeccato.

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roganza, il percorso della fede si rivela di costantea t t u a l i t à .

Gesù dice all’uomo inquieto che non sa doveandare: «Io sono la via, la verità e la vita». Egli si ri-volge all’uomo, anche oggi, e gli parla come unamico. Trova le parole giuste che confortano edanno significato all’esistenza.

Imbocchiamo questa via e percorriamola fino infondo. Non mancheranno sorprese piacevoli espunti di riflessione, interrogativi interessanti e ri-sposte opportune ma soprattutto l’occasione di fa-re il punto... della nostra vita.

Le Edizioni ADV

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ma la bellezza della natura, o i più profondi e te-neri vincoli che l’animo umano conosca, e attra-verso cui Dio cerca di rivelarsi, offrono solo unapallida idea del suo amore.

Satana ha nascosto queste prove divine accecan-do la mente dell’uomo; lo ha indotto a provare ti-more per il Signore e gli ha fatto credere che eglisia severo e crudele, avido di giustizia, un giudiceinesorabile e uno spietato creditore. Ha presenta-to il Creatore come un essere che con occhio so-spetto cerca gli errori e le colpe degli uomini perpoi poterli colpire con i suoi giudizi.

Per sfatare le insinuazioni di Satana, Gesù è sce-so sulla terra, fra gli uomini, per rivelare l’amoredi Dio e far loro conoscere il Padre. «Nessuno hamai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che èsempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere»(Giovanni 1:18). «Nessuno conosce il Padre, senon il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conosce-re» (Matteo 11:27).

Quando uno dei discepoli gli chiese: «Signore,mostraci il Padre...» Gesù rispose: «Filippo, sonostato con voi per tanto tempo e non mi conosciancora? Chi ha visto me ha visto il Padre. Comepuoi dire: mostraci il Padre?» (Giovanni 14:8,9).

Parlando della sua missione sulla terra, Gesù siespresse con queste parole: «Il Signore ha manda-to il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto perportare il lieto messaggio ai poveri. Mi ha mandatoper proclamare la liberazione ai prigionieri e il do-no della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi...»(Luca 4:18).

Questa era la missione del Cristo. Egli andavaovunque facendo del bene e guarendo tutti coloroche erano vittime del male. Si potevano trovare in-

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Le spine e i cardi, le difficoltà e le prove cherendono la vita difficile e piena di preoccupazioni(cfr. Genesi 3:17), costituiscono uno strumentoindispensabile nelle mani di Dio per risollevarel’uomo dalla degradazione e dalla rovina provoca-te dal peccato.

Anche se viviamo in un mondo decaduto, la tri-stezza e la miseria non regnano ovunque: la naturainfonde ancora speranza e consolazione; sui cardinascono i fiori e sulle spine sbocciano le rose.Ogni gemma che si schiude, ogni tenero filo d’er-ba, annunciano che Dio è amore. Il cinguettio de-gli uccelli che volano nel cielo, il profumo cheemanano i fiori dalle tinte delicate, il ricco e frescofogliame dei maestosi alberi della foresta, testimo-niano l’interesse paterno del nostro Dio e il suodesiderio di rendere felici i suoi figli.

La parola ispirata ci rivela il carattere di Dio, ilsuo amore infinito e la sua grande misericordia.Quando Mosè infatti disse in preghiera: «... Fammivedere la tua gloria!» il Signore gliela rivelò rispon-dendo: «Io farò passare davanti a te tutta la miabontà...» (Esodo 33:18,19 Luzzi). Poi, passando da-vanti a Mosè proclamò: «Io sono il Signore, il Diomisericordioso e clemente, sono paziente, sempreben disposto e fedele. Conservo la mia benevolen-za verso gli uomini per migliaia di generazioni, etollero le disubbidienze, i delitti e i peccati...»(34:6,7). «Nessun dio è come te, Signore: tu can-celli le nostre colpe, perdoni i nostri peccati. Peramore dei sopravvissuti del tuo popolo, non restiin collera per sempre ma gioisci nel manifestare latua bontà» (Michea 7:18).

Dio ha previsto nel creato numerose opportu-nità per ispirare nell’uomo un vero amore per lui,

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soffrì e morì per redimerci, che divenne «uomo...di sofferenze e di dolore» (Isaia 53:3) per procu-rarci gioie eterne.

Dio permise che suo Figlio «... pieno di grazia edi verità» (Giovanni 1:14) lasciasse un mondo digloria indescrivibile per una terra deturpata dalpeccato, dalla morte e dalla maledizione.

Dio permise al Figlio di privarsi del suo affetto,dell’adorazione degli angeli, per sopportare nonsolo vergogna, insulti, umiliazione, odio ma persi-no la morte. «Egli è stato punito, e noi siamo statisalvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti»(Isaia 53:5).

Contemplatelo nel deserto, nel Getsemani, sullacroce! Il Figlio di Dio, che era uno con il Padre, fuoppresso dal peccato, provò quanto fosse terribilesentirsi lontano da Dio a causa del male.

Fu questo dolore che gli strappò dalle labbra ilgrido angoscioso: «Dio mio, Dio mio, perché mihai abbandonato?» (Matteo 27:46). Fu il peso delpeccato, che egli avvertiva in tutta la sua gravità eche lo separava da Dio, a spezzargli il cuore.

Lo scopo di questo grande sacrificio non era as-solutamente quello di suscitare nell’animo del Pa-dre l’amore per l’uomo e quindi indurlo a conce-dere la salvezza, perché «Dio ha tanto amato ilmondo da dare il suo unico Figlio...» (Giovanni3:16).

Dio non ci ama per la grande opera che Gesù hacompiuto in nostro favore, perché il Padre stessol’ha voluta, motivato dall’amore che prova per noi.Il Cristo è stato lo strumento grazie al quale Dioha potuto riversare su di noi il suo amore: «CosìDio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo diCristo...» (2 Corinzi 5:19).

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teri villaggi in cui non si udivano più lamenti didolore perché era passato di là e aveva guarito tut-ti i malati. La sua opera costituiva una prova dellasua divinità; ogni sua azione rivelava amore, mise-ricordia, compassione e simpatia per l’umanità.

Assunse la natura umana per soddisfare megliole necessità dell’uomo. I più poveri e i più umilinon temevano di avvicinarsi a lui; i bambini neerano attratti, desideravano salire sulle sue ginoc-chia e contemplare quel volto dolce e pensoso.

Gesù, pur non nascondendo mai la verità, siespresse sempre con amore; nei suoi rapporti congli altri dimostrava tatto, dolcezza e profondo inte-resse. Non fu mai rude, non pronunciò mai inutil-mente una parola severa, non provocò mai dolorea un essere sensibile.

Invece di censurare le debolezze dell’uomo, in-segnava la verità con amore. Denunciava con seve-rità l’ipocrisia, l’incredulità e l’ingiustizia, ma sem-pre con voce commossa e accorata. Pianse su Ge-rusalemme, la città che amava e che aveva rifiutatodi accettare proprio lui, la Via, la Verità, la Vita,(cfr. Giovanni 14:6) provando un’infinita compas-sione per coloro che lo avevano respinto.

Condusse una vita di sacrifici preoccupandosidegli altri perché per lui, che era venuto sulla ter-ra per salvare ogni uomo, tutti erano preziosi. Epur comportandosi sempre con la massima dignitàesprimeva un grande affetto e una grande disponi-bilità nei confronti di ogni essere umano.

Dio ha lo stesso carattere che Gesù ha manife-stato durante la sua vita; da lui proviene l’amoreche tramite il Cristo è giunto fino a noi. Gesù, ilpietoso e dolce Salvatore, era Dio che «si è mani-festato come uomo» (1 Timoteo 3:16); che visse,

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e condividerne la gioia e la purezza.Il sacrificio che il Padre ha accettato per la no-

stra redenzione, permettendo che suo Figlio mo-risse per noi, dovrebbe farci comprendere qualimete possiamo raggiungere grazie al Cristo.

L’apostolo Giovanni, contemplando l’immensoamore del Padre per l’umanità perduta, fu pervasoda un sentimento di rispetto e di adorazione. Nontrovando parole adatte per esprimerne la grandez-za e la bontà, invitò gli uomini a contemplarlo:«Vedete come ci ha voluto bene il Padre! Egli ci hachiamati a essere suoi figli...» (1 Giovanni 3:1).

L’uomo assume così un valore enorme! Mentrea causa del peccato l’umanità era soggetta a Sata-na, grazie alla fede nel sacrificio espiatorio del Cri-sto i figli di Adamo possono diventare figli di Dio.

Il Cristo, assumendo la natura umana, ha nobili-tato l’uomo; grazie a lui anche l’individuo più cor-rotto può diventare degno del nome di «figlio diD i o » .

Solo un amore infinito, quell’amore straordina-rio di Dio per un mondo che non lo ama, può ren-derci figli del Re del cielo. Esso deve costituire ilsoggetto di una profonda riflessione e porre lamente e l’intero essere sotto il controllo della vo-lontà di Dio.

Osservando il carattere di Dio, alla lucedell’esperienza della croce, notiamo che la miseri-cordia, la sensibilità e il perdono si armonizzanocon la giustizia e comprendiamo con sempre mag-giore chiarezza quell’amore così grande e intensoche supera anche il più profondo affetto di unamadre per il figlio ribelle.

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Dio soffrì con il Figlio. Colui che è amore infini-to pagò, tramite l’agonia del Getsemani e la mortesul Calvario, il prezzo per la nostra redenzione.

Gesù affermò: «Per questo il Padre mi ama, per-ché io offro la mia vita, e poi la riprendo» (Giovan-ni 10:17), intendendo dire: «Mio padre vi ama cosìtanto, che ora mi ama ancora di più perché ho ac-cettato di offrire me stesso per redimervi, perchédivento vostro sostituto e garante, perché rinun-cio alla mia vita attribuendomi le vostre trasgres-sioni e i vostri errori; grazie al mio sacrificio Dio,senza commettere alcuna ingiustizia, può giustifi-care chi crede in me».

Nessuno, tranne il Figlio di Dio, avrebbe potutosalvarci, perché solo colui che era in sintonia per-fetta con il Padre, che conosceva l’ immensitàdell’amore di Dio, poteva rivelarlo. Solo il sacrifi-cio infinito del Cristo, in favore dell’umanità cor-rotta, poteva farci conoscere in maniera adeguatal’amore di Dio che «... ha tanto amato il mondo dadare il suo unico Figlio...» (3:16).

Dio offrì suo Figlio all’umanità decaduta non so-lo perché vivesse fra gli uomini, si immedesimassenella loro realtà, ne comprendesse profondamen-te gli interessi e le necessità, unendosi indissolu-bilmente a loro tanto da non vergognarsi «... dichiamarli fratelli» (Ebrei 2:11), ma anche perchéproprio lui, che era uno con Dio, ne portasse ipeccati e morisse per loro. Il Cristo, nostro sacrifi-cio, nostro avvocato e nostro fratello, che si pre-senta al Padre nella sua dimensione umana, ri-marrà in eterno il Figlio dell’uomo.

Questo piano è stato concepito per dare all’uo-mo la possibilità di risollevarsi dalla miseria e dalladegradazione del peccato, riflettere l’amore di Dio

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Capitolo 2

SULLE ORME DI GESÙ

A causa dell’apostasia, l’uomo si separò da Dio e fra la terra e il cielo si creò una frattura che non permetteva più nessun contatto. Ma il Cristo ha nuovamente unito la terra al cielo, ha gettato un ponte sull’abisso del peccato per permettere agli angeli di entrare in relazione con gli uomini. Il Cristo ricongiunge l’umanità, debole e perduta, alla potenza infinita di Dio.

L’uomo in origine possedeva grandi capacità,aveva una mente equilibrata, era animato da pen-sieri e intenti puri: era un essere perfetto che vive-va in armonia con Dio. In seguito alla sua disubbi-dienza, queste facoltà degenerarono e nel suo ani-mo l’egoismo sostituì l’amore. Divenne così debo-le da non riuscire più a opporsi al male, tanto chese Dio non fosse intervenuto, in modo del tuttoparticolare, egli sarebbe rimasto per sempre pri-gioniero del diavolo.

Satana si era proposto di intralciare il nobile de-stino dell’uomo, devastare la terra e renderla unluogo di sofferenza, attribuendo poi tutto questomale al Creatore dell’uomo.

Prima del peccato, Adamo godeva della serena

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l’uomo peccatore, è necessario che la potenza di-vina compia una trasformazione interiore: occorreil Cristo. Solo la sua grazia può ravvivarne la sensi-bilità, attrarlo a Dio e guidarlo in una vita santa.

Il Salvatore disse: «... se uno non nasce nuova-mente», cioè se non riceve un cuore nuovo, senon è animato da nuovi desideri, nuovi moventiche lo guidano verso una nuova vita non «... puòvedere il regno di Dio» (Giovanni 3:3). Pensareche sia sufficiente sviluppare le qualità dell’animoumano, è un errore fatale. «Ma l’uomo che non haricevuto lo Spirito di Dio non è in grado di acco-gliere le verità che lo Spirito di Dio fa conoscere.Gli sembrano assurdità e non le può comprendereperché devono essere capite in modo spirituale»(1 Corinzi 2:14). «Non meravigliarti se ti ho detto:dovete nascere in modo nuovo» (Giovanni 3:7).Del Cristo è detto: «Egli era vita e la vita era luceper gli uomini» (1:4). «Gesù Cristo, e nessun altro,può darci la salvezza: infatti non esiste altro uomoal mondo al quale Dio abbia dato il potere di sal-varci» (Atti 4:12).

Non è sufficiente rendersi conto dell’amore diDio, avvertirne la benevolenza e la sollecitudinepaterna; non basta comprendere la validità e lasaggezza della sua legge e ammettere che è fonda-ta sul principio eterno dell’amore. Infatti quandol’apostolo Paolo riconobbe tutto ciò dopo aver di-chiarato: «Però se faccio quel che non voglio, rico-nosco che la legge è buona... Di per sé, la legge èsanta e il comandamento è santo, giusto e buono»(Romani 7:16,12), aggiunse poi con profonda ama-rezza e disperazione: «Noi certo sappiamo che lalegge è spirituale. Ma io sono un essere debole,schiavo del peccato» (v. 14). Paolo desiderava ar-

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comunione con colui nel quale «... sono nascostitutti i tesori della sapienza e della conoscenza»(Colossesi 2:3); ma quando trasgredì la legge, per-se la gioia della santità e cercò di evitare la presen-za di Dio.

Chi non vive in armonia con Dio, perché non èstato rigenerato da lui, non solo non prova nessundesiderio di essere in comunione con il Signore,ma evita la compagnia dei suoi figli. Se il peccato-re potesse entrare in cielo non si sentirebbe affat-to coinvolto dall’amore disinteressato che vi re-gna, come riflesso di colui che è amore infinito; isuoi pensieri e interessi, così diversi da quelli del-le creature celesti, lo renderebbero un essere infe-lice, una nota stonata nella sinfonia del cielo. Desi-dererebbe solo nascondersi, evitare colui che è lu-ce e fonte di ogni gioia. Il cielo insomma sarebbeper lui un luogo talmente spaventoso da preferirela morte alla presenza di colui che morì per salvar-lo. La decisione di escludere i malvagi dal cielonon è quindi un atto arbitrario di Dio.

Nessun uomo ha la forza di uscire dall’abissodel peccato in cui è caduto perché non può cam-biare il proprio cuore malvagio.

«Da chi è impuro non si può trarre nulla di pu-ro» (Giobbe 14:4). «Perché quelli che seguono leinclinazioni dell’egoismo sono nemici di Dio, nonsi sottomettono alla legge di Dio: non ne sono ca-paci» (Romani 8:7).

L’educazione, la cultura, l’esercizio della propriavolontà, insomma ogni sforzo che l’uomo possacompiere ha un valore relativo e, anche se deter-mina un comportamento apparentemente corret-to, non può assolutamente cambiare il suo animo.Per rendere pura la vita nella sua essenza e giusto

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municazione fra Dio e l’uomo. A questa stessa im-magine il Cristo si riferì quando, parlando con Na-tanaele, disse: «... Io vi assicuro che vedrete il cie-lo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere versoil Figlio dell’uomo» (Giovanni 1:51).

A causa dell’apostasia, l’uomo si separò da Dio efra la terra e il cielo si creò una frattura che nonpermetteva più nessun contatto. Ma il Cristo hanuovamente unito la terra al cielo, ha gettato unponte sull’abisso del peccato per permettere agliangeli di entrare in relazione con gli uomini. Il Cri-sto ricongiunge l’umanità, debole e perduta, allapotenza infinita di Dio.

I sogni di progresso dell’umanità, i suoi sforziper elevare il livello di vita sono inutili, se non so-no sorretti da colui che è l’unico a garantire spe-ranza e aiuto a un mondo corrotto: «Tutto ciò cheabbiamo di buono e di perfetto viene dall’alto: èun dono di Dio, creatore delle luci celesti. E Dionon cambia e non produce tenebre» (Giacomo1:17). Nessuno può avere veramente un buon ca-rattere se Dio non glielo dona. Il Cristo, come hadetto egli stesso, è l’unica via per arrivare a Dio:«Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difen-sore che starà sempre con voi» (Giovanni 14:16).

Dio prova per gli uomini un amore più fortedella morte, tanto che ci ha donato suo Figlio etutto il cielo in un unico dono. La vita, la morte el’intercessione del Salvatore, l’aiuto degli angeli, irichiami dello Spirito, l’azione onnipotente del Pa-dre, l’interessamento costante delle creature cele-sti: tutto questo è in vista della salvezza dell’uo-m o .

Contempliamo il meraviglioso sacrificio che èstato compiuto per noi! Cerchiamo di apprezzare

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dentemente essere giusto, ma non avendo la forzadi raggiungere questo ideale gridò: «... Me infelice!La mia condizione di uomo peccatore mi trascinaverso la morte: chi mi libererà?» (v. 24). A questogrido, che prorompe in ogni tempo e in ogni luo-go dall’animo di chi è oppresso, vi è solo una ri-sposta: «Ecco l’Agnello di Dio che prende su di séil peccato del mondo» (Giovanni 1:29).

Sono molte le immagini di cui lo Spirito di Diosi è servito per illustrare queste verità, per farlecomprendere a coloro che desiderano essere libe-rati dal senso di colpa.

Quando Giacobbe, dopo aver ingannato Esaù,fuggì dalla casa del padre, fu oppresso dall’ango-scia che si prova quando si riconoscono i proprierror i (c fr . Genesi 28:10-22) . Solo, sul la v iadell’esilio, privo dell’affetto dei propri cari, teme-va soprattutto che il suo peccato lo avesse allonta-nato da Dio e il suo legame con il cielo si fosse in-terrotto. Pervaso da una profonda tristezza, si di-stese sulla terra nuda: intorno a lui non vedeva al-tro che colline silenziose e su di lui c’era soltantol’immensa volta del cielo. Nel sonno, in visione,scorse prima una strana luce, poi una misteriosascala che dalla terra sembrava portare proprio alleporte del cielo e sulla quale salivano e scendevanogli angeli di Dio. Giacobbe udì annunciare, dall’al-to di quella fantastica scala, un messaggio divinodi speranza e consolazione: era l’annuncio dellavenuta di un Salvatore, ciò che più di ogni altracosa desiderava.

Ora che aveva capito che il peccatore poteva es-sere riconciliato con Dio, Giacobbe provava gioiae riconoscenza. La scala misteriosa che aveva vistoin sogno, rappresentava Gesù, il solo mezzo di co-

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Capitolo 3

IL PRIMO PASSO: RICONOSCERE

I PROPRI ERRORI

Non consideriamo il peccato come qualcosa di insignificante. Ogni gesto di trasgressione, noncuranza o rifiuto della grazia del Cristo, ha una ripercussione negativa su noi stessi; rende insensibili, indebolisce la volontà, diminuisce la capacità di comprensione. Oltre a essere meno propensi ad accettare lo Spirito Santo, la nostra sensibilità nel riconoscerne gli appelli si affievolisce.

L’uomo come potrà essere considerato giustoda Dio? Il peccatore come può essere giustificato?Se soltanto tramite il Cristo è possibile riconciliar-si con Dio, raggiungere la santità, che cosa dob-biamo fare per rivolgerci a Gesù? Molti, convinti diessere peccatori, fanno la stessa domanda che po-se la folla nel giorno della Pentecoste: «... Fratelli,che cosa dobbiamo fare?» (Atti 2:37). Pietro allorarispose così: «Cambiate vita...» (v. 38) e poco tem-po dopo, in un’altra occasione, esortò: «Cambiatevita, dunque, e ritornate a Dio, perché Dio perdo-ni i vostri peccati!» (3:19).

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il piano straordinario che si sta attuando nel cieloper ricondurre l’uomo smarrito, alla casa del Pa-dre! Non si potrebbero pretendere mezzi più effi-caci né moventi più forti. La ricompensa supremaper coloro che agiscono con giustizia, la felicità di-vina, la compagnia degli angeli, la comunione el’amore di Dio e del Figlio, il progresso e il perfe-zionamento di tutte le nostre facoltà nel corsoeterno dei secoli, non sono forse motivi sufficientiper incoraggiarci a seguire con amore il nostroCreatore e Redentore?

Il modo in cui Dio condanna il peccato, l’inevi-tabile giudizio, la degradazione del carattere e ladistruzione finale, sono presentati dalla Parola diDio per avvertirci dell’assurdità della decisione diseguire Satana.

Respingeremo la misericordia di Dio? Che cosaci aspettiamo da lui? Stabiliamo buoni rapporticon colui che ci ha amato in modo così straordina-rio; utilizziamo le possibilità che ci sono state of-ferte per poter diventare simili a lui, per essereriammessi fra gli angeli e vivere in armonia con ilPadre e con il Figlio.

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preoccuparono per il peccato commesso, ma soloper le sue conseguenze.

Quando il peccatore si dimostra sensibile alloSpirito di Dio, la sua coscienza si risveglia ed egliavverte la profondità e la sacralità della legge conla quale Dio governa il cielo e la terra. «La luce ve-ra, colui che illumina ogni uomo...» (Giovanni 1:9)si diffonde nell’animo del peccatore rivelandone isegreti, convincendolo pienamente del propriopeccato. L’uomo teme allora di doversi presentaredavanti a colui che conosce tutto, perché oltre aessere consapevole delle proprie colpe, si rendeconto della giustizia dell’Eterno. Scoprendo l’amo-re di Dio scorgerà la bellezza della santità, proveràla gioia della purezza e un profondo desiderio diessere perdonato e di poter entrare in contattocon il cielo.

La preghiera che Davide innalzò dopo aver com-messo un grave errore, fa comprendere in che co-sa consista il vero pentimento. Invece di cercare diattenuare la propria colpa o di evitare la condannache lo minacciava, Davide comprese la gravità del-la propria trasgressione, riconobbe la sua immora-lità, provò una vera avversione per il peccato. Nonpregò soltanto per ottenere il perdono ma perchéil suo cuore fosse purificato e implorò che gli fos-se restituita la gioia della santità per poter viverenuovamente in armonia e in comunione con Dio.Ecco le sue parole sincere: «Felice l’uomo al qualeDio ha perdonato la colpa e condonato il peccato.Felice l’uomo che ha il cuore libero da menzognae che il Signore non accusa di peccato» (Salmo32:1,2). «Pietà di me, o Dio, nel tuo grande amore;nella tua misericordia cancella il mio errore. Lava-mi da ogni mia colpa, purificami dal mio peccato.

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Il pentimento deve implicare un profondo dolo-re per il peccato e il desiderio di rinunciarvi. Oc-corre riconoscerne la gravità e distaccarsene com-pletamente se vogliamo davvero cambiare la no-stra vita.

Sono molti coloro che non riescono a compren-dere il vero significato del pentimento; essi sonorattristati per il peccato commesso e, temendo leconseguenze del loro comportamento, si limitanoa migliorare se stessi soltanto superficialmente.Questo non è il pentimento che la Bibbia ci inse-gna: queste persone sono più dispiaciute per leconseguenze dei loro errori, che per il peccato insé. Quando Esaù si accorse di aver definitivamenteperso il diritto di primogenitura, provò lo stessotimore. Questa fu anche l’esperienza di Balaam,che terrorizzato dall’angelo che gli stava davanticon la spada sguainata, per paura di perdere la vi-ta, riconobbe la propria colpa; ma in seguito di-mostrò di non essersi pentito sinceramente, dinon provare avversione per il male e di non avercambiato le proprie intenzioni.

Dopo aver tradito il Signore, Giuda Iscariotaesclamò: «Ho fatto male, ho tradito un innocente»(Matteo 27:4). Fu il terribile presentimento dellacondanna e l ’angosciosa attesa del giudizio astrappare questa confessione alla coscienza colpe-vole di Giuda. Era terrorizzato soltanto per le con-seguenze del proprio errore, ma in lui non si ma-nifestò nessun dolore profondo e straziante peraver tradito il Figlio innocente di Dio. Quando ilfaraone d’Egitto fu colpito dai giudizi divini rico-nobbe il proprio peccato soltanto per evitare ulte-riori castighi; infatti, appena le piaghe cessarono,ritornò a sfidare Dio. Tutti questi uomini non si

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stolo Pietro lo affermò chiaramente quando par-lando del Cristo, disse agli israeliti: «Dio lo ha in-nalzato accanto a sé, come nostro capo e Salvato-re, per offrire al popolo d’Israele l’occasione dicambiar vita e di ricevere il perdono dei peccati»(Atti 5:31). Come nessuno può essere perdonatosenza il Cristo, allo stesso modo se lo Spirito delCristo non rende sensibile la coscienza, nessunopuò pentirsi.

Il Cristo ispira il bene e soltanto lui può inculca-re nell’animo umano l’avversione per il male;quando aspiriamo alla verità e alla purezza, quan-do siamo convinti della nostra colpevolezza, pos-siamo essere sicuri che lo Spirito del Cristo agiscein noi.

Gesù ha detto: «E quando sarò innalzato dalla ter-ra, attirerò a me tutti gli uomini» (Giovanni 12:32).Il peccatore deve riconoscere Gesù come il Salva-tore che muore per i peccati del mondo, contem-plare l’Agnello di Dio immolato sul Calvario, perscorgere quell’amore divino che conduce al penti-mento. Quando ci soffermiamo sull’amore illimita-to che il Cristo ha dimostrato morendo sul Calva-r io , impress ionat i e commossi , c i pent iamop r o f o n d a m e n t e .

È vero che talvolta alcuni, pur non essendo con-sapevoli di essere ispirati da Dio, rinunciano a cer-te loro abitudini perché si vergognano del propriocomportamento. Ogni sincero desiderio di fare ilbene, di cambiare se stessi, è un effetto dell’azio-ne del Cristo che agisce nell’uomo, sensibilizzan-done la coscienza e migliorandone la condotta.Mentre Gesù ci invita a rivolgere la nostra atten-zione alla tragedia della croce, provocata dai no-stri peccati, la legge divina si impone alla coscien-

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Sono colpevole e lo riconosco, il mio peccato èsempre davanti a me. Contro te, e te solo, ho pec-cato; ho agito contro la tua volontà. Quando con-danni, tu sei giusto, le tue sentenze sono limpide.Fin dalla nascita sono nella colpa, peccatore mi haconcepito mia madre. Ma tu vuoi trovare dentro dime verità, nel profondo del cuore mi insegni la sa-pienza. Purificami dal peccato e sarò puro, lavamie sarò più bianco della neve. Fa’ che io ritrovi lagioia della festa, si rallegri quest’uomo che haischiacciato. Togli lo sguardo dai miei peccati, can-cella ogni mia colpa. Crea in me, o Dio, un cuorepuro; dammi uno spirito rinnovato e saldo. Nonrespingermi lontano da te, non privarmi del tuospirito santo. Ridonami la gioia di chi è salvato, misostenga il tuo spirito generoso» (51:3-14).

L’uomo non può provare spontaneamente un si-mile pentimento, è il dono che il Cristo, asceso alcielo, offre agli uomini. Molti si sbagliano propriosu questo punto e quindi si privano di quell’aiutoche Gesù desidera offrire loro. Essi pensano cheoccorra pentirsi prima di rivolgersi al Cristo e chequesto pentimento costituisca il presupposto perottenere il perdono dei propri peccati. Ma se è ve-ro che il pentimento precede il perdono, perchésolo una persona profondamente addolorata puòsentire il bisogno del Salvatore, è altrettanto veroche il peccatore non deve aspettare di ravvedersiprima di rivolgersi a Gesù, se non vuole che lostesso pentimento gli impedisca di arrivare al Sal-v a t o r e .

La Bibbia non insegna che il peccatore devepentirsi prima di accogliere l’invito del Cristo: «Ve-nite con me... io vi farò riposare» (Matteo 11:28); èlui stesso a ispirare un pentimento sincero. L’apo-

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l’amore nei confronti di Dio e dell’uomo. Nella mi-sura in cui contempliamo il Salvatore e riceviamoda lui quella luce che illumina lo spirito, ci rendia-mo conto dei nostri peccati.

Come Nicodemo (cfr. Giovanni 3:1-20), possia-mo illuderci di condurre una vita irreprensibile, diavere un buon carattere, o ritenere di non aver bi-sogno di umiliarci davanti a Dio come comunipeccatori; ma quando la luce del Cristo illumina ilnostro spirito, scopriamo quanto siamo indegni,notiamo che siamo motivati da intenti egoisticiche si oppongono a Dio e che tutto ciò influiscesu ogni atto della nostra vita. Comprendiamo chela nostra giustizia assomiglia a un panno sporco,che il sacrificio del Cristo può purificarci dal pec-cato e rendere il nostro spirito simile al suo.

Se un raggio della gloria di Dio, della purezzadel Cristo, penetra nell’animo umano, mette dolo-rosamente in evidenza ogni elemento negativo,ogni deformazione e difetto di carattere, ne mani-festa desideri illeciti, sentimenti di infedeltà, paro-le indegne.

Colui che ha peccato, contemplando il caratteredel Cristo, si umilierà profondamente, proverà di-sgusto di se stesso e comprenderà di aver cercatodi annullare slealmente la legge di Dio.

Quando il profeta Daniele, consapevole dellapropria debolezza e dei propri difetti, vide losplendore che circondava l’angelo che gli era statoinviato, si sentì svenire. Parlando poi di questaesperienza, il profeta dirà: «Intanto le forze mivennero meno, la mia faccia cambiò colore, diven-ni pallido e mi sentii svenire» (Daniele 10:8).Quando una persona ritrova questa sensibilità,odia il suo egoismo, il suo amor proprio e ricerca

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za rivelando la nostra malvagità e i nostri erroripiù nascosti. La consapevolezza della giustizia delCristo porta allora a esclamare: «Perché chi com-mette peccato può essere salvato solo attraversoun sacrificio così grande? Era davvero necessariotanto amore, sofferenza, umiliazione, per liberarcidalla morte e permetterci di vivere eternamente?».

Se il peccatore non resiste a questo amore e ac-cetta di essere guidato verso il Cristo, egli lo atti-rerà a sé, e rivelandogli il piano della salvezza, locondurrà davanti alla croce pentito per i propripeccati che hanno fatto soffrire così tanto il Figliodi Dio.

La stessa mente divina che guida la natura parlaal cuore dell’uomo facendogli provare misteriosa-mente il bisogno di qualcosa che gli manca, chenon può trovare intorno a sé e invitandolo a ricer-care soltanto ciò che può renderlo sereno e puro:la grazia del Cristo. Il Salvatore cerca costante-mente, e in molti modi, di l iberare l’uomo daquelle passioni che non appagano, per offrirgli lesue benedizioni infinite. Il profeta, rivolgendosi atutti coloro che cercano invano di dissetarsi alle«cisterne screpolate» (cfr. Geremia 2:13) di questomondo, dice: «Chi ha sete venga: chi vuole l’acquache dà la vita ne beva gratuitamente!» (Apocalisse2 2 : 1 7 ) .

Se desiderate profondamente qualcosa di me-glio di ciò che la società può offrire, riconosceteche in questo momento la voce di Dio vi sta par-lando. Chiedetegli di sperimentare il vero penti-mento, di poter comprendere l’amore e la purezzainfiniti del Cristo. Il Salvatore, dimostrando duran-te la sua vita benevolenza e altruismo, ha perfetta-mente incarnato i principi della legge divina:

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Il povero pubblicano che in preghiera diceva:«O Dio, abbi pietà di me che sono un povero pec-catore!» (Luca 18:13), si considerava e veniva con-siderato dagli altri, un uomo veramente malvagio;ma pur rendendosi conto del proprio stato, si pre-sentò a Dio così com’era, per chiedere perdono,oppresso dal senso di colpa e dalla vergogna. Inquesto modo dimostrò di essere sensibile all’azio-ne dello Spirito di Dio che lo liberò dal peccato. Alcontrario il fariseo, con la sua preghiera, dimostròdi essere ipocrita, superbo e quindi insensibileall’influsso dello Spirito Santo. Era così lontano daDio da non rendersi conto del contrasto che esi-steva fra la propria condotta e la perfezione e lasantità di Dio, e non sentendo il bisogno di nulla,non ricevette nulla.

Se vi rendete conto di essere dei peccatori, nonaspettate di diventare migliori. Moltissimi credonodi non essere sufficientemente buoni per rivolger-si al Cristo. Ma chi può migliorare se stesso con leproprie forze? «Può un uomo di colore cambiare lasua pelle o un leopardo cancellare le sue macchie?Così i tuoi abitanti, abituati a comportarsi male, siilludono forse di poter fare qualcosa di buono?»(Geremia 13:23). Solo Dio può aiutarci. Non dob-biamo cercare argomenti più persuasivi, opportu-nità migliori o raggiungere un carattere più santo,ma consapevoli della nostra impotenza, dobbiamorivolgerci al Cristo così come siamo.

Nessuno si inganni pensando che Dio salvi an-che coloro che respingono la sua grazia perchéegli è amore infinito. A chi sostiene che Dio siatroppo buono per condannare il peccatore, indica-te il Calvario: solo la croce infatti fa comprenderel’enorme gravità del peccato. Il Cristo ha preso su

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attraverso la giustizia di Gesù, quella purezza chele permette di vivere in armonia con la legge diDio e il carattere del Cristo.

L’apostolo Paolo ha affermato: «... mi considera-vo giusto perché seguivo la legge in modo irre-prensibile» (Filippesi 3:6); ma quando si rese con-to del significato spirituale della legge, si riconob-be peccatore. In altre parole, quando l’apostolovalutava la sua vita sulla base dell’osservanza for-male della legge, si riteneva immune dal peccato;ma quando considerava la portata di questa leggee si vedeva come Dio lo vedeva, confessava umil-mente la propria colpa: «e io prima vivevo senza lalegge, ma quando venne il comandamento, allorai l peccato prese v i ta , e io mori i . . . » (Romani7:9,10). Appena riuscì a comprendere la naturaspirituale della legge, il peccato gli apparve orribi-le e perse la stima che aveva di sé.

Per il Signore, come del resto anche per l’uomo,non tutti i peccati hanno la stessa importanza; perquanto alcuni errori possano apparire insignifican-ti all’imperfetta valutazione umana Dio, che giudi-ca tutto equamente, non considera nessun pecca-to di scarsa rilevanza. Si disprezza l’ubriaco affer-mando che sarà escluso dal cielo, mentre troppospesso non si biasima l’orgoglio, l’egoismo e l’ava-rizia. In realtà sono questi i peccati che offendonomaggiormente Dio, perché essi negano l’amoreche contraddistingue il suo carattere misericordio-so e l’atmosfera che regna nei mondi che non co-noscono la corruzione. Chi commette un peccatopalese può provare vergogna e sentire il bisognodella grazia del Cristo, ma l’orgoglioso non provaquesta necessità, è insensibile alle benedizioni in-finite che il Cristo è venuto a offrire.

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coloso di quanto non si pensi: significa vivere nelpeccato. Cedere anche a un piccolo peccato puòavere conseguenze eterne, perché ciò che noncontrolliamo finirà per travolgerci.

Adamo ed Eva pensavano che il fatto di mangia-re il frutto proibito non avrebbe avuto le terribiliconseguenze annunciate da Dio. In realtà, com-piendo quel piccolo gesto, essi trasgredirono lasanta e immutabile legge di Dio e il mondo fu de-vastato dalle conseguenze della morte e delle peg-giori calamità.

Da allora, nel corso dei secoli, dalla terra si ele-va un lamento continuo e tutto il creato soffre acausa della disubbidienza dell’uomo, mentre ilCalvario si erge come monumento del sacrificiosupremo richiesto per cancellare la trasgressionedella legge divina.

Non consideriamo il peccato come qualcosa diinsignificante. Ogni gesto di trasgressione, noncu-ranza o rifiuto della grazia del Cristo, ha una riper-cussione negativa su noi stessi; rende insensibili,indebolisce la volontà, diminuisce la capacità dicomprensione. Oltre a essere meno propensi adaccettare lo Spirito Santo, la nostra sensibilità nelriconoscerne gli appelli si affievolisce.

Molti placano la propria coscienza pensando dipoter cominciare a comportarsi correttamentequando vogliono, oppure di respingere gli appellidi Dio, decidendo di accoglierli in seguito. Riten-gono che dopo essersi opposti allo Spirito dellagrazia ed essersi alleati a Satana possono, in unmomento di crisi, cambiare la loro esistenza.

In realtà non è così facile, perché l’esperienza el’educazione di un’intera vita hanno talmente pla-smato la loro persona, che difficilmente essi desi-

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di sé le colpe dei peccatori e ha sofferto al postoloro, perché non esiste nessun altro modo per sal-vare l’uomo. Senza questo sacrificio l’umanità nonpuò assolutamente sottrarsi alla tirannia corruttri-ce del peccato, non può ristabilire nessun contat-to con le creature celesti né vivere un’esperienzaspirituale. L’amore, la sofferenza e la morte del Fi-glio di Dio attestano la terribile gravità del peccatoe fanno comprendere che nessuno può evitarlo esperare in una vita migliore se non si sottomette alC r i s t o .

Coloro che non sono disposti a pentirsi, a voltesi scusano parlando in questi termini di chi si pro-fessa cristiano: «Non siamo più cattivi di loro, néloro sono più cauti, equilibrati o generosi di noi;anzi, amano i piaceri e gli agi proprio come noi».Così le colpe degli altri diventano scuse per i pro-pri errori. Ma i peccati o i difetti altrui non hannomai giustificato nessuno, perché il Signore non ciha proposto un modello di vita imperfetto, ma ciha donato suo Figlio che, vivendo su questa terracome un uomo, ci ha proposto un esempio di vita.

Tutti coloro che si lamentano del cattivo com-portamento dei presunti cristiani, dovrebberocondurre un vita esemplare, in quanto il loro altoconcetto dell’ideale cristiano aggrava il loro pecca-to, perché essi conoscono il bene ma rifiutano dif a r l o .

Rimandare è pericoloso. Ricercate subito il per-dono dei peccati e la purezza che Gesù può dare,perché trascurando tutto ciò migliaia di personehanno commesso un errore che implica conse-guenze eterne. Non accettare subito l’appello del-lo Spirito di Dio, anche al di là di una valutazionesulla brevità e sull’incertezza della vita, è più peri-

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purificare il loro spirito. È importante quindi ricor-dare questa preghiera: «Fa’ che io ritrovi la gioiadella festa, si rallegri quest’uomo che hai schiac-ciato» (51:10). Siate leali con voi stessi, impegna-tevi con serietà e costanza come se ne andasse dimezzo la vostra stessa vita. È una questione chedovete regolare fra voi e Dio per l’eternità, ricor-dando che una semplice e vaga speranza può por-tare solo alla rovina.

Studiate la Parola di Dio con spirito di preghie-ra; essa vi presenta, attraverso la legge di Dio e lavita del Cristo, i grandi principi della santificazionesenza i quali «... nessuno di voi potrà vedere il Si-gnore» (Ebrei 12:14); vi convince dei vostri peccatie rivela la via che porta alla salvezza. Ascoltatequesta Parola, perché è Dio che parla al vostroc u o r e .

Non dobbiamo scoraggiarci quando notiamo lagravità del peccato e ci rendiamo conto di ciò chesiamo, perché il Cristo è venuto per salvare i pec-catori. Non siamo noi che dobbiamo riconciliarcicon Dio, perché egli «... ha riconciliato il mondocon sé per mezzo di Cristo...» (2 Corinzi 5:19), hamanifestato un amore meraviglioso e cerca di atti-rare a sé i suoi figli sbandati. Nessun genitore saessere così paziente come Dio per le colpe e glierrori dei propri figli; nessuno potrebbe esortarecon maggiore affetto il trasgressore, rivolgergli ap-pelli talmente sublimi da non poter essere espres-si con nessun linguaggio umano. Ogni promessadivina, ogni avvertimento, è l’espressione di unamore straordinario.

Quando Satana vi suggerisce che siete peccato-ri, proverete sollievo se pensate al vostro Reden-tore, se parlate dei suoi meriti, se contemplate la

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derano essere trasformati per diventare simile alC r i s t o .

Anche un solo difetto di carattere, una sola pas-sione a lungo accarezzata, rafforza l’avversione perDio e può annullare tutta l’efficacia del messaggiodel Vangelo. Colui che manifesta un forte scettici-smo o un’assoluta indifferenza nei confronti dellaverità divina, mieterà ciò che ha seminato. In tuttala Bibbia, per coloro che giocano con il male, nonc’è avvertimento più terribile di quello del saggioil quale afferma che il peccatore «... è prigionierodei suoi stessi peccati» (Proverbi 5:22).

Il Cristo è pronto a liberarci dal peccato, senzaperò forzarci. Ma se in seguito a una trasgressionecontinua, la nostra volontà è talmente indebolitadal male che non desideriamo più essere salvati enon accettiamo più la grazia divina, che cosa potràfare Gesù per noi? Siamo la causa della nostra rovi-na perché abbiamo r i f iutato l ’amore di Dio.«Nell’ora della mia misericordia ti ho ascoltato nelgiorno della salvezza...» (2 Corinzi 6:2). «Oggi, seudite la voce di Dio, non indurite i vostri cuori»(Ebrei 3: 8).

«L’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guar-da il cuore» (1 Samuele 16:7); un cuore che na-sconde tanti inganni, agitato da emozioni contra-stanti, dalla gioia e dal dolore, un cuore traviato eribelle. Rivolgetevi a colui che ne conosce gli in-tenti, gli impulsi e presentatevi così come siete; e,come il salmista, esclamate: «Scrutami e conosci ilmio cuore, o Dio. Mettimi alla prova e scopri imiei pensieri. Vedi se seguo la via del male e gui-dami sulla tua via di sempre» (Salmo 139:23,24).

Sono molti coloro che accettano una religioneunicamente intellettuale, una pietà formale, senza

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Capitolo 4

LIBERARSI DAL PESO DEL PASSATO

Chi non ha riconosciuto con umiltà i propri errori deve ancora compiere il primo passo per essere accolto da Dio. Se non abbiamo provato quella tristezza di cui non ci si rammarica mai, se non ci siamo profondamente umiliati e non abbiamo confessato i nostri peccati, manifestando tutta la nostra amarezza, e provato disgusto per la nostra malvagità, significa che non abbiamo mai ricercato veramente il perdono per le nostre colpe e quindinon abbiamo mai sperimentato la pace di Dio.

«Chi nasconde i suoi sbagli non avrà successo;chi li confessa e li abbandona sarà perdonato»(Proverbi 28:13).

Dio ci offre la sua grazia a condizioni semplici,giuste e ragionevoli. Non dobbiamo fare nulla didifficile per ottenere il perdono dei peccati; nonoccorrono lunghi e faticosi pellegrinaggi né peno-se penitenze per raccomandarci a Dio o per espia-re le nostre trasgressioni.

Chi confessa i propri peccati e li abbandona saràtrattato con misericordia.

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sua luce e se, oltre a riconoscere il vostro peccato,dichiarerete al nemico che «Cristo Gesù è venutonel mondo per salvare i peccatori» (1 Timoteo1:15) e che voi potete essere salvati grazie al suoamore infinito.

Gesù un giorno interrogò Simone, il fariseo, aproposito di due debitori: uno doveva al padroneuna piccola quantità di denaro, mentre l’altro eradebitore di una grossa somma, ma il padrone can-cellò entrambi i crediti. Gesù gli chiese chi avreb-be amato di più il proprio padrone. Simone rispo-se: «Penso, quello che ha ricevuto un favore piùgrande» (Luca 7:43).

Siamo dei peccatori, ma il Cristo è morto perperdonarci e i meriti del suo sacrificio sono tali darenderci giusti davanti al Padre. Coloro che sonostati maggiormente perdonati lo ameranno di piùe si avvicineranno al suo trono per lodarlo perl’amore manifestato e per il suo grande sacrificio.Quando comprendiamo la profondità dell’amoredi Dio, ci rendiamo conto della gravità del pecca-to, e quando consideriamo la lunghezza della funeche è stata calata dal cielo per noi, e percepiamoqualcosa della grandezza del sacrificio del Cristoin nostro favore, il nostro animo non può che es-sere pervaso dal pentimento e allo stesso tempodalla riconoscenza.

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peccati, pubblica o privata, dovrebbe essere fattacon sincerità, espressa liberamente, ma non conleggerezza o noncuranza; non dovrebbe mai esse-re imposta, in particolare da coloro che non sirendono conto di quanto sia ripugnante il pecca-to. La confessione è il sollievo che una personaprova nell’aprirsi a colui che è pietà infinita. Il sal-mista a questo proposito dice: «Il Signore ascoltachi lo invoca e lo libera da tutte le sue angustie»(Salmo 34:18).

La vera confessione non è mai generica, essa ri-conosce peccati talmente precisi che in certi casipossono essere presentati solo a Dio. Quegli erro-ri che invece sono stati commessi nei confronti dialtri devono essere confessati a coloro che ne han-no subito il danno, e quelli che sono stati com-messi verso un gruppo di persone saranno presen-tati pubblicamente. In ogni caso, la confessionedeve essere un preciso riconoscimento dei peccatidi cui ci si è resi colpevoli.

Ai tempi di Samuele, gli israeliti si allontanaronoda Dio, subendo le conseguenze dei loro errori.Abbandonarono il Re dell’universo e chiesero diessere governati come le nazioni vicine; avevanoperso la fede in Dio, non ne riconoscevano più lapotenza, la saggezza, la sovranità e pensavano cheegli non fosse più in grado di difenderli e rivendi-care la loro causa.

Ma in seguito furono costretti a fare questaesplicita confessione: «... abbiamo aggiunto un’al-tra colpa a tutti i nostri peccati quando abbiamochiesto per noi un re» (1 Samuele 12:19), ricono-scendo il peccato di ingratitudine di cui eranoconsapevoli, che toglieva loro la serenità, oppri-meva il loro animo e li separava dall’Eterno.

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L’apostolo Giacomo ci esorta: «Confessatevi a vi-cenda i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri,così che possiate guarire» (Giacomo 5:16).

Confessate a Dio i vostri peccati, le vostre colpee i torti commessi nei confronti degli altri, perchésolo lui vi può perdonare. Se avete offeso un ami-co o il vostro prossimo, dovete riconoscere i vo-stri errori così come, d’altra parte, colui che è sta-to offeso ha il dovere di perdonarvi con genero-sità. Soltanto allora potrete cercare il perdono delSignore, perché colui che avete disprezzato è unfiglio di Dio e, comportandovi male nei suoi con-fronti, avete peccato contro il suo Creatore e Re-dentore.

Il caso verrà presentato all’unico e vero media-tore, il nostro Sommo Sacerdote che «... è statomesso alla prova in tutto, come noi, ma non hacommesso peccato» (Ebrei 4:15) e quindi «... puòvenire in aiuto di quelli che sono nella tentazione»(2:18) e purificarci dal male.

Chi non ha riconosciuto con umiltà i propri er-rori deve ancora compiere il primo passo per esse-re accolto da Dio. Se non abbiamo provato quellatristezza di cui non ci si rammarica mai, se non cisiamo profondamente umiliati e non abbiamo con-fessato i nostri peccati, manifestando tutta la no-stra amarezza, e provato disgusto per la nostramalvagità, significa che non abbiamo mai ricercatoveramente il perdono per le nostre colpe e quindinon abbiamo mai sperimentato la pace di Dio.

Il solo motivo per cui i peccati che abbiamocommesso nel passato non vengono perdonati èda ricercare nel fatto che non vogliamo né umiliar-ci né attenerci alle condizioni che la parola di ve-rità ci indica esplicitamente. La confessione dei

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proibito, furono così sopraffatti da un senso divergogna e di paura che inizialmente pensaronosolo a trovare delle scuse per il loro errore e a sot-trarsi alla terribile sentenza di morte. Quando il Si-gnore chiese delle spiegazioni, Adamo si giustificòattribuendone la colpa in parte a Dio stesso e inparte alla sua compagna: «La donna che mi haimesso a fianco mi ha offerto quel frutto e io l’homangiato» (Genesi 3:12); mentre Eva disse: «... ilserpente mi ha ingannata e io ho mangiato» (v. 13).«Perché hai creato il serpente? Perché gli hai per-messo di venire in Eden?» chiedeva implicitamenteEva attribuendo così a Dio la responsabilità delproprio errore. Il tentativo di giustificare se stessi,che caratterizza tutti i figli di Adamo, è un espe-diente del padre della menzogna. Dio non accettasimili confessioni perché non sono state ispiratedallo Spirito Santo; il vero pentimento porta l’uo-mo ad assumersi e a riconoscere senza scuse eipocrisia la responsabilità della propria colpa. Co-lui che è sinceramente pentito implorerà, come ilpubblicano che non osava nemmeno alzare gli oc-chi al cielo: «O Dio, abbi pietà di me che sono unpovero peccatore» (Luca 18:13) e sarà giustificatoperché Gesù intercede, grazie al suo sacrificio, infavore di tutti coloro che si pentono.

Gli esempi di vero pentimento e di profondaumiliazione riportati nella Parola di Dio rivelanoche chi confessa i propri peccati non tenta di giu-stificarsi. Paolo non cercava scuse, anzi, dipinse ilproprio peccato a tinte fosche e non fece nullaper sminuire la propria colpa. Ecco le sue parole:«I capi dei sacerdoti mi avevano dato un poterespeciale, e io gettavo in prigione molti cristiani. Equando essi venivano condannati a morte, anch’io

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Dio non accetta la confessione che non è ac-compagnata da un sincero pentimento, da unprofondo rammarico per il peccato commesso eche non porta a una riforma della propria vita, eli-minando tutto ciò che lo offende. Ecco come ilprofeta descrive questa esperienza: «Lavatevi, puri-ficatevi, basta con i vostri crimini. È ora di smetter-la di fare il male, imparate a fare il bene, cercate lagiustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfanie difendete le vedove» (Isaia 1:16,17).

«Io posso dire a un uomo malvagio che devemorire, ma se questo smette di commettere il ma-le e agisce con giustizia e rispetta il diritto, nonmorirà. Se restituisce il pegno lasciatogli dal debi-tore, se rende quel che ha rubato, insomma sesmette di peccare e ubbidisce alle leggi che dannola vita, egli vivrà e non morirà più. Dimenticheròle sue colpe, ed egli vivrà perché ora agisce congiustizia e rispetta il diritto!» (Ezechiele 33:14-16).

Paolo, riguardo al pentimento, afferma: «La vo-stra tristezza era nei piani di Dio, ed essa ha susci-tato in voi desiderio di difendervi, indignazione,timore, desiderio di rivedermi, premura e zelo nelpunire il male. In ogni modo avete dimostrato dinon avere alcuna colpa in questa faccenda» (2 Co-rinzi 7:11).

Se il trasgressore, che ha una scarsa sensibilitàmorale, non cede all’azione potente dello SpiritoSanto, non noterà i difetti del proprio carattere enon si renderà conto della gravità del peccatocommesso; la sua confessione non sarà né seria nésincera e ogni volta che riconoscerà i propri erroricercherà di scusarsi attribuendone la causa allec i r c o s t a n z e .

Quando Adamo ed Eva mangiarono il frutto

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Capitolo 5

DONARE SE STESSI

Non potete cambiare da soli il vostro cuore né offrire a Dio i vostri affetti. Potete solo scegliere di servirlo, consacrare a lui la vostra volontà ed egli vi aiuterà a volere e agire secondo i suoi desideri.

Dio ha promesso: «Mi cercherete e mi troverete.Poiché mi cercherete con tutto il vostro cuore, iomi lascerò trovare da voi, ve lo prometto» (Gere-mia 29:13,14).

Se non ci sottomettiamo completamente a Dio,non diventeremo mai simili a lui, perché per natu-ra tendiamo ad allontanarci da lui. Lo Spirito San-to descrive la nostra situazione con queste parole:«... avendo commesso molti errori e molti peccati,eravate senza vita» (Efesini 2:2). «La vostra testa èmalata, il vostro cuore è completamente marcio»(Isaia 1:5). Noi siamo prigionieri di Satana, schiavidella sua volontà (cfr. 2 Timoteo 2:26), ma Diovuole guarirci e liberarci. Tutto ciò implica una to-tale trasformazione e un completo rinnovamentodel nostro carattere, che si realizzeranno solo se ciaffidiamo totalmente a lui.

Rinunciare a se stessi, arrendersi completamen-

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votavo contro di loro. Spesso andavo da una sina-goga all’altra per costringerli con torture a be-stemmiare. Ero crudele contro i cristiani senza al-cun riguardo, e li perseguitavo anche nelle cittàstraniere» (Atti 26:10,11). E poi affermò con con-vinzione: «Questa è una parola sicura, degna di es-sere accolta da tutti: “Cristo Gesù è venuto nelmondo per salvare i peccatori. Io sono il primodei peccatori”» (1 Timoteo 1:15).

Chi si pente sinceramente, manifestando umiltàe dolore, comprenderà l’amore di Dio e il signifi-cato del Calvario e si rivolgerà a Dio come un fi-glio che confessa i propri errori al padre che loama. La Parola di Dio dice: «Se invece riconoscia-mo pubblicamente i nostri peccati, Dio li perdo-nerà, perché egli mantiene la sua parola. Egli ci li-bererà da tutte le nostre colpe, perché è buono»(1 Giovanni 1:9).

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al mondo; diventeremo figli di Dio soltanto quan-do ci affideremo a lui senza riserve.

Ci sono alcuni che professano di onorare Dio ecercano di ubbidire alla sua legge, correggere ipropri difetti e assicurarsi la salvezza contandosoltanto sulle proprie forze. Essi cercano di com-piere tutti i doveri della vita cristiana che Dio ri-chiede come se si dovessero guadagnare il cielo,ma non sono sensibili al profondo amore del Cri-sto. Una religione simile non vale nulla. Quando sisente la presenza del Cristo nel proprio cuore si ètalmente coinvolti dal suo amore, dalla gioia chederiva da questa intima comunione spirituale che,dimenticando se stessi, non ci si separa più da lui.L’amore del Cristo spinge all’azione. Coloro che losperimentano, infatti, non si limitano a fare il mi-nimo indispensabile per ubbidire agli ordini diDio, né si accontentano di obiettivi modesti, macercano sinceramente e con impegno di confor-marsi completamente alla volontà del Redentore,manifestando un interesse adeguato all’ideale cheperseguono. Professarsi cristiani senza provarequesto amore così profondo significa pronunciareparole prive di senso, essere formalisti e profon-damente ingrati.

Se pensate che sia un sacrificio troppo grandeabbandonare tutto per il Cristo ponetevi questadomanda: «Che cosa ha fatto il Cristo per me?». IlFiglio di Dio, che ci ha amati così tanto da soffrireper noi, ha dato tutto per la nostra redenzione,persino la vita. È possibile che noi, pur non essen-done degni, siamo stati amati così profondamentee ora gli rifiutiamo il nostro amore? Se in ogni mo-mento della nostra vita non ricevessimo le benedi-zioni che la grazia divina ci concede, ci renderem-

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te alla volontà di Dio, implica una lotta. Nessunconflitto è così difficile e importante, ma esso co-stituisce l’unica via per essere rinnovati spiritual-m e n t e .

Il governo di Dio non è tirannico, non è basato,come Satana vorrebbe farci credere, sulla ciecasottomissione delle sue creature. Dio fa appello al-la mente e alla coscienza umana; a ogni uomo di-ce: «... venite, e discutiamo assieme» (Isaia 1:18Luzzi); non costringe nessuno perché non accettanulla che non sia spontaneo e sincero. Una sotto-missione forzata preclude ogni possibilità di svi-luppo intellettuale e morale, crea degli automi.Dio invece desidera che l’uomo, il capolavoro del-la creazione, raggiunga il massimo sviluppo possi-bile, riceva le grandi benedizioni che la sua graziapuò concedere e si consacri a lui per poter esseretrasformato dalla sua potenza. Spetta a noi sceglie-re se vogliamo liberarci dalla schiavitù del peccatoper godere la vera libertà come figli di Dio.

Quando ci affidiamo al Signore, dobbiamo ne-cessariamente eliminare tutto ciò che ci separa dalui; per questo il Salvatore dice: «... chi non rinun-zia a tutto quel che possiede non può essere miodiscepolo» (Luca 14:33). Dobbiamo rinunciare aciò che ci allontana da Dio. Per molti l’idolo èMammona: il desiderio di possedere ricchezze el’amore per il denaro sono catene d’oro che trat-tengono molti prigionieri di Satana. Altri vivono infunzione della loro reputazione e degli onori mon-dani; altri ancora hanno come loro idolo una vitadi agi e di indifferenza nei confronti delle respon-s a b i l i t à .

Tutte queste catene vanno spezzate. Non pos-siamo appartenere contemporaneamente a Dio e

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zi, al contrario, la miseria e l’annientamento.È un errore pensare che Dio si compiaccia ve-

dendo i suoi figli soffrire; gli esseri celesti, invece,sono vivamente interessati alla felicità dell’uomo eil Padre, oltre a non precludere a nessuna creaturala possibilità di sperimentare la gioia, ci invita aevitare quei piaceri che procurano dolori e delu-sioni, ci privano della felicità e chiudono la portadel cielo.

Il Redentore del mondo ci accetta così come sia-mo, con tutti i nostri limiti, imperfezioni, debolez-ze, e non solo ci purifica dal peccato e ci redimecon il suo sacrificio, ma soddisfa le intime aspira-zioni di coloro che accettano di portare il suo gio-go e il suo peso.

Egli vuole offrire pace e riposo a tutti coloroche si rivolgono a lui per ricevere il pane della vitae ci richiede solo di adempiere ai doveri che assi-curano quella felicità che i trasgressori non otter-ranno mai. Solo chi ha un profondo legame con ilCristo, speranza di vita eterna, vive un’esistenzaequilibrata e realmente felice.

Molti chiedono: «Come posso sottomettermi aDio?». Se desiderate affidarvi a lui, ma avete pocaforza morale; se siete angosciati dal dubbio, schia-vi di abitudini negative; se le vostre promesse e levostre decisioni sono come castelli di sabbia, nondovete disperarvi. Anche se non riuscite a control-lare i vostri pensieri, i vostri impulsi, i vostri senti-menti; se la consapevolezza di non aver mantenu-to promesse o impegni vi fa dubitare della vostrasincerità e pensate che Dio non vi possa accettare,non abbattetevi. Avete bisogno di comprenderel’importanza della volontà, questa facoltà che Dioha dato a ogni uomo affinché possa compiere le

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mo pienamente conto dello stato di profonda mi-seria e ignoranza dal quale siamo stati salvati. Do-po aver considerato colui che è stato trafitto per inostri peccati, possiamo comportarci come se ilsuo amore e il suo sacrificio non esistessero? Noiche conosciamo la tremenda umiliazione che il Si-gnore ha subìto, ci lamenteremo al pensiero di po-ter accedere alla vita solo attraverso la lotta el ’ u m i l i a z i o n e ?

«Perché è necessario pentirsi e umiliarsi primadi avere la certezza di essere accettati da Dio?»chiedono molti con orgoglio. Fate riferimento alCristo, a colui che pur essendo senza peccato eprincipe del cielo, si è addossato i peccati dell’uo-mo. «Perché si è consegnato alla morte e si è la-sciato mettere tra i malfattori. Ha preso su di sé lecolpe di tutti gli altri ed è intervenuto a favore deipeccatori» (Isaia 53:12).

In realtà cosa abbandoniamo quando rinuncia-mo a tutto? Un cuore contaminato dal peccato, af-finché Gesù lo purifichi con il suo sangue e lo sal-vi grazie al suo incomparabile amore! Nonostanteciò si pensa che sia difficile rinunciare a tutto. Mivergogno di sentire e di scrivere una cosa simile.

Dio non ci chiede mai di rinunciare a qualcosache è per il nostro bene, perché tutto ciò che fa ènell’interesse dei propri figli. Coloro che non han-no accettato il messaggio del Cristo, dovrebberorendersi conto che egli vuole offrire loro qualcosadi superiore a ciò che essi cercano; il maggior tor-to che l’uomo possa fare a se stesso è agire in con-trasto con la volontà di Dio.

Essi dovrebbero comprendere che seguire la viasconsigliata da colui che conosce e agisce per ilbene delle sue creature, non assicura la felicità an-

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Capitolo 6

IL SALTO DELLA FEDE

Dio è veramente il vostro unico aiuto; vuole ripristinare nell’uomo la sua immagine moralee, se vi rivolgerete a lui pentiti, confessando i vostri peccati, egli si avvicinerà a voi manifestando la sua misericordia e il suo perdono.

Quando lo Spirito Santo sensibilizza la coscien-za, si inizia a provare avversione per il male, soffe-renza e senso di colpa. Si comprende che il pecca-to separa da Dio e che si è prigionieri del male epiù si cerca di evitarlo, più si diventa consapevolidella propria impotenza. Vi renderete conto che ivostri sentimenti e i vostri pensieri sono impuri,che la vostra vita è caratterizzata dall’egoismo edal peccato; desidererete essere perdonati e libe-rati, vivere in armonia con Dio e assomigliargli, manon saprete come fare.

Avete bisogno di quella pace, di quel perdono,quella serenità e quell’amore che provengono sol-tanto dal cielo, che non si possono procurare conil denaro né acquisire grazie all’intelligenza o allasapienza umana e che per quanto li ricerchiatenon potete sperare di ottenerli con i vostri sforzi.Ma Dio vi offre queste benedizioni in dono: «An-

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giuste scelte e dalla quale dipende tutto. Non po-tete cambiare da soli il vostro cuore né offrire aDio i vostri affetti. Potete solo scegliere di servirlo,consacrare a lui la vostra volontà ed egli vi aiuteràa volere e agire secondo i suoi desideri. Lo Spiritodel Cristo agirà sul vostro animo, diventerà l’og-getto dei vostri affetti e i vostri pensieri saranno inarmonia con i suoi.

È positivo aspirare alla bontà e alla santificazio-ne, ma un semplice desiderio non ha nessun valo-re. Molti pur sperando e desiderando essere cri-stiani, si perderanno perché non si sono sotto-messi veramente alla volontà di Dio e non scelgo-no oggi stesso di essere cristiani.

Esercitando correttamente la volontà, si può ve-rificare un cambiamento totale nella vostra vita.Affidando al Cristo la vostra volontà sarete uniti al-la potenza divina, riceverete la forza per restare fe-deli alla decisione presa e, abbandonandovi co-stantemente a Dio, potrete vivere la nuova vita: lavita della fede.

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ottenere il perdono dei peccati. Consideriamo laguarigione del paralitico di Betzata, un povero uo-mo che soffriva senza speranza da trentotto anni;fu a lui che Gesù ordinò: «Alzati, prendi la tua co-perta e cammina!» (5:8). «Signore, potrò ubbidirtise mi guarisci!» avrebbe potuto rispondere l’infer-mo. Invece, credendo alle parole di Gesù, gli di-mostrò di essere convinto di poter guarire e volleriacquistare l’uso delle gambe cercando di alzarsi;così ricominciò a camminare. Fu guarito per averubbidito alla parola del Cristo.

Come peccatori ci troviamo in una situazione si-mile: non possiamo espiare i peccati del passatoné possiamo cambiare il nostro cuore e santificar-lo; ma Dio, tramite il Cristo, ha promesso di faretutto ciò per noi.

Basta credere in questa promessa, confessare ipropri peccati, affidarsi a Dio, decidere di consa-crarsi a lui e subito il Signore ci esaudirà. Se cre-dete alla promessa di essere perdonati e purificati,Dio la realizza e sarete guariti proprio come il Cri-sto diede al paralitico, che voleva essere guarito,la forza di camminare. Basta credere.

Non aspettate di sentire di essere guariti, ma di-te: «Credo, è vero non perché io lo sento ma per-ché Dio l’ha promesso».

Gesù ha detto: «... tutto quello che domandere-te nella preghiera, abbiate fiducia di ottenerlo e visarà dato» (Marco 11:24) a condizione che pre-ghiamo in armonia con la volontà di Dio. Poiché ilSignore vuole purificarci dai nostri peccati, farcidiventare suoi figli e darci la possibilità di condur-re una nuova vita possiamo chiedere queste bene-dizioni, essere convinti di riceverle e ringraziareDio di averle ricevute. È un privilegio per l’uomo

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che chi è senza soldi, venga a mangiare. Tutto ègratuito... e non si paga» (Isaia 55:1); dovete solotendere la mano e afferrarle. Il Signore dice: «Masia ben chiaro, anche se per i vostri peccati sieterossi come il fuoco, vi farò diventare bianchi comela neve e puri come la lana» (1:18).

«Metterò dentro di voi un cuore nuovo e unospirito nuovo, toglierò il vostro cuore ostinato, dipietra, e lo sostituirò con un cuore vero, ubbidien-te» (Ezechiele 36:26).

Se avete confessato i vostri peccati e li avete sin-ceramente abbandonati, se avete deciso di affidar-vi a Dio, rivolgetevi a lui per chiedergli che vi puri-fichi e vi dia un cuore nuovo, con la certezza chevi concederà tutto ciò che ha promesso. Gesù èvenuto proprio per insegnarci che dobbiamo cre-dere che riceveremo il dono promesso da Dio edesso sarà nostro. Il Cristo, guarendo tutti coloroche avevano fede nella sua potenza, li aiutava acredere che avrebbe potuto liberarli dai mali invi-sibili, che avrebbe perdonato loro anche i peccati.In occasione della guarigione del paralitico, Gesùaffermò esplicitamente: «Ebbene, io vi farò vedereche il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra diperdonare i peccati. Si voltò quindi verso il parali-tico e gli disse: Alzati, prendi la tua barella e va’ acasa» (Matteo 9:6).

L’evangelista Giovanni, parlando dei miracolidel Cristo, si esprime così: «Ma questi fatti sonostati scritti perché crediate che Gesù è il Messia eil Figlio di Dio. Se credete in lui, per mezzo di luiavrete la vita» (Giovanni 20:31).

Il modo semplice con cui la Bibbia ci racconta leguarigioni compiute da Gesù è sufficiente per for-nirci alcune indicazioni su come credere in lui per

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personalmente, perché non prendono Dio sul se-rio; ma chi si attiene a ciò che il Signore ha rivela-to, ha il privilegio di sapere che il perdono divinocancella qualsiasi peccato.

Non dovete pensare che le promesse di Dio nonvi riguardino. Esse sono a disposizione di ognipeccatore pentito. Il Cristo, grazie all’opera degliangeli, offre forza e grazia a coloro che credono.Nessuno è un peccatore talmente radicato da nonpoter trovare, in colui che è morto per lui, forza,purezza e giustizia. Il Cristo aspetta soltanto cheognuno si tolga l’abito contaminato dal peccatoper offrirgli quello bianco della giustizia; egli ci in-vita a vivere.

Dio non ci tratta come gli uomini trattano i lorosimili; i suoi pensieri manifestano misericordia,amore e grandissima sensibilità come afferma nel-la sua Parola: «Ho cancellato con la spugna i tuoierrori e le tue ribellioni. Eccole, cancellate, scom-parse, come nube che passa» (Isaia 44:22).

«Lo ripeto: Io, Dio, il Signore, non desidero lamorte di nessuno. Cambiate vita e vivrete!» (Eze-chiele 18:32).

Satana è pronto a privarci delle benedizioni cheDio ci ha promesso; vorrebbe negarci ogni barlu-me di speranza, ogni raggio di luce, ma noi dob-biamo impedirglielo, non prestando attenzione al-le sue proposte e affermando: «Gesù è morto perdarmi la vita, egli mi ama e non vuole che io miperda. In cielo ho un Padre che ha pietà di me; eper quanto io abbia approfittato del suo amore eabbia sperperato i beni che mi ha donato, mi rial-zerò e andrò da lui per dirgli: “Padre ho peccatocontro Dio e contro di te. Non sono più degno diessere considerato tuo figlio. Trattami come uno

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rivolgersi al Cristo per essere purificato e potersiconfrontare con la legge senza vergogna o rimorsi:«Ora dunque non c’è più nessuna condanna perquelli che sono uniti a Cristo Gesù...» (Romani 8:1).

Non appartenete più a voi stessi: «Il prezzo delvostro riscatto non fu pagato in oro o argento, co-se che passano... ma con il sangue prezioso di Cri-sto. Egli si è sacrificato per voi come un agnellopuro e senza macchia» (1 Pietro 1:18,19). Attraver-so questo semplice atto di fede in Dio, lo SpiritoSanto genera una nuova vita: siete un nuovo esse-re che si aggiunge alla famiglia di Dio, che vi amacome il proprio Figlio.

Ora che vi siete affidati a Gesù, non tornate in-dietro, non vi allontanate da lui, ma giorno dopogiorno dite a voi stessi: «Appartengo a Gesù, gli hodonato me stesso» e chiedetegli di concedervi ilsuo Spirito per rimanere nella sua grazia, perchéaffidandosi a Dio e credendo in lui si diventa suoifigli e si vive in lui. L’apostolo afferma: «Poichéavete accolto Gesù Cristo, il Signore, continuate avivere uniti a lui» (Colossesi 2:6).

Alcuni pensano che prima di richiedere le bene-dizioni divine, sia necessario dimostrare al Signoredi aver cambiato la propria vita. In realtà essi pos-sono chiedere subito a Dio di benedirli, perchésolo se riceveranno la grazia e lo Spirito del Cristo,potranno superare i loro limiti e resistere al male.

Gesù desidera che ci rivolgiamo a lui così comesiamo, che ci inchiniamo pentiti ai suoi piedi con inostri difetti, debolezze, incapacità, follie e colpe.Egli vuole manifestarci il suo amore, guarire le no-stre ferite e renderci completamente puri.

Moltissimi non capiscono questa verità. Noncredono che Gesù li perdoni individualmente,

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che ha concepito? Anche se ci fosse una tale don-na, io non ti dimenticherò mai» (Isaia 49:15).

Voi che dubitate e tremate, rivolgete lo sguardoverso il cielo, dove Gesù vive e intercede per voi;ringraziate Dio per aver donato il suo amato Figlioe pregate affinché egli non sia morto invano. Èquesto l’appello che oggi vi propone lo Spirito: ri-volgetevi a Gesù con tutto il vostro cuore per im-plorare le sue benedizioni.

Quando leggete le promesse divine, ricordateche sono l’espressione di quell’amore e quellapietà così profondi da indurre Dio a ricercare conimmensa compassione il peccatore: «Perché Cristoè morto per noi e noi siamo liberati; i nostri pec-cati son perdonati. Questa è la ricchezza della gra-zia di Dio» (Efesini 1:7). Dio è veramente il vostrounico aiuto; vuole ripristinare nell’uomo la sua im-magine morale e, se vi rivolgerete a lui pentiti,confessando i vostri peccati, egli si avvicinerà a voimanifestando la sua misericordia e il suo perdono.

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dei tuoi dipendenti” (Luca 15:18,19)». Il resto del-la parabola illustra come sia stato accolto il figlioche si era allontanato da casa: «Si mise subito incammino e ritornò da suo padre. Era ancora lonta-no dalla casa paterna, quando suo padre lo vide e,commosso, gli corse incontro. Lo abbracciò e lobaciò» (v. 20).

Anche una parabola così toccante come quellaappena citata esprime solo parzialmente l’amoreinfinito che il Padre prova per noi. Il Signore stes-so tramite un suo profeta dichiara: «Ti ho sempreamato e per questo continuerò a mostrarti il mioamore incrollabile» (Geremia 31:3). Quando ilpeccatore è ancora lontano dalla casa del Padre esperpera i propri beni in un paese straniero, ilcuore del Padre palpita per lui, tanto che il pecca-tore sente il desiderio di tornare a Dio perché loSpirito divino gli parla con dolcezza, lo esorta e losupplica a tornare da colui che lo ama.

Come si può dubitare delle belle promesse dellaBibbia? Come si può pensare che quando il pove-ro peccatore pentito desidera tornare a Dio perottenere il perdono dei propri peccati il Signore simostri severo e gli impedisca di riconciliarsi conlui? Abbandoniamo immediatamente questi pen-sieri perché non c’è nulla di più pericoloso per lanostra vita spirituale che raffigurare così il Padre,colui che odia il peccato ma ama il peccatore, chenella persona del Cristo ha offerto se stesso affin-ché tutti coloro che lo desiderano, possano esseresalvati e godere nel regno di Dio le benedizionieterne. Per esprimere l’amore che prova per noi, ilSignore non avrebbe potuto usare parole più affet-tuose o efficaci di queste: «Può una donna dimen-ticare il suo bambino o non amare più il piccolo

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Capitolo 7

DIVENTARE DISCEPOLI DEL CRISTO

Anche se da soli non possiamo fare nulla per cambiare noi stessi e sentirci in sintonia con Dio,anche se non possiamo sperare di comportarci degnamente contando sul nostro impegno, la grazia di Dio cambierà talmente il nostro carattere,le nostre abitudini, le nostre aspirazioni, che il contrasto fra ciò che siamo e ciò che eravamo sarà evidente.

«Perché quando uno è unito a Cristo è una crea-tura nuova: le cose vecchie sono passate; tutto èdiventato nuovo» (2 Corinzi 5:17).

Non occorre ricordarsi tutte le circostanze rela-tive alla conversione, per dimostrare di essereconvertiti. Il Cristo disse infatti a Nicodemo: «Ilvento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non puòdire da dove viene né dove va. Lo stesso accadecon chiunque è nato dallo Spirito» (Giovanni 3:8).Lo Spirito Santo agisce nell’uomo come il vento: èinvisibile ma produce effetti che possono essereben percepiti. Questa potenza rigeneratrice, chenessun uomo può scorgere, agisce in noi trasfor-mandoci in nuove creature all’immagine di Dio,

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questo mondo, ma con fede seguiranno le ormedel Figlio di Dio, ne rispecchieranno il carattere esantificheranno la propria vita per assomigliare alui. Desidereranno fare ciò che prima detestavanoe odieranno ciò che prima procurava loro soddi-sfazione.

La potenza del Cristo renderà l’orgoglioso man-sueto e sinceramente umile, il vanitoso serio e ri-flessivo, l’ubriacone sobrio e il dissoluto puro.

Le abitudini mondane e le mode inutili sarannoabbandonate, perché i cristiani non cercherannodi abbellire «l’esteriore», «... con pettinature raffi-nate, gioielli d’oro e vestiti eleganti. Cercate inve-ce la bellezza nascosta e durevole, quella del cuo-re. Cercate di avere un animo buono e sereno:queste sono cose preziose di fronte a Dio» (1 Pie-tro 3:3,4).

Il pentimento che non porta a una riforma dellostile di vita non è sincero; ma il peccatore chemantiene le promesse fatte, che restituisce ciò cheha rubato, che confessa i propri peccati e ama Dioe il prossimo può essere certo di passare dallamorte alla vita.

Quando ci rivolgiamo al Cristo, addolorati per lenostre colpe e i nostri peccati, e veniamo perdo-nati per la sua grazia, l’amore rinasce in noi. Ognipeso diventa leggero, perché il giogo del Cristo èfacile da portare; si prova gioia nel compiere ilproprio dovere, piacere per ciò che prima costavasacrificio e il sentiero che sembrava buio, appareora illuminato dai raggi del Sole di giustizia.

La bellezza del carattere del Cristo che nobilita-va ogni sua azione, che gli faceva provare gioia nelcompiere la volontà di Dio, conducendo una vitacaratterizzata dall’amore e dalla ricerca della gloria

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cambiando talmente la nostra vita che essa testi-monia dell’azione silenziosa dello stesso SpiritoSanto in noi.

Anche se da soli non possiamo fare nulla percambiare noi stessi e sentirci in sintonia con Dio,anche se non possiamo sperare di comportarci de-gnamente contando sul nostro impegno, la graziadi Dio cambierà talmente il nostro carattere, le no-stre abitudini, le nostre aspirazioni, che il contra-sto fra ciò che siamo e ciò che eravamo sarà evi-dente. Non sono le buone o cattive opere occasio-nali che determinano il carattere, ma le motivazio-ni delle parole e delle azioni di tutti i giorni.

È anche vero che si può avere un contegno ap-parentemente corretto senza essere stati rinnovatidalla potenza del Cristo, perché il desiderio di es-sere stimati dagli altri e di diventare influenti puòfavorire una vita equilibrata e il rispetto di sé puòportare a evitare ogni apparenza di male. Se unegoista è persino capace di compiere azioni gene-rose, come facciamo a capire da che parte stiamo?

A chi apparteniamo? Verso chi sono rivolti i no-stri pensieri? Con chi desideriamo parlare? A chiconsacriamo le nostre energie migliori e i nostriaffetti più cari?

Se apparteniamo al Cristo gli rivolgeremo i no-stri pensieri, i nostri sentimenti più profondi sa-ranno per lui, gli consacreremo tutto ciò che ab-biamo e siamo e desidereremo assomigliare a lui,condividere il suo Spirito, fare la sua volontà edessere approvati in tutto ciò che facciamo.

La vita delle nuove creature in Cristo è caratte-rizzata dal frutto dello Spirito: «amore, gioia, pace,comprensione, cordialità, bontà, fedeltà» (Galati5:22). Non si abbandoneranno più alle passioni di

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di Dio, se regna il suo amore, la sua legge si mani-festerà sicuramente nella nostra vita. Quando in-fatti l’uomo viene trasformato fino ad assomigliareal proprio Creatore e animato dallo stesso amore,può dire che la promessa del nuovo patto - «Iometterò le mie leggi nei loro cuori, le scriverò nel-la loro intelligenza» (Ebrei 10:16) - si è compiuta;e se la legge è scritta nel cuore, modellerà tutta lavita. Ciò che contraddistingue i veri discepoli èl’ubbidienza, cioè lo spirito di servizio e fedeltàche scaturisce dall’amore. La Bibbia afferma infat-ti: «Amare Dio vuol dire osservare i suoi comanda-menti» (1 Giovanni 5:3). «Se uno dice: “Io conoscoDio”, ma non osserva i suoi comandamenti, è unbugiardo: la verità non è in lui» (2:4). La fede, esoltanto la fede, senza dispensarci dall’ubbidienza,ci dà la possibilità di accedere alla grazia del Cristoche ci permette di ubbidire.

Non è la nostra ubbidienza che ci permette diessere salvati, perché la salvezza è il dono gratuitodi Dio che può essere ricevuto tramite la fede.«Voi sapete che Gesù è venuto tra noi per toglieredi mezzo il peccato. In lui non c’è peccato. Chiun-que rimane unito a Gesù non pecca più. Se peccaancora, dimostra di non aver veramente vedutoGesù, e di non averlo capito» (3:5,6). Ecco ciò checaratterizza i discepoli di Gesù.

Se viviamo in sintonia con il Cristo, se siamoanimati dall’amore di Dio, i nostri sentimenti, i no-stri pensieri, i nostri obiettivi, le nostre azioni sa-ranno in armonia con la volontà di Dio, espressanei principi della sua legge. «Figli miei, non lascia-tevi ingannare da nessuno! Chi fa la volontà di Dioè giusto, così come Gesù è giusto» (v. 7). Anche lagiustizia è definita dalla sacra legge di Dio, espres-

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del Padre, trasparirà nella vita dei suoi discepoli.Chi non è sinceramente consacrato non può susci-tare né tanto meno esprimere quell’amore che na-sce solo nell’animo in cui regna Gesù. «Noi amia-mo Dio, perché egli per primo ci ha mostrato ilsuo amore» (1 Giovanni 4:19). L’amore costituisceil movente di ogni azione di chi è rinnovato dallagrazia divina; esso modifica il carattere, regola gliimpulsi, frena le passioni, vince l’odio e nobilita isentimenti, e se viene sviluppato attenua le diffi-coltà della vita ed esercita sugli altri un influssop o s i t i v o .

I figli di Dio, in particolare coloro che da pococonfidano nella sua grazia, devono fare attenzionea non incorrere in due errori. Il primo, di cui ab-biamo già parlato, consiste nel contare sulle pro-prie opere, confidare nei propri sforzi per condur-re una vita secondo la volontà di Dio. Chi vuoleessere giusto, cercando di osservare la legge conle proprie forze, tenta l’impossibile. Senza il Cristoogni azione umana è contaminata dall’egoismo edal peccato; solo la sua grazia ci può rendere puritramite la fede.

Il secondo errore è opposto, ma non per questomeno pericoloso. Esso consiste nel credere cheDio dispensi l’uomo dall’osservanza della sua leg-ge e che, siccome attraverso la fede possiamo av-valerci della grazia del Cristo, le nostre opere nonsiano determinanti ai fini della redenzione.

È importante precisare, che ubbidire significaservire con amore e non manifestare un puro for-malismo. La legge di Dio esprime realmente il ca-rattere del suo Autore, è l’incarnazione del grandeprincipio dell’amore e il fondamento del governodi Dio in cielo e in terra. Se si rinnova l’immagine

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e le tentazioni che noi stessi dobbiamo sostenere,morendo per noi, offrendoci la sua giustizia e ilperdono dei peccati, ci ha dato la possibilità di ri-scattarci dalla nostra situazione di miseria. Perquanto la vostra vita sia limitata dal peccato, se virivolgete a Gesù e lo accettate come Salvatore, peramore suo sarete considerati giusti, come se nonaveste mai peccato, perché i meriti del Cristo col-meranno le lacune del vostro carattere.

Ma la sua opera non si ferma qui, egli trasformal’animo umano, vive nel cuore attraverso la fede.Alimentate questa comunione di fede con il Cri-sto, sottomettete la vostra volontà alla sua ed eglivi renderà capaci di volere e agire come egli desi-dera, al punto tale che potrete dire: «Non son piùio che vivo: è Cristo che vive in me. La vita che oravivo in questo mondo la vivo per la fede nel Figliodi Dio che mi ha amato e volle morire per me»(Galati 2:20). Gesù, dicendo ai suoi discepoli:«Non sarete voi a parlare, ma sarà lo Spirito del Pa-dre vostro che parlerà in voi» (Matteo 10:20), vole-va dire che se egli agisce in voi la vostra vita saràcaratterizzata dallo stesso spirito e dalle stesseopere di giustizia e di ubbidienza.

Non abbiamo nulla di cui gloriarci, perché l’uni-ca nostra speranza è la giustizia che il Cristo ci of-fre e l’opera che lo Spirito compie in noi e tramiten o i .

Occorre fare una distinzione quando si parla difede: credere nell’esistenza e nella potenza di Dio,nella veridicità della sua Parola, non significa averefede. Satana stesso e i suoi angeli non possono fa-re a meno di credervi. La Bibbia infatti afferma: «...anche i demoni ci credono, eppure tremano dipaura» (Giacomo 2:19). Si può parlare di fede, in-

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sa dai dieci comandamenti rivelati al Sinai.La presunta fede in Cristo, secondo cui non sa-

remmo più vincolati all’osservanza della legge, èfalsa. «Ricordate, è per grazia di Dio che siete statisalvati, per mezzo della fede» (Efesini 2:8), ma «lafede da sola... è morta» (Giacomo 2:17).

Gesù, prima di venire sulla terra, disse di sé:«Sono contento di compiere il tuo volere, la tualegge è nel mio cuore» (Salmo 40:9); e poco primadi salire al cielo affermò: «... io ho messo in praticai comandamenti del Padre mio e sono radicato nelsuo amore» (Giovanni 15:10).

La Bibbia sostiene: «Se mettiamo in pratica i co-mandamenti di Dio, noi possiamo avere la certez-za di conoscere Dio... Chi dice: “Io rimango unitoa Dio” deve vivere anche lui come visse Gesù» (1Giovanni 2:3,6). «Cristo morì per voi. Egli vi ha la-sciato un esempio da seguire» (1 Pietro 2:21).

La condizione per avere la vita eterna è semprerimasta la stessa che vigeva nell’Eden, prima delpeccato di Adamo: totale ubbidienza alla legge di-vina e giustizia perfetta. Se la vita eterna dipendes-se da condizioni più semplici ne sarebbe compro-messa la felicità di tutto l’universo, perché il pec-cato e le sue terribili conseguenze diventerebberoe t e r n i .

Prima del peccato Adamo, ubbidendo alla leggedi Dio, aveva la possibilità di formarsi un carattereintegro; ma non ci riuscì e a causa del suo erroreanche la nostra natura è contaminata. In quantoesseri peccatori e corrotti non possiamo ubbidirecompletamente alla legge di Dio, perché non es-sendo giusti non possiamo soddisfarne le condi-z i o n i .

Ma il Cristo, affrontando senza peccare le prove

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mente a lui, egli completerà quell’opera che hainiziato in voi. Pregate con più fervore, credetecon maggiore fermezza e mentre perdete fiducianelle vostre possibilità, confidate nel Redentore eglorificate colui che ci dona la salvezza.

Avvicinandoci al Cristo avvertiamo sempre più lanostra colpevolezza, scopriamo con occhi nuovicome le nostre imperfezioni siano la negazionedella natura perfetta di Gesù.

Tutto ciò dimostra che gli inganni di Satanahanno perso la loro efficacia e lo Spirito di Dio cioffre nuova vita e ci sostiene.

Chi non si rende conto del proprio stato di col-pevolezza non può provare un profondo e costan-te amore per Gesù, perché soltanto chi è stato tra-sformato dalla sua grazia sarà attratto dal caratteredivino del Maestro. Chi non nota i propri limiti edifetti morali, sicuramente non ha una chiara vi-sione della bellezza e dell’eccellenza del Cristo.

Meno stima avremo di noi stessi più apprezzere-mo la purezza infinita e la benevolenza del nostroSalvatore. La consapevolezza di essere peccatori, edi essere limitati, ci indurrà a ricercare colui che sirivela con potenza e a chiedergli perdono. Quantopiù, coscienti della nostra indegnità, ci rivolgere-mo a lui e alla sua Parola, tanto meglio conoscere-mo il suo carattere e rifletteremo in maniera piùchiara la sua immagine.

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vece, quando l’uomo non solo crede alla Parola diDio, ma sottomette a lui la propria volontà, tuttose stesso e si sente attratto da lui. Questa è la fedeche per mezzo dell’amore purifica l’intero essere,rendendolo simile a Dio.

L’uomo spontaneamente non si può sottomette-re alla legge di Dio, ma in seguito a questo rinno-vamento prova gioia nell’osservanza dei comanda-menti, tanto da affermare insieme al salmista:«Quanto amo la tua legge! La medito tutto il gior-no!» (Salmo 119:97). Quando «camminiamo nonsecondo la carne, ma secondo lo spirito» (Romani8:4), viviamo la giustizia di Dio.

Alcuni di coloro che sperimentano l’amore e ilperdono del Cristo e desiderano sinceramente di-ventare figli di Dio, non credono di poter esserrinnovati dallo Spirito Santo, liberati dai propri di-fetti e delle proprie colpe.

A queste persone vorrei dire: «Non lasciateviprendere dalla disperazione! Anche se spesso dob-biamo umiliarci e piangere ai piedi di Gesù per inostri difetti e i nostri errori, non dobbiamo sco-raggiarci; Dio non ci abbandona e non ci dimenti-ca neanche quando siamo sopraffatti dal nemico;anzi, il Cristo è alla destra del Padre per intercede-re in nostro favore».

Giovanni, il discepolo prediletto, disse: «Figlimiei, vi scrivo queste cose perché non cadiate inpeccato. Se uno cade in peccato, possiamo conta-re su Gesù Cristo, il Giusto. Egli è il nostro difen-sore accanto al Padre» (1 Giovanni 2:1). Inoltrenon dimenticate queste parole di Gesù: «Il Padrestesso... vi ama» (Giovanni 16:27). Egli desidera ri-condurvi a lui, vedere riflessa nel vostro animo lasua purezza e la sua santità. Se vi affidate intera-

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Capitolo 8

UNA CRESCITA COSTANTENELL’AMORE

Vivere in Cristo non significa avere manifestazioni estatiche, ma vivere serenamente, con fiducia. La vostra speranza è riposta in Cristo e non in voi stessi; la sua forza si sovrappone alla vostra debolezza, la sua sapienza alla vostra ignoranza e la sua potenza nasconde la vostra fragilità.

La Bibbia descrive il cambiamento del cuore,che permette all’uomo di diventare figlio di Dio,con l’immagine della nascita, oppure di un buonseme che, dopo essere stato gettato nel terreno,germoglia. In questo senso coloro che si converto-no al Cristo devono essere «come bambini appenanati» (1 Pietro 2:1), «crescere» fino a diventare«uomini perfetti, degni dell’infinita grandezza diCristo» (Efesini 4:13); in altre parole devono cre-scere e portare frutto come un buon seme che vie-ne gettato nel terreno. Il profeta Isaia dice che co-loro che vivono un’esperienza simile «saranno co-me splendidi alberi piantati da Dio per rivelare lasua gloria e potenza» (Isaia 61:3). Queste immagi-ni tratte dalla natura aiutano a comprendere me-

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«come pioggia sui prati, come acqua su aride ter-re» (Salmo 72:6). «Il pane di Dio è quello che vie-ne dal cielo e dà la vita al mondo» (Giovanni 6:33).

Grazie all’incomparabile dono di suo Figlio, Dioha avvolto il mondo in un’atmosfera di grazia chenon è meno concreta dell’aria che circonda il no-stro pianeta. Tutti coloro che scelgono di respira-re in questo ambiente vivificante, vivranno e si svi-lupperanno fino a raggiungere l’ideale di maturitàche il Cristo ha annunciato.

Così come i fiori si orientano verso il sole affin-ché i raggi luminosi ne perfezionino la bellezza ela simmetria, anche noi dovremmo rivolgerci ver-so il Sole di giustizia perché i suoi raggi ci possanoilluminare e rendere il nostro carattere simile aquello del Cristo.

Gesù propone lo stesso insegnamento con que-ste parole: «Rimanete uniti a me, e io rimarrò uni-to a voi. Come il tralcio non può dar frutto da so-lo, se non rimane unito alla vite, neppure voi po-tete dar frutto, se non rimanete uniti a me. Io so-no la vite. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito ame e io a lui, egli produce molto frutto; senza dime non potete far nulla» (15:4,5).

Così come il ramo per svilupparsi e fruttificaredeve essere unito al tronco, se vogliamo condurreuna vita santa dobbiamo dipendere dal Cristo.Senza di lui non c’è vita perché in noi non abbia-mo la forza di resistere alla tentazione o crescerein grazia e santità. Restate in contatto con lui, la-sciatevi attrarre da lui e vi svilupperete come «l’al-bero piantato lungo il fiume» (Salmo 1:3). Molti,pur avendo confidato in Gesù e ottenuto il perdo-no dei peccati, pensano di dover fare qualcosa ecercano di impegnarsi per vivere correttamente;

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glio le verità misteriose della vita spirituale.Non c’è saggezza o intelligenza umana che pos-

sa donare la vita anche al più semplice oggettoche si trova in natura. Come le piante e gli animalivivono perché Dio ha infuso in loro la vita, così lavita spirituale che si manifesta nell’uomo provienesolo da Dio. «Se non si nasce nuovamente» (Gio-vanni 3:3) non si può vivere quella vita che il Cri-sto ci ha offerto.

Dio non solo dà la vita, ma la sviluppa; è lui chetrasforma il bocciolo in fiore e il fiore in frutto, èper la sua potenza che il seme germoglia e diventa«prima un filo d’erba, poi la spiga e poi, nella spi-ga, il grano maturo» (Marco 4:28). Il profeta Oseaafferma che Israele «... fiorirà come un giglio...Tornerà a vivere sotto la mia protezione. Coltiveràil grano, fiorirà come la vigna» (Osea 14:5,7). Gesùstesso ci esorta a considerare «come crescono ifiori dei campi» (Luca 12:27). Le piante o i fiorinon si sviluppano per una loro capacità intrinsecao perché si preoccupino e cerchino con impegnodi crescere, ma semplicemente perché vengonosostenuti da Dio; così come nessun bambino puòaumentare di statura semplicemente volendo esforzandosi di diventare più alto, l’impegno perso-nale e la preoccupazione non determinano nessu-no sviluppo spirituale. Le piante e i bambini cre-scono perché ricevono dall’ambiente l’aria, il sole,il cibo, ciò di cui necessitano per la vita. Il Cristopuò essere paragonato a questi doni che la naturadispensa, ad animali e piante, perché sostiene co-loro che confidano in lui. Egli è la loro «luce per-petua» (Isaia 60:19 Luzzi); egli è «un sole e unoscudo» (Salmo 84:12) e sarà «per Israele come larugiada» (Osea 14:6). È l’acqua viva che scende

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oggi, vivi in me e fa che io agisca sempre secondola tua volontà». È un dovere quotidiano consacrarea Dio ogni mattina la vostra giornata. Sottoponete-gli i vostri progetti, pronti a realizzarli o ad abban-donarli secondo la sua volontà. In questo modogiorno dopo giorno offrirete la vostra vita a Dio,che la trasformerà rendendola simile a quella delC r i s t o .

Vivere in Cristo non significa avere manifestazio-ni estatiche, ma vivere serenamente, con fiducia.La vostra speranza è riposta in Cristo e non in voistessi; la sua forza si sovrappone alla vostra debo-lezza, la sua sapienza alla vostra ignoranza e la suapotenza nasconde la vostra fragilità. Non dovetevivere in funzione di voi stessi, soffermarvi sullavostra condizione; pensate al Cristo, e confidatenel suo amore, contemplate la bellezza e la perfe-zione del suo carattere, lo spirito di abnegazione,le umiliazioni subite, la sua purezza e santità. Soloamando il Cristo, imitandolo e dipendendo com-pletamente da lui è possibile essere trasformati fi-no ad assomigliargli.

L’affermazione di Gesù: «Se mi amate, osserve-rete i miei comandamenti» (Giovanni 15:4) sugge-risce l’idea di riposo, sicurezza e fiducia. Alle paro-le del Cristo: «Venite con me... e io vi farò riposa-re» (Matteo 11:28) fa eco questa affermazione delsalmista: «Volgi i tuoi passi verso il Signore, abbifiducia in lui ed egli agirà... Spera nel Signore, nonti agitare, non tormentarti per chi ha successo, perla gente che vive d’imbrogli» (Salmo 37:5,7). An-che il profeta Isaia ha parole rassicuranti a questoriguardo: «Se tornate a me in pace, sarete salvi. Seavrete fiducia in me sarete forti» (Isaia 30:15).L’ozio non costituisce un vero riposo; quando in-

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ma Gesù dice: «... senza di me non potete far nul-la» (Giovanni 15:5). La crescita spirituale, la nostragioia, l’utilità della nostra vita, dipendono dalla co-munione quotidiana che stabiliamo con il Cristo.Se viviamo in comunione con colui che oltre a do-nare la fede, la sviluppa, possiamo crescere in gra-zia. Il Cristo è il primo, l’ultimo, colui che è sem-pre presente, che ci accompagna in ogni istantedella nostra esistenza. Davide dice: «Ho sempre ilSignore davanti agli occhi, con lui vicino non ca-drò mai» (Salmo 16:8).

Forse vi chiederete: «Come posso vivere in Cri-sto?». La risposta è semplice: «Poiché avete accoltoGesù Cristo, il Signore, continuate a vivere uniti alui. Come alberi che hanno in lui le loro radici, co-me case che hanno in lui le loro fondamenta, te-nete ferma la vostra fede» (Colossesi 2:6,7). Voiche vi siete consacrati a Dio per appartenergli to-talmente, per servirlo e ubbidirgli, che avete accet-tato il Cristo come vostro Salvatore, non potendoespiare i vostri peccati e cambiare il vostro cuore,siate fiduciosi, che per amore del Cristo, Dio hagià fatto tutto ciò che per voi è impossibile. Cosìcome per fede appartenete al Cristo, per fede do-vete crescere in lui tramite l’esperienza del dare edel ricevere. Quando offrite tutto al Cristo - cuore,volontà, impegno - vi consacrate a lui e ubbidite atutti i suoi comandamenti, riceverete tutto; il Cri-sto stesso, che vive in voi, vi sosterrà, vi renderàgiusti, vi darà la forza di ubbidire e vi accorderàtutte le benedizioni che da lui derivano.

Fate in modo che la prima preoccupazione dellagiornata sia quella di consacrarvi a Dio, pregandocosì: «Signore, voglio appartenere completamentea te! Affido a te tutti i miei progetti. Serviti di me

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dell’uomo. Satana trova mille modi per indurci arompere questo legame e a separarci dal Cristo.Occorre quindi vegliare, lottare e pregare affinchénulla ci spinga a scegliere un altro punto di riferi-mento. Siamo liberi ma se ci rivolgiamo al Cristoegli ci proteggerà e ci salverà, perché nessuno puòstrapparci da lui. «Ora noi tutti contempliamo a vi-so scoperto la gloria del Signore, una gloria sem-pre maggiore che ci trasforma per essere simili alui. Questo compie lo Spirito del Signore» (2 Co-rinzi 3:18).

Fu così che i primi discepoli riuscirono ad asso-migliare al loro Salvatore; quando sentirono le sueparole si resero conto di aver bisogno di lui. Essilo cercarono, lo trovarono e lo seguirono. A casa,a tavola, in privato, nei campi, erano sempre conlui e come suoi allievi, ogni giorno ricevevano dalloro Maestro insegnamenti straordinari.

Questi discepoli erano uomini soggetti alle no-stre stesse passioni, dovevano condurre la nostrastessa battaglia contro il peccato e avevano biso-gno della stessa grazia per vivere una vita santa.

Anche il discepolo prediletto, Giovanni, che as-somigliava maggiormente al Salvatore, non era pernatura amabile; anzi, non era solo un superbo eun ambizioso, ma anche un uomo violento, pron-to a vendicare ogni offesa. Ma quando gli venne ri-velato il carattere del Cristo, riconobbe i propri di-fetti e ne fu rattristato. Giovanni ammirava profon-damente la forza e la pazienza, la potenza e la dol-cezza, la maestà e la mansuetudine che Gesù di-mostrava ogni giorno e si sentiva sempre più at-tratto dal Figlio di Dio, che amava fino a dimenti-care se stesso. Così, per l’amore del Cristo e la po-tenza dello Spirito Santo, l’apostolo poté vincere il

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fatti il Salvatore promette riposo, non dispensa dallavoro, ma dice: «Accogliete le mie parole e lascia-tevi istruire da me. Io non tratto nessuno con vio-lenza e sono buono con tutti» (Matteo 11:29). Co-lui che trova riposo in Cristo lavorerà per lui conpiù serietà e impegno.

Chi pensa sempre a se stesso non può soffer-marsi a riflettere su colui da cui provengono laforza e la vita. È per questo che Satana cerca conti-nuamente di distogliere la nostra attenzione dalCristo, di impedirci di stabilire un rapporto di co-munione con lui. I dolori della vita, le colpe deglialtri e quelle personali, i propri difetti sono tuttielementi di cui Satana si serve per distrarci. Nonfacciamoci ingannare, perché sono molti coloroche pur essendo sinceri e desiderando vivere peril Signore, si soffermano troppo spesso sulle pro-prie colpe e debolezze, dimenticando il Cristo elasciando a Satana la speranza di conquistarli. Nondovremmo mai pensare troppo a noi stessi e vive-re con la paura di non essere salvati, perché tuttociò ci allontana da colui che ci sostiene.

Affidatevi a Dio e confidate in lui. Dialogate conGesù e pensate a lui, dimenticando voi stessi. Al-lontanate ogni dubbio, ogni timore e dite insiemeall’apostolo Paolo: «Non son più io che vivo: è Cri-sto che vive in me. La vita che ora vivo in questomondo la vivo per la fede nel Figlio di Dio che miha amato e volle morire per me» (Galati 2:20).Cercate riposo in Cristo; egli è in grado di darviciò che vi aspettate e se vi affidate a lui, vi renderàvittoriosi in colui che vi ha amati.

Il Cristo, assumendo la natura umana, si unì anoi tramite un vincolo d’amore talmente forte dapoter essere infranto solo dal la l ibera scelta

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Confidando in questa verità - «Chi allora potràcondannarli? Nessuno, perché Gesù Cristo è mor-to. Anzi, egli è risuscitato, e ora si trova accanto aDio, dove sostiene la nostra causa» (Romani 8:34)- dimostrarono una grande fede.

La Pentecoste portò loro il Consolatore, che Ge-sù aveva così annunciato: «Lo Spirito della verità.Il mondo non lo vede e non lo conosce, perciònon può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è convoi e sarà con voi sempre» (Giovanni 14:17). «Al-cuni dei discepoli commentarono tra di loro: Checosa significa: fra poco non mi vedrete, ma poi,dopo un po’ mi rivedrete? E che cosa vuol dire: ri-torno al Padre?» (16:17). Da quel momento il Cri-sto sarebbe rimasto tramite il suo Spirito nel cuo-re dei suoi discepoli, stabilendo con loro un’unio-ne più intima di quando viveva fisicamente con lo-ro. La conoscenza, l’amore e la potenza del Cristoche i discepoli sperimentavano continuamenteerano talmente evidenti che la gente si meraviglia-va «... e avevano dovuto riconoscere che erano sta-ti seguaci di Gesù» (Atti 4:13).

Tutto ciò che il Cristo ha rappresentato per i di-scepoli, vuole esserlo anche oggi per i suoi fedeli.Nella sua ultima preghiera, che pochi discepoliascoltarono, disse: «Io non prego soltanto perquesti miei discepoli, ma prego anche per altri,per quelli che crederanno in me dopo aver ascol-tato la loro parola» (Giovanni 17:20).

Gesù pregò per noi affinché potessimo essereuniti a lui, come egli è uno con il Padre, affinchépotessimo sperimentare quell’unione con Dio cheil Salvatore visse così: «Io vi assicuro che il Figlionon può far nulla da sé, ma solo ciò che vede faredal Padre. Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo

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suo temperamento ambizioso e la sua suscettibi-lità e acquisire con il tempo un carattere e un cuo-re nuovi. Vivere con il Cristo porta sicuramente aquesta trasformazione, perché quando egli eserci-ta il suo influsso sull’uomo ne trasforma la natura.Lo Spirito e l’amore di Gesù sensibilizzano e con-quistano l’uomo elevandone i pensieri e i desideriverso Dio.

Quando il Cristo salì in cielo, i suoi discepolicontinuarono a sentirlo vicino e a vivere nell’amo-re e nella luce che solo lui poteva dare; sapevanoche colui che aveva camminato, parlato e pregatocon loro, che li aveva incoraggiati e consolati finoal momento in cui, fisicamente, era stato rapito incielo, sarebbe rimasto il loro Amico e Salvatore an-che davanti al trono di Dio. Egli si sarebbe sempreidentificato con l’umanità sofferente e avrebbecontinuato a provare simpatia per l’uomo.

Gesù che poco prima di salire al cielo aveva det-to: «E sappiate che io sarò sempre con voi, tutti igiorni, sino alla fine del mondo» (Matteo 28:20)avrebbe presentato a Dio i meriti acquisiti con ilsuo sacrificio, gli avrebbe mostrato le mani e i pie-di feriti per il prezzo pagato per la nostra reden-zione. I discepoli del Cristo sapevano inoltre cheegli era asceso al cielo per preparare un posto an-che per loro e che sarebbe ritornato a prenderli.

Quando dopo l’ascensione i discepoli si ritrova-rono tutti insieme, ansiosi di presentare a Dio leloro richieste nel nome di Gesù, si prostrarono inpreghiera e con timore ripeterono questa promes-sa: «Quando quel giorno verrà, non mi farete piùnessuna domanda. Io vi assicuro che il Padre vidarà tutto quel che gli domanderete nel mio no-me» (Giovanni 16:23).

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Capitolo 9

FEDE TEORICA O PRATICA?

Dio avrebbe potuto affidare ai suoi angeli il compito di annunciare il messaggio del Vangelo e svolgere l’opera in favore dell’umanità; ma invece di servirsi di queste creature o di altri strumenti, ha scelto noi come collaboratori del Cristo e degli esseri celesti,affinché potessimo condividere le benedizioni, la gioia, il conforto spirituale che questo servizio disinteressato assicura.

La vita, la luce e la gioia provengono da Dio. Co-me il sole emana i suoi raggi e le sorgenti perennialimentano i ruscelli, così le benedizioni di Dio siestendono su tutte le creature e chi accetta nelproprio cuore la vita divina offre agli altri amore eb e n e d i z i o n i .

Il Cristo sacrificò la propria vita, soffrì sulla cro-ce, sopportò la vergogna per risollevare e redime-re i peccatori. Anche gli angeli si impegnano co-stantemente per la felicità degli altri; è una gioiaper loro compiere quell’opera che la nostra men-talità egoistica considera umiliante: aiutare i mise-rabili, o comunque coloro che sono inferiori percondizione morale o sociale. L’amore altruisticodel Cristo anima il cielo e costituisce l’essenza del-

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fa ugualmente» (5:19). «Dunque non credi che iovivo nel Padre e il Padre vive in me? Quel che diconon viene da me; il Padre abita in me, ed è lui cheagisce» (14:10). Se quindi il Cristo vive nei nostricuori «... nella sua bontà, egli vi rende capaci nonsoltanto di volere ma anche di agire. Questa è lasua volontà» (Filippesi 2:13).

Agiremo come lui stesso agì, manifesteremo ilsuo stesso spirito e motivati dall’amore per lui«cresceremo in ogni cosa verso colui che è il capo,cioè il Cristo» (Efesini 4:15).

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Rivolgendoci al Cristo sentiamo subito nascerenel nostro cuore il desiderio di far conoscere aglialtri quale prezioso amico abbiamo trovato in lui,perché la verità che salva e santifica non può esse-re limitata a noi stessi.

Se siamo rivestiti della giustizia del Cristo, seproviamo una gioia profonda per la presenza delloSpirito, non potremo tacere; se sentiremo la bontàdel Signore avremo certamente qualcosa da dire.Così come fece Filippo quando trovò il Salvatore,inviteremo altre persone, cercheremo di parlareloro della bellezza della figura del Cristo e dellerealtà invisibili del mondo futuro. Animati dalgrande desiderio di ripercorrere le orme di Gesù,desidereremo ardentemente che altri lo contem-plino: «Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé ilpeccato del mondo» (Giovanni 1:29).

Dio, che ci ha resi protagonisti del piano dellasalvezza, ha voluto che tutto ciò che facciamo infavore degli altri si trasformi in benedizioni pernoi. Egli, oltre ad accordare all’uomo il privilegiodi condividere la natura divina, ci ha offerto ilmaggiore onore e la più grande gioia che possaconcedere agli uomini: agire in vista del bene deipropri simili, compiere un lavoro altruistico che ciavvicina al Creatore.

Dio avrebbe potuto affidare ai suoi angeli i lcompito di annunciare il messaggio del Vangelo esvolgere l’opera in favore dell’umanità; ma invecedi servirsi di queste creature o di altri strumenti,ha scelto noi come collaboratori del Cristo e degliesseri celesti, affinché potessimo condividere lebenedizioni, la gioia, il conforto spirituale chequesto servizio disinteressato assicura.

Quando sperimentiamo le sofferenze che provò

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la felicità. Questo è lo spirito che i discepoli delCristo devono possedere e questa è l’opera chedevono compiere.

Quando l’amore del Cristo ci caratterizza, nonpotrà passare inosservato e tutti coloro con i qualientreremo in contatto ne avvertiranno il beneficoinflusso. Lo Spirito del Cristo che vive nel cuore ècome una sorgente nel deserto e fa nascere in co-loro che stanno per soccombere i l desideriodell’acqua della vita eterna.

L’amore per Gesù si manifesta nel desiderio divivere come egli viveva per il bene e la redenzionedell’uomo e porta ad amare, a provare tenerezza esimpatia per tutte le creature di Dio.

Il Salvatore su questa terra non condusse una vi-ta agiata, ma si impegnò con perseveranza e faticaper salvare l’umanità perduta. Dalla mangiatoia alCalvario, egli condusse una vita di abnegazionenon evitando mai compiti difficili, viaggi faticosi,lavoro estenuante e preoccupazioni. Parlando disé, Gesù diceva: «Perché anche il Figlio dell’uomoè venuto non per farsi servire, ma per servire eper dare la sua vita come riscatto per la liberazio-ne degli uomini» (Matteo 20:28). Questo era ilgrande obiettivo della sua vita, tutte le altre coseerano secondarie, tanto che per lui fare la volontàdi Dio costituiva il suo cibo quotidiano. Gesù nonagì mai spinto da moventi egoistici.

Così tutti coloro che condividono la grazia delCristo devono essere pronti a fare qualsiasi sacrifi-cio affinché altre persone, per le quali egli è mor-to, possano usufruire di questo dono divino. Chifa tutto il possibile per migliorare la vita già inquesto mondo, dimostra di essere sinceramente eprofondamente convertito.

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zio: l’attività è la condizione stessa della vita. Colo-ro che pensano di essere cristiani senza fare nulla,accettando passivamente le benedizioni che la gra-zia elargisce loro, assomigliano a chi cerca di vive-re senza lavorare. Questo atteggiamento porta alladegenerazione e alla miseria sia dal punto di vistaspirituale sia da quello materiale. Come chi rifiutadi muovere le proprie articolazioni ben presto neperde l’uso, così il cristiano che non esercita le fa-coltà che Dio gli ha donato, non solo non crescein Gesù, ma perde il vigore che aveva precedente-m e n t e .

Dio ha scelto la chiesa del Cristo come strumen-to per la salvezza dell’uomo; la sua missione, checostituisce il dovere di ogni cristiano, è quella diportare i l messaggio del Vangelo all ’umanità.Ognuno, compatibilmente con le proprie capacitàe opportunità, deve realizzare il mandato del Sal-vatore. La conoscenza dell’amore del Cristo ci ren-de debitori nei confronti di tutti coloro a cui essanon è stata rivelata, perché Dio ci ha dato questaconoscenza non per noi stessi, ma perché sia tra-smessa agli altri.

Se i discepoli del Cristo fossero consapevolidell’opera che devono svolgere, nelle terre paganein cui oggi un solo uomo proclama il messaggiodel Vangelo, ve ne sarebbero migliaia; e tutti colo-ro che non possono dedicarsi personalmente aquest’opera, la potrebbero sostenere con i proprimezzi, la propria simpatia e le proprie preghiere.Anche l’opera compiuta nei paesi cristiani sarebbemolto più efficace.

Per lavorare per il Signore non c’è bisogno né diandare in terre straniere né di lasciare la propriacasa; anzi è proprio lì o in chiesa, o presso i nostri

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il Cristo, ci sentiamo più uniti a lui. Ogni sacrificiocompiuto per il bene degli altri sviluppa l’altrui-smo e avvicina al Redentore del mondo, il quale«per amor vostro, lui che era ricco, si è fatto pove-ro per farvi diventare ricchi con la sua povertà» (2Corinzi 8:9). La vita diventa una benedizione solose realizziamo il piano di Dio.

Se lavorerete secondo gli insegnamenti che hadato il Cristo e susciterete in altre persone l’inte-resse per il suo messaggio, sentirete subito la ne-cessità di un’esperienza più profonda e di una co-noscenza più ampia delle realtà divine. «Assetati eaffamati di giustizia» invocherete Dio e berrete ab-bondantemente alla fonte della salvezza rafforzan-do la vostra fede. Le avversità e le prove vi indur-ranno a rivolgervi alla Parola di Dio e a pregare,così crescerete in grazia e conoscenza del Cristoacquisendo una ricca esperienza.

Impegnarsi per gli altri in maniera disinteressatarende felici e sereni, e permette di formare un ca-rattere equilibrato, simile a quello del Cristo; inol-tre nobilita le aspirazioni eliminando l’egoismo ela pigrizia. Chi esercita le virtù cristiane si svilup-perà e potrà agire sempre più facilmente secondola volontà di Dio; percepirà meglio le realtà spiri-tuali, avrà una fede più ferma, una maggiore sensi-bilità agli appelli divini e pregherà con maggioreefficacia. Chi si dedica con generosità al bene de-gli altri ha la grande certezza di lavorare per lapropria redenzione.

L’unico mezzo per crescere nella grazia divinaconsiste nel compiere disinteressatamente ciò cheil Cristo ci ha ordinato di fare: impegnarci con tut-te le nostre forze in favore di coloro che hanno bi-sogno di noi. La forza si acquisisce tramite l’eserci-

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dalle fatiche e dalle soddisfazioni del servizio. M ala parabola dei servi che ricevono ognuno il pro-prio lavoro, suggerisce che le cose non stanno così.

Animati dall’amore possiamo compiere i doveriquotidiani più umili «... come per il Signore» (Co-lossesi 3:23). Chi sente dentro di sé l’amore diDio, lo manifesterà presentando l’esempio del Cri-sto, aiutando e incoraggiando sempre coloro chelo circondano.

Non dovete aspettare grandi occasioni né dove-te acquisire capacità straordinarie per collaborarecon il Signore. Non preoccupatevi di ciò che lagente pensa di voi, perché se la vostra vita quoti-diana costituisce una testimonianza della purezzae della sincerità della vostra fede e gli altri si con-vinceranno che desiderate il loro bene: non avretecompiuto una fatica inutile.

I più umili e semplici discepoli del Cristo posso-no essere fonte di benedizioni per gli altri. Forsenon si rendono conto del bene che sono in gradodi fare, ma inconsapevolmente il loro influsso puòrappresentare l’inizio di una serie di benedizionicosì grandi e profonde, che solo nel giorno delgiudizio finale potranno essere riconosciute.

Essi non sanno di fare qualcosa di importante;nessuno chiede loro di affannarsi per raggiungereil successo, fanno solo serenamente e con fedeltàl’opera che Dio provvidenzialmente ha assegnatoloro e ciò rende utile la loro vita. Essi si sviluppe-ranno diventando sempre più simili al Cristo, per-ché lavorando insieme a Dio in questa vita, si pre-parano per un’opera più nobile e per la gioia dellavita futura.

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parenti, amici, o persone con cui abbiamo interes-si comuni, che siamo chiamati a compiere il no-stro dovere.

Il Salvatore trascorse la maggior parte della suavita terrena lavorando con pazienza nella bottegadel falegname di Nazaret, vivendo insieme ad arti-giani e contadini che non lo riconoscevano e nonlo onoravano. Compiere quell’umile lavoro, assi-stito dagli angeli, costituiva per lui una missione,esattamente come guarire i malati o camminaresulle onde tempestose del lago di Galilea. Quindipossiamo seguire l’esempio di Gesù e lavorare perlui anche quando compiamo i doveri più umili oviviamo nelle condizioni più modeste.

L’apostolo dice: «Fratelli, ciascuno rimanga di-nanzi a Dio nella condizione in cui si trovavaquando fu chiamato alla fede» (1 Corinzi 7:24).L’uomo d’affari può continuare il suo lavoro e glo-rificare il Maestro con la sua fedeltà, perché chi se-gue veramente il Cristo farà in modo che la sua fe-de ispiri tutto ciò che compie rivelando così agliuomini stessi lo Spirito del Cristo.

Anche un artigiano può essere un rappresentan-te fedele e diligente di colui che tra le colline dellaGalilea si impegnò in un umile lavoro. Chiunqueporta il nome del Cristo dovrebbe agire in modotale che chi lo vede lavorare si senta incoraggiatoa glorificare il Creatore e il Redentore.

Con la scusa di avere capacità e opportunità in-feriori ad altri, molti non si sono offerti per colla-borare con il Cristo. Si pensa spesso che solo colo-ro che sono dotati di particolari talenti siano invi-tati a consacrarsi al servizio di Dio, e alcuni pensa-no perfino che i talenti siano riservati soltanto auna certa categoria di persone, escludendo gli altri

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Capitolo 10

UNA PROFONDA CONOSCENZA DI DIO

Meditando sulla vita del Salvatore sorgerà in noi il profondo desiderio di essere trasformati e rinnovati per raggiungere la sua purezza e diventare come colui che onoriamo. Più pensiamo al Cristo, più facilmente parleremo di lui agli altri e lo presenteremo al mondo.

Sono molti i canali di cui Dio si serve per rive-larsi all’uomo e per indurlo a mettersi in contattocon lui. La natura è uno di questi; essa ci inviacontinuamente messaggi d’amore e di gloria cheogni persona sensibile sa scorgere. Il verde deicampi, i grandi alberi, le gemme e i fiori, le nuvoleleggere, la pioggia, il gorgoglio dei ruscelli, le bel-lezze dell’universo parlano al nostro cuore e ci in-vitano a riconoscere colui che ha creato tutte que-ste meraviglie.

Il Salvatore traeva preziosi insegnamenti dallanatura. Gli alberi, gli uccelli, i fiori della campa-gna, le colline, i laghi, il cielo splendente, e anchele esperienze della vita quotidiana, erano immagi-ni a cui Gesù associava parole di verità, lezioni che

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ti, pensando che sarà più bello di qualsiasi ottimi-stica previsione. La natura così varia, che Dio ci hadonato, è comunque solo un pallido riflesso dellagloria del suo Autore, perché: «Quel che nessunoha mai visto e udito quel che nessuno ha mai im-maginato, Dio lo ha preparato per quelli che loamano» (1 Corinzi 2:9).

I poeti e i naturalisti hanno molte cose da dire aproposito della natura, ma chi ne apprezza mag-giormente la bellezza è il cristiano, perché la rico-nosce come opera del Padre, di cui intravedel’amore in ogni fiore, in ogni cespuglio e in ognialbero.

Solo chi considera le colline, le valli, i fiumi, imari, espressione dell’amore di Dio per l’uomo,ne può comprendere pienamente il significato.

Dio, oltre a parlarci attraverso il creato, si rivelaai nostri cuori tramite il suo Spirito. Se siamo suf-ficientemente sensibili per notarlo in ogni situa-zione, in ogni circostanza della nostra vita, possia-mo comprendere preziosi insegnamenti. Il salmi-sta, illustrando l’opera provvidenziale di Dio, dice:«... del suo amore è piena la terra» (Salmo 33:5).«Chi è saggio, mediti attentamente e riconoscatutto l’amore del Signore» (107:43).

Dio ci parla anche tramite la sua Parola: ci rivelail suo carattere, il suo atteggiamento nei confrontidell’uomo e la grande opera della redenzione. LaBibbia ci illustra anche la storia dei patriarchi, deiprofeti e di altri uomini di Dio che «erano soltantouomini, come noi» (Giacomo 5:17); essa li descri-ve mentre lottano contro le difficoltà, si scoraggia-no e cedono alla tentazione, proprio come noi, manonostante tutto vengono nuovamente rincuoratie conquistati dalla grazia di Dio. Tutto ciò ci inco-

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anche coloro che si lasciavano assorbire dallepreoccupazioni di ogni giorno potevano facilmen-te ricordare.

Dio vorrebbe che i suoi figli apprezzassero ilcreato e si rallegrassero per la bellezza e la sempli-cità della natura che arricchisce il mondo che cicirconda. A Dio piace tutto ciò che è bello, mapreferisce un buon carattere a una bellezza este-riore; per questo vorrebbe che noi ricercassimo lapurezza, la grazia e la semplicità che possiamoscorgere nei fiori.

Dio, tramite la natura, vuole insegnarci a essereubbidienti e ad avere fiducia in lui, ma spesso nonascoltiamo queste preziose lezioni. Dalle stelleche seguono il cammino che è stato loro tracciato,al più piccolo atomo, tutto ubbidisce alla volontàdel Creatore. Dio si preoccupa e sostiene tutto ciòche ha creato, dagli innumerevoli astri dell’univer-so al passero che cinguetta senza timori. Gli uomi-ni lavorano, pregano, dormono, si svegliano; il ric-co festeggia nel suo palazzo, la famiglia del poverosi riunisce per un magro pasto e il Signore vegliasempre su tutti. Non c’è lacrima né sorriso cheDio non noti.

Se credessimo veramente in lui quante preoccu-pazioni inutili e quante delusioni ci risparmierem-mo, perché ogni cosa, dalla più importante allapiù semplice, verrebbe affidata a colui che non siscoraggia mai per tutto ciò di cui deve occuparsi.Godremmo così di una pace interiore che pochic o n o s c o n o .

Quando le bellezze del creato attirano la vostraattenzione, pensate alla terra futura libera dallamaledizione del peccato e della morte; immagina-te il luogo in cui abiteranno coloro che sono salva-

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studio e motivo di lode. A maggior ragione do-vremmo fin da ora considerarlo e approfondirlocon cura. La misericordia e l’amore infiniti chehanno portato Gesù a sacrificarsi per noi richiedo-no una riflessione veramente seria e profonda; do-vremmo soffermarci sul carattere del nostro amatoRedentore e Intercessore e sulla sua missione: laliberazione del suo popolo dai peccati. Meditandosu questi temi, sentiremo crescere in noi quella fe-de e quell’amore che renderanno le nostre pre-ghiere più intelligenti e sentite e quindi più gradi-te a Dio; sperimentando ogni giorno come la po-tenza di Gesù salvi completamente tutti coloroche si avvicinano a Dio per mezzo di lui, sentire-mo di avere maggiore fiducia in Cristo.

Meditando sulla vita del Salvatore sorgerà in noiil profondo desiderio di essere trasformati e rin-novati per raggiungere la sua purezza e diventarecome colui che onoriamo. Più pensiamo al Cristo,più facilmente parleremo di lui agli altri e lo pre-senteremo al mondo.

La Bibbia non è stata scritta solo per gli intellet-tuali, ma per tutti, anche per la gente semplice. Legrandi verità, essenziali per la salvezza, sono chia-re come la luce del sole e solamente chi preferisceattenersi al proprio giudizio, anziché a ciò che Dioha rivelato, non le capirà.

Dovremmo studiare la Parola di Dio personal-mente, accettando solo quello che la Scrittura in-segna e non ciò che qualcuno potrebbe dirci inmerito. Se lasciamo che gli altri pensino per noi,le nostre facoltà si affievoliranno. Le capacità intel-lettuali si indeboliscono quando non vengonoesercitate su temi importanti come il profondo si-gnificato della Parola di Dio; invece, stabilire rela-

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raggia a ricercare la giustizia; e quando leggiamoqueste preziose esperienze in cui viene descrittol’amore, la conoscenza, le benedizioni di cui que-sti uomini beneficiarono e l’opera che per graziadi Dio realizzarono, lo stesso Spirito che li ispiròci invita a modellare un carattere simile al loro e acamminare, come loro, con Dio.

Gesù, parlando dell’Antico Testamento feceun’affermazione che è ancora più valida per ilNuovo Testamento: «... anche la Bibbia testimoniadi me!» (Giovanni 5:39), cioè presenta il Redento-re, colui in cui abbiamo riposto tutte le nostresperanze di vita eterna. La Bibbia ci parla del Cri-sto dal racconto della creazione - che paragonan-do Gesù alla Parola dice: «Per mezzo di lui Dio hacreato ogni cosa. Senza di lui non ha creato nulla»(1:3) - alla promessa finale: «Io verrò presto» (Apo-calisse 22:12). Se volete conoscere personalmenteil Salvatore e sentirne la voce, studiate le SacreScritture affinché vi ispirino.

Le parole di Dio sono l’acqua vivente che estin-gue la vostra sete; sono il pane vivente che vienedal cielo. Per questo Gesù disse: «Io vi dichiarouna cosa: se non mangiate i l corpo del Figliodell’uomo e non bevete il suo sangue, non avetein voi la vita» (Giovanni 6:53). Egli afferma: «Le pa-role che vi ho detto hanno la vita perché vengonodallo Spirito di Dio» (v. 63).

Così come da un punto di vista fisico i nostricorpi sono costituiti da quello che mangiamo ebeviamo, la nostra vita e la nostra forza spiritualedipendono da ciò che meditiamo.

Il tema della redenzione è un argomento che gliangeli desiderano conoscere meglio e che, nelcorso dell’eternità, sarà per i redenti soggetto di

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Quando le parole ispirate vengono meditateprofondamente, sono simili all’acqua che a fiottisgorga dalla fonte della vita. Non bisognerebbemai studiare la Bibbia senza pregare. Se prima diaprirne le pagine si chiedesse la guida dello Spiri-to Santo, esso ci verrebbe concesso.

Quando Natanaele si recò da Gesù, il Salvatoreesclamò: «Questo è un vero israelita, un uomo sen-za inganno. Natanaele disse a Gesù: Come fai a co-noscermi? Gesù gli rispose: Io ti ho visto primache Filippo ti chiamasse, quando eri sotto l’alberodi fico» (Giovanni 1:47,48). Gesù vedrà anche noimentre preghiamo nella nostra stanza, mentre glichiediamo di rivelarci la verità.

Gli angeli che abitano i luoghi eccelsi del cielosono accanto a coloro che con umiltà chiedono diessere guidati da Dio.

Lo Spirito Santo loda e glorifica il Salvatore; ilsuo scopo è quello di presentarcelo nella sua pu-rezza e giustizia e di annunciarci la salvezza cheabbiamo in lui.

Gesù dice dello Spirito, l’unico maestro dellaverità divina: «... riprenderà quel che io ho inse-gnato, e ve lo farà capire meglio» (16:14). Dio haper gli uomini una grandissima considerazione,perché ha accettato che suo Figlio morisse per noie ha nominato lo Spirito Santo nostro maestro enostra guida.

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zioni fra argomenti biblici, confrontando fra loroinsegnamenti spirituali, sviluppa la mente.

Niente rafforza maggiormente l’intelletto ed ele-va il pensiero, dello studio delle grandi e meravi-gliose verità della Bibbia. Se la Parola di Dio fossestudiata veramente, la gente avrebbe una menteaperta, un carattere nobile ed equilibrato, tuttedoti piuttosto rare ai nostri giorni.

Non si ottengono risultati positivi da una letturafrettolosa della Bibbia; si può infatti leggere tuttala Bibbia senza scorgerne la bellezza e senza com-prenderne il profondo significato. È più utile stu-diare un solo brano, finché diventa comprensibilenel quadro del piano della salvezza, che leggeremolti capitoli senza uno scopo, perché da questotipo di lettura non si acquisisce nulla di concreto.Tenete sempre con voi la Bibbia, e se ne avetel’opportunità, leggetela e imparatene a memoria itesti. Anche quando camminate lungo la stradapotete leggerne un brano, meditarlo e memoriz-zarlo nella vostra mente.

Non si può ottenere la saggezza senza uno stu-dio attento, serio e accompagnato dalla preghiera.Anche se alcune parti della Scrittura sono tropposemplici per essere fraintese, ce ne sono altre ilcui significato non si comprende facilmente. Oc-corre confrontare fra loro i brani, approfondire eriflettere con spirito di preghiera. Uno studio diquesto tipo darà immense soddisfazioni. Come unminatore scopre una vena di metallo prezioso na-scosta nelle viscere della terra, così chi approfon-disce con perseveranza la Parola di Dio, alla ricer-ca di un tesoro, vi troverà verità di grandissimo va-lore che lo studioso superficiale non non riusciràa scorgere.

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Capitolo 11

LINEA DIRETTA

Senza la preghiera, soprattutto quella personale e privata, nessuno può svilupparsi veramente; essa costituisce la vita dello spirito. Anche la preghiera pronunciata in famiglia o in pubblico è importante, ma non sufficiente; occorre dialogare con Dio a tu per tu, in modo che nessun altro senta, nessun orecchio indiscreto ascolti le preoccupazioni e le richieste personali che presentiamo a Dio.

Dio parla all’uomo attraverso la natura, la rivela-zione, la sua provvidenza e l’azione dello SpiritoSanto. Ma tutto ciò non è sufficiente: l’uomo habisogno di fargli sentire quello che prova nel pro-prio cuore.

Se vogliamo avere una vita spirituale e sviluppa-re forza morale, dobbiamo metterci in contattocon Dio. Infatti, sentirci attratti da lui, meditaresulle sue opere, sulle sue benedizioni, sulla suamisericordia, non significa essere in comunionecon lui nel senso pieno del termine: occorre co-municargli qualcosa che riguardi la nostra vita.

Pregare significa aprire il cuore a Dio come a un

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si rivolgono a Dio che prova un amore infinito perloro ed è pronto a dare più di quanto essi chieda-no o pensino? Gli angeli sono felici di inchinarsidavanti a Dio e stare vicino a lui, mentre gli uomi-ni , che avrebbero tanto bisogno di r iceverequell’aiuto che solo Dio può dare, sembrano sod-disfatti di vivere lontani dal suo Spirito e dalla suap r e s e n z a .

Le tenebre del male circondano tutti coloro chenon pregano. Le tentazioni che il nemico insinuanella loro mente li seducono portandoli a peccare,perché essi non utilizzano quell’importante mezzoche Dio ha messo loro a disposizione: la preghie-ra. Perché i figli di Dio, sono così riluttanti a pre-gare pur sapendo che la preghiera è la chiave chenella mano della fede apre i forzieri celesti dovesono custodite le benedizioni infinite dell’Onnipo-tente? Chi non prega e non vigila costantemente,rischia di diventare sempre più indifferente allapropria salvezza, allontanandosi dalla via di Dio. Ilnostro avversario cerca continuamente di impedir-ci di accedere al trono della misericordia, di pre-sentare a Dio preghiere ferventi per toglierci lapossibilità di ottenere la grazia e la forza necessa-rie per resistere alla tentazione.

Dio ascolta e risponde alle nostre preghiere, maa certe condizioni. Una delle più importanti consi-ste nel sentire il bisogno di essere aiutati da Dio.Egli ha promesso: «Verserò acqua sulla terra asse-tata, farò scorrere torrenti sul suolo arido» (Isaia44:3). Coloro che nutrono un profondo desideriodella giustizia e della presenza di Dio, saranno si-curamente esauditi. Per poter ricevere le benedi-zioni divine il cuore deve essere aperto all’influssodello Spirito.

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amico, non perché sia necessario fargli sapere chisiamo, ma per permetterci di riceverlo. La pre-ghiera non fa abbassare Dio al nostro livello, ma cieleva fino a lui.

Quando Gesù venne su questa terra, insegnò aisuoi discepoli a pregare invitandoli a presentare alSignore le loro necessità quotidiane e ad affidare alui tutte le loro preoccupazioni. Promise ancheche le loro richieste, e quindi anche le nostre, sa-rebbero state ascoltate.

Egli stesso, quando viveva fra gli uomini, prega-va spesso, ricercava e supplicava il Padre affinchégli accordasse nuove energie per affrontare i dove-ri e le prove: egli condivideva la nostra realtà e lenostre debolezze. Tutta la sua vita costituisce unesempio per noi; egli superò tutte le nostre tenta-zioni, affrontò lotte terribili e travagli interiori pervincere il peccato per il quale, grazie alla sua pu-rezza, provava una profonda avversione. Come uo-mo sapeva che la preghiera non solo era necessa-ria, ma costituiva un privilegio; infatti la comunio-ne con il Padre lo consolava e lo rallegrava. Se ilSalvatore dell’uomo, il Figlio di Dio, sentiva il bi-sogno di pregare, tanto più noi che siamo deboli,mortali e peccatori, dovremmo sentire la necessitàdi pregare costantemente e con fervore.

Il Signore vorrebbe concederci le sue benedizio-ni illimitate e noi, che abbiamo il privilegio di nu-trirci di questo amore infinito, preghiamo così po-co. Dio è pronto ad ascoltare ogni preghiera sin-cera del più umile dei suoi figli ma, nonostanteciò, siamo riluttanti a comunicare a Dio le nostrenecessità. Che cosa penseranno gli angeli di questipoveri esseri indifesi, esposti alla tentazione, chepregano poco, hanno una fede così misera e non

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remmo se fossimo più uniti a lui e potessimo valu-tare meglio le realtà spirituali. Se ci sembra che lenostre preghiere non siano state esaudite, nonperdiamo fiducia nelle promesse divine, perché larisposta verrà e riceveremo l’aiuto necessario; mase pretendiamo di ottenere sempre ed esattamen-te tutto ciò che abbiamo chiesto in preghiera, pec-chiamo di presunzione. Dio è troppo saggio persbagliarsi, e troppo buono per rifiutare qualsiasibenedizione a coloro che si comportano corretta-mente. Anche se le vostre preghiere non sono im-mediatamente esaudite, continuate ad aver fiduciain lui, ricordando questa promessa: «Chiedete e ri-ceverete...» (Matteo 7:7).

Se date troppa importanza ai vostri dubbi e allevostre preoccupazioni, e cercate di capire razio-nalmente tutto ciò che non potete comprenderepienamente senza l’aiuto della fede, le vostre per-plessità si moltiplicheranno e diventeranno piùprofonde. Ma se ci rivolgiamo a Dio consapevolidel nostro stato di debolezza e dipendenza, e conumiltà e fiducia presentiamo le nostre necessità acolui che vede, conosce e regna con potenza sututto l’universo, egli ascolterà il nostro grido e ciincoraggerà. La preghiera sincera ci unisce alla suamente infinita. Il Signore può rivolgersi a noi conamore e compassione anche se in quel momentonon lo avvertiamo in maniera evidente, anche se avolte non sentiamo la sua mano che con dolcezzasi posa su noi per benedirci.

Quando ci rivolgiamo a Dio, per chiedergli diaver pietà di noi e benedirci, dovremmo essereanimati dall’amore e dal desiderio di perdonare;come possiamo dire: «Perdona le nostre offese co-me noi perdoniamo a chi ci ha offeso» (6:12) se

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Le nostre necessità sono evidenti e questo giocaa nostro favore, ma dobbiamo rivolgerci a coluiche può donarci ciò di cui abbiamo bisogno. Egliinfatti dice: «Chiedete e riceverete» (Matteo 7:7);«Dio non ha risparmiato il proprio Figlio... comepotrebbe non darci ogni cosa insieme con lui?»(Romani 8:32).

Mentre la preghiera di chi è pentito, di chi è rat-tristato per i propri errori, viene sempre accettata,chi nasconde un peccato o tollera una debolezza,non sarà ascoltato dal Signore. Egli risponderà allenostre preghiere quando avremo riparato a tutti itorti di cui siamo consapevoli, anche se i nostrimeriti non ci assicureranno mai il favore di Dio,perché è solo in virtù di Gesù che siamo salvati.Solo il suo sacrificio ci purifica. Tuttavia dobbiamoconformarci alle condizione della sua grazia.

Un altro aspetto importante della preghiera è lafede. «Ma nessuno può essere gradito a Dio senon ha la fede. Infatti chi si avvicina a Dio devecredere che Dio esiste e ricompensa quelli che locercano» (Ebrei 11:6).

Gesù disse ai discepoli: «Tutto quello che do-manderete nella preghiera, abbiate fiducia di otte-nerlo e vi sarà dato» (Marco 11:24). Perché nonprendiamo Gesù in parola? È una grande promes-sa, senza limiti e margini di incertezza.

Anche se nel momento in cui preghiamo non ri-ceviamo esattamente ciò che abbiamo chiesto,dobbiamo continuare a credere che il Signore ciascolta e risponderà alla nostra preghiera. A voltesiamo così miopi che chiediamo qualcosa che nonè opportuno. In questo caso il Padre dimostra ilsuo interessamento concedendoci tutto ciò che èper il nostro bene, quello che noi stessi chiede-

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costituisce la vita dello spirito. Anche la preghierapronunciata in famiglia o in pubblico è importan-te, ma non sufficiente; occorre dialogare con Dioa tu per tu, in modo che nessun altro senta, nes-sun orecchio indiscreto ascolti le preoccupazionie le richieste personali che presentiamo a Dio.Quando si prega e ci si rivolge al Signore con fer-vore e fiducia, è importante non essere disturbatida ciò che ci circonda. Colui che conosce ogni se-greto e ascolta la preghiera che proviene dal cuo-re, infonderà, in chi stabilisce un rapporto di co-munione con lui, dolcezza, calma, fede e forza,per vincere la lotta contro Satana.

Pregate in un luogo solitario, ma elevate il vo-stro pensiero a Dio anche mentre svolgete il vo-stro lavoro abituale. Fu così che Enoc camminòcon Dio. Queste preghiere silenziose salgono altrono della grazia come incenso prezioso e Satananon può fare nulla contro coloro che vivono que-sto rapporto di comunione con Dio.

Non esiste luogo o tempo che non sia adattoper elevare il pensiero a Dio, perché nulla può im-pedirci di rivolgere al Signore una preghiera silen-ziosa, ma fervente. Quando camminiamo nellestrade affollate, quando siamo impegnati, possia-mo chiedere al Signore che ci guidi, proprio comefece Neemia quando presentò la sua richiesta al reArtaserse (cfr. Neemia 2:5).

Ovunque possiamo avere la possibilità di entra-re segretamente in comunione con Dio e se rima-niamo sempre ricettivi agli appelli divini, Gesù siavvicinerà e rimarrà con noi.

Per quanto l’atmosfera che ci circonda sia conta-minata e corrotta noi, invece di respirarne le esala-zioni, possiamo vivere nell’aria pura del cielo. Pos-

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non siamo disposti a perdonare? Se vogliamo chela nostra preghiera sia ascoltata, dobbiamo perdo-nare gli altri esattamente come speriamo di esserep e r d o n a t i .

Un’altra condizione che rende valida la preghie-ra è la perseveranza. Se vogliamo che la nostra fe-de e la nostra esperienza aumentino, dobbiamopregare sempre, essere «allegri nella speranza, pa-zienti nelle tribolazioni, perseveranti nella pre-ghiera» (Romani 12:12); «Pregate senza stancarvi enon dimenticate mai di ringraziare Dio» (Colossesi4:2). L’apostolo Pietro esorta i credenti a essere:«... giudiziosi e sempre pronti alla preghiera» (1Pietro 4:7); e l’apostolo Paolo aggiunge: «Non an-gustiatevi di nulla, ma rivolgetevi a Dio, chiedete-gli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringra-ziatelo» (Filippesi 4:6). «Ma voi diletti» dice l’apo-stolo Giuda «continuate a costruire la vostra vitasulle fondamenta della vostra santissima fede. Pre-gate con la potenza dello Spirito Santo» (Giuda1:20). La preghiera costante ci unisce indissolubil-mente a Dio, rinnova la nostra esistenza grazie allavita che proviene da lui e la purezza e la santitàche ne derivano si innalzano verso il Padre. È ne-cessario pregare costantemente, impegnarsi pereliminare tutto ciò che ci può impedire di esserein comunione con Gesù. Approfittiamo di ogni op-portunità per andare dove ci si riunisce per prega-re! Chi ricerca veramente la comunione con Dioparteciperà agl i incontr i d i preghiera con i lprofondo desiderio di goderne completamente ibenefici, cercherà ogni occasione per poter essereilluminato da Dio.

Senza la preghiera, soprattutto quella personalee privata, nessuno può svilupparsi veramente; essa

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cuore spezzato e cura le loro ferite» (Salmo 147:3).I rapporti fra Dio e ogni individuo sono perso-

nali e intimi, come se sulla terra non ci fosse nes-sun altro da aiutare, come se suo Figlio fosse mor-to solo per quella persona.

Gesù affermò: «Il Padre stesso, infatti, vi ama,perché voi avete amato me e avete creduto cheprovengo dal Padre. Ero col Padre e di là son ve-nuto nel mondo. Ora lascio il mondo, e torno alPadre» (Giovanni 16:27,28). «Ma io ho scelto voi, evi ho destinati a portare molto frutto, un fruttoduraturo. Allora il Padre vi darà tutto quel chechiederete nel nome mio» (15:16). Pregare nel no-me di Gesù non significa semplicemente citarequel nome all’inizio e alla fine di una preghiera,ma vuol dire pregare con lo stesso atteggiamentomentale e lo stesso spirito del Cristo, significa cre-dere nelle sue promesse, fare assegnamento sullasua grazia e agire come lui.

Dio non ha mai chiesto agli uomini di vivere iso-lati come degli eremiti o dei monaci, per dedicarsiad atti di culto. La nostra vita deve essere simile aquella del Cristo, vissuta fra la gente, ma anche insolitudine. Chi non fa altro che pregare presto sistancherà, oppure cadrà nel formalismo; chi si iso-la dalla società, non potendo compiere i propridoveri di cristiano, cesserà di portare la croce. Senon ci preoccupiamo di collaborare con impegnoper il Signore, per colui che ha fatto tanto per noi,non avremo più motivi per essere ferventi, le no-stre preghiere perderanno significato e divente-ranno egoistiche. Con quale coraggio pregheremoin favore dell’umanità o della realizzazione del re-gno di Dio e chiederemo la forza di agire in questad i r e z i o n e ?

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siamo evitare di pensare e di immaginare tutto ciòche è impuro e, attraverso una preghiera sincera,elevarci fino a Dio. Chi è pronto a ricevere l’aiutoe le benedizioni divine vivrà in un’atmosfera piùsanta di quella terrena e sarà in costante comunio-ne con il cielo.

Abbiamo bisogno di conoscere più chiaramentela figura di Gesù e di comprendere meglio il valo-re delle realtà eterne, perché così proveremo pie-namente la bellezza della santità.

Lasciamoci attrarre sempre più da ciò che è divi-no affinché Dio ci permetta di respirare l’atmosfe-ra del cielo e quando le prove arriveranno improv-vise, potremo facilmente rivolgere il nostro pen-siero a Dio con la stessa spontaneità con cui il fio-re si orienta verso il sole.

Presentate a Dio le necessità, le gioie, le tristez-ze, le preoccupazioni e i timori che provate, per-ché nulla lo potrà stancare o infastidire. Egli non èaffatto insensibile alle necessità dei propri figli;anzi, conosce anche il numero dei loro capelli. «Sì,il Signore è pieno di misericordia e di compassio-ne...» (Giacomo 5:11), si commuove al pensierodei nostri dolori o quando gli esprimiamo le no-stre sofferenze. Presentategli tutto ciò che vi ren-de perplessi, perché niente è troppo gravoso percolui che sostiene il mondo e regna su tutto l’uni-verso. Non esiste pensiero che turbi la nostra paceche egli non noti; per il Signore tutta la nostra vitaè come un libro aperto e nessun problema è trop-po difficile da risolvere. Ogni disgrazia che colpi-sce il più piccolo dei suoi figli, ogni preoccupazio-ne che ci tormenta, ogni gioia che proviamo, ognipreghiera sincera è immediatamente consideratacon interesse dal nostro Padre che: «Rianima il

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zioni dovrebbero suscitare in noi amore e gratitu-dine nei confronti di colui che ce le ha donate.Dovremmo vivere meno in funzione delle realtàterrene e rivolgere il nostro sguardo verso il san-tuario che è in cielo dove la gloria di Dio risplendesul volto del Cristo, colui che «... può salvare per-fettamente quelli che per mezzo di lui si avvicina-no a Dio» (Ebrei 7:25).

Abbiamo bisogno di lodare maggiormente Dioperché «... egli è buono: compie per l’uomo operestupende» (Salmo 107:8). La nostra vita spiritualetroppo spesso è limitata dal meccanismo del chie-dere e del ricevere, perché pensiamo sempre allenostre necessità e mai alle benedizioni che Dio cioffre continuamente. Preghiamo di più ed espri-miamo gratitudine e lode a colui che ci ha creati!

Dio ordinò al popolo di Israele di organizzarecosì il solenne culto comune: «In quel luogo fareteil banchetto sacro davanti al Signore, vostro Dio, efarete festa voi e le vostre famiglie, per ringraziareil Signore di aver benedetto il vostro lavoro» (Deu-teronomio 12:7). Quando facciamo qualcosa per lagloria di Dio dovremmo essere sempre allegri, ani-mati da uno spirito di lode e ringraziamento.

Non dovremmo servire il nostro Dio scontenti oaddolorati, perché è un Padre sensibile e miseri-cordioso; adorare il Signore e contribuire al pro-gresso della sua opera dovrebbe costituire per noiun piacere. Dopo aver offerto loro la salvezza, Dionon si aspetta certo che i suoi figli si comportinocome se egli fosse un padrone severo ed esigente;egli è il loro migliore amico e vuole che coloroche lo onorano lo sentano vicino, godano dellesue benedizioni e si rallegrino. Il Signore desiderache i suoi figli provino gioia e consolazione nel fa-

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Se non ci riuniamo con altri credenti per inco-raggiarci reciprocamente per servire meglio il Si-gnore, dimenticheremo facilmente l’importanzadella verità, ne saremo sempre meno ispirati e ciinaridiremo. Quando incontrandoci fra cristianinon dimostriamo simpatia reciproca, perdiamo oc-casioni preziose. Dobbiamo quindi cercare di es-sere più socievoli, dimostrando simpatia per gli al-tri e il nostro servizio per il Signore risulterà piùefficace. Chi si chiude in se stesso non svolge ilcompito che Dio gli ha affidato.

Se i cristiani si incontrassero più spesso, perparlare dell’amore di Dio e delle preziose veritàdella redenzione, ne trarrebbero incoraggiamentireciproci. Ogni giorno dovremmo imparare a co-noscere meglio il Padre, sperimentare la sua gra-zia, perché così proveremo il desiderio di parlaredel suo amore e daremo una testimonianza che in-coraggerà anche noi. Se pensassimo e parlassimodi più di Gesù, e meno di noi stessi, potremmosentirlo molto più vicino a noi. Se solo rivolgessi-mo il nostro pensiero a Dio ogni volta che ci ac-corgiamo che egli si prende cura di noi, l’avrem-mo sempre presente nella nostra mente e prove-remmo il desiderio di lodarlo. Parliamo dellerealtà terrene perché ci interessano; parliamo de-gli amici perché siamo legati a loro e perché essicondividono le nostre gioie e le nostre tristezze.Ma abbiamo molte più ragioni per amare Dio piut-tosto che gli amici. Rivolgere a lui il nostro primopensiero, parlare della sua bontà e della sua po-tenza dovrebbe essere la cosa più naturale delmondo. Dio non ci ha concesso i suoi ricchi doniperché tutta la nostra attenzione e il nostro affettone fossero assorbiti; anzi, proprio queste benedi-

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Capitolo 12

LA VITTORIA SUL DUBBIO

Riconoscere di non poter capire pienamente le grandi verità della Bibbia, significa semplicementeammettere che la nostra mente limitata non può afferrare ciò che è infinito e che l’uomo, nonostante le sue conoscenze parziali, può comunque comprendere gli obiettivi di colui che sa tutto.

Molti cristiani, e soprattutto coloro che si sonoconvertiti da poco, trovando nella Bibbia degliaspetti che non sanno spiegare e a volte neanchecapire, si lasciano prendere dal dubbio e dalloscetticismo. In realtà essi fanno il gioco di Satanache cerca di sviare la loro fede, insinuando l’ideache la Scrittura non costituisca una rivelazione diDio e facendo nascere in loro questi interrogativi:«Come farò a conoscere la verità? Se la Bibbia è ve-ramente Parola di Dio, come mai ho questi dubbie queste perplessità?».

Dio non vuole che abbiamo una fede cieca; eglici fornisce numerosi elementi razionali che ci aiu-tano a credere nella sua esistenza, nella veridicitàdella sua Parola e a conoscere il suo carattere. Mala nostra fede non è una dimostrazione in sé, si

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re la sua volontà; desidera che tutti coloro che siriuniscono per adorarlo sentano di essere amati eprotetti da lui; questo amore li aiuta a svolgerecon gioia i loro doveri quotidiani e a comportarsisempre onestamente e fedelmente.

Raccogliamoci intorno alla croce. Cristo Gesùcrocifisso dovrebbe essere l’argomento dei nostripensieri e delle nostre conversazioni. Ciò che piùci emoziona, dovrebbe essere il Cristo, il Cristocrocifisso. Pensiamo a ogni benedizione che rice-viamo da Dio e comprenderemo il suo amore e af-fideremo tutto a colui che è stato inchiodato sullacroce per noi.

Possiamo elevarci verso il cielo cantando le lodidi Dio, manifestando al Signore quella gratitudineche le creature celesti gli rivolgono con canti emusica. «Chi offre come sacrificio la lode, mi ono-ra davvero. A chi prende questa strada io mostreròla salvezza» (Salmo 50:23), dice Dio.

Avviciniamoci al Creatore con gioia, rispetto e«... canti di lode e di ringraziamento» (Isaia 51:3).

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te umana; ma questo non è un motivo sufficienteper mettere in dubbio la Parola di Dio. La naturastessa ci presenta interrogativi a cui non possiamodare una risposta. Le forme di vita più semplicipresentano problemi che neanche i più grandi fi-losofi riescono a risolvere. Come possiamo mera-vigliarci di trovare anche nel mondo spirituale mi-steri insondabili? Non ci resta che accettare la no-stra limitatezza. La Scrittura contiene prove suffi-cienti per riconoscerne l’origine divina; quindi an-che se non comprendiamo tutto, non abbiamonessun motivo per metterla in dubbio.

L’apostolo Pietro dice che nella Scrittura ci sono«... cose difficili a capire: perciò vi sono personeignoranti e poco mature che ne deformano il si-gnificato, come fanno anche con altre parti dellaBibbia. Ma così facendo essi causano la propria ro-vina» (2 Pietro 3:16).

Gli scettici considerano queste difficoltà un’ar-gomentazione contro la stessa Bibbia. In realtà sitratta di una prova della sua ispirazione divina,perché se essa presentasse la grandezza e la mae-stà di Dio in termini facilmente comprensibiliall’uomo, non potrebbe essere riconosciuta comeautorità divina. La complessità dei temi trattati e ilmistero che essi nascondono, dovrebbero ispirarcimaggiore fiducia nella Parola di Dio.

La Bibbia, comunque, presenta la verità in modocosì semplice da rispondere perfettamente alle ne-cessità e ai desideri dell’animo umano: essa, oltrea sorprendere e affascinare le menti più eccelse,guida i più umili e meno colti verso la via della sal-vezza. Tuttavia queste verità, espresse così sempli-cemente, racchiudono misteri talmente sublimi,elevati e inaccessibili per la mente umana, che

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deve basare sull’evidenza, perché Dio non ci hamai privati della libertà di dubitare. Chi vuole met-tere in dubbio la sua Parola ne ha l’opportunità echi vuole conoscere la verità, troverà moltissimielementi su cui fondare la propria fede.

La mente dell’uomo non riesce a comprenderepienamente il carattere e le opere dell’Essere infi-nito e anche i più intelligenti e i più colti non rie-scono a dissipare il mistero che lo avvolge. «Puoiconoscere l’immensità di Dio, o scoprire la suagrandezza? Tu non puoi fare niente! Dio è al di so-pra dei cieli, raggiunge le profondità della terra, etu non sai fin dove» (Giobbe 11:7,8).

L’apostolo Paolo esclama: «O Dio, come è im-mensa la tua ricchezza, come è grande la tuascienza e la tua saggezza! Davvero nessuno po-trebbe conoscere le tue decisioni, né capire le tuevie verso la salvezza» (Romani 11:33). Nonostante,«un’oscura nube lo circonda. Giustizia e diritto so-stengono il suo trono» (Salmo 97:2). Ciò che com-prendiamo di quello che Dio ha fatto per noi, edei moventi che lo hanno guidato, è appena suffi-ciente per farci un’idea del grandissimo amore,della misericordia e della potenza infinita che ciha dimostrato. Anche se conosciamo solo queltanto che basta per il nostro bene, dobbiamo con-fidare nella sua onnipotenza e nel suo grandea m o r e .

Come il carattere di Dio, la sua Parola contienedei misteri che esseri umani limitati come noi noncomprenderanno mai. La presenza del peccato nelmondo, l’incarnazione del Cristo, la nuova nascita,la risurrezione, insieme a molte altre verità che laBibbia presenta, sono misteri troppo profondi peressere spiegati e compresi pienamente dalla men-

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Infatti, riconoscere di non aver capito le paroleispirate appare troppo umiliante. Chi ha questo at-teggiamento dimostra di non saper attendere cheDio gli riveli la verità e quando non riesce a com-prendere la Scrittura solo tramite la propria intelli-genza, ne nega di fatto l’autorità.

Molte teorie e dottrine popolari, generalmenteconsiderate bibliche, oltre a essere contrarie all’in-segnamento della Scrittura e in contrasto con ilconcetto di ispirazione della Bibbia, sono fonte didubbi e perplessità per molti. Questi dubbi, però,non sorgono a causa della Parola di Dio, ma peruna sua errata interpretazione umana.

Se l’uomo potesse comprendere pienamenteDio e la sua opera, non avrebbe più verità da sco-prire, conoscenze da acquisire; gli sarebbe preclu-sa ogni possibilità di sviluppo della mente e dellospirito e Dio non sarebbe più l’essere supremo.Ringraziamo colui che è infinito, e nel quale «...sono nascosti tutti i tesori della sapienza e dellaconoscenza» (Colossesi 2:3), perché la realtà è di-versa. L’uomo ha davanti a sé l’eternità per ricer-care e imparare, ma non riuscirà a esaurire i tesoridella saggezza, della bontà e della potenza divine.

Dio desidera che perfino in questa vita i suoi fi-gli abbiano sempre la possibilità di conoscere gliinsegnamenti contenuti nella sua Parola; ma percomprenderla occorre la guida dello stesso Spiritoche l’ha ispirata: «... Solo lo Spirito di Dio conoscei pensieri segreti di Dio» (1 Corinzi 2:11).

Gesù ha fatto questa promessa ai suoi discepoli:«Quando però verrà lui, lo Spirito della verità, viguiderà verso tutta la verità. Non vi dirà cose sue,ma quelle che avrà udito, e vi parlerà delle coseche verranno» (Giovanni 16:13,14).

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possiamo accettarle solo perché Dio le ha rivelate.Esse ispirano, in chi le ricerca, rispetto e fede.

Tutto ciò che Dio ha fatto per redimere l’uomoè stato rivelato affinché ognuno potesse capire co-me raggiungere la salvezza attraverso il pentimen-to e la fede in Gesù. Se studiamo la Bibbia, ci con-vinceremo sempre più che essa è la Parola del Diovivente, la grande rivelazione divina davanti allaquale non possiamo che inchinarci.

Riconoscere di non poter capire pienamente legrandi verità della Bibbia, significa semplicementeammettere che la nostra mente limitata non puòafferrare ciò che è infinito e che l’uomo, nono-stante le sue conoscenze parziali, può comunquecomprendere gli obiettivi di colui che sa tutto.

L’errore che compiono gli scettici e i miscreden-ti nel non accettare la Parola di Dio, perché nonriescono a comprenderne tutti i misteri, costitui-sce un pericolo anche per coloro che credono nel-la Bibbia. L’apostolo infatti dice: «Fate dunque at-tenzione, fratelli: nessuno di voi sia tanto malvagioe senza fede da al lontanarsi dal Dio vivente»(Ebrei 3:12). È bene studiare con impegno gli inse-gnamenti della Bibbia, che «Dio ha fatto conoscerea noi per mezzo dello Spirito» (1 Corinzi 2:10), cheDio ha rivelato, perché mentre «... per noi e per inostri figli vale per sempre quel che è stato rivela-to... solo il Signore nostro Dio può conoscere lecose nascoste...» (Deuteronomio 29:28).

Satana sa molto bene come impedire all’uomodi svolgere una corretta opera di ricerca. Se oltrea l l ’ interesse per le ver i tà b ib l iche nascessenell’animo una certa dose di presunzione e non siriuscisse a spiegare completamente ogni parte del-la Scrittura ci si sentirebbe insoddisfatti e sconfitti.

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Chi legge la Bibbia per individuare le contraddi-zioni non ha sensibilità spirituale e, dal suo puntodi vista, troverà motivi per dubitare e non credereanche nelle verità più semplici e più chiare.

Per quanto non lo si voglia ammettere, la causadel dubbio e dello scetticismo è l’amore per ilpeccato. Gli insegnamenti e gli avvertimenti dellaParola di Dio non sono graditi dagli orgogliosi ecoloro che preferiscono il proprio peccato all’ub-bidienza a Dio rifiutano l’autorità della sua Parola.Se vogliamo comprendere la verità, dobbiamo de-siderare sinceramente di conoscerla e accettarla.Se studieremo la Bibbia con questo spirito trove-remo numerose prove della sua ispirazione divinae potremo comprendere le verità che ci assicure-ranno la salvezza.

Il Cristo ha detto: «Se uno è pronto a fare la vo-lontà di Dio, riconoscerà se il mio insegnamentoviene da Dio o soltanto da me» (7:17). Invece diporvi tanti problemi per ciò che non comprende-te, approfondite le vostre conoscenze e sarete ingrado di acquisirne altre. Guidati dalla grazia delCristo, adempite quei doveri che vi sono stati rive-lati chiaramente e in seguito riuscirete a compren-dere e mettere in pratica quelle verità che ora visuscitano dei dubbi.

C’è una prova della validità della Parola di Dioche tutti, dai più colti ai più semplici, possono ca-pire: essa consiste nello sperimentare ciò che essainsegna, verificando l’affidabilità delle sue promes-se. «Gustate e vedete come è buono il Signore»(Salmo 34:9).

Invece di fidarvi di ciò che dicono gli altri, met-tete alla prova il Signore che dice: «Chiedete e ri-ceverete» (Giovanni 16:24). Le sue promesse, co-

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Dio desidera che l’uomo sviluppi le proprie fa-coltà intellettuali e con lo studio della Bibbia ci haofferto il mezzo più efficace per elevare la mente.Non dobbiamo però esaltare la ragione, dimenti-cando che è facilmente soggetta a errori, perchése non ricerchiamo la semplicità e la fede dei bam-bini, cioè se non siamo pronti a imparare e a invo-care la guida dello Spirito Santo, la Bibbia diven-terà oscura per noi, tanto da non comprendernele più semplici verità.

Quando apriamo la Parola di Dio, dovremmofarlo con rispetto e umiltà, come se fossimo allapresenza del suo autore, consapevoli della gran-dezza, della potenza, della saggezza di Dio e dellanostra limitatezza. Dobbiamo ricordare che se nonl’avesse rivelata, non avremmo mai compreso lasua Parola. Davanti alla Bibbia dobbiamo ricono-scere che essa nasconde un’autorità suprema, ilgrande Io sono davanti al quale tutte le nostre fa-coltà risultano limitate.

Dio rivela, a coloro che cercano di capirle, mol-te realtà difficili e oscure e solo lo Spirito Santo ciaiuta a non distorcere continuamente il significatodella Scrittura e a non fraintenderla.

Spesso leggiamo la Bibbia senza trarne profitto;varie volte nascono solo dubbi e scetticismo, per-ché quando la apriamo senza spirito di preghiera,senza rispetto, con pensieri e affetti lontani daDio, o comunque non in armonia con la sua vo-lontà, il nemico ci suggerisce interpretazioni sba-gliate. Non è consigliabile fidarsi delle spiegazionidi coloro che non vivono in armonia con la vo-lontà di Dio e non la ricercano, perché per quantopossano essere colti fraintendono facilmente leScritture.

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coltà, si svilupperanno. Rallegriamoci al pensieroche Dio desidera renderci comprensibile tutto ciòche ci crea perplessità, ciò che non riusciamo a ca-pire o che non appare chiaro per la nostra mentecosì limitata. «Ora la nostra visione è confusa, co-me in un antico specchio; ma un giorno saremo afaccia a faccia dinanzi a Dio. Ora lo conosco soloin parte, ma un giorno lo conoscerò come lui miconosce» (1 Corinzi 13:12).

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me sempre è avvenuto e sempre avverrà, si adem-piranno e quando saremo più uniti a Gesù benefi-ceremo del suo grande amore e alla luce della suapresenza ogni dubbio svanirà.

L’apostolo Paolo dice che Dio «ci ha liberati dalpotere delle tenebre e ci ha introdotti nel regnodel Figl io suo amatiss imo» (Colossesi 1:13).Chiunque è passato dalla morte alla vita «... rico-nosce e afferma che Dio dice la verità» (Giovanni3:33) e può dare questa testimonianza: «Avevo bi-sogno di aiuto e l’ho trovato in Gesù; egli ha sod-disfatto ogni mia necessità, mi ha dato ciò di cuiavevo profondamente bisogno; per me ora la Bib-bia è la rivelazione del Cristo. Mi chiedi perchécredo in Gesù? Perché è il mio Salvatore. Perchécredo nella Bibbia? Perché grazie ad essa sentoDio che parla al mio cuore».

È possibile avere la certezza che gli insegnamen-ti della Bibbia che mettiamo in pratica non sonofavole abilmente costruite, ma verità, e che il Cri-sto è il Figlio di Dio.

Pietro esorta i fratelli in fede: «... crescete sem-pre più nella grazia e nella conoscenza di GesùCristo» (2 Pietro 3:18). Quando il popolo di Dio«cresce nella grazia» comprende ancora meglio laParola di Dio. Come si è già verificato nel passatoe sempre avverrà in futuro, e come la storia dellachiesa dimostra, il popolo di Dio scorge nelle sa-cre verità nuove conoscenze: «... la via degli onestiè come la luce dell’alba, che aumenta di splendorefino a mezzogiorno» (Proverbi 4:18).

Tramite la fede possiamo proiettarci nel futuroed essere sicuri che, come ha promesso il Signore,se vivremo in comunione con colui che è la fontedi ogni conoscenza, l’intelletto e tutte le altre fa-

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Capitolo 13

OTTIMISMO E SERENITÀ NEL SIGNORE

I cristiani la cui esistenza è caratterizzata dalla tristezza, che spesso sono abbattuti, si lamentano o brontolano, suggeriscono un falso concetto di Dio e della loro esperienza spirituale e fanno pensare che il Signore non desideri che i suoi figli siano felici. La loro testimonianza è falsa e non risulta a vantaggio di Dio.

I figli di Dio sono chiamati a rappresentare ilCristo rivelandone la bontà e la misericordia. Cosìcome Gesù ci ha manifestato il vero carattere delPadre, noi dobbiamo rivelare il Cristo a un mondoche non conosce l’amore, l’affetto e la misericor-dia che egli prova per l’uomo. «Tu mi hai mandatonel mondo» dice Gesù «così anch’io li ho mandatinel mondo»; «... io unito a loro e tu unito a me... eil mondo potrà capire che tu mi hai mandato...»(Giovanni 17:18,23). Ai discepoli di Gesù l’aposto-lo Paolo scrive: «È evidente che voi siete una lette-ra del Cristo... Essa viene letta e riletta da tutti» (2Corinzi 3:3,2). Seguendo il Cristo, impersonifiche-rete il messaggio che egli vuole inviare alla vostra

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ben presenti le verità che riguardano il Padre cele-ste, ci soffermiamo sulle false rappresentazioni diDio, diffidiamo e ci lamentiamo di lui disonoran-dolo. Satana cerca sempre di rendere l’esperienzareligiosa difficile, faticosa e triste, e quando il cri-stiano, con una fede vacillante, offre un’immaginesimile della religione, non fa altro che confermarele insinuazioni di Satana.

Molti conducono un’esistenza triste e penosaperché pensano agli errori, ai fallimenti e alle de-lusioni del loro passato.

Quando ero in Europa, ricevetti una lettera dauna sorella in fede che era profondamente ango-sciata proprio per questo modo sbagliato di af-frontare la vita e chiedeva di essere consolata. Lanotte seguente sognai di essere in un giardino chequalcuno, forse il proprietario, mi faceva visitare.Stavo raccogliendo dei fiori e godendone il profu-mo quando questa sorella, che stava camminandoaccanto a me, attirò la mia attenzione su alcunibrutti rovi che le impedivano di andare avanti. Ladonna, che invece di camminare lungo il sentieroche le era stato indicato passeggiava tra i rovi e lespine, cominciò a brontolare e a rattristarsi dicen-do: «Non è un peccato che questo magnifico giar-dino sia rovinato dalle spine?».

«Allontanati dalle spine perché ti farai solo delmale; goditi queste rose, questi gigli e questi garo-fani» le rispose il proprietario.

Non avete mai avuto periodi felici nella vostravita, giorni in cui avete risposto agli appelli delloSpirito Santo provandone una grande gioia? Ri-pensando alla vostra vita passata, non ricordateniente di piacevole? Se le promesse di Dio assomi-gliano a fiori profumati, che crescono ovunque

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famiglia, al quartiere in cui vivete, al vostro paese,perché ogni discepolo del Cristo è come una lette-ra rivolta all’umanità. Se Gesù vive in voi, tramitela vostra vita parlerà al cuore di coloro che non loconoscono, che forse non leggono la Bibbia, onon ascoltano la voce che attraverso quelle pagineparla loro, o non sanno scorgere il suo amore nelcreato. Se rappresenterete degnamente Gesù, for-se riuscirete a far comprendere a queste personela sua bontà affinché lo amino e lo seguano.

I cristiani possono essere paragonati a delle fiac-cole che illuminano la via che conduce al cielo; es-si devono riflettere sul mondo la luce che provie-ne dal Cristo, affinché la gente vedendo il lorocomportamento e il loro carattere, possa capirechi è Gesù e che cosa significhi servirlo. Se lo rap-presenteremo degnamente, coloro che ci circon-dano comprenderanno che è veramente bello se-guire la via che ci propone.

I cristiani la cui esistenza è caratterizzata dallatristezza, che spesso sono abbattuti, si lamentanoo brontolano, suggeriscono un falso concetto diDio e della loro esperienza spirituale e fanno pen-sare che il Signore non desideri che i suoi figli sia-no felici. La loro testimonianza è falsa e non risultaa vantaggio di Dio.

Satana esulta quando riesce a scoraggiare i cre-denti, a fargli perdere fiducia in Dio; è felice quan-do riesce a deformare talmente l’idea che gli uo-mini hanno di Dio da far credere che egli non vo-glia o non possa salvarli. La sua opera consiste nelpresentare il Signore come un essere impietoso,indifferente, proponendone una falsa immagine.Satana è contento quando ci lamentiamo di ciòche Dio ha fatto. Troppo spesso, invece di tener

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trattato in questo modo, la madre proverebbe ungrandissimo dolore. E allora il Padre cosa penseràdi noi quando non apprezziamo quell’amore chelo ha spinto a offrirci suo Figlio affinché potessi-mo avere la vita eterna? L’apostolo Paolo scrive:«Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo hadato per tutti noi; perciò, come potrebbe non dar-ci ogni cosa insieme con lui?» (Romani 8:32). No-nostante ciò molti, pur non esprimendolo, si com-portano come se il Signore non si prendesse curadi loro e non li amasse.

Questo atteggiamento sbagliato si ripercuote sudi noi. Ogni dubbio offre un appiglio a Satana pertentarci, incoraggia lo scetticismo, addolora e al-lontana gli angeli. Quando Satana vi tenta non la-sciatevi sfuggire nessuna parola di dubbio e disconforto, non ascoltate i suoi suggerimenti, altri-menti la sfiducia e la ribellione potrebbero avere ilsopravvento. Se parlate apertamente di tutti i vo-stri sentimenti, delle vostre perplessità, oltre a fa-re del male a voi stessi le vostre parole, con il tem-po, potranno avere sugli altri conseguenze impen-sabili.

Può darsi che riusciate a resistere alla tentazio-ne e a non cadere nella trappola di Satana, ma for-se coloro che sono stati influenzati dalle vostre pa-role, non potranno evitare le conseguenze deldubbio che avete suggerito. È quindi molto impor-tante parlare solo di ciò che incoraggia spiritual-mente e alimenta la vita!

Gli angeli ascoltano con attenzione come parla-te agli altri di Dio; fate in modo che l’argomentodelle vostre conversazioni sia il Cristo vivente cheintercede per voi davanti al Padre; e quando parla-te con un amico, lodate Dio, non solo a parole, ma

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lungo il vostro cammino, perché non godete enon vi rallegrate della loro bellezza e del loro dol-ce profumo?

Se durante la vostra vita pensate solo alle spinee ai rovi, che vi procureranno unicamente soffe-renze, e ne parlate agli altri, disprezzate la bontàdi Dio e impedite a chi vi ascolta di percorrere ilsentiero che conduce alla vita eterna.

Non è saggio pensare a tutte le esperienze spia-cevoli del passato, parlare e lamentarsi sempredella nostra malvagità, delle delusioni subite, per-ché il lasciarsi vincere così dallo scoraggiamentosignifica vivere nel buio, lontani dalla luce divina erattristare la vita degli altri.

Ringraziamo piuttosto Dio per tutte le bellezzeche ci circondano; pensiamo a tutte le benedizioniche con amore ci ha donato e che sono continua-mente a nostra disposizione. Il Figlio di Dio, chelascia il trono del Padre per diventare uomo e libe-rarci dal potere di Satana ottenendo la vittoria, ciapre le porte del cielo e ci rivela la gloria divina.

Pensiamo che l’uomo è stato liberato dall’abis-so in cui lo aveva fatto precipitare il peccato. Ora ènuovamente in contatto con il Dio infinito e, dopoaver superato la prova sorretto dalla fede nel Re-dentore, è rivestito della giustizia del Cristo edelevato fino al suo trono. Ecco ciò che Dio vorreb-be che noi contemplassimo.

Quando cominciamo a dubitare dell’amore diDio e delle sue promesse, disonoriamo e rattristia-mo il suo Santo Spirito. Che cosa proverebbe unamadre che dà tutta la sua vita e tutto il suo amoreper il bene dei propri figli, se essi si lamentasserodi lei e mettessero in dubbio il suo affetto quasinon volesse loro bene? Come qualsiasi genitore

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Come il Salvatore dimostrava sempre grande se-rietà e impegno, senza mai essere imbronciato odepresso, così la vita di coloro che lo imitano saràcaratterizzata da seri propositi e da un profondosenso del dovere; essi eviteranno ogni leggerezza,ogni divertimento volgare e ogni scherzo offensi-vo. La religione di Gesù è caratterizzata dalla sere-nità, non soffoca la gioia, non limita l’allegria nérattrista chi è sorridente e gioioso. Se colui che èvenuto per servire e non per essere servito, regnanei nostri cuori, noi ne seguiremo l’esempio.

Se continuiamo a pensare ai torti e agli sgarbiche gli altri ci hanno fatto, non riusciremo adamarli come il Cristo ci ha amati; occorre soffer-marsi sul meraviglioso amore e sulla pietà che Ge-sù ha dimostrato per noi, se vogliamo manifestareagli altri il suo stesso spirito. Dovremmo amarci erispettarci reciprocamente nonostante le colpe ele imperfezioni che non possiamo evitare di scor-gere. Dovremmo cercare di essere umili, di nonavere un concetto troppo elevato di noi stessi e dimostrare pazienza e delicatezza per gli errori deglialtri, perché così elimineremo il nostro grettoegoismo diventando più generosi.

Il salmista dice: «Abbi fiducia nel Signore e fa’ ilbene...» (Salmo 37:3). Quando ci incontriamo congli altri, con quale facilità parliamo delle difficoltà,dei dubbi, delle prove che ogni giorno dobbiamoaffrontare! Imponiamo agli altri di ascoltare tantepreoccupazioni, ci soffermiamo su tanti timori,parliamo di apprensioni così serie, che si direbbenon abbiamo un Salvatore pietoso e affettuosopronto ad accogliere le nostre richieste e ad aiu-tarci ogni volta che ne abbiamo bisogno.

Molti, pur essendo ogni giorno circondati dalle

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con il vostro comportamento, perché così deside-rerà seguire il Cristo.

Tutti hanno prove e dolori da sopportare e fortitentazioni da vincere. Invece di raccontarli ai vo-stri simili presentate i vostri problemi a Dio, inpreghiera. Proponetevi di non dire mai una parolache porti al dubbio e allo scoraggiamento: potretefare molto per illuminare la vita degli altri, perrendere più efficace il loro impegno, se sapretepronunciare parole di speranza e di incoraggia-m e n t o .

Molte persone, nonostante siano coraggiose, so-no oppresse dalla tentazione quasi fino a soccom-bere nella lotta contro l’egoismo e il male; inco-raggiatele ad affrontare questa dura lotta con pa-role di speranza che le aiutino ad andare avanti. Inquesto modo la luce del Cristo che risplende invoi, illuminerà gli altri. «Nessuno di noi infatti viveper se stesso o muore per se stesso» (14:7). Il no-stro esempio potrà incoraggiare, oppure potràsviare e allontanare dal Cristo e dalla verità.

Molti hanno un’idea sbagliata della vita e del ca-rattere di Gesù: lo immaginano privo di caloreumano, pessimista, severo, triste e pensano cheanche l’esperienza religiosa sia così.

Spesso oltre a dire che Gesù pianse, si sostieneche egli non abbia mai sorriso. È vero che il Salva-tore ha sofferto molto, perché era sensibile a tuttele disgrazie umane; è vero che ha vissuto una vitafatta di rinunce, rattristata da dolori e preoccupa-zioni, ma non si è mai abbattuto. L’espressione delsuo volto non era mai preoccupata o addolorata,anzi ispirava sempre pace e serenità; ovunque an-dasse Gesù, portava gioia e felicità perché da luiproviene la vita.

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non ti prego di toglierli dal mondo, ma di proteg-gerli dal Maligno» (Giovanni 17:15). Gesù avevaanche detto: «... tutto questo perché troviate inme la pace. Nel mondo avrete dolori; coraggio,però! Io ho vinto il mondo» (16:33).

Nel sermone sul monte, egli aveva trasmesso aisuoi discepoli importanti insegnamenti sulla ne-cessità di confidare in Dio. Essi sono validi per icredenti di tutte le epoche e sono sempre stati ric-chi di spunti di riflessione e motivi di consolazio-ne. Il Salvatore attirò l’attenzione dei suoi disce-poli sugli uccelli che cantano, spensierati, perchéanche se «non seminano, non raccolgono», il Pa-dre provvede alle loro necessità. «Ebbene, voi nonvalete forse più di loro?» (Matteo 6:26) chiede ilSalvatore. Colui che sostiene tutte le sue creature,dagli uomini agli animali, si preoccupa anche degliuccelli e provvede al loro sostentamento. È veroche questi animali devono impegnarsi per procu-rarsi il cibo, raccogliere i semi, costruire il nido,nutrire i piccoli, ma lavorano e cinguettano feliciperché Dio li nutre. E noi creature intelligenti, ca-paci di vivere una dimensione spirituale, non con-tiamo forse più degli uccelli? Colui che ci ha crea-ti, che ci mantiene in vita, che ci ha formati allasua immagine, non provvederà forse alle nostrenecessità se confidiamo in lui?

Il Cristo ha attirato l’attenzione dei suoi disce-poli anche sui fiori che nei campi crescono in ab-bondanza e che il Signore, per esprimere il suoamore per l’uomo, ha rivestito di splendida, masemplice bellezza, dicendo: «Guardate come cre-scono i fiori dei campi» (v. 28). La semplicità diquesti fiori supera lo splendore di Salomone; ilpiù sontuoso abbigliamento che un artista possa

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manifestazioni dell’amore di Dio, sono continua-mente preoccupati. Essi non notano le benedizio-ni che Dio concede continuamente e di cui do-vrebbero essergli grati, perché la loro attenzione èsempre rivolta a ciò che di spiacevole potrebbe lo-ro accadere o a qualche piccola reale difficoltà. Iproblemi che incontrano, invece di guidarli a Dio -il solo che potrebbe aiutarli - li separano da luirendendoli inquieti e nervosi.

Perché essere così increduli, ingrati e diffidenti?Gesù è il nostro amico e tutto il cielo desidera ilnostro bene. Non dovremmo permettere che leperplessità e le preoccupazioni della vita quotidia-na ci angoscino, perché ci sarà sempre qualcosache ci tormenterà. Non soffermiamoci più su quel-le preoccupazioni che ci logorano l’esistenza enon ci aiutano a sopportare le prove!

Se avete problemi per il lavoro, se il futuro viappare sempre più cupo, se siete minacciati dagravi perdite, non vi scoraggiate: affidate tuttoall’Eterno restando calmi e sereni. Chiedete inpreghiera la saggezza necessaria per condurre ivostri affari con intelligenza e vi risparmierete per-dite e fallimenti. Fate tutto il possibile per ottene-re il successo, perché Gesù non vi aiuterà se nonvi impegnerete in prima persona. E quando, confi-dando nel suo aiuto, avrete fatto tutto il possibile,accettate con serenità il risultato.

Dio non vuole che il suo popolo sia sopraffattodalle preoccupazioni, ma non ci inganna, non cidice: «Non abbiate paura, non dovrete affrontarenessun pericolo». Egli sa che le prove e i pericoliesistono e non allontana i suoi figli da questomondo di peccato e di male ma, come disse inquesta preghiera, indica loro un rifugio sicuro: «Io

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l’Eterno, che fin qui ci ha protetti, (cfr. 1 Samuele7:12) ci sosterrà sino alla fine. Richiamiamo allanostra mente ciò che il Signore ha fatto per conso-larci e liberarci dal nemico, ricordiamo la miseri-cordia e l’attenzione che Dio ha dimostrato pernoi, le lacrime asciugate, i dolori leniti, le preoccu-pazioni e i timori allontanati, le necessità a cui haprovveduto, le benedizioni che abbiamo ricevuto,perché pensare a tutto questo ci incoraggia per af-frontare le difficoltà future.

Anche se non possiamo evitare di pensare aiproblemi e alle lotte che ci attendono, consideran-do il passato ed esaminando il futuro, possiamodire: «... è il Signore che ci ha aiutati fin qui» (1 Sa-muele 7:12).

Impegniamoci subito, certi che nessuna provasarà impossibile e che qualunque cosa possa suc-cedere avremo la forza per superarla.

Tra poco si apriranno le porte del cielo per farvientrare i figli di Dio, che sentiranno direttamentedal Re di gloria questa meravigliosa benedizione:«Venite, voi benedetti dal Padre mio; entrate nelregno che sta preparando per voi fin dalla creazio-ne del mondo» (Matteo 25:34).

I redenti, allora, saranno accolti nel regno cheGesù ha preparato per loro, dove non dovrannopiù condividere l’esistenza con i ladri, gli idolatri, imalvagi, i vigliacchi, gli increduli, ma solo con co-loro che hanno vinto Satana e per grazia divinahanno ottenuto un carattere perfetto. Tutto ciòche li induceva a peccare, ogni imperfezione che liaddolorava saranno cancellati dal sacrificio del Cri-sto ed essi vivranno nella grandezza e nello splen-dore della sua gloria che supera la luminosità delsole. La bellezza interiore e la perfezione del carat-

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creare non regge al paragone con la bellezza natu-rale e luminosa dei fiori creati da Dio. Gesù chie-de: «Se dunque Dio rende così belli i fiori dei cam-pi che oggi ci sono e il giorno dopo vengono bru-ciati, a maggior ragione procurerà un vestito a voi,gente di poca fede!» (v. 30). Se Dio dona tinte cosìvarie e delicate ai fiori che dopo un giorno appas-siscono, quanta cura avrà per coloro che ha creatoalla sua immagine! Con questa lezione Gesù cirimprovera ogni volta che siamo assorbiti dallepreoccupazioni, quando dubitiamo, siamo per-plessi e dimostriamo poca fede.

Il Signore vuole che i suoi figli siano felici e chegli ubbidiscano con serenità; per questo dice: «Vilascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vido non è come quella del mondo: non vi preoccu-pate, non abbiate paura» (Giovanni 14:27). «Vi hodetto questo, perché la mia gioia sia anche vostra,e la vostra gioia sia perfetta» (15:11).

La felicità ricercata nella soddisfazione del pro-prio egoismo, trascurando il dovere, è volubile,passeggera e lascia nell’animo un senso di vuoto edi amarezza; servire Dio, invece, assicura gioia esoddisfazione. Come cristiani non siamo senzacertezze, non dobbiamo sopportare delusioni esofferenze inutili e se non godiamo i piaceri diquesta vita, potremo sempre rallegrarci al pensie-ro della vita futura.

Possiamo già provare la gioia della comunionecon il Cristo, essere illuminati dal suo amore econfortati dalla sua presenza. Ogni occasione cipuò avvicinare a Gesù, al regno della pace e farcisentire più profondamente il suo amore. Non ri-nunciamo ad avere fiducia, ma crediamo semprepiù fermamente alle promesse divine, perché

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tere del Cristo avranno più valore di qualsiasi ma-nifestazione esteriore. Davanti al grande trono diDio i redenti condivideranno, liberati dal peccato,la dignità e la gloria degli angeli. Di fronte a que-sta preziosa eredità che può diventare nostra «...c’è qualcosa che un uomo potrà dare per riavere,in cambio, la propria vita?» (16:26).

Per quanto possa essere misero, egli acquisiràuna ricchezza interiore e una dignità che ora nes-suno possiede su questa terra. Colui che è salvato,è stato purificato dal peccato e ha consacrato aDio tutte le sue più nobili facoltà, ha ai suoi occhiun grande valore e la sua redenzione suscita inDio e nei suoi angeli una grande gioia espressa dacanti di trionfo.

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❒ UN MONDO CHE CAMBIA(Studio di alcune profezie dellaBibbia passate e future)

❒ AFFERRA LA VITA(Dieci principi che portano alvero successo nella vita)

❒ PERCORSI DI DONNE(Riscoprire il valore e la responsabilità di essere donna)

❒ LA BIBBIA PARLA(Un corso per corrispondenzaper conoscere il mondo dellaBibbia)

❒ VIVERE LA SALUTE(Un corso per corrispondenzaper conoscere i principi dellasalute)

❒ MANGIARSANO(Ricettario vegetariano)

❒ IL RITORNO ANNUNCIATO(Studio sul messaggio dell’avvento nella Bibbia)

❒ LA PERFEZIONE CRISTIANA(Che cosa significa esseresanti?)

❒ LA CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA DEL 7° GIORNO(Chi, come, dove, quando, perché?)

❒ NEL LABIRINTO DI GIOBBE(Come affrontare la sofferen-za)

❒ SPIRITUALITÀ FRA ORIENTE E OCCIDENTE(Alla riscoperta della fede cristiana)

❒ LA BIBBIA: ISTRUZIONIPER L’USO(Quali sono le origini della Bib-bia? Chi c’è dietro il testo bibli-co? Come leggerlo?)

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Realizzare un libro è un’operazione complessa, che ri-chiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sul-le relazioni che si stabiliscono fra questi elementi.L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibilepubblicare un libro privo di errori. Siamo quindi grati ailettori che vorranno segnalarceli.Per indicazioni o suggerimenti relativi a questo libro scri-vere a:Edizioni ADVCasella Postale 11150029 Tavarnuzze (FI)