la vita non perde valore, contenuti e finalità del documentario - nostro tempo

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Segue a pagina 2 SETTIMANALE CATTOLICO MODENESE POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMM. 1 DCB DI MODENA Domenica 4 novembre 2012 Anno LVI n° 39 • euro 1.20 Sguardo sulla generazione Web.2 Un’indagine Comune di Modena e Università su adolescenti e internet A PAGINA 2 Giovani GIORNALE LOCALE Credo la risurrezione della carne “Grazia e bussola della Chiesa” D urante l’incontro di “Credo la Vita Eterna” di martedì 16 ottobre, mons. Lanfranchi ha appro- fondito, in questo anno dedicato alla fede, il tema “Credo la risurrezione della carne”. Riferiamo al- cune idee, tra le tante ricevute. “L’uomo – ha detto il nostro arcivescovo – si dice nel corpo; nel corpo esprimiamo dolore, gioia, il nostro essere persone, anche se attraverso di esso non riusciamo sempre a manifestare completamente tutto quello che siamo e che sentiamo nel cuore. Se il corpo è malato, tutta la persona ne soffre, viceversa se siamo sani la totalità di noi stessi ne trae giovamento. Siamo insomma un’unità di anima e corpo. Con la morte questa unità viene dolorosamente scissa”. Il vescovo Antonio ci ha ricordato che la salma dei defunti viene incensata: il corpo ha una sua dignità – Gesù Cristo aveva un corpo - e una sua sacralità, perché è Tempio dello Spirito Santo; senza arrivare ad idolatrarlo, come spesso ac- cade in questi tempi, gli si deve rispetto ed attenzione. “Se è vero che la cura del corpo aiuta mente, volontà e sentimenti, coltivare lo spirito ha una ricaduta positiva sul corpo” ha af- fermato il nostro Pastore, ribadendo che l’uomo è coesione di fisicità e spiritualità. Anche per questo la nostra fede attesta che ogni corpo è stato pensato per un’anima precisa e non per tante, differenti, in cui trasmigrare. La Chiesa Cattolica non condivide quindi la reincarnazione. Il vescovo Antonio ha a questo punto proclamato che la per- sona umana non viene salvata solo nell’anima: Paolo ci dice che Gesù è risuscitato – con il corpo - come primizia, primo (e non unico) di molti fratelli. E’ come il capostipite, il Padre l’ha mandato per tutti gli uomini. C’è un pezzo della nostra umanità che è già collocato nei Cieli. Risorgerà anche il no- stro corpo! “Si semina corpo corruttibile, si raccoglie corpo incorruttibile” afferma S.Paolo. Non sappiamo come sarà que- sto corpo glorioso, ma Gesù aveva i segni dei chiodi, quindi si trattava proprio del suo corpo. Tutto quello che Gesù ha vissuto nel corpo e con il corpo, lo ha ritrovato e così sarà per noi. Di questa risurrezione non sono destinatari solo gli uomini, ma tutta la creazione che, come viene detto nella lettera ai Romani “geme nelle doglie del parto”. Ecco quindi l’amore, il rispetto per il creato, il quale ha una sua dignità. Dove, quando questa risurrezione avverrà? Il mi- stero s’infittisce. Riguardo la sepoltura dei defunti, non si possono ignorare i problemi di spazio e mons. Lanfranchi ha precisato che la Chiesa non si oppone alla cremazione, bensì alla dispersione delle ceneri perché dà molta importanza al culto e alla vene- razione dei defunti e ritiene importante e necessario un luogo dove mantenere viva la loro memoria. Inoltre vede in questa pratica il rischio di cadere nel panteismo, nel culto e nel ritor- no alla natura. FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it Le scuole cattoliche si incontrano Crescere in amicizia, educazione e fede: una giornata al S. Cuore A PAGINA 4 Scuola Missioni Quest’anno la veglia Missionaria diocesana è stata a San Felice A PAGINA 8 “Ho creduto, perciò ho parlato” • M.Pia e Giovanni RoMPianesi L’anniversario del Vaticano II Il teologo Roberto Repole: “il Concilio è ancora davanti a noi” Un intervento di mons. Paolo Losavio sul cammino post conciliare a Modena E dal 7 novembre al via il ciclo di conferenze proposte dalla diocesi a tutti i modenesi sulle quattro Costituzioni Da pagina 9 a 12

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Contenuti e finalità del documentario, Wilma Massucco intervistata da Luca Barbari per Nostro Tempo (La vita non perde valore, p.20, Sezione Cultura, Nostro Tempo No. 39 , 4 novembre 2012)

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FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it

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SETTIMANALE CATTOLICO MODENESEPOSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMM. 1 DCB DI MODENA

Domenica 4 novembre 2012 Anno LVI n° 39 • euro 1.20

Sguardo sulla generazione Web.2Un’indagine Comune di Modena e Università su adolescenti e internet A PAGINA 2

Giovani

GIOR

NALE

LOCA

LE

Credo la risurrezione della carne “Grazia e bussola

della Chiesa”Durante l’incontro di “Credo la Vita Eterna” di martedì 16 ottobre, mons. Lanfranchi ha appro-fondito, in questo anno dedicato alla fede, il tema “Credo la risurrezione della carne”. Riferiamo al-

cune idee, tra le tante ricevute. “L’uomo – ha detto il nostro arcivescovo – si dice nel corpo; nel corpo esprimiamo dolore, gioia, il nostro essere persone, anche se attraverso di esso non riusciamo sempre a manifestare completamente tutto quello che siamo e che sentiamo nel cuore. Se il corpo è malato, tutta la persona ne soffre, viceversa se siamo sani la totalità di noi stessi ne trae giovamento. Siamo insomma un’unità di anima e corpo. Con la morte questa unità viene dolorosamente scissa”.Il vescovo Antonio ci ha ricordato che la salma dei defunti viene incensata: il corpo ha una sua dignità – Gesù Cristo aveva un corpo - e una sua sacralità, perché è Tempio dello Spirito Santo; senza arrivare ad idolatrarlo, come spesso ac-cade in questi tempi, gli si deve rispetto ed attenzione. “Se è vero che la cura del corpo aiuta mente, volontà e sentimenti, coltivare lo spirito ha una ricaduta positiva sul corpo” ha af-fermato il nostro Pastore, ribadendo che l’uomo è coesione di fisicità e spiritualità. Anche per questo la nostra fede attesta che ogni corpo è stato pensato per un’anima precisa e non per tante, differenti, in cui trasmigrare. La Chiesa Cattolica non condivide quindi la reincarnazione.Il vescovo Antonio ha a questo punto proclamato che la per-sona umana non viene salvata solo nell’anima: Paolo ci dice che Gesù è risuscitato – con il corpo - come primizia, primo (e non unico) di molti fratelli. E’ come il capostipite, il Padre l’ha mandato per tutti gli uomini. C’è un pezzo della nostra umanità che è già collocato nei Cieli. Risorgerà anche il no-stro corpo! “Si semina corpo corruttibile, si raccoglie corpo incorruttibile” afferma S.Paolo. Non sappiamo come sarà que-sto corpo glorioso, ma Gesù aveva i segni dei chiodi, quindi si trattava proprio del suo corpo. Tutto quello che Gesù ha vissuto nel corpo e con il corpo, lo ha ritrovato e così sarà per noi.Di questa risurrezione non sono destinatari solo gli uomini, ma tutta la creazione che, come viene detto nella lettera ai Romani “geme nelle doglie del parto”.Ecco quindi l’amore, il rispetto per il creato, il quale ha una sua dignità. Dove, quando questa risurrezione avverrà? Il mi-stero s’infittisce.Riguardo la sepoltura dei defunti, non si possono ignorare i problemi di spazio e mons. Lanfranchi ha precisato che la Chiesa non si oppone alla cremazione, bensì alla dispersione delle ceneri perché dà molta importanza al culto e alla vene-razione dei defunti e ritiene importante e necessario un luogo dove mantenere viva la loro memoria. Inoltre vede in questa pratica il rischio di cadere nel panteismo, nel culto e nel ritor-no alla natura.

FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it

Le scuole cattolichesi incontranoCrescere in amicizia, educazione e fede: una giornata al S. Cuore A PAGINA 4

Scuola Missioni

Quest’anno la veglia Missionaria diocesana è stata a San Felice A PAGINA 8

“Ho creduto,perciò ho parlato”

• M.Pia e GiovanniRoMPianesi

L’anniversario del Vaticano IIIl teologo Roberto Repole: “il Concilio è ancora davanti a noi”

Un intervento di mons. Paolo Losavio sul cammino post conciliare a Modena

E dal 7 novembre al via il ciclo di conferenze proposte dalla diocesi a tutti i modenesi sulle quattro Costituzioni

Da pagina 9 a 12

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2 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

Attualità

Credo la risurrezione della carne

Un ricerca di Università e Comune di Modena indaga il rapporto tra preadolescenti, adolescenti e Internet

Sguardo sulla generazione Web.2

Navigano abitual-mente in Internet e hanno un profilo su uno o più so-

cial network ma della rete non sempre conoscono le insidie e

Cosa sta al centro della vita del cristiano? Del suo com-portamento? C’è un qualche punto di riferimento as-soluto? L’uomo onesto è continuamente alla ricerca di questo centro e lo trova nelle parole e nella vita esem-

plare di Gesù, Figlio di Dio.Che, proprio nel brano del Vangelo secondo Marco di questa domenica, unisce insieme Antico e Nuovo Testamento. Il brano dal Libro del Deuteronomio ricorda ciò che ogni buon Israelita ogni giorno era chiamato a confermare: la fede nel Dio unico e la necessità assoluta dell’amore verso di Lui, “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”.Gesù riprende, nella risposta allo Scriba che lo interroga su quale sia il primo di tutti i comandamenti, le stesse parole del Deutero-nomio, ma le completa con una seconda indicazione: “Amerai il prossimo come te stesso”.Viene così legato inscindibilmente l’amore di Dio e l’amore del prossimo.Gesù, infatti, libera l’amore da ogni restrizione. Insegna che pros-simo non è soltanto il parente, l’amico, il vicino, il connaziona-le, ma anche lo straniero, lo sconosciuto, persino il nemico, ossia qualsiasi uomo.Le parole di Gesù saranno tutte in questa direzione, insieme alla sua testimonianza, fino a dare la vita per tutti gli uomini, morendo sulla croce per essi.Va evidenziata anche la precisazione dello Scriba che sottolinea come l’osservanza del comandamento dell’amore faccia perdere di valore ogni ritualità (i sacrifici e gli olocausti). Si tratta di una comprensione che gli merita da parte di Gesù un riconoscimento straordinario: “Non sei lontano dal regno di Dio”.Per questo, chi si impegna onestamente nell’amore, superando ogni forma di egocentrismo, fa parte della grande famiglia dei Figli di Dio.Riconoscendosi amato da Dio, diffonde intorno a sé l’amore.

“Amerai” (Mc 12,30)

Riflessionisulla Parola

G.G

Nel successivo dialogo con i partecipanti, il vescovo Antonio ha risposto ad alcuni dubbi, aggiungendo altri spunti di riflessione.

La morte di un caro è un po’ come un pezzo della tua carne che ti è stata strappata, ma è anche un pezzo della tua carne che vive presso l’Eternità.Maria di Magdala subito non riconosce Gesù risorto e que-sto può capitare quando si è troppo attaccati ad una propria idea, ad un proprio sentire: pare che Maria vada alla tomba per ritrovare dei ricordi, ma sembra destinata a perdere an-che quelli perché la tomba è vuota. Dio, però, non vuole che viviamo di semplici ricordi, sarebbe un rimpicciolire, un re-stringere la relazione con i nostri morti. Perché i nostri cari defunti, non sono vivi solo nel ricordo, sono viventi!

Segue da pagina 1

spesso ne vorrebbero sapere di più. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Comune di Modena in diverse scuole secondarie di primo e secondo grado della città, che ha inter-pellato oltre 2.200 ragazzi di età tra gli 11 e i 16 anni. Ne risulta che naviga abitualmen-te il 99% dei giovani contatta-ti; ha un profilo su Facebook

il 71% dei più piccoli e il 92% dei più grandi. Inoltre, la gran parte degli studenti che hanno

risposto al questionario dopo aver seguito in classe il corso Internet sicuro, giudica l’inter-vento positivamente e in gra-do di renderli più consapevoli dei rischi e della navigazione. “La generazione dei cosiddetti ‘nativi digitali’ è molto spes-so una generazione di ‘digitali inconsapevoli’: navigano abi-tualmente e hanno un profilo in uno o più social network ma ignorano i rischi insiti in un uti-lizzo sprovveduto di internet”, afferma l’assessore all’Innova-zione e alle Politiche giovanili del Comune di Modena Fabio Poggi. “L’amministrazione co-munale, che da anni utilizza siti dedicati per parlare ai giovani e promuove la diffusione delle nuove tecnologie, è anche im-pegnata a fornire strumenti per capire come funziona la rete, in modo che possa essere utilizza-ta in maniera più consapevole e sicura. Un’esigenza particolar-mente sentita con l’esplosione dei social network, strumenti che se utilizzati correttamente possono aumentare la parteci-pazione e il protagonismo dei giovani”. Le attività in classe e di ricerca sono state promosse

da Rete Net Garage, Centro studi e documentazione giova-nile, Memo e ufficio Politiche

delle sicurezze del Comune di Modena, in collaborazione con il Centro di ricerca inter-dipartimentale sulla sicurezza dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Hanno coin-volto le scuole secondarie di primo grado Calvino, Carduc-ci, Cavour, Ferraris, Guidotti, Paoli, San Carlo e le secondarie di secondo grado liceo Tassoni, Ipsia Corni, Iti Corni, istituti professionali Cattaneo e De-ledda. I risultati delle ricerche, che hanno approfondito le co-noscenze e l’utilizzo del Web 2.0 e dei social network, le in-fluenze nella vita quotidiana, i rischi connessi e le proposte dei ragazzi, sono stati resi pubblici in occasione della settimana in cui si è svolto anche il Linux day: sabato 27 ottobre esperti informatici, giovani cibernauti e studenti si sono dati appun-tamento nei locali della Facoltà di Fisica dell’Università di via Campi per la giornata dedica-ta ai software liberi da licenze commerciali Dalla ricerca con-dotta su giovani dagli 11 ai 16 anni emerge che il la metà dei ragazzi delle medie inferiori può navigare in rete senza un

Quando il pericolo è in rete

La ricerca evidenzia anche le situazioni rischiose in cui incorrono i giovani in internet. Il 65% dei preadole-scenti (in aumento dell’8% rispetto al 2011) e l’88%

degli adolescenti mette in rete fotografie di sé e informazioni personali, come nome e cognome. Una consuetudine maggior-mente diffusa tra coloro che hanno un profilo su Facebook. Il 20% dei giovani delle superiori e quasi il 10% dei colleghi più giovani ha messo on line il numero di telefono e il 15% dei ragazzi più grandi, contro il 7% dei più piccoli (una percentuale in calo rispetto all’anno precedente) anche l’indirizzo di casa. Un’imprudenza che riguarda maggiormente i ragazzi rispetto alle compagne femmine. Oltre il 52% degli studenti più grandi e il 38% dei più piccoli (in aumento del 4% sul 2011) ha messo informazioni sulle proprie idee. Il 14% dei preadolescenti ha subito il furto della password (+1,5% sul 2011) e per i ragazzi più grandi il dato sale al 24%; mentre il furto dell’account lo registra rispettivamente il 9% (in linea con il 2011) e il 15,5%. Avere ricevuto email da sconosciuti ha riguardato quasi il 38% dei preadolescenti (in diminuzione rispetto al 2011 di circa 6 punti) e il 63% degli adolescenti. Ben il 36% dei ragazzi dagli 11 ai 13 anni dichiara di essere stato contattato da sconosciuti (stesso dato del 2011), mentre tra i più grandi la percentuale sale al 64,6%. Oltre il 9,5% dei ragazzi dagli 11 ai 13 anni e il 16% dei più grandi ha un’amicizia con adulti sul web solo “virtuale”; per l’11% dei ragazzi di tutte le età dal “virtuale” si è passati all’incontro “reale”. Il 24.4% dei preadolescenti (stessa percentuale circa dell’anno precedente) afferma di avere ricevu-to almeno una volta materiali, soprattutto fotografie, con riferi-menti sessuali, in primo luogo da amici e in misura minore da adulti sconosciuti e anche conosciuti. E un dato ancora più si-gnificativo riguarda gli adolescenti: quasi il 50% afferma di aver ricevuto materiale con riferimenti sessuali almeno una volta. E proprio dai commenti dei protagonisti della ricerca emerge una realtà di incontri sul web non voluti con adulti sconosciuti e una sollecitazione alle istituzioni a prevenire tali situazioni indesiderate.

filtro di accesso: la percentuale sale al 61% fra i ragazzi delle superiori. I genitori tenden-zialmente non incoraggiano i figli a utilizzare internet, anzi nella maggior parte dei casi li rimproverano per limitarne l’uso, d’altra parte circa 1 su 5 dei ragazzi più grandi stare sui social network ha causato un peggioramento nel rapporto con i genitori. Ma la comuni-cazione mediata da cellulari e computer fa ormai parte della vita quotidiana dei nativi digi-tali che vanno sui social net-work soprattutto per mettersi in contatto con gli amici. Sul web “si fanno nuove amicizie con coetanei” per il 59% dei preadolescenti e per il 67% degli adolescenti; con le stesse

percentuali la conoscenza vir-tuale si trasforma in amicizia diretta, faccia a faccia. Guardare video, chattare e giocare sono, nell’ordine, le attività che i gio-vani svolgono più di frequente in internet, anche se - soprat-tutto tra i più giovani e più tra le ragazze che tra i compagni maschi – se ne sta diffondendo l’uso per le ricerche scolastiche. E sono diversi quelli che vor-rebbero essere aiutati nell’ap-prendimento di internet. Tra i ragazzi delle scuole medie che hanno partecipato al percorso Internet sicuro, circa l’80% ha dichiarato che questo gli ha permesso di capire i rischi che si corrono on line e oltre il 70% ha espresso l’intenzione di es-sere più prudente.

Non sono numeriPresentato il dossier statistico Caritas e Migrantes: a Modena il record di immigrati della regione

L’Italia è un Paese di immigrati. Siamo a quota 5 milioni: uno su dodici residenti

nella penisola. È uno dei dati della ventiduesima edizione del Dossier statistico immigrazio-ne di Caritas e Migrantes, re-alizzato dalla cooperativa Idos, presentato a Roma, in contem-poranea con altri capoluoghi di regione. Il messaggio che il Dossier ha scelto per il 2012 è simbolicamente titolato “Non sono numeri”. Terra d’asilo. Nel 2011 sono state 42,5 milioni le persone costrette alla fuga in altri paesi, di cui 15,2 milioni i rifugiati e 26,4 gli sfollati interni. Nello stesso anno sono state presen-tate 37.350 domande di asilo in Italia, in prevalenza da per-sone provenienti dall’Europa dell’Est e dal martoriato con-

tinente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) è stato definito positivamente. Presenza e aree di origine. Il Dossier ha stimato che il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non anco-ra iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011. Nel 2011 il ministero degli Affari esteri ha rilasciato 231.750 vi-sti per inserimento stabile, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, mentre sono stati circa 263mila i permessi di sog-giorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011. I permessi di soggior-no in vigore alla fine dell’anno, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione (archi-vio del ministero dell’Interno revisionato dall’Istat), sono stati 3.637.724. Il numero stimato dei comunitari è di 1.373.000,

per l’87% provenienti dai nuovi 12 Stati membri. I principali Paesi di origine sono risulta-ti: Romania 997.000, Polonia 112.000, Bulgaria 53.000, Ger-mania 44.000, Francia 34.000, Gran Bretagna 30.000, Spagna 20.000 e Paesi Bassi 9.000. La ripartizione della stima tota-le per aree continentali vede prevalere l’Europa, tra comu-nitari (27,4%) e non comuni-tari (23,4%), seguita dall’Africa (22,1%), dall’Asia (18,8%) e dall’America (8,3%), mentre le poche migliaia di persone pro-venienti dall’Oceania e gli apo-lidi non raggiungono neppure lo 0,1%.La situazione a Modena. Nel-la nostra provincia sono 88.849 gli immigrati, il numero più alto della regione, superiore an-che a Bologna, con un aumen-to dell1,1% nel 2011 sull’anno precedente. Nel quadriennio 2007-2011 l’aumento è invece del 36,6%. I nuovi permessi so-no 6.328.Mondo del lavoro. In Italia la

grave crisi ancora in corso tra il 2007 e il 2011 ha provocato la perdita di un milione di po-sti di lavoro, in parte compen-sati da 750mila assunzioni di stranieri in settori e mansioni non ambiti dagli italiani. An-che nel 2011 gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170mila. Attualmente gli oc-cupati stranieri sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell’occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stra-nieri è aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più in più rispetto alla media degli italiani), mentre il tasso di attività è sceso al 70,9% (9,5 punti più elevato che tra gli italiani). Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più bas-se del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all’83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari.

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3Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Esperienze

Il volontariato si presenta ai giovani

Il Foro Boario ha ospi-tato la scorsa settimana la nona edizione delle “Officine della Solida-

rietà”, il progetto a cura del

Nona edizione delle “Officine della Solidarietà”, organizzata dal Csv. Il presidente Morselli: «Importante riscoprire il senso della comunità»

SpiritualitàL’angolodella

A te grido, Signore; non restare in silenzio, mio Dio, perché, se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa (Sal 27,1).L’uomo pone a Dio interrogativi decisivi per la sua

esistenza. A volte Dio tace. A lungo andare questo silenzio diventa insopportabile e la creatura umana ha la sensazione di non avere più fiato, per continuare a vivere. Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi proce-dettero secondo l’ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle (Ger 7,24).Spesso è l’uomo che non pone attenzione a Dio che parla in moltissimi modi. E’ proprio vero che non c’è peggior sordo, di chi non vuole udire. Allora il Signore con un cuore di pa-dre addolorato, si rassegna a rispettare la libertà dell’uomo, ma continua a parlare anche invano.Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore (Dt 18,10-12).Dio lo sapeva. L’uomo non può trattenersi, specialmente in certe situazioni, dal gettare uno sguardo anche verso un “alto” anche se vago e credulone. Chi rigetta la religione, spesso cade nella superstizione; cioè in qualcosa che “sopra sta”. Si rifiuta Dio, per credere a maghi ed astrologi. Tu sei la mia strada, che mi conduce alla meta: alla Patria, alla casa del Padre. Sarò pellegrino fino a quel momento. Allora, finalmente, nessuno mi comanderà di andare, né Tu mi dirai più vieni; ma la tua voce, fatta d’amore, mi inviterà: rimani!

Anno della FedeE se Dio tace?

• don naRdo Masetti

• Luca BeLtRaMi

Centro Servizi per il Vo-lontariato di Modena per valorizzare il volontariato in quanto testimone di valori etici e promotore di stili di

vita solidali.Cinque giorni per mettere in contatto gli studenti mode-nesi con tutte le associazioni di volontariato del territorio, promuovendo il senso di cit-tadinanza attiva e di respon-sabilità verso gli altri nei ragazzi, da quelli delle classi terze delle scuole medie e delle classi prime e seconde delle superiori.Sono 24 le associazioni che

hanno aderito all’iniziativa, ognuna con un proprio spa-zio espositivo e con alcuni responsabili pronti a raccon-tare l’attività e rispondere alle domande degli studen-ti. Durante la presentazione dello scorso giovedì 25 ot-tobre l’assessore all’Istruzio-ne del Comune di Modena Adriana Querzè ha sottoli-neato il valore del progetto e l’importanza di avvicinare le persone al mondo del vo-lontariato già in giovane età:

«Come spiegava don Loren-zo Milani in “Lettera ad un professoressa”, l’adolescenza è l’età dell’impegno, non bi-sogna avere paura di chiedere ai giovani di dare una mano, questo serve alla società, ma anche a loro. Il volontaria-to, come del resto tanti altri settori, hanno bisogno di abbassare l’età media». Del-lo stesso parere il presidente della Fondazione Cassa di

Sono “Piccole ragioni”Pubblicato il volume sulle esperienze filosofiche condotte nelle scuole d’infanzia di Modena

È stato dato alle stampe di recente il volume Piccole ragioni. Filosofia

con i bambini (edizioni Fran-co Cosimo Panini) dedicato alle attività filosofiche svolte dai bambini di alcune scuole dell’infanzia del Comune di Modena. Il progetto, realizza-to dalla Fondazione San Carlo e dall’Assessorato all’Istruzio-ne del Comune di Modena, ha preso avvio nell’ottobre 2010 e ha coinvolto alcune sezioni di 16 scuole dell’in-fanzia, grazie al lavoro di 25 insegnanti cui è stato offerto, nel corso dei due anni scola-stici 2010/2011 e 2011/2012, un corso di formazione sulle tematiche filosofiche in gra-do di coinvolgere i bambini di 4 e 5 anni. La filosofia con i bambini ha affrontato te-mi molteplici, in particolare quelli etici (come dovrebbe essere progettata e costruita la città in cui vivere? come

riconoscere le persone che vogliono lealmente partecipa-re ai nostri progetti da quelli che hanno scopi altri? …). La trattazione ha preso, inevita-bilmente, la forma del gioco e in questo esperimento ludico si è immaginato di voler co-struire da zero un paese giusto in cui vivere bene, oppure si è fantasticato di isole disabitate, mondi pieni di cose scono-sciute, case da inventare, navi per viaggiare, paesaggi da sco-prire e profettare, persone da ospitare. Così, lungola strada, in questo cammino compiuto insieme, insegnantie bambini, ecco farsi avanti re decaduti e aspiranti regine, ladrie soldati, viaggiatori sconosciuti e ma-ghi che promettono di tutto pur di conquistare il potere, poveri e ricchi, adulti e bam-bini di ogni sorta. Sospesi tra il mondo quotidiano e i mon-di immaginati, coinvolti senza saperlo oin esempi e metafore della filosofia, i bambini e le

bambine di quattro e cinque anni parlano del bene e del male. Del mondo che esiste ai loro occhi e, appunto, di altri mondi possibili. Nelle scuole dell’infanzia comunali di Mo-dena la filosofia è arrivata così, con domande inattese, enig-mi e pagine bianche da riem-pire provando la meraviglia di muoversi ai confini tra la filo-sofia e i giochi del “fare finta”Il volume “Piccooe ragio-ni” contiene alcuni saggi in-troduttivi di vari autori (C. Altini, M.A. Galanti, A.M. Iacono,L. Mori, R. Franchi-ni, B. Pantoli, A. Querzè) che esplicitano le motivazioni teoriche e gli intenti educati-vi del progetto, raccontando anche le tappe attraverso cui il percorso si è sviluppato. Ta-li saggi precedono la sezione più importante del volume, dedicata alla documentazione di 5 esperienze condotte nelle scuole dell’infanzia modenesi, in cui sono i bambini a svi-

luppare argomenti filosofici attraverso la narrazione e il gioco.Di questa esperienza educati-va asse portante è la prospet-tiva filosofica tesa a mettere in questione le realtà ovvie e le certezze consolidate, a “mera-vigliare” attraverso la costru-zione di uno sguardo altro,N aturalmente le insegnanti non hanno mirato a fare lezioni di filosofia ai bambini, ma a uti-lizzare la filosofia come forma di interrogazione e di sapere critico, come modalità di di-scussione rispetto a ciò che appare scontato, come model-lo di pensiero per ogni pro-cesso di denaturalizzazione dell’esistente. Si è così rivelata un’intensa capacità di parte-cipazione e coinvolgimento a una discussione dialettica che, senza offrire soluzioni preco-stituite, ha condotto a verità provvisorie frutto di una de-liberazione giocosa e parteci-pata.

Risparmio di Modena An-drea Landi: «Il nostro è un territorio storicamente ricco di impegno sociale e volonta-riato. In un’età in cui si pensa molto a se stessi, le “Officine

della solidarietà” sono un’oc-casione per far conoscere ai ragazzi stili di vita diversi e il volontariato rimane uno strumento importante per formare la personalità dei giovani. Per questo sostenia-mo il progetto del Csv». Angelo Morselli, presiden-te del Centro Servizi per il Volontariato, spiega il senso profondo dell’iniziativa, che non è solo mettere in con-tatto giovani e associazioni di volontariato: “Le officine della solidarietà” è parte di un progetto più ampio, che coinvolge anche i bambi-ni delle elementari e quelli dell’Università. Vogliamo far capire ai giovani che la co-munità è una, è importante mettere in rete le esperien-ze e recuperare i valori di volontariato e il senso della

comunità. In un momento in cui la politica porta esempi negativi, il mondo del vo-lontariato deve mettere in mostra la parte buona del paese».

Morselli ha dato alcuni nu-meri dell’iniziativa, che per la seconda edizione ha avu-to come sede il Foro Boario: «Ogni giorno abbiamo ospi-tato 200 ragazzi, sono circa 800 all’anno i giovani che decidono di aderire alle no-stre proposte. Non tutti poi decidono di proseguire, ma già un’esperienza di 20 gior-ni può aiutare, come hanno dimostrato tutti i volontari che, dopo un’esperienza di volontariato, hanno dato la loro disponibilità in occasio-ne del terremoto. Il nostro progetto – conclude il presi-dente Csv – proseguirà nelle aule scolastiche, con incontri e materiale informativo. La seconda tappa sta nell’asso-ciarsi: è importante che le persone riscoprano la gioia dell’impegno sociale».

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4 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

Scuola

Le scuole cattoliche si incontrano

Mercoledì 24 ot-tobre è stata una giornata di festa per le scuole-

cattoliche modenesi: le classi quinte delle scuole primarie hanno incontrato le prime e le seconde medie presso la scuola secondaria di primo grado Sa-cro Cuore, in occasione della premiazione del concorso “Il mio sogno più bello”.Il teatro del Sacro Cuore si è riempito di ragazzi che han-no applaudito i vincitori del concorso e hanno assistito al-lo spettacolo che i più grandi

avevano preparato per loro: danze e canzoni tratte dalle attività teatrali, anche in in-glese, della scuola media.Gli interventi di padre Ago-

Crescere nell’amicizia, nell’educazione e nella fede: una giornata al S. Cuore

w w w. m e e t i n g m o s t r e . c o m

9 MOSTRE ITINERANTI

Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere,credere proprio alla divinità del fi glio di Dio Gesù Cristo?””“ Fëdor Dostoevskij

Le mostre che proponiamo costituiscono una occasione unica per approfondire e testimoniare ciò a cui il Papa ci richiama oggi, nell’Anno della Fede.Visita il nostro sito per scoprire i dettagli delle nove mostre, suddivise in tre percorsi: Testimoni della fede - L’anno delle fede - I luoghi della fede

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A N N O D E L L A F E D E

m o s t r e

• MaRia eLena casaRini

stino, direttore del Sacro Cuo-re, e di don Fedecico Pigoni, Vicario episcopale per la pa-storale hanno sottolineato la gioia e l’entusiasmo sprigio-nati da tanti giovani scolari, che stanno percorrendo il loro cammino di formazione e il valore della scuola cattolica

modenese, luogo di crescita personale e spirituale. La mattinata assieme è poi proseguita con una merenda servita dai ragazzi delle medie

Ci siamo anche noi

E’ stato un bel mo-mento quello dell’incontro delle quinte elementari

paritarie cattoliche della cit-tà con i ragazzi delle scuo-le medie Sacro Cuore. Le scuole cattoliche paritarie di Modena che si trovano in-sieme; don Federico Pigoni che parla dei valori cristiani in campo educativo, dell’im-portanza di sentirci parteci-pi di una unica famiglia, che fa pregare brevemente insie-me bambini e adolescenti.Veramente un incontro im-portante e simpatico. Ma quali problemi stanno die-tro alla realtà della scuola cattolica oggi a Modena in particolare e in Italia in ge-nerale? La crisi c’è e si sente. Le scuole paritarie ci devo-no fare i conti quotidiana-mente. Famiglie costrette a rinunciare alla scuola pari-taria scelta, per le sopravve-nute difficoltà economiche. Genitori che hanno paura del futuro e non sono in grado di assumersi impegni pluriennali. Contributi pub-blici fermi anzi in diminu-zione da 10 anni (mentre i costi nello stesso periodo sono cresciuti del 20%). Contributi che nella scuola media e nel biennio della superiore (nulla è dato per il triennio delle superiori) si ferma, quando va bene, a 72

• P aGostino ManfRedini* euro all’anno per alunno. Poi si dice che lo stato finanzia la scuola paritaria anzi che toglie i soldi alla scuola pubblica per darli alla paritaria (privata di-cono in molti sbagliando). In questo modo lo stato fa pagare due volte la scuola alle famiglie che scelgono la paritaria e ad-dirittura inserisce la retta della scuola nel paniere del “reddi-tometro”. E non c’è detraibi-lità dalle imposte delle rette scolastiche. Oggi si possono detrarre le spese veterinarie per cani e gatti, ma non quelle per l’educazione dei figli. Ma c’è di più. Diversi studi fatti dall’Istat e dal ministero stesso dimostrano che un alunno alla scuola statale costa in media € 7.200 all’anno. Un alunno della scuola paritaria cattoli-ca costa tra i 3.500 e i 4.000 euro all’anno. Stessi program-mi, stessi esami, stessa pulizia, stessa manutenzione, stesso ri-scaldamento. Se gli alunni che frequentano le paritarie (circa un milione) frequentassero quelle pubbliche costerebbero allo Stato circa 7 miliardi l’an-no. La scuola paritaria fa ri-sparmiare alla scuola pubblica 7 miliardi di euro circa l’anno. La scuola paritaria non solo non è una spesa aggiuntiva per il bilancio dello Stato, come molti vorrebbero far credere, ma un grandissimo guadagno. La scuola paritaria è una risor-sa “del” Paese e “per” il Paese, un capitale a beneficio di tutti e come tale dovrebbe potere godere dei reciproci ricono-scimenti e sostegni economici. Perché più forte e grande è il numero delle scuole parita-rie, più grande è il risparmio e il beneficio che totalizza lo Stato. Questo l’hanno capito molti Stati europei ed extra-europei. Una Risoluzione del Parlamento europeo del lon-tano 14 marzo 1984 recita: “Il diritto alla libertà di insegna-mento implica per sua natura l’obbligo per gli stati membri di rendere possibile l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accor-dare alle scuole le sovvenzio-ni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all’adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrisponden-ti, senza discriminazioni nel confronto degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale” (art. 1.9). “Le pro-cedure in caso di violazione dei diritti fondamentali si applica-no anche in caso di violazione della libertà di istruzione” (art. 2.3).Emblematica è la lettera in-viata da una mamma al go-

vernatore della Contea di Sidney che aveva ridotto del 10% i finanziamenti alla scuola cattolica della contea: “Non riesco a comprendere come si possa avere un tale disprezzo per l’istruzione. Sono una di quelle mamme che con grande sacrificio manda una propria figlia alla scuola cattolica. Sì per scelta, ma almeno ho la possibilità di scegliere. Signor Gover-natore come si permette di prendersi la libertà di deci-dere dove dovrà studiare mia figlia. Sarà lei a decidere per me e per tanti altri genitori, togliendoci la libertà di sce-gliere? Farà gli stessi tagli anche per le scuole pubbli-che?”.C’è a Modena con il Comune un “Patto per le scuole parita-rie”. Potrebbe semplicemente essere la base per una futura fattiva collaborazione tra scuola paritaria e scuola pub-blica come previsto dalla leg-ge. Ma se non si pone in atto un vero e proprio confronto dialettico tra le scuole statali e paritarie per l’ottimizzazio-ne di tutto il sistema scola-stico non si otterrà nessun risultato per il bene degli alunni. Occorre stimolare i processi di ricerca, di innova-zione e di sperimentazione, occorre migliorare la qualità, l’efficacia e l’efficienza dell’i-struzione. Solo un alto livel-lo di educazione, accessibile indistintamente a tutti è ga-ranzia di un futuro migliore e sicuro per tutti. La verità è che la scuola privata si pone “accanto” e non “contro” la scuola statale, con-corre, cor-re “insieme” ad essa verso il perseguimento di un grande e comune obiettivo: quello della promozione umana, culturale degli alunni e della crescita civile, sociale, etica ed economica del paese.Non dimentichiamo infine quanto ribadisce con forza il magistero della Chiesa circa la scuola cattolica paritaria al cap. IV del documento “Educare alla vita buona del Vangelo”. “La scuola catto-lica costituisce una grande risorsa per il paese. In quanto parte integrate della missio-ne ecclesiale, essa va promos-sa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneità e di in-differenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto educativo”. Le nostre scuole paritarie cattoliche sono scuole della Diocesi, scuole della Chiesa di Dio che è in Modena.

* direttore IstitutoS.Cuore-Modena

ai loro ospiti più giovani e con qualche gioco nei campi della scuola.Questo momento ludico è stato un’occasione di incontro fra alunni di classi diverse e un’opportunità di conoscenza e confronto fra insegnanti di una scuola che cerca, nell’im-

pegno quotidiano, di portare segni tangibili della propria vocazione all’amore e all’at-tenzione, in particolare per i più piccoli.

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5Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

VescovoAgenda del

Un bilancio positivoTra Vaticano II e Anno della Fede, l’ultimo incontro del consiglio Pastorale diocesano è stato caratterizzato da un clima proficuo e sereno

Sabato 27 ottobre si è riunito il consiglio Pa-storale diocesano per la sua ultima seduta del

quadriennio 2009-2012. Dopo

Domenica 4 novembre ore 10 Monteobizzo - Messaore 11.30 Verica - Messa

Lunedì 5 novembre ore 20.30 Incontro con Piccola famigliadell’Annunziata

Martedì 6 novembreUdienze

Mercoledì 7 novembre Mattinata: incontro con i Vescovi della Metropoliaore 14 in carcere: Lectio Divina ai carceratiore 20,45 Conferenza sul Concilio

Giovedì 8 novembre ore 9,30 ConsiglioPresbiterale.

Sabato 10 novembre ore 10 Cons. Episcopaleore 16 in Duomo -Messa con professione perpetua di Suor Luisa

Domenica 11 novembre ore 11 Sorbara - Messa di Ringraziamento

Diocesi

DiocesiAgenda della

Mercoledì 7 novembre ore 20,45 al Forum Monzani Conferenza sul Concilio

Domenica 11 novembre ore 11 Sorbara pressocooperativa Fruit Mode-na Groupcelebrazione della Gior-nata del Ringraziamento

• PaoLo neRi

la preghiera iniziale, mons. ar-civescovo ha ringraziato i mem-bri del consiglio per il servizio svolto sottolineando come la partecipazione a tale organismo ecclesiale sia anche un momento di crescita nella fede personale dei singoli consiglieri.Don Federico Pigoni, vicario per la Pastorale, ha passato la parola al segretario che ha svolto una

panoramica riassuntiva degli argomenti trattati in Consiglio

lungo l’arco del quadriennio. Il consiglio ha lavorato molto, svol-gendo egregiamente il compito affidatogli chiaramente dallo statuto e dalle raccomandazioni di mons. arcivescovo all’inizio del suo servizio di Pastore nella Chiesa di Modena-Nonantola: “Consigliare, ma senza appiat-tirsi su analoghe forme proposte dalla comunità civile; consigli per decisioni più adeguate nelle questioni pastorali e per offri-re elementi di conoscenza per poter formulare valide proposte operative”. Successivamente, mons. Paolo Losavio, vicario per i Ministeri ha svolto una bril-lante ed appassionata relazione sul Vaticano II, che riportiamo integralmente a pagina 10 e 11. Alcuni consiglieri hanno rin-graziato don Paolo per la sua relazione e hanno fatto propo-ste. Anche mons. Lanfranchi si è unito ai ringraziamenti a don Paolo impegnando la diocesi a studiare le modalità con cui

far circolare questo documento, pensando soprattutto alla pasto-

rale Giovanile, alle aggregazioni laicali, ecc… Il vescovo ha rilan-ciato tre parole. Rinnovamento, nella lettera e nello spirito, per la Chiesa e per la nostra diocesi; occorre recuperare l’anelito e la passione per l’annuncio di quel periodo. Comunione, per con-vergere nell’unità dei doni diver-si; è frutto dello Spirito e della sensibilità umana. La divisione è uno dei problemi della Chie-sa di Modena; ci sono fratture e diffidenze. Serve invece una grande conversione spirituale e culturale. Impegno per la nuo-va evangelizzazione, che mons. Lanfranchi lega al dono che ab-biamo ricevuto con la promulga-zione dell’Anno della Fede oggi, col Catechismo della Chiesa Cattolica e con i documenti del Vaticano II. Da un lato vede per Modena un passo in avanti per recuperare il cristianesimo come fede, basato sull’incontro salvifi-co con Cristo, sull’annuncio pa-squale. D’altro canto c’è il rischio

di intendersi sui valori che acco-munano ma senza fare il passo di vivere la vita per Qualcuno. Vede ancora con preoccupazio-ne una certa deriva spiritualisti-ca di una parte di cristiani.Don Federico ha poi introdotto il secondo punto, in ordine al re-cepimento, a Modena, dell’An-no della Fede. Diversi consiglieri hanno riportato come nelle par-rocchie e nei movimenti fervano iniziative molto spesso incen-trate sullo studio degli artico-li del Credo e sul catechismo della Chiesa Cattolica. Tra i tanti interventi quelli di diverse aggregazioni, da Cl al Rinno-vamento, dall’Agesci all’Ac e al Csi, che hanno portato diverse iniziative e attenzioni per l’anno in corso. Non sono mancati altri interventi, anche dalle zone ter-remotate, che stanno ripartendo con coraggio, grazie a una fede che non si è spenta ma, anzi, ha ripreso vigore.Qualche conclusione di mons. Lanfranchi: occorre non la-sciare cadere le riflessioni sul terremoto che portano a ripen-

Quello sulla preghiera è stato davvero un bel percorso che at-traverso 4 serate ci ha regalato tanti momenti di riflessione, approfondimento e dialogo molto significativi ed incisivi.

Quante cose mi sono portata a casa! In un primo momento abbiamo preso tra le mani la preghiera che ci ha insegnato Gesù e grazie all’approfondimento biblico di d. Fabrizio Rinaldi ci siamo immersi nel testo come se fosse la prima volta: “Padre…in Lui c’è la sorgente di tutto, della vita, è colui che sa farmi capire come essere felice!” Di fronte a queste parole come non spalancare gli occhi, le orec-chie, il cuore per immergersi completamente in questa preghiera che “custodisce la nostra umanità”? Un’ulteriore tappa del percorso ci ha permesso di mettere discussione le nostre precomprensioni e di aprirci a nuove prospettive vivendo uno di quei momenti pre-ziosi e necessari che mettono in movimento verso un cambiamento, un’evoluzione; testimonianza ne è il fatto che l’approfondimento e il dialogo hanno suscitato nei partecipanti tante domande. Ho capito che il Padre Nostro non è una formula, ma uno stile di vita che, come dice Adriana Zarri, “ci deve portare a pregare di meno perché pre-ghiamo di più” quando teniamo insieme vita e preghiera; che occorre collocarsi esattamente come ha fatto Gesù vivendo pienamente la relazione del Figlio con il Padre, liberandoci così dalla logica degli schiavi; che ci insegna a vivere il presente, nel riconoscimento di ciò che è necessario per diventare autentici, liberati dal non senso della vita: se preghiamo con una logica diversa rischiamo di disumaniz-zarci. Sono tornata a casa forte di una convinzione: qualunque cosa ascolterò o mi verrà trasmessa, devo sempre chiedermi “che volto di Dio mi viene presentato?” Dovrò stare molto attenta a tutte le so-vrastrutture che rischiano di sfociare nell’idolatria e di concentrarmi solo su ciò che Gesù ci ha detto e fatto conoscere di Dio, del Padre Suo…del Padre nostro!!!Ma non è tutto infatti nell’ultima serata ab-biamo vissuto un’esperienza molto intensa: ognuno di noi ripeten-do ad alta voce le parole “è bello per noi oggi dire Padre Nostro….” ha espresso e condiviso ciò che aveva nel cuore, ciò che si portava a casa ed ha acceso una candela al cero pasquale a rappresentare la propria preghiera. Una conclusione davvero molto bella ed emozio-nante, perché ha fatto emergere le tante e diverse “umanità”.Mai ti-tolo, quindi, è stato più azzeccato: il Padre Nostro…la preghiera che custodisce la nostra umanità.

Antonella – parrocchia di S.Caterina

Ufficio catechistico

Padre Nostro, preghiera checustodisce la nostra umanità

Quest’anno gli ormai tradizionali Venerdì del Centro di Pastorale della Salute presso il Centro Famiglia di Na-zareth in via Formigina 319 a Modena sono dedicati alla

riflessione su “Chiesa e disabilità”. Venerdì 9 novembre il tema è “Affettività e sessualità nel disabile”; venerdì 16 novembre, “I sacramenti e le celebrazioni per i disabili”. Si tratta di due occa-sioni per riflettere su temi sensibili. E’ un modo per portare un contributo alla “31° Giornata mondiale dei diritti delle persone con disabilità”, promossa dall’Onu per il 3 dicembre, che ha lo scopo di promuovere la diffusione dei temi legati alla disabilità per sensibilizzare l’opinione pubblica ai concetti di dignità, diritti e benessere delle persone disabili, accrescendo la consapevolezza dei benefici che possono derivare dall’integrazione delle disabi-lità in ogni aspetto della vita sociale. Anche le nostre comunità sono invitate a modificare molti atteggiamenti affinchè crollino pregiudizi e barriere che impediscono di vedere oltre la “dis-abi-lità”. La sensibilità nelle nostre comunità può aiutare le persone con disabilità ad una più completa espressione personale, speri-mentando relazioni autentiche, nuove modalità comunicative e occasioni di arricchimento per la propria vita fisica e spirituale

Pastorale della salute

Chiesa e disabilità

Liberiamo la preghiera per riempirla di vita

Anche quest’anno l’ufficio catechistico ci ha offerto un percorso liberante. In 4 serate abbiamo fatto una “passeggiata” nella pre-ghiera: abbiamo portato alla luce il nostro vissuto sull’argomento

e acquisito nuove consapevolezze illuminati dalla riscoperta del Padre Nostro. Sono partita appesantita da tanti dubbi: “prego abbastanza?” , “con che atteggiamento lo faccio?” e “perché prego?”. Grazie a diversi stimoli (bellissimo l’estratto dal libro di Adriana Zarri “Un eremo non è un guscio di lumaca”) e coinvolgenti approfondimenti mi sento più serena e mi porto a casa un’idea della preghiera come cammino, una preghiera che cambia durante la nostra vita così come cambia la nostra rappresentazione di Dio, che può subire rallentamenti, crescite, abban-doni, riprese. Una preghiera che ci è necessaria per diventare sempre più uomini perché tenendoci aperti verso l’Altro che è in noi, possiamo tener saldo il limite della nostra umanità,e allo stesso tempo ci permette di custodire il vero volto di Dio Padre, di stare in piedi davanti a lui non facendoci dimenticare i fratelli. Quindi liberiamo la preghiera dall’ idolatria, sensi di colpa e senso del dovere e immergiamola nella nostra vita, riassaporiamo il dialogo intimo e vitale col Padre e la preghiera comunitaria per custodire noi e i nostri fratelli nello stile che ci trasmette Gesù nel Padre Nostro, la preghiera che ci insegna a vivere.

* parrocchia di Campogalliano

• danieLa teBasti*

Questa settimana sono rientrati in Semina-rio a Carpi i sacerdoti

ospitati dalla Casa del Clero. Per consentire il ritorno di don Nardino Burzacchini, don Gianfranco Degoli, don Mario Melegari, don Renzo Catellani e don Francesco Cavazzuti è stata recuperata un’area dell’edi-ficio prospicente corso Fanti in cui i sacerdoti potranno risiede-re. Ad esclusione di don Cavaz-zuti, gli altri sacerdoti anziani erano stati ospitati a Cognento, presso la Casa del Clero della diocesi di Modena-Nonantola. “Siamo grati all’arcivescovo Antonio Lanfranchi e al vicario episcopale don Paolo Losavio – fa sapere don Massimo Dotti, rettore del Seminario – che si sono impegnati in prima per-sona affinché i nostri sacerdoti fossero accolti al meglio nella struttura della loro diocesi”.

Sacerdoti carpigiani

Rientrati dallaCasa del Clero

sare alla pastorale; favorendo le relazioni, senza trascurare la religiosità popolare. Con una seconda sottolineatura il vesco-vo ha apprezzato l’impegno ad approfondire il Credo: ottima possibilità per riattivare la ca-techesi per gli adulti in troppe parrocchie un po’ sopita. L’arci-vescovo ha suggerito di trovare il coraggio di una proposta di fede diversificata: la comunità cristiana sappia offrire proposte adeguate alla ‘sete’ di ciascuno. Bene il risveglio oratoriale, stru-mento grande per raggiungere tutti i ragazzi; non solo quelli che frequentano la parrocchia abitualmente, ma con un pro-getto chiaro. La conclusione è stata dedicata all’impegno della Chiesa modenese ad affrontare il discorso delle Unità Pasto-rali, unitamente a quello delle strutture fisiche: siamo davvero capaci di gestirle tutte, facendo la corretta manutenzione? Il ter-remoto insegna.Da ultimo, don Federico ha rammentato l’importanza di partecipare alle quattro confe-renze fissate sulle costituzioni conciliari di cui parliamo a pa-gina 9, e ha chiesto impegno per i gemellaggi con le parrocchie terremotate. Il primo incontro del nuovo consiglio Pastora-le diocesano è già fissato per il prossimo 19 gennaio 2013. Con la recita del Credo e la benedi-zione dell’arcivescovo il consi-glio Pastorale diocesano uscente si è sciolto.

Assemblea di inizio anno pastorale 2012/2013 (foto d’archivio)

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Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo6

La storia

Il ‘primo’ San Cataldo, il cimiterosuburbano più antico d’EuropaUna ricerca sulle tracce del nucleo originario settecentesco del camposanto che è stato completamente rivoluzionato nel secolo successivo. E la ‘Pastorale’ del vescovo Fogliani che contiene indicazioni per certi versi ancora attuali

I ‘tre cimiteri’ di S. Catal-do e quelli più piccoli di frazioni e paesi sono ani-mati, in questi giorni, da

folle di visitatori, nel ricordo di defunti a volte quasi dimen-ticati e a volte presenti quoti-dianamente e con angoscia a parenti ed amici.Il primo cimiteroIl cimitero ottocentesco dell’architetto Cesare Costa - vasto, monumentale, ricco di opere d’arte, eleganti tombe familiari, ampie scale, colonne, verde intorno, con un impiego del colore nelle colonne e nella fascia di mattoni, ha inglobato il primo cimitero suburbano.Tutti e due sono stati affianca-ti, nel secolo scorso, dal terzo cimitero ideato dall’architetto Aldo Rossi: razionale, linea-re, tanto nuovo nella struttura che, almeno all’inizio, sembra-vano apprezzarlo soltanto gli esperti, i professionisti, i tecni-ci. Venivano e vengono ancora da tutto il mondo a visitarlo.Il più antico (1771–1778) fu il più ‘innovativo’, almeno nelle premesse ideologiche che lo avevano prodotto. Costrui-to per volontà di un energico sovrano, il duca Francesco III d’Este, con ambizioni ‘moder-ne ed europee’ - definito dagli storici ‘il sovrano urbanista’ - governatore per anni della Lombardia ha goduto di un balcone privilegiato sull’Eu-ropa. Intervenne su Modena allineando strade, abbatten-do portici e isolati fatiscenti, costruendo, in S. Agostino, il grande ‘Spedale’ e, di fronte, l’immenso ‘Albergo dei poveri’. Intervenne su una miriade di Opere Pie unificandole in una sola, occasione purtroppo di saccheggio di beni ecclesiastici e religiosi, arbitrii e truffe. La

• eLena BaLuGani

riduzione, nel 1774, delle par-rocchie modenesi da 17 a 5 fu subita dolorosamente dalle au-

torità diocesane. Un campione di attivismo, dunque, ma sol-tanto dopo la morte del padre Rinaldo. Come principe eredi-tario aveva invece assecondato i capricci della bella moglie francese: feste, balli, spettaco-li teatrali, lunghi viaggi, lusso sfrenato nella Villa di Rival-ta, bella come una Versailles. L’immorale Carlotta Aglae d’Orleans non conosceva nè disciplina nè dovere. Scanda-lizzava le morigerate dame di corte con le sue abitudini spre-giudicate, coinvolgendole fino a tarda notte in interminabili e costose partite di ‘biribisso’, una sorta di roulette ante lit-teram. Tutto il ‘700 fu epoca di grandi novità e grandi con-traddizioni.Il Papa, da Roma, applaudì all’ iniziativa ducale, conce-dendo, con ben tre documen-ti, ampie indulgenze a chi visitava la chiesa del nuovo cimitero suburbano, costruito a nord-ovest della città ed ad un chilometro dalla cittadella fortificata.Circa 30 anni dopo (1806) Na-poleone Bonaparte estendeva anche all’Italia l’Editto di Saint Cloud’ (1804) imponendo di seppellire i morti fuori dalle mura, dando disposizioni igie-nico-sanitarie e democratiche, secondo elaborazioni filosofi-che che affondavano le radici nell’Illuminismo europeo del XVIII secolo: sepolture della

stessa dimensione, iscrizioni controllate da una apposita Commissione... Per i fautori

più estremisti e giacobini delle nuove teorie il nuovo modello di organizzazione cimiteriale doveva contrastare i privilegi acquisiti da nobiltà e clero, che

amavano essere sepolti nel-le chiese, per ostentazione. Si voleva inoltre sottrarre alla Chiesa la gestione spirituale, ma anche economica del cul-to funerario: un cambiamen-to dettato da preoccupazioni igienico-sanitarie (le chiese e i sagrati erano spesso invasi da odori insopportabili), ma anche fortemente ideologico e livellatore, un preciso segnale politico-culturale che apparì a molti spersonalizzante e mate-rialistica.Si voleva soffocare il culto dei

morti. Le discussioni sull’ar-gomento raggiunsero persino i salotti letterari alla moda. Ippolito Pindemonte, in que-gli anni, scriveva ‘I Cimiteri’ per difendere il culto funerario cristiano e Ugo Foscolo, nella splendida ode ‘Dei Sepolcri’ - pur partendo da convinzioni materialistiche - esaltava il va-lore umano e soprattutto civile delle sepolture.Modena, per volontà del suo sovrano, anticipò i tempi del-le disposizioni napoleoniche. Abbiamo avuto - si afferma - il primo cimitero suburbano d’Europa!Francesco III, con l’ordinanza governativa dell’ottobre 1777, di fronte alla tentazione di so-luzioni troppo rivoluzionarie e invise a gran parte dei suoi sudditi, dava disposizioni in materia, ma rassicurava la no-biltà, i maggiorenti e il clero.La Pastorale di Giuseppe Maria Fogliani (16 ottobre 1779).La pastorale di Giuseppe Ma-ria Fogliani, vescovo di Mode-na dal 1758 al 1785, “affabile, dolce, cortese”, grande bene-fattore, illustra ai fedeli e al cle-ro, nell’imminenza del giorno della commemorazione dei defunti, la posizione ufficia-le della Chiesa modenese nei confronti del nuovo cimitero suburbano. Patrizio reggiano di famiglia nobile e antichis-sima - che aveva dato illustri

personaggi alla Chiesa, alle scienze e alle armi - uomo col-to, con inconsuete conoscenze di meccanica, botanica e mi-neralogia, scrive nella lucida pastorale che abbiamo potuto consultare (il documento è in-serito in una corposa raccolta di Atti vescovili e vicariali, or-dinata e conservata dai france-scani della antica “Parrocchia di S. Cataldo e S. Giacomo”): “Il Vescovo si compiace della nuova costruzione, accogliendo grato ‘i tesori delle Sante In-dulgenze’ profuse da papa Pio

VI sul cimitero modenese ed elogia ‘le paterne provvidenze del clementissimo sovrano’ per una realizzazione che metteva d’accordo ‘Sacerdozio’ e ‘Im-pero’ (i provvedimenti del vigi-lantissimo nostro Sovrano per la pulitezza e la sanità della sua capitale non sono difformi dal-le massime della chiesa). Tutti sono invitati a guardare questo luogo - già consacrato dalla benedizione vescovile - con occhio più religioso e devoto”.“Quanto sono diverse le idee della vera religione dalle idee della pietà popolare!” sottoli-nea il colto vescovo ed, in ma-niera piana, con brevi citazioni in latino immediatamente tra-dotte, mons. Fogliani giusti-fica il perchè “non c’è nessuna radicale novità in questi cimi-teri fuori le mura, ‘luoghi del dolce sonno’ per i nostri de-funti prima della tromba del giudizio universale”.Ricorda che nei primi 3 secoli dell’era cristiana nessun morto fu sepolto all’interno di una città. Così prevedevano “le 12 tavole e le disposizioni degli Imperatori Adriano e An-tonino Pio e mai i Cristiani violarono queste norme”. Nel IV sec. si fece eccezione “per il grande Costantino, sepolto nell’atrio della grande Chiesa dei Santi Apostoli da lui edi-ficata in Costantinopoli e, più tardi, per altri eminenti per-sonalità del tempo. Purtroppo

questo uso “che allettava l’uma-na ambizione” si estese nei se-coli, nonostante la contrarietà espressa dai pa-stori più zelanti, contrarietà ri-badita vigoro-samente da Pio V. La Pastorale continua chia-rendo le moda-lità ed i giorni dell’anno in cui, visitando la cap-pella del nuovo cimitero, confes-sati e comuni-cati, si potevano

acquistare le indulgenze con-cesse dal Papa, con i Brevi del 14 agosto 1779. Nulla, in realtà, era stato così semplice e chiaro, fin dall’ini-zio, a proposito di quel cimi-tero. I nobili della città - vistisi trattati alla pari del resto della popolazione, anche degli indi-genti - avevano minacciato di disertare il sito (magari sep-pellendo i famigliari defunti nelle cappelle gentilizie delle loro ville di campagna). Nel progetto del nuovo cimitero non era prevista, inizialmente,

neppure una cappella, che poi fu edificata piccola e spoglia. Oggi non è più possibile rin-venire le tracce di questo set-tecentesco ‘magazzeno di cadaveri’, a seguito della com-pleta ricostruzione operata, nella seconda metà dell’‘800, con altre conoscenze tecniche, altre risorse economiche e so-prattutto con altri intenti. Il terreno scelto nel ‘700 risultò paludoso, con falde acquifere troppo superficiali. L’area, a forma rettangolare, fu circon-data da un terrapieno peri-metrale alto tre metri e mezzo rispetto la campagna circo-stante. Si accedeva da est (ver-so la chiesa cinquecentesca di S. Cataldo, anch’essa umida e fatiscente) e da sud, superando due ponti posti su un fossato: un’isola sopraelevata, dunque, lontana dal traffico cittadi-no. All’interno erano previste grandi arche sepolcrali tutte uguali in grado di accoglie-re, nelle botole poste a livello di terreno, decine di morti. Il tutto eseguito secondo un pro-getto tecnico - di cui non ci è stato possibile rinvenire e con-sultare l’originale – funzionale, almeno per quei tempi, e vo-lutamente spoglio ed anonimo. Al centro di un piazzale venne poi eretta una croce simbolo di luogo consacrato. Le sepolture vennero assegnate, successi-vamente, secondo un ordine sociale.Il cimitero di Cesare CostaQuesto sostituirà, ingloban-dolo, il più antico ed è il luo-go delle diversità all’interno di una costruzione accuratissima e razionale, di grande elegan-za formale, “tipo e modello di perfezione”, secondo il giudi-zio della Commissione esami-natrice. Il progetto, promosso dal Governo estense nel 1850, cominciò ad essere attuato nel 1870, dopo gli sconvolgimen-ti politici intervenuti, con una previsione di lavori per almeno sei anni per portare a compi-mento soltanto il prospetto principale, la bella e grande chiesa con calotta a volta sfe-rica e copertura in rame ed una parte dei corpi laterali. Molti sono ancora i cambiamenti strutturali intervenuti nel bel cimitero in questi ultimi 130 anni. La burocrazia ha mol-tiplicato e spesso cambiato le regole dell’organizzazione ci-miteriale. L’iniziativa privata, quasi invadente, sta modifi-cando abitudini. Si è, forse, fatta più rarefatta la consuetudine di visitare i no-stri defunti? L’antica pastorale insegnava: “Salutare sempre fu e santo il pensiero di porgere sollievo all’anime dei trapassati con le preghiere”.

Pianta e prospetto lungo (interno) del progetto del nuovo cimiteroDisegno firmato da Cesare Costa 1860

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7Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

L’accoglienza festosa dei bambini della scuola materna parificata “Caduti per la Patria” di San Felice sul Panaro ha accompagnato la cerimonia di consegna della somma messa a disposi-zione da Bper, grazie alla quale è stato possibile ripristinare lo storico immobile che ospita

l’istituto. Il contributo di 50 mila euro è stato consegnato dai rappresentanti della Banca al presidente del Consiglio di amministrazione della scuola Paolo Aragone, che ha espresso viva soddisfazione per il sostegno ricevuto, così come l’educatrice suor Giovanna e gli altri amministratori Anna Fin e Anselmo Pizzi, presenti alla cerimonia. Intanto da lunedì 22 ottobre è regolarmente ripresa l’attività didattica nella struttura, che dall’inizio degli anni Venti è un importante punto di riferimento per le famiglie sanfeliciane nell’educazione dei figli. Attualmente la scuola, riconosciuta paritaria dal ministero dell’Istruzione, ha 5 sezioni e 138 bambini iscritti. La direzione è affidata alla comunità delle suore Salesie di Padova, con 10 dipendenti che consentono il funzionamento dell’asilo secondo le direttive delle autorità com-petenti. Le entrate sono rappresentate dal-le rette di frequenza, dai contributi di enti pubblici e dalla beneficenza. Il terremoto del 20 e 29 maggio aveva danneggiato l’edificio. Una volta verificati i danni, gli amministra-tori dell’asilo si sono subito messi all’opera per trovare le risorse necessarie a realizzare un sogno: quello di poter riaprire all’inizio del nuovo anno scolastico, o comunque nelle settimane immediatamente successive.Oggi questo sogno è diventato realtà e la riapertura dell’asilo, oltre a fornire un servi-zio indispensabile a molte famiglie, assume anche un importante valore simbolico per la collettività di San Felice, impegnata nel por-re le basi per la rinascita del paese. Un even-to importante, dunque, che è stato celebrato domenica 28 ottobre con una grande festa all’interno della scuola materna.

Scuola materna parificata di San Felice

Contributo Bper alla ‘Caduti per la patria’

La ricostruzione

“Viva l’università”L’Anno Accademico dell’ateneo di Modena e Reggio è stato aperto a Mirandola. Tra terremoto, ricostruzione e welfare. In crescita il numero degli studenti

Come mai siamo qui?” Così il retto-re dell’Università di Modena e Reg-

gio Emilia, professor Aldo Tomasi, ha iniziato il proprio discorso di apertura dell’Anno Accademico 2012-2013 tenu-tosi quest’anno a Mirandola, poi concluso con le parole: “Viva l’Università di Modena e Reggio Emilia”, cui è seguito un lungo applauso. Il Rettore ha ritenuto che questa inizia-tiva potesse essere una risposta a crisi e terremoto, anche alla luce dei 300 iscritti provenien-ti dalle zone terremotate. A terremoto appena accaduto, peraltro, l’Università e gli stu-denti hanno portato al terri-torio competenze e aiuto. La cerimonia si è svolta in una tensostruttura, collocata nel-la cosiddetta ‘Cittadella della conoscenza’, un polo scolastico e culturale. Come l’assessore regionale Bianchi ha notato, le note di Offenbach eseguite dal coro universitario si so-no confuse con i rumori delle ruspe e tutte accompagnava-no l’ingresso degli ospiti. 450 edifici sono stati danneggiati dal sisma, con 70mila studen-ti coinvolti. A oggi sono state completate 150 scuole, di cui 60 ex novo.Il rettore ha quindi preso la parola per il suo ultimo discor-so in questa carica, dopo un quinquennio alla guida dell’A-teneo. In prima battuta ha pre-sentato il nuovo consiglio di amministrazione, citando in particolare i tre membri ester-ni, Paolo Cavicchioli, Piero Ferrari e Stefano Landi, noti

• don Luca BaLuGani

Terzo settore

Aiuto reciproco

industriali del territorio mode-nese e reggiano.Il problema del finanziamento è stato esaminato in maniera approfondita: solo la quali-

tà dell’Ateneo (premiata con appositi fondi statali) ha per-messo di contenere i tagli pro-gressivi, limitando a -6% il calo negli ultimi anni. Purtroppo questo ha comportato lo sfo-ramento della percentuale di finanziamento proveniente dalle tasse universitarie (tutta-via ferme già da alcuni anni). Il corrente anno, con 3700 nuo-ve immatricolazioni (+9,24% rispetto allo scorso anno, in controtendenza con la media nazionale, vedrà salire a oltre 20 mila gli iscritti complessivi all’Università. Problema irri-solto resta quello del diritto al-lo studio. In Emilia Romagna il 100% degli aventi diritto a borse di studio nel precedente anno accademico l’ha ottenuta; tuttavia questo è accaduto gra-zie al concorso dell’Università, che ha supportato Stato e Re-gione. In un momento econo-micamente difficile, occorre la forza di reindirizzare le risorse sugli studenti.Il bilancio è a pareggio gra-zie al blocco del turn over, cui l’Università ha cercato di sup-plire continuando a sostenere i ricercatori a tempo determi-

nato. I numeri evidenziano la riduzione: per i docenti si è passati da 882 a 795; il perso-nale amministrativo e tecnico è sceso da 759 a 682. Da 32

dipartimenti si è passati a 14, accorpando in tal modo i cen-tri decisionali.La qualità, invece, non è calata. Oltre la metà dei laureati nel 2011 ha raggiunto il traguardo rimanendo in corso, con per-centuali più alte rispetto alla media nazionale. Il tirocinio garantisce a 2/3 degli studen-ti un contatto col mondo del lavoro e permette ad una pro-porzione analoga l’impiego entro un anno dalla laurea.Tra i numerosi interventi della mattinata, una studentessa di Mirandola ha preso la parola a nome dei colleghi, riattualiz-zando lo stato d’animo di chi ha vissuto il terremoto. Nella sua conclusione ha chiesto il ripristino di ciò che rappre-senta la vita di queste cittadine (inclusi i luoghi di culto) e nel-lo stesso tempo ha sollecitato non la ripetizione dell’esistente ma un suo ripensamento, rice-vendo i complimenti del suo sindaco.La lezione magistrale è stata tenuta dal sottosegretario con delega alle Politiche sociali, Maria Cecilia Guerra e avente per titolo “Welfare in crisi”. Il

welfare concerne non solo sa-nità, pensioni e istruzione, ma anche le persone dipendenti, cioè i bambini e gli anziani, nonché i portatori di handicap.

Il lavoro di cura è la c o m p o -nente fon-damentale della so-stenibilità e del man-t en imen-to di una s o c i e t à , ma oggi è diventato un nodo sociale che

chiede di essere approfondi-to anche su un piano teorico. Questione di partenza è che la titolarità di diritto di chi è in

stato di dipendenza è ricono-sciuta, mentre non lo è quella di chi assiste, in particolare le donne, che sono concepite come soggetti in relazione ad altri (sono infatti madri, figlie e mogli).La concezione classica di welfare è nata in un contesto in cui c’erano la garanzia del posto di lavoro, la separatezza del tempo di lavoro dal tempo libero e la stabilità della strut-tura familiare. La partecipa-zione delle donne al mercato del lavoro (come realizzazione personale, ma anche per sop-perire alle necessità econo-miche e tutelarsi in caso di divorzio), la de-standardizza-

zione del mercato del lavoro, l’instabilità delle relazioni coniugali, il calo demografico e l’accentuazione della per-

centuale anziana, l’aumento della mobilità demografica stanno mettendo in difficoltà la struttura del welfare. Au-menta la domanda di cura e diminuisce l’offerta informa-le: un esempio riportato dalla professoressa Guerra è quello delle nonne che hanno ge-nitori non autosufficienti da accudire, aiutano per la cura dei nipoti e potrebbero ancora avere figli in casa.Il welfare dovrebbe diventare un sistema per la realizzazione delle persone in ambito socia-le: il diritto alla cura dovrebbe essere sociale, come anche il lavoro di cura. In Europa es-so è armonizzato con il lavo-

ro remunerato laddove l’uo-mo si assume compiti di cura verso i figli (un modello più nordeuropeo). Ma la discri-minazione di sesso permane anche quando il lavoro dome-stico è affidato all’esterno: i lavori di cura sono affidati a donne sfrut-tate, sottopa-gate e spesso in nero. Ciò richiede perciò

un ulteriore e profondo ripen-samento, anche accademico, della struttura attuale del wel-fare.

Ammonta a 55mila eu-ro la cifra destinata dalla Rete del Terzo

Settore modenese a 15 orga-nizzazioni del terzo settore residenti nelle zone del cra-tere, selezionate sulla base dei progetti da esse presentate alla Rete per sistemare le loro sedi e riacquistare le attrezza-ture lesionate dal terremoto. Questa cifra è stata raccolta tramite il portale terremoto.volontariamo.com, attraver-so il quale la rete del Terzo Settore modenese, composta da associazione Servizi per il Volontariato Modena, Forum

• LauRa soLieRi Provinciale Terzo Settore, Co-mitato Paritetico provinciale del Volontariato di Modena, ha attivato un conto corrente per raccogliere fondi a favore dei progetti presentati dalle associazioni che operano sui territori colpiti dal sisma, pro-getti mirati a rimettere in fun-zione o rendere efficaci sedi e attrezzature con le quali poter svolgere le proprie attività a favore della popolazione.La Rete ha istituito un’ap-posita Commissione che ha definito i criteri di scelta dei progetti e si è dotata di stru-menti tecnici per rendere il più efficace possibile la de-stinazione dei fondi raccolti.

“Per noi è una grande soddi-sfazione aver garantito questo risultato in tempi così brevi – commenta Angelo Morsel-li, presidente dell’Associazio-ne Servizi per il Volontariato Modena – Ricordiamo che sul portale terremoto.volon-tariamo.com la raccolta fon-di prosegue e sarà potenziata da una parallela campagna di fundraising, sempre promossa dalla Rete del Terzo Settore modenese. In questo modo ci auguriamo di poter continua-re a sostenere come fatto fino ad ora tanti altri progetti delle organizzazioni del terzo set-tore residenti nelle zone del cratere”.

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8 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

Missioni

La veglia Missionaria diocesana è stata celebrata a San Felice sul Panaro

“Ho creduto, perciò ho parlato”

L’Ottobre Missiona-rio, quest’anno, è sta-to molto particolare. Noi di San Felice sul

Panaro, così come i nostri fra-telli delle altre comunità del-la bassa modenese, abbiamo sperimentato la precarietà e le difficoltà dovute al terremoto, che, per alcuni aspetti, sono si-

mili a quelle che vivono tante comunità cristiane sparse in diversi angoli del mondo in cui operano anche missionari modenesi. Per questo si è scelto come luogo della veglia missio-naria diocesana San Felice, nel cuore della zona terremotata, per ricordare la fondamentale cooperazione tra Chiese vicine

Sarà celebrata lunedì 5 novembre alle ore 19 presso la par-rocchia di San Lazzaro, in via Borri 90 la messa missio-naria mensile. Sarà presente la modenese Silvia Nocetti,

della Comunità Papa Giovanni XXIII, da poco rientrata dalla Romania.

Centro missionario animazione - formazione

La messa missionaria

e lontane e perché, in questa chiesa-tenda, forse è più facile anche sentirsi vicini ai nostri missionari, forse più fratelli e figli di un solo Padre.Fulcro di questa veglia, presie-duta dal nostro Arcivescovo Antonio Lanfranchi, sono sta-te Teresa e Alice, due ragazze modenesi di ritorno da un’espe-rienza di dieci mesi in Burkina Faso. La loro testimonianza così semplice ci ha fatti entrare in una realtà così complessa e diversa dal mondo in cui sia-mo abituati a vivere; partendo dal racconto delle difficoltà più concrete come il non co-noscere la lingua, sono arrivate

agli interrogativi più spirituali e alle risposte più impegnati-ve: cos’hai imparato di Dio in quest’esperienza? Ho imparato che Dio parla la mia lingua, e anche quella degli altri: è Lui a permetterci di entrare in re-lazione, in comunione; è at-traverso di Lui che possiamo portare qualcosa anche a chi

non parla la nostra lingua e sempre attraverso di Lui che possiamo ritornarne arricchi-ti.Ad Alice e Teresa è stata im-partita una speciale benedi-zione dal nostro Arcivescovo affinché il Signore doni loro la forza, il coraggio e la sa-pienza per affrontare e porta-re avanti la vera missione, che, come loro stesse hanno detto, forse comincia proprio adesso che sono ritornate.Per testimoniare a chi era venuto alla celebrazione che questa era una veglia di pre-ghiera ispirata alla comunità in missione nel mondo, sono

stati portati all’altare al-cuni segni. Il primo e p r i n c i p a -le è stato una tenda, simbolo dei mesi del terremoto, ma anche della pre-senza di Dio: “Chi abiterà Si-gnore nella tua tenda?” e allo stes-so tempo segno di p r o v v i s o -

rietà e di nomadismo, quello che vivono anche tanti immi-grati che a prezzo della vita tentano di raggiungere l’Eu-ropa. All’interno della tenda sono stati posti gli altri se-gni: la Bibbia, simbolo della presenza di Dio che contie-ne la parola da annunciare, il pane, segno di eucaristia e

comunione e infine le cale-basse (una zucca originaria del Burkina Faso), ciotole con dentro una manciata della

terra delle nostre zone, terra tanto amata ma che qualche mese fa ci ha fatto sentire l’impotenza di fronte alla sua forza distruttrice: queste cio-tole contengono la terra e la custodiscono così come il no-stro cuore custodisce la fede per poi annunciarla a tutto il mondo. Questa stessa terra è stata simbolicamente donata a tutti quelli che hanno partecipato alla veglia: un ricordo di que-sta serata e un messaggio da custodire e che vogliamo tra-smettere anche a tutti quelli che non erano presenti: “Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostra-to nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se

Ritorno in Africa a 77 anniDall’Algeria scrive il missionario modenese padre Aldo Giannasi

Carissimi e carissime,sono in Algeria da un mese quasi. Non è molto, ma posso

già darvi le prime impressioni. Atterrando all’aeroporto di Algeri il 16 settembre scorso, non mancava in me una certa apprensione, in quanto era il momento in cui i musulmani in molti paesi del mondo ave-vano scatenato reazioni violen-te a seguito dell’uscita del film americano su Mohammed. Lasciato l’aeroporto ho costa-tato invece con comprensibile sollievo che la città viveva la sua vita normale. L’indomani, i giornali locali che ho potuto leggere esprimevano sì, il loro sdegno contro gli autori del film, ma si smarcano netta-mente da quanto avvenuto in

Libia e altrove. Non è con la violenza che si risolvono i pro-blemi, affermavano.Per chi conosce anche solo un po’ la storia dell’Algeria, questo atteggiamento non fa sorpresa. Il Paese dal ’91 al 2001 ha at-traversato un periodo orribile di guerra civile tra lo Stato e gli estremisti musulmani che volevano prendere il potere e installare una repubblica isla-mica, fondata sulla “sharia” (la legge coranica). Durante que-sto “decennio nero”, come è chiamato qui, sono perite cir-ca duecentomila persone, uo-mini, donne, bambini, vecchi. Il popolo algerino non vuole più rivivere le sofferenze del passato. Ecco perché ha rifiu-tato posizioni violente. Già lo scorso anno lo aveva mostrato. Mentre i paesi vicini vivevano la “primavera araba” con i di-sordini connessi, l’Algeria ha

cercato di sviluppare un dia-logo relativamente fecondo tra lo Stato e i corpi intermediari, particolarmente con i sindacatiTutto pacifico allora in Alge-ria? No. Tante ferite del recente passato restano aperte, la loro guarigione domanderà tempo e ricerca della verità. La gio-ventù è frustrata non solo per la difficoltà di entrare al lavoro, ma anche a causa della tutela pesante dell’Fln, il partito che ha portato il Paese all’indipen-denza 50 anni fa e che detiene tutte le leve del potere.Sul piano religioso, gli Algeri-ni sono musulmani al 99%. Un islam relativamente moderato, ma in mezzo al quale sono pre-senti ancora le correnti estre-miste attive e a volte violente. Il governo riconosce la presen-za di altre fedi, come quella cri-stiana, chiede però discrezione e si oppone alle conversioni

aperte.La mia comunità missionaria è ad Algeri e più esattamen-te sulla collina che sovrasta la città, accanto alla Basilica di Nostra Signora d’Africa, un santuario costruito al tempo della colonia nel 1872. Sor-prendentemente gli Algerini lo hanno amato fin dalla sua apertura e continuano adesso. I confratelli con i quali vivo, mi dicono che in un anno, vi en-trano oltre 70.000 persone, in grandissima maggioranza mu-sulmani. Perché vengono? Per vedere una chiesa cristiana, ma anche per raccogliersi in un luogo di silenzio, per pregare la “Signora Maria”, come i mu-sulmani chiamano la Madre di Gesù. Essa fa parte della tradi-zione coranica. Assistiamo così ad un pellegrinaggio “sui gene-ris” tutti i giorni. Accogliamo i visitatori, diamo informazioni

sulla basilica a chi le chiede, rispondiamo alle tante doman-de che fanno sul cristianesimo, sul Vangelo, su Gesù, domande che vanno spesso al di là del semplice desiderio di cono-scere e che si prolungano nelle visite successive. Giorno dopo giorno si costruiscono così re-lazioni di amicizia e di vicinan-za. Vicino a noi, tre comunità di religiose, fra cui le suore di Madre Teresa, si occupano dei bambini handicappati del quartiere, organizzano il dopo-scuola e tengono aperta una bi-blioteca nella Kasbah, la parte antica della città.La Basilica è stata restaurata negli ultimi anni con molta cu-ra. Alle spese dei lavori ha par-tecipato anche la città di Algeri e l’inaugurazione dei restauri è stata presenziata da un rappre-sentante ufficiale del Governo.E la lingua, mi direte? Addio

Nel numero scorso di Nostro Tempo, riferendo di espe-rienze in terra di missione, abbiamo pubblicato il con-tributo di Cecilia Latini che parlava del Madagascar

con il titolo di un articolo riferito invece ad una esperienza in Albania. Ci scusiamo dell’errore con i diretti interessati e con i lettori.

Errata corrige

al “bamanankan”, l’idioma del Mali, al quale mi ero abituato nei lunghi anni nella Savana e di cui conoscevo anche tante finezze. Qui è l’arabo dilettale che si parla. L’avevo imparato abbastanza bene in Tunisia… ma più di 50 anni fa, durante gli anni di formazione! Appena arrivato qui mi sono rimesso, a 77 anni, sui banchi di scuo-la per seguire assieme ad altri studenti esteri, un corso inten-sivo di tre settimane. Con mia sorpresa, costato che la lingua araba mi ritorna con facilità. Ho bisogno però di una buona pratica.Per questa prima lettera, mi fermo qui.Ringrazio voi tutti dell’amici-zia e della vicinanza di cuore nella preghiera. “Essalamu alikum”, la pace sia su di voi.

Padre Aldo

vacillano i monti nel fondo del mare. Farà cessare le guer-re sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà

le lance, brucerà nel fuoco gli scudi.” (Salmo 46, 2-3.10).

Gruppo missionarioSan Feklice sul Panaro

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9Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

50 anni fa il Concilio

Mercoledì 7 novembre al via il ciclo di conferenze sulle quattro Costituzioni conciliari proposte dall’arcidiocesi a tutti i modenesi

Vaticano II, “grazia e bussola della Chiesa”

Rientrano tra le ini-ziative proposte dalla Chiesa modenese per l’Anno della fede in-

detto da Benedetto XVI e nella ricorrenza del 50° anniversario del Concilio Vaticano II le quat-tro conferenze organizzate a partire dal prossimo 7 novembre al Forum Monzani di Modena. Al centro del percorso propo-sto dall’arcidiocesi con il titolo Il Concilio Vaticano II “guida e bussola della Chiesa”, dono per tutti, sono i principali documenti prodotti dal Concilio: le Costitu-zioni Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, Lumen Gentium sulla Chiesa, Dei Verbum sul-la Parola di Dio e Gaudium et Spes sui rapporti della Chiesa con il mondo contemporaneo. Il primo appuntamento è in ca-lendario mercoledì 7 novembre alle 20.45 quando sarà al Forum Monzani per parlare di “Lu-men Gentium, la luce di cristo splende sulla Chiesa per illumi-nare tutti gli uomini” il vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla; tre settimane dopo, giovedì 29 novembre, Giuseppe Savagnone, membro della com-missione che segue il Progetto culturale della Cei, illustrerà l’ul-tima delle quattro Costituzioni, la “Gaudium et Spes. I cristiani nella compagnia degli uomini”. Gli altri due appuntamenti sono nel 2013: a febbraio la Costitu-zione Sacrosanctum Concilium sarà presentata da mons. Alce-ste Catella, vescovo di Casale Monferrato, mentre la conferen-za su Dei Verbum concluderà ad aprile il ciclo di incontri sul Concilio e vedrà a Modena mons. Luciano Monari, vescovo di Breschia. “Benedetto XVI – scrive mons. Antonio Lanfran-chi negli Orientamenti pastorali 2012-2013 - ci riconsegna i Do-cumenti del Vaticano II perché vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero. Rimarco – ag-giunge l’arcivescovo riferendosi al Vaticano II - le parole dell’al-lora mons. Karol Wojtyla: ‘il Concilio ha definito la forma di fede rispondente all’esistenza del cristiano oggi’. Per questo - con-clude mons. Lanfranchi - una particolare attenzione mi augu-ro abbiano le conferenze sulle quattro Costituzioni fondamen-tali da parte dei credenti ma, oso sperare, anche da parte di chi non crede, recuperando quell’a-more all’uomo, ad ogni uomo, che ha pervaso tutto il Concilio e con cui si è concluso, aprendosi a tutto il mondo con i messaggi inviati al mondo, ai governi, agli uomini di pensiero e di scienza, agli artisti, alle donne, ai lavo-ratori, ai poveri, agli ammalati,

a coloro che soffrono e infine ai giovani”. Ed è proprio nello spirito conciliare di apertura al mondo che la Chiesa modenese riporta l’attenzione sul Vaticano II rivolgendosi non solo ai cri-stiani modenesi ma anche a tutti

coloro che, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose, intendono approfondire il mes-saggio dell’assise conciliare con-vocata da papa Giovanni XXIII nel 1962 e conclusa da Paolo VI nel 1965. E’ lo spirito del Con-

cilio che l’arcivescovo, nell’omelia di apertura dell’Anno della fede lo scorso 11 ottobre in Duomo aveva richiamato indicandolo con le “calde parole di Paolo VI, nel discorso di chiusura dell’ul-tima sessione il 7 dicembre 1965.

‘La Chiesa del Concilio, sì, si è occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo quale in realtà si pre-senta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa non soltanto centro di ogni in-

teresse, ma osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà’”. E ancora: “Tutta la ricchezza dottrinale è rivolta in questa direzione: servi-re l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità”.

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10 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

Il documento

L’intervento di mons. Paolo Losavio al consiglio Pastorale diocesano: un viaggio negli anni dei lavori e dell’immediato post Concilio a Modena

Il Concilio Vaticano II ieri, oggi e domani

Appartengo alla ge-nerazione che si è entusiasmata per il Concilio, per-

chè ha potuto sperimentare e apprezzare i cambiamen-ti che esso portava nella vita della chiesa. Che cosa voleva dire andare a messa, andare al catechismo, leggere la Parola di Dio, partecipare da fedele laico alla vita della chiesa e del mondo prima del Concilio e dopo il Concilio. Chi ha vis-suto a cavallo delle due stagio-ni ed è stato contemporaneo ad esse può meglio apprez-zare e ha forse responsabilità maggiori, la responsabilità di proporre ai più giovani la te-stimonianza di un momento di una Chiesa viva, in cammi-no, desiderosa di condividere con tutti gli uomini gli ideali del Vangelo.Lo scopo in questo 50° anni-versario non è quello di una commemorazione che mira a celebrarlo, come si guarda con curiosità a una testimonian-za di un’altra epoca (50 anni oggi sono tanti), ma semmai quello di ritrovare l’ambiente intellettuale effervescente di quegli anni, la potenza rinno-vatrice e creativa che fu alla sua base. E’ l’atteggiamento evangelico del servitore buo-no e fedele, capace di fruttifi-care l’eredità ricevuta.Gli anni 1963-1970: una sta-gione singolare; un periodo tra i più intensi. Anni caratterizzati da speran-za ed entusiasmo, anni che a mio avviso meritano di essere ricordati. Sono gli anni più belli dell’episcopato di Mons. Amici, che di quegli anni fu certamente il primo ispiratore e animatore. Da lui pertanto occorre partire, come da colui che ne fu il vero protagonista. Tornando di volta in volta dalle sessioni del Concilio, non cessava di illustrare con entusiasmo il cammino che si stava compiendo, sottoli-neando le novità e i cambia-menti di mentalità che questo richiedeva. Personalmente ri-cordo quale “carica” di fiducia e quale stimolo a rinnovarsi trasmettesse a noi preti di ri-

• Mons. PaoLo Losavio

torno da Roma dopo le diver-se sessioni. Nella messa in Cattedrale a chiusura del Concilio il 12 di-cembre 1965 diceva:

“Siamo all’inizio di un ampio lavoro: Il terreno è stato arato ed è giunto il momento della coltivazione. Tutti siamo stati chiamati a pregare, ora tutti siamo chiamati a lavorare… C’è lavoro per tutti perché la Chiesa è una casa sempre in costruzione e il Signore ci chiama tutti a operare”Cito altri due testi di quegli anni tra i molti del suo ma-gistero.Nella Lettera pastorale del 1966 il Concilio è presen-tato come: “un momento particolarissimo di grazia, di indicibile tensione spirituale, mentre l’anima è ancora tutta vibrante di sante emozioni, di salutari risvegli, di sconfinate speranze. E’ un momento di eccezionale importanza per la vita di tutta la Chiesa. Co-mincia la prova del fuoco per il Concilio. I grandi orienta-menti emersi dalle discussio-ni nella Basilica di S. Pietro, l’ansia di rinnovamento che attraversa - come un vento impetuoso - ognuno dei do-cumenti conciliari approvati, le supreme esigenze di santità e di conformità al Vangelo, a cui viene più insistentemente richiamata l’intera comunità cattolica, devono ora «calarsi » nella vita di tutta la Chie-sa: nella vita di ogni diocesi, di ogni parrocchia, di ogni istituzione religiosa nostra, di ogni coscienza cristiana... Dalla grande navata della Ba-silica Vaticana, il Concilio si è messo in cammino per tutte le strade della terra: l’attua-zione del suo spirito e delle sue direttive è affidata a noi, ad ognuno di noi... Ed allora comprendete quali responsa-bilità immani, quali compiti formidabili attendono ognu-no di noi cattolici, indistin-tamente, sacerdoti e laici, per essere degni della straordi-naria ora che passa nella vita della Chiesa e per non delu-

dere le attese del mondo, che sente - anche se inconsape-volmente - il richiamo di Cri-sto e del suo Vangelo” .Tre anni dopo, con ancora

maggiore chiarezza, scrive-va nella lettera pastorale del 1969:“Ci troviamo, oggi, al centro di questo vasto e impegnativo sforzo di rinnovamento eccle-siale che, partito dal Concilio, sta prendendo ora forma e consistenza in tutti i settori della vita della comunità cri-stiana. “Noi sappiamo che il nostro dovere fondamenta-

le oggi porta soprattutto un nome: rinnovamento. Questa parola corre sulla bocca di tutti; ma implica realtà mol-to esigenti. Il rinnovamento ecclesiale esige oggi coraggio e risolutezza. Si tratta di tra-durre i grandi orientamenti del Concilio nella vita di tut-ta la Chiesa. E’ un momento storico eccezionale, a cui deve corrispondere - nel corpo ec-clesiale - un impegno ecce-zionale. Tutta la Chiesa deve diventare un immenso cantie-re di vita e di lavoro”.

In realtà mons. Amici si rivela in quegli anni illuminata gui-da e sapiente maestro. Due eventi importanti, svolti con grande preparazione e in-

tensa realizzazio-ne, voluti da Mons. Amici in quegli anni furono per volontà dell’arci-vescovo finalizzati alla realizzazione del Concilio: il Congresso Euca-ristico (18-25 set-tembre 1966) e la seconda visita pa-storale alla diocesi, avviata nel 1968.La diocesi mise in atto una serie sorprendente di iniziative sia sul piano dottrinale per cogliere i con-tenuti nuovi del Concilio, sia sul piano operativo

per avviarne la realizzazione nella vita della diocesi.L’immediato post-Concilio fu caratterizzato da un fiorire di iniziative per conoscere e ac-cogliere il nuovo del Concilio. Prima di tutto va ricordata la tre giorni del clero che a La Santona, a partire dal 1963 (quindi subito dopo la prima sessione), rappresenta il pri-mo grosso tentativo rivolto al

clero per approfondire i con-tenuti che il Concilio stava proponendo. Varrebbe la pe-na, perché significativo, anche soltanto elencarne i temi (il laicato, la liturgia, la Parola, il ministero dei presbiteri, la chiesa locale, la Chiesa nel mondo, il rinnovamento della catechesi) e i relatori (Dosset-ti, Chiavacci, Tettamanzi…). Molte le iniziative promosse dall’Azione Cattolica. An-che il collegio S. Carlo, poi Centro Studi Religiosi del-la fondazione San Carlo, ha

dedicato ampio interesse al Concilio.Se passiamo alle prime re-alizzazioni del Concilio a Modena, mi pare che le più significative siano: l’attuazio-ne della riforma liturgica; la scoperta della Parola di Dio; l’istituzione della Curia pa-storale; la costituzione del consiglio Presbiterale; la co-stituzione del consiglio Pasto-rale Diocesano; il Cabe.Prima fra tutte, anche dal punto di vista cronologico, la riforma liturgica. Non pos-siamo non menzionare tutto uno sforzo sia sul piano delle idee come su quello della re-alizzazione pratica compiuto in quegli anni:- 1 marzo 1964: lettera pasto-rale di Mons. Amici “Il primo dono del Concilio al mondo: la costituzione sulla Liturgia”.- Tre Giorni del Clero 1964 La Santona: La costituzione sulla liturgia- 7 marzo 1965: inizia la “nuova” liturgia della Messa- 2 gennaio 1966: lettera pa-storale di Mons. Amici: “Eu-caristia sorgente e culmine della vita cristiana”.Intenso fu il lavoro per prepa-rare e accompagnare la nuo-va liturgia iniziata il 7 marzo 1965: uno sforzo sia sul piano delle idee come su quello del-la realizzazione pratica com-

piuto in quegli anni. E qui una particolare menzione me-rita Mons. Bergamini, che fu l’anima dell’impegno di quei mesi. Suggello e momento culminante fu il congresso eucaristico, celebrato in molte parrocchie e in 17 congres-si zonali e quindi a Modena il 25 settembre 1966, con un coinvolgimento capillare di tutta la diocesi.In secondo luogo ricordo co-me realtà viva di quegli anni: la riscoperta della Scrittura: molteplici le iniziative, pro-

mosse soprattutto dall’Azio-ne cattolica giovanile (centro diocesano) a Villa Immacola-ta e negli incontri di Rua Mu-ro 60. Particolare significato ebbero nell’avvento 1966 gli incontri in una Cattedrale gremita, presieduti da Mons. Amici con la comunità di Monteveglio che fu in quegli anni vero punto di riferimen-to per molti modenesi. Don Dossetti e don Neri furono autentici maestri della Parola insieme al nostro don Diaco. Fu un autentico salto di qua-lità.In terzo luogo il Decreto di Mons. Amici di istituzio-ne del consiglio Presbiterale porta la data del 21 novem-bre 1966. E’ sorprendente la tempestività con cui la diocesi di Modena ha proceduto al-la costituzione del Consiglio Presbiterale. E del Consiglio Pastorale diocesani. Infat-ti il motu proprio “Ecclesiae Sanctae” di applicazione del dettato del Concilio circa il Consiglio Presbiterale e Pa-storale è del 6 agosto 1966. Nei tre anni in cui dura in ca-rica (1966-1969) si tengono ben 43 riunioni (record mai raggiunto in seguito, con ri-unioni che si tengono anche due volte al mese e anche nei mesi estivi). Per realizzare il massimo rap-

porto con tutto il cle-ro, durante il triennio furono in-dette ben 4 assemblee di tutto il pre-sbiterio, in cui veniva comunicato e sottoposto alla appro-vazione il lavoro svolto, oppure ve-nivano pro-posti temi particolari.Ricordo tra i tanti temi a f f r o n t a t i dal consiglio Presbiterale quello della “riforma pa-storale della Curia”, fino a quegli an-

ni caratterizzata quasi esclu-sivamente da un impegno giuridico e amministrativo. Nacquero i primi centri pa-storali col compito di coordi-nare e stimolare la pastorale di tutta la famiglia diocesana.Il consiglio Pastorale dioce-sano. Il decreto vescovile di Costituzione del consiglio Pastorale diocesano porta la data del 18 novembre 1967. L’atto più significativo com-piuto è stato la stesura e l’ap-provazione di un documento programmatico di notevole

Mons. Paolo Losavio

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11Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Il documento

Il Concilio Vaticano II ieri, oggi e domani interesse che porta il tito-lo “Scelte prioritarie per una pastorale della comunità ec-clesiale modenese” (approvato dal Cpd il 22/11/1969), che indica come fine di ogni atti-vità pastorale, e quindi anche del Cpd, la costruzione di au-tentiche comunità ecclesiali. La riforma dei benefici (il Cabe = Commissione ammi-nistrativa dei Beni ecclesia-stici): un altro capitolo della vita della nostra diocesi che dice come quegli anni furo-no davvero una stagione di grande rinnovamento e di ricerca, nella volontà di met-tere in pratica i dettami del Concilio. Il 10 febbraio 1968 con decreto di Mons. Amici è “approvato ad experimentum la Commissione Amministra-tiva Beni Ecclesiastici (Cabe) a norma dello statuto provvi-sorio appositamente prepara-to”. Via via che le parrocchie si rendevano vacanti, il Cabe assumeva in modo diretto l’amministrazione del rela-tivo beneficio, assegnando al nuovo parroco uno stipendio. Mentre ciò era obbligatorio per i nuovi parroci, era fa-coltativo per gli altri. Veniva così di fatto anticipata di 20 anni la riforma che in campo nazionale si ebbe con la na-scita dell’Istituto Sostenta-mento Clero (in vigore dal 1° gennaio 1987). Riforma che presso di noi non trovò osta-colo e difficoltà come altrove: ad essa eravamo stati a lungo preparati.Accenno per ultimo ad un al-tro fatto significativo di quegli anni: l’esperienza brasiliana di alcuni sacerdoti: partiva-no per il Goias in quegli an-ni ben 10 sacerdoti e alcuni laici (don Dante Della Casa, don Antonio Mantovani, don Angelo Cocca, don Antonio Cappi, don Graziano Botti). Don Medardo Odorici li rag-giunge nel 1966-7 (dopo tre anni a Modena come parro-co di S. Francesco, vi ritorna nel 1970 per rimanervi fino al 1984). Partono per il Brasile nel 1967 don Isacco Spinelli e don Francesco Capponi; un anno dopo don Arrigo Mala-volti; sempre nel 1968 parte don Eligio Silvestri. Mons.Amici approva e incoraggia. E compie un viaggio in Brasile (21 agosto-3 settembre 1971) per manifestare la sua condi-scendenza e per sottolineare la sua volontà di gemellaggio tra la diocesi di Modena e la diocesi di Goias. In quel pe-riodo dedicarono al Brasile alcuni anni anche le modene-si Anna Zambolin e Renata Matteucci, mentre Anna Ma-ria Melini… quasi tutta la sua vita).Davvero singolare l’impegno di quei primi anni del post-concilio a Modena; sia per acquisire i contenuti, sia per mettere in atto le grandi novi-tà del Vaticano II... Ma l’una e l’altra cosa si rivelarono molto più difficili di come forse si era creduto e pensato...Emerge nella già citata lettera pastorale di Mons. Amici del

1969 anche la consapevolezza della difficoltà del momento. E’ importante richiamarlo, per non accusare ingiustamente Mons. Amici di superficialità e di ingenuità in questo deli-cato momento di attuazione del Concilio.“Se ci guardiamo attorno, dobbiamo constatare che nel-la situazione religiosa attuale, così carica di doveri e così ric-ca di promesse e di speranze, non mancano - pure all’in-terno della comunità catto-lica - tensioni, inquietudini, difficoltà, disorientamenti, lacerazioni, che turbano dolo-rosamente la gioia e lo slancio di questo meraviglioso mo-

mento di primavera nella vita della Chiesa e che potrebbe-ro, se non superati per tempo e con saggezza, trasformare quest’ora di riforma interiore ed esterna in un’ora di smarri-mento e di distruzione, com-promettendo così tutta l’opera di rinnovamento avviata dal Concilio. Non bisogna la-sciarsi prendere dal pessi-mismo e dal panico; tuttavia bisogna guardare coraggiosa-mente in faccia alla realtà, per sviluppare in essa gli aspetti positivi ed eliminare quelli negativi”. Mons. Amici denuncia con lucidità i due rischi oppo-sti dell’immobilismo da una parte e dell’estremismo im-paziente e “rivoluzionario” dall’altra. Con forza afferma la necessità del discernimento e della “saggezza”.“Le tentazioni dell’immobi-lismo, della pigrizia, dell’i-nerzia, della contemplazione nostalgica del passato, della paura sistematica di fronte a ogni trasformazione e novità, sono forti, attorno a noi, den-tro di noi. Ogni trasforma-zione implica fatica, sforzo, sofferenza. Dobbiamo mante-

nere intatto il nostro coraggio davanti alla complessità stra-ordinaria dei problemi che urgono, davanti alle imman-cabili difficoltà che si presen-tano. L’occasione storica del Concilio, il quale è stato come un eccezionale « transitus Do-mini» nella Chiesa, non deve passare invano per le anime nostre e per tutto l’organismo ecclesiale. Il rinnovamento ecclesiale esige oggi saggez-za. Gli estremismi, in genere, costruiscono nulla: possono rovinare tutto. Chi interpreta il Concilio in chiave di ever-sione, di rottura sistematica col passato, di rimessa in di-scussione e in dubbio di tut-

to il patrimonio dottrinale, morale, ascetico della Chiesa di ieri, si mette fuori strada e travisa la realtà conciliare. Questo stile di saggezza de-ve esprimersi in maturità ed equilibrio di idee in serenità e responsabilità di parole, in fattiva e vigorosa compostez-za di azioni. Il rinnovamento ecclesiale attuale esige grande capacità di discernimento.Furono anni difficili. Mi pa-re però importante ricordare, difficili per tutti, dovuti ai profondi cambiamenti socio/culturali che la società tutta ha vissuto in quegli anni, di cui l’esito più eclatante fu la contestazione della fine de-gli anni ’60 e dell’inizio degli anni ’70, “una tempesta che sferza tutto l’occidente e tocca tutto il mondo”.Anche la vita della Chiesa ne fu coinvolta. E questo non deve meravigliare , se è vero, come è vero, che la comuni-tà dei credenti è “realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”. La crisi del post-concilio fu forte: crisi di fede, crisi del clero, della vita religiosa, del

laicato, .l’affermarsi del dis-senso cattolico. Anche i costi che la Chiesa di Modena ha pagato sono stati pesanti. Si ebbe in quegli anni un esodo considerevole non solo dal-le comunità e dai gruppi, ma dalla Chiesa stessa, e qualche volta da ogni interesse per una problematica di fede. Costi pesanti anche tra il clero: 14 sacerdoti abbandonarono il ministero. Il Seminario ebbe una drastica diminuzione de-gli alunni.Il referendum sul divorzio del 1974 fu forse il momen-to massimo della tensione e della frattura all’interno della comunità cristiana italiana e

modenese.Furono gli ultimi anni dell’e-piscopato di Mons. Amici, quando la sua salute comin-ciò a declinare. dapprima in modo impercettibile, poi in un crescente, anche se lento, progredire. Veniva meno una presenza illuminata, una gui-da attenta, di cui come non mai c’era davvero bisogno. Mons. Amici rinuncia alla guida della diocesi il 7 febbra-io 1976, al compimento dei 75 anni; dal 10 aprile è Ar-civescovo di Modena Mons. Foresti che già nel dicembre 1974 era stato nominato au-siliare.Gli studiosi del Concilio distinguono tra l’“attualiz-zazione” del Concilio, cor-rispondente alla prima fase post-conciliare, quella dei documenti applicativi e la “re-cezione” del Concilio stesso, una fase più difficile e deli-cata: Non basta cambiare le strutture. Bisogna cambiare la mentalità. E cambiare men-talità è un cammino lungo e difficile. E si pongono la domanda come interpretare il rapporto tra le due crisi di quegli anni:

la crisi della società occiden-tale e la crisi post conciliare: La risposta non è facile. Chi occorre incriminare? Da una parte gli integralisti attribu-iscono ogni colpa al Concilio, dall’altra alcuni teologi come Congar affermano con forza che non è frutto del concilio. Non è pensabile che la re-cezione del Concilio, quin-di il passaggio ad un nuovo paradigma potesse essere compiuto senza che fosse ne-cessario pagare alcun prezzo; necessariamente comporta un tempo di crisi di prove, di apprendistato, di tirocinio. Il periodo di incubazione e di maturazione è stato decisa-mente troppo breve. Le forme di pensiero cattolico erano in piena elaborazione, ma ancora troppo fragili per reggere una simile onda di urto: non erano ancora in grado di far fronte ad una crisi culturale così pro-fonda. (Gilles Routhier).A questo punto anche per la nostra diocesi un bilancio non è facile. C’è chi ha scritto di una “sostanziale non recezio-ne” del Vaticano II a Modena. Non condivido per nulla que-sto giudizio. Gli anni che ho cercato di descrivere restano anni da non dimenticare nella storia della diocesi di Mode-na, anni ricchi di impegno di cui le difficoltà successiva-mente incontrate non pos-sono diminuire o oscurare il valore e il significato; anni di una chiesa viva, desiderosa di essere fedele a quello straor-dinario segno dei tempi che è stato il Vaticano II .Anni che comunque hanno inciso pro-fondamente, dando un volto nuovo alla chiesa di Modena. Se noi ripensiamo ad essa pri-ma del Concilio e la confron-tiamo con quella che abbiamo vissuto successivamente, sia pure con difficoltà e tensioni, non può non imporsi davanti a noi una chiesa in cui liturgia, Parola di Dio, catechesi, sen-so di Chiesa e partecipazio-ne, rapporto Chiesa-mondo, sono realtà profondamente mutate, in grande misura, nuove.Voglio citare ancora una volta mons. Amici che nell’omelia per l’apertura dell’anno santo 1973 diceva: “Se una visione superficiale di quanto va ac-cadendo in questi ultimi anni, dopo il Concilio, può lasciar-ci in un primo momento un po’ turbati e storditi, dobbia-mo anche vedere che già una nuova chiesa, diciamo pure di speranza, va disegnandosi: una chiesa in cui lo spirito di corresponsabilità si estende sempre più”.Mi fermo qui. Il seguito è noto. Fa ormai parte della nostra contemporaneità. Ma quegli anni, i due decenni degli anni ‘60 e ‘70 restano anni particolarissimi, unici forse nella storia della Chie-sa, ma emblematici di come si intrecciano sempre nella vita di ogni comunità ecclesiale l’umano e il divino, il vecchio e il nuovo, ombre e luci, resi-stenze che impediscono e for-

ze che urgono in avanti. Ma anche la certezza che il divi-no, il nuovo, le luci, le forze che premono sono sempre più forti dell’umano, di ciò che è vecchio, delle ombre, delle re-sistenze.Lo scopo in questo 50° an-niversario non è quello di una commemorazione che mira a celebrarlo, come si guarda con curiosità a una testimo-nianza di un’altra epoca, ma quello di ritrovare l’ambiente intellettuale, effervescente di quegli anni, la potenza rinno-vatrice e creativa che fu alla sua base. E’ l’atteggiamento evangelico del servitore buo-no e fedele, capace di frut-tificare l’eredità ricevuta. E’ proprio questo forse che ci manca oggi. Rivedere quegli anni ci può servire per ripen-sare il nostro essere chiesa e impegnarci con spirito nuo-vo. Accenno soltanto a come possono essere illuminanti per vivere meglio due grossi problemi di oggi. - Per vivere bene da servitori fedeli e con vera corresponsa-bilità l’animazione delle realtà terrene, come insegna il Con-cilio, nei cinque ambiti in-dicati alla chiesa italiana dal convegno di Verona: vita af-fettiva, lavoro e festa, fragili-tà, tradizione e testimonianza, nella consapevolezza che “le gioie e le speranze, le tristez-ze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speran-ze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore...” La comunità cristiana “si sen-te realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”. - In secondo luogo per vivere bene l’impegno per una nuova evangelizzazione, che sappia, come vuole il Concilio, “par-lare in una forma appropriata all’uomo di oggi” (Giovanni XXVIII) in un mondo in cui “le condizioni di vita, sotto l’aspetto sociale e culturale sono profondamente cambia-te, così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia umana”. .Un mondo nuovo esige una nuova evangeliz-zazione. Ma per fare questo, è ancora il Concilio che in-segna, occorre porsi in ascol-to di questo mondo, cercare di capire le sue attese, le sue aspirazioni, le sue più pro-fonde domande spesso dram-matiche. Occorre “scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo”.Come è stato scritto in questi giorni (Raniero La Valle), “Il Concilio Vaticano II diventa vivo se accade ora, se la Chie-sa gli pone le domande di og-gi, se i fedeli oggi lo scoprono come il tesoro nascosto nel campo... se viene provocato a produrre frutti nuovo e inat-tesi”. E’ questo l’augurio per la Chiesa di Dio che è in Mode-na per un fruttuoso 50° del Concilio Vaticano II.

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12 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

50 anni fa il Concilio

Il Concilio davanti a noiSi è chiuso il ciclo di serate proposte da Ferrini e Ac sul Vaticano II. Don Roberto Repole ha tenuto una lezione molto apprezzata su quattro ‘novità’ conciliari

Le quattro novità del Concilio. Il tenore dei testi conciliari, la mo-

dernità riconciliata, l’irru-zione dell’altro, il Concilio pastorale e di aggiornamen-to. Su questi quattro cardini don Roberto Repole, teo-logo e sacerdote torinese, presidente dell’Associazio-ne teologica italiana (Ati), ha intessuto una relazione tanto interessante quanto comprensibile. L’occasione l’ultima serata del corso sul Vaticano II voluto da Isti-tuto Superiore di Scienze Religiose Ferrini, Azione Cattolica diocesana e vica-riato Crocetta-San Lazza-ro. Nell’ultima serata, a San Pio X, circa 250 persone hanno seguito don Repole, introdotto dall’assistente generale dell’Ac diocesana, don Fabio Bellentani (che ha tratteggiato rapidamen-te alcune note sul Concilio), e dal presidente diocesano Paolo Seghedoni, che ha ri-cordato la fedeltà dell’asso-ciazione al Vaticano II. Ma, naturalmente, l’intervento di Repole (davvero molto chiaro e fruibile da tutti, giovani e adulti) è stato il cuore della serata.“Proviamo a 50 anni dal Vaticano II, che non sono molti ma nemmeno po-chissimi, a dire alcune cose

fondanti sull’evento con-ciliare. A partire dalla pre-ghiera dell’Adsumus (che ha accompagnato sempre le serate, ndr) che dimo-stra come tutto il Concilio sia stato incastonato in una dimensione liturgica, in una grande preghiera. Questa preghiera chiede il dono dello Spirito, perché si ri-unisca alla Sua Chiesa e si faccia sinfonia dei credenti. Il Concilio è una rappre-sentazione/ripresentazione di ciò che la Chiesa è: non nel senso moderno di rap-presentazione dal basso, ma proprio per quello che fa lo Spirito. E’ normale che non sia stato un evento rivolu-zionario, ma ci sono anche delle novità: altrimenti per-ché fare un Concilio? E, og-gi, il Concilio non si chiude,

ma si apre: siamo nella fase di recezione e dobbiamo chiederci come poterlo fare nostro, perché è ancora da-vanti a noi”. La prima no-vità, come detto, è il tenore dei testi. “C’è una specificità rispetto al Magistero e ai concilii precedenti, in par-ticolare da quello di Trento in poi, dove le condanne e gli anatema erano infalli-bili. Guardando i testi del Vaticano II cogliamo modi radicalmente diversi: non ci sono condanne o defini-zioni di verità, per questo qualcuno dice che questi testi sono di minore quali-tà e non vincolanti, di serie B, perché non dogmatici ma pastorali. Se così fosse anche le parabole di Gesù, che non sono dogmatiche, dovrebbero essere viste co-

me di serie B! E’ proprio per il suo linguaggio nuo-vo che i testi del Concilio sono vincolanti. Sono così perché ricorrono alla Scrit-tura e perché si volevano af-frontare problematiche più complesse con argomenta-zioni adeguate. Il Vaticano II – il cuore della prima ar-gomentazione per Repole – non si rifà alla tradizione degli ultimi due secoli, ma alla grande tradizione degli ultimi due millenni della Chiesa. Al cardinal Ot-taviani del Sant’Uffizio, il cardinale tedesco Frings ri-sponde che la prima formu-lazione dello schema sulla Chiesa non è ‘abbastanza cattolica, perché non abba-stanza universale’. I testi del Vaticano II sono così ampi, larghi, discorsivi, perché

attingono alla tradizione bimillenaria”. La moderni-tà riconciliata è la seconda novità proposta da Repole: “Il Vaticano II vuole entrare in dialogo con la moderni-tà: alcune realtà ‘penultime’ chiedono di avere una loro autonomia e il Concilio dice che questo è volere del Cre-atore stesso. La Gaudium et Spes arriva a dire che per-fino un certo ateismo è un bene, perché ci aiuta a pu-rificare la nostra fede. E’ un modo nuovo di pensare da parte della Chiesa, non più la totalità degli uomini, ma un pezzo di umanità posta nel mondo: la Chiesa di-venta il grande sacramento della salvezza, non è il tutto ma una comunità di uomini che porta il destino di tut-ti. La Chiesa, non più solo europea ma mondiale, si ri-concilia con un mondo non più ‘normalmente’ cristiano. Oggi è possibile credere o non credere, ma dobbiamo giocare una appartenen-za ecclesiale credibile nel mondo secolarizzato. Non credo a battaglie di retro-guardia, perché danno l’i-dea che il Vangelo oggi non sia vivibile nelle nostre so-cietà. La sfida è come dire l’unica Signoria di Cristo nel nostro tempo”. L’irru-zione dell’altro è la terza novità: “Un gran numero di vescovi, osservatori, invitati (anche di altre confessio-ni cristiane) e assistenti. Il Concilio si è aperto anche grazie ai media, che hanno riportato il dibattito all’e-sterno. La Unitatis Redin-tegratio, in questo senso, è esplicita: ‘Lo Spirito Santo non ricusa di servirsi di altre chiese e comunità cristiane come strumenti di salvezza’, ma ancora di più il numero 22 della Gaudium et Spes che dice ‘In un modo che Dio solo conosce lo Spirito Santo mette tutti gli uomini nella possibilità di entrare in contatto con il mistero pa-squale di Cristo’. Il Concilio ha potuto dire questo percè i padri conciliari avevano un fortissimo senso del cristo-centrismo, ovvero del fatto che Cristo è il principio e la fine di tutto. Rinserrare le fila o parlare di chiudersi per ritrovare la propria identità, non sarà segno di una man-canza di fede radicale in Cristo?”. Infine il Concilio pastorale e di aggiornamen-to. “Ridire la dottrina in mo-do nuovo, diceva Giovanni XXIII. La verità cristiana, in altre parole, deve essere accolta dagli uomini d’oggi. Secondo il teologo Theobald il cuore sta nell’inizio della Dei Verbum, in religioso ascolto della Parola di Dio i padri conciliari vogliono trasmettere la Parola stessa.

La Chiesa ascolta la Parola e la trasmette ad altri, in un processo di accoglienza e di interpretazione. La Chiesa trasmette tutto ciò che ha e che è: la verità va affermata, comunicata e trasmessa in modo comprensibile, questa è la pastoralità e l’aggiorna-mento. Un modo diverso di concepire la verità. L’aggior-namento, di conseguenza, chiede di essere fatto conti-nuamente. Dobbiamo avere una grande preoccupazione: come il Vangelo raggiunge gli uomini di oggi? Dio par-la, a misura degli uomini che lo ascoltano. Questa grande prospettiva del Concilio è anche una nostra grande re-sponsabilità”.Dal dibattito che è segui-to, molto interessante, ri-prendiamo un paio di note: Repole si è detto d’accordo sulla giustapposizione di diversi registri nel Vaticano II, ma ha spiegato: “La dire-zione è chiara e va verso una maggiore fedeltà alla norma normativa della fede e del-la teologia, cioè la Scrittura. Il ritorno alle sorgenti mi sembra la linea guida e per questo la linea da seguire non mi sembra quella dell’e-quilibrismo, perché non mi pare evangelica”. “Dio – ha sottolineato Repole – con-tinua a parlare anche oggi. Le formule sono importan-ti, ma sono i modi in cui, rispetto a certi problemi in una determinata epoca, si vuole mantenere il mistero e la trascendenza di Dio”. Sulla nuova idea di pasto-ralità, don Repole ha cita-to uno scritto di Ratzinger dell’immediato post Con-cilio: “E’ la dogmatica, nel senso forte. Il luogo dove verità e carità si coniugano. La teologia, la pastorale e la vita spirituale devono essere connesse: non si può parla-re di Dio in sua assenza!”. In conclusione una battu-ta sull’ecumenismo: “Dopo la passione dell’immediato post Concilio, ora mi sem-bra si attraversi una fase di stanchezza. Ma il dialogo aiuta anche noi a capire me-glio il Vangelo e a chiarifica-re la nostra fede”.Al termine del percorso, or-ganizzato tra gli altri da don Ivo Seghedoni (padrone di casa, in quanto parroco di San Pio X, nell’ultima se-rata che ha portato i saluti del vescovo) hanno presen-ziato più di mille persone (naturalmente non sempre diverse di serata in serata) a dimostrazione della bon-tà della scommessa voluta dagli organizzatori. Una scommessa che prosegue, con gli incontri promossi dalla diocesi, ricordati a fine serata, sulle 4 Costituzioni, che iniziano il 7 novembre.

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13Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Città

La ricostruzione sostenibile dalla A alla Z

La Casa Ecologica di Modena ospi-terà dal 12 al 16 novembre uno de-

gli eventi più significativi per quanto riguarda il progettare e costruire sostenibile: torna l’appuntamento con la Setti-mana della Bioarchitettura e della Domotica, organizzata da Aess-Agenzia per l’Ener-gia e lo Sviluppo Sostenibile

di Modena. L’edizione 2012 della Settimana, che come ogni anno propone una ras-segna di buone pratiche loca-li, nazionali e internazionali di progettazione sostenibile, impiantistica e riqualifica-zione green dell’esistente, si terrà presso la Casa Ecologi-ca di via Caruso 3, struttura all’avanguardia in quanto a

Dal 12 al 16 novembre torna a Modena la Settimana della Bioarchitettura e della Domotica

Aperta l’adesione alle associazioni interessate

Nasce Punto unicodel Volontariato a Baggiovara

Nasce all’interno dell’Ospedale S.Agostino-Estense di Baggiovara il “Punto Unico del Volontariato”, uno spa-zio in cui le associazioni del territorio che operano al

servizio di degenti, dei loro familiari e dei cittadini, possono pro-muovere i propri servizi. I volontari attiveranno anche un servi-zio di “Libri in corsia“ per mettere a disposizione dei pazienti ricoverati i libri in dotazione alla biblioteca del Punto Unico del Volontariato. Il “Punto Unico del Volontariato” sarà collocato nell’atrio centrale dell’Ospedale (1° piano) a destra della recep-tion, a fianco dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (Urp). Le as-sociazioni che intendono aderire alle attività del Punto Unico del volontariato devono inoltrare apposita richiesta scritta inviata per posta, a: Punto Unico del Volontariato del Nocsae Nuovo Ospedale S. Agostino Estense - via Giardini 1355, Modena. Fax: 059 3962411, [email protected]. Sono accettate solo le richieste scritte. Non sarà possibile iscriversi telefonicamente e/o verbalmente. Per informazioni è possibile contattare l’Ufficio relazioni col pubblico, tel. 059 3961159, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14.

efficienza e risparmio ener-getico. ‘Energia per ripartire!’: que-sto lo slogan dell’edizione 2012 della kermesse che vedrà architetti, ingegneri, geometri, agronomi, periti industriali e agrari ed altri esperti del settore a con-fronto sulla sfida della ri-costruzione sostenibile e in sicurezza delle zone colpite dal sisma del maggio scorso. La Settimana aprirà infatti i battenti, lunedì 12 alle 14.30, con il convegno ‘Ridare valo-re al futuro: ricostruire e ri-qualificare con efficienza gli edifici pubblici’ con la pre-sentazione di progetti dedi-cati ad alcuni edifici scolastici sostenibili della Bassa mode-nese. Le iniziative protago-niste di questo convegno di

apertura, di cui è un esempio il progetto di “Architettura Meccanica” per la Scuola di Camposanto, nascono dalla volontà di alcune aziende del settore di mettere a dispo-sizione dei comuni colpiti dal sisma contributi, mate-riali e tecnologie innovative. L’altra sessione dedicata alla ricostruzione sarà quella di

giovedì 15 novembre: da L’Aquila all’Emilia, tecnici ed esperti del settore si con-fronteranno per individuare strategie per la ricostruzione e riqualificazione energetico-ambientale post sisma. Tante altre sono poi le te-matiche affrontate nel corso della Settimana: la progetta-zione e realizzazione di ‘Edi-fici a energia quasi zero’, con l’ingegnere tedesco Hans Erhorn, massimo esperto in materia, le bioenergie, la ge-stione energetica degli edi-

In Piazza Grande

Lezioni di cittadinanza europea

Ha preso il via lunedì 29 ottobre alle 15, nei locali della Gal-leria Europa sotto i portici di Palazzo Comunale in piazza Grande, il ciclo di incontri “Lezioni di cittadinanza euro-

pea” e continuerà a novembre con altri due appuntamenti. Si tratta di tre incontri per approfondire la conoscenza dei diritti e delle oppor-tunità di cui godiamo in quanto cittadini dell’Unione europea. L’ini-ziativa prende le mosse dalla votazione del 23 ottobre, con la quale il Parlamento europeo ha proclamato il 2013, “Anno europeo dei cittadini”, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei diritti legati alla cittadinanza europea, della quale nel 2013 ricorre il ven-tennale. Ogni cittadino dell’Unione gode in quanto tale di una serie di diritti stabiliti dai trattati dell’UE, compresi il diritto di spostarsi e vivere liberamente in un altro Stato membro, il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni europee e locali e il diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo. Nel corso del 2013 il Comune di Modena, attraverso le attività del Centro Europe Direct, organizze-rà seminari, conferenze e campagne d’informazione per aumentare la consapevolezza su questi temi. L’anteprima, dunque, delle attività che saranno programmate per l’anno venturo, è rappresentata da-gli incontri iniziati lunedì 29 sul tema “Il percorso di integrazione dell’Unione europea alla luce degli ultimi sviluppi” affrontato da Federico Casolari dell’Università di Bologna Nel secondo incontro, in programma mercoledì 7 novembre, Marco Gestri dell’Università di Modena e Reggio Emilia parlerà di “Cittadinanza dell’Unione europea e diritti dei cittadini”.La settimana successiva, mercoledì 14 novembre, nell’ultimo dei tre appuntamenti, Valentina Mayer consulente di Your Europe, e Mo-nica De Gregorio del Centro Europeo Consumatori tratteranno di “Muoversi in Europa: vivere, lavorare e studiare”. Per info e iscrizio-ni: tel. 059 2032602, [email protected]

fici scolastici con il progetto VerySchool, la riqualificazio-ne dei condomini, la realiz-zazione di edifici in legno e molto altro. Saranno conferi-ti anche il Premio Domoti-ca ed Energie Rinnovabili, il Premio Relacs-Energia Pulita per il Turismo dedi-cato alle strutture ricettive sostenibili e il Premio Vesto Casa per la riqualificazione energetica degli edifici. La giornata conclusiva, vener-dì 16 novembre, è dedicata, in mattinata, alla riqualifi-

cazione energetica dei con-domini con la presentazione di varie esperienze tra cui il progetto Vesto Casa di Aess che prevede la realizzazione di Gruppi di acquisto so-lidale per l’applicazione di sistemi di isolamento ter-mico a cappotto. Evento conclusivo della Settimana,

alle 14.30 al Museo Casa Natale Enzo Ferrari, il ‘Le-gnoarchitettura meeting’ incontro sulle costruzioni in legno che EdicomEdi-zioni sta portando in ‘tour’ in tutta Italia. Programma completo su www.settima-nabioarchitetturaedomoti-ca.it

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14 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

La storiaLa storia del centro diurno per disabili, che ora conta 19 ospi-

ti e 10 operatori tra educatori, operatori socio sanitari e un coordinatore, risale a ottobre 1992, anche se la sua storia ha

inizio molti anni prima. Nel 1976 sorse, a seguito di una esperien-za positiva all’interno di una scuola del territorio, il primo Centro Diurno per disabili del distretto: “Accoglienza 1”, collocato presso una struttura comunale nel parco di Villa Benvenuti di Formigine, uno dei primi servizi di questo tipo in Emilia Romagna e pro-babilmente anche in Italia. Questa prima positiva esperienza fece crescere la consapevolezza del forte bisogno di interventi di questo genere sia nelle istituzioni che nei famigliari, che non volevano che fosse interrotto il percorso intrapreso dai loro figli con la fine della scuola dell’obbligo. Nacque così nel 1978 “Accoglienza 2”, colloca-ta inizialmente presso l’ex scuola Tina Hensller di Formigine, poi all’interno delle dipendenze del Parco della Villa della Resistenza. Nell’ottobre del 1992 Villa Sabbatini di Formigine, appositamen-te ristrutturata, apre le porte ad una parte degli ospiti provenienti dal Centro Diurno “Casa Fantini” di Sassuolo (oggi “Nontiscor-dardime”) che vanno ad occupare il piano terra della nuova strut-tura. Successivamente, nella primavera del 1993, anche il Centro Diurno “Accoglienza 2” si trasferisce a Villa Sabbatini occupando i locali del primo piano. Solo nel 1997 i due centri vengono formal-mente e di fatto accorpati, dando vita ad un unico nuovo servizio: il Centro Diurno “Villa Sabbatini”.

Una visita a Villa Sabbatini, il centro diurno socio-riabilitativo per disabili di Formigine che ha soffiato venti candeline

La prima cosa che chie-do ai ragazzi di Villa Sabbatini è quella di raccontarmi che cosa

fanno al centro e sono colpita dal numero di attività con le quali si misurano ogni giorno. Sono Antonella, Romina, Pie-tro e Gabriele a farmi un elenco, arricchito da aneddoti e raccon-ti personali, di tutto ciò con cui si cimentano al Centro diurno per disabili, che frequentano ogni giorno: attività motorie in palestra e in piscina, ippotera-pia, pet therapy, cura dell’orto, arteterapia, laboratori di teatro e lettura animata, spesa insieme e cucina, beauty e cura del cor-po, massaggi, gite, passeggiate e musicoterapia. Quest’ultima molto amata da Antonella: “Mi piace molto cantare e suonare gli strumenti. Alcuni li abbiamo costrui-ti noi stessi, come le maracas”. A proposi-to di musica i ragazzi e Luca Mattioli, da sei anni educatore al Centro, ricordano alcuni bei momenti condivisi con gli an-ziani dell’Opera Pia Castiglioni di For-migine, struttura che ha ospitato i ragazzi il tempo necessario per la ristrutturazio-ne di Villa Sabbati-ni, da aprile 2012 a qualche settimana fa. “Ci siamo divertiti molto con gli anziani – ricordano i ragazzi -. Spesso cantavamo con loro canti popolari, loro ci insegna-vano filastrocche e ci racconta-vano del loro passato”. La mia chiacchierata con i ra-gazzi di Villa Sabbattini e con i loro educatori, gestiti dalla co-operativa sociale Gulliver, nasce dalla curiosità di conoscere me-glio una realtà che ha compiuto proprio in questi giorni venti anni. Un traguardo importante molto sentito non solo dagli ospiti, alcuni dei quali sono al

Una melodia che dobbiamoimparare ad ascoltare

Pedemontana

Mons. Sigalini a FormigineIncontri

Mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Azione Cattolica e vescovo di Pale-strina, sarà presente giovedì 8 novembre alle ore 21 all’oratorio di Formigine per un incontro sull’educazione, incontro proposto dall’Ac parrocchiale e diocesana e dalla

parrocchia di Formigine. “Le alleanze educative: famiglia, scuola, parrocchia, associazioni” è il titolo scelto per l’occasione, un interessante momento di confronto con un relatore che, come sempre, non mancherà di proporre spunti e stimoli di grande interesse. Mons. Sigalini, molto conosciuto in diocesi, è un grande esperto di educazione: l’assistente nazionale dell’Azione Cat-tolica interviene a Formigine nell’occasione del ventennale dell’Acr parrocchiale, ma la proposta è stata estesa dall’associazione a tutti gli interessati: educatori e catechisti, membri di altre asso-ciazioni e movimenti, insegnanti e operatori che lavorano con i ragazzi e i giovani.

• MaRceLLa caLuzzi

Centro proprio dalla nascita, dagli operatori e da amici e famigliari ma dalla comunità formiginese tutta, che si è ritro-vata domenica 28 ottobre per una mattinata di festa. Hanno

preso parte alle celebrazioni anche il vescovo Lanfranchi, il parroco di Formigine don Giuliano Gazzetti, il sindaco Richeldi e tante altre autorità. I ragazzi di Villa Sabbatini han-no accompagnato i presenti in visita alla Villa restaurata, di cui vanno orgogliosi: in occasione del ventennale infatti, sono stati completati gli interventi di ri-strutturazione del Centro che hanno preso il via due anni fa e che hanno portato, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Mode-

na, al rifacimento delle zone dei servizi e alla realizzazione di un vano scale interno per rendere indipendente il piano sottotetto utilizzato a foresteria. Proprio i locali del sottotetto hanno dato

ospitalità nel corso degli anni ai bambini saharawi, provenienti dalle tendopoli del deserto del Sahara e ai giovani musicisti della Spira mirabilis, la celebre orchestra senza direttore, che hanno voluto dedicare al ven-tennale di Villa Sabbatini un concerto tenutosi nelle scorse settimane. “Villa Sabbatini rap-presenta un luogo magico per la Spira – queste le parole dei mu-sicisti - Da qui siamo partiti, e qui assaporiamo la sensazione di casa quando torniamo dopo i concerti lontani da Formigine.

La vita e la condivisione con i ragazzi del Centro sono un’e-sperienza umana eccezionale”. Luca e i ragazzi mi raccontano di un momento di particolare magia vissuto grazie ai musicisti della Spira: “Stavamo mangian-do tutti insieme qui al Centro, ragazzi, famiglie e operatori, per la cena di Natale quando abbia-

mo sentito improvvisamente una musica: dall’ascensore sono usciti i musicisti che sono ve-nuti a suonare i loro violini tra i tavoli, creando un atmosfera davvero magica”. A Luca chiedo di raccontarmi qualche altro momento speciale vissuto con gli ospiti del Centro. “Con i ragazzi io ho scoperto un mondo diverso – risponde -, adoro lavorare con loro. Mi regalano tantissime esperien-ze, da loro imparo moltissimo. Dalle piccole cose di ogni gior-no alle ‘uscite’ insieme, come i soggiorni di una settimana al mare che ricordo con gioia: ogni momento con loro è di scambio profondo”. Colpiscono anche le altre testi-monianze di persone che hanno incrociato la loro vita, personale e/o lavorativa con Villa Sabba-tini, raccolte in un volume de-dicato al ventennale del centro che è stato presentato domeni-ca 28 ottobre. Un libro di volti, ricordi, sorrisi che racconta la storia del Centro ma soprat-tutto le storie delle persone che ne hanno e ne fanno parte, de-dicato a Wainer Casini, amato ospite per 19 anni di Villa Sab-

batini e della Casa della Carità di Cognento, che si è spento lo scorso anno. “Credo che Vil-la Sabbatini – scrive nel libro Cinzia Paltro, coordinatrice del Centro – sia questo: uno spazio di possibilità, di incontri, di im-previsti, di orizzonti ancora non scritti. Credo sia un luogo in cui le differenze, anche evidenti, fi-

niscono per esserlo un po’ meno e il confine tra chi accompagna e chi è accompagnato diventa più flebile”.

“In un mondo di righe dritte e perfette, di bilanci da far qua-drare, di leggi insensate da ri-spettare, qui a Villa si naviga a zig zag – scrive Annalisa da vari anni educatrice a Villa Sabba-tini – perché qui è importante un sorriso, un sorriso che suo-na una melodia meravigliosa con strumenti invisibili. Questa melodia l’ho sentita dal primo giorno e la sento ancora adesso dopo diversi anni. Ti accoglie e ti abbraccia appena varchi la soglia; a volte ti dice quaranta ‘ciao’, altre volte ti guarda e sor-ride perché non ha altre parole; a volte urla, a volte inciampa; a volte si aggroviglia di parole, altre volte è lì ferma e aspetta che tu vada vicino per riceve-re una carezza […]. A volte ti siede vicino e ti tocca l’orologio, altre volte si toglie le scarpe, a volte balla, poi a volte ti en-tra nel cuore e dopo va via per sempre. E’ una melodia diversa

da noi, speciale, forte, non è lei che stona, semplicemente into-na un canto che noi dobbiamo imparare ad ascoltare”.

Page 15: La vita non perde valore, contenuti e finalità del Documentario - Nostro Tempo

15Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Pianura

Le “Memorie” di don Arrigo e padre Candido

È da poco uscito “Me-morie”, la rivista annuale del Centro Studi Storici No-

nantolani, fondato dallo sto-rico mons. Francesco Gavioli, dell’archivio storico abbaziale di Nonantola, che quest’anno festeggia i suoi venticinque an-ni di attività. In questo numero della rivista segnaliamo due contributi par-ticolarmente interessanti per il nostro giornale: “Una nuo-va lettera dal carcere di don Arrigo Beccari” di Riccardo Fangarezzi e “Padre Candido Barbieri di Nonantola” di Ga-briella Malagoli.Nel primo, l’autore parla di una nuova lettera dal carcere di don Arrigo: il biglietto è stato do-nato all’archivio abbaziale il 10 febbraio 2009. Tale donazione proviene dal maggiore dottor Tullio Bellettini, figlio di Fran-cesco, alla famiglia del quale il biglietto fu indirizzato. Com-prende anche due locandine, contenenti ognuna una compo-sizione poetica d’occasione per l’ingresso canonico di don Ar-rigo a Rubbiara quale parroco. Una è di Francesco mentre la

La lettera dal carcere del sacerdote e la figura del missionario tra i temi della rivista del Centro Studi Storici Nonantolani

• LauRa soLieRi

Nostro Tempo - Settimanale cattolico modeneseRedazione via Formigina, 319 Modenatel. e fax. 059/344885 - [email protected]: tel. 059/2133866 - fax. 059/347326 - 059/2133805

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San Martino, il meglio di Bomporto in Fiera

A Bomporto dal 3 all’11 novembre torna il tradizionale appuntamento con la Fiera di San Martino. Nonostante, per fortuna, il comune di Bomporto non sia stato colpito

pesantemente dal terremoto come altri comuni limitrofi, i segni del sisma sono ancora evidenti e per rispondere alla necessità di garantire al massimo la sicurezza dei cittadini, l’amministrazione ha annullato gran parte degli eventi previsti per la scorsa estate, dedicandosi totalmente all’assistenza della popolazione e alle di-verse fasi di emergenza (oggi di ricostruzione), per garantire sin da subito la ripresa dei servizi e l’applicazione delle ordinanze a favore di imprese e cittadini nella messa in sicurezza e ripristino delle abitazioni e degli edifici produttivi lesionati. La Fiera di San Martino è la manifestazione più importante del pa-ese e rappresenta da sempre un punto di riferimento per la promo-zione delle sue tradizioni e tipicità enogastronomiche. Per questa edizione, in accor-do con le associa-zioni di volonta-riato del territorio, si è de-ciso di sostituire alla ten-sostrut-tura di p i a z z a Donatori di San-gue una struttura più leg-gera e r i d o t t a , permet-t e n d o così di d i rot ta-re circa 3 0 . 0 0 0 euro di risparmi alle molte e costose opere di ricostruzione. «Abbiamo deciso di riempire di attività e iniziative questo nuovo spazio, che quest’anno ospiterà anche il Borgobuono, dove spet-tacoli, tradizione e degustazioni si alterneranno per allietare tutti i visitatori che nei due weekend di novembre verranno a farci visita – ha detto il sindaco di Bomporto Alberto Borghi –. Quin-di anche questa edizione della Fiera di San Martino poggerà le sue fondamenta sulla tradizione contadina, sia nell’offerta culina-ria promossa da “Borgobuono” con gli “Assaggi della tradizione” (gnocco fritto, crescentine, polenta, carni alla griglia, dolci fatti in casa e così via), sia nella proposta culturale, che quest’anno si ar-ricchisce con gli spettacoli di alcune bande cittadine molto cono-sciute (Brisighella e Borgo San Giorgio), con concerti di musica tradizionale, folkloristica ed orchestrale, con esibizioni di giovani e talentuosi artisti di strada, esposizioni artistiche, spettacoli di teatro e danza all’interno del Teatro comunale, e con tanto altro ancora. Come lo scorso anno, protagonista sarà il Lambrusco di Sorbara, nostro simbolo nel mondo, che potrà essere degustato presso “Enoteca Lambrusco”. Nelle ultime edizioni poi, si è ri-scoperto il sabato pomeriggio come momento di attrazione con una programmazione rivolta alle famiglie con musica, artisti di strada e tanto altro».

Bomporto da sabato 3 novembre

seconda è anonima, offerta da parrocchiani e amici. Ecco cosa recitava la lettera, datata 22 di-cembre 1944, dalla quale, come riporta l’autore del contributo, traspare la serenità di don Ar-rigo durante la detenzione, seb-bene sui tre sacerdoti fosse stata pronunciata la sentenza capita-le (con lui don Ennio Tardini e don Ivo Silingardi): fino ad anni recenti, come è riporta-to nel contributo, don Arrigo testimoniava che in quei mesi ebbe sempre la convinzione che sarebbe scampato al pericolo. “In questa cella silenziosa, pen-so e prego spesso per le persone care. La loro famiglia è sempre tra le prime. Ho trovato vera-mente quella quiete e quel ri-poso che da tempo desideravo! Credo però che il Signore pre-sto dirà basta e allora ripren-deremo con slancio rinnovato il lavoro contro l’odio e l’errore per il trionfo dell’amore, della verità e della libertà evangelica. Ringrazio del ricordo e dei sa-luti e auguro e prego nel Signo-re spirito di bene, perché nelle ore tristi che attraversiamo solo le opere buone conserveranno nell’animo la pace e la gioia”.L’altro contributo, di Gabriella Malagoli, parla di padre Can-dido Barbieri, sacerdote, frate francescano e missionario, che diede grande lustro al conven-to di San Cataldo di Modena, dal quale partirono molti umili missionari, che si erano fatti fi-gli di San Francesco per diven-tare “araldi di Fede e di Pace” come afferma padre Candido Mesini in un articolo su L’Av-venire d’Italia del giugno del

1957. L’autrice si concentra sulla figura di padre Candido da Nonantola, nato a Nonan-tola l’11 agosto del 1819, un frate di grande umiltà, che ha svolto la sua attività soprattutto nelle Americhe e che non ha mai voluto parlare di sé. Alla sua morte, a partire dal 1907, si è cercato di raccogliere do-cumenti e testimonianze del

suo apostolato e dal 1961 è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Candido da Nonantola. Come riporta l’autrice, padre Vanni nella commemorazione di Candido Barbieri scrisse: “Nacque nella grande pianura che porta le orme del genio di Roma e sa le fatiche salutari dei discepoli del grande Patriarca

del monachiamo occiden-tale... Nonantola che gli fu patria poteva dirgli una parola di fede profonda e di operosità instancabile. Ed egli l’ascoltò. Così l’Emilia che non è certo madre fe-conda di spiriti mistici, dette in questo suo figlio un magni-fico esemplare di quel misti-cismo tutto italiano che anela a ma-nifestare in immediata opera be-neficatri-ce l’interna f i a m -m a de l l a c o n -tem-p l a -zione, d e l l a preghiera e dell’amore”.

La tribù di Fulgenzio

La grande casa rurale, indicata come “podere Pescarola”, dal maggio scorso è circondata dalla segnaletica per “perico-lo di crollo” al civico 20 di San Pancrazio. Edificata negli

anni ‘30, la casa è nota anche per l’orto e la vite di uva bianca, riservata per il vino da messa del rettore, che nelle scorse setti-mane hanno fruttificato ancora una volta. Là abitò negli ultimi anni della sua esistenza, con alcuni dei suoi undici figli e la moglie Vittoria Morselli, Fulgenzio, il patriarca dei Messori.Fulgenzio era il capo-famiglia di una delle tante casate di con-tadini che conducevano a mezzadria i poderi del conte Ferrante Boschetti di San Cesario, erede dei Boccolari. Fulgenzio aveva una singolare ed innata capacità: sapeva suonare l’organo classico del Traeri, custodito nella chiesa di San Pancrazio sulla Secchia al Ponte Alto.Fulgenzio Messori fu il braccio destro del parroco don Cosimo Borelli per mezzo secolo, a partire dal 1910. Piccolo di statura quanto camminatore tenace, non volendo salire sulla bici, si ser-viva del cavallo di San Francesco per raggiungere la città, dove da ragazzo era stato garzone di bottega alla tipografia della Curia. Dopo il rito in chiesa, reso solenne dal contadino-artista all’orga-no classico, questi accoglieva a casa sua nella lunga tavolata im-bandita dalla moglie Vittoria e dalla figlia Bruna (poi diventata suora delle Sacchine), ospiti, cantori come Ferdinando Pavarotti, il clero di città e vicariato. Del resto, Fulgenzio poteva contare anno dopo anno su una schiera di figli; il maggiore in età era Silenzio (classe 1908), con-tadino a tempo pieno con l’hobby della buona cantina, al pari dei fratelli Erio, Guerrino, Alberto, Walter, Wainer, Bruno e Gerar-do. E poi le figlie più piccole, ancora oggi viventi ed nonagenarie, Giovannina e Walkiria.

San Pancrazio sulla Secchia

• fRanco Mantovi

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Domenica 4 novembre 2012

La veglia missionaria a RubbianoVicariato del Dragone: una forte esperienza spirituale

Il 19 ottobre si è svolta la prima veglia missio-naria di tutto il vicaria-to del Dragone. Tutto è

avvenuto nella storica pieve di Rubbiano, una delle chiese più antiche della val Dragone e della diocesi di Modena, pun-to di riferimento per tutte le parrocchie del vicariato, quali Palagano, Montefiorino, Fras-sinoro, e frazioni di questi. Hanno partecipato persone da ogni parte della valle, il clima, come si può ben immaginare in montagna, era accogliente e ospitale, e la chiesa si è riem-

pita. La veglia è stato un bel momento di riflessione e di co-munione, considerando che in montagna siamo molto legati al nostro campanile; siamo parti-ti da una riflessione evangelica sulla missione e sui missionari, per poi finire con la testimo-nianza di quattro ragazze che hanno fatto un’esperienza mis-sionaria in Africa questa esta-te, con il centro missionario di Modena. Tutto animato da canti di un improvvisato coro vicariale. Davvero è stata un’e-

Appennino

La stazione ecologicae ‘Capitan Eco’Capitan Eco sbarca anche a Guiglia e per l’occasione la sta-

zione ecologica apre i battenti più a lungo. Dal mese di no-vembre, infatti, l’impianto di via don Pedretti resterà aperto

due pomeriggi in più alla settimana: martedì e giovedì. La stazione ecologica seguirà quindi i seguenti orari: martedì e giovedì dalle 7.15 alle 12.45 e dalle 14.30 alle 17.30 e il sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. La temporanea apertura prolungata è stata decisa per favorire ulteriormente la buona pratica della raccolta dif-ferenziata, che sul territorio di Guiglia grazie allo sviluppo dei servizi progettato da Comune e Hera ha raggiunto l’importante traguardo del 58%. Per migliorare ulteriormente questo risultato, Hera e Co-mune puntano ora a promuovere l’uso corretto della stazione ecolo-gica. Per questo motivo il 12 novembre entrerà nelle scuole primarie di Guiglia il progetto “Il Tesoro di Capitan Eco”, per lanciare il gioco con le animazioni degli operatori dedicate ai bambini. L’iniziativa, promossa da Hera insieme a 14 comuni del territorio, solo nel terri-torio comunale di Guiglia coinvolgerà entrambe le scuole primarie per un totale di 11 classi e circa 200 bambini.

Guiglia

È ora della vaccinazione antinfluenzale

A cura di

Federazione Nazionale Pensionati Sindacato Territoriale di Modena41124 Modena - via Emilia Ovest, 101Tel 059/890846 - Fax 059/828456

Dal 12 novembre inizia, nella nostra regione, la campagna per la prevenzione e il controllo dell’influenza con l’obiettivo di vaccinare il 95% della popolazione

a rischio e di età superiore ai 65 anni. L’influenza è un importante problema di sanità pubblica per l’elevato numero di persone che vengono contagiate dal virus influenzale, che si presenta in vari modi con febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e delle articolazioni, mal di testa, malessere generale ma può anche essere senza sintomi particolari. Tutti possiamo ammalarci di influenza, ma le persone più deboli che sono esposte ad eventuali complicazioni è opportuno che si vaccinino: fra questi vi sono soprattutto gli anziani con oltre 65 anni, i bambini e le persone con malattie croniche

come le cardiopatie, le polmonari, le renali, i tumori, il diabete, oltre i famigliari con contatti stretti e regolari di pazienti ad alto rischio. In particolare i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta sono fondamentali per dare le corrette informazioni ai propri assistiti oltre a provvedere alla vaccinazione, che può essere eseguita anche presso le Ausl, i nuclei di cura primaria, uffici igiene. Per tutte le categorie a rischio suindicate la vaccinazione è gratuita. La regione sottolinea che nelle zone colpite dal terremoto, dove il rischio di diffusione dell’influenza è maggiore, verrà garantita la vaccinazione gratuita a tutti gli abitanti dei campi, a tutti i volontari che operano nelle zone del terremoto.E’ importante che tutti adottino misure di igiene e di protezione individuale per ridurre la trasmissione

fra le persone dell’influenza, fra queste viene raccomandato: lavaggio frequente delle mani dopo starnuti o colpi di tosse (con acqua o in sua assenza di gel alcolici); buona igiene respiratoria coprendosi bocca e naso quando si starnutisce o si tossisce, (usare fazzoletti di carta usa e getta o trattare quelli di stoffa); uso di mascherine in ambienti sanitari da parte di chi ha sintomi influenzali; isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specialmente nei primi giorni. La vaccinazione è bene farla entro il mese di dicembre così da consentire al vaccino di agire e dare protezione alle persone nei mesi di gennaio-febbraio-marzo nei quali si hanno i picchi di maggior incidenza dell’influenza.

Antonio RagazziSegretario Socio Sanitario Fnp-Modena

• LoRenzo MaGnani

sperienza forte, soprattutto per il carattere di comunione che si è respirato, essendo tutte le parrocchie molto divise dalla

distanza chilometrica. Ci si è sentiti missionari nella nostra terra, già aver condiviso la pre-ghiera è davvero un passo forte di missione per noi, abituati a stare e a fare solo nella nostra parrocchia. Evangelizzare è il primo e fondamentale compi-to della Chiesa, e questa veglia è stato un decisivo passo per iniziare ad evangelizzarci a vicenda e a non chiuderci nel buco dei nostri limiti di par-rocchia.

Un episodio di quasi70 anni faNel primo dopoguerra, Ilva Vaccari ne “il tempo di decidere”

ha attestato che a Cà Giàròn (un angolo boscato fra La-ma Mocogno ed il Pavullese nella frazione di Mònzone)

la casa canonica - dopo l’8 settembre del ‘43 diventò una sorta di rifugio per i partigiani con la stella rossa pilotati da Armando, poi on. Armando Ricci a lungo sindaco di Pavullo. Già là dove, tren-tenne, l’arcivescovo-abate Boccolèri aveva mandato il pavullese don Natale Monticelli quale arciprete della storica pieve medievale di San Giorgio. Proprio verso il campanile di Monzòne, in una tragica scaramuccia d’ agosto (venne fucilitato come spia anche un giovane di 17 anni), i repubblichini di Salò, accanto ai miliziani delle SS, spararono cannonate dal monte sopra Frassineti. Poi, accanto al par-roco, catturarono 23 uomini in età di leva militare. Costoro furono portati a Pavullo, indi nel carcere di Bologna, finendo da Fòssoli in Germania... da dove riuscirono miracolosamente a rientrare tutti, a guerra finita. Andò molto peggio, drammaticamente, a don Natale Monticelli (classe 1911), generoso con tutti ed accogliente patrio-ta. Portato al carcere bolognese di S. Giovanni in Monte, avrebbe dovuto fare i nomi degli ‘imboscati’, ma don Monticelli finì il 20 settembre successivo davanti al plotone di esecuzione nazi-fascista.

Monzone

Preparati per la neveCon le prime precipitazioni nevose del fine settimana scorso

in Appennino è scattato per la Provincia il piano neve che assicura, durante il prossimo inverno, il servizio spartineve

e spargisale lungo gli oltre mille chilometri di strade provinciali. E’ già partita la distribuzione di parte del sale (acquistate per ora circa 1100 tonnellate per una spesa di circa 120 mila euro) nei magazzini provinciali o presso le ditte che svolgono il servizio spargisale e sono pronti i mezzi spartineve che assicurano il servizio nelle diverse aree di competenza assegnate. E dal 15 novembre entra in funzione, in via sperimentale per i 25 mezzi dell’area di Modena, la nuova gestio-ne satellitare dei mezzi stessi. Attraverso un dispositivo gps installato su spartineve e spargisale, i tecnici del servizio provinciale Viabilità controlleranno gli spostamenti, snellendo anche tutte le procedure burocratiche. I dati, infatti, forniscono la posizione in tempo reale dei mezzi, visualizzata sulla cartografia. “Finora - sottolinea Egidio Pagani, assessore provinciale alle Infrastrutture - i controlli erano affidati agli operatori in servizio nelle diverse zone, ora con que-sto nuovo sistema rendiamo più efficiente la gestione, garantendo inoltre un servizio in più ai cittadini che potranno verificare on line nel sito della Provincia e in tempo reale l’attività degli spartineve e spargisale, localizzando la loro posizione sulle mappe”. Il costo complessivo per l’introduzione del sistema ammonta a circa dieci mila euro che la Provincia punta a recuperare attraverso una gestio-ne più efficiente di un servizio che nell’inverno 2011-2012 ha avuti costi complessivi pari a oltre un milione di euro e 700 mila euro. Complessivamente, ogni abbondante nevicata, costa alla Provincia circa 300 mila euro per l’attività dei mezzi spartineve e spargisale. A disposizione del territorio provinciale ci sono 173 mezzi: di questi 127 sono spartineve di cui 67 in montagna e 60 in pianura. I mezzi spargisale sono 30, più nove di proprietà della Provincia, di cui 21 in montagna e 18 in pianura, oltre a sette mezzi “combinati” cioè sia spartineve che spargisale.

Piano della Provincia

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17Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Vocazioni

Sì per sempre al SignoreParla suor Luisa, delle Piccole Sorelle di Gesù Lavoratore, che il 10 novembre alle 16 in Duomo pronuncerà i voti solenni

Sono suor Luisa delle Piccole Sorelle di Gesù Lavoratore. Il 10 no-vembre 2012 pronun-

cerò, in Duomo, i voti solenni alla presenza di Sua Eccellenza Monsignor Arcivescovo Anto-nio Lanfranchi, che li riceverà e benedirà. Quel giorno sarà, indubbiamente, il più importan-te della mia vita di donna con-

sacrata, perché punto di arrivo e di partenza del mio percorso religioso.E, mentre profondamente com-mossa ringrazio il Signore per il Suo immenso dono, quello di aver scelto proprio me, sua pic-cola creatura, per farlo conoscere e amare attraverso l’amore per i fratelli, non posso fare a meno di ripensare ai miei primi in-certi passi, spesso barcollanti, nel tentativo di camminare sulle Sue orme che mi indicavano la vera via da seguire. Sono sempre stata una giovane “moderna”, e pur avendo da bambina ricevu-to tutti i sacramenti, nell’adole-scenza e prima giovinezza ero più attratta dalle cose del mondo che da quelle dello spirito. Voi sapete, quanto me, che cosa og-gi il mondo propone ai giovani: distrazioni, svaghi, discoteche ed altro. Io, però, quando uscivo dalla discoteca non riuscivo mai a dire a me stessa che ero pie-namente felice. L’insoddisfazio-ne regnava costantemente nel mio intimo ed ero alla continua ricerca di Qualcuno, che già a mia insaputa era in me, ma che io, distratta da tante cose frivole, non avevo ancora scoperto. Poi, quell’inascoltato Qualcuno, Gesù, vinse la mia battaglia in-teriore, facendomi gustare il Suo Amore e sperimentare la Sua Misericordia. Sicuramente Ma-ria, la nostra Mamma celeste, ha avuto una parte importantissi-

Suor Luisa, seconda da sinistra in prima fila e le sue consorelle

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera da don Riccardo Fangarezzi. Per motivi di spazio abbiamo dovuto accorciarne il finale. Ne approfittiamo per ricordare che le lettere, inviate a [email protected], devono avere una lunghezza massima di 3.000 battute e che verranno, come per ogni giornale, vagliate dalla direzione.

Un’annotazione accompagnava le pagine di Nostro Tem-po sull’apertura dell’Anno della Fede e sul cinquante-simo del Concilio Vaticano II. Evidenziava «una nota forse un po’ stonata, il canto in latino del Credo […].

Nella serata in cui si ricordava il Concilio che introdusse la lingua volgare nella liturgia […] forse in quel particolare momento della celebrazione liturgica si poteva ricercare un maggior coinvolgimen-to dell’assemblea». L’annotazione è, in sé inappuntabile. È proprio così: l’assemblea – salvo casi isolati – non conosce il Credo latino e, certamente, l’ulti-mo Concilio ha introdotto il volgare nella Divina Liturgia.Tuttavia non tutto torna.Il Concilio dispose che «L’uso della lingua latina, salvo diritti parti-colari, sia conservato nei riti latini. Dato però che […] non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il po-polo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia» (SC 36). «Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’ordinario della messa che spetta-no ad essi» (SC 54). Infatti il Messale Romano CEI che tutti usia-mo riporta sempre il testo latino dopo quello italiano per Signore pietà, Santo, Credo, Padre nostro, Agnello di Dio, conformemente anche ai documenti dei papi Paolo VI e Giovanni Paolo II a alle loro raccomandazioni che si preservasse un patrimonio musicale gregoriano minimo.Dunque l’assemblea che la sera di giovedì 11 ottobre scorso celebra-va l’Eucaristia con il suo Vescovo, a norma del Concilio che com-memorava avrebbe dovuto sapere a memoria il Credo in latino e una o due sue melodie gregoriane.Aspettativa lecita, ma irrealistica.Che i cattolici non conoscano i testi latini dell’ordinario della Messa e i principali testi musicali gregoriani relativi non è cosa scontata, anche se non so se reversibile.Chi si occupa di storia in prospettiva cristiana ha, in genere, anche una certa visione provvidenziale delle cose: se così accadde nel corso di vari decenni senza sostanziali e generalizzate opposizioni, si può verosimilmente ritenere che così dovesse essere, almeno nella so-stanza. Che cioè non solo il complesso della Liturgia si aprisse alle lingue nazionali, ma che queste avessero legittimamente preponde-ranza nel suo impianto generale.Il fatto che il latino sia invece stato quasi bandito mi sembra che abbia una portata molto più ampia che non contingenti scelte cele-brative, fermo restando che il celebrare è norma e fondamento del credere e che quindi mai è questione di mere opzioni organizzative.Senza percezione della consistenza e del senso delle nostre radici, quale fedeltà ad esse è possibile? Da dove ci si aspetta che ne venga il frutto per il presente e per il futuro?Spesso in questi anni abbiamo proclamato e rivendicato le radici cristiane dell’Europa, evidenti e sacrosante. Tuttavia non mi risulta altrettanto avvertito che quelle radici cristiane siano anche e indis-solubilmente le radici classiche dell’Europa. È possibile compren-dere le prime se non si comprendono insieme le seconde? Si salvano le prime se non si salvano insieme le seconde? Noi siamo, infatti, precisamente Chiesa latina, ove il termine indica la lingua che in pochi secoli prevalse sul greco, ma soprattutto la più ampia cultura greco-romana che con tali lingue si esprimeva, nella quale si incarnò la predicazione degli apostoli del Signore. Quirinio, Ponzio Pilato, Cesare, le legioni, i centurioni, gli ebrei di lingua greca, i riferimenti filosofici e letterari greci di Paolo fanno parte integrante della Scrit-tura. L’intera dottrina cristiana fu progressivamente ma rapidamen-te ricompresa, trovando potente elemento di crescita nell’incontro con il pensiero greco e la letteratura retorica, filosofica e giuridica greco-romana. Così nacque e si sviluppò l’umanesimo cristiano. Da

Sul Credo in latino

SpazioAperto

Addio ai francescani del Murazzo

quell’umanesimo cristiano, nacquero i moltissimi scritti e i gran-di concili dell’età dei Padri della Chiesa. Testi di commento alla Scrittura, dogmatici, spirituali, canonistici, enciclopedici, di poesia e canto religiosi, di liturgia, di teologia. Testi poi raccolti, custoditi e tramandati dai monaci del medioevo. Quell’età e quei testi, si badi bene, sono sempre stati compresi come il patrimonio di riferimen-to costante e fecondo della Chiesa, al quale sempre ritornare per ritrovare radici e autenticità. Questa letteratura e teologia patristica – come tutta la civiltà che ne è scaturita nei secoli - è comprensibile solo parzialmente e riduttivamente, in modo deformante e non più vitale se isolata dal contesto dal quale proviene: da un lato la fede di Israele, ricapitolata e compiutamente rivelata da Gesù; dall’altro la cultura greca e latina, strumento umile e glorioso al tempo stesso, necessario al radicarsi di quella fede e al suo variamente riconfigu-rarsi secondo le epoche nell’Occidente del mondo.Occidente, evidentemente, rispetto a Gerusalemme e al punto me-dio fra Roma e Atene.

Don Riccardo Fangarezzi

La chiusura della fraternità francescana di San Cesario e il trasferimento dei tre frati che la componevano – e che curavano la cappellania del cimitero e del Santuario del Murazzo – segna, di fatto, anche la fine della pre-

senza francescana a San Cataldo. Per molti modenesi questo non è accettabile, e in modo particolare per il sottoscritto: è vero che la decisione era già da tempo nell’aria, ma è pur vero che qualcuno aveva garantito, solo qualche anno fa, la permanenza della presenza francescana in questo luogo. E poi non si è mai preparati abba-stanza quando queste decisioni ti arrivano tra capo e collo. (…) La devozione alla Madonna del Murazzo da parte di tanti modenesi, e non solo modenesi, la presenza di tante figure di frati che hanno contribuito a far sì che il loro Ordine fosse amato e rispettato nel-le nostre terre, l’attività formativa e di discernimento che ha visto coinvolti tanti giovani che si sono preparati alla vita francescana, l’impegno profuso verso gli ultimi, soprattutto durante le due guer-re mondiali (ebrei, prigionieri di guerra, civili) ed infine, l’impegno civile che ha provocato non pochi problemi al regime fascista, che ha cercato in tutti i modi, anche violenti, di mettere a tacere una voce di protesta e di speranza che da qui partiva… sono tutte cose che non si possono cancellare per decreto. E poi la parrocchia, che era già all’avanguardia negli anni ’20 del novecento: qui nacque lo scoutismo nella nostra città e sempre qui venne sperimentato il primo consiglio pastorale ante litteram. E ancora i missionari che hanno i loro rappresentanti più eminenti in mons. Gabriele Nevia-ni, vescovo di Sappa, (…) e come dimenticarsi di padre Candido Barbieri, padre Alberto Rossi e tanti altri. Sì, lo so, sono solo ricor-di, polvere dei tempi passati, vecchiume, roba d’altri tempi, buona per un museo o un archivio... Oggi i tempi sono cambiati, le vocazioni sono quelle sono, occor-re stringere, bisogna chiudere, unificare tutte le province del nord, perché tenere aperto un luogo come San Cataldo che oltretutto ha bisogno di lavori urgenti? Sì lo so, sono stati chiusi tanti conventi, in città e paesi dove la gente voleva bene ai frati e ha voluto espri-mere la propria contrarietà anche con gesti pubblici. (…) Forse, fra i tanti argomenti di discussione, forse occorrerebbe aggiungere an-che questo: esiste ancora quell’amore che riesce a trasmettere valori veri? Esiste ancora quell’amore che ha spinto me a fare quello che faccio anche a costo di passare come rompiscatole… o a prendere decisioni di un certo tipo, spesso scomode?Forse, allora, i vecchi ricordi, la polvere dei tempi passati, il vecchiu-me acquisterebbero una veste nuova: quella della testimonianza dei valori ed il loro passaggio attraverso le generazioni fino ad oggi e a quelle successive. Invece il governo della Provincia dei Frati Minori dell’Emilia-Romagna, decide di scegliere questo luogo da desti-nare alla chiusura dopo più di tre secoli di presenza attiva e vivace nella nostra città e non solo. (…) Ai frati subentrano ora i padri Giuseppini del Murialdo che hanno accettato la cura pastorale di Santuario e Cimitero: almeno una buona notizia c’è!

Giorgio Mai

ma nel mio cammino di con-versione, conducendomi a Gesù attraverso un’esperienza molto bella e forte. Avvenne che una persona amica mi invitò a parte-cipare ad un ritiro spirituale: tre giorni di riflessione, di ascolto, di preghiera e di vita fraterna. Là… Ho incontrato il Signore Gesù vivo e presente nell’Eu-caristia durante l’Adorazione del Santissimo Sacramento. Da quell’incontro, in cui mi sono sentita toccata nel profondo del cuore, ho incominciato piano piano a cambiare la mia vita.Ho capito che la mia vita avreb-be avuto un senso ed un valore,

solo se l’avessi vissuta per Gesù, comunicando poi questa gioia a tanti miei fratelli.La celebrazione dell’Eucaristia divenne il mio sole quotidiano e, compatibilmente con i miei turni di lavoro, facevo il possibi-le per non mancare mai all’ap-puntamento giornaliero con Gesù.Poi, Lui, conducendomi per mano, mi ha fatto incontrare un direttore spirituale, don Galas-so. Attraverso di lui ho avvici-nato la comunità delle Piccole Sorelle di Gesù Lavoratore, sco-prendo in loro un carisma che mi attraeva moltissimo: vivere coltivando dentro di me il Suo grido sulla Croce: “Ho sete”.Inoltre, nella comunità, mi sono sentita subito immersa in un’at-mosfera di grande gioia e dono totale, incominciando la mia missione apostolica.Con la Superiora, Madre Ma-ria Grazia, ho intrapreso un percorso di ricerca sullo spirito della comunità, approfonden-do lo specifico carisma delle Piccole Sorelle con il quale, alla fine del cammino, mi so-no immediatamente trovata in sintonia. La nostra comunità, infatti, non ha porte, né confi-ni: entra nelle case di persone sole, sofferenti, anziane; negli ospedali per alleviare dolori fi-sici e spirituali; nelle fabbriche operose dove l’uomo fatica per la propria famiglia; accoglie ra-

gazzi e giovani nei campi estivi di S. Andrea Pelago, compreso il gruppo più caro alla Comu-nità, quello dell’Arcobaleno. E soprattutto spalanca le braccia

ad ogni fratello che piange per confortarlo e sostenerlo. E’ una comunità che potrebbe chia-marsi amore. L’amore di Gesù che, attraverso noi sue piccole

sorelle, si riversa sui fratel-li della grande famiglia della Chiesta. Ed è con questa gioia diffusiva che ringrazio il Si-gnore perché, per Sua Grazia

e Misericordia, il 10 novembre dirò il mio Sì… per sempre esclamando convinta “Così, è bello essere suora!“.

Suor Luisa

Page 18: La vita non perde valore, contenuti e finalità del Documentario - Nostro Tempo

18 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

L’etica greca è sostan-zialmente salutista in quanto, secondo la tradizione socratica,

solo le persone sane possono essere buone. Quindi, se l’eti-ca tratta del comportamento umano e se per essere buoni oc-corre essere sani, allora la salute è d’estrema importanza e tocca sia il piano fisico che morale. La natura è ordine e quindi è salute, ciò che è innaturale è disordine e genera malattia. La causa di queste malattie deve essere qualcosa di superiore alla natura stessa quindi la causa è divina. Il medico deve sapere distinguere le cause divine da quelle non divine, anche perchè la terapia sarà diversa. I greci, però, non hanno mai escluso anche il miracolo. Platone, nel Timeo, scrive che la salute è l’equilibrio delle qualità (eu-krasia) mentre la malattia è il predominio (diskrasia) di una o più qualità sulle altre. Se la malattia è squilibrio, rottura dell’armonia, allora anche il vizio o la bruttezza sono ori-ginate dalla disarmonia. Senza

Un Sinodo per generare vitaLa conclusione in Vaticano dell’assise dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione

Ciò che si è potuto leggere del Sinodo appena concluso ci ha offerto la possi-

bilità di vivere una gran bella esperienza di Chiesa.Già ne abbiamo parlato, rife-rendo degli interventi del Papa e di gran parte di quelli dei ve-scovi. Ne è emersa una grande speranza e insieme la consape-volezza della complessità delle situazioni (è stato presente tut-to il mondo attraverso i quasi 300 padri sinodali), delle sof-ferenze e delle ricchezze della Chiesa.Benedetto XVI, nel conclu-dere i lavori assembleari, ha affermato: “Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta e co-sì, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro ve-ramente cattolico”.

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L’Etica salutista nell’antica Grecia• don GaBRieLe seMPReBon*

Etica della vita

• Gianni GheRaRdi

Era stato in precedenza pre-sentato il “messaggio al Popolo di Dio”. Un primo, organico strumento per conoscere i la-vori del Sinodo: 14 i capitoli, a partire dall’icona biblica della Samaritana al pozzo. Preziose le note sulla nuova evangeliz-zazione, destinata soprattutto a risve-gliare la fede nelle persone che, pur essendo battezzate, vivono grandi diffi-coltà, “si sono allon-tanate dalla Chiesa e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana…”. La fede si deci-de tutta, afferma il messaggio, nel rapporto che in-stauriamo con la persona di Gesù che per primo ci viene incontro. “La Chiesa è lo spazio che Cristo offre nella storia per poterlo incontrare. Sta a noi oggi moltiplicare i pozzi a cui invitare uomini e donne assetate, offrire oasi nei deserti della vita”. Offrire una lettura frequente della Sacra Scrittura può far scoprire spa-zi di incontro con Cristo. La nuova evangelizzazione ci ri-guarda in prima persona – af-fermano i vescovi - e comporta la nostra conversione.

Non c’è spazio per il pessimi-smo, nonostante gli innumere-voli problemi. C’è una lotta che i cristini devono sostenere per affrontarli. E qui è puntuale il richiamo ai fenomeni della globalizzazione, alle migra-zioni, all’ateismo e all’agno-

sticismo… Subito di seguito, accanto alla sottolineatura del ruolo essenziale della famiglia nella trasmissione della fede, il richiamo realistico ai fattori di una sua crisi, presenti in tutto il mondo.La Chiesa è chiamata a svi-luppare percorsi di accom-pagnamento prima e dopo il matrimonio per affrontare le difficili situazioni familiari e di convivenza. Coppie che

convivono senza il legame sa-cramentale, situazioni familia-ri irregolari costruite dopo il fallimento di precedenti ma-trimoni… C’è l’invito a farsi “casa accogliente per tutti”… e così si prepara già la necessità di un’ agenda per il futuro sui

problemi della famiglia. Viene poi l’affermazione che l’ope-ra di evangelizzazione non è compito solo di qualcuno nella Chiesa, ma delle comunità ec-clesiali in quanto tali. Così si sottolinea il ruolo della par-rocchia, come “presenza della

Chiesa sul territorio in cui gli uomini vivono”: ruolo irrinun-ciabile nella tradizionale cura pastorale, cui vanno affiancate nuove forme di missione.Presbiteri, diaconi, catechisti, i laici e le loro forme di aggre-gazione, vengono richiamati alle loro responsabilità. Un ampio capitolo è poi dedicato al dialogo del Vangelo con la cultura e l’esperienza umana e con le religioni. Vengono così elencati vari settori in cui si in-contrano fede e ragione: dalla scuola e università al mondo delle comunicazioni sociali, al sapere scientifico, all’arte (im-portante la sottolineatura della via della bellezza, strada effica-ce per la nuova evangelizzazio-ne), al mondo dell’economia e del lavoro con grandi problemi della disoccupazione, alla con-dizione della sofferenza nella malattia e nella disabilità e in-fine alla politica.Il dialogo della Chiesa si allar-ga poi ai seguaci delle religioni per dare un contributo alla pa-ce… C’è un richiamo all’Anno della fede e alla memoria del Concilio Vaticano II a 50 anni dalla sua apertura (quanto mai pertinenti questi richiami, an-che perché è in questo Sinodo,

salute manca l’etica, e in questo senso la cultura greca è diame-tralmente opposta alla cultura moderna: per un greco era na-turale che le cose fossero sane e il problema era la malattia, mentre per la cultura moderna è la malattia ad essere naturale. La malattia, poi, la si divise in due categorie in base alle cause: malattie che colpiscono l’uo-mo nella sua essenza, oppure che sono causate accidental-mente. Nelle prime l’intervento medico è efficace perché sono malattie curabili, mentre le se-conde sono incurabili e il medi-co può solo alleviare i sintomi. Questa distinzione si andrà poi a sviluppare in malattie acute e croniche. Quelle croniche si instaurano lentamente e spes-so sono causate da sregolatezza dei costumi, come l’abuso di cibi o bevande e sono malattie morali. Le acute sorgono im-provvise ed hanno una conno-tazione più religiosa. In base al tipo di malattia il medico saprà quale può essere curata e quale no e quelle malattie di cui non si può guarire non devono es-sere nemmeno trattate. Le ma-lattie morali che sono causate da cattive abitudini possono

essere curate con l’educazione (paideia), e la medicina è un tipo di paideia che insegna il retto utilizzo delle cose. Questa breve incursione in una parte dell’etica greca, per noi è mol-to utile. Non solo per crescere culturalmente conoscendo la visione delle cose di un altro popolo e in un altra epoca ma perchè fa crescere una consape-volezza in noi molto assopita. Si pensi alla concezione psico-somatica della malattia, o me-glio ancora etico-somatica; si pensi al concetto di equilibrio e alla medicina come educazione. Certo, alcuni di questi concetti rientrano nella nostra pratica clinica, esempio la medicina preventiva è una sorta di educa-zione, ma credo occorra ancora tanto sforzo per vedere l’uomo più intrinsecamente legato nei suoi piani fisici-psichici-spiri-tuali, piuttosto che un sogget-to da curare a compartimenti stagni. L’etica greca salutista ci insegni, depurandola dal magi-smo che forse la contraddistin-gue, ad avere un approccio con l’uomo malato più profondo ed educativo.

* In collaborazione con il Centro di Bioetica Moscati

sembra, che prende particolare valore tutto quanto ha prodot-to il Concilio nella vita della Chiesa per un suo aggiorna-mento!).Tre capitoli concludono il lun-go messaggio (tutto da leggere e meditare!): uno sulla con-templazione e sul posto dei poveri nella Chiesa; un secon-do, particolarmente affettuoso, rivolto alle Chiese delle diver-se regioni del mondo; un terzo dedicato alla figura di Maria, stella della nuova evangelizza-zione che orienta il cammino della Chiesa.Il Sinodo ha poi consegnato al Papa 98 proposizioni in fun-zione di un probabile suo do-cumento conclusivo. Intanto, “Avvenire”, domenica scorsa, le ha riassunte in una pagina sotto questi titoli: “La natura della nuova evangeliz-zazione”, “Le sfide del nostro tempo”, “Le risposte pastorali alle circostanze odierne”, “Gli agenti della nuova evangeliz-zazione”. Il Papa di queste proposizioni ha detto: “Sono un testamen-to, un dono dato a me per noi, per elaborare tutto in un do-cumento che viene dalla vita e dovrebbe generare vita”.

Page 19: La vita non perde valore, contenuti e finalità del Documentario - Nostro Tempo

19Domenica 4 novembre 2012NostroTempo

Csi, sport e sociale

Sport e musica per un impegno sociale a 360°Con la nazionale cantanti anche il progetto disabili e sport

Una splendida sorpre-sa: il progetto “Disa-bili e Sport” entrerà come co-protagoni-

sta all’interno del grande evento che lo stadio “Cabassi” di Carpi

Cena per i ragazzi del wheelchair hockey

Come ogni anno il Sen Martin organizza una cena di autofinanziamento con l’obiettivo di raccogliere fondi per la stagione 2012/13 che è ormai alle porte: sabato 17 novembre, al Circolo Rinascita di San Vito, tutti gli appassionati, chi volesse contribuire e chi anche

volesse conoscere la formazione modenese di wheelchair hockey è invitato a non perdersi questo appuntamento, contattando entro il 12 novembre Lorenzo Vandelli (3388745425). La cena, il cui inizio è fissato intorno alle 20, servirà come detto per raccogliere fondi che permettano di alleggerire le spese della stagione. Il Sen Martin non ha come obiettivo primario l’agonismo ma il sociale, vuol dare di dare la possibilità a più ragazzi di uscire di casa per svagarsi e divertirsi e, per questo motivo, ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Concluso il doposcuola a MirandolaSi è conclusa registrando

un grosso successo in ter-mini di partecipazioni e

soddisfazioni l’iniziativa, pro-mossa dal Csi di Modena in collaborazione con Agse Mi-randola (associazione genitori

Testimonianza degli educatori di Posta Insieme

A Skipass un Kids ParkCome ogni anno il Csi Modena e l’Oplà animano la fiera più importante dell’autunno: dall’1 al

4 novembre, presso la galleria n°8 della Fiera, a disposizione delle famiglie un servizio di Kids Park per tutti i bambini dai 3 ai 7 anni. Saranno presenti gli operatori dello staff dell’Oplà che

intratterranno i bambini con giochi, truccabimbi e palloncini. Il servizio sarà attivo l’1 novembre dalle 10 alle 20, il 2 novembre dalle 15 alle 23, il 3 novembre dalle 10 alle 20 e il 4 novembre dalle 10 alle 19.

In fiera dall’1 al 4 novembre

ospiterà, giovedì 1 novembre (alle 14.30). Si tratta della partita del cuore “In goal per il futuro”, che vedrà in campo la Nazionale Cantanti e il “Teniamo Botta” Team per una sfida di calcio benefica i cui ricavati saranno destinati alle zone della Bassa colpita dal sisma per progetti di ricostruzione ed aiuto. Il merito è dei Controtempo e del pro-prio cantante Marco Spaggiari: “Spaggio”, arruolato nella na-

zionale cantanti, ha parlato agli altri suoi colleghi, in particolare al carpigiano doc Paolo Belli, e al responsabile della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini, del progetto avviato nei mesi scorsi insieme al Csi Modena e al Sen Martin, la squadra modenese di wheelchair hockey. Di cosa si tratti nello specifico è presto spiegato: il frontman dei Con-trotempo, infatti, è stato prota-gonista nelle scuole modenesi in compagnia di Paolo Zarzana, responsabile della formazione del Csi Modena, e di Lorenzo Vandelli, fondatore e capitano della squadra modenese di ho-ckey in carrozzina, con l’obiet-tivo di presentare agli studenti modenesi il progetto “Disabili e Sport” e di raccontare come era nata l’idea di dedicare il video-clip della propria canzone “Eroi” agli atleti disabili, messi in rela-zione con campioni del mondo sportivo in un ribaltamento del

concetto quotidiano di eroi. In quel video, tra tante stelle del calibro di Luca Toni e Alberto Tomba, i veri campioni erano proprio gli atleti del Sen Martin e la loro capacità di essere eroi ogni giorno, senza arrendersi ma coltivando e realizzando quotidianamente i propri sogni, tra impegno e sacrifici. Inutile dire quanto questo progetto sia stato apprezzato dalla Na-zionale Cantanti e pure dai sindaci di Finale Emilia e Car-

Accordo Csi FederlegnoVenerdì 19 ottobre il Made Expo di Milano è stato teatro dell’incontro tra il presidente nazio-

nale del Csi, Massimo Achini, e il direttore marketing Csi, Stefano Gobbi, con presidente e direttore generale di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero e Giovanni De Ponti. Un incontro

informale, di conoscenza e riconoscimento di reciproca stima e amicizia tra le due associazioni e i rispettivi rappresentati. L’incontro è stato possibile grazie all’indispensabile aiuto di Emanuele Orsini, consigliere di FederlegnoArredo e amico del Csi. Gli obiettivi sono quelli di realizzare una serie di progetti comuni e la possibilità di contribuire al sostegno dell’impiantistica di parrocchie, oratori e associazioni sportive e ricreative, grazie all’università e al sostegno di imprese e banche, su tutto il territorio nazionale. Un incontro tra due grandi associazioni che metteranno in rete le rispettive com-petenze e una fitta gamma di relazioni, per valorizzare, riqualificare, innovare, realizzare l’impiantistica sportiva, ricreativa, aggregativa e culturale su tutto il territorio nazionale. Entro metà novembre sarà costituito un tavolo di lavoro, che delineerà obiettivi e percorso su cui si svilupperà la collaborazione.

Supporto agli impianti di parrocchie e società

Torneo Boldrini

Le iscrizioni al torneo Boldrini terminano il 17 novembre. Per info:

tel. 059/399498, 059/3980414, 333/2965542, [email protected], [email protected].

Iscrizioni aperte

scuole elementari), che, a partire dal 24 settembre, ha portato a Mirandola un servizio di do-poscuola a sostegno di tutte le famiglie. “L’abbiamo chiamato Posta Insieme perchè, come il centro estivo realizzato per tutta l’estate, aveva la sua sede presso l’oratorio Posta di Mirandola – commentano gli educatori e i volontari coinvolti -. L’idea è nata proprio a seguito di una ri-chiesta da parte dei genitori do-po il grande successo del centro estivo Estate Insieme 2012. Il servizio era aperto a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, dalle 14 alle 17.30, dal lunedì al venerdì, e grazie all’aiuto di educatori e

volontari, i bambini e i ragazzi hanno potuto trascorrere po-meriggi di studio e gioco/sport in compagnia dei loro amici, con la possibilità di fare anche nuove conoscenze. Nonostante le diverse fasce d’età presenti tutti i bambini e i ragazzi han-no partecipato positivamente ai giochi e alle attività proposte. È stata un’esperienza breve ma intensa che ha permesso a tut-ti noi educatori e volontari di arricchirci e responsabilizzarci sia a livello personale che pro-fessionale. Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno soste-nuto e guidato durante questo percorso”.

pi, Fernando Ferioli e Enrico Campedelli, che hanno subito proposto a Spaggiari di pro-muovere l’iniziativa anche nel corso della conferenza stampa di presentazione di “In goal per il futuro”, invitando il Sen Mar-tin a seguire la sfida benefica di giovedì da bordo campo. L’in-treccio tra sport, musica, sport per disabili e impegno sociale è molto vicino al significato dell’impegno della Naziona-le Cantanti, quindi il progetto

iniziato insieme al Csi nei mesi scorsi si andrà ad incrociare con i valori e le finalità dell’evento in programma a Carpi. C’è di più: a bordo campo, infatti, la formazione modenese di whe-elchair hockey ritroverà l’amico Alberto Tomba: l’ex campione di sci, infatti, sarà tra gli ospiti d’onore della manifestazione e, insieme al Sen Martin e a i Controtempo, potrà rivivere le emozioni provate durante la re-gistrazione del videoclip “Eroi”.

PAOLO TOLLARILABORATORIO RESTAURO E RICOSTRUZIONE

CANTORIE - CASSE - ORGANI STORICI

Autorizzato dalla Soprintendenza di Modena al restauro degli organi di:S. Prospero SecchiaCoscogno di PavulloStuffione di RavarinoS. Donnino Nizzola di Modena Quarantoli di MirandolaNonantola - abbaziaCamurana di MedollaCollegara di ModenaFinale Em. – S. M. AnnunziataLesignana di Modena Spilamberto - Sant'Adriano Modena - cattedraleSolignano di CastelvetroRoccapelago di PievepelagoMagreta di Formigine Modena – Seminario Arcidioc.Ganaceto di ModenaModena – S. CrocefissoSorbara di BomportoRecovato di Castelfranco

Denzano di MaranoGranarolo di Serramazzoni Valle di SerramazzoniLevizzano di CastelvetroConcordia sulla SecchiaMonteombraro di ZoccaReggio Emilia – S. PietroSanti Pietro e ProsperoMontecorone – S. M. Zocchetta Fossa di ConcordiaFiumalbo - San Bartolomeo Semelano di Montese Gombola di Polinago Pompeano di Serramazzoni Mirandola - duomo Bomporto – San Nicola Sassuolo - San Giuseppe Spezzano di Fiorano Cognento di Campagnola Marano sul Panaro

Baggiovara di Modena – monast. S.Caterina di Concordia Quartirolo di Carpi San Giacomo di Mirandola Fellicarolo di Fanano Iola di Montese Serpiano di Riolunato–S. Pancr.Renno di Pavullo Fiumalbo - S. Maria Costolo S.Cesario sul Panaro

Camposanto sul Panaro Pigneto di Prignano Correggio- basilica collegiata S.Giovanni di Concordia Torre Maina di Maranello Rocca S. M. di SerramazzoniModena - S. Maria GrazieTrentino di FananoFogliano di MaranelloSan Matteo di Modena

Via Val di Sole 741033 Fossa di Concordia

[email protected] 347 8963164

Al via corso per arbitri e segnapuntiSi avvicina l’inizio dei campionati di pallavolo targati Csi Modena, che dal 12 novembre inizieran-

no ad animare le palestre di tutta la nostra provincia: nello scorso fine settimana si sono chiuse le iscrizioni e la Commissione Pallavolo è ora impegnata a definire gironi e calendari. Non solo cam-

pionati, un apporto fondamentale alla stagione pallavolistica targata Csi Modena e Carpi è da sempre data dagli arbitri: è grazie a loro se una mole incredibile di partite come quelle dei tornei Csi possono essere dirette senza problemi per tutta la stagione. Il direttore di gara è infatti un vero educatore di sport, il primo a portare in palestra i valori tanto cari all’associazione. Per questo il Csi Modena si rivolge a tutti coloro che fossero interessati a diventare arbitri di volley: il corso per arbitri inizierà lunedì 5 novembre e sarà ospitato presso la sede del Csi Modena, in via del Caravaggio 71. Mercoledì 7, poi, inizierà anche un corso per segnapunti sempre in Csi. Per informazioni e iscrizioni: [email protected].

Pallavolo

Page 20: La vita non perde valore, contenuti e finalità del Documentario - Nostro Tempo

20 Domenica 4 novembre 2012 NostroTempo

La vita non perde valore Padre Berton e gli ex bambini soldato della Sierra Leone: intervista alla regista Wilma Massucco

Cultura

Venerdì 9 novembre al Teatro Tempio (ore 20.40, Viale Caduti in guerra 192, Modena

– ingresso libero) la parrocchia del Tempio, insieme al Centro Diocesano di Animazione Mis-sionaria, al Gruppo Darte Peso Specifico e alla Galleria Incon-tro Dehoniana (Gid), organiz-zano un interessante incontro pubblico, durante il quale verrà proiettato il film documenta-rio “La vita non perde valore, Padre Berton e gli ex bambini soldato della Sierra Leone”. Il documentario è stato selezio-nato per Sciacca Film Festival 2012 e per Lampedusa in Festi-val 2012, accreditato sul sito di cinema italiano e inserito come workshop (proiezione + dibat-tito) nel Memo – circuito delle scuole di Modena per l’anno scolastico 2012/2013. Alla pre-sentazione pubblica del Film-Documentario, parteciperanno il padre missionario Giuseppe Berton, lo psicologo Roberto Ravera, l’assessore regionale al volontariato, Teresa Marzocchi e il nostro Vicario Episcopale, don Federico Pigoni. Accanto a loro, per rispondere a tutte le domande e confrontarsi sui contenuti del Film, sarà pre-sente la regista e produttrice del Film, Wilma Massucco, inter-vistata in anteprima da Nostro Tempo.Di cosa parla il film documen-tario ‘La vita non perde valore’?Il documentario si snoda in-

Tre giorni all’insegna del mandolino Dolce Visione: concerto congiunto della Tokyo Mandolino Orchestra con la Piccola Orchestra Mutinae Plectri, domenica 4 novembre al Teatro San Carlo

Culminerà con un concerto dedica-to alle vittime dei terremoti tra Italia

e Giappone - protagonisti la Piccola Orchestra Mutinae Plectri e la Tokyo Mandolino Orchestra - il seminario di interpretazione musicale con workshop orchestrale “Dolce visione”, organizzato dai man-dolinisti modenesi di Muti-nae Plectri, con il patrocinio e il contributo del Comune di Modena e con il patrocinio della Fondazione Italia Giap-pone. Docenti saranno il man-

• Luca BaRBaRitorno all’attività missionaria di Giuseppe Berton, padre saveria-no fondatore del Fhm - Family Homes Movement (Movimen-to Casa Famiglia), che vive da oltre quarant’anni in Sierra Leone e che, durante gli anni della guerra civile, ha recuperato e reintrodotto nella vita sociale più di 3000 bambini soldato. Di fatto, però, il documentario non parla di bambini soldato in quanto tali, ma piuttosto del recupero individuale, familiare e sociale operato su di loro da parte di padre Berton, a dieci anni dalla fine della guerra civile che ha devastato la Sierra Leo-ne (1991 - 2002). Ho raccolto le testimonianze di ex bambini soldato, cioè ragazzi ormai adul-ti, che raccontano e rielabora-no il loro passato, dopo anni vissuti nella giungla insieme ai ribelli del Ruf (Revolutionary United Front). Ci sono anche le testimonianze di vittime dei bambini soldato e di esponenti del Family Homes Movement, padri e madri di famiglia che hanno accolto in casa propria i bambini soldato, facendoli cre-scere insieme ai propri figli. Le interviste ai vari soggetti sono sempre intercalate all’intervista a padre Berton, che fa da fi-lo conduttore, interfacciandosi anche con lo psicologo Roberto Ravera, che da anni collabora con Berton attraverso progetti di ricerca finalizzati allo studio del trauma nei bambini soldato.A quale target si rivolge, in modo particolare?Il documentario è stato gira-to partendo da una domanda

chiave: è possibile trasformare la sofferenza, anche quando è vasta e profonda come quella di ex bambini soldato? Se sì, co-me? Il tema di fondo è dunque quello della sofferenza, e della possibilità di essere trasformata.

Di conseguenza, oltre a fare un atto di denuncia nei confronti dei bambini soldato, una piaga che purtroppo è ancora diffu-sa in molti paesi, e a presentare – attraverso la figura di padre Berton e del Family Homes Movement - un modello educa-tivo esemplare, il documentario approfondisce di fatto tematiche che possono riguardare ciascuno di noi: chi guarda il film può identificarsi con il proprio senso di solitudine, le proprie paure, il disvalore della propria vita, e può anche intuire come riscat-tarsi da questa sofferenza. Come tale, sono convinta che il target di questo documentario possa

essere davvero molto ampio.E’ entrato anche come percor-so educativo nelle scuole…Sì, infatti. In collaborazione con il Memo di Modena, è stato pro-posto un percorso formativo per le scuole medie e superiori che

prevede, dopo la proiezione del documentario, la discussione in classe insie-me agli studenti, con l’obiettivo di sensibilizzare verso il dramma contempora-neo dei bambi-ni soldato, e la possibilità di ri-scatto indivi-duale e sociale: modello edu-cativo, dialogo interculturale, dialogo inter-religioso, diritti

umani violati, droga e logica del branco, solitudine, sfiducia e paura, ne sono i temi salienti. Il linguaggio usato dai protago-nisti del documentario è diretto, senza sovrastrutture mentali, e per questo risulta immediato nella comprensione, sia da parte di adulti che di ragazzini. Nello stesso tempo, la complessità dei temi trattati permette di fare ap-profondimenti a più livelli.Nel documentario è presente anche l’intervista a Roberto Ravera, psicologo, primario Asl di Imperia.Roberto Ravera, che sarà anche lui presente a Modena il 9 no-vembre prossimo, è coinvolto

da diversi anni nello studio del trauma infantile dei bambini soldato, ed ha seguito in modo particolare gli stessi ragazzi che ho intervistato nel documenta-rio. E’ anche co-fondatore, in-sieme a padre Giuseppe Berton, di Fhm Italia onlus, la sorella italiana di Fhm Sierra Leone. Con sede in Italia, questa Onlus si propone di realizzare in Sierra Leone, alla luce delle moderne teorie scientifiche in tema di psicologia e di psicopatologia, progetti di riabilitazione e inse-rimento sociale, lavorativo e sco-lastico di minori abbandonati.

dolinista Sergio Zigotti e il chitarrista Fabiano Merlante, che costituiscono un afferma-to duo di studiosi oltre che di esecutori con diverse incisioni e concerti al loro attivo. Sarà possibile ascoltarli nel concer-to che eseguiranno venerdì 2 novembre alle 18.30 (ingres-so gratuito) all’Accademia di Scienze, Lettere e Arti, alla fine della prima giornata del Seminario. Il concerto finale “Mandolinsieme” si svolge do-

menica 4 novembre al Teatro della Fondazione San Carlo a Modena alle 18.30 (ingresso gratuito), mentre il seminario si svolge dal 2 al 4 novembre in due sedi: l’Accademia Na-zionale di Scienze, Lettere e Arti e la Scuola media a in-dirizzo musicale “Marconi” di via Canaletto (al workshop partecipano anche studenti della scuola).“Dolce visione”, il titolo scel-to per l’iniziativa, è il titolo

di una serenata del composi-tore modenese Primo Silvestri (1871 – 1960) che sarà ese-guita in duo dai docenti del Seminario al concerto di ve-nerdì 2 novem-bre; lo stesso brano, nella trascrizione per Orchestra dello stesso Silvestri, sarà eseguito dalla Picco-la Orchestra

Mutinae Plectri al concerto conclusivo di domenica 4 no-vembre con i mandolinisti del Sol levante.Nella Biblioteca delle Marconi sarà anche allestita una mostra dei liutai modenesi Lorenzo Frignani, Paolo Coriani, Ja-copo Uberti e dal liutaio fer-rarese Gabriele Pandini, che sabato 3 terrà una conferenza con proiezione sulla costruzio-ne del mandolino napoletano.Finalità della tre giorni man-

Ravera è appena rientrato dagli Stati Uniti, dove ha tenuto una serie di conferenze sul tema del trauma infantile, con focus sui bambini soldato e possibilità di recupero. Credo che ad oggi, a livello internazionale, Ravera sia una delle persone più autorevoli in materia. Nel corso della serata sarà pos-sibile acquistare il dvd (15 euro) presso il banco libri allestito dal-la Gid. Il 20% degli incassi deri-vanti dalla vendita del dvd sarà devoluto a Fhm Italia Onlus di padre Giuseppe Berton e Ro-berto Ravera.

dolinistica modenese è l’ap-profondimento del repertorio per strumenti a pizzico com-posto tra il XIX e il XX secolo in Italia.Il concerto congiunto della Tokyo Mandolino Orchestra con la Piccola Orchestra Mu-tinae Plectri di domenica 4 novembre, ore 18.30, al Teatro San Carlo, il cui programma presenta melodie giapponesi e della tradizione musicale ita-liana e modenese, è dedicato

alle vittime e a quanti stan-no ancora soffrendo per le tragedie sismiche che hanno colpito i due paesi. In questo momento il concerto si riveste di un grande significato uma-no e sociale che supera l’arte stessa perché unisce in un ide-ale abbraccio fraterno nazioni colpite da tragici eventi come il terremoto e lo tsunami.Per info: tel. 333 5958014, www.ottocorde.it, [email protected].

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Questi gli orari di apertura degli uffici:- Modena: tutti i giorni dalle 8.30 alle 13.30, giovedì orario continuato fino alle 16.30.- Carpi: solo su appuntamento, lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30, il martedì dalle 14.30 alle 18.30.- Nonantola: tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.30.- Sassuolo: dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30.Presso al sede di Modena è inoltre possibile compilare la di-chiarazione Isee prendendo appuntamento il mercoledì dalle 8.30 alle 13.30. Per info e contatti: www.aclimodena.it.

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