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LA CITTÁ SCOPRE LARTE DEL NOVECENTO ATTRAVERSO MONUMENTI APERTI2018-2019 stata una cerimonia molto intensa ed entusiasmante quella vissuta dai bambini del- le classi III A (percorso LO SGUARDO CHE CREA, svolto insieme alle Terze della primaria Manzoni 1 ), IV A, IV B, V B, il 29 gennaio 2019, quando il Vicesindaco e Assessore alla cultura, Massimo Maisto, a nome dell’Amministrazione, e il direttore di Teatro Off e co- ordinatore di Monumenti Aperti di Ferrara, Marco Sgarbi, hanno consegnato ad ognuno di loro un attestato di partecipazione alla seconda edizione di Monumenti Aperti 2018, patrocinata dal Comune di Ferrara e coordinata da Immago Mundi Onlus e Fondazione Ferrara Arte, con la collaborazione dell’Associazione Ferrarese Teatro Off. Il festoso evento si è svolto nell’atrio della scuola primaria Alda Costa, lo stesso ambiente da cui era partita la prima tappa di questo affascinante percorso culturale teso alla valo- rizzazione dell’arte e dell’architettura del Novecento, con particolare riferimento alla scuola primaria Alda Costa, intitolata negli anni Trenta al re Umberto I, e agli ex Magaz- zini Generali, attuale Palazzo Savonuzzi. LA SCUOLA UMBERTO I ALDA COSTA i era alla fine dell’anno scolastico 2017-2018, allorché a questi stessi ragazzi, seduti sui gradini dell’atrio, veniva offerta l’opportunità di scoprire le caratteristiche storiche, culturali e architettoniche della scuola da loro frequentata attraverso le pa- role di professionisti ed esperti che, con un linguaggio semplice e coinvolgente, avevano catturato l’attenzione delle future “piccole guide” su argomenti complessi ri- guardanti la città nel periodo fa- scista, gli anni in cui fu realizzato il quadrivio novecentista (Vie Bol- dini, De Pisis, Mentessi e Previati), delimitato nei suoi punti nodali dalla scuola Umberto I, il cinema-teatro Boldini (già Dopolavoro Provinciale), il Museo Civico di Storia Naturale e il Conservatorio di musica Girolamo Frescobaldi. 1 http://scuole.comune.fe.it/3641/attach/aldacosta/docs/lo_sguardo_che_crea.pdf È S

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LLAA CCIITTTTÁÁ SSCCOOPPRREE LL’’AARRTTEE DDEELL NNOOVVEECCEENNTTOO

AATTTTRRAAVVEERRSSOO ““MMOONNUUMMEENNTTII AAPPEERRTTII”” 22001188--22001199

stata una cerimonia molto intensa ed entusiasmante quella vissuta dai bambini del-le classi III A (percorso LO SGUARDO CHE CREA, svolto insieme alle Terze della primaria

Manzoni1), IV A, IV B, V B, il 29 gennaio 2019, quando il Vicesindaco e Assessore alla

cultura, Massimo Maisto, a nome dell’Amministrazione, e il direttore di Teatro Off e co-ordinatore di Monumenti Aperti di Ferrara, Marco Sgarbi, hanno consegnato ad ognuno di loro un attestato di partecipazione alla seconda edizione di Monumenti Aperti 2018,

patrocinata dal Comune di Ferrara e coordinata da Immago Mundi Onlus e Fondazione Ferrara Arte, con la collaborazione dell’Associazione Ferrarese Teatro Off.

Il festoso evento si è svolto nell’atrio della scuola primaria Alda Costa, lo stesso ambiente da cui era partita la prima tappa di questo affascinante percorso culturale teso alla valo-rizzazione dell’arte e dell’architettura del Novecento, con particolare riferimento alla

scuola primaria Alda Costa, intitolata negli anni Trenta al re Umberto I, e agli ex Magaz-zini Generali, attuale Palazzo Savonuzzi.

LA SCUOLA UMBERTO I – ALDA COSTA

i era alla fine dell’anno scolastico 2017-2018, allorché a questi stessi ragazzi, seduti sui gradini dell’atrio, veniva

offerta l’opportunità di scoprire le

caratteristiche storiche, culturali e architettoniche della scuola da

loro frequentata attraverso le pa-role di professionisti ed esperti che, con un linguaggio semplice e

coinvolgente, avevano catturato l’attenzione delle future “piccole

guide” su argomenti complessi ri-guardanti la città nel periodo fa-scista, gli anni in cui fu realizzato

il quadrivio novecentista (Vie Bol-dini, De Pisis, Mentessi e Previati), delimitato nei suoi punti nodali

dalla scuola Umberto I, il cinema-teatro Boldini (già Dopolavoro Provinciale), il Museo Civico di Storia Naturale e il Conservatorio di musica Girolamo Frescobaldi.

1 http://scuole.comune.fe.it/3641/attach/aldacosta/docs/lo_sguardo_che_crea.pdf

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Molto efficaci erano risultate le spiegazioni dell’architetto Martina Bonora, tratte da e-sempi desunti dallo spazio circostante e mirate alla comprensione delle caratteristiche

architettoniche di questi edifici, progettati dall’ingegnere Carlo Savonuzzi secondo le re-gole dello stile razionalista che prediligeva la semplificazione delle forme, come dimostra

l’osservazione della parte esterna della scuola in cui le superfici orizzontali, inquadrate da lunghe liste di pietra arenaria, sono interrotte da quella verticale della torre con le sue scanalature e le due lunghissime aperture protette da un vetro opaco e ben diviso da

segmenti in metallo cromato, mentre un corpo cilindrico lega tra di loro i volumi geome-trici delle rimanenti parti della costruzione.

A) Il progetto della scuola Umberto I di Carlo Savonuzzi; B) disegno contenuto nell’articolo di Aroldo Canella, “Un edificio scolasti-co funzionale”, Rivista di Ferrara, anno I, 1933, n.10, pp. 35-36; C) la scuola Umberto I nel 1933; D) La scuola Alda Costa oggi.

Particolare rilievo era stata data alla figura di Gerolamo Savonuzzi2, l’ingegnere capo del Comune di Ferrara che, insieme al fratello Carlo, negli anni Trenta rivoluzionò il piano

regolatore di questa area, votata alla cultura e al sapere e quindi luogo ideale per «incul-care, diffondere e propagandare le idee del fascismo», aveva evidenziato Anna Quarzi, re-

sponsabile dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, che, dialogando con i bam-bini, si era poi soffermata sul concetto di dittatura e sulle tragiche vicende ad essa colle-gate: a Ferrara, nel 1938, l’applicazione delle leggi razziali costrinse Renzo Ravenna3 a

dimettersi dal ruolo di podestà; il 15 novembre del 1943 si verificò l’eccidio del castello estense, meglio noto come LA LUNGA NOTTE DEL ’43, dal titolo del film di Florestano Van-

2 https://it.wikipedia.org/wiki/Girolamo_Savonuzzi

3 L’avvocato Renzo Ravenna, appartenente ad un’importante famiglia ebraica ferrarese, dal 1926 al 1938 fu il pode-stà di Ferrara.

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cini, tratto da una delle “Cinque storie ferraresi” scritte da Giorgio Bassani. Una lapide, affissa al muretto del castello, ricorda gli 11 uomini, avvocati, commercianti tra i quali

diversi ebrei, notabili, uccisi all’alba di quel tragico giorno. Scorrendo i nomi incisi sul marmo, si legge anche quello di Gerolamo Savonuzzi.

A sinistra: una delle due lapidi affisse al muretto del castello estense; a destra: sagoma di Girolamo Savonuzzi corrispondente a uno dei 10 pannelli (quello dei fratelli Hannau è doppio) della mostra “Per non dimenticare”, realizzata dall'Istituto di Storia Con-temporanea, esposta tutti gli anni in occasione delle celebrazioni del 15 Novembre.

Nelle prigioni di via Piangipane (attuale sede del MEIS), dalle quali erano stati prelevati alcune di queste 11 persone, era rinchiusa anche la maestra Alda Costa, ricordata dalla

Quarzi come donna dalla forte personalità e profondamente convinta delle sue idee so-cialiste e antifasciste, sostenute con fermezza e decisione fino alla morte, avvenuta

all’ospedale di Copparo il 30 aprile 1944. Ne sono una dimostrazione due episodi: il pri-mo risale alla prima guerra mondiale, quando non volle che i suoi alunni assistessero a un film propagandistico inneggiante alla guerra; il secondo avviene nel 1925, in pieno

periodo fascista, quando si rifiutò di fare il saluto romano. Questa sua scelta ebbe come conseguenza la perquisizione dell’abitazione e, il 17 marzo 1926, la sospensione dall’insegnamento e il licenziamento.

«Nella lettera scritta al Sindaco in risposta ai provvedimenti disciplinari adottati nei suoi confronti, sono contenuti i tratti distintivi di Alda Costa, sempre fedele ai propri doveri “di

educatrice, di donna, di cittadi-na italiana”, eseguiti scrupolo-samente “senza mai alcun infin-gimento né del mio pensiero né

della mia azione” – aveva evi-denziato la Quarzi che, a con-clusione del suo intervento, si

era soffermata sul ruolo di que-sta «maestra sorprendentemente moderna nel mettere al centro i propri alunni, ponendo la mas-sima attenzione ai loro problemi e alle necessità di ognuno, spe-cialmente di quelli più poveri il cui rendimento scolastico era

pesantemente condizionato dalle difficili situazioni economiche. “Pane e grammatica” sono dunque le parole che meglio esprimono, da una parte il suo impegno politico e sindacale a favore delle classi sociali più umili (pane), dall’altra (grammatica) il suo metodo didattico, improntato al massimo rigore nell’ambito disciplinare (leggere, scrivere e “far di conto”)».

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Lettera di Alda Costa indirizzata al Sindaco.

Ispezionando l’esterno dell’edificio scolastico, i bambini, guidati da Martina Bonora, si erano poi resi conto dello stile architettonico razionalista della scuola Alda Costa, perfet-tamente inserita nelle volumetrie del quadrivio, elementi che rimandano alla «pittura me-tafisica di Giorgio De Chirico» aveva proposto Giulio Costa, il Direttore Artistico di Teatro Off, suggerendo così un’altra pista d’indagine in previsione del 13 e del 14 0ttobre 2018,

i due giorni in cui gli studenti si sarebbero trasformati in piccole guide competenti ed esperte in grado di attirare l’attenzione dei visitatori; situazione che si era verificata pun-tualmente, in quella sorta di maratona culturale alla scoperta della scuola Umberto I, at-

tuale Alda Costa, inaugurata nel 1933.

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Nel corso dei mesi, infatti, le informazioni acquisite si erano sedimentate, arricchendosi di nuovi spunti, che poi avevano preso forma di animazioni a carattere storico, ruotanti

intorno alle figure dei progettisti, Carlo e Gerolamo Savonuzzi, della maestra Alda Costa, e di altre figure significative sulle quali puntare per la buona riuscita del progetto.

In una delle aule era stata poi allestita la mostra fotografica 1933-2013 OTTANT’ANNI DI VI-

TA PER LA SCUOLA UMBERTO I – ALDA COSTA, una ricostruzione per immagini della storia della scuola, partendo dalla demolizione degli edifici fatiscenti dell’ex ospedale Sant’Anna per

lasciar posto alla nuova edificio scolastico, con le sue aule ampie e luminose, funzionali al loro servizio, secondo le regole proprie del razionalismo, e quindi in grado di accogliere

dai 30 ai 50 alunni ciascuna. Le bambine e i bambini del passato, con le loro divise bianche o nere, i grandi fiocchi annodati al collo o nei capelli, erano diventati il punto di partenza di un asse del tempo

che, dagli anni Trenta, arrivava alla contemporaneità, passando dalle fotografie in bianco e nero a quelle a colori degli anni Ottanta per ritrovare nuova linfa nei cappellini rossi delle giovanissime guide di Monumenti Aperti, a loro volta stupiti per la forza evocativa

del passato, particolarmente evidente in alcuni dei visitatori che si erano riconosciuti nei volti di quegli scolaretti, disposti in file serrate, uno di fianco all’altro, in posa assieme

alle loro maestre dall’aspetto a volte arcigno.

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Dal confronto delle immagini di ieri con quelle scattate il 29 gennaio 2019 si nota che

l’atrio è rimasto pressoché inalterato, mantenendo il sistema decorativo degli anni Trenta con le pietre di diversi colori, disposte in modo da formare un’ampia freccia indirizzata

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verso l’ampio scalone, affiancata da due più piccole orientate in direzione opposta verso le due porte laterali dell’edificio; uno dei tanti elementi decorativi e architettonici di un

patrimonio culturale che, una volta metabolizzato, era stato trasmesso dalle preparate guide con quell’entusiasmo, sicurezza, convinzione, compostezza temperata dalla natu-

rale allegria di bambini, che sanno di avere qualcosa di importante da comunicare a van-taggio di se stessi e di tutta la comunità.

PALAZZO SAVONUZZI – EX MAGAZZINI GENERALI

ltrettanto stimolante era stata l’esperienza degli studenti della classe IV A, che il primo giugno del 2018, erano stati guidati da Antonella Antonellini e dagli architetti

Manfredi Patitucci e Martina Bonora alla scoperta di quella parte della città che si svi-

luppa in prossimità della darsena di San Paolo, dove l’asse orizzontale del fiume si sposa con le linee architettoniche razionaliste di Palazzo Savonuzzi, sede storica dei Magazzini Generali di Ferrara, progettati da Carlo Savonuzzi nel 1940. Anche per loro era iniziata

quella bella avventura che li avrebbe portati a diventare guide esperte in occasione della II edizione di Monumenti aperti.

Accolti da Patitucci, che aveva posto in primo piano l’ambiente naturale della darsena da rigenerare grazie a progetti «irraggianti fiducia, speranza, possibilità di un pensiero nuo-vo, positivo», si erano poi diretti verso la “Nena 179”.

Una volta imbarcati, Antonella Antonellini dell’associazione Fiumana, dopo aver eviden-

ziato lo stretto legame tra la storia di Ferrara e il Po di Volano, ripercorrendone le tappe più significative, aveva raccontato la nascita e lo sviluppo di un’idea, diventata poi real-tà. Era il 2006 quando la barca, acquistata dalla Cooperativa sociale Le Pagine, presso la

quale lei e Georg Sobbe lavoravano in qualità di animatori di spettacoli per ragazzi, fu pronta per il suo primo viaggio fluviale, con il suo carico prezioso di bambini da stupire,

meravigliare, divertire, utilizzando l’argilla e la sabbia del fiume o raccontando storie tramandate da chi quelle acque le conosceva da sempre.

Al momento del suo ritrovamento, avvenuto a Pontelagoscuro, questa imbarcazione, che nella sua prima vita era stata il vaporetto veneziano di linea numero 179, si presentava sguarnita di tutto, compreso il motore e l’elica. Era stato quindi necessario effettuare

importanti interventi di ristrutturazione.

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«Anche gli arredi furono realizzati tenendo conto degli obiettivi che si volevano raggiungere

e così i seggiolini furono disposti in modo tale che i passeggeri potessero ascoltare le storie raccontate, interagendo con il nar-ratore e l’ambiente circostante», aveva precisato Antonella che si era poi soffermata sulla scelta del nome “Nena 179”: 179 era la memoria storica di questa imbarcazione, mentre Nena

corrispondeva al soprannome di Nazarena Casini4, la donna che, ancora adolescente, «era già in grado di muoversi da sola attraverso il fiume, sostituendo il padre, ormai vecchio e mala-to. Fu lui che, oltre ad insegnarle il mestiere, le aveva trasmes-so il patrimonio di conoscenza, di cultura popolare a cui attin-gere nei diversi momenti della vita e soprattutto l’amore per il fiume. A chi le chiedeva perché non si fosse sposata, Nena ri-spondeva che suo marito era il Po e che nessun uomo l’avrebbe resa più felice e libera del grande fiume, del quale conosceva tutti i segreti. Dal movimento delle acque lei riusciva a capire come era il fondale in quel punto, strategia che le permetteva di traghettare le persone da una sponda all’altra con la massima

sicurezza, ma anche di pescare a colpo sicuro in base alle ordinazioni di cefali, anguille, acquadelle, effettuate dai paesani al mattino». Le fotografie, scattate da Marco Caselli Nirmal, che ritraggono Nena in primo piano o sulla sua imbarcazione insieme ai suoi ca-

ni, avevano contribuito a dare fisicità ad un personaggio tipico della cultura popolare.

Con queste immagini si chiudeva la seconda parte della storia di un’imbarcazione, che, dopo aver condotto una vita di routine nel canali della laguna di Venezia, era diventata

un luogo privilegiato di animazione fluviale per aprirsi, nella terza fase, al turismo. A so-stegno della loro intuizione, nel 2009 l’Antonellini e Georg Sobbe, i nuovi proprietari del-

4 Nazarena Casini nacque il 24 settembre 1913 a Salvatonica di Bondeno (FE), dove morì il 5 gennaio 1986.

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la Nena, avevano dato vita all’associazione culturale, sportiva e ricreativa Fiumana con l’intento, tra i tanti, di partecipare attivamente alla rivalorizzazione del fiume.

Tante le iniziative collegate a questo scopo, tra le quali il restauro, già concluso, di due strutture galleggianti e di un’imbarcazione storica, il battello Lupo, utilizzato nella setti-

mana detta “Idropolitana”: il piccolo battello partiva dalla Darsena di San Paolo e attrac-cava in un area attrezzata a “spiaggia”, nelle vicinanze di San Giorgio di Ferrara.

Attenzione e concentrazione erano stati i punti di forza di questo momento speciale gra-

zie al quale fantasia, creatività, ma anche senso di rispetto della cultura popolare pren-devano il sopravvento, lasciando spazio all’ascolto e alla penna per appuntare notizie che sarebbero servite nella fase attuativa della manifestazione Monumenti Aperti.

Molto partecipato era stato anche l’incontro con l’architetto Martina Bonora che, nella grande sala del consorzio Wunderkammer, presso Palazzo Savonuzzi, aveva illustrato lo

stretto legame tra la presenza del fiume e l’evoluzione storica della città di Ferrara, par-tendo dalle origini, passando al medioevo, quindi all’epoca

degli Estensi, della devolu-zione dello Stato Pontificio, dell’Ottocento, per concen-

trare l’attenzione sul periodo in cui Carlo Savonuzzi pro-

gettò, in stile razionalista, i Magazzini Generali nella

darsena di San Paolo, luogo di stoccaggio e di distribuzione delle merci che arrivavano o

partivano dal Po di Volano. All’inizio del nuovo anno scolastico le informazioni acquisite erano state organizzate, ap-

profondite e sviluppate, prendendo la forma di animazioni teatrali, prodotti multimediali, fotografici e cartacei. E così, il 13 ottobre 2018, quando le porte che conducono nella darsena di San Paolo si erano aperte, le giovani guide avevano avvallato le loro spiega-

zioni, utilizzando non solo le piante del piano regolatore di Ciro Contini e di quelle di Ge-

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rolamo Savonuzzi, riguardanti la progettazione del quartiere Giardino e la sua realizza-zione nel secolo XX, ma anche i pannelli della mostra VOLANO BENE COMUNE, allestita nel

2016 e riproposta dai bambini nella sala performativa di Palazzo Savonuzzi.

I presentatori, aiutati dai loro compagni, si erano cimentati nella descrizione dei cinque

moduli in cui l’esposizione era stata suddivisa: la vita sul Volano nella prima metà del Novecento; le attività economiche artigianali e industriali nel periodo compreso tra la se-

conda metà dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento; la costruzione del canale Boicelli e le relative infrastrutture per favorire il polo industriale; lo sviluppo della darse-na di San Paolo negli anni Trenta; il trasporto di mezzi e persone sulle vie d’acqua dai

primi anni del Novecento agli anni Settanta. Altrettanto efficaci erano risultate le slides degli ex Magazzini Generali utilizzate per spiegarne la struttura esterna con «la copertura composta da una volta a botte per ogni campata, il rivestimento con mattoni faccia a vista, la regolarità delle aperture», segni in-confondibili di «un’architettura semplicissima, frutto di un ragionamento funzionale che tiene conto dello scopo per cui erano costruiti».

Elementi confermati dall’osservazione delle parti esterne dell’edificio.

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Per quanto riguarda la darsena e la navigazione fluviale le piste narrative si erano artico-late lungo un percorso che spaziava dalla mitologia (mito di Fetonte) alle attività svolte

dall’associazione Fiumana. Molto particolareggiata era stata la narrazione biografica di Nena, interpretata da una

bambina che si era calata nelle vesti della mitica traghettatrice, la fedele sposa del Po, il cui nome era scritto lì, sul fianco di quella barca ancorata nel Po di Volano in attesa di visitatori che ne sapessero apprezzare le suggestioni, suggerite dal luccichio delle acque

e dalle storie ad esse legate.

Con semplicità, ma con grande forza persuasiva derivata dalla conoscenza, questi bam-

bini erano la conferma di come sia possibile valorizzare il territorio, mettendo in atto le buone pratiche della rigenerazione urbana dal basso, particolarmente significativa in

una parte del territorio alla ricerca della propria identità. Aspetto messo in risalto dal vicesindaco Massimo Maisto, quando il 29 gennaio 2019, in occasione della cerimonia di consegna degli attestati di partecipazione alle giovanissime

guide, si era rivolto ai bambini, che pochi istanti prima avevano ringraziato il Comune per l’opportunità culturale a loro offerta, in questi termini: «È la città che deve ringraziare voi perché avete dimostrato di amarla, raccontando le storie bellissime dei suoi spazi, da quelli più antichi a quelli più recenti».

Il vicesindaco aveva poi allargato lo sguardo all’intero progetto, ponendo in primo piano il

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percorso5 seguito e il numero globale dei visitatori, attestatosi intorno alle 18.000 unità, risultati comprovanti la validità di un’iniziativa da continuare nel tempo.

Desiderio espresso dai bambini che, alla domanda «lo rifacciamo anche l’anno prossimo?», avevano risposto con un convinto sì, dimostrando implicitamente la loro soddisfazione

per un’attività formativa, dove, tutti insieme, si erano dati la mano con l’obiettivo di co-struire “un grande mondo” e un “grande ponte”, parole contenute nella canzone di P. Fort – S. Endrigo, GIROTONDO INTORNO AL MONDO, cantata all’inizio della cerimonia.

Nel loro percorso di studio, gli studenti, guidati dagli insegnanti6 e dai collaboratori di Monumenti Aperti, avevano scoperto anche le contraddizioni del XX secolo particolar-

mente evidenti nel 1938, con la promulgazione e l’applicazione delle leggi razziali contro gli ebrei, a solo quattro anni dall’inaugurazione della scuola Umberto I. Per questo nell’atrio della scuola era stato esposto un volume contenente i registri scola-

stici degli anni Trenta, conservati nell’archivio scolastico, nei quali erano scritti i nomi degli studenti che, frequentando la scuola ebraica di Via Vignatagliata, tutti gli anni do-

vevano sostenere gli esami per accedere alle classi successive presso la scuola Umberto I, come ad esempio Cesare Moisè Finzi o Franco Schönheit, sopravvissuto al campo di Buchenwald.

21 febbraio 1917: gli studenti delle classi IV C e V B della scuola Alda Costa incontrano Cesare Moisè Finzi. A sinistra: il testimone consulta la pagina dei registri dove compare il suo nome ; a destra Finzi indica se stesso in posa insieme ai sui compagni della scuola di via Vignataliata 79.

Sempre in tema di Memoria i bambini avevano eseguito il canto ebraico GAM GAM7, rien-

trante nelle numerose iniziative promosse dall’ICS Alda Costa per celebrare il Giorno del-la Memoria sul cui valore si erano soffermati sia la Dirigente scolastica sia il Vicesinda-co, esortando i ragazzi a coltivarla per evitare che le tragedie del passato non si ripetano

nel presente.

Prima di consegnare gli attestati, Maisto aveva chiesto e ottenuto la promessa che i gio-

vani protagonisti di Monumenti Aperti, da adulti, avrebbero continuato a rispettare il pa-trimonio artistico e culturale della loro città, da proteggere con scelte consapevoli. Sul va-

lore della cittadinanza attiva si era sviluppato anche l’intervento della Dirigente Stefania Musacci che aveva poi condiviso con il Vicesindaco i ringraziamenti ai bambini, ai loro genitori, agli inse-gnanti, allo staff di Monumenti Aperti e a tutte le persone che si erano rese disponibili per la buona riuscita dell’iniziativa patrocinata da Comune e rientrante «nell’ambito di “EnERgie Diffu-se. Emilia-Romagna un patrimonio di culture e umanità”, iniziativa della Regione per celebrare l’Anno Europeo del Patrimonio culturale 2018 e della settimana di promozione della cultura in Emi-lia-Romagna nelle celebrazioni dell’Anno Europeo del Patrimonio culturale 2018.; dei progetti con-

5 La Residenza Municipale, la Sala Arengo, la Sala Estense, la Via Coperta del Castello Estense, il Museo della Cattedrale, il quadrivio di Savo-

nuzzi con il Conservatorio "G. Frescobaldi", Il Museo di Storia Naturale, la Scuola “Alda Costa” e la Sala Boldini, l'Ex Mof, l'Acquedotto Monu-mentale, Palazzo Savonuzzi, il MEIS, il Museo della Risorgimento e della Resistenza e l'apertura straordinaria del Palazzo dell'Aeronautica, di quello delle Poste Centrali, di Casa Minerbi, della Cella del Tasso sono i monumenti aperti il 13-14 ottobre 2018. 6 Sono state coinvolte nel progetto le maestre Milva Boarini, Paola Chiorboli, Gloria Fabbri, Rossella Fantoni, Nicoletta Forlani, Marianna Pelu-

so, Roberta Raiteri, Paola Roveroni 7 Gam Gam è una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23. Il testo viene tradizionalmente

cantato dagli ebrei durante lo Shabbat. La canzone è diventata uno degli "inni" più toccanti del genocidio che riguardò più di un milione e mez-zo di bambini uccisi dai nazisti.

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Cittadini ER 2018/19, intitolato I CUSTODI DELLA MEMORIA STORICA: IL SENSO DELLA LEGALITÀ DALLA

COSTITUZIONE ALL’ERA DIGITALE” e di Erasmus Plus 2017/19 MYSTERY OF HISTORY, in collaborazione con scuole italiane, croate e slovene», come aveva spiegato all’inizio della cerimonia Paola Chior-boli.

Molto partecipata era stata anche la consegna dei diplomi con tanto di stretta di mano e fotografia ufficiale per ogni bambino.

Si era arrivati quasi alla fine di questo festoso andirivieni di “cappellini rossi” che torna-

vano al loro posto, reggendo tra le mani l’attestato, per lasciare il passo agli altri, quando Marco Sgarbi aveva preso la parola per infor-mare i presenti che proprio il giorno prima

Fabrizio Frongia, Presidente dell’Associazione culturale Immago Mundi Onlus, aveva com-piuto gli anni. «Lui abita a Cagliari e quindi sarebbe bello recapitargli gli auguri attraverso un filmato. Che ne dite?», aveva chiesto il co-

ordinatore di Monumenti aperti di Ferrara. La risposta era stata immediata e nel giro di tre

secondi nell’atrio della scuola si era alzato un gioioso augurio di buon compleanno da parte di tutti i bambini, che in questo modo dimo-

stravano la loro amicizia nei confronti di una persona mai conosciuta fisicamente, ma così importante nel percorso formativo di questi paladini della bellezza, nonché difensori della giustizia sociale, espressa attraverso l’interpretazione di figure significative, sulle

quali intessere la storia dei MONUMENTI, APERTI in quel soleggiato weekend di ottobre, speso al servizio della cultura della propria città.

Reportage di