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L’albero del re – città di Gondor dal Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien

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L’albero del re – città di Gondor dal Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien

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Per parlare di evoluzione d’immagine non si può prescin-dere da un discorso più gene-rale, basato sull’ascesa dei mezzi di comunicazione di massa negli ultimi 100 anni. Ciò che prima veniva raffigu-rato, rappresentato attraver-so le nobili arti della pittura, della stampa o, in epoca prei-storica, mediante semplici graffiti, adesso viene letto in una chiave innovativa, visto che nel nostro quotidiano so-no entrati a far parte ele-menti di uso comune come la televisione ed il cinema. Basta questo per far capire come un concetto così puro ed essen-ziale abbia in realtà subito drastici mutamenti nel corso degli anni, pur conservando intatto il significato primo che siamo soliti attribuirgli. Mi viene in mente, e mi piace ricordare, una definizione d’immagine che lessi qualche tempo fa in una didascalia a margine di una mostra d’arte contemporanea, che recitava più o meno così. “L’immagine è un insieme visivo che occupa uno spazio definito, che con-tiene informazioni o rappre-senta qualcosa in modo stati-co, per poterla osservare a piacimento. Ha funzioni prati-che o estetiche”. Ecco, in questa frase c’è un contenuto fedele di quello che l’immagine può significare per ciascuno di noi. Il concetto è applicabile a 360 gradi, per-ché un’immagine è anche quel pensiero che conserviamo ge-losamente tra i nostri ricordi, che modelliamo a piacimento per dare un significato pro-fondo agli spazi del nostro vissuto. In parole povere, cambiano le forme con le quali viene rappresentata la realtà, ma la sostanza rimane intatta. Perché l’immagine, quella che utilizziamo per dare una spie-gazione al nostro mondo, è dentro di noi. Edoardo Ebolito

Trattare, comprendere il significato, il valore ed il potere dell’immagine è abba-stanza complesso, in quanto l’argomento presenta molte ed importanti sfaccetta-ture. L’immagine, a differenza della parola che viene recepita ed elaborata in primo luogo dalla nostra mente, è connotata da una immediatezza di ricezione, in quanto colta dai nostri occhi in modo istantaneo ed improvviso . Arriva pertanto diretta-mente prima alla nostra sfera emotiva, e solo in un secondo momento può essere elaborata dal processo del pensiero. L’immagine viaggia nella nostra vita accompagnando ogni esperienza vissuta nel presente, pronta a riemergere in particolari momenti , con una serie di emozioni spiacevoli o piacevoli, e contribuendo sostanzialmente alla formazione dei nostri ricordi. Così tutta la nostra vita può essere rappresentata da una serie di immagini che abbiamo recepito nel tempo vissuto, come uno scrigno prezioso, che può aprirsi in qualsiasi momento facendoci rivivere le esperienze più importanti della nostra esistenza. Gli attributi dell’immagine le conferiscono un grande potere comunicativo ed edu-cativo; attraverso la comunicazione dell’immagine possiamo introiettare sensazio-ni positive o negative, che influiscono molto sulla formazione della personalità, sui valori e sul nostro comportamento ed atteggiamento emotivo. Sarebbe pertanto essenziale da parte dei mass media, privilegiare la diffusione di immagini positive . L’uso costante invece di immagini negative, violente e crudeli può avere degli ef-fetti devastanti sull’educazione soprattutto nel bambino e nell’adolescente, tra-smettendogli modalità di comportamento e di vita sbagliate e non positive. In tal senso , l’immagine trasmessa attraverso film, prodotti televisivi ed anche quotidiani e/o riviste, nella persona non ancora completamente formata, rappre-senta un riferimento sociale e culturale a cui adeguarsi per acquisire sicurezza, senso di approvazione da parte degli altri e stima di sé. Quotidianamente accade purtroppo che molti adolescenti spesso rischiano di imitare delle azioni anche ne-gative, solo perché vengono assorbite continuamente dai mass media, e presenta-te come un mezzo per accrescere l’importanza e la fama di sé nella società. Questo rischio è oggi ancora più pressante per l’uso sconsiderato, eccessivo e poco controllato che il bambino e/o l’adolescente fanno di alcuni mezzi di comuni-cazione visiva come il computer, internet e la televisione. Un alto valore dell’immagine è quello legato alla creatività, offrendo alla persona la possibilità di esprimere attraverso varie tecniche (fotografia, scenografia, pittura, disegno, ecc.) i propri valori e le emozioni, determinando la costruzione di rapporti con il mondo esterno, con la natura e le persone, come noi li vediamo e li cogliamo a seconda della nostra interiorità. La creatività inoltre si esprime nella capacità di immaginare, elemento fondamen-tale nella vita di una persona, che le permette di sperimentarsi in nuovi progetti, incontri, percorsi da scoprire e seguire, di vivere delle favole e di avere dei sogni.

Dott.ssa Maria Teresa Frattini

L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo.

Albert Einstein

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Il tema di questo numero L’immagine è...L’immagine è... pag. 2

Qualcosa di personale I nostri ricordiI nostri ricordi pag. 4

Scarabocchi di gente Vincent Van GoghVincent Van Gogh pag. 6

Terra mia Il SilmarillionIl Silmarillion pag. 8 L’armonia e la discordanza nella naturaL’armonia e la discordanza nella natura pag. 9

Quelli che… io ci provo Scambio con il CDR ColleferroScambio con il CDR Colleferro pag. 10

Pronto… Collaboriamo? Riprendiamo il filo del racconto:Riprendiamo il filo del racconto: pag. 14 Lo psicoLo psico--cane a cura del Centro Diurno di Albano Lazialecane a cura del Centro Diurno di Albano Laziale Una notte di pesca tra immagini e fantasie Una notte di pesca tra immagini e fantasie pag. 16 a cura della S.R.S.R. Villa Palmaa cura della S.R.S.R. Villa Palma L’angolo dell’incontro pag. 18

Invito alla lettura Le fiabe…Le fiabe… pag. 20

Anno III n. 4 Dicembre 2010

Periodico trimestrale di espressività sociale iscritto al Registro della Stampa e dei Periodici del Tribunale Ordinario di Tivoli con n° 5 del 18/04/08 realizzato dal gruppo operatori-utenti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora Collaboratori: ALTER Cooperativa Sociale a.r.l Centro Diurno Riabilitativo “Volo Libero” di Albano Laziale Struttura Residenziale Socio-Riabilitativa Villa Palma Editore Liberi S.a.s. Ideatore del progetto Dott.ssa M. Teresa Frattini Direttore Edoardo Ebolito Capo-redattore Francesco Cagnoni Coordinatore didattico Francesca Latini Impaginazione e grafica Francesca Latini Mauro Muccioli Responsabili area stampa e distribuzione Arnaldo Prudenzi Area laboratori: Rosa Casaburi Maria Clara Guadagno Disegno: Nadia Crescenzi Lettura: Sara Leo Scrittura digitale: Arnaldo Prudenzi

Pronto… Ci sei???

In rilievo

Intervista su strada

alle mamme

Gallicano nel Lazio

A pagina 18

In rilievo Scambio con il CDR Colleferro ASL Rm G A pagina 10

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e

TRATTO DAL ROMANZO “OLGA”

di Chiara Zocchi

Il telegiornale visto con gli occhi di una bambina ….

“Dopo cena alla TV c’era il tele-giornale, che è una cosa bruttissi-ma, perché quando c’è succedono le disgrazie… Le persone, un sacco di persone, muoiono. Le macchine fanno gli incidenti e i ladri rapina-no le vecchiette e le banche e le case, usano i coltelli, le pistole, le siringhe con su l’aiz... che è una malattia bruttissima… Tutti hanno paura quando c’è il telegiornale. Eppure i grandi lo vogliono vedere. Quando il tele-giornale non c’è su canale cinque, lo fanno su rai uno e quando non c’è lì, lo fanno su rete quattro e quan-do non c’è neanche lì, lo fanno su rete cinquantacinque. I signori che fanno il telegiornale forse sono dei fratelli, perché hanno la faccia quasi uguale. Hanno lo stesso naso. Di solito sono uomi-ni, ma la cosa più brutta è che ci sono anche due o tre donne che lo fanno. Ci sono rimasta malissimo. Dagli uomini me l’aspettavo, ma da una donna mai e poi mai…. Se non lo facessero più, non suc-cederebbe più niente di brutto e i ladri e gli assassini andrebbero in qualche altro paese col telegiorna-le. Si, perché loro, i delinquenti, vogliono andare a tutti i costi alla TV…. Ah, mi sono dimenticata di dire che fanno il telegiornale anche alla radio e poi c’è anche qualcuno che lo ricopia su dei giornali grandissi-mi e senza colori. Ogni signore importante li legge in ascensore, per la strada e sul pulman. Girano tutte le pagine e sbuffano con la faccia serissima. Io li guardo da giù e penso che gli uomini sono proprio proprio stupi-

di. Vogliono essere tristi a tutti i costi.”

Il tema di questo

2

Alcune note sull’immagine e dintorni

Immagine, viene da imago, cioè configurare immagini nella propria mente, ma anche ideare, fingere, supporre. Insomma un bel po’ di cose insieme. Andiamo a vederne alcune più da vicino. Le immagini sono sia dentro la nostra mente, sia nella realtà esterna a noi. A volte, realtà e immagina-zione si confondono (nei sogni); altre addirittura si fondono (nei disturbi psicopatologici). Dalle immagini, interne ed esterne, nascono le idee: le idee possono toc-care la realtà o la fantasia. Noi umani siamo liberi di dire la verità o di fingere e dire il falso. Volontariamente, oppure no. La bugia e il delirio. L’immagine reale e la fantasia allucinatoria. Accettare o negare. Il limite a volte (spesso per quasi tutta la realtà!) è davvero sottile e ci si con-fonde. Siamo veri o siamo falsi? Fantasia o realtà? In questo magico gio-co di specchi, la vita s’insinua tra gli opposti e il bianco a volte diventa nero e viceversa. Immagine e fantasia: il potere della parola, ma non so-lo. La parola come verbo; anzi, Verbo! E il Verbo è arte, qualsiasi forma di arte, forse nasce da un’immagine che spicca il volo e diviene autonoma dalle sue origini. Siamo inventori tutti, di realtà e fantasia insieme. Se la “creazione” non ci prende la mano, saremo liberi. Altrimenti diverremo folli. Anni fa si diceva: l’immaginazione al potere! Ma il potere per fare cosa? Oggi il potere sembra più in grado di castrare che stimolare la fantasia. Intanto teniamo fermi a terra i piedi nella realtà. Poi ci potremo sgan-ciare oltre. Per “impazzire” senza ammalarci, prima dobbiamo essere ab-bastanza sani. Cosa resterà allora di tutto ciò? Forse il sogno, quella cosa strana che accade di notte, quando e dove fantasia e realtà si confondono e diven-tano una sola cosa. Sognare, dormire, morire … così ci ricorda W. Shake-speare nei suoi versi immortali. Così dobbiamo imparare a vivere dentro e intorno alle immagini. Di noi stessi e del mondo intero. Sempre con un pizzico di autoironia! E forse ci salveremo.

Dott. Alberto Sbardella (ASL ROMA B)

Ricordo Fantasia

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Le fotografie possono raggiungere

l’eternità attraverso il momento.

Henri Cartier-Bresson

E’ un’illu

sione ch

e le fot

o si fac

ciano

con la m

acchina,

si fanno

con gli

oc-

chi, con

il cuore

, con la

testa.

Henri Car

tier-Br

esson

3

Io perce-pisco molti tipi di im-magine. In

genere sono immagini tra il chia-ro e lo scuro, dove si alternano visioni di gioia, di tranquillità, di paura, dispiacere o piacere. Spesso mi sento impaurito anche dalle cose più banali o da fatti non ancora avvenuti. In genere amo mirare la natura, come il

L’opinione di L’opinione di AlfredoAlfredo::

buio, il tormento oppure il sole come adesso in autunno, ma tut-to questo è compromesso dal modo in cui deformo ciò che ve-do con le mie immagini interne cupe e distorte, anche se spesso sono anche di contentezza e di piacere. Io vedo ed osservo va-rie immagini , ma sono sempre di paura e di smarrimento ed in genere solo qualche volta di se-renità apparente.

L’immagine si percepi-sce con la vista e poi

si modifica nella tua mente. L’immaginazione permette di esprimere lo scorrere della tua vita… Una cosa che ti piace tan-to, i sogni che fai durante la notte, un’ azione che svolgi du-rante il giorno, i consigli che ti danno i genitori , delle risposte

L’opinione di L’opinione di CarloCarlo::

che ti da un amico , una partita a carte a scala 40, dei sogni cat-tivi che ti vengono in mente , una ragazza che conosci e l’immagini quando non c’è e quando le stai vicino, un dipinto di cose che non ci sono più, una mancanza di fiducia, una strana giornata triste fra te ed una ragazza sola, dei fiori che sono al cimite-ro per un defunto che amavi tan-to , dei libri che leggi .

L’immagine per me è la diffe-r e n z a

dell’immaginazione o della fanta-sia, la visione mentale, reale o virtuale di qualche cosa che già in precedenza esiste e ricopre una qualche importanza nel vis-suto personale di un individuo. Di immagini sono fatti quindi gli orientamenti spaziali senza i quali noi in assenza dell’uso della vista non potremmo muoverci. Altra forma di immagine a me peraltro molto cara é il sogno che rappresenta un ricordo di elementi assemblati nel nostro

L’opinione di L’opinione di MarioMario::

vissuto passato. Attraverso l’ immaginazione si possono rac-contare storie fantastiche non basate sulla realtà anche se han-no un portamento reale nei vari pezzi di un mosaico soggetto alla nostra emotività, che può conte-nere desideri, paure, angosce, nostalgie ed altro. L’immagine ci serve anche a comunicare , a ricordare e a distinguere un cer-to viso, una determinata e-spressione, a distinguerla magari da un'altra. Come non pensare al linguaggio dei sordomuti che si basa principalmente sui gesti e le espressioni mimico facciali?

Comunicazione

Realtà Dalla Residenza Rosaurora

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e

Storie di vita dei ragazzi percorrono le pagine di questa rubrica, concepita come spazio confi-denziale, ma non privato, di verità. Si siedono nell’atrio e hanno voglia di racconta-re: alcuni comin-ciano a parlare, al-tri preferiscono scrivere. Si guardano, si confrontano, si narrano: si lascia-no finalmente es-sere protagonisti indiscussi. È la loro storia a parlare: i loro toni sono pacati, la lu-cidità del discorso pregnante, lo sguardo si fa serio. La penna registra e la carta assorbe le emozioni dei lo-ro vissuti, raccon-tati ai lettori con sconcertante sin-

cerità.

Qualcosa di personale I ricordi sono le tracce indelebili

del nostro percorso di vita ed esprimono intense emozioni

4

Dalla Residenza Rosaurora

Un bellissimo regaloUn bellissimo regalo L’immagine legata ad un mio ricordo mi vede adolescente, dieci o undici anni. Era una giornata un po’ burrascosa, piovigginava e mia madre mi comprò dei pattini, cosa che mi fece sentire molto contenta e felice…. era stata una bella sorpresa. L’ immagine di questo ricordo, riguarda anche mia sorella che partecipò al regalo e mi insegnò ad andare sui pattini a rotelle. Questa immagine è molto bella perché mi ricorda un dono che ancora oggi mi torna alla mente.

-Antonella-

Il mio primo esameIl mio primo esame Un ricordo che non dimenticherò mai perché mi è rimasto impresso nella mente in modo irremovibile è quello che ho provato durante tutto il primo esame di storia romana dove ero più che fiducioso sul suo esito finale. Ricordo perfettamente che durante l’esame ero nervoso e teso e non riuscivo inizialmente ad esporre gli argomenti richie-sti. Dopo invece, anche grazie alla simpatia che il pro-fessore nutriva per me, risposi a tutte le domande e fui promosso con un buon punteggio. Tornai dall’Università incredulo ed emozionato, convinto che avevo vinto una battaglia di vita.

-Alfredo-

-Arnaldo-

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Il mio lavoroIl mio lavoro Un ‘immagine che mi fece stare bene tanti anni fa, è sta-ta il treno che prendevo tutte le mattine per andare al lavoro in una azienda del consorzio di Ciampino. Era un’immagine che mi affascinava, ogni volta che lo vedevo arrivare alla stazione della località dove abitavo, quando ringraziavo quel treno perché mi portava ad un lavoro che mi piaceva. Con gioia lo riprendevo il pomeriggio, quando la sera lo lasciavo ne avevo nostalgia.

-Arnaldo-

Una gita a BerlinoUna gita a Berlino L’immagine che mi fa star bene di più è quella di quando sono stato a Berlino nel lontano 1982, dopo che l’Italia aveva vinto i mondiali di calcio. Stavo con due amici Leo e Giancarlo, quest’ultimo ancora lo frequento e siamo anda-ti a vedere il Muro; non era tanto alto, tappezzato di scritte e di murales, case d’intorno con mura ancora con i segni della guerra: muri mitragliati a monito per i posteri. Dinanzi al muro ricordo che ho inciampato e battuto il ginocchio. Va a sapere che dopo circa 17 anni sarebbe crollato per davvero. Ricordo l’immagine di Berlino Est, quando siamo saliti su una scala qui all’ovest e abbiamo visto le strade larghe e semi deserte, spoglie di luci ed insegne, della città orientale, che mi sono rimaste im-presse perché di plastica. Ricordo pure il nostro arrivo col treno in città, il muro circondava tutto il settore oc-cidentale, aveva torrette di guardia con i soldati dell’est appostati con mitragliatrici. Era una città surreale e par-ticolare, vorrei potervi ritornare per vedere come è a-desso.

-Mario-

La musicaLa musica Il ricordo che mi ha fatto sentire bene è quando mia non-na nel 1966 mi comprò per il mio compleanno un mangiadi-schi e 3 o 4 dischi a 45 giri. Era di colore verde e per me era bellissimo. Mi faceva sentire più grande e contento. Oppure quando andavo a ballare al “Fantasma” una sa-letta da ballo in via Appia con gli amici e mio fratello che spesso non lo facevano entrare perché non aveva 16 an-ni . La musica è molto importante per me e ne ho un bel ricordo. Anche qui in comunità la ascolto spesso.

-Sandro-

-Antonella-

-Mario-

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Pittore olandese, figlio di un pastore protestante, ha un'infanzia infelice e tormentata, e dopo un'e-sperienza come impiegato alla galleria d'arte "Goupil" si dedica all'attività di apostolato evange-lico presso i minatori olandesi. In quest'ambiente poverissimo nascono i primi di-segni e i primi dipinti, caratterizzati da colori mol-to cupi. Da questa esperienza van Gogh prende coscienza della sua vocazione alla pittura scegliendo di rap-presentare la vita e le condizioni umane dei lavora-tori più umili. Dedicatosi esclusivamente alla pittura, nel 1886 si

trasferisce a Parigi ospitato dal fratello Theo che lo aiuterà per tutta la vita. Si impadronisce subito della innovazione dell'impressionismo, ormai affer-mato. Nel 1888 va ad Arles, nel sud della Francia e rimane attratto dalla luce e dai colori di questa terra. Qui inizia in solitudine una febbrile attività che lo porterà ad una pittura che rivelava il suo stato d’animo e metteva a nudo il suo male di vivere. . Scrive Van Gogh:«le emozioni sono talvolta così forti che le pennellate si susseguono senza fine». Non deve sorprendere il fatto che quest'uomo, mentalmente instabile e spesso soggetto a violente crisi nervose, abbia cercato di esorcizzare i suoi demoni proiettandoli nell'arte. L'incomprensione sofferta durante tutta la vita, le difficoltà economiche, la malattia, lo indussero al suicidio.

e

“Scarabocchi di gente” è lo spa-zio della creati-vità. Vari i soggetti, molteplici i mezzi ma unico il fine: l’espressione. Protagonista in-discussa è l’esperienza e-stetica, fatta non di canoni e di criteri accade-mici ma di libe-ra e incondizio-nata espressivi-tà. L’Io non si improvvisa arti-sta, perché in verità è sempre stato tale. La ru-brica offre però l’occasione per manifestarlo.

6

Vincent Van Gogh

La notte stellata trasmette la bellezza della notte con la luna e le stelle…. una miriade di colori accesi e luminosi.

Sandro Un paesaggio di notte con la luce della luna. In evidenza sono le stelle e il pino silvestre che sta in primo piano per evidenziare che si tratta di un paesaggio del nord Europa. Le strane figure bian-che a forma di ciclone nel cielo potrebbero essere aurore boreali. Mi trasmette tutta la quiete della notte.

Mario la notte stellata è ritratta con la luna e lucciole stellate e grandi nubi. Infonde una santità genui-na, gioia e serenità.

Antonella

Caffè di notte

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John Lennon

Imagine Immagina che non ci sia nes-sun paradiso È facile se ci provi Nessun inferno sotto di noi Sopra di noi solo cielo azzur-ro Immagina tutti quanti Vivere solo per oggi… Immagina che non ci siano nazioni Non è difficile da fare Niente per cui uccidere o mo-rire E nessuna religione Immagina tutti quanti Vivere la vita in pace… Potresti dire che sono un so-gnatore ma non sono l’unico spero che un giorno ci rag-giungerai ed il mondo sarà un'unica cosa Immagina nessuna possessio-ne Mi chiedo se puoi farlo Nessun bisogno di avarizia o fame Una fratellanza di uomini Immagina tutti quanti Condividersi il mondo… Potresti dire che sono un so-gnatore ma non sono l’unico spero che un giorno ci rag-giungerai ed il mondo sarà un'unica cosa

Esprime con i colori gialli e un celeste come sfon-do un messaggio di speranza perché i colori sono chiari.

Marco Esprimono l’immagine della gioventù, miriade del primo stupendo fiore della vita.

Antonella E’ un dipinto che rappresenta l’apertura di animo e di mente dell’autore che è portato verso la na-tura e le sue ampie proporzioni. Mi da’ il senso della libertà.

Arnaldo

Trasmette un senso di cupezza perché la luce è molto fioca, sem-bra illuminata solo dalla lampada ad olio che sta al centro. Un dipin-to sulla estrema miseria della vita dei proletari di quel periodo.

Mario E’ un dipinto che attesta la care-stia di minatori che guadagnavano poco e addirittura quasi niente, mangiavano per questo patate e basta. Era la miseria dei ceti più bassi. La povertà più schietta.

Arnaldo

Un paio di scarpe di un operaio, che le indossa, dopo un lungo lavo-ro. C’è il suo riposo e forse un giorno, dopo tanta fatica, queste povere scarpe saranno buttate via.

Antonella Rappresenta il cammino della vita dell’uomo. Le scarpe ci accompa-gnano e fanno parte strettamente di noi stessi.

Arnaldo

I mangiatori di patate

I girasoli

Autoritratto

Scarpe

L’autorittrato è bello e misterioso … esprime tristez-za , l’inverno che si avvicina.

Marisa L’autoritratto di Vincent Van Gogh è un viso triste … sembra pensieroso con la sua barba trasmette tanta tenerezza e malinconia, è anche molto poetico.

Sandro Esprime sicuramente ciò che sentiva e ,ciò che prova-va anche a contatto con la gente. L’espressione è te-sa, con occhi fissi e fa trasparire il suo stato di povertà e di debolezza mentale.

Arnaldo

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Nel principio esisteva Eru, l’Uno, che nella lingua elfica è detto Ilùvatar. Egli creò gli Ainur dalla propria mente, che intonara-no una Grande Musica al suo cospetto. Alcuni cantavano ed altri stavano ad ascoltare, ma già solo ascoltando pervenivano a una comprensione più profonda, e s’accrescevano l’unisono e l’armonia. In tale musica il mondo ebbe inizio poiché Ilùvatar rese visibile il canto agli Ainur e costoro lo videro quale una luce nell’oscurità. E molti di loro si innamo-

rarono della sua bellezza e della sua vicenda che videro cominciare a svolgersi come in visione. Coloro che lo desideravano entrarono nel Mondo e loro compito fu di completarlo e con le loro fatiche attuare la visione che avevano scorto. Fu fatto poi il regno della terra… essi as-sunsero abito terrestre e in essa scesero e vi dimorarono. Nel cuore di uno di loro chiamato Melkor sorse l’idea di inserire trovate frutto della propria immaginazione, che non erano in accordo con il te-ma musicale di Ilùvatar, ed egli con ciò intendeva accrescere la potenza e la gloria della parte assegnatagli. Spesso se n’era andato da solo nei luoghi vuoti alla ricerca della Fiamma Imperitura, poiché grande era in lui il desiderio di porre in essere cose sue proprie. Ma il Fuoco non l’aveva trovato poiché esso era con Ilùvatar. Standose-ne solo aveva però preso a concepire pensieri diversi da quelli dei suoi fratelli. Alcuni di questi pensieri li contessé nella sua musica e attorno a lui subito fu discordanza e molti che vicino a lui cantavano si scorag-giarono, il loro pensiero fu deviato, la loro musica si fece incerta. Al tri però la intonarono e la dissonanza si diffuse e le melodie che prima si erano udite naufragarono in un mare di suoni turbolenti. Così iniziò la prima guerra prima che il regno della terra fosse ultimato. Melkor fu soprannominato lo Scuro Nemico del Mondo, volgeva i suoi poteri a perfidi scopi e sperperava la sua forza in atti di violenza e ti-rannide, riempiendo di paura tutte le creature viventi. Tra i suoi servi il massimo era Sauron, ovvero il Crudele, che seguendo il fantasma della sua malizia seguì un rovinoso sentiero che lo trasse giù nel Vuoto.

Ancor prima di esprimere l’amore e il rispetto per ciò che ci circonda e per ciò che quotidianamente viviamo, dovremmo essere in grado di osservare nel cuore delle cose per scoprire l’aspetto insolito, poco noto o dato per scontato. Questa rubrica è non solo spazio dedicato alla natura e alle sue creature ma è invito ad osservare, ad ap-prezzare e a ri-flettere sul valo-re della sua esistenza

8

IL SILMARILLION JOHN RONALD REUEL TOLKIEN

(Opera iniziata nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte. Rappresenta il tronco da cui si sono di-ramate tutte le sue successive opere narrative)

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L’armonia e la discordanza nella natura ci rappresentano le azioni positive e negative dell’uomo.

L’armonia Carlo : La montagna perché si respira aria fresca e dà un grande senso di pace e mi fa pensare alla trasparenza ed alla condivisione nei rapporti con le persone. Marco : La luce del sole perché dà gioia ed offre la speranza, ed il coraggio di credere nella resurrezione dell’anima e nella rinascita positiva degli eventi. Arnaldo : Il bosco, dove la vita si svolge secondo la natura delle cose, un luogo lontano dal trambusto cittadino, come un prezioso rifugio che corrisponde all’importanza di cercare dentro noi stessi il coraggio, la speranza e la gioia. Monica : La montagna e la collina piena di fiori, che mi fanno sentire tranquilla e mi spingono a ricercare la gioia dentro me stessa. La discordanza Carlo : Il mare agitato, che rappresenta la violenza , la minaccia, la sfiducia ed il senso di smarrimento che proviamo di fronte a cose più grandi di noi che non riusciamo a controllare. Marco : Il fuoco che distrugge e corrisponde a chi per scopi propri egoistici porta distruzione e morte al suo prossimo, come nella guerra. Arnaldo : Le campagne ed i casolari abbandonati che rappresentano la mancanza di cura che provoca tristezza Monica : La città, la moltitudine di persone e di cose, dove abbiamo tante scelte, ma nello stesso tempo ci sentiamo meno sicuri e più minacciati perché i rapporti e la comunicazione con gli altri sono più superficiali.

Dalla Residenza Rosaurora

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e

Quelli che… ...Io ci provo!

Imparare a farsi un’idea propria e divulgarla; imparare a fare, creare, inventare; a provare anche senza averlo mai fatto; imparare a ricono-scere nel prodotto la propria espressione; imparare a misu-rarsi e a mettersi in gioco; sempre e co-munque avere la vo-glia di imparare. “Quelli che...io ci provo” è lo spazio del confronto, della prova, dell’esercizio e soprattutto della relazione tra l’Io e il Mondo, quel mondo che sempre di più appa-re distante e poco vivibile. Questa rubrica vuo-le offrire un pretesto per essere attivi in esso, un modo per essere “dentro” indipendentemente

dallo stru-mento di espressione

NOVEMBRE 2010 INIZIA UNA NUOVA E PREZIOSA

COLLABORAZIONE CON IL CENTRO DIURNO DI COLLEFERRO

A.S.L. ROMA G La nostra residenza socio-riabilitativa “Rosaurora” ed il Centro Diurno della A.S.L. ROMA G di Colleferro, strutture entrambe rivolte al disagio mentale, hanno iniziato una importante colla-borazione che vedrà impegnato un gruppo integrato di 10 utenti per ben 8 mesi a partire dal mese di novembre, con incontri settimanali. Lo scambio ha come obiettivo primario quello di promuovere la socializzazione, il confronto e la centralità dell’utente nell’ambito di un laboratorio di pittura e disegno, già attivo presso il Centro Diurno di Colleferro , che ha prodotto bellissi-me opere grazie al talento ed impegno dei propri operatori ed utenti. La collaborazione ha la finalità di produrre opere sia di gruppo che individuali con l’utilizzo di varie tecniche che saranno espo-ste in occasione della giornata di premiazione del Concorso Let-terario “Graphein” II edizione, promosso dalla Struttura Ro-saurora e di elaborare alcuni disegni monotematici da utilizzare per una eventuale pubblicazione delle opere presentate nella prima edizione del concorso che si è conclusa il 25 giugno 2010. Siamo tutti molto emozionati di questa nuova ed importante e-sperienza che offre a tutti noi l’opportunità di conoscerci, a-scoltarci e comprenderci e di esprimere la nostra creatività . Un ringraziamento particolare alla Coordinatrice del Centro Diurno di Colleferro, Dott.ssa Assuntina De Castris, che non ha esitato ad accoglierci ed a capire il valore di questo scambio sociale.

Dott.ssa Maria Teresa Frattini

Dal buongiorno si vede il mattino… Ammiriamo alcuni quadri realizzati dagli utenti del C.D.R. di

Colleferro

10 Sull’onda di Matisse

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Collettivo sezionato

Ritratto di Roberto Benigni

Il pastore

Dalla Residenza Rosaurora

Dal diario di bordo del laboratorio “Nel mese di novembre abbiamo avuto il primo incontro con il Centro Diurno di Colleferro . La prima giornata è stata dedicata alle presentazioni, a defi-nire insieme gli obiettivi di questo scambio e collaborazione. La mattinata è stata allietata anche da pasticcini e dolcetti. In seguito ci siamo incontrati tutti i mercoledi mattina . Noi ci siamo trovati molto bene. I ragazzi del centro sono tutti molto simpatici e bravi ed abbiamo stabilito subito un buon rapporto. Nel laboratorio siamo seguiti da un operatore del centro di-urno , bravissimo, che dopo aver verificato le nostre abilità,

ha iniziato ad insegnarci delle tecniche di disegno . L’operatore della Residenza Rosaurora che ci ac-compagna, è una psicologa, che ci aiuta a capire la motivazione della scelta dei disegni, dei colori, e ad entrare in relazione con gli altri. Le prime settimane sono state tutte dedicate a sperimentare le nostre capacità attraverso la pro-duzione di alcuni disegni, diciamo di prova… Recentemente abbiamo deciso di realizzare dei disegni con un tema specifico , eseguiti individual-mente od in gruppo. Abbiamo anche definito i temi da sviluppare in di-segni destinati alla pubblicazione delle opere del

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Quelli che… ...Io ci provo!

Astrattismo figurativo

Natura morta

Concorso Letterario Graphein I Edizione, pubblicazione che speriamo di realizzare. Le opere presentate al concorso toccavano temi molto impor-tanti come : l’amore, la famiglia, l’amicizia, la solitudine, il dolore, i valori e le emozioni. Dopo le feste di Natale cominceremo la nostra produzione di disegni… siamo molto contenti ed entusiasti di questo proget-to.” Commentiamo i quadri del Centro Diurno di Colleferro… La prima cosa che ci ha colpito, entrando nel Centro diurno sono state le pareti bianche tappezzate di dipinti fatte dai

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Concorso Letterario Graphein – Scrittura in frammenti Promotore : Struttura Residenziale Socio-Riabilitativa “Rosaurora”

Via Mainello n. 10 – 00010 Gallicano nel Lazio (RM)

L’idea di fare un concorso letterario nasce nel gruppo operatori-utenti del nostro laboratorio giornale, dopo un lavoro quinquennale dedicato alla let-tura e scrittura. Il concorso si rivolge a strutture diurne e residenziali psichiatriche di alcune A.A.S.S.L.L. del Lazio. La prima edizione si conclude a giugno 2010, con la presentazione di 50 o-pere, suddivise in due sezioni (prosa e poesia). La premiazione si svolge presso il Teatro Comunale Caesar del Comune di San Vito Romano, che ci accoglie con entusiasmo. Vengono assegnati tre premi e due nominations per ciascuna sezione.

A settembre 2010 viene promossa la II Edizione del Concorso Letterario con l’alto patrocinio della Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicosocioterapeutiche (FENASCOP), con il coinvolgimento di circa 30 strutture psichiatriche sia diurne che residenziali. La giornata di premiazione è prevista per ottobre 2011.

La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.

Leonardo da Vinci

Esplosione di colori

Blu con sabbia

ragazzi del centro. Ci sono quadri astratti fatti con tec-n i che part i co l ar i , che sono un’esplosione di colori e di creatività… sono veramente molto belli. Altri dipinti invece ritraggono perso-naggi o nature morte e sono anch’essi eseguiti con molta cura e precisione. Questi dipinti ci stimolano ancora di più a partecipare a questo scambio, nella speranza di fare un buon lavoro…

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Pronto… Collaboriamo?

e

Lettere, messag-gi, dediche, disegni: tanti modi per conoscersi, per raccontarsi, per parlare di sé… … perché fondamentale è la relazione interpersonale, lo scambio e l’apertura all’altro. Questo è lo spazio dedicato all’amicizia in tutte le sue forme, reali, virtuali e poten-ziali, per non sentirsi mai soli, condividendo, attraverso il piacere della scrittura e della lettura, pensieri, emozioni e ricordi… che dopotutto appartengono

ad ognu-no di noi!

Dall’incontro con il Centro Diurno “Volo Libero” di Albano Laziale(RM) è nata un’amicizia………….

Riprendiamo il filo del racconto…Riprendiamo il filo del racconto… Rubrica a cura del Centro Diurno “Volo Libero” di Albano Laziale.Rubrica a cura del Centro Diurno “Volo Libero” di Albano Laziale.

Istanbul Rex Qualche giorno dopo facemmo tappa a Istanbul, ricca capitale dell’oriente asiatico. Visitammo il quartiere Galata con la sua torre e il ponte. L’apoteosi si raggiunge al Gran Bazaar, enorme mercato pieno di negozi che vendono di tutto: dall’oro, ai tappeti, alle spezie, abiti e pella-me, strumenti musicali, etc.; in questo variopinto mercato io e Fabio con-sumammo un pasto a base di pesce e cus cus; io mi divertii un mondo a scodinzolare ai pittoreschi venditori. Il secondo giorno a Istanbul visitammo il Museo Archeologico. Pranzam-mo in un elegante caffè del centro dove mangiai abbondantemente boc-concini di carne, mentre il mio padrone ordinò lahmacun, frittelle ripiene dette gözleme e per finire kebab a base di carne arrosto. Il pomeriggio lo passammo a visitare le innumerevoli moschee della città. Durante uno dei nostri vagabondaggi incontrai Nebbia e rivolgendomi a lui dissi: <<Come ti va la vita caro Nebbia?>> Nebbia: <<Poco fa ho visitato con il mio padrone la città e sono rimasto molto contento perché l’ho trovata molto bella, dal clima caldo, e la cosa che mi è piaciuta di più è stata la Basilica di Santa Sofia; del resto godo di ottima salute… e tu?>> Rex: <<Io ho mangiato con il mio padrone al Pandeli, uno dei ristoranti più vecchi di Istanbul, dove ho consumato un pasto a base di börek alle me-lanzane, piatto per cui il locale è famoso, e di kağitta levrek, cioè bran-zino cotto in carta cerata>>. Nebbia: <<Anch’io ho mangiato piatti tipici di Istanbul però non ne ricor-do bene il nome. Ora andremo a fare una passeggiata sotto i portici del Bosforo e poi visiteremo i giardini del Museo Archeologico; ti consiglio di venire con me ma chissà se i nostri padroni si metteranno d’accordo in tal senso, altrimenti dovremo lasciarci e salutarci qui; ma… fa una cosa, tira il guinzaglio e vedi se il tuo padrone è tanto sveglio da capire le tue intenzioni>>. Rex: <<Ci provo… ma ecco che arrivano gli altri cani; quindi erano già d’accordo per una passeggiata tutti insieme; bè, meglio così, allora si va>>. Ci avviammo tutti a passeggiare per Istanbul, dopodiché prenotammo delle stanze all’Hotel Pera Palas, e che Hotel!! In tutto il mondo esistono alberghi avvolti da un’aurea leggendaria e uno di questi, forse tra i più famosi, è proprio il Pera Palas. L’Hotel non è molto cambiato da quando aprì nel 1892 per offrire ristoro ai passeggeri dell’Orient Express e da allora continua ad evocare immagini di inservienti in uniforme. Tra gli ospiti che hanno accresciuto la reputazione dell’Hotel spiccano: Mata Hari, Greta Garbo, Jackie Onassis, Josephine Baker, Agatha Cristie e Atatük. Si possono visitare anche le stanze che tali personaggi hanno occupato al loro tempo, anzi, alcune stanze portando proprio il loro no-me; insomma… è tutto molto suggestivo. Che altro dire, ah, sì, in questa occasione ho potuto notare che il mio padrone è davvero un buon gustaio, ha mangiato nei più prestigiosi risto-ranti di Istanbul ordinando piatti tipici del posto… ed è anche un buon

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Lo psico-cane Racconto a puntate a cura dei ragazzi del

Centro Diurno

camminatore; ha girato in lungo e in largo la città. Però ho potuto notare pure una sua certa fissazione per le malattie, infatti, non sopportava né il caldo né i cibi troppo piccanti (che il calore lo emanano dall’interno); era contrariato dal caldo perché possibile causa di insolazioni e dai cibi piccanti perché causa di malattie di natura gastrointestinale. Queste paure sono determinate da un’infanzia difficile e dalla naturale tendenza insita nell’essere umano a essere scettico nei confronti di tutto ciò che è nuovo e insolito. Iraclion Iraclion dal punto di vista di Spank Iraclion, un’isola della Grecia, era bellissima, con un mare stupenda; si poteva mangiare pesce freschissimo e buonissimo. Katia pagò profumatamente bagnini e guardia costiere affinché io potessi restare vicino a lei sulla spiaggia. Attiravo l’attenzione di tutti su di me facendo in acqua esercizi di ginnastica spettacolari. Il giorno dopo lo sbarco, mentre camminavano lungo le vie della città, incontrai una cagnetta di nome Diva. Era la cagnolina di un famoso regista francese. Io mi invaghii di questa cagnolina e, visto che in quel periodo mi ero molto addolcito, non ringhiavo e non mordevo quasi più. Katia, guardando me, capì quanto fosse bello amare ed essere amati, per cui anche lei si fidanzò, proprio con il famoso regista che accettò di salire sulla nostra nave e di proseguire la crociera insieme a noi. Una volta terminata la crociera le due nuove storia d’amore ebbero un seguito e da Mary e il regista nacque-ro cinque bei cagnolini. Da quel giorno vivemmo tutti felici e contenti, ma questa è un’altra storia e dovremo proiettarci un po’ più in là nel tempo. Se i miei amici non mi tacceranno di eccessivo egocentrismo, forse vi offrirò ulteriori dettagli in un secondo momento. O forse è meglio lasciare che il the end coincida con il “vissero felici e contenti” perché chissà, a voler approfondire troppo magari poi saltano fuori i rospi. Verso il finale con Mary Navigando sulla nave dell’immaginazione ci siamo imbattuti in situazioni pericolose e abbiamo fatto incontri incredibili nelle isole, nelle città e sui pianeti. Abbiamo provato a vivere, attraverso gli amici a quattro zam-pe, nella Cinocittà scoprendo con loro le responsabilità connesse al vivere da soli, anche quella di procurarsi il cibo. Abbiamo letto le fantastiche storie del Piccolo Principe e viaggiato con la fantasia anche nello spazio siderale… ma la possibilità di sopravvivenza psichica su uno dei pianeti del nostro sistema solare è remota sia per gli umani che per i cani. I lunghi viaggi servono per rompere le abitudini e per mettersi alla prova; bello alla fine ritrovarsi a casa e riguardare gli ambienti, i mobili, i quadri e i libri. Le stanze sembrano più ampie e le luci più accoglienti; an-che il silenzio è diverso e la radiolina sempre lì, al posto suo. L’accendo e misteriosamente parte forte una musica che sembra Mozart: la spinetta così agile lascia spazio ai violini e al contrabasso… anche l’autore ha avuto un’esistenza piena di sensazioni in cui la fantasia viaggiava veloce proprio come è accaduto a noi! In realtà, dopo la grande peregrinazione in giro per il mondo e per lo spazio, non vorremmo segnare una fine improvvisa di tutta la storia; non ci piace sapere che tutto finisce improvvisamente! In fin dei conti, mentre noi continueremo la nostra vita nel Centro Diurno e con il nostro presente, ci dà sollievo sapere che i nostri cani sono lì, nel nostro mondo immaginario, e che, se ne avremo bisogno, in futuro potremo sempre rivolgerci a loro, anche se per poco… Alla fine ci fa piacere sapere che le storie continueranno su più binari. Ci dà conforto sapere che ci sono molte realtà o più realtà oltre alle nostre. Nei momenti difficili si può essere anche fortificati nel partecipare ai racconti, che ci appartengano o me-no, che siano fantastici o realistici; ci fa sentire parte di un piccolo ingranaggio di una grande macchina del destino. E così il presente è adesso, è il nostro passato ed è anche il futuro più vicino. Continueremo a farci le nostre passeggiatine e a fare anche altre amicizie. Guarderemo sempre i cartoni animati in tv e mandere-mo i nostri hamburger, i loro wurstell… Ci siamo salutati ma non è un addio… Forse scriveremo ancora delle storie fantastiche per dare vita alla nostra creatività e ai nostri desideri e, i nostri cani, saranno lì ad aspettarci… nel nostro caso, in questo modo, il presente si arricchisce di possibilità. -FINE- 15

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Pronto… Collaboriamo?

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Lettere, messag-gi, dediche, disegni: tanti modi per conoscersi, per raccontarsi, per parlare di sé… … perché fondamentale è la relazione interpersonale, lo scambio e l’apertura all’altro. Questo è lo spazio dedicato all’amicizia in tutte le sue forme, reali, virtuali e poten-ziali, per non sentirsi mai soli, condividendo, attraverso il piacere della scrittura e della lettura, pensieri, emozioni e ricordi… che dopotutto appartengono

ad ognu-no di noi!

Continua la nostra amicizia e collaborazione con Continua la nostra amicizia e collaborazione con la S.R.S.R. “Villa Palma”la S.R.S.R. “Villa Palma”

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Prima di tutto presentiamo la struttura… “Villa Palma” , gestita dalla Servizi Intercomunali S.p.A., è una Struttura Residenziale Socio-Riabilitativa , nata nell’anno 2000. La struttura è posizionata nel quartiere romano della Borghesiana lungo la Via Casilina. Ospita un totale di 8 persone con disagio psichico . Modello teorico di intervento Il modello di intervento comunitario è dinamico, ha cioè l’obiettivo di intervenire sulla personalità dell’ospite in modo da stimolare la ripresa di un percorso di crescita e permettere l’elaborazione di significati nuo-vi della sua condizione con un atteggiamento di apertura ai diversi orien-tamenti scientifici e culturali contemporanei. Si configurano così almeno 4 livelli di intervento : individuale, familiare, sociale ed istituzionale. Le attività comprendono : 1. Attività clinica attuata attraverso colloqui individuali supportivi-

espressivi, gruppo terapeutico e visite psichiatriche e di controllo psicofarmacologico

2. Attività assistenziale che comprende interventi mirati allo svilup-po dell’autonomia funzionale dell’ospite e delle capacità cognitive e sociali di base orientate alla cura di sé, dei propri spazi di vita e degli spazi comunitari

3. Attività sociale che comprende interventi mirati a creare una “rete” di sostegno all’ospite attraverso il raccordo e la mediazione dei sistemi familiari, istituzionali e sociali

4. Attività ergoterapeutica che comprende interventi effettuati attraverso laboratori sia strutturanti che espressivi con lo scopo di sviluppare le potenzialità cognitive e sociali dell’ospite e di pro-muoverne un attivo reinserimento sociale.

5. Attualmente sono operative le seguenti attività : musicoterapia, laboratorio di arti creative e laboratorio di scrittura

6. Attività ludico-ricreativa che comprende interventi mirati alla socializzazione ed allo sviluppo creativo attraverso l’impiego del tempo libero in forme non emarginanti.

7. Il programma comunitario prevede uscite giornaliere nel quartie-re, partecipazione alle attività della parrocchia di riferimento, gite ed escursioni della durata di un giorno.

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Una notte di pesca tra immagini e fantasiaUna notte di pesca tra immagini e fantasia

Era la notte del 25 Maggio ventilata e serena, Osvaldo e Teodoro erano due pescatori pronti per una battuta di pesca, Teodoro molto esperto ed Osvaldo un praticante appassionato. La sua passione na-sceva dal fatto che ogni volta che andava al porto per comprare il pesce, vedendo i pescherecci ed i pescatori rimaneva molto affascinato ma, per insicurezza o per paura non aveva mai provato a pescare.

Sapendo di avere uno zio pescatore, cioè Teodoro, decise di rivolgersi a lui chiedendogli se poteva insegnar-gli ad andare a pesca. Quest’ultimo accettò molto volentieri e dopo due settimane di insegnamento Osvaldo fu pronto per uscire in barca con Teodoro. Teodoro era un uomo di 60 anni, occhi castani, corporatura robusta ed una scoppola di lana sempre in testa. Osvaldo, invece era più giova-ne infatti aveva 45 anni, moro, con occhi verdi ed un caratteristico neo sulla fronte. Quella notte partirono pieni di en-tusiasmo e con la speranza di vivere

una bella esperienza, il mare era calmo e il cielo grigio e scuro si intravedevano le nuvole. Prima di partire sulla loro barca a vela fecero una preghiera al protettore della pesca, prepararono la barca e partirono. Teodoro sapeva dove doveva lanciare le reti per prendere molti pesci e cominciarono a smistarle in cerchio e Osvaldo, che era inesperto mise un piede nel posto sbagliato, tirò la rete con poca energia e finì in mare. Teodoro vedendo quello che stava succedendo sentì un porte dolore alo stomaco, trema-rono le mani ma non si perde d’animo e si buttò subito per prendere Osvaldo per un braccio e tirarlo sulla barca. Osvaldo si sdraiò sulla pria e si senti, per la paura, un forte calo delle forte, il cuore in gola perché aveva avuto veramente para di morire. Quando furono tutti e due in salvo liberarono la rete che si era incastrata tra gli scogli ed Osvaldo la tagliò con un coltello da mare e la ripose nella barca assicurandosi che non fosse più pericolosa. Dopo un paio di ore tirarono sulla barca le reti rimanenti e si resero conto di aver preso molti pesci e con loro grande meraviglia tirarono fuori dall’acqua: aragoste, rombi, pesci spada, alici, sogliole, pla-tesse e baccalà. Tornarono a riva con una brutta esperienza ma contentissimi di aver pescato bene. Vendettero tutto il pesce al porto e tornarono dalle loro famiglie contenti di aver avuto un buon guadagno infatti tutti e due si sentivano allegri, con la voglia di fare tante cose, con lo stomaco leggero e respirarono a pieni polmoni l’aria fresca del mattino. Osvaldo sentiva dentro di se una forte emozione quando ripensava alla sua prima esperienza di pesca in mare, che nonostante la disavventura vissuta lo riempiva di orgoglio e per questo decise di invitare Teodoro a cena a casa sua per ringraziarlo dell’opportunità che gli aveva offerto insegnandogli il me-stiere del pescatore. Fu una cena molto bella in cui le famiglie dei due pescatori erano riunite al com-peto e si respirava un’aria di serenità. Osvaldo e Teodoro raccontarono l’esperienza che avevano con-diviso fin nei minimi dettagli e alla fine un fragoroso applauso da tutte le persone che gli volevano be-ne.

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L’angolo dell’incontroL’angolo dell’incontro Uno spazio di interscambio sociale per conoscere le opinioni degli altri, i loro bisogni e richieste, realizzato attraverso interviste su strada e corrispondenza alla quale risponderà un nostro esperto…

Anche tu per qualunque motivo puoi scrivere a [email protected]

Le nostre domande : 1)  Nel tempo libero, i suoi ragazzi, quanto tem‐

po dedicano alla televisione ed al computer? 2) Secondo  lei quanto tempo sarebbe giusto da 

dedicare a questi mezzi? 3)  Un  uso  eccessivo  quanto  può  influire 

sull’immaginazione e sulla fantasia? E quan‐to sulla comunicazione? 

4)  I  suoi  figli  le  chiedono di  leggere  loro delle fiabe? 

5)  Secondo  lei  la  televisione o  il computer  so‐stituiscono le fiabe o la lettura in generale? 

Risposte delle mamme della scuola materna 1)  Dedicano dal 60 al 70 % del tempo libero, diviso tra televisione e compu‐

ter. 2)  Un’ora, un’ora e mezza è più che sufficiente, sta poi al genitore mettere 

un freno all’uso eccessivo. 3)  Si, sicuramente. Per quanto riguarda  la comunicazione e  le relazioni con 

gli altri bambini, non  tanto, anche perché  tante volte  i bambini giocano insieme ai videogiochi, preferiscono giocare in compagnia. Diremmo anzi, che a volte questi mezzi aiutano a non stare da soli.  Oggi i bambini sem‐brano essere molto più svegli rispetto a quando noi eravamo piccoli. 

4)  Si certo, e poi le leggono tanto anche a scuola. 5)  No, perché i bambini, almeno i nostri, usano sia la televisione che la lettu‐

ra,  forse hanno addirittura più curiosità per  i    libri… chiedono espressa‐mente :“ Mamma mi leggi il libro?”.  

 Risposte delle mamme della scuola materna 1)  Rispetto a tutta la giornata non tanto. 2)  Riguardo mia  figlia che ha 8 anni,    l’uso del computer è molto  limitato, 

direi che è molto supervisionata dai genitori, mentre per quel che riguar‐da  la  televisione  il  tempo  che  le  lasciamo dedicare è di un’ora e mezza circa . 

3)  Ci  sono  molte  cose  che  possono  “  rubacchiare”  la  fantasia  e l’immaginazione dei  ragazzi. Si potrebbe evitare  la perdita della  fantasia passando, noi genitori, più tempo con loro magari inventando delle storie o dei giochi  insieme,  invece che guardare  la  televisione. Per quel che ri‐guarda la comunicazione non credo che l’uso di questi mezzi la limiti; noi 

Intervista ad alcune mamme che aspettavano i loro figli all’uscita della scuola materna ed elementare.

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L’angolo dell’incontroL’angolo dell’incontro

Alter a.r.l.

Cooperativa Sociale SERVIZI OFFERTI

Assistenza domiciliare privata a persone adulte con disagio mentale ed anziani Servizi di accompagno con autovetture ed operatori per uscite, gite per gruppi fino a 14 persone 

Segretariato sociale 

Viale Ionio, 72 - 00141 Roma Tel./Fax 0695460605 e-mail: [email protected]

P.IVA e C.F. 05342351003 – Iscrizione Albo Cooperative n° A134885 del 23/03/2005

come famiglia guardiamo tutti  insieme  la sera  la tv e cerchiamo di spiegare alla nostra bambina la differenza tra ciò che è finzione  e ciò che è realtà; forse sono più influenzabili dalla pubblicità, mia figlia ad esempio, spesso vorrebbe ciò che propinano gli sponsor televisivi. 

4)  Fino all’anno scorso  leggevamo  le fiabe  insieme, adesso devo dire un po’ meno anche perché  le stanno studiando a scuola come da programma. 

5)  La  mia  bambina  è  abbastanza  fantasiosa  di  suo,  utilizza  moltissimo l’immaginazione, inventa ancora delle storie per giocare. Con ciò non voglio dire che non utilizzi la tecnologia  come, ad esempio, computer, mp3 o anche il solo guardare  la tv, ma  lo fa  in maniera  limitata. Rispetto a quando ero piccola  io a‐desso  i bambini nascono contornati da mezzi super tecnologici e non hanno bi‐sogno di abituarsi come abbiamo dovuto fare noi. 

 

Alcune osservazioni e riflessioni Non è  stato  semplice  riuscire a  formulare queste poche e  semplici domande, forse  perché  tutti  hanno  poco  tempo  e  vanno  di  corsa?  Chissà!?!  Le  poche mamme che sono state disponibili a rispondere alle nostre richieste, che ringra‐ziamo ancora adesso per la gentilezza e la cortesia avuta nei nostri confronti, , forse sono state semplicemente serene ed accoglienti. Con ciò non si vuole insinuare nulla, per carità, ognuno è libero di esprimersi a 

modo suo o di non esprimersi affatto. Noi siamo del parere che il tempo è pre‐

zioso, ma  l’ascolto  lo è ancor di più.  Il nostro progetto è quello di portare alla 

riflessione il lettore, ma anche al sorriso, e chi, anche attraverso semplici rispo‐

ste a piccole  interviste contribuisce, fa si che ciò si realizzi portando un sorriso 

anche ai nostri utenti. 

Dott.ssa Maria Clara Guadagno 

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Dalla Residenza Rosaurora

L’albero magico C’era una volta una foresta dove vivevano alberi magici, che parlavano tra loro, muovendo i rami e le radici come se fossero braccia e piedi. Quello che li rendeva magici era la pioggia di ac-qua purissima che cadeva periodicamente, dando la vita ad ogni cosa. Con il passare del tempo a causa dell’azione ne-gligente ed incosciente degli uomini, l’acqua co-minciò a sporcarsi e mano a mano gli alberi per-sero il loro potere. La terra intorno divenne ari-da e sempre più priva di esseri viventi felici. Un

solo albero riuscì a salvarsi, ma trovandosi da solo era molto triste e non mani-festava mai la sua magia. Un giorno un bambino dal cuore puro, salì sull’albero con il desiderio di guarda-re il mondo dall’alto. Il cielo era stellato e la luna risplendeva sui due nuovi amici. L’albero si risvegliò e parlò con il bambino. Perché sei salito sui miei rami? Non vedi che sono quasi tutti senza foglie e che io sono molto stanco? L’uomo ha perso la fiducia nel potere magico della terra, la sta dimenticando ed io non ho più ragione di esistere. Ma il bambino, guardandolo con stupore ed affetto gli disse: Non devi parlare così , le tue radici sono forti e grandi e ti tengono attaccato e saldo alla terra, i tuoi rami possono rifiorire, sono alti e distesi sul cielo, co-me i miei sogni … Io parlerò di te ai miei amici e verremo a farti compagnia fino a che la tua tri-stezza svanirà ed i tuoi rami ritorneranno a ricoprirsi di verdi foglie, avremo noi cura di te, ti porteremo acqua pulita, la nostra gioia, il gioco ed il pensie-ro, la parola ed il silenzio, le lacrime ed il sorriso… Per essere veramente felice oltre alla purezza dell’acqua è necessario avere compagnia e comprensione…., così avrai di nuovo un motivo per vivere. L’albero fu commosso da quelle bel-lissime parole e dai suoi occhi usci-rono grosse lacrime che bagnarono alcuni rami secchi, sui quali di lì a poco spuntarono le prime foglie.

LA RESIDENZA ROSAURORA

AUGURA A TUTTI UN BUON NATALE

ED UN FELICE ANNO 20

Invito alla lettura

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Invito alla lettura

Hansel e Gretel Fratelli Grimm

C'erano una volta due fratellini di nome Hansel e Gretel, che abitavano in una casina vicino al bosco. La madre e il padre erano molto po-veri. Una mattina il padre disse ai piccini: - Andiamo a tagliare la legna nel bosco. I figli lo seguirono contenti.

L'uomo si era lasciato convincere dalla moglie ad ab-bandonare i bambini, perché non aveva di che sfa-marli. Giunti nel bosco: - Aspettatemi qui - disse. Poi si al-lontanò tristemente. Rimasti soli, Hansel e Gretel attesero il ritorno del babbo. Scese la notte e cominciarono ad avere paura; Hansel stringeva a sé la sorellina per consolarla. Quando capirono di essere stati abbandonati, si mi-sero in cammino per tornare a casa. Giunsero davanti una casetta di zucchero. Mentre affamati mangiavano un pezzetto di muro, apparve sulla porta una vecchina che li invitò ad en-trare. Non sapendo che la vecchina era una strega che atti-rava i bambini per poi mangiarli, i piccini entrarono. Ma subito la vecchia imprigionò Hansel. Poi mandò Gretel in cucina, e la costrinse ad accudire a tutte le faccende di casa. La strega prima di mangiare il bambino voleva aspet-tare che fosse un po' ingrassato, per questo lo face-va mangiare molto e lo teneva legato con una corta catena perché non si muovesse. Il giorno dell'esecuzione di Hansel arrivò, la vecchia fece preparare il forno a Gretel, appena fosse stato ben caldo il bambino ci sarebbe finito dentro. Gretel però, intanto, era riuscita ad aprire la catena del fratello, e quando la strega aprì lo sportello del forno per vedere se aveva raggiunto al temperatura giusta, i due fratellini la spinsero nel forno e si libe-rarono definitivamente di lei. La strega era ricca e i bambini si impadronirono dei suoi tesori e felici tornarono a casa.

Le fiabe sono un balsamo dell’anima che ha bisogno di reintegrarsi…

La fiaba nasce dal pensiero magico-immaginativo. Attra-verso le fiabe è possibile agire sulla stimolazione delle funzioni cognitive ed operare una rivisitazione della pro-pria storia personale per assumere nuove informazioni sui processi interiori che conducono all’agire. Le fiabe possono essere un modo per rilevare i tratti della personalità e per avere un quadro sulla maturazione dell’individuo. Tutte le fiabe possono fornire indicazioni dell’inconscio in merito al contegno da seguire nei mo-menti difficili della vita. A prescindere dal loro contenuto artistico ed estetico, le favole possono infatti essere viste come un esercizio di elaborazione delle nostre pulsioni più arcaiche. Permet-tono ai lettori di identificarsi nei personaggi che vivono nella fantasia una storia simile alla propria e che tuttavia riescono a trovare una soluzione ai problemi della loro esistenza (risoluzione del conflitto). Le favole, come aiutano i bambini, aiutano anche gli adulti perché danno coraggio e suggeriscono soluzioni che per-mettono di continuare a tollerare meglio la sofferenza e talvolta a minimizzare la paura del delirio . Da un punto di vista terapeutico la fiaba rappresenta la possibile soluzione di un problema attraverso l’assunzione di un atteggiamento costruttivo e positivo.

Dott.ssa Sara Leo

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