l'amico del popolo

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N. 36 del 08 Novembre 2009 Esce il Venerdì - Euro 1,00 Anno 54 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Consegnato il Piano Regolatore Generale 2 di Salvatore Pezzino 3 Alda Merini: incontro con l’indicibile di Marco Testi CULTURA CITTÁ Crocifisso a Scuola: un grave “no” culturale E adesso arriva anche la Corte europea dei diritti del- l’uomo. L’organismo di Stra- sburgo ha stabilito che la pre- senza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei geni- tori a educare i figli secondo le loro convinzioni, una violazio- ne, anche, della libertà di reli- gione, una situazione anomala e incompati- bile con la laicità dello Stato. La Corte argomenta su diversi piani acco- gliendo il ri- corso di una cittadina italiana che aveva già interpellato la magistratura del nostro Paese contestando l’esposizione del crocifisso nelle aule frequenta- te dai suoi figli, in una scuola di Abano Terme. In Italia la questione si era risolta, in so- stanza, ribadendo il valore del crocifisso come simbolo cultu- rale, oltre che religioso, segno di identità e di principi che fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, in nessun modo “obbligante” ad una fede. Un simbolo, in qual- che modo, della stessa laicità che si vorrebbe invece violata. Adesso la Corte europea ribalta la questione e vede nell’esposizione del crocifisso un pericolo per la libertà reli- giosa, un segno di maggiore vi- cinanza dello Stato ad una re- ligione particolare rispetto ad altre, un guaio per la libertà di educazione perché caratteriz- zerebbe l’ambiente scolastico in senso cristiano, “impressio- nando” i più piccoli. Lasciamo ai giuristi il com- mento puntuale della sentenza della Corte europea, contro la quale, peraltro, il governo ita- liano ha già dichiarato di voler ricorrere. Va considerato, però, che l’orientamento espresso da Strasburgo, in realtà, non stupisce più di tanto. Esiste da tempo, in Europa, un orienta- mento culturale contrario alla religione e al cristianesimo in particolare. Un orientamento laicista diffuso, anche e forse soprattutto all’interno delle Istituzioni europee che indi- vidua nelle appartenenze re- ligiose e nella manifestazione dei simboli religiosi un “perico- lo” per la società. Ci si fa scudo dei temi del- la libertà di coscienza e della laicità, appunto, per promuo- vere, invece, una reale discri- minazione. Continua a pag. 7 S abato 31 ottobre, via Duomo ore 10.30, due vigili urbani presidiano la via all’altezza del Palazzo Ve- scovile, invitano le automobili a non sostare lungo la via e quelle parcheggiate sulla destra (regolarmente in divieto) a spostar- si, «deve arrivare un’autorità» è la motivazione, come se, per spostarsi da una zona di di- vieto occorra una motivazione; li, es- sendoci un divieto, non si posteggia e basta. La signo- rina, che abita di fronte il Palazzo del Vescovo, attirata dal trambusto (nel mentre era accorsa tutta la stampa agrigentina) chiede al vigile: «cu ava veniri?». «Il Sottosegretario alla Protezione Civile» dice il vigile. La signorina incassa la risposta ma si nota dalla smorfia della faccia che non ha capito chi è la persona attesa. Non soddisfatta, sottovoce, per non farsi sentire dal vigile, si rivolge ad uno dei tanti giornalisti accorsi: «Cu è chissu?». «Guido Bertolaso» ribatte il giornalista. «Ah chiddru ca spunta sempri in televisioni quannu ci sunnu disastri e terremoti… in Abruzzu, a Messina». «Si proprio Lui». «E picchì veni» dice la signorina al giornalista. «Deve incontra- re l’Arcivescovo per la questione del centro storico». Carmelo Petrone continua a pag.5 Aeroporto: Gela pronta a “scipparci” l’infrastruttura 5 di Marilisa Della Monica SOCIETÀ Giornata di raccolta per gli alluvionati di Messina DOMENICA 8 NOVEMBRE in tutte le parrocchie Come segno di comunione fra- la chiesa di Agrigento e la Chiesa di Messina, su sollecitazione della Caritas Diocesana, l’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Francesco Mon- tenegro, invita tutti parroci della sua diocesi a devolvere le raccolte di Domenica 8 novembre a favore di fratelli colpiti dal nubifragio di Messina ed a sensibilizzare i fedeli al tema della condivisione con chi vive in situazione di “emergenza”. Si chiede, in particolare, che la li- turgia del giorno dia spazio alla pre- ghiera in suffragio delle vittime del nubifragio ed alla riflessione sui bi- sogni urgenti degli sfollati e di quan- ti si stanno occupando di loro. Il ricavato delle collette sarà inte- ramente utilizzato per la gestione dell’“Emergenza nubifragio di Mes- sina”. Si potrà donare il proprio con- tributo mediante le seguenti moda- lità: 1) Versamento su conto corrente postale n. 212928 intestato a Curia Vescovile Agrigento, specificando la causale “Emergenza Messina”. 2) Bonifico bancario presso Ban- ca Prossima su conto intestato a Curia Vescovile Agrigento – IBA- NIT09C0335901600100000006841 - causale “Emergenza Messina”. 3) Donazione diretta presso i locali della Curia Arcivescovile di Agrigen- to, Via Duomo, 96 tel. 0922.490043. Il Centro Storico: 13 domande al Sindaco L’Osservatorio Per- manente del Citta- dino di Agrigento, dopo le assemblea cittadine dei mesi scorsi, il documen- to sul Centro stori- co ed i vari incontri con l’Amministrazione, con spirito di fattiva collaborazione, punta di nuo- vo i riflettori sul Centro storico di Agrigento e rende note 13 doman- de rivolte al Sindaco Zambuto per rilanciare l’attenzione sui problemi e le urgenze dello stesso ma anche alle eventuali soluzioni che portino a ri- lanciare il cuore della citta. A pagina 5. le domande. 7 Castelbuono: il “si” di Vivì Belli di Chiara Cristiana VITA ECCLESIALE Ha toccato con mano le ferite della Cattedrale Sabato 31 Ottobre il Sottosegretario alla Protezione Civile ha fatto visita al Centro Storico di Agrigento Un even- to atteso, ma ina- spettato: così è stata la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre di vent’anni fa. Non solo come grande fatto storico in sé, ma anche nelle conseguenze che si dispiegano nell’Europa e nel mondo, per molti anni, fino - si può dire - ad oggi. Si chiude un ciclo, il ciclo della grande guerra europea, iniziato nel 1914, e se ne apre un altro, quello della globalizzazione, con i suoi equilibri e le sue dinamiche, ancora aperte. Continua a pag.7 È necessario ricordare MURO DI BERLINO

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L'Amico del Popolo, edizione del 8 novembre 2009

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Page 1: L'Amico del Popolo

N. 36 del 08 Novembre 2009Esce il Venerdì - Euro 1,00

Anno 54

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Consegnato il Piano Regolatore

Generale

2di Salvatore Pezzino 3

Alda Merini: incontro con

l’indicibile

di Marco Testi

CulturaCittÁCrocifisso a Scuola: un grave “no” culturale

E adesso arriva anche la Corte europea dei diritti del-l’uomo. L’organismo di Stra-sburgo ha stabilito che la pre-senza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei geni-tori a educare i figli secondo le loro convinzioni, una violazio-ne, anche, della libertà di reli-

gione, una situazione anomala e incompati-bile con la laicità dello Stato.

La Corte argomenta su diversi piani acco-gliendo il ri-

corso di una cittadina italiana che aveva già interpellato la magistratura del nostro Paese contestando l’esposizione del crocifisso nelle aule frequenta-te dai suoi figli, in una scuola di Abano Terme. In Italia la questione si era risolta, in so-stanza, ribadendo il valore del crocifisso come simbolo cultu-rale, oltre che religioso, segno di identità e di principi che fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, in nessun modo “obbligante” ad una fede. Un simbolo, in qual-che modo, della stessa laicità che si vorrebbe invece violata.

Adesso la Corte europea ribalta la questione e vede nell’esposizione del crocifisso un pericolo per la libertà reli-giosa, un segno di maggiore vi-cinanza dello Stato ad una re-ligione particolare rispetto ad altre, un guaio per la libertà di educazione perché caratteriz-zerebbe l’ambiente scolastico in senso cristiano, “impressio-nando” i più piccoli.

Lasciamo ai giuristi il com-mento puntuale della sentenza della Corte europea, contro la quale, peraltro, il governo ita-liano ha già dichiarato di voler ricorrere. Va considerato, però, che l’orientamento espresso da Strasburgo, in realtà, non stupisce più di tanto. Esiste da tempo, in Europa, un orienta-mento culturale contrario alla religione e al cristianesimo in particolare. Un orientamento laicista diffuso, anche e forse soprattutto all’interno delle Istituzioni europee che indi-vidua nelle appartenenze re-ligiose e nella manifestazione dei simboli religiosi un “perico-lo” per la società.

Ci si fa scudo dei temi del-la libertà di coscienza e della laicità, appunto, per promuo-vere, invece, una reale discri-minazione.

Continua a pag. 7

Sabato 31 ottobre, via Duomo ore 10.30, due vigili urbani presidiano la via all’altezza del Palazzo Ve-

scovile, invitano le automobili a non sostare lungo la via e quelle parcheggiate sulla destra (regolarmente in divieto) a spostar-si, «deve arrivare un’autorità» è la motivazione, come se, per spostarsi da una zona di di-vieto occorra una motivazione; li, es-sendoci un divieto, non si posteggia e basta. La signo-rina, che abita di fronte il Palazzo del Vescovo, attirata dal trambusto (nel mentre era accorsa tutta la stampa agrigentina) chiede al vigile: «cu ava veniri?». «Il Sottosegretario alla Protezione Civile» dice il vigile. La signorina incassa la risposta ma si nota dalla smorfia della faccia che non ha capito chi è la persona attesa. Non soddisfatta, sottovoce, per non farsi sentire dal vigile, si rivolge ad uno dei tanti giornalisti accorsi: «Cu è chissu?». «Guido Bertolaso» ribatte il giornalista. «Ah chiddru ca spunta sempri in televisioni quannu ci sunnu disastri e terremoti… in Abruzzu, a Messina». «Si proprio Lui». «E picchì veni» dice la signorina al giornalista. «Deve incontra-re l’Arcivescovo per la questione del centro storico».

Carmelo Petronecontinua a pag.5

Aeroporto: Gela pronta a “scipparci”

l’infrastruttura

5di Marilisa Della Monica

SoCietà

Giornata di raccolta per gli alluvionati di Messina

DoMeniCa 8 noveMbre in tutte le parrocchie

Come segno di comunione fra-la chiesa di Agrigento e la Chiesa di Messina, su sollecitazione della Caritas Diocesana, l’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Francesco Mon-tenegro, invita tutti parroci della sua diocesi a devolvere le raccolte di Domenica 8 novembre a favore di fratelli colpiti dal nubifragio di Messina ed a sensibilizzare i fedeli al tema della condivisione con chi vive in situazione di “emergenza”.

Si chiede, in particolare, che la li-turgia del giorno dia spazio alla pre-ghiera in suffragio delle vittime del nubifragio ed alla riflessione sui bi-sogni urgenti degli sfollati e di quan-ti si stanno occupando di loro.

Il ricavato delle collette sarà inte-ramente utilizzato per la gestione dell’“Emergenza nubifragio di Mes-sina”. Si potrà donare il proprio con-tributo mediante le seguenti moda-lità:

1) Versamento su conto corrente postale n. 212928 intestato a Curia Vescovile Agrigento, specificando la causale “Emergenza Messina”.

2) Bonifico bancario presso Ban-ca Prossima su conto intestato a Curia Vescovile Agrigento – IBA-NIT09C0335901600100000006841 - causale “Emergenza Messina”.

3) Donazione diretta presso i locali della Curia Arcivescovile di Agrigen-to, Via Duomo, 96 tel. 0922.490043.

Il Centro Storico:13 domande al Sindaco

L’Osservatorio Per-manente del Citta-dino di Agrigento, dopo le assemblea cittadine dei mesi scorsi, il documen-to sul Centro stori-co ed i vari incontri con l’Amministrazione, con spirito di fattiva collaborazione, punta di nuo-vo i riflettori sul Centro storico di Agrigento e rende note 13 doman-de rivolte al Sindaco Zambuto per rilanciare l’attenzione sui problemi e le urgenze dello stesso ma anche alle eventuali soluzioni che portino a ri-lanciare il cuore della citta.

A pagina 5. le domande.

7

Castelbuono:il “si”

di Vivì Belli

di Chiara Cristiana

vita eCCleSiale

Ha toccato con mano le ferite della Cattedrale

Sabato 31 Ottobre il Sottosegretario

alla Protezione Civile ha fatto

visita al Centro Storico di Agrigento

Un even-to atteso, ma ina-s p e t t a t o : così è stata la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre di vent’anni fa. Non solo come grande fatto storico in sé, ma anche nelle conseguenze che si dispiegano nell’Europa e nel mondo, per molti anni, fino - si può dire - ad oggi.

Si chiude un ciclo, il ciclo della grande guerra europea, iniziato nel 1914, e se ne apre un altro, quello della globalizzazione, con i suoi equilibri e le sue dinamiche, ancora aperte.

Continua a pag.7

È necessarioricordare

Muro Di berlino

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo08 Novembre 2009Città

valle dei templi Sottopasso porta v da rifare

Il costruendo sottopasso che consentirà, una volta completato, il passaggio dei turisti dal parcheggio al nuovo ingresso del-la Valle dei Templi, dovrà essere demo-lito e ricostruito. Le analisi di laboratorio a cui sono stati sot-toposti i campioni di cemento utilizzato, hanno infatti evidenziato dei valori di resistenza inferiori a quelli previsti dalla legge. I lavori di demolizione iniziati lo scorso 3 novembre riportano alla ribalta la vendita di calcestruzzo depotenziato utilizzato nella realizzazione di opere pubbliche a danno dei cittadini e delle ditte esecutrici. Sulla realizzazio-ne del sottopassaggio la Procura della Repubblica di Agrigento ha avviato un’inchiesta conoscitiva.

ConSiglio Comunale odg. racket ed usura

Si è parlato di racket e usura nella seduta spe-ciale indetta da consiglio comunale di Agrigento proprio per affrontare questi temi che nel nostro territorio sono sempre di grande attualità. In un’aula del consiglio quasi al completo, si sono succeduti gli interventi e le testimonianze di Igna-zio Cutrò e Silvana Gatto, Presidenti delle asso-ciazioni antiracket ed antiusura “Ciro Lo Mastro” e “Libere Terre”, i quali sono state vittime in questi anni di episodi malavitosi.

palazzo dei filippini arriva una copia del telamone

La copia a grandezza naturale del Telamone realizzata in occasione della mostra “Continente Sicilia: 5000 anni di storia”, organizzata dall’Asses-sorato regionale per i beni culturali a Pechino nel 2006, verrà esposta nell’atrio dell’ex Collegio dei Filippini in occasione della quinta edizione delle Giornate Gregoriane sulle problematiche del re-stauro in ambito archeologico, che si svolgeranno il 27 e 28 novembre, organizzate di concerto dal Comune di Agrigento e dall’Ente Parco archeolo-gico Valle dei templi. L’iniziativa quest’anno avrà come tema guida “La storia dei restauri dei mo-numenti archeologici negli ultimi tre secoli”.

novitÁ editoriali nasce agrigentooggi

É nato un nuovo giornale on line, si tratta di www.agrigentooggi.it, te-stata giornalistica diretta da Domenico Vecchio che si affaccia al panorama dell’editoria in rete. Al direttore ed ai collaboratori del nuovo quotidiano gli auguri di un buon lavoro da parte dellla reda-zione de L’Amico del Popolo.

«Finalmente la città, dopo tanti, trop-pi, anni di attesa – ha commentato

il sindaco Marco Zambuto - ritirando diret-tamente dalle mani dell’Assessore regionale per il territorio e l’ambiente, Mario Milone, il decreto di approvazione definitiva del pia-no regolatore generale di Agrigento – ha il suo fondamentale strumento di disciplina del territorio, a partire dal quale sarà possi-bile costruire il futuro di Agrigento».

Naturale la soddisfazione del sindaco per il completamento del lungo iter e non c’è dub-bio che, al netto della retorica, la giornata di venerdì 30 ottobre rimarrà una data d’impor-tanza fondamentale per la città di Agrigento, per il suo assetto urbanistico e per il suo ri-lancio economico.

Secondo l’Ordine degli Architetti, che ha espresso il suo compiacimento per la defini-tiva approvazione dell’importante strumento urbanistico sono tre le principali novità che lo stesso determina.

La prima riguarda l’espansione residenzia-le più rilevante che, rispettando la naturale vocazione dei cittadini, è prevista a Sud-Est, dove le zone degradate tra Cannatello ed il fiume Naro, saranno ricucite al tessuto urba-no di Villaggio Mosè. In tali zone è prevista soprattutto la nota tipologia della “casa con orto”.

La seconda riguarda la collinetta delle

Dune di San Leone dove sono pre-visti alberghi, integrati a residenza stagionale, che potranno fruire di un ottimo rapporto con una del-le tre emergenze ambientali della città: la costa. In tale direzione, è previsto un incremento dei posti letto, che da 18.000 passano a ben 30.000: un numero certamente più consono alle potenzialità del litorale.

La terza riguarda la viabilità in seno al parco della valle, scongiu-rando la chiusura al traffico delle panoramiche dei Templi; argo-mento che ha visto gli architetti chiaramente schierati contro ogni provvedi-mento che possa impedire ai cittadini di at-traversare quotidianamente la valle, fruendo della sensazione di essere immersi nelle bel-lezze archeologiche e paesaggistiche del no-stro territorio. Il Piano approvato, infatti, con le modifiche stimolate dagli Ordini Profes-sionali, prevede semmai un alleggerimento della viabilità nel cuore della valle, attraverso una serie di interventi. Potenziata anche la viabilità a monte della collinetta delle Dune, dove via degli Imperatori sarà dotata di una serie di collegamenti monte-valle che favori-ranno il collegamento della zona alberghiera delle Dune con la grande viabilità, allegge-

rendo il traffico di S. Leone.Con il concorso degli ordini professionali,

dell’Università, del mondo imprenditoriale, delle forze sociali, Agrigento può ripartire dal nuovo Piano Regolatore Generale per progettare il suo futuro in una prospettiva nella quale il tema della bellezza sia incluso nell’agenda della politica. Oggi è possibile fare questo se nel nuovo strumento urbani-stico si riesce a vedere una leva fondamenta-le per raggiungere obiettivi ambiziosi di cre-scita, sapendoli assumere in una dimensione dinamica rispetto alle esigenze di sviluppo e di ricucitura degli spazi urbani.

Salvatore Pezzino

In Breve cittÁ� Il CRU ha detto sì

Finalmente il Piano Regolatore

la Settimana di Eugenio Cairone

Sottopasso...“Incredibile ma vero”. É stato il commento alla notizia che il

sottopasso di Sant’Anna, realizzato per raggiungere la Valle at-traverso Porta V, si sarebbe dovuto demolire perché costruito con cemento depotenziato. É un fatto talmente strano che la stessa Procura, non ha potuto fare a meno di indagare.

L’inchiesta dovrà stabilire come sia stato possibile agire cosi come si è agito con la ferita dell’ospedale ancora aperta che re-clama giustizia. Adesso, visto che i tempi si prolungheranno e il maltempo trasformerà la bretella, cosi come è successo, in un ammasso di fango, sarebbe opportuno asfaltare il tratto di stra-da interessato al fine di agevolare gli ammalati che si recano nel-la vicina clinica Sant’Anna i quali devono poter transitare senza rischi anche per la propria incolumità.

A parte che il bitume verrebbe rimosso a lavori ultimati, si

renderebbe un degno servizio ai cittadini incolpevoli. Staremo a vedere.

Crocifisso La Corte europea ha dato ragione alla signora italiana di

origine finlandese che aveva chiesto la rimozione del crocefis-so dalle scuole. La presenza del crocefisso, secondo i giudici di Strasburgo, potrebbe arrecare fastidio a chi non pratica la nostra religione e quindi va tolto di mezzo. Ma non solo. La Corte ha pure condannato il governo italiano a pagare cinquemila euro per danni morali causati alla ricorrente.

Indignarsi? A che serve? Il Signore, però, potrebbe essersi davvero stancato.“La nostra – dice don Baldo Reina – è un’identità cristiana e

non credo che laicità sia questo”. La verità è che si sta esagerando. sale

scende

i mosconiNon c’è occasione pubblica o privata che preveda la pre-senza di un big della politica, dell’economia, della Chiesa che non veda spuntare come margherite a primavera i “Paolini” della situazione. Uomini, sono principalmen-te di questo sesso i maggio-ri rappresentanti di questa categoria, che sgomitano per poter arrivare accanto al personaggio “famoso” e farsi riprendere accanto a lui, o semplicemente perchè lui, il noto, si accorga della sua pre-senza e gli stringa la mano. A che pro ci chiediamo?

la sicurezza stradaleNon c’è giorno che passi senza che, le nostre ben mantenute e ben asfaltate, strade citta-dine non vedano il verificarsi di un incidente stradale. Nei giorni scorsi, in cui la pioggia è stata più copiosa, per attra-versare il primo tratto della Cavaleri Magazzeni, la via Capitano, era necessario esse-re alla guida di un fuoristrada. Il fango proveniente dai ter-reni non recintati e dalla stra-da che conduce ad un noto locale agrigentino hanno reso l’arteria un pantano. I nostri amministratori pensano forse che siamo dei maiali??

i difficili iter ristrutturativicentRo StoRico Agrigento città in decomposione

Abiti nel Centro Sto-rico e devi sostituire una finestra? «Presenta un progettino!» Devi ri-parare un piccolo tetto? «Presenta un progetti-no!» Dei camion fanno inclinare o cadere il muro di cinta della tua abitazione e lo vuoi ri-pristinare? «Presenta un progettino!»

Tu presenti il proget-tino e resti impigliato

nella rete delle trafile burocratiche degli uffici della Soprintendenza e così la tua vita diventa un calvario.

Incominci con cercare un geometra, che devi pagare naturalmen-te che ti prepara il progettino e relazione, agli uffici del Comune e della Soprintendenza.

E così cominciano a passare i giorni, le settimane ed i mesi, ed alla fine ti puoi reputare fortunato quando ti viene consegnata l’autoriz-zazione, da entrambi gli enti, per dare inizio ai lavori. Ma non è tutto finito.

Iniziano i lavori e incominciano i controlli, che spesse volte fan-no impazzire per le assurdità che ti vengono chieste nell’esecuzione. Hai voluto salvaguardare la legalità? Adesso sei penalizzato nel tem-po e nella tasca.

Per evitare questo “calvario” gli agrigentini hanno abbandoto il Centro Storico, strappando con rammarico le proprie radici, e co-minciato ad essere non curanti della legge eseguendo lavori senza avere richiesto l’autorizzazione quanto richiesto.

In tutti questi decenni chi è posto al controllo del centro storico si è mai posto il problema del perché tanto degrado?

Il restauro conservativo del nostro Centro Storico, come se fosse un qua-dro ad olio, o un affresco riesce a rendere vivibili le abitazioni da ristruttu-rare e restaurare? Il nostro Centro Storico è fatto di case che devono assol-vere l’esigenza abitativa degli uomini di oggi.

Non siamo più nell’era dei muli e degli asini. Non riconoscendo queste esigenze umane, il risultato è quello che vediamo: il Centro Storico abban-donato dagli uomini, ma invaso dai colombi, dai topi e dalle erbacce, ed ogni giorno assistiamo al suo lento cadere a pezzi.

Ma bisogna anche dire che la legge del progettino delle volte non è ugua-le per tutti. I soliti furbi, aiutati da altri furbi, riescono a trasformare palazzi stotrici non soltanto all’interno, ma anche all’esterno ed il povero cittadino ligio alle leggi, che dovrebbero essere uguali per tutti, sta a guardare ed ad attentede l’autorizzazione del suo progettino!

Giuseppe Russo

L’amministratore unico dell’Ato Gesa Ag 2 è più che sorpreso. Non si sarebbe mai immaginato che, le sei isole ecologi-che, dislocate sul territorio cittadino, si sarebbero riempite con questa facilità. In-somma, per farsi questa idea o ci pensava zozzoni o poco civili, invece, siamo felici di poterlo scrivere, la differenziata sta avendo successo. E non importa che sia

per i benefici che potrebbero arri-vare dopo le modifiche dei regola-menti (un euro ogni tot di rifiuto conferito) l’importante è che si comincia a vivere civilmente e re-sponsabilmente nella nostra città.

«In poco meno di un mese ab-biamo rilasciato quasi duemila tes-sere elettroniche - dichiara Truglio ad un quotidiano locale - e capita molto spesso che la gente debba fare la coda nei centri esistenti, una

cosa che davvero non ci aspettavamo».Il materiale maggiormente conferito è

la plastica (sarà colpa dell’acqua minerale che siamo costretti a dover comprare per bere ed in alcune zone della città anche per cucinare?), e nel giro di poche orei cassonetti relativi a questo materiale sono pieni.

Truglio precisa che provvederanno a svuotare i cassonetti con più frequenza rispetto a quanto fatto oggi, ma che cer-cheranno anche di acquistare, dopo aver chiesto un finanziamento ad hoc, altre isole ecologiche, da ubicare in altre zone delle città, ancora non coperte dal servi-zio e potere così incrementare i centri di raccolta.

Oltre al potenziamento di queste strut-ture di conferimento differenziato l’Ato dovrebbe anche predisporre un servizio più efficiente di raccolta del materiale ingombrante, lavatrici, tv, frigoriferi, giac-ciono per settimane accanto ai cassonet-ti per non parlare di recipienti in eternit (amianto) che oltre che ingombranti sono pure pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

M.D.M.

Raccolta RiFiuti Differenziata difficile

l’isola che c’è ma...

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo08 Novembre 2009

di Gerlando lentini Storia di una battaglia perdutaalda merini Nella “follia” la ricerca dell’Altro

la donna è nuda

AGRIGENTO/FAVARA18-21 Novembre 2009

Programma18 Novembre MercoledìComune di Agrigentoore 10.00 Conferenza Stampa

Castello Chiaramonte Favaraore 17.00 Inaugurazione Dott. Giuseppe Gramaglia Le cellule staminali nei precedenti Convegni

19 Novembre GiovedìPalacongressi Agrigento

ore 09.30 Introduzione - Saluti Autoritàore 09.45 Relazioni

prof. Giuseppe Remuzzi Cellule staminali: realtà e miti

prof. Clotilde Castaldo Le cellule Cardiache ed il microambiente: gemelli monozigoti

cresciuti da genitori diversi prof. Massimiliano Mirabella prof.ssa Roberta Morosetti Mesoangioblasti isolati da biopsie muscolari di pazienti con miopatie infiammatorie e distrofia fascio-scapo- lomerale: dallo studio della patogenesi alla terapia cellulare

prof. Carlo Pincelli Le cellule staminali epidermiche nella omeostasi e nella carcinogenesi cutanea dott. Francesco Lo Monaco L’identificazione della cellula progenitrice del cuore umano

20 Novembre VenerdìPalacongressi Agrigento

ore 09.30 Introduzione ore 09.45 Relazioni

Prof.Mario Alberto Battaglia Cellule staminali e sclerosi multipla: il ruolo della Fondazione Italiana

Sclerosi Multipla e della Federazione Internazionale Sclerosi Multipla

Prof. Stefano Pulchino Cellule Somatiche Neurali: una nuova terapia per MS

Prof.ssa Elisabetta Capello Trapianto autologo di cellule staminali

prof. Antonio Ucelli La plasticità terapeutica delle cellule staminali mesenchimali

dott. Giovanni Nocera Le cellule staminali nei documenti del CNB

21 Novembre SabatoPalacongressi Agrigento

ore 09.30 Introduzione ore 09.45 Relazioni

Prof. Giovanni Corsello Malattie genetiche e cellule staminali

Prof. Giuseppe Canzone Prof. Renato Colognato Le cellule staminali nel liquido amniotico Prof.Franco Locatelli Impiego clinico delle cellule staminali adulte: dalle radici del passato alla proiezione del futuro

Prof. Daniele Condorelli Prof.ssa Vincenza Barresi Trapianto di cellule progenitrici neurali nella terapia sperimentale dei tumori cerebrali

Prof. Alberto Ugazio Le immunodeficienze primitive approccio clinico

Con il Patrocinio di:Regione Sicilia, Provincia Regionale di Agrigento, Comune di Agrigento, Comune di Favara, Polo Universitario di Agrigento, U.O.Pediatria di Agri-gento, Ordine dei Medici di Agrigento, Ordine dei Farmacisti di Agrigento, Ordine Infermieri di Agrigento, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, UNCI

IV Convegno Internazionale sulle Cellule Staminali Le cellule staminali tra novità e prospettive

Che la donna sia, da sempre, “un” problema socio-culturale-religioso di difficile compren-sione e soluzione, non c’è chi non l’ammetta, magari per per-sonale quotidiana esperienza. Ma che costituisca “il problema” umano per eccellenza, risolto il quale di tutti gli altri è facile tro-vare la chiave risolutiva, anche se sono in parecchi (scrittori, pensatori ecc...) a sostenerlo, non è facile poter leggere un libro così esplosivo e tuttavia chiaro ed esaustivo nell’esposi-zione di: principi, verità, circo-stanze, situazioni e visione globale del processo storico e dello sviluppo del problema così convincente come l’ultimo libro del nostro don Gerlando Lentini, direttore della rivista culturale “La Via”: “La donna è nuda. Storia di una battaglia perduta”, edizio-ni Viverein, pagg. 140 € 10,00. L’autore parte da un documento comparso nel maggio 1928 diffuso sulla rivista “Internazionale delle società segrete”: «la religione (cattolica) non teme la pun-ta del pugnale, ma può cadere sotto il peso della corruzione. Per corrompere la Chiesa bisogna che si realizzi l’idea del nudo. Per evitare ogni opposizione bisognerà progredire metodicamente: prima mezze braccia nude, poi mezze gambe, poi le braccia e le gambe tutte scoperte, quindi le parti superiori del torace e del dorso. E così d’estate si andrà in giro quasi nudi».

Qualunque cosa si possa pensare di questo testo, non si può negare la validità del programma e la sua precisa e puntuale ese-cuzione. Ricordiamo che cosa avvenne con l’introduzione della minigonna (1966): ci furono padri che uccisero moglie e figlie. Le autorità preposte all’ordine pubblico, si dovettero preoccupa-re dell’effetto minigonna in relazione ai delitti sessuali. La Prefet-tura di Parigi, per esempio, dovette mettere un avviso in questi termini: «Fanciulle non inducete il diavolo in tentazione con le vostre minigonne. Non vogliamo condannare la moda di oggi, ma siamo costretti a riconoscere che non sempre i colpevoli di violenza carnale hanno tutti i torti» (Vita n°435/1967).

Ridiamo la parola all’Autore: «Proprio in quegli anni Albert Camus (1913-1960), il famoso e inquieto romanziere francese in cerca del senso della vita, annotava: «c’è un momento in cui la sessualità sembra una vittoria, quando si libera degli imperativi morali. Ma presto diventa una disfatta, e la sola vittoria è quella che si consegue su di essa: la castità. La sessualità sfrenata con-duce ad un filosofia della non significazione del mondo. La ca-stità invece restituisce un significato al mondo» (Taccuini pub-blicati postumi da Bompiani ed.). Il nostro autore, don Gerlando Lentini, attraverso le testimonianze più insospettabili e inattese di scrittori, pensatori, giornalisti, cineasti e quant’altri addetti allo studio della mente umana, delle emozioni e dei sentimenti, intende dimostrare che se la razionalità nell’uomo e nella donna e specialmente la componente fondamentale della razionalità che è il sentimento, venisse educata con intelligenza e scienza, si comprenderebbe che: circa l’indirizzo preso dall’utilizzo della sessualità (dalla cosiddetta rivoluzione sessuale del ‘68 ad oggi), è risultato non solo deleterio ma distruttivo della convivenza umana a tutti i livelli. Da questo nasce il sotto titolo “Storia di una battaglia perduta” che in realtà intende essere una provoca-zione affinchè i buoni ma ancor più gli “intelligenti” si ribellino e si organizzino ad andare controcorrente nel tentativo che il bello, il buono, l’amabile non venga a imputridirsi infangandosi nell’espressione comune: “non è possibile tornare indietro”.

Piresse

Un antico proverbio dice: “scherza coi fanti, ma lascia sta-re i santi”. Un monito sintetico e saggio per ricordare a noi tutti che, ci sono argomenti e cose su cui non si può e non si deve “gio-care”.

Non devono però conoscer-lo in Spagna se, e la notizia è di questi giorni, un’associazione gay di Madrid ha pubblicato un calendario che ha già suscitato le polemiche e le proteste da parte del mondo cattolico della peniso-la iberica.

Dodici mesi dell’anno realizza-ti, secondo quanto affermato da-gli autori, come forma di protesta contro gli ambienti conservatori e con un intento spiccatamente ironico ma che, a ben guardare, invece, sono solo immagini in cui elementi dell’iconografia cattolica sono volutamente reinterpretati per essere strumentalizzati ai fini della provocazione.

Dodici scene, tratte dalle Sacre

Scritture, per rivisitare in manie-ra dissacratoria e con abbondan-za di nudità e di riferimenti ad orientamenti sessuali, un nuovo modo di essere e pensare la re-ligione cattolica. Il risultato è un collage di immagini di dubbio gusto, tra cui spicca in particola-re quella di una pseudo Vergine Maria ammiccante e succinta. La Chiesa spagnola ha già chiesto il ritiro del calendario blasfemo dal mercato. La reazione è più che comprensibile giacché ci troviamo dinnanzi ad un’inizia-tiva dai tratti volgari ed offensivi che, poco si concilia con l’accet-tazione ed il rispetto chiesto a gran voce dal mondo gay a tutti noi cattolici. Un atteggiamento di apertura e di dialogo non può certo nascere dal ridicolizzare e calpestare valori e dogmi del nostro cattolicesimo. Il rispetto “esige” di essere “ripagato” col rispetto. Solo così ci può essere vera apertura verso il prossimo,

anche se questa strada appare la più lunga e tortuosa. Usare espe-dienti trasgressivi e denigratori è solo un modo per attirare facil-mente l’attenzione dell’opinione pubblica, ma non è certo la via da seguire se si vuole essere ascoltati e compresi. Non si può, infatti, pretendere ciò che per primi non si vuole “cedere e concedere”; ancor di più se si offende volu-tamente ed apertamente l’altro sbeffeggiando la sua religione.

Anna Chiara Della Monica

spaGna Quando il cattivo gusto la fa da padrone

scherza coi fanti ma lascia stare i santi

In un’intervista di non molto tempo fa, Alda Merini confidò che per lei il ma-

nicomio (“dove non si stava poi male, lì ho trovato anime povere ma non disperate”) era stato in realtà un esilio, aggiungendo poi che lì non si era sentita sola, perché aveva av-vertito “la presenza di Dio e della sua mise-ricordia”. Cortese, asciutta, senza concessioni alla teatralità che pure il mito letterario della follia poteva favorire, una delle più grandi poetesse italiane del Novecento (scomparsa il primo novembre all’età di 78 anni) raccon-tava ciò che abitualmente si ritiene indicibile, l’esperienza della follia.

Perché in fondo la follia è stata la cifra por-tante della sua fama, il che la apparenta ad un’altra grande figura del nostro Novecento poetico, il grande Dino Campana, il quale, tra l’altro, rispondeva con simile dignità e asciuttezza allo psichiatra che lo interrogava, dichiarando di aver scritto un tempo qualche verso (i “Canti Orfici” sono tra i capolavori assoluti della poesia non solo italiana) ma di non saperne fare più. Un destino comune reso ancora più sorprendente dal fatto che sia Campana, sia Merini (nata a Milano il 21 marzo del 1931) sono morti in luoghi di cura della follia, il primo a Castel Pulci, presso Fi-renze, nel 1932, la poetessa nel nosocomio San Paolo di Milano

Somiglianza impressio-nante tra i due destini, se non si dimentica però che molte altre rilevanti figure poetiche del nostro Novecento sono state sfiorate o condannate dal soffio di quella che noi chia-miamo follia ed hanno fatto salati conti con nosocomi e case di cura. Segno tangibile della contiguità tra sensibilità, sofferenza e arte.

Impossibile citare tutte le raccolte poetiche della Meri-ni, ma la data della prima, “La presenza di Orfeo” (si noti an-cora una contiguità con Cam-pana, attraverso il riferimento ad Orfeo) uscita nel 1953, par-la già di una precoce consegna alla voce interiore: nel 1950, Giacinto Spagnoletti aveva compreso due sue liriche nel-l’”Antologia della poesia italia-na 1909-1949” e l’anno dopo il nome della Merini era già pre-sente nell’antologia “Poetesse del Novecento”. Questo vuol dire che la scrittrice a diciotto anni era già consacrata uffi-cialmente all’altare della poe-sia, senza dimenticare che due anni prima un’altra iniziazione

si era compiuta nel suo destino, con il suo in-ternamento nella clinica di Villa Turro.

In realtà la voce della poesia nella Merini si nutre dell’incontro con l’indicibile, con la notte e con l’assenza. L’incombere del nulla e della negazione diviene qualche volta possi-bilità di recuperare brandelli di visione in cui riaggalla qualche segno d’altro: “Le più belle poesie si scrivono/ davanti a un altare vuo-to,/ accerchiati da argenti/ della divina follia” (da “La Terra Santa”, edita nel 1983). La pos-sibilità di tornare a comunicare gli urti del-l’incubo, che la accomunano ad altri altissimi tentativi (come quello del Lazzaro di Eliot nel “Canto d’amore di Prufrock” che grida “Ven-go dal regno dei morti,/ torno per dirvi tutto, vi dirò tutto”) è una costante della sua poesia: “Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima,/ il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola/ come una trappola da sacrificio” (“La Terra Santa”).

La sua lirica però non è rimasta fissa sul-la contemplazione della propria lacerazione, perché ha continuato a tenere gli occhi aperti sul mondo, sulla violenza degli uomini, sulla contaminazione della natura, sull’amore, sui rapporti familiari, sulla divinità, che se da una parte consegna il segno di Giona (“e sei fratello a Giona”), dall’altra dona vita vera:

“In mezzo a tanto or-rore c’è una c e r t e z z a , credo io, molto felice; la scelta di Dio” (“Ma-ria”, 2001).

Con un linguaggio sempl ice , t a l v o l t a spezzato da una collo-quialità ner-vosa - molte sue poesie sono state dettate talvolta addirit-tura al telefono - con un modo di costruire il verso o la frase sospeso tra il luogo comune e l’improvvisa illuminazione, Alda Merini conduceva una sua personale ricerca del Nu-minoso attraverso la molteplicità, come se in essa confluissero il pensiero zen e l’essenzia-lità francescana, tesi allo svelamento nell’uno divino: “Ma non piangerà certo un poeta per il ripudio di un uomo, perché gli uomini sono tanti, mentre Dio è uno solo” (“Maria”).

Marco Testi - critico letterario

incontro con l’indicibile

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� L’Amico del Popolo08 Novembre 2009Provincia

Siamo alle solite. Appena qualcosa viene messa dentro al nostro paniere ecco che arriva qualcuno o qualcosa che, con fare da vero scippatore, se ne impossessa diven-tandone il vero proprietario.

Se la scorsa settimana scrivevamo che erano stati rifinanziati (ancora una volta) i fondi per la costruzione dell’aeroporto, 40 milioni di euro provenienti dai fondi FAS, deliberati dalla giunta regionale, il 27 ot-tobre scorso, adesso, dopo poco meno di due settimane all’orizzonte si profilo un altro spettro: Gela. E si, tra un po’ di tem-po potrebbe scoppiare, in senso metafori-co, la guerra tra poveri, gli agrigentini con l’aeroporto di Piano Romano, Licata, da una parte ed i gelesi con il loro aeroporto, in contrada Ponte Olivo, progetto presen-tato da privati che ha già in tasca tutte le prescrizioni esecutive, da una parte. Ed il nostro eroe Vito Riggio cosa dice? «Licata esclude Gela e viceversa non si può pensa-re di realizzare due scali a distanza di circa 30 km». Ci risiamo!

L’aeroporto tanto voluto da Alfano ed appoggiato dal presidente Lombardo po-trebbe ritrasformarsi nella chimera agri-

gentina. Ed il presidente D’Orsi come ha preso que-ste ultime novità in tema di aeroporto? Chiamando la cittadinanza alla mobi-litazione! Una mobilitazio-ne che coinvolga non solo la classe politica regionale e nazionale ma anche la società civile, le organizza-zioni sindacali, le categorie produttive della provincia. Questa la manifestazione organizzata dal Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi per chie-dere al Governo Nazionale la costruzione dell’Aeroporto di Agrigento, suo chiodo fisso da mesi ormai. Si comincerà con la convocazione di un Consiglio Provinciale aperto agli abitanti della provincia, a Li-cata il 12 novembre e si proseguirà con la manifestazione popolare “pro aeroporto” il 28 novembre che dal Viale della Vittoria arriverà alla sede della Provincia, Piazzale Aldo Moro, a cui seguirà un pubblico co-mizio in Piazza Vittorio Emanuele.

«É arrivato il momento di dimostrare

che la classe politica di questa Provincia non è sola nella battaglia di modernizza-zione di questa terra - dice il Presidente D’Orsi - per questo chiedo ai cittadini della provincia di appoggiare questa manifesta-zione con una partecipazione di massa. Da più di quaranta anni la nostra provincia è stata presa in giro. Ora che ci sono tutte le condizioni perché finalmente l’aeroporto venga costruito, l’opinione pubblica della provincia, le forze produttive e le orga-nizzazioni sindacali devono fare sentire la loro voce al Governo. Occorre mostrare al Governo Nazionale che la nostra provincia crede seriamente nell’aeroporto come stru-

mento per un vero sviluppo so-ciale ed economico, inteso come trampolino di lancio per l’occu-pazione dei molti giovani della provincia, che oggi sono costretti ad emigrare per mancanza di pro-spettive».

Ma questa mobilitazione popo-lare del presidente D’Orsi, se tutto l’iter finanziario è stato definito quale significato può assumere? Forse ha il timore che, come negli anni passati, siano solo promesse e pochi fatti concreti, anche da parte dei suoi alleati politici? Dove non potè l’acqua potrà l’aeroporto portare alla mobilitazione popola-re?

Marilisa Della Monica

Brevi provinciaCiao, ciao aeroporto?provinCia Gela pronta a “scipparci” l’infrastruttura

Bando per la sezione localeriBera Protezione Civile

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

ss640 Raddoppio tra i reperti archeologici

Il raddoppio della strada statale 640 Agrigento Cal-tanissetta rischia di prendere forma nel bel mezzo di una gigantesca area archeologica. Dopo l’emersione di un sito stracolmo di reperti di varia epoca in contrada Scintilia, adesso, nei pressi del bivio Aquilata, non lon-tano dal centro commerciale «Le Vigne» in territorio di Castrofilippo, sono stati rinvenuti decine di cocci di ce-ramica risalente a un’epoca non ancora definita.

CaniCattÍ scherzo scambiato per atto intimidatorio

É stato uno scherzo, sicuramente di cattivo gusto, or-ganizzato dagli stessi dipendenti del consorzio Tre Sor-genti e non un atto intimidatorio. Sabato scorso, davan-ti la sede dell’Ente acquedottistico, era stato sistemato un piccolo altare, con candele, crisantemi e un testo in latino. Un’iniziativa nata con lo scopo di rendere l’ulti-mo omaggio ad un Ente in via di chiusura. Un’iniziativa ironica che ha creato scalpore e che ha fatto pensare ad una strategia volta a creare un clima di terrore quanto era solo una provocazione lanciata da chi rischia di per-dere il posto di lavoro.

dedalo ambiente Rifiutati i rifiuti

Tira proprio una brutta aria nei comuni rientrati nella Dedalo Ambiente Ag3, Licata, Ravanusa, Campobello di Licata, Camastra, Canicattì, Naro e Palma di Monte-chiaro. Alla emergenza scoppiata nei giorni scorsi per la mancata raccolta dei rifiuti si sono aggiunte le dimissio-ni del, presidente del consiglio di amministrazione e del sindaco di Licata componente del cda. Nel frattempo la ditta Cantanzaro, proprietaria della discarica di Siculia-na ha chiuso le porte ai mezzi compattatori della Deda-lo. L’assessore regionale al Bilancio, Roberto Di Mauro, ha comunicato di aver firmato un provvedimento con cui dispone la concessione di un’anticipazione di cassa sul fondo per le autonomie locali al comune di Licata di 1.606.000 euro. «Queste somme - ha detto Di Mauro - serviranno per il pagamento delle spettanze nei con-fronti della società d’ambito Dedalo Ambiente, per fare fronte alla situazione difficile che si è venuta a creare e scongiurarne l’aggravarsi». «Ringrazio l’assessore Di Mauro – ha detto il sindaco Graci – anche a nome dei miei concittadini per la grande sensibilità e l’attenzione dimostrate nei confronti del territorio della città di Li-cata». Ma intanto la situazione negli altri comuni è in attesa di una soluzione.

L’ANGOLO DEL CONSUMATOREQuali accorgimenti usare per non avere

brutte sorprese con Internet? (A.Q., Agrigen-to)

Per prevenire i problemi più diffusi, è bene at-tenersi alle seguenti regole. 1)Innanzi tutto, per evitare di ricevere messaggi di posta indesiderati (spamming), pubblicizzare il proprio indirizzo e-mail il meno possibile e farsi installare un pro-gramma antispamming. 2)Non rispondere mai ad email con le quali viene chiesto l’inserimento di propri dati riservati come nome utente, indi-rizzo, password, coordinate bancarie, altri codici di pagamento ecc. É molto pericoloso ed espone a truffe. 3)Evitare di inviare proprie foto o altre immagini personali via e-mail, se non a persone e indirizzi di sicura fiducia. Una volta online, in-fatti, si perde il controllo sulle immagini. 4)Così, pure, se si decide di entrare in una Community, al momento della registrazione omettere i propri dati personali, (nome, cognome, residenza). Usa-re un nickname (soprannome). 5)Entrare solo in community e chat protette e sicure. 6) In tema di offerte di beni e aste on line, prima di acquistare bisogna verificare se l’offerta è lanciata da un pri-

vato o da un commerciante. Meglio acquistare da un commerciante: in questo caso c’è il diritto di recesso da esercitare entro 10 giorni lavorativi come previsto dal Codice del Consumo. É op-portuno farsi dare garanzie, ad esempio inserire la clausola “soddisfatti o rimborsati”. 7)Per fare acquisti on line vengono generalmente richiesti dal sito interessato il numero di carta di credito e la data di scadenza. Verificare se in basso a destra appare il lucchetto del Secure Socket Layer, che indica che la connessione è sicura. Controllare in tempo reale il proprio estratto conto, in modo da bloccare tempestivamente la carta qualora si di-sconoscessero spese addebitate. Meglio, in ogni caso, usare carte prepagate (tipo Postepay). 8)É indispensabile farsi installare un buon antivirus. Questo va aggiornato con regolarità, almeno una volta al mese, rammentando che il principale mezzo di diffusione del virus è la posta elettro-nica con i messaggi allegati. 9)Se si ritiene di es-sere stati vittime di reati telematici, denunciare tempestivamente il tutto alla Polizia Postale. Le informazioni necessarie sono consultabili sul sito ufficiale www.commissariatodips.it.

Il pregiato olio extravergine d’oliva di Luc-ca Sicula ha trovato un utile sbocco commer-ciale in Germania, grazie all’azione congiunta dell’amministrazione comunale, degli im-prenditori agricoli locali e soprattutto della scuola.

Un gruppo di studenti della scuola pro-fessionale superiore “Nachbarschafts-Haup-tschule” di Weinsberg, Germania sud-oc-cidentale, per il terzo anno consecutivo, in virtù di un progetto didattico tedesco “Oli-ventraum” (il sogno delle olive), vincitore di un premio nazionale ministeriale, arrivano per una diecina di giorni a Lucca Sicula ac-colti dalla civica amministrazione, dalle fami-glie degli imprenditori agricoli.

I giovani, tra i 15 e 16 anni, partecipano prima alla raccolta delle olive tra gli uliveti del territorio collinare, ed assistono poi alla molitura e all’imbottigliamento dell’olio ex-travergine con tanto di etichettatura sulle bottiglie. Ritornano in patria, con l’impegno, già felicemente sperimentato negli anni scor-si, di far conoscere e gustare l’olio siciliano, prima dell’arrivo, in terra tedesca, dei pro-duttori di Lucca Sicula che, durante l’anno, prendono parte alle fiere enogastronomiche, soprattutto nell’area di Stoccarda, dove c’è una buona presenza di emigrati siciliani.

Anche per tale ragione, l’amministrazione comunale continua ad organizzare la Festa dell’Olio, giunta ormai alla XXII edizione.

Una manifestazione in piazza, che si è svol-ta nei giorni scorsi alla presenza del sindaco,

e di alcuni assessori provinciali, del presiden-te del consiglio comunale, della giunta muni-cipale con la partecipazione di studenti, alun-ni e dirigenti della scuola tedesca.

C’è stato il gemellaggio amministrativo tra il primo cittadino di Lucca Sicula Salvatore Dangelo e il sindaco di Schorndorf Andreas Stanicki e quello scolastico con i ragazzi del-la scuola professionale di NSH di Weinsberg, guidati dal dirigente Harald Schroder, dai docenti Edelgard Muth Inga, Diur Harr e dal-l’accompagnatore Bernardo Inga di Lucca Si-cula, da decenni emigrato in Germania.

Il progetto scolastico ha permesso agli studenti tedeschi di vivere per alcuni giorni a Lucca Sicula e di poter visitare Agrigento, Palermo, Sciacca, Burgio ed Eraclea Minoa.

Sono stati anche ricevuti alla Provincia Re-gionale di Agrigento dal vicepresidente Car-melo Pace che ha consegnato loro dei gadget.

Enzo Minio

il sogno delle oliveluCCa siCula Progetto didattico per studenti stranieri

La cittadina di Ribera ha due sezioni operative della Protezio-ne Civile, una comunale e l’altra provinciale, ma potrà contare, se ci saranno le dovute adesioni, su un gruppo comunale di vo-lontariato, spontaneo e gratuito, che dovrebbe nascere tra breve.

É stata l’amministrazione comunale ad indire un bando pubblico per la selezione di 30 unità operative che dovranno occuparsi nella cittadina di ogni evenienza di pubblica utilità e solidarietà.

«Per attività di volontariato – afferma il sindaco Scaturro – si intende quella prestata in maniera personale, spontanea e gratuita, senza fini di lucro, an-che indiretta ed esclusivamente per fini di solidarietà umana, in stretto rapporto diretto con il comune di Ribera. L’attività di volontariato non verrà retribui-

ta in alcun modo, nemmeno dal beneficiario. All’operatore volontario potranno essere rimborsate soltanto, dalla civica amministrazione, le spese effet-tivamente sostenute per l’attivi-tà prestata, nei modi e nei limiti preventivamente stabiliti e au-torizzati dall’ufficio comunale della Protezione Civile».

Possono partecipare al bando comunale i cittadini italiani che siano residenti nel comune di Ribera, senza distinzione di ses-so, maggiorenni, con godimento dei diritti civili e politici, senza condanne penali e fisicamente idoneo in base al D.M. del 28 febbraio 1983. Le domande per l’ammissione possono essere presentate direttamente all’uffi-cio comunale della Protezione Civile in via Brunelleschi, pres-so l’ex pretura, oggi comando della polizia municipale. Ribera

oggi può contare su due uffici della Protezione Civile hanno entrambidirigenti, funzionari e impiegati, ma sono privi di una sezione di volontariato civile.

C’è la possibilità che la sezio-ne provinciale della Prot. Civile possa avere una sede idonea se saranno restaurati, con un pro-getto già presentato dal comune di Ribera, i locali di viale Euro-pa.

E.M.

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Speciale Centro Storico �L’Amico del Popolo08 Novembre 2009

centro storico La visita di Guido Bertolaso ad Agrigento

Bertolaso: «La via va fatta»(continua dalla prima) «Ahh capivu, ca-

pivu, gna speriamo che almenu a lu viscuvu l’ascuntanu…». La conversazione viene inter-rotta dall’arrivo del corteo di auto blu, «su via circolare, spostarsi… avanti, avanti... dico a lei avanti...». Nemmeno due vigili, arrivati sul posto con largo anticipo, riescono a far sì che l’auto di Guido Bertolaso si fermi davanti la porta dell’Arcivescovo, è costretto, il Sottose-gretario, a scendere 10 metri prima a riprova che, anche in circostanze particolari, con due vigili presenti, la via Duomo è difficile da gesti-re. Guido Bertolaso era arrivato ad Agrigento venerdì 30 ottobre, due i motivi della visita: la vicenda dell’Ospedale San Giovanni di Dio, di cui, dopo l’ordinanza di sgombero da parte della magistratura per gravi carenze struttura-li, il sottosegretario è stato nominato, “custode giudiziario” e per rendersi conto “de visu” della situazione del Centro Storico di Agrigento in seguito alla lettera dell’Arcivescovo che chie-deva il diritto alla sicurezza per i cittadini del Centro con l’individuazione di una “via di fuga”. Per quando riguarda la prima vicenda, quella dell’Ospedale, il Sottosegretario si dice fidu-cioso e prospetta buone speranze per il disse-questro e preannuncia lavori di messa in sicu-rezza di concerto con l’Assessore regionale alla Sanità e l’Asl competente. Prima dell’incontro con l’Arcivescovo e la tappa nel Centro storico, per affrontare l’altro punto all’ordine del giorno della sua visita ad Agrigento, Bertolaso ha fatto tappa al Municipio, al teatro “Luigi Pirandello”

e al Palazzo dei Filippini.

A l l ’a p p u n -tamento con il l’Arciescovo, Guido Bertolaso, arriva con i diri-genti del Diparti-mento regionale della Protezione civile di Agrigen-to, Cimino e Di Miceli, con in testa il direttore generale della protezione civi-le della regione Sicilia, Cocina. Sono presenti all’incontro anche il sindaco Zambuto, con gli assessori Buscaglia e Iacono e il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune Principato, il prefetto Postiglione, con il vice Diomede e la dirigente Guarneri. Il confronto, davanti all’Arcivescovo, quando si illustrano le possibili soluzioni alle sue richieste, si anima un po’ tra Protezione Civile regionale e sinda-co, e malgrado l’abile regia e l’impegno profu-so dal Prefetto, ancora una volta emergono le diverse anime e le diverse soluzioni al proble-ma. Di certo, taglia corto Bertolaso, invitando i presenti a trovare la giusta soluzione, «a breve bisogna predisporre quella via d’uscita da que-sta zona del Centro Storico che possa garantire

la sicurezza dei cittadini sia nelle condizioni ordi-narie che in condizioni di possibile difficoltà». Parole, chiare e dirette, che inchiodano i diversi attori a precise respon-sabilità ed a scelte con-crete che sconfessano le parole di chi, prima delle vie di fuga, ha po-sto come condizione irrinunciabile la messa in sicurezza del Centro storico.

«Tra un mese ritornerò ad Agrigento - dice Guido Bertolaso all’Arcivescovo - per vedere se quello che abbiamo chiesto di fare si sta facen-do». Per quanto riguarda la condizione geolo-gica della collina su cui insiste parte del Centro storico e gli edifici della Cattedrale, del Semi-nario, della Curia, della Biblioteca Lucchesia-na, della Chiesa Sant’Alfonso, il Sottosegretario alla Protezione Civile ha confermato che, al momento, non ci sono risposte esatte e defini-tive, c’è, invece, un gruppo di tecnici e geologi di università siciliane ed italiane che stanno la-vorando ad una possibile soluzione.

La visita al Centro storico è proseguita con un sopralluogo al Palazzo Vescovile, alla Catte-drale, al Seminario ed alla zona nei pressi del quartiere san Giacomo e Santa Marta. Non è stata un “tour turistico”, come qualcuno l’ha de-finito, e più volte il Sottosegretario, ha messo la mano in tasca preso gli occhiali e controllato i “fessurimetri” collocati sulle pareti, più volte, si è chinato e ha messo le dita nelle fessure pro-vocate dal lento, ma inesorabile, scivolamento del colle a valle.

Bertolaso, va via e con lui i vigili e le autorità al seguito, «ma questa volta - dice la signorina che di visite e sopralluoghi negli anni passati ne ha visto tanti - ho la sensazione che li cosi si stannu smuvinnu”.

Carmelo Petrone

«A breve bisogna predisporre la via d’uscita da questa zona del Centro Storico che possa garantire la sicurezza dei cittadini sia nelle condizioni ordinarie che in condizioni di possibile difficoltà». Sono le parole che il Sottosegretario alla Protezione Civile, nella sua ultima visita ad Agrigento, ha rivolto al “tavolo tecnico” che è stato istituito dal Prefetto, Umberto Po-stiglione, per trovare una soluzione alla viabilità ordinaria e straordinaria del Centro storico di Agrigento. I tempi sono stati davvero “brevi” e tra un mese, quando tornerà, il “tavolo tecnico”- composto da Comune, Sovrin-tendenza, Protezione Civile, Genio Civile e Vigili del Fuoco, metterà sul tavolo del Sottosegretario una proposta concreta a cui si è pervenuti, in-seguito ad lungo incontro e dopo lunghe trattative, presso la sala riunioni della Prefettura, mercoledì 3 novembre.

Il buon senso ha prevalso ed i partecipanti al tavolo, pur esprimendo il loro parere in relazione alle varie ipotesi per individuare una via di fuga dalla P.zza don Minzoni, «dopo ampio dibattito - come si legge nel verbale redatto - individua (il tavolo tecnico) quale via di fuga il tracciato...che at-traversa la discesa Seminario per raggiungere via Santa Marta, percorre la suddetta via ed attraversa il quartiere di Santa Croce per raggiungere la via Garibaldi». Nel verbale si legge anche che «in relazione agli esiti del rilievo topografico ed altre verifiche eventualmente necessarie il percorso potrà essere modificato al fine della possibilità di raccordarlo alla via XVV Apri-le». Considerate le difficoltà legate alla presenza del tessuto urbano e della pendenza elevata del tratto compreso tra P.zza don Minzoni e via Santa Marta il verbale precisa che il percorso «dovrà garantire almeno il passaggio di ambu-lanze e di automezzi leggeri di soccorso». Viene anche indivi-duato un secondo tratto con un’area di attesa (nel campetto sottostante il complesso del Gioeni) che «dovrà possedere caratteristiche tali da consen-tire il transito di mezzi pesanti di soccorso» Entrambi i trat-ti comporteranno l’avvio di procedure espropriative. Altre soluzioni sono allo studio dei tecnici (cfr. Amico n.35) ma quest’ultime richiedono tempi più lunghi e maggiori risorse finanziarie perchè bisogna intervenire con un lavoro di consolidamento dell’intero costone interessato da movi-menti franosi.

I CENTO ANNI DELL’OTTICA LO VULLO

1909. Una data molto importante per l’OTTICA LO VULLO: una data che segna l’inizio della storia di un’Azienda, antica ma non vecchia, che attra-verso l’arco di un secolo, è stata apprezzata per correttezza, competenza e per la qualità dei suoi occhiali.

Fondata da Vincenzo Lo Vullo, è stata portata avanti dal cav. Bernardo e, in seguito, dalla figlia Piera e attualmente dai figli di quest’ultima Ange-lo e Bernardino.

Quattro generazioni di Ottici che costituiscono l’orgoglio della famiglia LO VULLO alla quale au-guriamo un futuro sempre più ricco di soddisfa-zioni.

Le tappe della vicenda

Mons.Montenegro scrive la prima lettera alle autorità competenti per sol-lecitare un interessamento affinchè la zona alta del Centro Storico possa avere un’adeguata “via di fuga”. In seguito alla lettera dell’Arcivescovo, presso la Pro-

tezione Civile di Agrigento, si tiene una conferenza dei servizi tra gli enti preposti per individuare una possibile soluzione. Il tavolo viene bloccato dal “no” della Sovrin-tendente per difendere il Centro medievale che considera un unicum da non modificare.

L’otto Ottobre, in seguito all’alluvione di Giampilieri, mons. Montenegro scrive una seconda lettera alle auto-

rità preposte “mi rifiuterò di celebrare i funerali di tragedie annunciate... ogni cittadini ha diritto alla sicurezza le isti-tuzioni hanno dovere di assicurarla”. Questa volta la lettera è indirizzata an-che ai cittadini di Agrigento (viene resa pubblica) e ripresa da numerosi media locali e nazionali, il quotidiano Avve-

nire dedica una pagina alla vicenda, Tv7 del Tg1 un ap-profondimento, qualcosa si muove, iniziano ad arrivare le prime reazioni (cfr. Amico n 33) di Rino La Mendola, della Sovrintendente, del Sindaco Zambuto. Anche l’on.le Fontana presenta un’interpellaza urgente al Presidente del Consiglio ed al Ministero dell’Interno.

Il prefetto di Agrigento assume la re-gia del tavolo tecnico, riunisce tutti gli enti preposti per trovare una soluzione, detta anche l’agenda, chiede tempi brevi; se entro una settimana non si arriverà ad una soluzione, il Prefetto chiederà la nomina di un commissario con i poteri specifici per realizzare la via di esodo dal Centro Storico. Nel frattempo l’or-

dine degli Ingegneri propone e mette a disposizione del tavolo tecnico 4 possibili soluzioni al problema

Il Sottosegretario alla Protezione Civi-le, arriva ad Agrigento, incontra in Arci-vescovado, il tavolo tecnico, «a breve - dice - bisogna predisporre la via d’uscita da questa zona del Centro Storico che possa garantire la sicurezza dei cittadini sia nelle condizioni ordinarie che in con-dizioni di possibile difficoltà»

Il tavolo tecnico, riunito presso la Pre-fettura di Agrigento, alla presenza del Prefetto, in modo unanime, arriva ad una proposta concreta di “via di fuga” dal Centro Storico, che passa da via Se-minario, via Santa Marta, per arrivare in via XXV Aprile.

3 Marzo

8 ottobre

27 ottobre

31ottobre

3novembre

centro storico

Via «di fuga» c’è l’accordo

L’Osservatorio Permanente del Cittadino di Agrigento, dopo le assemblee cittadi-ne dei mesi scorsi, il docu-mento sul Centro storico e i vari incontri con l’Am-ministrazione, con spirito di fattiva collaborazione, punta di nuovo i riflettori sul Centro storico di Agri-gento e rende note 13 do-mande rivolte al Sindaco Zambuto, per rilanciare l’attenzione ai problemi e alle urgenze dello stesso ma anche alle eventuali soluzioni che portino a rilan-ciare il cuore della citta. Ecco le domande:

1. La legge speciale per Agrigento: è ancora convinto che si potrà fare? Ed in che termini?

2. Le casse comunali languono: è ancora volontà della sua Amministrazione il completamento delle sanatorie edili-zie della zona “B” ed incassare così i proventi destinati alle urbanizzazioni della città ed ancora, ha intenzione di rifare un accordo con gli ordini professionali delusi?

3. Come intende valorizzare le risorse comunali per batte-re cassa, vuole vendere – “svendere” - il patrimonio comu-nale o valorizzarlo?

4. Cosa intende fare per rendere funzionale lo sportello unico per le attività produttive che serve a rilanciare le im-prese?

5. Che provvedimenti intende prendere per il fatto che gli uffici comunali non sono stati in grado di avviare i lavori del parcheggio di piazza Rosselli?

6. Cosa intende fare in risposta al mancato avvio di tutti i project financing promessi: dai parcheggi di via Gioeni, via Dante, via Manzoni agli Asili Nido in tutti i quartieri della città?

7. Ritiene che inaugurando solo una parte della villa del Sole, solo alcune villette in città, solo una parte del Parco dell’Addolorata abbia già soddisfatto le esigenze dei cittadi-ni ad avere parchi e ville attrezzate? E come intende risol-vere i problemi dei necessari completamenti?

8. Ritiene di aver promosso più iniziative, gare d’appalto e progetti della precedente Giunta comandata da Piazza?

9. Lei è in grado di confermare che il programma di go-verno che ha presentato ai cittadini sarà rispettato, in che misura, ed in quanto tempo?

10. Lei ritiene che riuscirà a portare la raccolta differenzia-ta a livelli accettabili come nel resto d’Italia?

11. Che fine hanno fatto i progetti ICARO per la forma-zione di soggetti disadattati; CARRUBBO per gli immigra-ti; VEMA la città del terzo millennio; DEDALO e VERDE Impresa per gli immigrati; il protocollo per il PARCO del Mediterraneo?

12. Lei riuscirà a fare di Agrigento una città universitaria? Che rapporto ha instaurato con il CUPA e la Provincia?

13. Ritiene che i trasporti pubblici locali gestiti insieme alla TUA siano accettabili e cosa intende fare per migliorarli?

osserVatorio perManente deL cittadino

13 domande al sindaco Marco Zambuto sul centro storico

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� L’Amico del Popolo08 Novembre 2009Vita Ecclesiale

L’USMI Diocesana, come par-te viva della Chiesa agrigentina, è come una “Lampada” che deve stare sul lucerniere… per fare luce, e non nascosta sotto il moggio.

Come ogni anno, noi religiose iniziamo il nuovo anno sociale, fa-cendoci guidare ed illuminare da un tema particolare.

L’anno 2009/2010 ci vedrà im-pegnate ad approfondire il tema: “Consacrate per Servire”. Al dono totale di Cristo, al suo offrirsi tut-to a noi, lo Spirito ci ha spinto e continua a spingerci a rispondere con un Amore totale ed incondi-zionato a Lui, fino ad uniformare la nostra volontà alla Sua. La Vita Consacrata, proprio per essere “espressione e scuola di carità”, diviene testimonianza credibile, di comunicazione dell’Amore ri-cevuto, “come presenza iconica dell’Amore, vita che profuma di Vangelo”.

Il servizio non si può chiamare tale se non scaturisce da un cuo-re che ama. San Vincenzo, no-stro Fondatore, insieme ad una grande donna, Santa Luisa dè Marillac, si sono messi al servizio dei Poveri, solo quando si sono lasciati amare da Dio, affidandosi completamente a Lui. Solo allora, quando hanno messo Dio al pri-mo posto, si sono fatti prossimo, caricandosi di tutti i bisogni dei Poveri, in stato di abbandono, soprusi, viola-zione dei diritti della persona, vivendo la logica dell’Amore. Il ca-risma vincenzia-

no, oggi, è più che attuale, perché come ha detto Gesù, “i poveri li avrete sempre con voi..” La pover-tà cambia aspetto con il cambio della cultura, ma l’egoismo umano ne crea sempre di nuove. Si tratta solo, di avere occhi e cuore sem-pre aperti al soffio dello Spirito. Ad approfondire, ancora meglio, il nostro carisma specifico ci aiuta “L’anno Giubilare Vincenziano” in corso, in occasione del 350° dalla morte dei nostri santi fondatori.

É urgente, oggi più che mai, ripensarci insieme, come Chiesa, promuovendo dinamismi di Co-munione, con progetti comuni pur nel rispetto dei diversi cari-smi, in un cammino intercongre-gazionale, per operare in rete, ed essere più incisive in questa no-stra Chiesa che vive in Agrigento, come profeti che gridano la Spe-ranza che salva: “Cristo”.

Suor RosariaVice-delegata Diocesana

USMI

Ricordato mons. Ficarranel 50° dalla morte

canicatt� Un esempio da seguire

Finalmente riesco a varcare la por-ta. Una famiglia dai naturali ascendenti celesti, per l’edu-cazione gentile, le virtù e la bella testimonianza di fede. Nelle grandi e piccole occasioni, finito il pranzo e la fe-sta, ci si ferma e si prega: tutti e in famiglia. L’anima di tutto è la sposa, Marianna, ministra straordinaria della vita coniugale, educatrice perfetta dei figli e nella Chiesa. Ora lei giace, da quasi tre anni, colpita da rara malattia. Finalmente riesco a varcare la porta. Sempre accoglienti, lo sposo, i figli: che bei figli e che padre. Razza superiore di umanità. Ad assistere la sposa è soprattutto il loro amo-re che attende un segno, una ripresa: ridanno tutta la vita alla sposa e madre. Ma chi può dare a Dio il riscatto del-la propria vita? Con lo sposo è soprattutto la mamma di Marianna, ad assisterla ed a rigenerarla. Mentre accarezza la figlia malata, si commuove al pensiero della malattia di una ventiduenne: l’affida alla mia preghiera. Gli specialisti studiano Marianna con profonda intelligenza. Quando è possibile viene amorevolmente trasportata, come preziosa reliquia di cielo, nei centri di eccellenza. Finalmente riesco a varcare la porta. Tanto fa un prete, tanto corre e tante porte varca. La porta più imponente e difficile da aprire è quella del suo cuore. Ed in questo è come gli altri fedeli. Nella malattia di Marianna c’è la vergognosa condizione di Cristo abbandonato, silente inchiodato. È inaccettabile che un’amica di Dio sia trattata così. La croce mi fa paura e mi fa paura il coraggio di Giovanni e della Madre, di star a creder alla vita, mentre i piedi affondano nel fango e nel sangue. Io l’ho incontrato il Gesù del Vangelo.

don Simone

Cerco fatti di Vangelo

Giovedì 29 ottobre si è svolta presso la Chiesa Madre di Canicattì – gremita

di fedeli - la celebrazione eucaristica per ricordare nella preghiera mons. Angelo Ficarra vescovo di Patti nel cinquantesimo della morte.

Alla concelebrazione hanno partecipato mons. Carmelo Ferraro, vescovo emerito della Diocesi di Agrigento, mons. Luigi Bommarito, vescovo emerito della Dio-cesi di Catania, mons. Michele Pennisi, vescovo della diocesi di Piazza Armerina, mons. Rosario Vella, vescovo missionario in Madagascar, mons. Salvatore Murato-re, vescovo della diocesi di Nicosia, mons. Ignazio Zambito, vescovo della diocesi di Patti, mons. Francesco Montenegro e mons. Paolo Romeo, arcivescovo della diocesi di Palermo che ha presieduto la liturgia.

Poderosa, articolata, l’omelia dell’Arcive-scovo Romeo “perché piena di verità”, ma soprattutto di delicatezza verso la memo-ria del presule canicattinese. Con intensi passaggi ed alla luce della Parola, il cele-brante ha sintetizzato l’intera esperienza di Angelo Ficarra, dispiegando autorevol-mente le luci e le ombre del suo ministero. Altrettanto espressivo è stato l’omaggio dei Vescovi e del sindaco di Canicattì alla tomba di mons. Ficarra.

Un momento intenso di Chiesa che ha edificato ed arricchito tutti! Piena è in-

fatti la soddisfazione dei promotori e di tutta la comunità ecclesiale di Canicattì: pensiamo che lo spirito delle parole e dei gesti di questo evento abbia reso tangibile l’insegnamento di Benedetto XVI che al n. 4 dell’Enciclica Caritas in veritate spiega: “la verità, facendo uscire gli uomini dal-le opinioni e dalle sensazioni soggettive, consente loro di portarsi al di là delle de-terminazioni culturali e sto-riche e di in-contrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose. La verità apre e unisce le intelligenze nel lógos del-l’amore”.

L ’ a m o r e verso mons. Ficarra, so-stanziato dalle manifestazioni di quest’anno, diventa fecon-do nell’attuale tempo della Chiesa e della

società, poiché ha confermato negli animi il desiderio, la volontà di essere fedeli alla Chiesa ed al santo Vangelo che annuncia.

Testimone fedele del suo tempo, l’uo-mo, il sacerdote Angelo Ficarra è per noi esempio nella fede, nella speranza e nella carità.

Massimo Muratore

A cinquant’anni dalla scomparsa del vescovo Angelo Ficar-ra, nel quadro delle celebrazioni a lui de-dicate, torna, efficace e puntale come sempre, il contributo di affetto e riflessione di mons. Vincenzo Restivo, di colui cioè che ne è sta-to successore e conti-nuatore dell’arcipre-tura di Canicattì. La sua nuova opera “S.E. mons. Angelo Ficar-ra nel 50° della morte - Canicattì 1 giugno 1959” tratteggia, con sintesi efficace i momenti più significativi della vita del Ficarra dal seminario dell’allora Girgenti all’Uni-versità degli studi di Paler-mo; dalle prime esperien-ze pastorali nella Chiesa Madre di Ribera, accanto a don Nicolò Licata, all’ar-cipretura di Canicattì; dalla breve esperienza di Vicario Generale ad Agrigento al ventennio di episcopato a Patti (1936-1957). E poi la destituzione da vescovo di Patti, letta sul Giornale di Sicilia del 2 agosto 1957 e gli ultimi anni trascor-si nella sua città. Mons. Restivo fu testimone dei momenti drammatici del-la vita del vescovo di Patti: la destituzione in contu-macia, l’assenza di una cerimonia di commiato da parte della chiesa, l’ar-rivo di un telegramma che, con freddezza burocratica,

annunciava a Patti l’inse-diamento del successore. L’autore mette in risalto il fervore culturale del gio-vane Ficarra, ma arricchi-sce il suo nuovo libro con una serie di testimonianze di laici e uomini di chiesa che apprezzarono, alcuni solo post mortem, l’opera del Ficarra. Siamo dunque grati a mons. Restivo per aver voluto ancora una vol-ta sollecitare tutti noi ad un momento di riflessione sul grande vescovo di Patti, una nobile figura di cani-cattinese da far conoscere alle nuove generazioni e da proporre come gran-de maestro della cultura classica e come espressore di nobili principi da porre alla base della vita di ogni giorno, non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello civile.

Gaetano Augello

usmi Unione Superiori Maggiori Italia

Lampada per far luce

CVS

Giorno 14 Novembre presso la Chiesa Madonna del Carmelo in Naro, alle ore 16,30, verrà celebrato, con la presenza di S.E. l’Arcivescovo il 25° anniversario della lettera apostolica “Salvifici Doloris” di Papa Giovanni Paolo II, e della morte di Mons. Luigi Novarese, Fondatore del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce. Con questa iniziativa, il CVS di Agrigento, vuole mani-festare alla Chiesa di Agrigento la propria gioia e la convinzione che il Carisma della valorizzazione della sofferenza, donato dallo Spirito Santo attraverso il S. di D. Mons. Luigi Novarese e la lettera apo-stolica “ Salvifici Doloris” costituiscono una ricchezza inestimabile per l’umanità. La Sezione “Lega Sacerdotale Mariana di Agrigento” ha in programma due inizia-tive: Tenere delle catechesi sul “valore salvifico redentivo ed evangelizzante del dolore” e costituire vari Gruppi della Lega Sacerdotale Mariana, formata da sacerdoti e laici che si impegnino a recare sollievo spirituale e materiale ai sacerdoti anziani ed ammalati

ACR

Domenica 15 novembre a Porto Empedocle si celebrerà la “Festa del Ciao” a carattere diocesano. Mentre i ragazzi, in mattinata, saranno impegnati nelle attività program-mate, i genitori si riuniranno per confron-tarsi e riflettere sul tema. “Comunicare la fede in famiglia”. Interverranno mons. Vincenzo Restivo, già arciprete di Canicattì, e la prof. Gabriella Brucculeri, dirigente scolastico. Ad ogni partecipato sarà chie-sto di contribuire versando la quota di iscrizione di 1,00 euro. Durante il pranzo, a sacco, si condivideranno i dolci e le pietanze tipiche che ognuno dei parte-cipanti vorrà portare. Per informazioni chiamare il 3405556856 (Lillo Guarneri) o lo 3805454958 (Carmelinda Canicattì) o inviare una email a [email protected].

Ufficio Missionario

Si terrà domenica 8 novembre presso l’Oa-si Casa Famiglia (SS 640 dopo rifornimento ESSO di Racalmuto - uscita Castrofilippo) il ritiro di Avvento. A predicare sarà Isa Matulli dell’AMI (Associazione Missionaria Internazionale). L’inizio del ritiro è per le ore 9.

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Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo08 Novembre 2009

a cura di Gino FaragoneXXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

I due spiccioli, anzi, il tutto della vedova

«Loda il Signore,

anima mia»

la Parola

Due povere vedove sono le protagoniste della liturgia di questa domenica. Oggi si va alla scuola dei poveri, da quelli che socialmente contano effet-tivamente poco. Normalmente l’attenzione dei media è posta su quelli che riscuotono suc-cesso, su quelli che hanno po-tere, al di là della loro condotta nella vita privata. Oggi siamo invitati a guardare con parti-colare attenzione al gesto di queste due vedove: dai poveri si può davvero imparare tanto. Essi sanno cosa significhi vive-re per il Signore. Della prima vedova (1Re 17, 10-16) si sot-tolinea l’ospitalità compensata dal profeta Elia, della seconda (Mc 12,38-44) la generosità per l’offerta al Tempio elogiata da Gesù. Il loro atteggiamento è

tanto più apprezzato se posto in confronto con quello sprez-zante dei ricchi, la regina Ge-zabele da una parte e dall’altra gli scribi che “amano passeg-giare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere”. Gesù sconfessa questi esperti della Legge, avidi, ipocriti nelle loro preghiere e ambiziosi. Atteg-giamenti di sempre, anche oggi visibili in ambienti religiosi. Ci soffermiamo sulla figura della vedova del vangelo, che costi-tuisce anche l’ultimo insegna-mento pubblico di Gesù.

“Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi getta-va monete. Tanti ricchi ne get-

tavano molte. Ma venuta una vedova povera, vi gettò due monete, che fanno un soldo”. Siamo al Tempio di Gerusa-lemme, nel cortile delle donne. Secondo la Mishnah nel san-tuario c’erano 13 cassette che, per la loro particolare forma, erano chiamate “trombe”, de-stinate a raccogliere le diverse offerte dei fedeli. Gesù osserva la folla che getta monete nelle cassette, producendo un tintin-nio che richiama l’attenzione sia sull’entità dell’offerta sia sul donatore. Un’occasione questa che permette ai ricchi di farsi una buona pubblicità ed osten-tare generosità, applaudita dal pubblico presente. Con indif-ferenza e magari un po’ di iro-nia si raccoglie invece l’offerta dei poveri. Al contrario Gesù

osserva con interesse proprio l’offerta di una povera vedova. La situazione delle vedove nel-l’antico Israele era molto preca-ria: esse potevano contare uni-camente sui figli e sulla carità altrui. Perciò Dio è presentato come il difensore delle vedove e i profeti denunciano spesso lo sfruttamento delle vedove.

«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Una gene-rosità estrema: questa donna offre non una moneta, riser-vando per sé l’altra, ma offre “tutta la sua vita”, adempie nella semplicità quanto previsto dal-

la Legge: entra al Tempio per la preghiera, ne esce facendo l’elemosina e per quel giorno e forse tanti altri ancora digiuna. Un vero modello da imitare. Gesù mostra una particolare simpatia nei confronti di questa vedova, perchè si riconosce nel suo generoso gesto. Anche lui si sta preparando a dare tutta la sua vita, a morire sulla croce.

Elogio certamente della ge-nerosità ma forse anche atteg-giamento di compassione per essere vittima la donna di uno sfruttamento religioso. Nel ca-pitolo successivo Gesù parla della distruzione del Tempio, nel cui tesoro la donna getta tutto, privandosi di tutto quello che possiede. Gesto che risul-terebbe dunque inutile alla luce di questo annuncio.

Nel segreto della sua dimora

Quel Papa che guardava al crocifisso nel pensare un’Europa unita

crollo dEl Muro di bErliNo

dalla parte degli AgricoltorirAvANusA La comunità ecclesiale si stringe attorno agli agricoltori

cAstElbuoNo Monastero S.Maria degli Angeli, il “si” di Vivì

Non è un caso che, nel 2007, chiudendo la ricer-ca europea sull’insegna-mento della religione nel Continente, promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, con il sostegno della Conferenza episcopale italiana, i de-legati delle diverse Chiese europee segnalavano tra l’altro, nel documento finale, la presenza in Europa di un “clima culturale” sfavorevo-le, preoccupato di relegare la religione nel solo ambito del privato. Questo clima, crediamo, deve preoccupare più dei crocifissi esposti nelle scuole, luoghi peraltro dove dialogo e confronto, cioè i “meccanismi” principali dell’istituzione, sarebbero in grado di neutralizzare anche eventuali improprie imposizioni alle coscienze.

Alberto Campoleoni

Dalla Prima

(continua dalla prima) Cade una frontiera: questo è il dato più macroscopico. Su questa frontiera, che risaliva al 1917, in alcune sue radici, e in altre al 1945-47, si era costruito un mondo e l’Europa aveva preso una forma particolare. Da un lato, un’Europa atlantica, quella delle democrazie prospere ed avanzate; dall’altro, il cosiddetto socialismo realizzato… alla sovietica. Cade il muro e l’Eu-ropa faticosamente riprende a respirare, come voleva il grande papa Giovanni Paolo II, con due polmoni. Si creerà l’Unione europea nel 1992, progressivamente allargata e in via di ulteriore allargamento verso l’area balcanica.

In Europa la caduta del muro si è prodotta nel vivo di quello che è stato definito il “tornante neo-liberale”, con effetti immediati nei Paesi ex-comunisti. Gli anni Novan-ta anche all’Ovest sono stati un momento di forte ristrut-turazione. In particolare, questo è stato evidente proprio qui, in Italia, il solo grande Paese occidentale, oltre la Ger-mania, ad essere stato attraversato, anche se non in sen-so geografico, salvo il caso drammatico delle terre giulia-no-dalmate, dalla frontiera della guerra fredda. In Italia è cambiato il sistema politico e anche il cosiddetto sistema delle partecipazioni statali.

Ma la caduta della frontiera dentro l’Europa ha anche cambiato gli equilibri geo-politici globali, con l’emergere, da un lato, di un’unica superpotenza e, dall’altro, il profi-larsi del ruolo planetario dell’unico grande Paese formal-mente comunista, la Cina. L’11 settembre a sua volta ha sfidato gli Stati Uniti e l’Occidente da un altro profilo, quello di un certo islamismo.

Insomma, vent’anni dopo, il mondo del muro è sempre più lontano, anche se è necessario ricordare.

È necessario ricordare a quanto può arrivare la mi-stificazione ideologica, ma anche quali sono i suoi limiti strutturali, perché alla base del comunismo, come di ogni totalitarismo, c’è un “errore antropologico”, come scrisse Giovanni Paolo II nella “Centesimus Annus”. E prima o poi viene a galla. Ecco: il Papa è stato un grande protagonista di questa storia accelerata, perché ha accettato la sfida, ha portato la sfida a tutto campo, prima e dopo la caduta del muro, sulla base di una fede incarnata nella storia. Rileg-giamo il quinto capitolo dell’enciclica “Centesimus An-nus”: c’è una linea per sostenere la sfida del cambiamento, e proiettarla appunto sul nuovo orizzonte globalizzato, che ancora oggi è una bussola precisa per tutti.

Tutto questo dovrebbero ricordare anche coloro che vorrebbero la rimozione del crocifisso dalle aule scolasti-che: a quel crocifisso Giovanni Paolo II ha sempre guarda-to nel suo pensare e agire per il bene dell’Europa e di tutta l’umanità.

Francesco Bonini

Nei giorni scorsi sono ritornati alla casa del Padre il

Sig. Giosuè Sardellafratello di don Lillo Sardella

e la

Sig.ra Maria Trainasorella di don Totò Traina

A don Lillo e a don Totò ed alle rispettive famiglie le condoglianze della redazione.

Lutto

Domenica 1 Novembre, festa Ognissanti in piaz-za I Maggio dinnanzi la Chiesa Madre è stata cele-brata la Santa Messa.

Una Messa particolare che ha sottolineato l’im-portanza dei Santi nella nostra vita. La festa del I Novembre, tutti i Santi, è una proposta, un invito a non guardare Gesù Crocifisso da lontano ma viverlo pienamente, ogni giorno, attraverso l’esempio lasciatoci dai Santi.

In questa comunione in Cristo la comunità di Ravanusa si unisce alla crocifissione della agricoltura che sta attraversando una forte crisi, tutti in piazza con il desiderio di fare del bene e di donarsi a chi sta avendo difficoltà in un set-tore, quello agricolo, dimenticato dal mondo.

Nella piazza della Matrice, sette bare che, simbolicamente, davano il triste addio all’agri-coltura, un modo per dar voce agli agricoltori, per rivendicare i loro diritti, per una migliore politica di mercato che consente loro di vende-re i prodotti agricoli con un giusto guadagno e non sotto costo, un minor divario tra il prezzo delle materie prime agricole ed il prezzo del prodotto finito. (Un esempio l’uva da mosto si

vende ad € 0.07 ed il vino si compra a € 5.00). Un cuore puro “che ha sete è fame di Giustizia” che scende in piazza per impegnarsi per il bene comu-ne, che protesta per qualcosa che ci appartiene. Un occasione per riflettere, donarsi e spendersi per una società migliore in Cristo Gesù.

“Beato chi abita la tua casa, sempre can-ta le tue lodi. Beato chi trova in te la sua

forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”. (Sal 84,5-6) Queste le parole pronunciate, davanti al portone di clausura da Vivì Belli, 23 anni, proveniente da Casteltermini, che da oggi, Solennità di Tutti i Santi, inizia il suo cammino di postulandato in questa no-stra fraternità di Sorelle Povere di S. Chiara.

La sobria bellezza del rito di accoglienza esprime in pienezza l’essenza di quella vita che Vivì si prepara a vivere: un’esistenza nascosta nel grembo contemplativo della Chiesa, un quotidiano trasfigurato dalla Grazia, una lode continua, incessante, che si eleva dinanzi a Colui al quale ogni cosa ap-partiene, un cammino in cordata, sostenuto ed arricchito dalle Sorelle, volto e mano di Dio, luogo teologico in cui l’Amore diviene carne.

I canti, i brani ascoltati, la consegna degli Scritti di Francesco e Chiara e della Corona Francescana, l’abbraccio colmo di emozio-ne e sofferenza per il distacco con i parenti e gli amici presenti, il bacio della soglia di clausura e, finalmente, gli sguardi, la gioia delle Sorelle, la certezza di avere risposto a quell’Amore che continua a chiamare, con una voce inconfondibile, irresistibile. É un gustare quella pace vera, profonda, che na-sce da Lui, dal mistero insondabile del Suo progetto d’amore, nel compimento del qua-le si può trovare la preziosa perla della gioia.

E il portone di clausura si chiude, davan-

ti a volti che si interrogano, che cercano di cogliere il senso di una tale scelta, davanti a volti che comprendono che solo Dio può dare questa forza, può cambiare così la vita. Si apre un tempo di ascolto, di intimità con Lui, di concreta esperienza di vita, sempli-ce e povera, sotto lo sguardo di Colui che è sempre presente. E sarà Lui a portare a compimento la Sua opera, impastando, mo-dellando, dando forma a quella creta che a Lui appartiene e che tra le Sue mani deside-ra vivere.

Suor Chiara Cristiana

A.A.A. Volontari per Ismani CercasiSalve a tutti !Cerchiamo in tutta la Diocesi persone che vogliano arricchire il no-

stro gruppo e che abbiano voglia di dedicare parte del loro tempo alle attività in favore della Missione di Ismani... Vanno bene tutte le dispo-nibilità sia per fasce orarie, sia per genere di compito (manuale, intellettuale, creativo, burocratico... )

Chi vuole darci una mano, può scrivere a [email protected] e inviare i suoi recapiti, sarà contattato presto. Chi vive in zona può venirci ad Agrigento in Via Duomo 106 il mercoledì dalle 17.00 alle 19.00 e il sabato dalle 10.00 alle 12.00. Chi invece vive lonta-no ma ha voglia di fare qualcosa, scriva lo stesso, ci sono tante attività per Ismani che possiamo condividere anche a distanza! Passare parola agli amici che possono essere interessati è già dare una mano per Ismani... Grazie e a presto!

Roberta Di RosaCentro Missione di Ismani Cell. 3208703538 Via Duomo 106 Agrigento Tel.

0922.490033 (merc. 17.00-19.00 sab 10.30-12.30)

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� L’Amico del Popolo08 Novembre 2009Attualità