l’arte rupestre della valcamonica: nuovi indizi di portati

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149 Preistoria Alpina, 46 II (2012): 149-151 ISSN 0393-0157 © Museo delle Scienze, Trento 2012 Poster L’arte rupestre della Valcamonica: nuovi indizi di portati culturali etruschi Federica PORTERI Università degli Studi di Milano. Scuola di Specializzazione in Archeologia - Preistoria e Protostoria. Via Festa del Perdono 7, 20122 Milano, Italia E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected] SUMMARY - Etruscan Influences in Camunian Rock Art - Since the early contacts in the Villanovian period, and mainly during the Etruscan expansion in the Po Valley, Etruscan cultural influences reached the Camonica Valley. Stylistic evidences, new themes (warriors’ parades, duels, horsemen hunting with dogs) and new symbols (e. g. labyrinths) in the Camunian rock art derive from the Etruscan world. In this context we can put the introduction of the alphabet adapted for the local language from an Etruscan model. Engravings referring to Etruscan influence are bronze vessels and pots (probably Schnabelkannen and oinochoai - cfr. new findings on the rock 56 at Vite of Paspardo), and a musical instrument for war and parades (the cornu), which may be represented in the ancient semicircular typology or in the more recent round type (at first without transversal bar, later with it). At last, we have the so-called “Devil” at Bedolina, with horns (or stylized snakes), beak of bird of prey and a bident in his hand, which appears clearly inspired by Greek daemon Eurynomos or Etruscan daemon Tuchulcha as represented in the tomb of Orco II at Tarquinia and on Etruscan pottery (5th-4th century B. C.). Parole chiave: arte postglaciale, Valcamonica, Etruschi, diavolo Key words: Post-glacial art, Valcamonica, Etruscans, devil La presenza di influssi culturali veicolati dal mondo etrusco nelle incisioni rupestri della Valcamonica, argomento accolto da tempo in letteratura, trova pieno fondamento nelle attuali cognizioni storico-archeologiche, in primis l’esistenza di rapporti non mediati tra Etruria Padana e popolazioni al- pine retico-euganee (de Marinis 1998) e di una forte compo- nente etnica etrusca nell’insediamento di Brescia di fine VI- inizi V secolo. Apporti a livello stilistico e tematico d’ascen- denza mediterranea riconducibili alla penetrazione culturale etrusca a nord del Po (dalle prime occasioni di elaborazione in età villanoviana alla sua massima pervasività con la fiori- tura dell’Etruria Padana nel VI e V secolo a.C.) informano l’arte rupestre camuna ascritta al IV stile 1 (de Marinis 1988). Portato d’eccellenza è l’alfabeto, che, rielaborato, approda alla varietà “camuna”. Tra i riferimenti alla cultura materia- le oltre alle armi, già oggetto in passato di fruttuose analisi in tal senso (de Marinis 1988; Fossati 1991), si rinvengono raffigurazioni di vasi e strumenti musicali. Cinque nuove oi- nochoai datate alla fase IV 3 dalla r. 56 di Paspardo, in loca- 1 Ogni sollecitazione formale o materiale ha necessariamente ripercussioni sull’intero sistema culturale mutuante ed ha pertanto anche una valenza concettuale. Tuttavia è chiaro che l’accoglienza di un simbolo o di un motivo figurativo non implica automaticamente la sua piena com- prensione e la cosciente adozione delle istanze ideologiche di cui esso è portatore nella cultura d’origine. lità Vite (Coop. Arch. Le Orme dell’Uomo), si sono aggiunte agli esemplari già noti da Piancogno. Il cornu da guerra è lo strumento ricorrente, isolato (come i vasi) e talvolta suonato da guerrieri (un topos in area bolognese e atestina) o giustap- posto ad armati 2 . Sulla r. 4 di In Valle e a Dos Costapeta ha una curvatura semicircolare, una tipologia in uso fino al VI secolo, nota dalla tomba dei Carri di Populonia 3 , che evolve- rà nella forma circolare con manico di sostegno (Blanck & Proietti 1986: 42). La transizione è documentata anche sulle rocce camune, dove oltre ai cornua ancora privi della sbarra trasversale compaiono cornua con manico. Nuove acquisizioni nella sfera concettuale sembrano suggerite dall’incisione di labirinti, in connessione con armi, armati e scene di duello, e dalla figura nota come il “diavolo di Bedolina”. Il classico confronto tra il labirinto rappresenta- to sulla Roccia Grande di Naquane (fase IV 2) e l’oinochoe della Tragliatella di Cerveteri, un’evocazione del ludus Troi- ae, rivela innegabili affinità contestuali nei motivi dell’agone, della prova atletica ed iniziatica. Il “diavolo di Bedolina” si 2 Nel mondo etrusco il cornu apre abitualmente teorie di guer- rieri e portatori di insegne. 3 Vi è forse una corrispondenza tra i due fori per il suono a 6 cm dall’imboccatura in questo strumento e i due circoletti accanto al cornu posto tra due armati sulla r. 16 di Bedolina. XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

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Page 1: L’arte rupestre della Valcamonica: nuovi indizi di portati

149Preistoria Alpina, 46 II (2012): 149-151 ISSN 0393-0157© Museo delle Scienze, Trento 2012

Poster

L’arte rupestre della Valcamonica: nuovi indizi di portati culturali etruschi

Federica PorTerI

Università degli Studi di Milano. Scuola di Specializzazione in Archeologia - Preistoria e Protostoria. Via Festa del Perdono 7, 20122 Milano, Italiae-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected]

SUMMAry - Etruscan Influences in Camunian Rock Art - Since the early contacts in the Villanovian period, and mainly during the Etruscan expansion in the Po Valley, Etruscan cultural influences reached the Camonica Valley. Stylistic evidences, new themes (warriors’ parades, duels, horsemen hunting with dogs) and new symbols (e. g. labyrinths) in the Camunian rock art derive from the Etruscan world. In this context we can put the introduction of the alphabet adapted for the local language from an Etruscan model. Engravings referring to Etruscan influence are bronze vessels and pots (probably Schnabelkannen and oinochoai - cfr. new findings on the rock 56 at Vite of Paspardo), and a musical instrument for war and parades (the cornu), which may be represented in the ancient semicircular typology or in the more recent round type (at first without transversal bar, later with it). At last, we have the so-called “Devil” at Bedolina, with horns (or stylized snakes), beak of bird of prey and a bident in his hand, which appears clearly inspired by Greek daemon Eurynomos or etruscan daemon Tuchulcha as represented in the tomb of Orco II at Tarquinia and on Etruscan pottery (5th-4th century B. C.).

Parole chiave: arte postglaciale, Valcamonica, etruschi, diavoloKey words: Post-glacial art, Valcamonica, etruscans, devil

La presenza di influssi culturali veicolati dal mondo etrusco nelle incisioni rupestri della Valcamonica, argomento accolto da tempo in letteratura, trova pieno fondamento nelle attuali cognizioni storico-archeologiche, in primis l’esistenza di rapporti non mediati tra etruria Padana e popolazioni al-pine retico-euganee (de Marinis 1998) e di una forte compo-nente etnica etrusca nell’insediamento di Brescia di fine VI-inizi V secolo. Apporti a livello stilistico e tematico d’ascen-denza mediterranea riconducibili alla penetrazione culturale etrusca a nord del Po (dalle prime occasioni di elaborazione in età villanoviana alla sua massima pervasività con la fiori-tura dell’Etruria Padana nel VI e V secolo a.C.) informano l’arte rupestre camuna ascritta al IV stile1 (de Marinis 1988). Portato d’eccellenza è l’alfabeto, che, rielaborato, approda alla varietà “camuna”. Tra i riferimenti alla cultura materia-le oltre alle armi, già oggetto in passato di fruttuose analisi in tal senso (de Marinis 1988; Fossati 1991), si rinvengono raffigurazioni di vasi e strumenti musicali. Cinque nuove oi-nochoai datate alla fase IV 3 dalla r. 56 di Paspardo, in loca-

1 Ogni sollecitazione formale o materiale ha necessariamente ripercussioni sull’intero sistema culturale mutuante ed ha pertanto anche una valenza concettuale. Tuttavia è chiaro che l’accoglienza di un simbolo o di un motivo figurativo non implica automaticamente la sua piena com-prensione e la cosciente adozione delle istanze ideologiche di cui esso è portatore nella cultura d’origine.

lità Vite (Coop. Arch. Le Orme dell’Uomo), si sono aggiunte agli esemplari già noti da Piancogno. Il cornu da guerra è lo strumento ricorrente, isolato (come i vasi) e talvolta suonato da guerrieri (un topos in area bolognese e atestina) o giustap-posto ad armati2. Sulla r. 4 di In Valle e a Dos Costapeta ha una curvatura semicircolare, una tipologia in uso fino al VI secolo, nota dalla tomba dei Carri di Populonia3, che evolve-rà nella forma circolare con manico di sostegno (Blanck & Proietti 1986: 42). La transizione è documentata anche sulle rocce camune, dove oltre ai cornua ancora privi della sbarra trasversale compaiono cornua con manico.

Nuove acquisizioni nella sfera concettuale sembrano suggerite dall’incisione di labirinti, in connessione con armi, armati e scene di duello, e dalla figura nota come il “diavolo di Bedolina”. Il classico confronto tra il labirinto rappresenta-to sulla Roccia Grande di Naquane (fase IV 2) e l’oinochoe della Tragliatella di Cerveteri, un’evocazione del ludus Troi-ae, rivela innegabili affinità contestuali nei motivi dell’agone, della prova atletica ed iniziatica. Il “diavolo di Bedolina” si

2 Nel mondo etrusco il cornu apre abitualmente teorie di guer-rieri e portatori di insegne.3 Vi è forse una corrispondenza tra i due fori per il suono a 6 cm dall’imboccatura in questo strumento e i due circoletti accanto al cornu posto tra due armati sulla r. 16 di Bedolina.

XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

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caratterizza per un ampio becco aperto, da uccello rapace, e due corna, o, in ordine al raffronto proposto in questa sede, due serpi stilizzate. Risponde ai canoni della fase IV 3, è inquadra-bile agli inizi del IV secolo. Confronti iconografici stringenti conducono ai demoni Eurynomos e, soprattutto, Tuchulcha. Il primo figurava con una pelle d’uccello rapace nella Nekyia di Polignoto (Paus. 10, 28, 7); viene riconosciuto nel fram-mento di una pelike del Pittore di Pan a Berlino. Tuchulcha, il demone etrusco a guardia di Teseo e Piritoo nell’Ade, nella tomba dell’Orco II di Tarquinia, (350-340 a.C.), probabilmen-te il Tuchlac destinatario dell’offerta del 28 settembre nel liber linteus, è stato identificato in un frammento di un vaso etrusco a figure nere, databile agli inizi del V secolo, ed in una oi-

Fig. 1 - 1. Vite, r. 56 (rilievo Co-operativa Archeologica Le orme dell’Uomo); 2. Redondo, r. 20 (foto A. Fossati); 3. Bedolina, r. 16 (rilievo F. Porteri); 4. Frammento di un vaso etrus-co. Inizi del V secolo. Göttingen, Archäologisches Institut, Inv. H 49 (da Krauskopf 1987); 5. Tarquinia, t. dell’Orco II: il demo-ne Tuchulcha (da Herbig R., Simon e. 1965); 6. Il “Diavolo di Bedolina” (rilievo F. Porteri).Fig. 1 - 1. Vite, r. 56 (relief Coopera-tiva Archeologica Le Orme dell’Uo-mo); 2. Redondo, r. 20 (photo A. Fossati); 3. Bedolina, r. 16 (relief F. Porteri); 4. Fragment of an etruscan vase. Early fifth century. Göttingen, Archäologisches Institut, Inv. H 49 (from Krauskopf 1987); 5. Tarquinia, t. dell’Orco II: daemon Tuchulcha (from Herbig R., Simon E. 1965); 6. The “Bedolina Devil” (relief F. Porteri).

nochoe trilobata degli inizi del IV a.C. (Krauskopf 1987)4. In origine evocazione della morte, in seguito paredro di Charun nelle scene di separazione del defunto dai familiari, guardia-

4 Più controverse le rappresentazioni vascolari ascritte alla bot-tega del pittore di Alcesti (un cratere a calice a figure rosse del Museo Civico di Trieste e un cratere a volute da Vulci - ca. 340 a.C.) ove appare un demone con volto umano, ma orecchie asinine e zampe d’uccello con artigli e speroni, un particolare che pare individuabile anche sulla figura di Bedolina. Il fatto che essa sia aptera, come del resto alcuni degli esempi citati, non rappresenta una difficoltà, poiché continue oscillazioni icono-grafiche subisce lo stesso Charun, figura ben più diffusa e nota.

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no ed esecutore nell’Ade. Gli strumenti impugnati dai demoni li designano quali ministri preposti al mondo infero (de Ruyt 1934). Un bastone e il bidente sono gli attributi del demone di Bedolina e proprio dall’Italia settentrionale (tomba della Vigna di Mezzo di rondineto) proviene l’unico esemplare noto di bidente risalente alla prima età del Ferro, insegna di potere con forti connotazioni rituali e cerimoniali: si delinea l’interpretatio, in una periferica area centroalpina, di un nuo-vo soggetto mitografico alla luce dell’immaginario culturale preesistente.

BIBLIOGRAFIA

Blanck H. & Proietti G., 1986 - La tomba dei rilievi di Cerveteri. roma, 105 pp.

de Marinis R.C., 1988 - Le popolazioni alpine di stirpe retica. In AA.VV., Italia omnium terrarum alumna. Collana di Studi sull‘Italia Antica, Milano: 105-155.

de Marinis R.C., 1998 - Rapporti culturali tra Reti, Etruria padana e Celti golasecchiani. In: Ciurletti G., Marzatico F. (a cura di), I Reti. Atti del simposio 23-25 settembre 1993, Trento: 603-635.

de ruyt F., 1934 - Charun démon étrusque de la mort. roma, 305 pp.

Fossati A., 1991 - L’età del Ferro nelle incisioni rupestri della Val-camonica. In: AA.VV., Immagini di una aristocrazia dell’età del Ferro nell’arte rupestre camuna. Milano: 11-71.

Herbig R. & Simon E., 1965 - Götter und Dämonen der Etrusker. Mainz, 51 pp.

Krauskopf I., 1987 - Todesdämonen und Totengötter im vorhelle-nistischen Etrurien. Firenze, 148 pp.

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