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LE ANALISI PETROGRAFICHE SUI CAMPIONI DI CERAMICA A VETRINA PESANTE: PROPOSTE PER UNA BANCA DATI L'adesione del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena al progetto sulle ceramiche invetriate dal periodo tardo-antico a quello medioevale in Italia è stata principalmente orientata a sperimentare modalità operative nell'ambito di una ricerca a carattere nazionale in vista della creazione di un laboratorio di archeometria presso la propria sede 1 . In particolare si è tentato di porre le basi per la creazione di una banca dati che contenga e combini le informazioni petrografiche e quelle archeologiche relative a campioni di ceramica raccolti in modo sistematico. I campioni di "vetrina pesante" destinati all'analisi sono stati raccolti a cura del Comitato Scientifico, costituitosi in occasione del progetto finalizzato, ed in particolare da L. Paroli, S. Gelichi, T. Mannoni, G. B. Brogiolo. Quanti hanno fornito i campioni, hanno anche indicato per ogni frammento inviato un insieme di dati archeologici (provenienza, datazione, ecc), che sono poi confluiti nella banca dati (v. infra). Le analisi petrografiche sono state eseguite da S. Sfrecola, con la supervisione del prof. T. Mannoni. I risultati delle analisi sono stati discussi globalmente con L. Paroli e, nei casi controversi, con i singoli studiosi. I campioni ammontano ad un totale di 475 unità e sono stati tutti preliminarmente osservati allo stereomicroscopio. Sulla base di questo primo esame sono stati ulteriormente selezionati 326 frammenti, che sono stati analizzati in sezione sottile al microscopio a luce polarizzata da petrografia 2 . [555] I. La banca dati Per tentare di sistematizzare ed in qualche modo di 'normalizzare' la grande quantità di dati di differente natura raccolti nell'ambito del progetto sulle invetriate è stata ideata la scheda illustrata a Fig. 1. Si è inoltre cercato, quando possibile, di codificare le risposte relative ad alcune voci. La scheda è stata pensata in modo tale che possa servire in futuro come base per ricerche petrografiche anche su altre classi ceramiche e quindi per la banca dati del costituendo laboratorio di Siena. Per l'immissione dei dati nel calcolatore è stato utilizzato il programma data base IIIplus, estremamente duttile e di facile utilizzo. Ad ogni singolo campione ceramico corrisponde una scheda a sua volta equivalente ad un record di data base. Qui di seguito illustreremo le voci della scheda che lo richiedono, nonché alcune delle codifiche adoperate nello svolgimento della ricerca sulle invetriate. Informazioni archeologiche: in questa sezione sono contenute le informazioni fornite dai diversi studiosi che hanno inviato i campioni, con alcune integrazioni da noi proposte per una migliore gestione informatica dei dati. Classe Ceramica — Alla definizione di "classe ceramica" ha contribuito in particolar modo la natura e la tecnica dei 1 Cfr. MOLINARI 1990, pp. 14-20. 2 Per maggiori dettagli sulle tecniche analitiche adoperate v. infra, il contributo di S. Sfrecola.

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LE ANALISI PETROGRAFICHE SUI CAMPIONI DI CERAMICA A VETRINA PESANTE: PROPOSTE PER

UNA BANCA DATI

L'adesione del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena al progetto sulle ceramiche invetriate dal periodo tardo-antico a quello medioevale in Italia è stata principalmente orientata a sperimentare modalità operative nell'ambito di una ricerca a carattere nazionale in vista della creazione di un laboratorio di archeometria presso la propria sede1. In particolare si è tentato di porre le basi per la creazione di una banca dati che contenga e combini le informazioni petrografiche e quelle archeologiche relative a campioni di ceramica raccolti in modo sistematico.

I campioni di "vetrina pesante" destinati all'analisi sono stati raccolti a cura del Comitato Scientifico, costituitosi in occasione del progetto finalizzato, ed in particolare da L. Paroli, S. Gelichi, T. Mannoni, G. B. Brogiolo. Quanti hanno fornito i campioni, hanno anche indicato per ogni frammento inviato un insieme di dati archeologici (provenienza, datazione, ecc), che sono poi confluiti nella banca dati (v. infra).

Le analisi petrografiche sono state eseguite da S. Sfrecola, con la supervisione del prof. T. Mannoni. I risultati delle analisi sono stati discussi globalmente con L. Paroli e, nei casi controversi, con i singoli studiosi. I campioni ammontano ad un totale di 475 unità e sono stati tutti preliminarmente osservati allo stereomicroscopio. Sulla base di questo primo esame sono stati ulteriormente selezionati 326 frammenti, che sono stati analizzati in sezione sottile al microscopio a luce polarizzata da petrografia2. [555]

I. La banca dati

Per tentare di sistematizzare ed in qualche modo di 'normalizzare' la grande quantità di dati di differente natura raccolti nell'ambito del progetto sulle invetriate è stata ideata la scheda illustrata a Fig. 1. Si è inoltre cercato, quando possibile, di codificare le risposte relative ad alcune voci. La scheda è stata pensata in modo tale che possa servire in futuro come base per ricerche petrografiche anche su altre classi ceramiche e quindi per la banca dati del costituendo laboratorio di Siena.

Per l'immissione dei dati nel calcolatore è stato utilizzato il programma data base IIIplus,

estremamente duttile e di facile utilizzo. Ad ogni singolo campione ceramico corrisponde una scheda a sua volta equivalente ad un record di data base.

Qui di seguito illustreremo le voci della scheda che lo richiedono, nonché alcune delle codifiche adoperate nello svolgimento della ricerca sulle invetriate.

Informazioni archeologiche: in questa sezione sono contenute le informazioni fornite dai diversi studiosi che hannoinviato i campioni, con alcune integrazioni da noi proposte per una migliore gestione informatica dei dati.Classe Ceramica — Alla definizione di "classe ceramica" ha contribuito in particolar modo la natura e la tecnica dei

1 Cfr. MOLINARI 1990, pp. 14-20.2 Per maggiori dettagli sulle tecniche analitiche adoperate v. infra, il contributo di S. Sfrecola.

Page 2: LE ANALISI PETROGRAFICHE SUI CAMPIONI DI CERAMICA A … · Le analisi in sezione sottile lasciano intuire un procedimento piuttosto complesso di applicazione e cottura del rivestimento,

rivestimenti vetrosi3. Si è così definita "invetriata romana", quell'insieme di vasi, riferibili generalmente ad etàromano-imperiale, che presentano nella maggior parte dei casi due diversi tipi di invetriatura: l'uno di colore verdescuro nella parte del vaso decorata o comunque meglio visibile, l'altro di color giallo ocra. Le analisi in sezione sottilelasciano intuire un procedimento piuttosto complesso di applicazione e cottura del rivestimento, che doveva prevedereuna doppia cottura del pezzo (v. infra, p. 561).Con "vetrina pesante" si sono invece intese tutte le invetriate con rivestimento relativamente uniforme, distribuito conogni probabilità sulla forma semplicemente essiccata, che quindi subiva una unica cottura.Con "vetrina sparsa" si sono intese tutte quelle ceramiche con invetriatura intenzionale fortemente risparmiata o datain poche pennellate, per le quali la vetrina doveva aver perso la sua funzione impermeabilizzante.Nella definizione elaborata di "vetrina pesante" e "vetrina sparsa" non è implicita la connotazione cronologica, cheviene comunque specificata nelle due voci successive della scheda.

Datazione e Periodo Storico — La voce "periodo storico" è stata inserita per due motivi. In primo luogo per tutti queiframmenti per i quali non era possibile una datazione puntuale. [556]Quindi per permettere una codificazione semplificata della voce "datazione". I periodi nei quali è stato suddiviso il

3 Per una puntualizzazione sui problemi di nomenclatura delle classi ceramiche in questione si rimanda a PAROLI 1990, pp. 314­315.

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materiale analizzato sono sostanzialmente quattro e corrispondono nelle loro linee generali anche a modificazioni(nelle tecniche e aree di fabbricazione, nelle morfologie) avvenute nell'ambito delle produzioni ceramiche invetriate.I periodi individuati sono i seguenti: romano-imperiale (secc. I-III); tardo-antico (secc. IV-VII); alto-medievale (VIII-X); medievale (XI-XIII).Criterio di Datazione — Questa voce inserisce un elemento critico rispetto alle due precedenti. Si è chiesto insostanza di indicare se la datazione fornita era stata data su basi stratigrafiche, grazie a confronti bibliografici o adentrambi le cose.Forma e Decorazione — Non esistendo ancora tipologie consolidate per le classi ceramiche in questione, l'indicazionedella forma è stata di carattere discorsivo. Lo stesso dicasi per la decorazione. Per quest'ultima tuttavia è possibileuna codifica sulla base della tecnica di esecuzione. Nell'ambito delle classi ceramiche in questione si possono infattiverificare principalmente tre differenti casi: decorazione incise, applicate o a stampo. In particolare i primi due tipipossono talvolta trovarsi combinati insieme.Rappresentatività del Campione — In questo caso era stato chiesto di indicare, anche genericamente, da quali quantitàdi ceramiche invetriate, riferibili ad una medesima tipologia, era stato prelevato il campione. Questa indicazione,utilizzata con le dovute cautele e confrontata con tutti gli altri dati raccolti, può essere preziosa per l'individuazionedelle principali aree di produzione (specie nelle epoche di grande contrazione degli scambi) o per verificare l'entitàdella diffusione di alcuni tipi di invetriata. Naturalmente l'indicazione generica può presentare diverse ambiguità enon è utilizzabile in nessun modo per precise valutazioni quantitative. Nell'ambito della ricerca in questione, data lagrande eterogeneità dei contesti di provenienza (vecchi scavi o sterri, scavi stratigrafici in corso di studio, ecc.) nonera possibile richiedere dati analitici. Nel caso di dati maggiormente formalizzati e di sequenze stratigrafichesignificative l'indicazione della rappresentatività potrà essere suddivisa ad esempio in rappresentatività del tipo diimpasto, della ceramica invetriata rispetto ad altre classi ceramiche, ecc. a seconda delle finalità di studio che ci sisarà preposti.Ipotesi di Produzione — Si è richiesto se si riteneva il campione locale o proveniente da altra area.

Descrizione dell'impasto: in questa parte della scheda sono state raccolte tutte le notazioni macroscopiche sugli impastidei frammenti che ci sono stati inviati. Le finalità di questa sezione si possono senz'altro considerare puramentedescrittive, al fine soprattutto di permettere una sicura identificazione dei singoli campioni. Elementi estremamentevariabili quali il colore, la durezza ecc, riferiti come nel nostro caso a singoli reperti, possono infatti rientrarenell'ambito delle caratteristiche casuali. Non si può escludere tuttavia che con l'accrescersi della banca dati alcuneconnotazioni non diventino significative e non arrivino a caratterizzare veri e propi tipi di impasto (ad es. alcuneproduzioni potrebbero presentare sempre impasti molto teneri, ecc). Inoltre tentare di affinare le descrizionimacroscopiche in occasione di progetti di ricerca che prevedono anche supporti analitici, può essere utile a limitare ilnumero di analisi da eseguire, a migliorare la scelta stessa dei campioni ed anche ad estendere (con la dovuta cautela)alcuni risultati delle analisi a reperti non analizzati4. [558]Gli standards adoperati nella compilazione delle diverse voci sono stati presi da prassi operative oramai consolidate sianell'ambiente archeologico sia in quello degli studi di petrografia. Le scelte attuate nell'ambito dei diversi sistemidescrittivi sono state dettate da considerazioni che riguardavano: la possibilità di gestione informatica, la maggioreoggettività o rapidità di esecuzione.

Colore: in vista della gestione automatica dei dati e tenuto conto delle caratteristiche della ricerca in questione, non si èfatto uso del codice MUNSELL, al fine soprattutto di limitare le varianti possibili. Facendo invece riferimento ad alcuneproposte di classificazione fatte da T. Mannoni (1973, p. 16), si è tenuto conto dei colori fondamentali che si possonoriscontrare negli impasti ceramici, indicativi della presenza di alcune componenti responsabili della colorazione, nonchédel tipo di cottura. Questi colori sono il rosso, il giallo chiaro ed il nero, che variamente combinati possono dar luogoalle varie tonalità del rosso-bruno, del rosa, del giallo-bruno e del color "cuoio".

Durezza: per la durezza si è fatto riferimento alla scala di Mohs5 per la quale si disponeva dei minerali di confronto.Data tuttavia la non elevata variabilità di tale caratteristica del corpo ceramico (nei casi riscontrati compresa tra ivalori 2-4 della scala di Mohs), si può più comodamente far uso dei termini tenero, duro, molto duro, entrati da temponella prassi archeologica6.Sensazione al tatto: si è fatto uso degli aggettivi ruvido, liscio, saponoso, polveroso7.Grandezza inclusi: in questo caso ci si è attenuti alle raccomandazioni NORMAL elaborate dall'Istituto Centrale del

4 Cfr. anche PEACOCK 1977, p. 25.5 Cfr. CUOMO DI CAPRIO 1985, p. 51.6 Cfr. MANNONI 1973, p. 16; PEACOCK 1977, p. 29; WILLIAMS 1990, pp. 46-47.7 Cfr. PEACOCK 1977, p. 29; WILLIAMS 1990, p. 47.

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Restauro e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche8. Fatta eccezione per alcuni tipi di impasto molto depurati, lavariabilità riscontrata nella grandezza degli inclusi è stata nell'ambito dell'arenarie: da quelle grossolane a quellemolto fini (da mm 2 a mm 0,125).

Frequenza inclusi: nella valutazione della frequenza degli inclusi si è fatto riferimento agli standards elaboratinell'ambito delle ricerche petrografiche, che permettono di esprimere tale frequenza in termini percentuali rispettoalla matrice argillosa9.

Descrizione delle superfici: per questa sezione sono valide le stesse considerazioni generali fatte per la precedente.Superfici rivestite: si è indicato quali superfici presentavano il rivestimento vetroso. Questa informazione può inalcuni casi essere indicativa di cronologie differenti, di diversità funzionali delle forme, ecc.Qualità del rivestimento: sono stati elaborati dei codici che tenessero conto: della maggiore o minore lucentezza delrivestimento (lucido, opaco, intermedio); della distribuzione sulla superfice del vaso (uniforme, assorbito, risparmiato,a macchie); di eventuali difetti di cottura (bollito, cavillato). [559]Colore del rivestimento: le variazioni del colore delle vetrine sono contenute tra il verde/verde marcio, ilgiallo/giallo arancio ed il marrone.

Dati tecnologici: in questa sezione sono contenute tutte le notazioni relative alle tecniche di fabbricazione, deducibilidagli esami macroscopici e microscopici effettuati su ogni singolo campione nel corso della ricerca. I dati in questionesi devono quindi considerare di tipo interpretativo piuttosto che oggettivo, anche perché si basano essenzialmentesull'analisi di prodotti finiti10. Inoltre, specie per le analisi dei rivestimenti, sono necessarie tecniche analitichedifferenziate come ad esempio quelle diffrattometriche ed elementari, che ci riserviamo di eseguire in futuro.Tuttavia il ricorrere costante di determinati elementi, permette alcune considerazioni di carattere generale specie nelcaso delle tecniche di rivestimento11.

Tipo di cottura: è stato evinto principalmente dal colore dell'impasto ed è stato suddiviso in ossidante (colorazione neivari toni del rosso dell'argilla), riducente (colore nero/marrone scuro, grigio), ossidante e riducente (nel caso dicolorazione a strati), intermedio (nel caso di colorazione del tipo "cuoio"). Il procedimento adoperato è naturalmentepiuttosto discutibile, dal momento che la colorazione dell'argilla in cottura, non dipende soltanto dal tipo diconduzione del forno, ma da un insieme di fattori e principalmente dalla sua composizione chimica. Esso introducetuttavia un elemento interpretativo rispetto alla voce "colore dell'impasto", che permette di evidenziare alcune linee ditendenza nell'ambito di determinate produzioni. Nel caso specifico delle invetriate non sembra generalmente esistereuna grande uniformità nella conduzione dei forni e nell'ambito anche di produzioni della medesima area e cronologiasi può riscontrare una certa varietà di esiti.Tipo di manifattura: l'alternativa per i prodotti tardo-antichi e medievali era tra la manifattura a tornio o a mano. Latotalità dei casi esaminati era tornita12, come del resto prevedibile per produzioni che per complessità di esecuzione (acausa principalmente del processo di invetriatura) richiedevano un tipo di organizzazione del lavoro di tipoartigianale13. [560]Le invetriate romano-imperiali prevedevano probabilmente procedimenti più complessi con l'uso anche di matrici.Metodo di rivestimento: come abbiamo già ricordato (supra, p. 556), il metodo di rivestimento è stato uno degli elementidiscriminanti per la divisione in classi delle invetriate. Come del resto già noto (14), il dato generale che sembraemergere è una semplificazione della tecnica dell'invetriatura già in epoca tardo-antica. L'analisi in sezione sottiledelle invetriate romano-imperiali rivela in un numero elevato di casi l'esistenza di un doppio strato di vetrina nellazona corrispondente alla parte più in vista del vaso. Questo fa pensare ad un procedimento piuttosto complesso che

8 Cfr. NORMAL 15/84.9 Cfr. ad es. ZEZZA 1988, pp. 41-44.10 Per lo studio delle tecniche di fabbricazione è naturalmente indispensabile poter analizzare insieme i reperti e gliscarti provenienti da fornaci, cfr. MANNONI 1988. Come è noto, l'unica fornace edita è quella tardo-antica (IV-Vsec.) di Carlino per la quale cfr. BERTACCHI 1976; sulle analisi eseguite su di alcuni scarti della fornace cfr. LAZZARINI-HREGUCH 1978; 1980. Alcune notazioni tecniche sulla vetrina pesante sono anche contenute in MAZZUCATO 1972, pp.7-9; MANNONI 1975a, p. 45; WILLIAMS-OVENDEN 1978, pp. 508-509; BLAKE 1981, pp. 39-40 con bibliografia; ANNIS

in questo volume.11 V. anche infra, p. 561; questo tema verrà più ampiamente trattato da S. Sfrecola, nel suo contributo, per il qualev. infra, pp. 579-601.12 Questo è quanto risulta dall'esame di frammenti talvolta anche di ridotte dimensioni. Il dato va quindi consideratosoltanto indicativo.

Per quanto ci risulta soltanto a Castelseprio sono attestati pochi e dubbi casi di vasi invetriati con manifattura a "colombino": cfr. LUSUARDI-SANNAZZARO 1985, p. 43. 14 Cfr. la bibliografia citata alla nota 10.

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prevedeva una prima cottura della forma appena essiccata con un primo strato di vetrina, quindi una seconda cottura con una seconda vetrina, che sembrerebbe anche presentare una differente colorazione.

Nel caso invece delle invetriate tardo-antiche ed alto-medievali, in sezione sottile è normalmente visibile un'unico strato di vetrina, spesso con all'interno bolle d'aria, fratturazioni ed un certo grado di penetrazione del rivestimento nel corpo ceramico. Queste caratteristiche sembrano dovute al procedimento semplificato di cottura. Non essendo state effettuate analisi elementari o diffrattometriche per le vetrine, non siamo in grado di indicare con certezza, su basi analitiche, gli elementi che hanno concorso alla colorazione e quali fondenti venissero adoperati. Confrontando tuttavia i dati macroscopici e microscopici in nostro possesso con la bibliografia sull'argomento15, la maggior parte delle vetrine16 sembra essere piombifera e dovere la sua colorazione agli ossidi di ferro, che possono dare esiti differenti a seconda dell'atmosfera di cottura nel forno (verde marcio nel caso di cotture riducenti, giallo arancio nel caso di cotture ossidanti).

Analisi: come accennato più volte, sono state eseguite analisi allo stereomicroscopio ed in sezione sottile al microscopio a luce polarizzata. Alle voci corrispondenti della scheda è stato risposto in forma discorsiva, indicando per esteso i diversi inclusi di minerali o rocce riscontrati con le analisi. Per permettere invece sia una sintesi dei dati sia una codifica ed una gestione informatica dei risultati delle analisi è stata introdotta la voce Gruppo. I gruppi hanno una numerazione progressiva e rappresentano insiemi di impasti con caratteristiche mineralogiche simili17. I raggruppamenti sono stati creati ex novo nell'ambito della ricerca sulle invetriate. Si è infatti verificato che le classificazioni delle terre attuate in precedenza per altri tipi di ceramiche o comprendevano categorie di impasti non rappresentate o non erano sufficientemente discriminanti18. L'esperienza pluriennale della Sezione di Mineralogia Applicata all'Archeologia dell'Università di Genova è stata comunque fondamentale per la scelta degli elementi discriminanti tra i diversi tipi di impasto. [561]

Attribuzione: rappresenta naturalmente la parte conclusiva del lavoro, per la quale vengono riconsiderate tutte le informazioni archeologiche, descrittive ed analitiche raccolte. La possibilità di attribuire i reperti ceramici a determinate aree di produzione è legata alle potenzialità del metodo analitico petrografico ed allo stato delle conoscenze archeologiche sulle ceramiche esaminate. Nel caso ad esempio di impasti non sufficientemente caratterizzati sotto il profilo mineralogico, legati a tipologie ceramiche poco note, si può affermare ben poco, se non se il campione in questione sia compatibile o meno con una determinata area di produzione. Per molti campioni è stato possibile invece indicare un certo numero di aree geografiche che possono andare d'accordo con la composizione mineralogica dell'impasto. In questi casi il dato archeologico può contribuire o meno a limitare il numero delle aree di produzione probabili19. L'interpretazione ultima e l'utilizzazione dei dati analitici spetta infine ai singoli studiosi esperti delle diverse produzioni locali.

L'elaborazione dei dati attraverso il calcolatore si è limitata, in questa fase ancora sperimentale del lavoro, a ricerche combinate che tenessero conto della provenienza, del periodo storico e del gruppo mineralogico (cfr. i tabulati a p. 567 ss.). Non per tutti i campioni infatti è stato possibile riempire l'insieme delle voci, e non tutte le voci (quelle descrittive), come abbiamo sottolineato, sono attualmente significative per considerazioni di carattere generale.

II. Caratteristiche e limiti della campionatura

Come abbiamo già ricordato, il Comitato Scientifico costituitosi in occasione della ricerca sulle invetriate, ha curato la raccolta dei campioni da sottoporre ad analisi. È stata inviata una circolare a tutti gli studiosi che potevano essere interessati, nonché a quasi tutte le soprintendenze archeologiche italiane.

I 475 campioni raccolti coprono la maggior parte delle regioni italiane, nonché la Francia meridionale20. Fatta eccezione per alcuni rinvenimenti maiorchini, la Spagna non sembra essere

15 Cfr. la bibliografia citata alla nota 10. 16 Soltanto 12 esemplari presentano vetrine differenti, in alcuni casi abbastanza coprenti con colorazione giallo-limone. Sarà necessario verificare se tale colorazione è dovuta al giallo di piombo-stagno, così come è stato riscontrato per alcuni prodotti delle fornaci tardo-antiche di Carlino (cfr. LAZZARINI-HREGUCH 1978; 1980), o ad altri fattori. 17 Per una presentazione analitica dei gruppi di impasti cfr. infra, il contributo di S. Sfrecola. 18 Si veda ad es. la classificazione proposta in D'AMBROSIO et al. 1986. 19 Per ulteriori notazioni sul metodo v. infra, p. 565; pp. 579-601 il contributo di S. Sfrecola; pp. 17-21. le conclusioni di T. Mannoni; cfr. inoltre MANNONI 1971; 1972; 1974; 1975b; 1983; MAGI-MANNONI 1980; MANNONI-MAZZUCOTELLI 1980; MANNONI-SFRECOLA 1990; D'AMBROSIO et al. 1986; PEACOCK 1977; WILLIAMS 1990. 20 Per una presentazione analitica di tutte le località di provenienza suddivise per regioni si rimanda ai tabulati a p. 567 ss.

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stata interessata dal fenomeno delle invetriate del tipo a "vetrina pesante". Infine, non è stato possibile ottenere campioni da analizzare provenienti dall'Oriente bizantino, dove pure sono attestate produzioni analoghe a quelle italiane specie per il periodo alto-medievale21. [562]

I frammenti analizzati si riferiscono a diversi ambiti cronologici. Per il periodo romano imperiale non è in realtà stata fatta una campionatura sistematica, esulando le invetriate romane dai limiti cronologici preposti. Sono stati tuttavia analizzati un totale di 23 frammenti, riferibili a questo periodo, per risolvere alcuni problemi circoscritti, come la continuità della produzione di invetriate tra il periodo romano-imperiale e quello alto-medievale nell'area di Roma, ed in generale per disporre di campioni di confronto per lo studio delle tecniche di rivestimento.

Per tutti gli altri periodi (tardo-antico, alto-medievale e medievale) possiamo affermare che la campionatura rifletta in linea generale lo stato dei ritrovamenti, con alcune lacune che possiamo considerare diversamente significative.

Per il periodo tardo-antico disponiamo di campioni che provengono principalmente dall'Italia nord-occidentale e dalla Romagna. Sono queste le zone dove sono attestate con più frequenza le ceramiche invetriate22. L'assenza di campioni dall'Italia nord-orientale dovrebbe riflettere una reale esiguità di ritrovamenti in questa zona23. Decisamente sporadiche sono anche le attestazioni di vetrina pesante in Italia centrale e meridionale (un frammento da Napoli). Fa tuttavia eccezione Roma (per la quale disponiamo di campioni), dove sono anche testimoniate tipologie differenti da quelle dell'Italia settentrionale.

Un ulteriore limite che si può indicare per la campionatura relativa al periodo tardo-antico, è quello che i reperti esaminati prevengono unicamente da scavi di abitati. Sappiamo invece che, specie in Piemonte ed in Lombardia, nelle necropoli sono attestate tipologie differenziate di invetriate (particolarmente caratteristiche le olpai), che sembrano riferirsi a produzioni più fini24. [563]

Per l'alto medioevo i nostri campioni provengono nella grande maggioranza dei casi dall'Italia centro-meridionale. È noto infatti come in questo periodo si modifichino profondamente le aree di produzione e di circolazione delle invetriate25. I pochi campioni analizzati provenienti dall'Italia settentrionale si possono considerare importati dall'Italia centrale (come ad es. a Genova) oppure, come nel caso della Romagna e della zona di Comacchio, di produzioni locali con tipologie proprie. Il maggior numero di campioni proviene dal Lazio ed in particolare dalla zona intorno a Roma, piuttosto ben rappresentate sono anche la Campania ed il Molise. Per altre zone dell'Italia meridionale e delle isole non è del tutto chiaro se vi fu una circolazione molto più limitata di invetriate o se invece l'esiguo numero di ritrovamenti non sia anche dovuto allo stato delle ricerche sul periodo alto-medievale in queste regioni.

La campionatura relativa ai secoli centrali del medioevo (XI-XIII secolo) si riferisce a ceramiche del tipo a vetrina sparsa, che, come è noto, in questo periodo sono attestate principalmente nell'Italia centrale.

III. Conclusioni

21 Per un quadro generale delle produzioni invetriate altomedievali e medievali si rimanda a PAROLI 1990, pp. 314­321 con bibliografia. 22La nostra campionatura è particolarmente ricca per la Liguria, il Piemonte e la Ro magna. Per la Lombardia disponiamo di campioni soltanto da tre siti, sappiamo invece che le località interessate dal fenomeno sono più numerose. Cfr. oltre al presente volume, BLAKE 1981 e gli atti del Convegno di Como sulle invetriate, Ceramica

invetriata 1985. Fatta eccezione per la fornace di Carlino (BERTACCHI 1976) e per i ritrovamenti di Verona (LA ROCCA-HUDSON

1987, p. 43), non si hanno attualmente notizie di ritrovamenti consistenti in Italia nord-orientale. 24 Cfr. BLAKE 1981; Ceramica invetriata 1985. 25 Cfr. MANACORDA et al. 1986; BONIFAY et al. 1986; PAROLI 1990, con bibliografia.

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Nel valutare i risultati della ricerca26 condotta nell'arco di circa due anni bisogna partire da quello che è stato l'assunto iniziale, dagli interrogativi archeologici, ai quali si intendeva rispondere. La ricerca coordinata archeologico-mineralogica è stata concepita dai suoi promotori come un'occasione per stimolare lo studio e l'edizione delle ceramiche invetriate tardo-antiche e medievali in Italia e nel bacino del Mediterraneo. In particolare sono state le potenzialità di queste ceramiche quali indicatori cronologici, di modi di produzione e di scambio a suggerire la necessità di una sistematizzazione dei dati ad esse relative.

Per quanto riguarda l'utilizzazione di supporti analitici si è quindi ritenuto utile promuovere una campionatura a livello nazionale e di eseguire analisi di tipo petrografico nel tentativo di individuare nei diversi periodi le principali aree di produzione e eventualmente la circolazione dei loro prodotti. Rispetto a questo obbiettivo possiamo considerare i dati analitici raccolti, nonché la loro elaborazione, come un primo fondamentale stadio del lavoro, il quale richiederà molti approfondimenti sia con l'utilizzo di tecniche analitiche diversificate (ad es. con le analisi chimiche), sia con l'incremento numerico e qualitativo dei campioni analizzati. [564] Riprendendo alcune considerazioni fatte anni or sono da T. Mannoni (1971) sul metodo petrografico applicato alle indagini sulle ceramiche antiche, possiamo in sostanza affermare che attraverso le analisi si è potuto “ aumentare le caratterizzazioni intrinseche dei singoli tipi ceramici ”. Infatti, per le indagini sulle provenienze dei reperti ceramici i soli caratteri stilistici e tipologici possono dimostrarsi insufficienti, potendosi verificare non solo il caso della importazione di manufatti finiti, ma anche quello dell'importazione dei vasai stessi o dell'imitazione locale di tipologie nate in altre aree. La caratterizzazione mineralogica degli impasti pone quindi le basi per confronti più puntuali tra i tipi ceramici.

Per la esatta identificazione delle aree di provenienza delle ceramiche invetriate attraverso le analisi petrografiche ci siamo trovati di fronte a numerose limitazioni, insite in parte nello stato della documentazione archeologica e petrografica esistente, in parte nella grande frammentazione delle produzioni che caratterizza le ceramiche a vetrina pesante e a macchie. Per quanto riguarda la documentazione archeologica non si dispone ad esempio di un numero adeguato di scarti di fornace sicuri, che sono naturalmente un punto di riferimento fondamentale. Lo stato, in molti casi, ancora iniziale delle conoscenze su cronologie, tipologie e loro diffusione geografica limita fortemente le possibilità di interpretare correttamente i dati delle analisi. Per quanto riguarda le analisi petrografiche già edite alle quali far riferimento per i confronti, bisogna considerare che relativamente al periodo medievale nel corso degli anni sono state maggiormente approfondite le produzioni basso-medievali ed in particolare quelle fini con circolazione internazionale27. Infine, non si sono avuti a disposizione campioni di confronto dalle regioni del Mediterraneo orientale, che in alcuni casi potevano essere tra le possibili aree di provenienza di materiali rinvenuti in Italia.

A differenza di alcuni tipi di ceramica del periodo romano o basso-medievale fortemente standardizzate, con centri di produzione ben localizzati e con un'ampia circolazione dei vasi, la vetrina pesante conta dall'epoca tardo-antica a quella medievale un numero molto elevato di officine, spesso dislocate in aree con grandi affinità dal punto di vista geologico. [565] Attraverso le sole analisi petrografiche non si riesce pertanto a distinguere con precisione i diversi centri

26 La ricerca ha naturalmente molte possibili angolature dalle quali può essere valutata; mi limito in questa sede ad alcune considerazioni sui risultati delle analisi. Per le conclusioni di carattere più generale si rimanda naturalmente ai contributi di L. Paroli e T. Mannoni. 27 Cfr. la bibliografia di T. Mannoni e dei suoi collaboratori citata a nota 19. Analisi petrografiche di ceramiche invetriate del tipo in esame sono note per frammenti provenienti da: Ventimiglia (D'AMBROSIO et al. 1986, p. 608, n. 1; OLCESE in questo volume), Castrum Pertice (SA) (MURIALDO 1988, p. 344), Genova (D'AMBROSIO et al. 1986, p. 608, nn. 31-32) Carlino (UD) (LAZZARINI-HREGLICH 1978), Roma (WILLIAMS-OVENDEN 1978; D'AMBROSIO et al.

1986, p. 608, nn. 2 e 13; ANNIS in questo volume).

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produttori e se ve ne furono di più importanti con diffusione più ampia dei propri tipi. Dopo quindi aver impostato su basi nazionali lo studio della vetrina pesante, saranno

necessari molti approfondimenti di carattere regionale con l'analisi oltre che di frammenti invetriati, di tutte le altre classi ceramiche, nonché di campioni di terre.

Elenco dei Campioni Analizzati

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