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Le celebrazioni di chiusura del Giubileo Teresiana Laici Carmelitani COMMISSIONE GENERALE PER IL LAICATO E-Bollettino dei Laici Carmelitani - II - No.3 MMXV

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Le celebrazioni di chiusura del Giubileo Teresiana

Laici Carmelitani COMMISSIONE GENERALE PER IL LAICATO

E-Bollettino dei Laici Carmelitani - II - No.3 MMXV

Lettera del presidente della Commissione Generale

Pace e benedizione dalla Curia Generalizia!

Con grande gioia e spirito di fraternità vi offriamo una nuova edizione del Bollettino Elettronico dei Laici Carmel-itani.

Questa volta lo troverete arricchito da alcune testimonianze di persone che si sono avvicinate a Dio attraverso la spiritualità carmelitana, che hanno potuto scoprire e gustare all’interno dei nostri vari gruppi e istituzioni.

Inoltre è stata data attenzione alla notizia della rifondazione del Terzo Ordine di Sergipe, nel nord-est del Brasile. Il gruppo, in quella zona, era quasi scomparso, ma è potuto rinascere, grazie all’interesse del vescovo locale e dei frati, che sono tornati a lavorare con i fedeli.

Un altro spazio importante è stato dato alla Famiglia Carmelitana nelle Filippine, che è per tutti noi motivo di grande gioia. Infatti, grazie alla costanza e all’entusiasmo di tanti fratelli e sorelle, lo scorso luglio è stato raggiunto il bel traguardo di 23 anni di incontri annuali consecu-tivi. In particolare abbiamo potuto godere del dono di un prezioso contributo sulla figura di S. Teresa d’Avila, offerto da un membro della Famiglia, durante la chiusura del V° Centenario della nascita di questa grande santa e nostra sorella.

Anche dall’Italia sono giunte tante notizie interessanti sulle attività svolte negli ultimi mesi. Con gioia condividiamo, su queste pagine elettroniche, la notizia dell’apertura dell’anno pasto-rale nella Provincia Napoletana e del bel pellegrinaggio svolto in Spagna sulle orme di S. Teresa, nella celebrazione del suo Centenario.

Inoltre siamo lieti di annunciare la nascita del nuovo sito ufficiale dei Laici Carmelitani. Il sito offre le ultime notizie, attività ed eventi del Laicato Carmelitano in tutto il mondo, come anche molti articoli e conferenze offerti dai laici e per i laici.

Vi preghiamo di inserire il sito fra i vostri preferiti e di non mancare di visitarlo! www.ocarm.org/lay

Apprezziamo i vostri commenti e suggerimenti e vi chiediamo di contribuire con articoli o condividendo le notizie sulle diverse attività delle vostre comunità per arricchire questo sito web.

Vi saremo molto grati se, oltre a leggere questo Bollettino elettronico dei Laici Carmelitani, vorrete condividerlo con la vostra famiglia e i vostri amici!

P. Raúl Maraví, O.Carm.

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Sito ufficiale dei Laici Carmelitaniwww.ocarm.org/lay

Per favore inviare le informazioni a:[email protected]

Teresa d’Avila: Gioia nell’ordinario

Quest’anno commemoriamo il 5° cente-nario dalla morte di una delle più straordinarie donne che abbia mai

camminato sulla terra, una monaca contem-plativa spagnola, che visse e morì ben più di quattro secoli fa, ma le cui parole e le azioni continuano ad avere un impatto su di noi, soprattutto in coloro che hanno scelto di ascoltare la chiamata silenziosa del Carmelo.

Dal punto di vista laico, soprattutto per noi che non siamo né studiosi né teologi, chi è Teresa d’Avila? Come facciamo a svelare chi è Santa Teresa D’Avila? Ancora più impor-tante, come facciamo a renderla accessibile e rilevante per la nostra vita quotidiana?

Forse un modo è quello di trovare una comunanza che parla all’ “ordinarietà” della nostra esistenza - di prendere una distanza dall’immagine incombente di una santa illustre e nobile, e assumere uno sguardo più intimo verso la donna spiritosa e sensibile che è stata, nel complesso, un prodotto del suo tempo.

L’arte di vivere con leggerezza

“Dalle devozioni sciocche e dai santi dalle facce dure, o Signore, liberaci!”

Questo è probabilmente una delle più popolari citazioni attribuite a Teresa, quella che ci racconta in una sola riga, ma suggestiva e divertente, la sua filosofia di vita e di fede.

Teresa ha imparato l’arte di vivere bene e con leggerezza; la devozione a Gesù Cristo è stata pari solo alla sua gioia di vivere e il suo senso sfrenato dell’umorismo. Pregava molto, rideva molto.

Una volta, quando pregava per le sue prove e sofferenze, le parve di udire Dio dire: “Ma così è come tratto i miei amici.” Con la sua

caratteristica petulanza, Teresa rispose: “Non c’è da stupirsi che avete così pochi ...”

Un sano senso dell’umorismo ci permette di romperci, ma non frantumarci. Teresa aveva molte eccezionali qualità come religiosa rifor-matrice e direttrice spirituale, ma per questa conferenza abbiamo ristretto la nostra attenzi-one al fine di godere e trarre profitto da una delle sue qualità eccezionali o doni - anche se spesso trascurati -: la capacità di vivere da “spirito santo”.

Teresa aveva gli occhi concentrati al cielo, mentre i piedi sono rimasti saldamente piantati per terra. Ha esposto le qualità gemelle di umiltà e umorismo - una donna dalle molte contraddizioni sane-, che coesistevano insieme. Credeva che trovare il lato più leggero delle cose può anche essere santo se si sta agendo per realizzare l’opera di Dio.

Operare per il Signore Dio richiede sia fatica e virtù: la preoccupazione per gli altri si esprime nei fatti e non solo a parole, con l’annientamento del proprio io, attraverso un’obbedienza resistente e il distacco dalle gratificazioni personali, fiducia e umiltà “alla presenza della Sapienza infinita.”

Dobbiamo avere un buon senso dell’umorismo e una sana dose di buon senso.

Indulgente ma austera, Teresa conosceva sia il piacere che la penitenza. Amava dare e ricevere regali, ha anche vissuto molto semplicemente la vita quotidiana. La storia ci racconta che essendo stata invitata a cena a casa di un benefattore, un ospite fece un’osservazione sprezzante sull’ entusiasmo della suora come di una che divora una pernice. Si dice che lei abbia esclamato: «Quando sono veloce sono veloce, e quando mangio pernice, mangio pernice”

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Di Angela Ureta, a.OCarm.

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Tuttavia Teresa era molto attenta e vigile al controllo sul suo egoismo e alla sua auto-indulgenza, alla preoccupazione per la salute, il suo bisogno di riposo, il suo desiderio di tranquillità e ordine. Lei consigliava alle sue giovani monache di prendersi cura della propria salute, ma di non cedere ad ogni piccola malattia, e diceva “il corpo ingrassa e l’anima si indebolisce”.

Era idealista, ma anche molto pratica, sensi-bile e realista ( piedi per terra). “Dio mi liberi da quelle persone così spirituali che vogliono trasformare tutto in perfetta contemplazione,” ha detto una volta in relazione alla disciplina estrema e alla mancanza di gioia di un giovane frate.

Teresa, che sognava in grande e sempre cercava di vedere il lato positivo di ogni situ-azione, ha saputo anche alleggerire le fatiche non prendendo tutto sul serio. Mentre scher-zava con una giovane suora che voleva reprim-ere i commenti divertenti che le erano venuti durante il tempo libero: “E ‘già abbastanza grave ... essere stupidi per natura senza cercare di essere stupidi per grazia”.

Aveva una natura romantica che è stata mitigata da una chiara e razionale mente ... e

anche una lingua tagliente. Per un Priora, che si lamentava della passione per i libri di una suora, la sua risposta spigolosa fu: “Meglio un topo di biblioteca che un pazzo!” In un’altra occasione, quando alcune delle sue suore contemplative che si lamentavano nel fare lavori manuali, diede loro subito la famosa citazione : “Sappi che se il lavoro è in cucina, il Signore cammina tra le pentole e padelle.”

E nel Cammino di Perfezione dà un chiaro esempio sul perché l’agire sensibile è impor-tante tanto quanto la pia contemplazione: “Santa Marta era santa, ma non ci viene detto che lei era una contemplativa. Se fosse stata assorbita nella contemplazione per tutto il tempo, come era Maddalena, non ci sarebbe stato nessuno per preparare un pasto all’Ospite Divino “.

Mantenere il nostro sguardo su Dio

Come gli uomini e le donne della nostra generazione, Teresa d’Avila ha sofferto di attacchi di disperazione, tanto più che è stata costretta via per l’età a rallentare e ridurre il suo operato.

“Si presentano giorni in cui una sola parola mi addolora, e vorrei lasciare il mondo, perché

sembra che tutto mi è di fastidio”, confessa nelle sue memorie.

Nonostante la statura eminente che occupa nella Chiesa di oggi, dobbiamo ricordare che, mentre lei fondava i suoi conventi riformati, Teresa era in realtà una donna malata che viag-giava per grandi distanze, su strade sconnesse e anche con cattivo tempo, spesso con poco cibo e ancor meno sonno.

Nei suoi scritti Teresa ha parlato apertamente della sua salute precaria, la perdita di memoria, l’ incapacità di portare avanti i suoi incarichi, anche i suoi difetti come autore. Mentre narra la propria debolezza, lei si definisce “cupa” e “scorbutica” e ammette che quando è tanto arrabbiata arriva a voler “mangiare tutti, senza essere in grado di farne a meno.” Mentre la sua disillusione cresce, lei si descrive come un “uccellino indifeso con le ali spezzate” o “uno stupido asinello al pascolo.”

Sia laici che religiosi, è probabile che sia arduo procedere per raggiungere uno livello superiore, nella nostra vita e nel nostro lavoro, quando non ci sentiamo all’altezza del compito, o non ci sentiamo efficaci come lo eravamo negli anni precedenti. Oppure, cominciamo a mettere in discussione il motivo per cui stiamo facendo queste cose, soprat-utto - cosa abbiamo realizzato, cioè quale ha rilevanza per il mondo?

Lo scoraggiamento arriva rapidamente, come ci fa capire la santa, più delle nostre motivazi-oni reali delle nostra capacità. Diventiamo deboli e vili sul piano morale e vediamo che “la nostra naturale inclinazione è verso il peggio e non il meglio.” Ci troviamo così fisicamente limitati e incapaci di grandezza che siamo anche fortemente influenzati dai “cambiamenti del tempo e dalla variazione degli sensazioni corporee.”

Intorno a noi e in noi stessi vediamo inganno, falsità, bugie. Come osserva Teresa, il mondo è una presa in giro, uno scherzo, “buono come un gioco”. Siamo sbalorditi dalla nostra esperienza di imper-manenza, instabilità e insicurezza. Cerchia-mo di proteggere noi stessi perché abbiamo

paura della verità che tormenta il nostro sonno e, talvolta, anche la nostra veglia, la verità è che nulla è permanente in questo mondo.

Tutto cambia, passa, e muore, e così sarà per noi. Ma, come Teresa scrisse nella sua famosa preghiera segnalibro: “Todo se pasa” -tutte cose passano. “Dios no se muda” - Dio non cambia mai!

Teresa continua a ispirarci anche quattro secoli dopo la sua morte. Il suo insegnamento ha il potere di vedere noi attraverso la vita e durerà centinaia di anni dopo di noi, perché la sapienza che condivide è senza tempo e perenne.

Ovunque vi troviate oggi, se siete felici o delusi, pieni di stupore o feriti, brillanti o frantumati in questo mondo moderno che è in continua evoluzione e si muove rapidamente verso la propria distruzione, Teresa ha una parola di saggezza solo per voi: “Tutti i nostri problemi ci portano a non tenere gli occhi su Cristo! “

(Nota: questo articolo è un estratto da “Alla riscoperta Teresa d’Avila: una prospettiva laica,” dalla Fiamma viva: A Journal of Inter-disciplinary Discorso in Spiritualità, a cura di P. Rico Ponce, O.Carm e Pinky A. Chaudhurry Vol.. I., pubblicato dall’Istituto di Spiritualità in Asia nel 2014.)

Perché sono diventata una Terziaria Carmelitana?

Mi chiamo Ofelia Bordon. Sono madre di cinque figli, cresciuta cattolica e impegna-ta in una serie di attività nella mia parroc-

chia. Sono stata lettore ed ho insegnato catechismo alla parrocchia di San Nicola a Cabanatuan City. Non pensavo di diventare un membro del Terz’Ordine fino a quando non mi sono spostata nella parrocchia di Nostra Signora di Nazareth servita dai carmelitani.

Mi sentivo molto serena ogni volta che andavo a messa nella parrocchia di Nostra Signora di Nazareth. Ero solita assistere alla messa nella Chiesa dei Carmel-itani, perché mi sembrava che la celebrazione della messa fosse particolarmente solenne, il posto era così silenzioso ed era facile entrare in raccoglimento, mi sentivo come se fossi molto vicino al cielo. Mi piaceva andare a messa lì perché mi piaceva vedere così tante suore carmelitane e membri del Terz’Ordine che partecipavano. Mi piaceva anche partecipare dopo la messa alla Liturgia delle Ore, recitata dai carmelitani e membri del Terz’Ordine.

Dopo aver frequentato quella parrocchia per un po’

Ofelia a. Bordon, TOC, Filippine

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di tempo, ed avendo avuto contatti con alcuni laici carmelitani, mi è cresciuto l’interesse per far parte del TOC.

Sono entrata a far parte dl Terz’Ordine quando non ero più molto giovane – avevo più di 65 anni. Il priore e il

Perché sono diventata una Terziaria Carmelitana?formatore della comunità del TOC avevano molta pazienza con me durante il periodo di formazione.

All’inizio cominciai a partecipare alle riunioni mensili del TOC - questo per tre mesi - e in seguito sono stata accolta come aspi-rante; iniziai quindi ad assistere a una serie di riunioni di formazione per prendere familiarità e capire sempre di più cosa significhi essere Carmelitana.

Mi piace considerare i Carmelitani non tanto come un’organizzazione religiosa, ma come una famiglia religiosa - una grande famiglia composta da Carmelitani di tutto il mondo - che segue la stessa forma di vita per raggiun-gere la santità, seguendo il cammino di Gesù Cristo. Essere Carmelitano è una vocazione, è una chiamata speciale da parte di Dio che ci invita a comprometterci liberamente e con decisione a “vivere nella sequela di Gesù Cristo”, in accordo con la tradizione e lo spirito

del Carmelo.

A causa della mia età, ho impiegato più tempo nel programma di formazione. Dopo quasi 5 anni in formazione, ho preso la mia professione temporanea dei voti il l7 luglio 2007, il giorno dopo la festa di Nostra Signora del Monte Carmelo.

La spiritualità Carmelitana sottolinea la “purezza del cuore” e lo “svuotamene di sé” come mezzi affinché Dio arrivi ad essere il “nostro Carmelo”. Dobbiamo sempre cercare la volontà di Dio nel quotidiano, cercando continuamente il Suo volto in ciò che ci circonda.

Dopo più di 3 anni di formazione, sono arrivata ad essere oggi una professa solenne che è contenta del suo cammino di carmelitana secolare, perché con questo adesso posso dire di sentirmi più vicina a Dio.

Lay Carmelite E-Bulletin II-No.3 MMXV - 7

XIII Convegno Residenziale del Toc Assisi 19-21 giugno 2015

Alla Domus pacis di Assisi, dal 19 al 21 giugno ha avuto luogo il XIII convegno residenziale del Terz’ordine carmelitano. La presidente Rosaria Lenoci (qui il testo del suo saluto) e il vicario provinciale p. Enrico Ronzini all’inizio dei lavori hanno rivolto il

benvenuto alle molte comunità presenti, 250 terziarie/i, che hanno vissuto il convegno nella gioia del ritrovarsi per vivere giornate intense di ascolto, di confronto e di convivialità.

L’Io diventi Noi è il messaggio che è stato consegnato alle comunità carmelitane dal relatore S. E. Mons. Giuseppe Satriano (il testo completo del suo intervento), arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati, in questo Convegno residenziale nella terra di Francesco, il santo che ha spogliato il suo Io per l’Altro.

Il progetto triennale del terz’ordine provin-ciale “la comunione si fa comunità” si realizza in questi due pronomi “io - noi” che sono stati sottolineati dal relatore, nel tema proposto “Il corpo e le membra” 1 Cor 12,12-27 . …..l’essere comunità secondo l’immagine di continua a pagina 9

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La Famiglia Carmelitana si incontra per il 23 ° anno di seguito

Filippine: Più di 600 membri della famiglia carmelitana si sono riuniti lo scorso 19 luglio presso La Scuola Madre del Carmelo di Nova-liches, Quezon City, per celebrare insieme la festa della Madonna del Monte Carmelo.

L’incontro è stato incentrato sul tema :

“Famiglia Carmelitana: uniti insieme con la Chiesa nel dono di sé e nel portare gioia e speranza”.

L’attività è iniziata con una messa, presiedu-ta dal Priore Provinciale dei Carmelitani, P. Christian Buenafe, O.Carm. e co-presieduta da P. Sireneo Jaranilla O. Carm., P. Rico Ponce O. Carm., P. Rhen Caculitan, P. Vito Competente, P. Richard Escoto, OCD e P. Danilo Lim OCD, omelista.

Dopo la celebrazione della Santa Eucaristia, il Carmelo Giovanile della Parrocchia di San Isidoro, ha proposto una danza di gruppo per

animare i partecipanti. A questa ha seguito una breve comunicazione di suor Rebecca Polinar, CM, sul tema della preghiera, descrit-ta da Santa Teresa d’Avila nella sua Autobio-grafia, come un giardino.

“Se il pozzo abbia o no l’acqua non è nostra preoccupazione”, ha detto suor Rebecca. “La nostra preoccupazione è semplicemente quella di prendere l’acqua dal pozzo ed innaf-fiare i fiori.” I fiori, ha spiegato sono metafore delle virtù, i frutti delle nostre preghiere.

Dopo il discorso, sono stati fatti alcuni giochi volti a favorire la conoscenza e lo scambio tra i diversi membri della famiglia carmelitana. C’erano anche le presentazi-oni del Terz’Ordine Carmelitano (TOC), la Famiglia Carmelitana Gruppo Core e la Gioventù Missionaria del Carmelo, che ha fatto una liturgia di chiusura eccezionale.

Giunta al suo 23 ° anno, quest’anno la

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celebrazione del “ giorno della famiglia Carmelitana” ha raccolto più di una dozzina di congregazioni carmelitane e associazioni non solo laici, ma anche frati O. Carm e frati OCD, Suore Carmelitane di Nostra Signora (Carmel), Congregazi-one di Nostra Signora del Monte Carmelo, (OCarm), Famiglia Missionaria Donum Dei, Istituto Nostra Signora del Monte Carmelo, Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa del Bambino Gesù, Carmeli-tane Missionarie, Carmelitane Missionarie Teresiane, ed i membri laici della famiglia - Il Terzo Ordine Carmelitano, dell’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi, e la Confraternita dello Scapolare.

Il “Giorno della Famiglia Carmelitana ” è un evento annuale volto a promuovere e costruire

una forte relazione tra i due rami della famiglia carmelitana, tra cui le monache, le suore apos-toliche, e le diverse organizzazioni laiche carmelitane.

San Paolo. Siamo stati condotti a riflet-tere sul carisma carmelitano di preghiera che diviene identità nelle nostre diversità: tante membra un solo corpo, unito nella fonte e culmine della vita, l’Eucaristia.

Mons. Satriano sottolineava come nella Comunità di Gesù non troviamo gli undici più Giuda, ma i dodici con Giuda per ricordarci che il male non si può sistemare che entro la ‘E’ nel “noi”, nell’ospitalità dell’altro; che il soggetto dando riceve, condividendo si arricchisce, e perdendosi ritrova se stesso. Ogni chiusura nell’io scade inesorabilmente nell’atto rivendica-tivo e rende sterile ogni relazione. Non semplicemente nell’io, non semplice-mente nel tu, il Signore sta tra l’io e il tu.

Essere comunità è vivere la chiamata ad essere “corpo”, ovvero una appartenenza vicendevole fatta di comune impegno,

diventando responsabili gli uni degli altri, gli uni per gli altri. Il relatore ci ha guidato in un cammino di ricerca dei nostri limiti ,del nostro essere, solamente se riuscia-mo a mettere da parte il nostro egoismo, la nostra superbia, la nostra efficienza possiamo guardare l’altro, camminare insieme ed ascoltarlo, poiché è un nostro fratello, attraverso questo esodo dal nostro io saremo noi con i fratelli.

Nella Basilica minore, dove è venerato il Velo di Maria ha avuto luogo la Celebrazione Eucaristica, presieduta dall’arcivescovo mons Giuseppe Satriano, dal vicario provinciale p. Enrico Ronzini e dai sacerdoti che hanno partecipato al convegno. A conclusione dell’incontro sono stati donati dei “portascapolare” in ricordo del convegno.

Con un arrivederci al prossimo incontro invochiamo la stella polare, Maria, guida sicura verso il Figlio suo, Gesù.

da pagina 7

Lo Stato di Sergipe è il più piccolo (21.910 chilometri quadrati) dei 26 stati della Repubblica federativa del Brasile.

Si trova nella regione del nord-est e conta circa 2.200.000 abitanti.

La capitale, Aracaju, fondata nel 1855, sulle rive dell’Oceano Atlantico, conta circa 600.000 abitanti. Ma è nella antica capitale, São Cris-tóvão, 23.5 km da Aracaju, che nel 1666 è stato creato il Terzo Ordine Carmelitano (TOC) a Sergipe, dove è esistito fino al 1970, anno in cui è morto l’ultimo dei confratelli professi.

In seguito non ci sono stati più frati carmeli-tani a Sergipe che avrebbero potuto nutrire spiritualmente la comunità la quale gradual-mente si è estinta. Il Terzo Ordine di Sergipe ha radici che nascono dal momento della colo-nizzazione del Brasile da parte dei portoghesi ed è il secondo gruppo più antico del paese.

Nel 2003, su invito del Mons José Palmeira Lessa, Arcivescovo di Aracaju, i frati carmel-itani sono tornati a stabilirsi nello Stato di Sergipe, grazie agli sforzi del Priore Provin-

ciale, Francesco di Sales de Alencar Batista, O.Carm. e gli sforzi di João José Costa, O.Carm. (ora Arcivescovo Coadiutore di Aracaju, capitale dello stato), insieme ai frati Sormani José Geraldo Bezerra e Rosivaldo Torres. I primi passi per ricostruire il TOC sono iniziati nel 2006. Dalla sede della Provincia Carmelitana di Pernambuco, Recife, il fratello carmelitano Tito Figueroa veniva, ogni mese, per guidare la formazione di una cinquantina di candidati, che accorrevano, assetati, a nutrirsi della spiritualità carmelitana.

P. Tito, anche con problemi di salute, per due anni, ha viaggiato per 530 km da Recife a Aracaju per formare, guidare e consigliare il gruppo composto da una cinquantina di questi candidati.

Da Aracaju,si è diffusa l’idea anche in altre città dove c’erano altre comunità di frati carmelitani, come Carmòpolis ( Città del Carmelitano). E così, sono state organizzate diverse fasi di formazione: aspirantato, postu-lantato e noviziato, fino a quando si è arrivati alla prima professione nel 2010.

Occorre precisare che nel corso degli anni

Rinascita del TOC

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Jose Araujo, TOC, Brasil

2012 e 2013, riunioni mensili si sono tenute nel convento carmelitano di São Cristóvão, quando P. Cidmário Bezerra ha preso le funzioni di Commissario, per la nomina del Provinciale. In questi due anni, abbiamo avuto il prezioso aiuto dei frati studenti che hanno frequentato il corso di filosofia presso il Seminario di Nostra Signora dell’Immacolata Concezi-one dell’Arcidiocesi di Aracaju e la collaborazione di Josué Laurindo, Mario Josué e Raniery nel processo di formazi-one.

Nel dicembre 2013, il primo gruppo di fratelli e sorelle hanno fatto i loro voti solenni. E ‘stato il culmine di un viaggio di perseveranza vittorioso. Anche il riconosci-mento definitivo del Sodalizio, (che mancava) è stato approvato dal Consiglio Generale dell’Ordine il 14 giugno 2014, rendendo uffi-ciale il nome del Sodalitium “Senhor Bom Jesus dos Passos”, con sede nel convento di Nostra Signora del Monte Carmelo a São Cris-tóvão, nell’arcidiocesi di Aracaju. L’attestato è stato firmato da P. Fernando Millán Romeral, O.Carm., Priore Generale dell’Ordine Carmel-itano.

Nel mese di agosto 2014, nel corso di una solenne celebrazione eucaristica, il segre-tario generale dell’Ordine Carmelitano, P. Francisco de Sales de Alencar Batista, ha consegnato il decreto di erezione canonica,

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e il Priore Provinciale, P. Altamiro Tenório Paz, ha assegnato e subito ha dato il possesso al primo priore, fr. Marco Antonio Almeida Galrão Leite, il leader fin dall’inizio e vero baluardo nella fatica compiuta per ricostituire il Sodalizio.

Nel dicembre del 2014, dopo la professio-ne solenne del secondo gruppo di fratelli e sorelle, ha avuto luogo l’Assemblea Generale ed è stato eletto il primo Consiglio.

Così, il Terzo Ordine di Sergipe continua oggi a migliorare la propria attività nell’Arcidiocesi di Aracaju e nella diocesi di Estância. Il processo di formazione continua e in molti cercano di entrare nel Terzo Ordine per seguire un cammino spirituale più profondo.

Quest’anno, per esempio, in occasione del V Centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù, il TOC sta promuovendo un pellegri-naggio della statua e della reliquia della Santa, Dottore della Chiesa, nelle varie parroc-chie dell’Arcidiocesi di Aracaju e Diocesi di Estância e Propriá (sia in Sergipe). In ognuno di questi luoghi, la statua ha visitato parroc-chie, feste e sono stati fatti numerosi interven-ti, al fine di promuovere la devozione a Santa Teresa, e diffondere la spiritualità del Carmelo.

Possiamo dire che il seme gettato nella terra di Sergipe ha dato alberi frondosi, grazie alla preghiera costante, la ricerca di costruire fraternità e il servizio alla comunità cristiana di Sergipe.

A Maratea si erge maestosa nelle sua semplicità la statua del Redentore , edificata sulla

punta più alta del monte S. Biagio, la cui cima si allunga verso il mare sporgendo a strapiombo per diverse centinaia di metri . Il Redentore in alto rappresenta la rinascita, la speranza nuova , con le braccia aperte al cielo e con lo sguardo benedicente rivolto all’umanità, poggia i piedi sulla terra , sulla Chiesa “ luogo dove Cristo si manifesta.

In questa splendida cornice , presso il Grand Hotel, il 25 ottobre 2015 si è aperto l’anno Pastorale del Terz’ordine Carmelitano della provincia napole-tana . Circa 300 i partecipanti venuti dai vari terz’ordini: Puglia nord – Campania, Puglia sud, Calabria. Dopo i saluti della presidente Rosaria Lenoci, e del delegato provinciale p. Lorenzo Sansevero, in assenza del vicario provinciale p. Enrico Ronzini per motivi di salute .

La presidente presenta il relatore

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don Franco Castellana , ex-Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Taranto che tratta il tema “La Chiesa: Comunità che annuncia la Misericordia” Don Franco ha presentato il tema magistralmente, ha voluto sottolineare che l’uomo nasce membro di una chiesa, quella familiare intesa come comunità di vita fisica, affettiva e di interessi. Ed entra in un’altra famiglia più vasta e numerosa, nella famiglia univer-sale dell’umanità.

Terz’ordine Carmelitano Provincia Napoletanaapertura anno pastorale

2015 – 2016.

di Marisa Fotia Martino

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La famiglia e la società umana sono chiese, cioè convocazione di uomini. Dio fin dall’inizio della creazione volle essere presente ed operante nel creato; dialogare con esso. Era premura paterna; era azione benefica dell’onnipotente Parola di Dio. E l’uomo era felice, perché avvertiva questa presenza; anzi partecipava alla vita stessa di Dio; vedeva Dio e lo conosceva, cioè lo amava, perché Dio stesso si manifestava a lui, L’amore vero, più che un dovere, è un diritto; e Dio non rinuncia al suo diritto d’amare l’uomo. Ecco allora che si impegna con l’umanità promettendo la redenzione, dando ad essa la speranza di salvezza.

La promessa divina, è il filo conduttore di tutto il Vecchio Testamento.

Dio, la cui natura è Amore, prende l’iniziativa di creare l’uomo, non per altro motivo, che per allargare la sua comunità di amore trinitario.

L’uomo si mette fuori dal contesto suo origi-nario, e pecca.

Dio conosce la condizione primordiale e definitiva dell’uomo, e gli dà la possibil-ità del ritorno ad essa. E l’azione divina non si stanca e non si scoraggia mai di fronte ai rifiuti dell’uomo. Per questo, quando giunge la pienezza dei tempi, il Padre manda nel mondo la sua Parola, che si fa uomo. In Cristo il Padre elegge e predestina a ricevere l’adozione di figli . Cristo è proposta di grazia

Cristo è il sacramento primordiale dell’amore

del Padre per l’umanità; la Chiesa è prolun-gamento terrestre, sacramento dell’azione salvifica e redentiva del Cristo che rimane con noi nell’Eucaristia. Immessa nel mistero del Cristo, la chiesa ci appare in tutta sua necessità per l’uomo. una casa aperta a tutti perché a tutti è rivolto l’invito divino, perché a tutti è data la possibilità di appartenere alla famiglia dei figli di Dio. « La Chiesa è universale sacra-mento della salvezza, che svela ed insieme realizza il mistero di amore di Dio verso l’uomo » Alla relazione sono seguiti alcuni interventi dei presenti che hanno dato modo al relatore di chiarire alcuni interrogativi presentati dai partecipanti. Il momento conviviale ha riunito i terziari in un momento gioioso nel ritrovarsi e vivere insieme la fraternità..

La presidente poi ha riunito i presidenti e i formatori dei vari toc presentando il program-ma annuale e ha informato che il convegno residenziale si terrà nei pressi di Firenze , per poter visitare i luoghi dove ha vissuto Santa Maria Maddalena di Firenze poiché ricorre il centenario della nascita della Santa.

Il convegno residenziale avrà luogo dal 23 al 25 aprile 2015.

La celebrazione Eucaristica nella Chiesa di San Biagio sul monte dove è posta la statua del Redentore ha concluso la giornata di Apertura dell’anno pastorale della nostra provincia, ora inizia il lavoro nelle comunità.

Arrivederci al Convegno a Firenze

Dal 14 al 18 settembre un gruppo di laici composto da tre terziarie carmelitane di Taranto (Giulia Dimatteo, Teresa

Bisci, Maria Nisi), una di Palmi (Nicoletta Zampogna), fr. Francesco e sua sorella, si sono messi in cammino ripercorrendo quelle vie che S. Teresa stessa ha percosso e visitando i luoghi significativi della sua vita. Di seguito riportiamo l’esperienza di Giulia Dimatteo la presidente del Terz’Ordine Carmelitano di Taranto.

Carmelitani sulle orme di Santa Teresa d’Avila

La percezione del viaggio è sempre modulata dalle nostre aspettative e il pellegri-naggio non fa eccezione a questo criterio. Nel viaggio, come nella vita, la realtà cambia quando la attraversiamo con i nostri occhi: dobbiamo chiederci come affrontiamo la visita

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Carmelitani sulle orme di Santa Teresa d’Avila di Giulia DimatteoPresidente TOC di Taranto

ad un luogo nuovo, se questo cade passiva-mente nella nostra conoscenza o ci interroga e ci trasforma. Il pellegrinaggio nei luoghi di Santa Teresa in prospettiva spirituale e reli-giosa ha risposto al bisogno di approfondire, conoscere, comprendere meglio “Teresa madre degli spirituali”.

Il papa Benedetto XVI nell’udienza generale del 2 febbraio2011 ha definito santa Teresa uno dei vertici della spiritualità cristi-ana di tutti i tempi, indicando in lei una vera maestra di vita cristiana, che ci indica il cammino per giungere all’unione con Cristo, unico che può saziare la fame e la sete di infinito: “Cari fratelli e sorelle, santa Teresa di Gesù è vera maestra di vita cristiana per i fedeli di ogni tempo. Nella nostra società, spesso carente di valori, ci insegna a essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione, ci insegna a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore, questo desiderio di vedere Dio, di cercare Dio, di essere in colloquio con Lui e di essere suoi amici. Questa è l’amicizia che è necessaria per noi tutti e che dobbiamo cercare, giorno per giorno, di nuovo.

L’esempio di questa santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera, a questa apertura verso Dio, a questo cammino per cercare Dio, per vederlo, per trovare la sua amicizia e così la vera vita; perché realmente molti di noi dovrebbero dire ‘non vivo, non vivo real-mente, perché non vivo l’essenza della mia vita’. Per questo il tempo della preghiera non

è tempo perso, è tempo nel quale si apre la strada della vita, si apre la strada per imparare da Dio un amore ardente a Lui, alla Chiesa, e una carità concreta per i nostri fratelli”.

Santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: l’amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l’umiltà come amore alla verità; la determin-azione come frutto dell’audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete

di acqua viva. Propone una profonda sintonia con i grandi personaggi

biblici e l’ascolto vivo della parola di Dio.

Ritrovare esplicitati tali suggerimenti o farne esperienza diretta è stato un desiderio implicito. Si è messo in viaggio un piccolo e compatto

gruppo, con la stessa fede, speranza e amore.

La singola presenza è stata vissuta come un dono di Dio

ed ha contribuito a realizzare un” progetto di vita”, permesso e voluto

da Dio per la crescita e l’impegno di testi-monianza dei singoli, che pur accomunando tutti ha trasceso ognuno per gli effetti spiri-tuali individuali e comunitari. Ognuno dei partecipanti si è mostrato subito desideroso di dare il meglio di sé, per la buona riuscita del pellegrinaggio, guardando tutto e tutti con spirito di fede, praticando ed osservan-do silenzio e preghiera,rispettando orari ed impegni. Tutti i partecipanti, consapevoli della differenza sostanziale tra esteriorità ed interiorità, tra credere e concretezza della fede, che fruttifica mettendo in pratica le Parole di Gesù, hanno dimostrato di tenere in grande onore lo scapolare, indossandolo sulla tomba della Santa e recitando i vespri, ricor-dando che è simbolo della carità materna di Maria che tiene i carmelitani nel suo cuore

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e suscita in essi l’imitazione delle sue virtù. Le varie visite a Chiese, monasteri, musei, mostre hanno confermato che bisogna imparare a guardarsi dentro ed intorno a noi perché Dio si manifesta in diversi modi. La visita al monastero di San Giuseppe, al museo di Santa Teresa, alla cattedrale di Salamanca con la mostra commemorativa per il cinque centenario della nascita della Santa ricca di documenti, reperti ,quadri offerti dai diversi monasteri carmelitani, ci ha indotti a riconos-cere e a distanziarci dagli oggetti per rivivere ed approfondire l’evento vissuto dalla Santa. Il cuore ha cambiato ritmo, gli oggetti sono diventati segni vivi e non semplici immagini. Quasi da ogni immagine si è ricostruita una storia semplice, ma sorprendente. I quadri e le statue che ritraevano il piccolo Gesù con una sega, oltre ad evidenziare che Egli lavorò come falegname accanto a Giuseppe hanno sottolineato la grande devozione della Santa per San Giuseppe e per questo il suo desid-erio che in ogni monastero da lei fondato ci fosse una statua del Santo e di Gesù Bambino. Le tante immagini di Gesù alla colonna o dell’”Ecce homo” hanno fatto quasi perce-pire i pensieri e i sentimenti di Santa Teresa durante la contemplazione, ella stessa sugger-isce di fissare un’immagine mentale per meditare l’umanità di Cristo. il suo sguardo contemplativo all’umanità di Cristo, così come la sua proposta mistagogica per intro-durci nel mistero dell’orazione, una orazione personale, viva, contemplativa, esperienzia-le. Mente e cuore devono accompagnare le parole, pregare non è un precetto che deve essere assolto, ma un dialogo d’amore e tutte le potenze dell’anima sono in azione, è Dio che agisce in noi.

Il cammino teresiano, che è un cammino di progressiva conformazione e amicizia con Cristo, Figlio obbediente e Sposo Croc-ifisso per amore, è stato rappresentato in centri concentrici terminanti nella Croce che rappresenta il “matrimonio spirituale” che c’è nel libro “Il castello interiore”. Alcuni fedeli

hanno attraversato in preghiera i vari cerchi, altri hanno semplicemente osservato.

“Le grazie mistiche Dio le da a chi vuole, non chiedetele”. “La preghiera non parole, ma opere” “Quello che ho vissuto io non è un privilegio di Dio, è per tutti i battezzati” sono affermazioni che possono aiutare a capire che non è merito nostro, ma è opera di Dio il nostro cammino spirituale e non un fenomeno sociologico. Seguire il Signore richiede sempre all’uomo una conversione, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare inte-riormente. Potremo dire che un filo lega l’esperienza spirituale e quindi il magistero di santa Teresa con le teorie moderne che propongono la meditazione come aiuto per la vita. Così pure l’esigenza di un metodo, ossia di un cammino fatto per tappe e con la possi-bilità di ripetizione, è un altro elemento tipico della sensibilità moderna, non solo scien-

tifica e filosofica. “Niente ti turbi, niente ti disturbi” “il cielo è dentro di te” “Dio non si stanca di dare, noi non stanchiamoci di ricevere” (il libro della vita, 19 art.).

Il carmelitano è chiamato alla vocazi-one della santità, al dono di radicalizzare il suo battesimo nella Chiesa e nel mondo e vive questo servizio di contemplazione e azione. L’esercizio della preghiera e della contemplazione lo fanno diventare terreno di Dio perché nel profondo dell’ anima si ha l’incontro tra l’uomo e Dio come hanno sper-imentato e detto diversi santi carmelitani. (dal libro Relazioni di Santa Teresa d’Avila) “Un giorno, appena comunicata, mi fu dato d’intendere che il corpo sacratissimo di Cristo viene ricevuto nell’interno dell’anima dallo stesso Padre. Compresi chiaramente che le tre Persone sono dentro di noi e che il Padre gradisce molto l’offerta che gli facciamo di suo Figlio, perché gli si offre la possibilità di trovare in Lui le sue delizie e le sue compia-cenze anche sulla terra. Nell’anima abbiamo solo la divinità, non l’umanità, perciò l’offerta

gli è così cara e preziosa, che ce ne ricom-pensa con immensi favori. Compresi pure che il Padre lo riceve in sacrificio anche se il sacerdote è in peccato, salvo che all’infelice non sono concessi i favori come alle anime in grazia. E ciò non perché manca al Sacra-mento la virtù d’influire, dipendono essi dalla compiacenza con cui il Padre accetta il sacri-ficio, ma per difetto di chi lo riceve, come non è per difetto del sole se i suoi raggi non riverberano quando cadono sulla pece come quando battono sul cristallo. Se ora mi dovessi spiegare, mi farei meglio comprendere”.

Come carmelitani tutti siamo chiamati ad incarnare la presenza del Signore in noi, l’inabitazione di Dio in noi: siamo sempre alla presenza del Signore e l’ interrogativo che il religioso carmelitano pone innanzitutto a se stesso:”Come attualizzare nell’oggi del nostro mondo, segnato dall’individualismo e dall’indifferentismo, dalla violenza e dalla perdita del senso di Dio, lo slancio contem-plativo e la sollecitudine per la salvezza delle anime che caratterizzò la grande riformatrice del Carmelo, vissuta anch’essa in un tempo di grande travaglio per la Spagna e per l’Intera Europa? Come prendere dalle sue mani il “testimone” e passarlo con fedeltà e convinzi-one alle generazioni del terzo millennio cris-tiano, iniziato tra gemiti di morte e un assurdo, imponente scatenarsi delle forze del male? Deve essere fatto proprio dai laici carmeli-tani, terziari o devoti più o meno inseriti in confraternite, associazioni. Formare un laicato che possa incidere nella storia, che si lasci coinvolgere in una rinnovata testimo-nianza di amore, a lode di Dio e a servizio della Chiesa e dell’intera umanità deve essere impegno di tutta la famiglia carmelitana. I carmelitani sono chiamati ad essere profetici, vedere il regno di Dio che viene nel desid-erio di spiritualità, nell’atmosfera delle attese e delle aspettative positive”vi chiederanno ragione della vostra speranza”.

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