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Le Compagnie d'Assicurazione e la gestione dei danni da inquinamento a cura di Marco Ruggi con la collaborazione di Giuseppe Giove (Atena Srl) Introduzione Il giorno 27 ottobre 2011 si è svolta presso l'università di Parma la giornata di studio dal titolo “ Le Compagnie di Assicurazione e i problemi di gestione dei danni da inquinamento”. L'incontro, promosso da Assit, è stato organizzato con il supporto tecnico di Atena S.r.l. ed ha visto la partecipazione di figure professionali operanti nel settore assicurativo (Compagnie di Assicurazione, Liquidatori, Periti) e ambientale. Apre l'incontro il Presidente di ASSIT, Ing. Riccardo Campagna, salutando tutti i partecipanti e richiamando l'attenzione sul proposito dell'Associazione di fare cultura; cultura nella fattispecie del workshop organizzato anche riferita a tematiche specialistiche, sicuramente di nicchia, tuttavia importanti per il bagaglio di conoscenze del perito. «La giornata di studio – ha proseguito Marco Ruggi, amministratore unico di Atena – si propone l'obiettivo di affrontare le problematiche che emergono a fronte di sinistri che producono danni all'ambiente, di modestissima rilevanza numerica rispetto ai sinistri ordinari, ma che in genere comportano pesanti esborsi. Attualmente le Compagnie non sono sufficientemente organizzate per

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Le Compagnie d'Assicurazione e la gestione dei danni

da inquinamentoa cura di Marco Ruggi

con la collaborazione di Giuseppe Giove (Atena Srl)

IntroduzioneIl giorno 27 ottobre 2011 si è svolta presso l'università di Parma la giornata di studio dal titolo “Le

Compagnie di Assicurazione e i problemi di gestione dei danni da inquinamento”. L'incontro,

promosso da Assit, è stato organizzato con il supporto tecnico di Atena S.r.l. ed ha visto la

partecipazione di figure professionali operanti nel settore assicurativo (Compagnie di

Assicurazione, Liquidatori, Periti) e ambientale.

Apre l'incontro il Presidente di ASSIT, Ing. Riccardo Campagna, salutando tutti i partecipanti e

richiamando l'attenzione sul proposito dell'Associazione di fare cultura; cultura nella fattispecie del

workshop organizzato anche riferita a tematiche specialistiche, sicuramente di nicchia, tuttavia

importanti per il bagaglio di conoscenze del perito.

«La giornata di studio – ha proseguito Marco Ruggi, amministratore unico di Atena – si propone

l'obiettivo di affrontare le problematiche che emergono a fronte di sinistri che producono danni

all'ambiente, di modestissima rilevanza numerica rispetto ai sinistri ordinari, ma che in genere

comportano pesanti esborsi. Attualmente le Compagnie non sono sufficientemente organizzate per

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gestire tali situazioni». L'introdizione al workshop ha evidenziato le difficoltà da parte delle

Compagnie e degli studi peritali di dimostrarsi pronti alla sfida. «E' necessario – ha continuato

Ruggi – che gli studi peritali e le Compagnie approfondiscano la propria conoscenza della materia».

Tutt'ora manca, infatti, una sufficiente preparazione nell'ambito della gestione di questa tipologia di

danno, preparazione che richiederebbe, più che l'intervento di singoli esperti, la collaborazione di

professionisti con competenze diverse, finalizzata a trovare soluzioni adatte alla gestione di ciascun

caso.

L'organizzazione di una giornata di studio incentrata sui danni ambientali è dettata dall'attuale

interesse crescente nei confronti dell'argomento della salvaguardia ambientale. Oggi, di fatto, la

società vive il problema dell'inquinamento (inteso come frutto delle emissioni di sostanze elaborate

dall'uomo nell'ambiente, con successiva contaminazione dei suoli, delle acque e dell'aria) come

ostacolo prioritario al benessere delle generazioni attuali e, soprattutto, future. Gli Stati stanno

applicando sempre più spesso politiche di controllo e di gestione delle emissioni, molto spesso con

risultati alquanto discutibili, in quanto la lotta all'inquinamento si contrappone alla necessità di non

porre freni all'economia ed alla crescita delle Nazioni stesse. E' l'eterna lotta tra etica e sviluppo che

accompagna l'uomo da tempo, nella ricerca, sotto questo riflesso, di un giusto equilibrio,

finalizzando il tutto alla realizzazione del cosiddetto Sviluppo Sostenibile, ovvero attuare tutta una

serie di meccanismi per tutelare e valorizzare le risorse naturali che possano garantire continuità e

che possano essere utilizzati, pertanto, anche dalle generazioni future.

Il concetto di Sviluppo Sostenibile si accompagna al principio del “chi inquina, paga”.

Resposabilizzare gli autori di eventuali contaminazioni affinché pongano rimedio in prima persona

ad eventuali inquinamenti ambientali è un concetto abbastanza recente. Da qui, nasce la reale

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esigenza per alcune categorie di imprese di assicurarsi al fine di non dovere pagare direttamente in

caso di sinistro di questa tipologia.

Normative ambientali«La prima difficoltà a cui vanno incontro le figure preposte ad affrontare i danni ambientali è la

lettura delle numerose direttive europee e leggi nazionali» così è sortito il primo relatore della

giornata, professor Ing. Marco Bergonzoni, dell'Università di Parma.

Il principio del “chi inquina, paga” è reso necessario dall'attuale situazione di cui soffrono gli

ecosistemi di tutto il mondo. Basti pensare che negli oceani galleggia una busta di plastica grande 4

volte e mezzo l'Italia o ad altri reati ambientali di cui i quotidiani trattano continuamente.

«E' pertanto necessario – ha continuato il professor Bergonzoni – responsabilizzare gli operatori

economici professionali nel prestare attenzione a non arrecare danni ai diversi comparti ambientali

(acque, suolo, aria, habitat)».

Il Legislatore europeo è intervenuto con la Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in

materia di prevenzione e ripristino dei danni. L'articolo 14 della Direttiva (garanzia finanziaria)

riporta che “gli Stati membri adottano misure per incoraggiare lo sviluppo, da parte di operatori

economici e finanziari appropriati, di strumenti e mercati di garanzia finanziaria, compresi

meccanismi finanziari in caso di insolvenza, per consentire agli operatori di usare garanzie

finanziarie per assolvere alle responsabilità ad essi incombenti ai sensi della presente direttiva”.

A livello nazionale, il D. Lgs. n° 152 DEL 03/04/2006 “Testo Unico in Materia Ambientale” ha

come obiettivo quello di riordinare, coordinare e integrare le numerose disposizioni legislative che,

nel corso, hanno regolamentato la materia.

Il presente decreto ha come fine primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da

realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e

l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Le principali novità normative riguardano

l’attribuzione al Ministero dell’AmbienteMinistero dell’Ambiente di un ruolo centrale nell’attuazione della tutela contro il

danno ambientale sia nella fase preventiva, sia nella fase ripristinatoria e risarcitoria.

Parallelamente, si assiste al ridimensionamento del ruolo degli Enti locali e delle Associazioni di

protezione ambientale. A quest'ultime viene espressamente attribuita la sola facoltà di sollecitare

l’intervento statale (art. 309, nuovo decreto) e di ricorrere in caso di inerzia od omissioni, mentre

non vengono riproposte le previsioni dell’art. 18, legge n. 349/1986, che attribuivano a questi

soggetti una legittimazione ad agire e intervenire in proprio nei processi per danno ambientale.

L'articolo 302 del Decreto definisce in maniera univoca e completa i concetti di “Misure di

Prevenzione”, “Ripristino” e “Costi”.

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Misure di prevenzione si intendono le misure prese per reagire a un evento, un atto o un'omissione che ha creato una minaccia imminente di danno ambientale, al fine di impedire o minimizzare tale danno

Ripristino

anche "naturale", s'intende: nel caso delle acque, delle specie e degli habitat protetti, il ritorno delle risorse naturali o dei servizi danneggiati alle condizioni originarie; nel caso di danno al terreno, l'eliminazione di qualsiasi rischio di effetti nocivi per la salute umana e per la integrità ambientale. In ogni caso il ripristino deve consistere nella riqualificazione del sito e del suo ecosistema, mediante qualsiasi azione o combinazione di azioni, comprese le misure di attenuazione o provvisorie, dirette a riparare, risanare o, qualora sia ritenuto ammissibile dall'autorità competente, sostituire risorse naturali o servizi naturali danneggiati

Costi

si intendono gli oneri economici giustificati dalla necessità di assicurare un'attuazione corretta ed efficace delle disposizioni di cui alla parte sesta del presente decreto, compresi i costi per valutare il danno ambientale o una sua minaccia imminente, per progettare gli interventi alternativi, per sostenere le spese amministrative, legali e di realizzazione delle opere, i costi di raccolta dei dati ed altri costi generali, nonché i costi del controllo e della sorveglianza

Va, infine, precisato per le necessità degli addetti ai lavori (Periti compresi) che la normativa

ambientale di nostro interesse è quella che dettaglia la parte di bonifica e le relative operazioni di

controllo.

Compagnie e problematica della gestione dei danni da inquinamento«Dal punto di vista assicurativo – è intervenuto l'ing Sergio Ginocchietti di Unipol Assicurazioni

nella veste di relatore – esistono forti criticità nell'assicurare questa particolare tipologia di sinistro.

Oggi solo un numero esiguo di aziende si assicura con polizza specifica inquinamento (con

insufficiente mutualità) e al tempo stesso i rischi da assicurare sono altamente disomogenei».

Basti pensare che in Italia le aziende che si tutelano per i danni da inquinamento con una polizza

specifica sono circa l'1% sul totale, ancorché nelle polizze RCG (nel contesto delle quali i danni da

Diffusione delle polizze da inquinamento a livello nazionale (Fonte: Pool Inquinamento)

Polizza dedicata per

danni da inquinamento

1%

Estensione inquinamento accidentale su polizza RCG

70%

Nessuna copertura

assicurativa29%

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inquinamento sono generalmente esclusi) possano essere presenti estensioni a garanzia dei citati

danni da inquinamento.

Un sinistro riferibile al rischio inquinamento presenta molte peculiarità, in quanto coinvolge di

norma una larga platea di soggetti, generalmente non presenti nei sinistri di massa. Oltre alla ditta

assicurata , all'agente e/o broker, all'ufficio sinistri della Compagnia, ai terzi danneggiati e al perito,

intervengono di norma altre figure professionali come avvocati, società di consulenza ambientale

e/o laboratori di analisi, società di bonifica, Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Province,

Regioni) e U.S.L. / A.R.P.A.

Secondo uno studio del 2007 dell'European Environment Information and Observation Network

(EIONET) l'origine della contaminazione è principalmente dovuta ad attività industriali e

commerciali (oltre il 50% del totale) ed al trattamento e smaltimento di rifiuti industriali ed urbani

(circa il 22 % del totale). Le più frequenti contaminazioni sono dovute a metalli pesanti ed oli

minerali nel caso dei terreni, ad oli minerali e solventi clorurati nel caso delle acque sotterranee.

Ogni anno si registrano numerosi danni ambientali derivanti da cause accidentali. Tra queste si

annoverano: 1) gli incidenti stradali e/o cedimenti di banchine stradali con coseguente ribaltamento

di autocisterne dalle quali fuoriescono sostanze inquinanti; 2) le errate manovre durante le

operazioni di carico e scarico negli impianti industriali e/o chimici; 3) la rottura di tubazioni o

contenitori causata da ossidazione, erosione o altri fenomeni naturali; 4) il mancato funzionamento

di apparecchiature e galleggianti, apertura di giunti e/o flange conseguenti a carenza di

manutenzione e/o utilizzazione.

La differenza fondamentale nella gestione dei sinistri da inquinamento rispetto ai classici sinistri

Property o Liability è che non bisogna “solo” liquidare un danno. Il responsabile dell’inquinamento,

secondo quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006, deve infatti provvedere direttamente al ripristino

ambientale dei siti contaminati. Qualora il responsabile dell’evento (chi ha di fatto prodotto

l'inquinamento) non si attivi sollecitamente ad eseguire le necessarie opere di bonifica, gli enti

preposti del territorio (ASL, ARPA, Comuni, Province, Regioni) dovranno provvedere d’ufficio,

addebitando in seguito le spese sostenute al soggetto civilmente responsabile.

Per garantire un immediato controllo e messa in sicurezza dell’inquinante, onde evitare ulteriori

compromissioni dell’ambiente (cosa sempre possibile se si interviene con imperizia o con tecniche

improprie) è essenziale che il pronto intervento venga svolto da società serie ed altamente

specializzate in questo settore. Il sopralluogo e l’organizzazione del primo intervento devono essere

quindi svolti tempestivamente, in quanto le operazioni di messa in sicurezza avranno effetto solo se

riusciranno a scongiurare, o quanto meno a limitare fortemente, la possibile propagazione dei

prodotti inquinanti (la cui espansione nel terreno, oltre che funzione del tempo, è anche fortemente

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condizionata dalla permeabilità del terreno e/o dalla presenza di falde acquifere sotterranee capaci

di trasferire velocemente le sostanze inquinanti su aree molto più vaste). Questa fase è decisiva per

le successive opzioni di bonifica che saranno possibili; l’assicuratore deve quindi essere presente

già in questa fase con propri tecnici altamente specializzati nella materia.

Per l’assicuratore del responsabile dell’inquinamento si aprono quindi delle problematiche

completamente diverse, che implicano la conoscenza approfondita degli aspetti tecnici ed

economici che rendono fattibile una bonifica, anche in relazione al fatto che ci si trova ad operare in

un contesto notoriamente a forte rischio speculativo.

Come dovrebbero intervenire le Compagnie di assicurazioni nel momento in cui si verifica un

danno ambientale? Secondo l'ing. Ginocchietti risultano fondamentali la tempestività d'intervento,

la capacità di raggiungere un equilibrio tecnico-economico in sede di bonifica, nonché la scelta del

perito.

«Il ruolo dei periti ai quali viene affidato l'incarico di periziare un sinistro ambientale – ha

continuato l'ing. Ginocchietti - non dovrebbe limitarsi alla semplice stima e liquidazione del danno,

ma dovrebbe estendersi anche ad un'azione di controllo diretto sulle operazioni di ripristino,

affinché si riducano fenomeni speculativi da parte delle ditte incaricate ad intervenire, nonché alla

concertazione delle scelte di messa in sicurezza e bonifica con i rappresentanti degli Enti interessati.

E' molto frequente la tentazione da parte di alcune aziende di trarre profitto ai danni delle

Compagnie, le quali, colte impreparate sull'argomento, si trovano a dovere risarcire somme

sproporzionate rispetto alla reale portata del danno. Il ruolo del perito della Compagnia, a cui spetta

il compito di presidiare e verificare le analisi e le scelte progettuali di ogni fase, deve essere chiaro e

non deve creare sovrapposizioni di ruolo con altre figure responsabili nei cantieri di bonifica».

E' importante la presenza del perito nelle conferenze dei servizi, proprio per presidiare i momenti

decisionali e per salvaguardare quel giusto equilibrio tecnico-economico delle opere di bonifica di

cui si parlava in precedenza. E’ infatti evidente che, in ogni caso, sarà impossibile ripristinare

esattamente le condizioni iniziali in un sito inquinato. La varietà delle situazioni che si possono

incontrare in prossimità di un sito inquinato (presenza di edifici, di rilevati stradali e ferroviari non

rimovibili, di impianti industriali, etc) è tale che diventa necessario stabilire soluzioni accettabili

con gli Enti preposti al rilascio del certificato di collaudo dell’avvenuta bonifica. Proprio in questa

“trattativa” entra quindi in gioco la professionalità e l’autorevolezza del perito della Compagnia,

che deve in sintesi concretizzare l’esigenza di contenimento dei costi da parte degli assicuratori con

le giuste cautele degli Enti preposti al controllo del territorio.

Si è tentato più volte di costruire, anche in sede di Pool Inquinamento, una sorta di prezziario degli

interventi di bonifica concordato con le principali aziende operanti nel settore (è stato però

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realizzato in quella sede un interessante Prontuario delle Società che si occupano di

disinquinamento).

Alcune ragioni giustificano la difficoltà di arrivare a tale obbiettivo:

1. riservatezza / concorrenza tra le aziende di bonifica ;

2. forti incidenza delle condizioni sito-specifiche e degli effetti di scala ;

3. incertezza in merito all’inclusione di voci di costo complementari (spese tecniche,

movimentazioni di terreno, trattamenti di flussi liquidi o gassosi, smaltimento in discarica,

opere di ripristino post-bonifica) o comunque non strettamente riferite alle tecnologie

utilizzate ;

4. elementi di incertezza sui volumi scavati (crescono anche del 20% rispetto al materiale

compatto a seconda del tipo di terreno....);

5. costi delle discariche e dei laboratori di analisi.

Le principali tecnologie di bonifica attualmente utilizzateIl dott. Alessandro Raffaldi di Bauer Ambiente, società che si occupa di bonifiche a livello

mondiale, ha illustrato quali sono i principali interventi di bonifica da effettuare nel momento in cui

si verifica l'inquinamento accidentale.

«E' molto importante – ha affermato – raccogliere tempestivamente informazioni sulla tipologia

della sostanza contaminante, sul suolo e sulle acque al fine di intervenire tempestivamente ed in

maniera efficace. Nel caso dello sversamento di idrocarburi nel suolo (benzina) ci troviamo di

fronte a composti non polari, a bassa solubilità in acqua e più leggeri di quest'ultima, dalla viscosità

medio-alta. I composti organo – alogenati, presenti in diversi composti per uso industriale e nei

pesticidi, hanno invece caratteristiche opposte».

La messa in sicurezza dell'area è senza dubbio il primo e principale intervento da effettuare per

impedire al contaminante di muoversi liberamente. Ad oggi, esistono 3 diverse tipologie di barriere:

fisiche, idrauliche e permeabili.

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Tra le prime, sono diffusi il cosiddetto capping superficiale, consistente nella realizzazione di una

copertura superficiale impermeabile, che, impedendo l’infiltrazione di acqua nel sottosuolo, limita il

trasporto della contaminazione verso i terreni sottostanti e la falda superficiale e il metodo del mix

and place, ovvero l'utilizzo di macchine perforatrici al fine di confinare l'inquinante.

Il sistema pump and threat (pompaggio e trattamento) costituisce invece una barriera di tipo

idraulico ed è un sistema di messa in sicurezza e/o di bonifica costituito essenzialmente

dall'emungimento e successivo trattamento delle acque sotterranee contaminate. È una soluzione

tecnica che tramite pozzi di emungimento, opportunamente scelti in base all'andamento della falda e

dell'inquinante nonché dell'estensione dell'area interessata, ha l'obiettivo di creare una depressione

del livello piezometrico al fine di catturare il fronte di contaminazione presente in soluzione

nell'acquifero.

Le barriere permeabili, infine, consistono in un trattamento di tipo passivo della contaminazione a

carico della falda. Del materiale reattivo viene posto all’interno del sistema acquifero, in modo da

essere attraversato dall’acqua contaminata che si muove per effetto del gradiente naturale. I processi

chimico-fisici che avvengono all’interno della barriera, consentono di degradare, immobilizzare o

adsorbire il contaminante nella fase di attraversamento.

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Le tecniche di bonifica si dividono in 3 categorie: off site, in situ ed on site.

La bonifica off site (fuori dal sito di contaminazione) consiste nella rimozione e nello smaltimento

della porzione di suolo che è venuta a contatto con l'inquinante.

Le bonifiche in situ (all'interno del sito di contaminazione) non richiedono invece l'asportazione del

suolo e dell'inquinante, ma consistono in interventi diretti, in loco. Oltre al già citato Pump and

Threat, sono diffuse la soil vapor extraction, la quale prevede l’installazione di pozzi di estrazione e

di iniezione per la decontaminazione di zone vadose inquinate, e l'air sparging consistente

nell'iniettare dell'aria nel suolo contaminato per trasformare gli inquinanti liquidi in gassosi.

Altre tecniche in situ sono la multi phase extraction (estrazione simultanea, ma separata delle fasi

fluide, trattate in superficie dopo l’estrazione, e reiniettate nel sottosuolo una volta decontaminate),

l'ossidazione chimica (iniezione nel sottosuolo di miscele ossidanti, con l’eventuale aggiunta di

appositi catalizzatori, allo scopo di ossidare i contaminanti organici presenti. Si otterranno come

prodotti finali acqua e anidride carbonica) e la tecnica denominata funnel and gate, la quale prevede

l’utilizzo di una barriera a bassa permeabilità a forma di imbuto per indirizzare il flusso dell’acqua,

dalla regione contaminata, ad una zona di trattamento permeabile.

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Le tecniche on site (sul sito di contaminazione) prevedono infine l'utilizzo del metodo biopile (il

terreno da trattare viene sistemato in cumuli aerati) e il landfarming, consistente nello stendere uno

strato di terreno contaminato al di sopra di un letto drenante in sabbia o in ghiaia, disposto a sua

volta su uno strato impermeabile, avente lo scopo di evitare la propagazione dell’inquinamento

provocato dal percolato che viene raccolto e ricircolato o inviato a trattamento.

Possono essere effettuate anche la fitodepurazione, sistema naturale di depurazione delle acque di

scarico costituito da un bacino impermeabilizzato riempito con materiale ghiaioso e vegetato da

piante acquatiche, ed il soil washing (lavaggio del terreno eseguito in impianti collocati nel sito da

bonificare).

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Intervenuto in seguito in rappresentanza di Bauer Resourcing GmbH, il dott. Karl Hoelting, il quale

ha illustrato le attività adottate in Germania negli interventi di bonifica. Risulta d'interesse

riscontrare che gli stessi in Germania sono affidati alle autorità pubbliche, in particolare ai vigili del

fuoco.

Tempi e costi degli interventi conseguenti ai danni da inquinamentoIl dott. Giovanni Dondi, geologo di Atena Srl, ha illustrato quali sono i principali fattori che

influenzano i costi nell’ambito dell'intervento di ripristino dei siti contaminati da inquinanti.

«Risulta difficile – ha affermato – quantificare i costi del rispristino, proprio perché ci sono molte

variabili da considerare. Non tutti gli inquinanti, innanzitutto, producono gli stessi effetti

sull'ambiente. Per esempio, lo sversamento di una cisterna di benzina in un corpo acquifero non

sono paragonabili allo sversamento di una cisterna di gasolio. Nel primo caso, ci troviamo di fronte

ad un composto solubile, volatile e cancerogeno, mentre nel secondo caso il composto è poco

solubile, poco volatile e tossico. In secondo luogo, giocano un ruolo fondamentale la rapidità

dell'intervento, le condizioni idrogeologiche e la presenza di controlli».

«Non è possibile intervenire su tutti i fattori di costo – ha continuato il dott. Dondi –. Di certo, è

possibile intervenire sulla scelta dell'azienda di bonifica, la quale deve dimostrarsi competente e

soprattutto onesta».

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Voce di costoPronto intervento e preparazione del cantiere con relative fotografie di ogni attività

Il dott. Dondi ha illustrato in seguito tutta una serie di casi reali di intervento, ponendo l'accento sui

tempi necessari per il ripristino e sui relativi costi.

Quantità di carburante

persoTempi di bonifica

Costo intervento

stimato

1) Perdita di gasolio da una

cisterna interrata nei pressi di un

impianto sportivo

3.000 litri 3 anni € 600.000

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2) Sversamento superficiale di

solventi presso un terminale ferroviario

28.000 litri 6 mesi € 100.000

3) Sversamento

di MTBE a seguito di un incidente che ha coinvolto un'autobotte

28.000 litri 4-6 anni€ 3.000.000,

/€ 4.000.000

4) Sversamento di gasolio a

seguito della rottura del

serbatoio di un autocarro

(causa incidente)

100 - 200 litri 1 mese € 50.000

5) Sversamento

di olio combustibile a seguito di un incidente che ha coinvolto un'autobotte

5.000 litri 3 anni€ 500.000

/€ 2.000.000

Conclusioni

La giornata di studio, all'insegna del confronto e della multidisciplinarietà, si è conclusa con un

dibattito sui temi affrontati.

La materia dei danni ambientali, nonché della gestione degli stessi da parte delle Compagnie di

Assicurazione, è risultata un argomento di grande interesse da parte di tutti gli operatori del settore,

pertanto è prevedibile, nonché altamente auspicabile, l'intervento di studi peritali maggiormente

preparati ad affrontare i sinistri di tale tipologia.

L'ing. Ginocchietti ha evidenziato i punti deboli della gestione dei sinistri ambientali, tra i quali:

1) Pagamento dell’IVA. Le fatture degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica non

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devono essere intestate alla Compagnia di assicurazione, che non è la committente di questi

lavori;

2) Casi di coassicurazioni indirette di RC. Quando l’inquinamento è direttamente provocato

dal nostro assicurato, ma all’origine del sinistro è individuabile il comportamento colposo di

un altro soggetto assicurato, cui sarà esperita una azione di rivalsa, è sempre opportuno

concordare tra le Compagnie interessate i vari passaggi della gestione del sinistro

3) Scelta del perito. La gestione peritale dei danni da inquinamento richiede nozioni di materie

altamente specialistiche che vanno dalla geologia alla chimica, alla fisica, alla meccanica dei

terreni e non per ultimo alla conoscenza approfondita dei fattori economici che rendono

fattibile la bonifica in relazione agli obbiettivi prefissati.

4) Accentramento dei sinistri presso le Direzioni. La bassa frequenza di questi danni, l’alto

valore economico e la loro peculiarità gestionale rendono opportuno accentrare su poche

unità liquidative direzionali, appositamente specializzate, la gestione di questa tipologia di

sinistri .

5) Convenzioni con società di bonifica. In presenza di un portafoglio contenente molte flotte

di autotrasporto si potrebbe ipotizzare una gestione dei sinistri fortemente innovativa con un

coinvolgimento dell’assicurato fin dal momento della denuncia, attraverso un pronto

incarico da parte dello stesso autista o del centralinista della ditta di autotrasporto ad una

società di bonifica, preliminarmente benevisa dalla Compagnia, per l’intervento di messa in

sicurezza, con contestuale incarico ad un perito selezionato per i primi controlli in loco.

6) Capitolati di appalto dedicati. Ferme le difficoltà di realizzare un prezziario concordato a

livello di mercato per gli interventi di bonifica a misura, è certamente ipotizzabile arrivare a

definire degli elenchi prezzi almeno per i lavori in economia e per i noli a caldo dei

macchinari più utilizzati in questi cantieri .

Di sicuro interesse l'intervento del dott. Giovanni Faglia, responsabile del Pool Inquinamento, il

quale ha illustrato l'assunzione e la gestione del rischio inquinamento in Italia, allineando

sostanzialmente il proprio dire con quello dell'Ing. Ginocchietti. Con riferimento alla categoria dei

periti ha suggerito linee guida comportamentali per chi si trovasse a dovere gestire sinistri di questa

tipologia. Lo stesso sconsiglia a strutture peritali poco specializzate e non attrezzate di accettare

incarichi professionali che interessano la stima di danni da inquinamento, in quanto potrebbero, in

virtù di quanto esposto finora, comportare un vero e proprio aggravio economico aggiunto per le

Compagnie. Di certo, esiste sempre la reale opportunità di formarsi e di crescere nel settore,

attraverso corsi di aggiornamento e/o partecipazione a giornate di studi come la presente,

indispensabili per approcciarsi ad un argomento così complesso come quello delle bonifiche

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ambientali.