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Le Compagnie d'Assicurazione e la gestione dei danni
da inquinamentoa cura di Marco Ruggi
con la collaborazione di Giuseppe Giove (Atena Srl)
IntroduzioneIl giorno 27 ottobre 2011 si è svolta presso l'università di Parma la giornata di studio dal titolo “Le
Compagnie di Assicurazione e i problemi di gestione dei danni da inquinamento”. L'incontro,
promosso da Assit, è stato organizzato con il supporto tecnico di Atena S.r.l. ed ha visto la
partecipazione di figure professionali operanti nel settore assicurativo (Compagnie di
Assicurazione, Liquidatori, Periti) e ambientale.
Apre l'incontro il Presidente di ASSIT, Ing. Riccardo Campagna, salutando tutti i partecipanti e
richiamando l'attenzione sul proposito dell'Associazione di fare cultura; cultura nella fattispecie del
workshop organizzato anche riferita a tematiche specialistiche, sicuramente di nicchia, tuttavia
importanti per il bagaglio di conoscenze del perito.
«La giornata di studio – ha proseguito Marco Ruggi, amministratore unico di Atena – si propone
l'obiettivo di affrontare le problematiche che emergono a fronte di sinistri che producono danni
all'ambiente, di modestissima rilevanza numerica rispetto ai sinistri ordinari, ma che in genere
comportano pesanti esborsi. Attualmente le Compagnie non sono sufficientemente organizzate per
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gestire tali situazioni». L'introdizione al workshop ha evidenziato le difficoltà da parte delle
Compagnie e degli studi peritali di dimostrarsi pronti alla sfida. «E' necessario – ha continuato
Ruggi – che gli studi peritali e le Compagnie approfondiscano la propria conoscenza della materia».
Tutt'ora manca, infatti, una sufficiente preparazione nell'ambito della gestione di questa tipologia di
danno, preparazione che richiederebbe, più che l'intervento di singoli esperti, la collaborazione di
professionisti con competenze diverse, finalizzata a trovare soluzioni adatte alla gestione di ciascun
caso.
L'organizzazione di una giornata di studio incentrata sui danni ambientali è dettata dall'attuale
interesse crescente nei confronti dell'argomento della salvaguardia ambientale. Oggi, di fatto, la
società vive il problema dell'inquinamento (inteso come frutto delle emissioni di sostanze elaborate
dall'uomo nell'ambiente, con successiva contaminazione dei suoli, delle acque e dell'aria) come
ostacolo prioritario al benessere delle generazioni attuali e, soprattutto, future. Gli Stati stanno
applicando sempre più spesso politiche di controllo e di gestione delle emissioni, molto spesso con
risultati alquanto discutibili, in quanto la lotta all'inquinamento si contrappone alla necessità di non
porre freni all'economia ed alla crescita delle Nazioni stesse. E' l'eterna lotta tra etica e sviluppo che
accompagna l'uomo da tempo, nella ricerca, sotto questo riflesso, di un giusto equilibrio,
finalizzando il tutto alla realizzazione del cosiddetto Sviluppo Sostenibile, ovvero attuare tutta una
serie di meccanismi per tutelare e valorizzare le risorse naturali che possano garantire continuità e
che possano essere utilizzati, pertanto, anche dalle generazioni future.
Il concetto di Sviluppo Sostenibile si accompagna al principio del “chi inquina, paga”.
Resposabilizzare gli autori di eventuali contaminazioni affinché pongano rimedio in prima persona
ad eventuali inquinamenti ambientali è un concetto abbastanza recente. Da qui, nasce la reale
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esigenza per alcune categorie di imprese di assicurarsi al fine di non dovere pagare direttamente in
caso di sinistro di questa tipologia.
Normative ambientali«La prima difficoltà a cui vanno incontro le figure preposte ad affrontare i danni ambientali è la
lettura delle numerose direttive europee e leggi nazionali» così è sortito il primo relatore della
giornata, professor Ing. Marco Bergonzoni, dell'Università di Parma.
Il principio del “chi inquina, paga” è reso necessario dall'attuale situazione di cui soffrono gli
ecosistemi di tutto il mondo. Basti pensare che negli oceani galleggia una busta di plastica grande 4
volte e mezzo l'Italia o ad altri reati ambientali di cui i quotidiani trattano continuamente.
«E' pertanto necessario – ha continuato il professor Bergonzoni – responsabilizzare gli operatori
economici professionali nel prestare attenzione a non arrecare danni ai diversi comparti ambientali
(acque, suolo, aria, habitat)».
Il Legislatore europeo è intervenuto con la Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in
materia di prevenzione e ripristino dei danni. L'articolo 14 della Direttiva (garanzia finanziaria)
riporta che “gli Stati membri adottano misure per incoraggiare lo sviluppo, da parte di operatori
economici e finanziari appropriati, di strumenti e mercati di garanzia finanziaria, compresi
meccanismi finanziari in caso di insolvenza, per consentire agli operatori di usare garanzie
finanziarie per assolvere alle responsabilità ad essi incombenti ai sensi della presente direttiva”.
A livello nazionale, il D. Lgs. n° 152 DEL 03/04/2006 “Testo Unico in Materia Ambientale” ha
come obiettivo quello di riordinare, coordinare e integrare le numerose disposizioni legislative che,
nel corso, hanno regolamentato la materia.
Il presente decreto ha come fine primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da
realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e
l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Le principali novità normative riguardano
l’attribuzione al Ministero dell’AmbienteMinistero dell’Ambiente di un ruolo centrale nell’attuazione della tutela contro il
danno ambientale sia nella fase preventiva, sia nella fase ripristinatoria e risarcitoria.
Parallelamente, si assiste al ridimensionamento del ruolo degli Enti locali e delle Associazioni di
protezione ambientale. A quest'ultime viene espressamente attribuita la sola facoltà di sollecitare
l’intervento statale (art. 309, nuovo decreto) e di ricorrere in caso di inerzia od omissioni, mentre
non vengono riproposte le previsioni dell’art. 18, legge n. 349/1986, che attribuivano a questi
soggetti una legittimazione ad agire e intervenire in proprio nei processi per danno ambientale.
L'articolo 302 del Decreto definisce in maniera univoca e completa i concetti di “Misure di
Prevenzione”, “Ripristino” e “Costi”.
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Misure di prevenzione si intendono le misure prese per reagire a un evento, un atto o un'omissione che ha creato una minaccia imminente di danno ambientale, al fine di impedire o minimizzare tale danno
Ripristino
anche "naturale", s'intende: nel caso delle acque, delle specie e degli habitat protetti, il ritorno delle risorse naturali o dei servizi danneggiati alle condizioni originarie; nel caso di danno al terreno, l'eliminazione di qualsiasi rischio di effetti nocivi per la salute umana e per la integrità ambientale. In ogni caso il ripristino deve consistere nella riqualificazione del sito e del suo ecosistema, mediante qualsiasi azione o combinazione di azioni, comprese le misure di attenuazione o provvisorie, dirette a riparare, risanare o, qualora sia ritenuto ammissibile dall'autorità competente, sostituire risorse naturali o servizi naturali danneggiati
Costi
si intendono gli oneri economici giustificati dalla necessità di assicurare un'attuazione corretta ed efficace delle disposizioni di cui alla parte sesta del presente decreto, compresi i costi per valutare il danno ambientale o una sua minaccia imminente, per progettare gli interventi alternativi, per sostenere le spese amministrative, legali e di realizzazione delle opere, i costi di raccolta dei dati ed altri costi generali, nonché i costi del controllo e della sorveglianza
Va, infine, precisato per le necessità degli addetti ai lavori (Periti compresi) che la normativa
ambientale di nostro interesse è quella che dettaglia la parte di bonifica e le relative operazioni di
controllo.
Compagnie e problematica della gestione dei danni da inquinamento«Dal punto di vista assicurativo – è intervenuto l'ing Sergio Ginocchietti di Unipol Assicurazioni
nella veste di relatore – esistono forti criticità nell'assicurare questa particolare tipologia di sinistro.
Oggi solo un numero esiguo di aziende si assicura con polizza specifica inquinamento (con
insufficiente mutualità) e al tempo stesso i rischi da assicurare sono altamente disomogenei».
Basti pensare che in Italia le aziende che si tutelano per i danni da inquinamento con una polizza
specifica sono circa l'1% sul totale, ancorché nelle polizze RCG (nel contesto delle quali i danni da
Diffusione delle polizze da inquinamento a livello nazionale (Fonte: Pool Inquinamento)
Polizza dedicata per
danni da inquinamento
1%
Estensione inquinamento accidentale su polizza RCG
70%
Nessuna copertura
assicurativa29%
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inquinamento sono generalmente esclusi) possano essere presenti estensioni a garanzia dei citati
danni da inquinamento.
Un sinistro riferibile al rischio inquinamento presenta molte peculiarità, in quanto coinvolge di
norma una larga platea di soggetti, generalmente non presenti nei sinistri di massa. Oltre alla ditta
assicurata , all'agente e/o broker, all'ufficio sinistri della Compagnia, ai terzi danneggiati e al perito,
intervengono di norma altre figure professionali come avvocati, società di consulenza ambientale
e/o laboratori di analisi, società di bonifica, Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Province,
Regioni) e U.S.L. / A.R.P.A.
Secondo uno studio del 2007 dell'European Environment Information and Observation Network
(EIONET) l'origine della contaminazione è principalmente dovuta ad attività industriali e
commerciali (oltre il 50% del totale) ed al trattamento e smaltimento di rifiuti industriali ed urbani
(circa il 22 % del totale). Le più frequenti contaminazioni sono dovute a metalli pesanti ed oli
minerali nel caso dei terreni, ad oli minerali e solventi clorurati nel caso delle acque sotterranee.
Ogni anno si registrano numerosi danni ambientali derivanti da cause accidentali. Tra queste si
annoverano: 1) gli incidenti stradali e/o cedimenti di banchine stradali con coseguente ribaltamento
di autocisterne dalle quali fuoriescono sostanze inquinanti; 2) le errate manovre durante le
operazioni di carico e scarico negli impianti industriali e/o chimici; 3) la rottura di tubazioni o
contenitori causata da ossidazione, erosione o altri fenomeni naturali; 4) il mancato funzionamento
di apparecchiature e galleggianti, apertura di giunti e/o flange conseguenti a carenza di
manutenzione e/o utilizzazione.
La differenza fondamentale nella gestione dei sinistri da inquinamento rispetto ai classici sinistri
Property o Liability è che non bisogna “solo” liquidare un danno. Il responsabile dell’inquinamento,
secondo quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006, deve infatti provvedere direttamente al ripristino
ambientale dei siti contaminati. Qualora il responsabile dell’evento (chi ha di fatto prodotto
l'inquinamento) non si attivi sollecitamente ad eseguire le necessarie opere di bonifica, gli enti
preposti del territorio (ASL, ARPA, Comuni, Province, Regioni) dovranno provvedere d’ufficio,
addebitando in seguito le spese sostenute al soggetto civilmente responsabile.
Per garantire un immediato controllo e messa in sicurezza dell’inquinante, onde evitare ulteriori
compromissioni dell’ambiente (cosa sempre possibile se si interviene con imperizia o con tecniche
improprie) è essenziale che il pronto intervento venga svolto da società serie ed altamente
specializzate in questo settore. Il sopralluogo e l’organizzazione del primo intervento devono essere
quindi svolti tempestivamente, in quanto le operazioni di messa in sicurezza avranno effetto solo se
riusciranno a scongiurare, o quanto meno a limitare fortemente, la possibile propagazione dei
prodotti inquinanti (la cui espansione nel terreno, oltre che funzione del tempo, è anche fortemente
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condizionata dalla permeabilità del terreno e/o dalla presenza di falde acquifere sotterranee capaci
di trasferire velocemente le sostanze inquinanti su aree molto più vaste). Questa fase è decisiva per
le successive opzioni di bonifica che saranno possibili; l’assicuratore deve quindi essere presente
già in questa fase con propri tecnici altamente specializzati nella materia.
Per l’assicuratore del responsabile dell’inquinamento si aprono quindi delle problematiche
completamente diverse, che implicano la conoscenza approfondita degli aspetti tecnici ed
economici che rendono fattibile una bonifica, anche in relazione al fatto che ci si trova ad operare in
un contesto notoriamente a forte rischio speculativo.
Come dovrebbero intervenire le Compagnie di assicurazioni nel momento in cui si verifica un
danno ambientale? Secondo l'ing. Ginocchietti risultano fondamentali la tempestività d'intervento,
la capacità di raggiungere un equilibrio tecnico-economico in sede di bonifica, nonché la scelta del
perito.
«Il ruolo dei periti ai quali viene affidato l'incarico di periziare un sinistro ambientale – ha
continuato l'ing. Ginocchietti - non dovrebbe limitarsi alla semplice stima e liquidazione del danno,
ma dovrebbe estendersi anche ad un'azione di controllo diretto sulle operazioni di ripristino,
affinché si riducano fenomeni speculativi da parte delle ditte incaricate ad intervenire, nonché alla
concertazione delle scelte di messa in sicurezza e bonifica con i rappresentanti degli Enti interessati.
E' molto frequente la tentazione da parte di alcune aziende di trarre profitto ai danni delle
Compagnie, le quali, colte impreparate sull'argomento, si trovano a dovere risarcire somme
sproporzionate rispetto alla reale portata del danno. Il ruolo del perito della Compagnia, a cui spetta
il compito di presidiare e verificare le analisi e le scelte progettuali di ogni fase, deve essere chiaro e
non deve creare sovrapposizioni di ruolo con altre figure responsabili nei cantieri di bonifica».
E' importante la presenza del perito nelle conferenze dei servizi, proprio per presidiare i momenti
decisionali e per salvaguardare quel giusto equilibrio tecnico-economico delle opere di bonifica di
cui si parlava in precedenza. E’ infatti evidente che, in ogni caso, sarà impossibile ripristinare
esattamente le condizioni iniziali in un sito inquinato. La varietà delle situazioni che si possono
incontrare in prossimità di un sito inquinato (presenza di edifici, di rilevati stradali e ferroviari non
rimovibili, di impianti industriali, etc) è tale che diventa necessario stabilire soluzioni accettabili
con gli Enti preposti al rilascio del certificato di collaudo dell’avvenuta bonifica. Proprio in questa
“trattativa” entra quindi in gioco la professionalità e l’autorevolezza del perito della Compagnia,
che deve in sintesi concretizzare l’esigenza di contenimento dei costi da parte degli assicuratori con
le giuste cautele degli Enti preposti al controllo del territorio.
Si è tentato più volte di costruire, anche in sede di Pool Inquinamento, una sorta di prezziario degli
interventi di bonifica concordato con le principali aziende operanti nel settore (è stato però
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realizzato in quella sede un interessante Prontuario delle Società che si occupano di
disinquinamento).
Alcune ragioni giustificano la difficoltà di arrivare a tale obbiettivo:
1. riservatezza / concorrenza tra le aziende di bonifica ;
2. forti incidenza delle condizioni sito-specifiche e degli effetti di scala ;
3. incertezza in merito all’inclusione di voci di costo complementari (spese tecniche,
movimentazioni di terreno, trattamenti di flussi liquidi o gassosi, smaltimento in discarica,
opere di ripristino post-bonifica) o comunque non strettamente riferite alle tecnologie
utilizzate ;
4. elementi di incertezza sui volumi scavati (crescono anche del 20% rispetto al materiale
compatto a seconda del tipo di terreno....);
5. costi delle discariche e dei laboratori di analisi.
Le principali tecnologie di bonifica attualmente utilizzateIl dott. Alessandro Raffaldi di Bauer Ambiente, società che si occupa di bonifiche a livello
mondiale, ha illustrato quali sono i principali interventi di bonifica da effettuare nel momento in cui
si verifica l'inquinamento accidentale.
«E' molto importante – ha affermato – raccogliere tempestivamente informazioni sulla tipologia
della sostanza contaminante, sul suolo e sulle acque al fine di intervenire tempestivamente ed in
maniera efficace. Nel caso dello sversamento di idrocarburi nel suolo (benzina) ci troviamo di
fronte a composti non polari, a bassa solubilità in acqua e più leggeri di quest'ultima, dalla viscosità
medio-alta. I composti organo – alogenati, presenti in diversi composti per uso industriale e nei
pesticidi, hanno invece caratteristiche opposte».
La messa in sicurezza dell'area è senza dubbio il primo e principale intervento da effettuare per
impedire al contaminante di muoversi liberamente. Ad oggi, esistono 3 diverse tipologie di barriere:
fisiche, idrauliche e permeabili.
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Tra le prime, sono diffusi il cosiddetto capping superficiale, consistente nella realizzazione di una
copertura superficiale impermeabile, che, impedendo l’infiltrazione di acqua nel sottosuolo, limita il
trasporto della contaminazione verso i terreni sottostanti e la falda superficiale e il metodo del mix
and place, ovvero l'utilizzo di macchine perforatrici al fine di confinare l'inquinante.
Il sistema pump and threat (pompaggio e trattamento) costituisce invece una barriera di tipo
idraulico ed è un sistema di messa in sicurezza e/o di bonifica costituito essenzialmente
dall'emungimento e successivo trattamento delle acque sotterranee contaminate. È una soluzione
tecnica che tramite pozzi di emungimento, opportunamente scelti in base all'andamento della falda e
dell'inquinante nonché dell'estensione dell'area interessata, ha l'obiettivo di creare una depressione
del livello piezometrico al fine di catturare il fronte di contaminazione presente in soluzione
nell'acquifero.
Le barriere permeabili, infine, consistono in un trattamento di tipo passivo della contaminazione a
carico della falda. Del materiale reattivo viene posto all’interno del sistema acquifero, in modo da
essere attraversato dall’acqua contaminata che si muove per effetto del gradiente naturale. I processi
chimico-fisici che avvengono all’interno della barriera, consentono di degradare, immobilizzare o
adsorbire il contaminante nella fase di attraversamento.
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Le tecniche di bonifica si dividono in 3 categorie: off site, in situ ed on site.
La bonifica off site (fuori dal sito di contaminazione) consiste nella rimozione e nello smaltimento
della porzione di suolo che è venuta a contatto con l'inquinante.
Le bonifiche in situ (all'interno del sito di contaminazione) non richiedono invece l'asportazione del
suolo e dell'inquinante, ma consistono in interventi diretti, in loco. Oltre al già citato Pump and
Threat, sono diffuse la soil vapor extraction, la quale prevede l’installazione di pozzi di estrazione e
di iniezione per la decontaminazione di zone vadose inquinate, e l'air sparging consistente
nell'iniettare dell'aria nel suolo contaminato per trasformare gli inquinanti liquidi in gassosi.
Altre tecniche in situ sono la multi phase extraction (estrazione simultanea, ma separata delle fasi
fluide, trattate in superficie dopo l’estrazione, e reiniettate nel sottosuolo una volta decontaminate),
l'ossidazione chimica (iniezione nel sottosuolo di miscele ossidanti, con l’eventuale aggiunta di
appositi catalizzatori, allo scopo di ossidare i contaminanti organici presenti. Si otterranno come
prodotti finali acqua e anidride carbonica) e la tecnica denominata funnel and gate, la quale prevede
l’utilizzo di una barriera a bassa permeabilità a forma di imbuto per indirizzare il flusso dell’acqua,
dalla regione contaminata, ad una zona di trattamento permeabile.
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Le tecniche on site (sul sito di contaminazione) prevedono infine l'utilizzo del metodo biopile (il
terreno da trattare viene sistemato in cumuli aerati) e il landfarming, consistente nello stendere uno
strato di terreno contaminato al di sopra di un letto drenante in sabbia o in ghiaia, disposto a sua
volta su uno strato impermeabile, avente lo scopo di evitare la propagazione dell’inquinamento
provocato dal percolato che viene raccolto e ricircolato o inviato a trattamento.
Possono essere effettuate anche la fitodepurazione, sistema naturale di depurazione delle acque di
scarico costituito da un bacino impermeabilizzato riempito con materiale ghiaioso e vegetato da
piante acquatiche, ed il soil washing (lavaggio del terreno eseguito in impianti collocati nel sito da
bonificare).
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Intervenuto in seguito in rappresentanza di Bauer Resourcing GmbH, il dott. Karl Hoelting, il quale
ha illustrato le attività adottate in Germania negli interventi di bonifica. Risulta d'interesse
riscontrare che gli stessi in Germania sono affidati alle autorità pubbliche, in particolare ai vigili del
fuoco.
Tempi e costi degli interventi conseguenti ai danni da inquinamentoIl dott. Giovanni Dondi, geologo di Atena Srl, ha illustrato quali sono i principali fattori che
influenzano i costi nell’ambito dell'intervento di ripristino dei siti contaminati da inquinanti.
«Risulta difficile – ha affermato – quantificare i costi del rispristino, proprio perché ci sono molte
variabili da considerare. Non tutti gli inquinanti, innanzitutto, producono gli stessi effetti
sull'ambiente. Per esempio, lo sversamento di una cisterna di benzina in un corpo acquifero non
sono paragonabili allo sversamento di una cisterna di gasolio. Nel primo caso, ci troviamo di fronte
ad un composto solubile, volatile e cancerogeno, mentre nel secondo caso il composto è poco
solubile, poco volatile e tossico. In secondo luogo, giocano un ruolo fondamentale la rapidità
dell'intervento, le condizioni idrogeologiche e la presenza di controlli».
«Non è possibile intervenire su tutti i fattori di costo – ha continuato il dott. Dondi –. Di certo, è
possibile intervenire sulla scelta dell'azienda di bonifica, la quale deve dimostrarsi competente e
soprattutto onesta».
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Voce di costoPronto intervento e preparazione del cantiere con relative fotografie di ogni attività
Il dott. Dondi ha illustrato in seguito tutta una serie di casi reali di intervento, ponendo l'accento sui
tempi necessari per il ripristino e sui relativi costi.
Quantità di carburante
persoTempi di bonifica
Costo intervento
stimato
1) Perdita di gasolio da una
cisterna interrata nei pressi di un
impianto sportivo
3.000 litri 3 anni € 600.000
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2) Sversamento superficiale di
solventi presso un terminale ferroviario
28.000 litri 6 mesi € 100.000
3) Sversamento
di MTBE a seguito di un incidente che ha coinvolto un'autobotte
28.000 litri 4-6 anni€ 3.000.000,
/€ 4.000.000
4) Sversamento di gasolio a
seguito della rottura del
serbatoio di un autocarro
(causa incidente)
100 - 200 litri 1 mese € 50.000
5) Sversamento
di olio combustibile a seguito di un incidente che ha coinvolto un'autobotte
5.000 litri 3 anni€ 500.000
/€ 2.000.000
Conclusioni
La giornata di studio, all'insegna del confronto e della multidisciplinarietà, si è conclusa con un
dibattito sui temi affrontati.
La materia dei danni ambientali, nonché della gestione degli stessi da parte delle Compagnie di
Assicurazione, è risultata un argomento di grande interesse da parte di tutti gli operatori del settore,
pertanto è prevedibile, nonché altamente auspicabile, l'intervento di studi peritali maggiormente
preparati ad affrontare i sinistri di tale tipologia.
L'ing. Ginocchietti ha evidenziato i punti deboli della gestione dei sinistri ambientali, tra i quali:
1) Pagamento dell’IVA. Le fatture degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica non
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devono essere intestate alla Compagnia di assicurazione, che non è la committente di questi
lavori;
2) Casi di coassicurazioni indirette di RC. Quando l’inquinamento è direttamente provocato
dal nostro assicurato, ma all’origine del sinistro è individuabile il comportamento colposo di
un altro soggetto assicurato, cui sarà esperita una azione di rivalsa, è sempre opportuno
concordare tra le Compagnie interessate i vari passaggi della gestione del sinistro
3) Scelta del perito. La gestione peritale dei danni da inquinamento richiede nozioni di materie
altamente specialistiche che vanno dalla geologia alla chimica, alla fisica, alla meccanica dei
terreni e non per ultimo alla conoscenza approfondita dei fattori economici che rendono
fattibile la bonifica in relazione agli obbiettivi prefissati.
4) Accentramento dei sinistri presso le Direzioni. La bassa frequenza di questi danni, l’alto
valore economico e la loro peculiarità gestionale rendono opportuno accentrare su poche
unità liquidative direzionali, appositamente specializzate, la gestione di questa tipologia di
sinistri .
5) Convenzioni con società di bonifica. In presenza di un portafoglio contenente molte flotte
di autotrasporto si potrebbe ipotizzare una gestione dei sinistri fortemente innovativa con un
coinvolgimento dell’assicurato fin dal momento della denuncia, attraverso un pronto
incarico da parte dello stesso autista o del centralinista della ditta di autotrasporto ad una
società di bonifica, preliminarmente benevisa dalla Compagnia, per l’intervento di messa in
sicurezza, con contestuale incarico ad un perito selezionato per i primi controlli in loco.
6) Capitolati di appalto dedicati. Ferme le difficoltà di realizzare un prezziario concordato a
livello di mercato per gli interventi di bonifica a misura, è certamente ipotizzabile arrivare a
definire degli elenchi prezzi almeno per i lavori in economia e per i noli a caldo dei
macchinari più utilizzati in questi cantieri .
Di sicuro interesse l'intervento del dott. Giovanni Faglia, responsabile del Pool Inquinamento, il
quale ha illustrato l'assunzione e la gestione del rischio inquinamento in Italia, allineando
sostanzialmente il proprio dire con quello dell'Ing. Ginocchietti. Con riferimento alla categoria dei
periti ha suggerito linee guida comportamentali per chi si trovasse a dovere gestire sinistri di questa
tipologia. Lo stesso sconsiglia a strutture peritali poco specializzate e non attrezzate di accettare
incarichi professionali che interessano la stima di danni da inquinamento, in quanto potrebbero, in
virtù di quanto esposto finora, comportare un vero e proprio aggravio economico aggiunto per le
Compagnie. Di certo, esiste sempre la reale opportunità di formarsi e di crescere nel settore,
attraverso corsi di aggiornamento e/o partecipazione a giornate di studi come la presente,
indispensabili per approcciarsi ad un argomento così complesso come quello delle bonifiche
![Page 15: Le Compagnie d'Assicurazione e la gestione dei danni da ... · riporta che “gli Stati membri adottano misure per incoraggiare lo sviluppo, da parte di operatori ... assicurata ,](https://reader035.vdocuments.net/reader035/viewer/2022062911/5c6bc61209d3f262278bdccc/html5/thumbnails/15.jpg)
ambientali.