le leve strategiche_per_la_competitivit__delle_regioni_unicredit
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Bologna, 13 aprile 2010
LE LEVE STRATEGICHE PER LA COMPETITIVITA’ DELLE REGI ONI: LEZIONE DALLA CRISI
Ufficio Studi, Divisione Retail
2
Executive Summary
� L’analisi dell’impatto della crisi sulle economie regionali, basata sull’indicatore di attività economica UniCredit-RegiosS, indica come il Paese sia caratterizzato da forte eterogeneità
� L’attività economica del Centro-Nord è quella più colpita:
� il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è stato più forte al Nord. A dicembre 2009 si osserva un rallentamento, da cui è escluso il Centro
� Le aspettative delle imprese manifatturiere su ordini e produzione sono state relativamente più negative al Centro-Nord. A dicembre 2009 si registra un miglioramento al Nord, mentre si verifica un crollo al Centro-Sud
� l’impatto negativo è stato maggiore al Centro-Nord, molto accentuato nel Nord-Est
� Emergono alcune eccezioni, ossia regioni che hanno subito in misura più contenuta il passaggio della crisi: Lombardia e Veneto al Nord, Toscana e Lazio al Centro
� Tra i vantaggi competitivi che hanno consentito a queste regioni una maggiore tenuta a fronte di un crollo del commercio mondiale figurano:
� flessibilità del sistema produttivo : Toscana e Lazio presentano una sostanziale tenuta del tessuto produttivo, mentre Lombardia e Veneto soffrono maggiormente nel segmento delle imprese medio-grandi, pur evidenziando una tenuta delle PMI
� minore dipendenza dalla domanda estera : Lombardia, Veneto e Lazio hanno strutturalmente un saldo positivo negli scambi interregionali. In Toscana invece si registra un lieve disavanzo
� diversificazione sui mercati internazionali : la Toscana si caratterizza per una migliore diversificazione delle esportazioni sia geografica che settoriale, mentre Veneto e Lombardia presentano una buona diversificazione per settori e il Lazio per mercati di sbocco
� capacità di innovazione : la Lombardia presenta un livello complessivo di innovazione medio-alto, anche a confronto con le altre regioni europee. Veneto e Lazio registrano una discreta capacità innovativa, combinata in Veneto dall’“innovazione sommersa” per i beni esportati e in Lazio da notevoli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo.
3
1. Quadro congiunturale
4
A dicembre 2009 il ricorso alla CIG si mantiene ele vato, ma in contrazione rispetto al picco di settembre. Rimane più alto che nelle altre aree l’aumento delle ore di CIG al Nord
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati Inps
Numero indice delle ore autorizzate di Cassa Integr azione Ordinaria (sett-08=100)
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1.000
set-08 ott-08 nov-08 dic-08 gen-09 feb-09 mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09 ago-09 set-09 ott-09 nov-09 dic-09
Nord Centro Sud Italia
534
641
299
525
5
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati ISAE
(*) Attese sui tre mesi successivi al momento della rilevazione. Saldi percentuali calcolati su giudizi espressi dagli imprenditori intervistati (differenze tra la percentuale delle risposte “favorevoli” e la percentuale delle risposte “sfavorevoli”).
Le aspettative(*) sulla produzione e sugli ordini sono in miglioramento solo al Nord; il Centro e Sud più pessimi sti
Aspettative sulla produzione
-30
-25
-20
-15
-10
-5
0
5
10
Nord Centro Sud Italia
mar-09 giu-09 set-09 dic-09
Aspettative sugli ordini
-30
-25
-20
-15
-10
-5
0
5
10
Nord Centro Sud Italia
mar-09 giu-09 set-09 dic-09
6
Segnali di ripresa dell’economia presenti in tutte le aree geografiche, anche se gli effetti della crisi sono ancora piùintensi nel Nord Est rispetto al resto del Paese
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS
Indicatore di attività economica UniCredit-RegiosS (a ree)
-3,2
-2,8
-2,4
-2,0
-1,6
-1,2
-0,8
-0,4
0,0
set-08 ott-08 nov-08 dic-08 gen-09 feb-09 mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09 ago-09 set-09 ott-09 nov-09 dic-09
Nord Ovest Nord Est Centro Sud
7
L’andamento dell’indicatore di attività economica Un iCredit-RegiosSmostra che gran parte delle economie locali sono in miglioramento. Un’importante eccezione è il Friuli Venezia Giulia, dove la congiuntura permane fortemente negativa
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS
SudCentro
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
2
dic-0
7
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8
giu-0
8
set-0
8
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8
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9
giu-09
set-0
9
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9
Basilicata CampaniaCalabria SiciliaPuglia SardegnaAbruzzo Molise
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
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7
mar-08
giu-0
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8
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8
mar-0
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9
set-0
9
dic-0
9
ToscanaMarcheUmbriaLazio
Nord Ovest Nord Est
-5
-4
-3
-2
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0
1
2
dic-0
7
mar
-08
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8
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8
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9
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9
dic-0
9
PiemonteLiguriaValle d'AostaLombardia
-5
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-3
-2
-1
0
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2
dic-0
7
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-08
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8
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8
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8
mar
-09
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9
set-0
9
dic-0
9
Emilia RomagnaFriuli Venezia GiuliaTrentino Alto AdigeVeneto
8
A dicembre alcune regioni, specie al Centro-Sud, so no avviate verso l’uscita dalla crisi. Per tutte le regioni la cautela è d’obbligo perché i segnali di ripresa sono ancora deboli
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS
Basilicata, Lombardia, Toscana e Marche si confermano tra le regioni che anticipano l’uscita dalle fasi recessive. Rispetto alle crisi passate faticano ancora ad uscire Piemonte e Veneto.
In generale le regioni meridionali sono state inerziali rispetto allo shock negativo e mostrano segnali di ripresa più evidenti di quelle del Centro Nord. Costituiscono un’eccezione Abruzzo e Campania.
Analisi dell’uscita dalla crisi (valore indicatore attività economica, dicembre 2009)
Legenda
> 0,6 = in uscita[0,6;-0,6] = prossime all’uscita < -0,6 = ancora in crisi
1,32
1,19
0,48
0,14
-0,01
-0,02
-0,09
-0,14
-0,20
-0,40
-0,45
-0,50
-0,53
-0,54
-0,75
-0,89
-1,19
-1,19
-1,69
-2,03
Basilicata
Calabria
Sardegna
Molise
Valle d'Aosta
Lombardia
Toscana
Puglia
Lazio
Marche
Sicilia
Umbria
Trentino Alto Adige
Liguria
Piemonte
Emilia Romagna
Campania
Veneto
Abruzzo
Friuli Venezia Giulia
9
2. L’impatto della crisi sull’attività economica delle regioni
10
Contrazione del commercio mondiale senza precedenti dal dopoguerra: crisi sistemica delle esportazioni
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati Fondo Monetario Internazionale
L’attuale crisi economica si caratterizza per un brusco crollo del volume degli scambi di beni e servizi a livello internazionale, iniziato nella seconda metà del 2008 e tuttora in corso (per il 2009 è previsto un calo del commercio mondiale del 12%).
Questo andamento non ha precedenti negli ultimi 60 anni: il dato peggiore si è registrato in concomitanza della crisi del 1974-75, ma allora la contrazione del commercio mondiale fu del 4% circa, cioè di un terzo rispetto a quella attuale.
periodo di crisi nell’economia italiana, datazione ISAE-ISCO
-15
-10
-5
0
5
10
15
1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Commercio mondiale di beni e servizi, volumi, varia zione annua % *
* I valori per il 2009 e il 2010 sono stime a gennaio 2010
11
L’attivit à economica del Centro -Nord è quella pi ù colpita.Tra le principali regioni manifatturiere esportatri ci, è stato meno intenso l’impatto su Lombardia e Veneto al Nord e T oscana e Lazio al Centro
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS
rank order
0-40 = basso impatto40-60 = medio impatto60-80 = medio-alto impatto80-100 = alto impatto
(*) Lo score misura l’impatto della crisi economica sulle regioni italiane ed ècalcolato mediante una trasformazione sul dominio 0-100 (dove 0=impatto minimo e 100=impatto massimo) della media dell’indicatore di attività economica UniCredit-RegiosS tra ottobre 2008 e marzo 2009.
#
SCORING REGIONALE UNICREDITRanking delle regioni italiane per lo scoring (*) che misura l’impatto della crisi sull’attività economica delle regioni
1218
4
63
2
1
11
5
78
1014
15
16
17
19
20
913
Scoring medio per ripartizione territoriale:
Nord 65Centro 62Sud 41
12
Le regioni che sono più correlate con il ciclo economic o nazionale sono quelle più colpite dalla crisi
Nota: L’indice di coesione è un indice di correlazione dinamica tra gli indicatori regionali di attività economica UniCredit-RegiosS e il ciclo economico nazionale. Lo scoring regionale misura l’impatto della crisi sulle regioni italiane (0=impatto minimo, 100=impatto massimo).
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS
Relazione tra lo scoring regionale dell’impatto del la crisi ed il grado di coesione fra ciclo economico regionale e n azionale
Veneto
Valle d'Aosta
Umbria
Trentino Alto Adige
Toscana
Sicilia
Sardegna
Puglia
Piemonte
Molise
Marche
Lombardia
Liguria
Lazio
Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna
Campania
Calabria
Basilicata
Abruzzo
-0,2
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
0 20 40 60 80 100
Scoring regionale UniCredit
Indi
ce d
i coe
sion
e U
niC
redi
t-R
egio
sS
media
13
Le regioni in cui la crisi ha avuto un impatto meno f orte registrano una dinamica positiva di nati-mortalità* di impresa
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati INPS; Unioncamere
Nota: su suggerimento di Unioncamere Roma, la nati-mortalità del Lazio è calcolata con il numero di imprese attive
* La nati-mortalità è il rapporto tra la differenza tra il numero di imprese iscritte e cessate e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo
ITALIA
Sardegna (19)
Sicilia (15)
Calabria (20)
Basilicata (7)
Puglia (17)Campania (8)
Molise (9)
Abruzzo (11)
Lazio (13)
Marche (6)
Umbria (3)
Toscana (16)
Emilia Romagna (2)
Friuli Venezia Giulia (1)
Veneto (14)
Trentino Alto Adige (12)Liguria (5)
Lombardia (10)
Valle d'Aosta (18)
Piemonte (4)
-0,7
-0,5
-0,3
-0,1
0,1
0,3
0,5
0,7
0,9
1,1
1,3
0 200 400 600 800 1.000
Cassa Integrazione Guadagni, I-III trimestre, var. % a/a
Nat
i mor
talit
à im
pres
e, I-
III tr
imes
tre,
var
. % a
/a
Crisi delle PMI
Tenuta Crisi delle imprese medio-grandi
Crisi di sistema
La mappa della crisi per dimensione d’impresa
14
Lombardia, Veneto e Lazio sono le uniche regioni co n un avanzo strutturale nel commercio interregionale e s ono quindi meno dipendenti dall’andamento dei mercati internaz ionali
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati ISTAT; Prometeia
Saldo commerciale interregionale e internazionale ( in % del PIL, media 1995-2005)
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
PugliaCampania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli-Venezia Giulia
Veneto
Trentino-Alto Adige
Lombardia
Valle d'Aosta
Piemonte
-10
-5
0
5
10
15
20
-35 -25 -15 -5 5 15 25
Saldo commercio interregionale, % PIL
Sal
do c
omm
erci
o in
tern
azio
nale
, % P
IL
15
La quota regionale sul totale nazionale delle vendi te all’estero èaumentata per le principali regioni esportatrici* in cui l’impatto negativo della crisi è stato più debole
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS; ISTAT
* Le principali regioni esportatrici sono quelle che nel periodo gennaio-marzo 2008 hanno una quota sul totale di esportazioni nazionali uguale o maggiore al 3%
Nota: in ascissa tra parentesi sono riportati i valori dello scoring regionale UniCredit
Quota delle esportazioni sul totale nazionale, genn aio-marzo 2009, variazione % a/a
-0,6
-0,4
-0,2
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
1,2
Toscana (16) Veneto (14) Lazio (13) Lombardia (10) Marche (6) Piemonte (4) Emilia Romagna(2)
Friuli VeneziaGiulia (1)
altomedio-altomedio
16
Tra le principali regioni esportatrici* l’eterogenei tà degli impatti della crisi è in parte spiegata dalla diversificazio ne per area geografica di destinazione e/o settoriale delle esp ortazioni
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati UniCredit-RegiosS; ISTAT
* Le principali regioni esportatrici sono quelle che nel periodo gennaio-giugno 2008 hanno una quota sul totale di esportazioni nazionali uguale o maggiore al 3%
Nota: tra parentesi sono riportati i valori dello scoring regionale UniCredit
Diversificazione delle esportazioni, 2008
media Italia
Friuli Venezia Giulia (1)
Emilia Romagna (2)
Piemonte (4)
Marche (6)
Lombardia (10)
Lazio (13)
Veneto (14)
Toscana (16)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
0 1 2 3 4 5 6 7 8
Indice di diversificazione settoriale
Indi
ce d
i div
ersi
ficaz
ione
per
are
e di
des
tinaz
ione
minima diversificazione
massima diversificazione
17
Nella classifica europea sull’innovazione l’Italia non brilla.All’interno del Paese, Lombardia ed Emilia Romagna emergono come regioni molto innovatrici, che reggono bene il conf ronto con le principali realtà europee
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati Commissione Europea
bassa innovazioneinnovazione medio-bassainnovazione mediainnovazione medio-alta
EUROPEAN INNOVATION SCOREBOARDClassifica delle regioni italiane per livello di innovazione
Indice sintetico di innovazione:
Italia 0,36EU27 0,48
18
Tuttavia l’innovazione su esportazioni di beni ad a lta e medio-alta tecnologia è uno dei punti di forza del sis tema produttivo italiano
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati ISTAT; Banca d’Italia
Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche, esportando beni più complessi, con maggiore contenuto tecnologico, fanno maggiore ricorso all’invio all’estero di tecnici esperti. Per tale ragione l’assistenza tecnica alla vendita all’estero è una buona proxy della cosiddetta “innovazione sommersa” delle PMI italiane, che non viene catturata dalle statistiche ufficiali sull’innovazione basate prevalentemente su brevetti e spesa in R&S.
Sardegna Sicilia
Calabria
Basilicata
PugliaCampania
Molise
Abruzzo
Lazio
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Liguria
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
ITALIA
0
5
10
15
20
0,000 0,005 0,010 0,015 0,020 0,025 0,030 0,035 0,040
Media somma di incassi e pagamenti Invio tecnici esperti, 2006-2008 (% PIL 2006)
Med
ia e
spor
tazi
oni d
i ben
i a te
cnol
ogia
alta
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edio
-alta
, 200
6-20
08 (
% P
IL
2006
)
19
Il Lazio svetta come la regione italiana che piùmassicciamente investe in R&S in ambito pubblico
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail su dati ISTAT
Spesa pubblica in R&S, % PIL 2007
0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 1,1
Valle d'Aosta
Lombardia
Marche
Veneto
Molise
Piemonte
Calabria
Trentino Alto Adige
Liguria
Basilicata
Sardegna
ITALIA
Puglia
Abruzzo
Toscana
Sicilia
Campania
Emilia-Romagna
Umbria
Friuli-Venezia Giulia
Lazio
20
3. Lezione dalla crisi e Conclusioni
21
Lezione dalla crisi: presidio del mercato interno, prese nza diversificata sui mercati internazionali, innovazione
Sulla base dell’analisi condotta, è possibile distinguere le regioni del Centro-Nord che esportano almeno il 3% del
totale nazionale in due gruppi : “regioni resistenti” e “regioni sensibili”.
Le “regioni resistenti” hanno subito in misura minore l’impatto della crisi, hanno un sistema produttivo che ha
evidenziato una tenuta o tutt’al più difficoltà per le imprese medio-grandi, presentano un avanzo strutturale nel
commercio interregionale o un lieve disavanzo, registrano un aumento della quota di esportazioni regionali sul totale
nazionale in un periodo di crollo del commercio mondiale, hanno una buona diversificazione delle vendite all’estero e
un discreto o buon livello di innovazione, combinato con “innovazione sommersa” nelle esportazioni (Veneto) o alti
investimenti pubblici in R&S (Lazio).
Anche le “regioni sensibili”, che hanno subito più pesantemente il passaggio della crisi, possono comunque contare
su alcune leve. Tra queste l’Emilia Romagna si distingue per la diversificazione delle esportazioni, sia in termini di
mercati di sbocco che di settori produttivi, e per un livello di innovazione medio-alto, paragonabile solo a quello della
Lombardia.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Divisione Retail
Quadro sinottico su capacità di resistenza agli shoc k macroeconomici e vantaggi competitivi delle region i
22
Conclusioni: quali strategie per il rilancio delle esportazioni?
� Per il rilancio delle esportazioni è possibile agire su vari fronti:
� sostegno alla specializzazione produttiva delle reg ioni , con misure volte ad assecondare la competitività delle aziende che già ora rappresentano i punti di forza dell’offerta italiana
� penetrazione di nuovi mercati internazionali , specie di quelli più lontani che presentano maggiori prospettive di crescita
� partecipazione delle imprese alle filiere globali , filiere che hanno mostrato una maggiore resistenza a shock avversi, come ad esempio anche durante la presente crisi finanziaria.
� Sarebbero auspicabili inoltre interventi di più ampio respiro:
� attuare soluzioni condivise in risposta alla debole patrimonializzazione delle imprese italiane , anche tramite nuove forme di collaborazione tra il settore finanziario privato e il settore pubblico: il Fondo per le piccole imprese può costituire un primo passo in questa direzione
� rafforzare il recupero dell’efficienza e della capa cità innovativa del sistema produttivo italiano , già mostrate in passato in risposta ai profondi cambiamenti del contesto esterno
� mettere in atto politiche di sostegno alla domanda interna , che pure si èrivelata un elemento importante per la tenuta dei territori in occasione della recente crisi.
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GLOSSARIO
� Indicatore regionale di attività economica UniCredit – RegiosS� L’indicatore regionale di attività economica è costruito sintetizzando l’informazione contenuta in differenti serie macroeconomiche. Il dataset utilizzato
comprende 38 variabili provenienti da diverse fonti (gli indicatori di fiducia delle imprese e dei consumatori dell’Isae, i dati Istat relativi a occupazione, importazioni, esportazioni e prezzi al consumo, i dati Unioncamere relativi alla nati-mortalità imprenditoriale, al netto delle imprese agricole, e i dati Anfia sulle immatricolazioni di auto, come proxy dei consumi). Queste variabili sono combinate estraendo gli elementi comuni e interpolando, attraverso questi fattori, il tasso di crescita del prodotto interno lordo per regione disponibile con dati “definitivi” al 2007. Le stesse variabili e i fattori sono poi utilizzati per “completare”la serie del PIL regionale (a frequenza mensile) rendendola il più possibile aggiornata.
� L’indicatore regionale riproduce il tasso di crescita tendenziale del PIL a frequenza mensile ed è costruito utilizzando variabili ad alta frequenza (mensile e trimestrale), per questo motivo risulta particolarmente volatile e coglie in anticipo e con maggiore intensità fasi di espansione o rallentamento dell’economia.
� L’indicatore di attività economica, aggiornato a dicembre 2009, è stato elaborato utilizzando i dati disponibili al 24 marzo 2010. � L’11 novembre 2009 l’Istat ha pubblicato le stime definitive dei conti economici regionali relative al 2007, la revisione dei dati relativi agli anni precedenti (dal
2005) e il riallineamento alle stime nazionali pubblicate a marzo 2009. Nella costruzione dell’indicatore è stato tenuto conto di queste recenti revisioni, in alcuni casi particolarmente rilevanti; per questo motivo gli andamenti degli indicatori regionali aggiornati presentano delle differenze con quelli precedentemente stimati.
� L’Istat ha diffuso anche i dati per il 2008, ma essendo stime provvisorie soggette a future e rilevanti modifiche, non sono state inserite nella costruzione dell’indicatore
� Cassa Integrazione Guadagni (CIG)� Intervento a sostegno dei lavoratori occupati in aziende in difficoltà. La cassa integrazione guadagni ordinaria interviene in caso di sospensione o
contrazione dell'attività produttiva per situazioni aziendali dovute a eventi temporanei e non imputabili all'imprenditore o ai lavoratori e situazioni temporanee di mercato. La cassa integrazione guadagni garantisce ai lavoratori messi in cassa integrazione, cioè temporaneamente sospesi dal lavoro, un sostegno al reddito
� Variabili da fonte ISAE (Aspettative sugli ordini, Aspettative sulla produzione)� Saldi percentuali calcolati su giudizi espressi dagli imprenditori intervistati. L’ISAE rileva, mediante interviste telefoniche, informazioni sullo stato corrente e
sulle aspettative a breve (3 mesi) delle principali variabili aziendali (quali produzione e ordini). Per ogni domanda i risultati sono espressi in termini di frequenze relative delle singole modalità di risposta; i saldi consistono nelle differenze tra la percentuale delle risposte “favorevoli” e la percentuale delle risposte “sfavorevoli”.
� Coefficiente di correlazioneIndicatore statistico che assume valori compresi tra -1 e 1, utilizzato per misurare il legame funzionale tra due variabili
� Indice di diversificazione settorialeNumero di settori manifatturieri per cui la regione presenta un vantaggio comparato (rivelato) nelle esportazioni. Il vantaggio comparato è presente quando il rapporto tra la quota settoriale sul totale delle esportazioni della regione e la quota settoriale sul totale delle esportazioni nazionali è superiore a 1
� Indice di diversificazione per aree geografiche di destinazioneNumero di aree geografiche di destinazione delle esportazioni per cui la regione presenta un vantaggio comparato (rivelato). Il vantaggio comparato èpresente quando il rapporto tra la quota delle esportazioni verso una determinata area geografica sul totale delle esportazioni della regione e la quota delle esportazioni nazionali verso la stessa area geografica sul totale delle esportazioni è superiore a 1. Le aree geografiche considerate sono: UE27, Paesi europei non UE27, Africa settentrionale, altri Paesi africani, America settentrionale, America centro-meridionale, Medio Oriente, Asia Centrale, Asia Orientale, Oceania.
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Contatti
Zeno Rotondi +39 051 640-8267 (Responsabile Ufficio Studi Retail)[email protected]
Serena Frazzoni +39 051 [email protected]