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Le matrici del tempo: immagini e parole Laboratorio di Antonella Armeni: “Parole dipinte, poesie visive, libri d'artista” Amelia, 21 febbraio 2016 POESIE VISIVE – Storia La poesia visiva nasce dalle sperimentazioni artistiche e letterarie compiute dalla Neoavanguardia negli anni ’60 del XX secolo. A coniare il termine è stato Eugenio Miccini appartenente al Gruppo 70. Già nel secondo dopoguerra hanno iniziato le ricerche verbo-visive come presa di posizione critica contro la società, la cultura e il linguaggio di una realtà modernizzata e industrializzata. L’uso dei grafemi, segni tracciati sul foglio o su una superficie e che hanno anche un senso e un suono, sono stati usati fin dall’antichità perché leggibili come immagini al di là del significato semantico (significato delle parole). Abbiamo esempi nelle miniature medioevali, il capolettera diventa una vera opera d’arte figurata. Tipi di scrittura come quella araba, cinese e giapponese si prestano ad essere osservate per le loro caratteristiche estetiche. Scrivere con queste grafie è già un’opera d’arte. Così non avviene con la nostra scrittura. « ... con l'avvento delle avanguardie storiche del nostro secolo ... inizia ... la consapevolezza che fra Letteratura e Arti visive, fra Pagine e Quadro, fra Parola e Immagine, non ci sono frontiere precise e neppure occasionali sconfinamenti, ma piuttosto sistematiche sovrapposizioni e integrazioni nel segno della continuità ... . Uno dei temi ricorrenti all'interno dei manifesti di tutti i maggiori movimenti delle avanguardie storiche è quello della riflessione sui linguaggi - verbali, visivi o di altro tipo - in relazione sia alle loro potenzialità espressive vecchie e nuove, sia alle loro possibilità di interrelazione reciproca. È appunto in queste occasioni che si avanzano le prime ipotesi di una ricerca sistematica sui rapporti tra aspetto verbale e

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Le matrici del tempo: immagini e parole

Laboratorio di Antonella Armeni: “Parole dipinte, poesie visive, libri d'artista”

Amelia, 21 febbraio 2016

POESIE VISIVE – Storia

La poesia visiva nasce dalle sperimentazioni artistiche e letterarie compiute dalla Neoavanguardia

negli anni ’60 del XX secolo. A coniare il termine è stato Eugenio Miccini appartenente al Gruppo 70.

Già nel secondo dopoguerra hanno iniziato le ricerche verbo-visive come presa di posizione critica

contro la società, la cultura e il linguaggio di una realtà modernizzata e industrializzata.

L’uso dei grafemi, segni tracciati sul foglio o su una superficie e che hanno anche un senso e un

suono, sono stati usati fin dall’antichità perché leggibili come immagini al di là del significato

semantico (significato delle parole).

Abbiamo esempi nelle miniature medioevali, il capolettera diventa una vera opera d’arte figurata.

Tipi di scrittura come quella araba, cinese e giapponese si prestano ad essere osservate per le loro

caratteristiche estetiche. Scrivere con queste grafie è già un’opera d’arte. Così non avviene con la

nostra scrittura.

« ... con l'avvento delle avanguardie storiche del nostro secolo ... inizia ... la consapevolezza che fra

Letteratura e Arti visive, fra Pagine e Quadro, fra Parola e Immagine, non ci sono frontiere precise e neppure

occasionali sconfinamenti, ma piuttosto sistematiche sovrapposizioni e integrazioni nel segno della

continuità ... . Uno dei temi ricorrenti all'interno dei manifesti di tutti i maggiori movimenti delle avanguardie

storiche è quello della riflessione sui linguaggi - verbali, visivi o di altro tipo - in relazione sia alle loro

potenzialità espressive vecchie e nuove, sia alle loro possibilità di interrelazione reciproca. È appunto in

queste occasioni che si avanzano le prime ipotesi di una ricerca sistematica sui rapporti tra aspetto verbale e

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aspetto visivo in un testo artistico, all'interno di una più generale concezione dell'arte come momento di

conoscenza totale e integrale».

PAROLE E IMMAGINI NELLE OPERE DELLE AVANGARDIE

Quello di Mallarmé, è definito come «... l'esempio più interessante di esperienza della visualizzazione

poetica» Un elemento innovativo contenuto nel poemetto di Mallarmé dal titolo Un coup de dés jamais

n'abolira le Hasard è descritto da Vincenzo Accame: «L'elemento primo che Mallarmé acquisisce alla poesia

è lo spazio. Uno spazio delimitato, come quello del pittore, se vogliamo, ma sostanzialmente diverso

nell'ordine del "segno". Il "segno grafico" del pittore occupa uno spazio di per sé esistente, mentre il "segno

poetico" di Mallarmé determina lo spazio, lo gestisce linguisticamente; anzi, spesso è lo spazio stesso, nella

sua poesia, che si fa segno. Ciò che viene messo in rilievo col poemetto di Mallarmé è l'aspetto spaziale,

dunque visivo, della parola poetica: lo spazio ha certamente la sua importanza in Mallarmé, il quale, tra le

parole del suo Un coup de dés lascia ampi spazi bianchi, assai significativi quanto le parole. «Nel ritmico

equilibrio delle strutture del testo di Un coup de dés sono gli spazi e i motivi dei caratteri tipografici che

diventano significato stesso della poesia e confluiscono nell'eleganza di una sintesi costruita sulla potenza

metafisica dei silenzi bianchi della carta e sul significativo linguaggio delle presenze tipografiche».

Morrocchi descrive il lavoro di Apollinaire: « Nella sua ricca serie di lavori sperimentali si devono distinguere

essenzialmente due aspetti: la composizione manoscritta e quella tipografica. Nel primo, che userà in buona

parte dei suoi esperimenti, la sua strategia sta nell'affidare il messaggio al codice convenzionale della

scrittura, che però assomma tutte le caratteristiche di una unità segnica .... Questa maniera viva di

evidenziare i significanti attraverso il segno grafico, prima attuata dalla tipografia di Mallarmé, ora viene

abilmente e intelligentemente rinnovata, non solo avvalendosi delle proprietà implicite della grafia stessa,

ma soprattutto usando le funzioni del segno e dell'idea in modo che possano dare un risultato perfettamente

integrante ...». Apollinaire è il più illustre esponente della ricerca di sintesi fra immagini e parole.

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Il pleut, 1918 Apollinaire

DADAISMO e SURREALISMO

A partire dal movimento Dada e dal Surrealismo, la scrittura viene utilizzata come mezzo efficace per evocare

un significato, e come metafora di un atteggiamento verso il fare artistico. Ne risulta che significato e

significante si fondono; un esempio tipico di ricerca verbo-visuale si trova nel calligramma Il pleut di

Apollinaire, dove un rovescio di parole diventa scrittura e immagine. Il Dadaismo non rispetta le frontiere

perché non crede in esse, ma piuttosto in sistematiche sovrapposizioni e integrazioni. I dadaisti credono in

una continua sperimentazione attraverso la multidisciplinarità. Thistan Tzara fa vivere nel Cabaret Voltaire il

poema statico, attività poetica teatralizzata, in cui le fasi della composizione sono scandite dall’alzarsi e

abbassarsi del sipario. I dadaisti vogliono privare la lingua della sua funzionalità; poiché sfruttata, soprattutto

dalla pubblicità e dal giornalismo, la parola diventa protagonista. L’arte non è seria, è caotica come la realtà

e la vita ordinaria in una realtà fatta di guerre, di istituzioni invecchiate, ecc. tutte queste idee confluiscono

nelle opere di Tzara e Duchamp, ciò che li lega si esprime in due parole chiave: humor e antiarte.

Poesia dada T. Tzara

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Nella poesia dada la parola è protagonista, è prelevata e inserita in un nuovo contesto grazie alla musica e al

teatro, viene “riciclata” con il collage o il ready-made. La vita quotidiana, con il suo linguaggio, è diventata

repertorio poetico; lo scarto viene poeticizzato in una struttura in cui il caos e il caso combattono la logia. E

vincono.

Thistan Tzara scrive la ricetta con cui realizzare una poesia dada:

“Prendete un giornale. Prendete un paio di forbici. Scegliete dal giornale un articolo che abbia la lunghezza che volete dare alla vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Tagliate poi con cura tutte le parole dell’articolo e mettetele in un sacchetto. Agitate con dolcezza ed estraetele collocandole nell’ordine di estrazione. Copiatele con coscienza; la poesia vi assomiglierà e sarete diventato ‘uno scrittore molto originale’ “.

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La scrittura automatica surrealista si compone di un segno che segue l'andamento della psiche: il segno

grafico che si viene a creare diviene espressione dell'interiorità, dei propri sentimenti: « ... interessa al

surrealismo mettere a fuoco sia il problema del linguaggio che quello dell'immagine e dunque, con

riferimento alle nuove scoperte scientifiche, i meccanismi sottesi alla produzione segnica, sia linguistica che

iconica » Da sottolineare è l'importanza che la calligrafia assume in seno al movimento. La tipografia, tanto

utilizzata in ambito dada, viene abbandonata a favore della calligrafia dell'autore. Il motivo di ciò è nella

dimensione più interiorizzata che caratterizza il movimento surrealista, differenziandolo dalle avanguardie

che lo precedettero. Molti furono gli artisti che utilizzarono la scrittura autografa posta in relazione ad

elementi figurativi. Nel 1929, sull'ultimo numero della rivista "La Révolution Surréaliste" Magritte pubblica il

testo dal titolo Les mots et les images: l'artista, oltre a mettere in discussione i rapporti, fino a quel momento

indiscussi, tra oggetto reale e cosa rappresentata, tra linguaggio iconico e linguaggio verbale, tra realtà e

linguaggio, affrontando così il tema dell'arbitrarietà e convenzionalità del segno rispetto all'oggetto

rappresentato, realizza un manoscritto in cui disegni di oggetti si alternano ad una scrittura calligrafica

perfettamente leggibile. Lo stile è estremamente semplificato, somigliante a quello dei sillabari infantili.

Dunque «Magritte arriva a dimostrare il parallelismo esistente tra segno verbale e segno iconico; le possibilità

di reciproca sostituzione tra una parola dotata di un significato e l'immagine che rappresenta ...; le

equivalenze funzionali che si stabiliscono tra parola e immagine all'interno del quadro ... il rapporto che si

istituisce tra le frasi trascritte tipograficamente e le singole parti disegnate non è di didascalia all'immagine

o, viceversa, di illustrazione al testo verbale.

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Futurismo - Prole in libertà

La letteratura è, insieme alle arti visive, il cuore pulsante da cui prende vita e si sviluppa il sistema “futurismo”.

Marinetti, poeta e scrittore, promuove personalmente la rivoluzione poetica e narrativa formalizzata nel

manifesto del 1909. Sono del 1912 Il Manifesto tecnico della letteratura futurista, dell’anno seguente Parole

in libertà. La distruzione della struttura linguistica viene tradotta con la creazione delle Parole in libertà. Il

confine tra questo tipo di invenzione letteraria e un’opera d’arte figurativa è piuttosto labile: la disposizione

grafica delle parole ha un peso non meno significativo della rivoluzione sintattica del testo. La valenza

pittorica del paroliberismo è confermata dai Disegni guerreschi di Carrà, le Rarefazioni e parole in libertà di

Corrado Govoni.

Tratti del movimento futurista: l'interesse nei confronti delle potenzialità iconiche insite nella scrittura, il

prevalere della scrittura nelle tavole di Balla, il frequente uso della scrittura manuale, in Govoni ad esempio,

ed in generale un parallelo procedere dell'interesse verbale e di quello visivo, le linee, i colori, le forme e gli

spazi, che divengono mezzi di comunicazione al pari delle parole o delle note musicali.

Filippo Tommaso Marinetti Corrado Govoni, Rarefazioni e parole in libertà

Nelle parolibere si usa la dislocazione delle lettere (l’ampiezza, il carattere tipografico; insomma la

“materialità del significante”) per ottenere effetti grafici e figurativi.

GLI INVENTORI DELLE PAROLE DIPINTE

Nel 1949 Raymand Queneau studiò gli enigmatici geroglifici di Mirò, li battezzò “miroglifici”. Il

Codice Mirò è “nascosto” a Barcellona; quindicimila segni sono conservati alla fondazione Mirò e

furono lasciati nel 1975 dall’artista stesso. A classificare la scrittura pittorica dell’artista è Tiziana

Migliore e si è accorta che i disegni di Mirò hanno regole esatte, segni ricorrenti, formano come una

lingua, una grammatica, una sintassi. Mirò, a causa dell’imminente guerra, lascia Parigi, da cui si era

trasferito per la salita al potere di Francisco Franco, e in questo momento inizia il suo dizionario

simbolico che gli permette l’evasione e il modo di sopravvivere ai disastri della guerra. La “scala

dell’evasione” è la figura che sintetizza il desiderio di fuga dall’Europa. La scala di evasione esposta

al MoMA di NY, è un universo di neri e rossi, dove la scala, una rete bicolore, diviene tramite tra le

figure organiche e quelle cosmiche.

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Mirò, Scala della fuga e costellazioni

Paul Klee ha studiato il rapporto tra testo, forme e colori. Negli anni ’30 crea dei pseudo-grafemi,

segni minimi di un nuovo alfabeto primitivo, simili a scritture orientali.

Klee, Pseudo-grafemi

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Paul Klee, Dapprima innalzandosi dal grigiore della notte, 1918

Questo di quadro di Klee è l’unione di pittura e poesia in un’opera che vuole superare le specificità linguistiche e formali per giungere ad un nuovo mezzo espressivo in cui parole e colori si fondano insieme. Questo tipo di ricerca prende spunto dalle conoscenze che egli andava acquisendo sulle culture artistiche extra-europee. Da ricordare infatti che nelle culture arabe o estremo-orientali (cinese e giapponese) la scrittura ha un carattere artistico molto coltivato e ricercato anche sul piano della calligrafia. Lo spunto per questo quadro gli deriva da un libro di poesie cinesi che gli viene regalato dalla moglie Lily. Decide di compiere un ampio ciclo di «quadri-poesia» che però realizza solo in parte. A questa serie appartiene «Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte». Le strofe sono scritte in grafia corsiva nella parte alta del quadro. Sono quindi riscritte nel campo dell’immagine dove la struttura formale è ottenuta da una fitta quadrettatura colorata. Nei quadretti vengono inserite le singole lettere in grafia stampatello maiuscolo con tratti neri molto sottili. La prima e la seconda strofa sono divise da una striscia di carta argentata. La forma geometrica delle lettere (cerchi, triangoli, archi) determina la campitura dei colori che hanno un aspetto chiaro e luminoso. Il tonalismo segue molto sottilmente il significato dei versi, passando da una predominanza di grigio nella parte alta ad una predominanza di blu nella parte bassa. L’inserimento di scritte o numeri nei quadri non è un’invenzione di Klee, dato che ciò si ritrovava già nelle opere dei cubisti e dei futuristi. Nuovo è invece il procedimento di partire da un testo per ricavarne un’immagine senz’altra componente figurativa che non siano le lettere stesse. Questo tipo di risultato anticipa di diversi decenni esperienze artistiche più recenti che, dagli anni Sessanta in poi, confluiscono in quelle correnti definite «concettuali», quali la «Narrative art» o la «Poesia visiva».

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Vicino alla poetica dell’acquerello di Klee è il lavoro di Alighiero Boetti: tessuti ricamati con griglie geometriche di lettere colorate, spesso senza senso.

Operazione completamente diversa è quella che fa Emilio Isgrò con le sue cancellature. L’operazione artistica, semplicissima, consiste nella cancellazione di quasi tutte le parole in una pagina tale che quelle rimaste producano un nuovo senso e le strisce nere creino una composizione geometrica astratta. Tutto cominciò nel 1962, quando correggendo delle bozze, Isgrò si ritrovò alla fine tra le mani un aggrovigliato insieme di segni e correzioni, episodio che così descrive: ”Un mare di cancellature, il cui peso era più forte delle parole”.

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È molto simile il lavoro di Anna Rosa Faina Gavazzi, artista che conosciamo soprattutto per “Expédition nocturne n° 1”, l’opera cancellata che si trova alle spalle di Philippe Daverio nella trasmissione Passepartout. Questa tecnica è chiamata anche caviardage e, sebbene sembri a prima vista qualcosa di aridamente concettuale, può diventare un gioco estremamente creativo da fare anche a scuola.

Ecco come procedere: prendete una pagina di testo senza immagini (magari fate la fotocopia…), individuate alcune parole che possano dare un nuovo senso al testo scritto, in pratica una poesia nascosta, completate con cancellature e immagini che possano esplicitare il significato acquisito.

Oggi esistono tante forme di contaminazione visivo-verbale… a voi liberare la vostra creatività!

Sitografia di riferimento: www.didatticarte.it

www.bta.it

www.francescomorante.it