le proposte degli oggetti sul loro futuro come rifiuti

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Estratto dal sito www.ilfuturomigliore.org LE PROPOSTE DEGLI OGGETTI SUL LORO FUTURO COME RIFIUTI sergio benassai 1. Incipit Era il tardo pomeriggio della vigilia di uno dei ponti derivanti dalla vicinanza di un giorno festivo al fine settimana. L’edificio era quindi già in pieno stato di riposo: chiusi i reparti di produzione e gli uffici, assente tutto il personale, assente anche il personale delle pulizie (sarebbe ritornato al lavoro solo il primo giorno lavorativo), assente perfino il personale della sorveglianza (la sicurezza era affidata ai sistemi elettronici di sorveglianza, di allarme, di emergenza). Ed era da poco passata l’ora del tramonto, l’ora in cui gli oggetti si preparavano all’oscurità ridistribuendo fra le diverse parti che li costituivano il calore immagazzinato durante il giorno: un’attività impegnativa che richiedeva tutta la loro attenzione. Un’attività che si concludeva in pochi minuti per i piccoli oggetti, ma che poteva richiedere qualche ora per i grandi macchinari. Per questo la discussione, da tempo programmata, sul tema “ MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? ” non poté avere inizio che verso le 2 del mattino seguente. La discussione fu ovviamente aperta dalla centrale elettrica, da sempre riconosciuta come leader degli oggetti a causa del suo ruolo insostituibile di fonte dell’energia necessaria alla vita dell’edificio e dei suoi oggetti. Dunque oggi come previsto discuteremo del nostro futuro. Discuteremo di cosa saremo quando non potremo più essere utilizzati per lo scopo per il quale siamo stati costruiti. Discuteremo, come molti di voi hanno già richiesto, se dovremo essere considerati dei rifiuti, dei sottoprodotti, degli oggetti da riutilizzare, da recuperare, da riciclare, da smaltire

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Page 1: Le proposte  degli  oggetti sul  loro futuro come  rifiuti

Estratto dal sito

www.ilfuturomigliore.org

LE PROPOSTE DEGLI OGGETTI SUL LORO FUTURO COME RIFIUTI

sergio benassai

1. Incipit

Era il tardo pomeriggio della vigilia di uno dei “ponti” derivanti dalla vicinanza di un giorno festivo

al fine settimana. L’edificio era quindi già in pieno stato di riposo: chiusi i reparti di produzione e gli uffici, assente tutto il personale, assente anche il personale delle pulizie (sarebbe ritornato al lavoro solo il primo

giorno lavorativo), assente perfino il personale della sorveglianza (la sicurezza era affidata ai sistemi elettronici di sorveglianza, di allarme, di emergenza).

Ed era da poco passata l’ora del tramonto, l’ora in cui gli oggetti si preparavano all’oscurità ridistribuendo fra le diverse parti che li costituivano il calore immagazzinato durante il giorno:

un’attività impegnativa che richiedeva tutta la loro attenzione. Un’attività che si concludeva in pochi minuti per i piccoli oggetti, ma che poteva richiedere qualche

ora per i grandi macchinari. Per questo la discussione, da tempo programmata, sul tema “ MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? ”

non poté avere inizio che verso le 2 del mattino seguente.

La discussione fu ovviamente aperta dalla centrale elettrica, da sempre riconosciuta come leader degli oggetti a causa del suo ruolo insostituibile di fonte dell’energia necessaria alla vita dell’edificio e dei suoi oggetti.

“Dunque oggi come previsto discuteremo del nostro futuro. Discuteremo di cosa saremo quando

non potremo più essere utilizzati per lo scopo per il quale siamo stati costruiti. Discuteremo, come molti di voi hanno già richiesto, se dovremo essere considerati dei rifiuti, dei sottoprodotti, degli oggetti da riutilizzare, da recuperare, da riciclare, da smaltire …”

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“Ma anche del perché dovremmo essere trattati in maniera diversa dagli oggetti non più utilizzati che si trovano nell’edificio di appartamenti là di fronte …” tennero subito a precisare i fogli

raccolti nel cestino della carta straccia. “E anche perché alcuni di noi debbano essere considerati pericolosi …” intervenne, con la voce

resa cavernosa dall’eco delle sue parole sulle pareti del fusto che lo conteneva, l’olio usato.

“Vediamo di fare un po’ d’ordine.” intervenne ancora la centrale elettrica “Partiamo dalle definizioni di rifiuto, sottoprodotto, riutilizzo, ecc. E per questo darei la parola alle apparecchiature elettroniche che, con i PC che ne fanno parte, hanno elaborato un primo

documento, e che, con le stampanti, che pure fanno parte del gruppo, hanno virtualmente stampato e messo a disposizione il documento che adesso andiamo ad esaminare.”

“Ma che … sono un rifiuto ?” dissero le apparecchiature elettroniche “è un documento che abbiamo elaborato raccogliendo i suggerimenti ed i commenti di tutti gli oggetti presenti. Non pretendiamo

certo di considerarlo come esaustivo e immodificabile, ma riteniamo che possa essere una buona base di partenza per la nostra di discussione. Iniziamo quindi a leggerlo.”

2. MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? Parte prima

Secondo la vulgata corrente degli esseri umani, elaborata e sottoscritta dai massimi esperti del settore, si definisce come rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il

detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi e che non viene avviato al riutilizzo”.

Sembra una definizione ragionevole ed ovvia, ma non è così semplice. Intanto, per non sottovalutare il lavoro fatto dal gruppo “libreria” e, in particolare dai libri dal contenuto legale, non si può non cogliere la confusione linguistica che impera

nel mondo degli esseri umani. Infatti costoro, dopo aver definito “rifiuto” un oggetto che non viene avviato al

riutilizzo, definiscono come “riutilizzo” un’operazione attraverso la quale un prodotto che “non è un rifiuto” viene reimpiegato per la stessa finalità per la quale era stato concepito; ma poi definiscono come “preparazione per il riutilizzo” un’operazione di

controllo, pulizia e riparazione attraverso cui un prodotto “diventato rifiuto” è preparato in modo da poter essere reimpiegato senza altro pretrattamento.

Allora un oggetto avviato al riutilizzo non è un rifiuto (secondo la definizione di rifiuto), ma lo è forse transitoriamente nella fase che passa dal disfarsene o volersene disfare alla sua preparazione per il riutilizzo ?

Qualche libro legale particolarmente maligno ha quindi proposto di suggerire agli esseri umani di definire una nuova fattispecie di rifiuti, quella dei “rifiuti temporanei”.

C’è poi la questione della definizione di “riutilizzo” (qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti): non sembra molto chiara.

In conclusione bisogna rivedere le definizioni di “rifiuto” e di “riutilizzo”.

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3. Discussione e prima proposta

Terminata la lettura di questa prima parte del documento, le apparecchiature elettroniche aggiunsero: “Vorremmo aggiungere che il problema del riutilizzo è molto sentito fra di noi. Ed è

esploso proprio pochi giorni fa quando è stata decisa la sostituzione di tutti i PC e la successiva incertezza sul destino dei vecchi PC: nelle riunione che gli esseri umani avevano convocato a tale proposito erano infatti presenti, fra i dirigenti chiamati a decidere, due diverse posizioni: la prima,

che mirava a regalare i vecchi PC ad associazioni o persone che sarebbero state ben felici di poter disporre di PC, anche se non dell’ultimo modello; la seconda, che voleva risolvere velocemente il

problema classificandoli come RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Capite bene che per due PC, costruiti ed utilizzati per anni, uno accanto all’altro, la possibilità di un futuro molto diverso crea non poche angosce.”

“Comprendiamo la situazione” disse allora il comparto vetrerie e ceramiche “ma adesso limitiamoci

ad affrontare solo il problema del riutilizzo. Da noi si è posto il problema di come considerare il caso dei portacenere. Quando entrò in vigore il divieto di fumare in tutto l’edificio, la maggior parte dei portacenere è stata riconvertita agli usi più svariati: da punto di raccolta delle monete

metalliche a contenitore di graffette, da portavasi a oggetto decorativo appeso alla parete. Finora non è successo niente … ma se un giorno arriva un carabiniere del NOE e constata che i

portacenere non sono stati reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti, che succede ? Vengono classificati rifiuti e avviati al trattamento (recupero o smaltimento) ?”

Per qualche istante regnò il silenzio. Poi fu di nuovo la centrale elettrica ad intervenire: “Credo che una soluzione si possa trovare. Che

ne dite di una definizione come questa: un rifiuto è una sostanza od un oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione di disfarsi e che non viene avviato al riutilizzo, ove per riutilizzo si intende

l’utilizzo a qualsiasi fine della sostanza o dell’oggetto tal quale da parte del detentore ? ” Intervennero subito gli strumenti e attrezzi: “Sì, ci piace. Però vorremmo un’ulteriore precisazione

per risolvere un problema che potrebbe nascere. Ad alcuni di noi, come ad esempio martelli e vanghe, capita di essere lasciati inutilizzati per un lungo periodo di tempo; e quando poi vogliono

riutilizzarci talvolta è necessario sostituire qualche parte, ad esempio la parte in legno: in tal caso non saremmo riutilizzati tal quali.”

Rispose la centrale elettrica: “State troppo tra le mani degli essere umani e state diventando sofisti come loro. Comunque, se volete, modifichiamo, togliendo il tal quale.”

“Un momento” dissero, intervenendo di nuovo, le apparecchiature elettroniche “Vogliamo precisare che il riutilizzo non è necessariamente da parte del detentore, ma da parte di chiunque sia

interessato a tale riutilizzo ? “

“Anche voi, come gli strumenti e attrezzi, sempre più sofiste.” rispose la centrale elettrica “Comunque sì, si può fare. E adesso siamo tutti d’accordo ? “

Ci fu un assenso unanime e fu così approvata la prima proposta: Un rifiuto è una sostanza od un oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione di

disfarsi e che non viene avviato al riutilizzo, ove per riutilizzo si intende l’utilizzo a qualsiasi

fine della sostanza o dell’oggetto da parte del detentore o di qualunque altra persona od

organizzazione.

Page 4: Le proposte  degli  oggetti sul  loro futuro come  rifiuti

“E adesso proseguiamo con il documento” propose la centrale elettrica

4. MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? Parte seconda

Anche gli esseri umani si sono accorti che le loro definizioni di “rifiuto” e “riutilizzo” non sono del tutto soddisfacenti per cui si sono inventati altre definizioni: quelle di

recupero, di riciclaggio, di sottoprodotto; e, non contenti, hanno pure stabilito che un rifiuto, a certe condizioni cessa di essere un rifiuto.

Per quanto riguarda il “recupero”, lo hanno così definito: qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri

materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale.

Ma la cosa più interessante è il loro elenco di operazioni di recupero: R 1 Utilizzazione principalmente come combustibile o come altro mezzo per produrre

energia R 2 Recupero/rigenerazione dei solventi R 3 Riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi

(comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) R 4 Riciclaggio/recupero dei metalli e dei composti metallici R 5 Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche

R 6 Rigenerazione degli acidi o delle basi R 7 Recupero dei prodotti che servono a ridurre l'inquinamento

R 8 Recupero dei prodotti provenienti da catalizzatori R 9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli R 10 Trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia

R 11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R 1 a R 10 R 12 Scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R 1 a R 11

R 13 Messa in riserva di rifiuti in attesa di una delle operazioni indicate da R 1 a R 12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti)

Un elenco del tutto balzano:

- perché c’è R4 e poi R5: non bastava R5 ? - perché R7 e R8 e non qualunque altro prodotto ? - ecc.

Ma gli esseri umani poi hanno pensato bene di definire anche il “riciclaggio” usando

questa dizione: qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il ritrattamento di materiale organico ma non il

recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento.

Una definizione del tutto bizzarra perché dicono che il “riciclaggio” è un’operazione di ”recupero”: e allora non è sufficiente la definizione di recupero ?

Page 5: Le proposte  degli  oggetti sul  loro futuro come  rifiuti

Però il recupero prevede l’utilizzo del rifiuto come combustibile, mentre il riciclaggio lo

esclude. Allora il riciclaggio è una sottocategoria del recupero ?

E comunque, a che serve questa definizione ? Ma l’obiezione di fondo a tutto ciò è un’altra: perché mai una sostanza o un oggetto che

viene recuperato (o riciclato) deve essere considerato un rifiuto ?

5. Discussione e seconda proposta

Presero subito la parola le sostanze del magazzino chimico. “Secondo noi è inutile discutere di

recupero. Con la nostra prima proposta sulla definizione di riutilizzo abbiamo risolto il problema. Per noi recupero e riutilizzo sono la stessa cosa. Sappiamo bene che cosa significa questo: che la maggior parte delle sostanze e degli oggetti che adesso gli esseri umani considerano rifiuti non

saranno più definibili come rifiuti. Ma a noi va bene così. Molte di noi tra l’altro valgono un sacco di soldi e quindi, anche per questo, come dice il titolo del documento: MA CHE … SONO UN

RIFIUTO ? ” L’edificio fu percorso da quello che in termini umani si potrebbe definire come uno scrosciante

applauso e fu così approvata la seconda proposta: Il riutilizzo ovviamente comprende le operazioni di recupero e di riciclaggio, comunque

definite

Una volta che l’equivalente di uno scrosciante applauso si fu attenuato, riprese la parola la centrale

elettrica: “Molto bene. Ma andiamo avanti col documento, c’è ancora del lavoro da fare.”

6. MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? Parte terza

Consideriamo adesso la definizione di “sottoprodotto”. Gli esseri umani hanno pensato bene (????) di stabilire (sia pure con il loro solito linguaggio involuto e contorto) che un sottoprodotto è una sostanza o un oggetto

derivante da un processo di produzione il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto. E hanno anche stabilito che un sottoprodotto non è un rifiuto se:

a) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà ulteriormente utilizzata/o; b) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzata/o direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;

c) la sostanza o l’oggetto è prodotta/o come parte integrante di un processo di produzione e

d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute

umana.

Page 6: Le proposte  degli  oggetti sul  loro futuro come  rifiuti

Gli esseri umani sono davvero incomprensibili: ma non si è già detto che una sostanza o

un oggetto destinati al riutilizzo non sono rifiuti ? Quindi chi se ne frega se è una sostanza o un oggetto che costituisce l’obiettivo della

produzione o se è una sostanza o un oggetto che è solo un residuo della produzione.

7. Discussione, terza proposta e successiva evoluzione

La situazione a questo punto rischiò di prendere una piega poco seria, dal momento che tutte le categorie di oggetti si lasciarono andare a quello che gli esseri umani avrebbero definito come “un

concerto di grasse risate”.

Non fu quindi necessario procedere ad alcuna votazione per approvare la terza proposta: La definizione di sottoprodotto è assolutamente inutile

Il clima si stava facendo un po’ troppo goliardico. C’era addirittura il pericolo che le sostanze del magazzino chimico, in particolare l’alcol etilico, prese dall’entusiasmo, rilasciassero i loro vapori,

precipitando così l’intero edificio in una situazione di ebrezza poco controllabile. La centrale elettrica allora ritenne opportuno richiedere l’intervento dei sistemi elettronici di

sorveglianza, di allarme, di emergenza, per garantire che non si superassero i limiti consentiti. Tornata la tranquillità, la centrale elettrica annunciò quindi il passaggio all’analisi della parte quarta del documento.

8. MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? Parte quarta

L’incomprensibilità dei comportamenti degli esseri umani raggiunge una delle sue

maggiori vette (se non la maggiore vetta) con l’introduzione dei codici rifiuti, una volta detti CER.

Deve esserci qualcosa che, noi oggetti … Alt ! Riteniamo a questo punto necessario fare chiarezza: in questo documento ci siamo

presentati come oggetti, ma in realtà dovremmo dire materie ed oggetti. Precisando inoltre che per “materie” intendiamo sia le sostanze che le miscele (rifiuti

compresi), abbandonando una volta per sempre il termine “preparati”, e che il termine “oggetti” può anche essere sostituito da “articoli”. Ma purtroppo gli esseri umani non sono sempre in grado di essere coerenti: sarà perché c’è un problema di traduzione nelle

diverse lingue umane ?

Comunque, riprendendo il ragionamento: c’è il problema CER. Problema assolutamente incomprensibile. A che serve il codice rifiuti (o CER) ?

A stabilire da dove viene il rifiuto. Ma chi se ne frega da dove viene ? Quello che dobbiamo definire sono le caratteristiche

dal rifiuto, non da dove viene.

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A meno che non si sia incistato, a livello di Unione Europea, un qualche fantomatico

Comitato che passa il tempo a fare statistiche sulla provenienza dei rifiuti: per farsene che ?

Come disse Fantozzi a proposito della “Corazzata Potemkin”: è una cagata pazzesca !

9. Discussione, quarta proposta e aggiornamento

A questo punto il clima divenne veramente fantozziano. Ci furono consensi generali, tra i quali, ancora una volta, si distinsero soprattutto le sostanze del magazzino chimico.

E anche la quarta proposta fu approvata all’unanimità:

Abolire i codici rifiuti (CER)

Con il codicillo che il termine “materie” comprende sia le “sostanze” che le “miscele” (rifiuti

compresi) e che “articoli” od “oggetti” sono la stessa cosa.

Ma ormai la notte stava per lasciare il posto all’alba. Fu così che la centrale elettrica concluse questa prima discussione: “Abbiamo già fatto un buon lavoro. Ci rivediamo domani … sempre alle 2.”

10. Secondo giorno, riprende la discussione

“Eccoci di nuovo qua.” iniziò la centrale elettrica “Possiamo riprendere la discussione del

documento. Vogliamo partire dal problema della definizione di rifiuti pericolosi ? “ “No ! “

Questo secco “no” venne dai libri dal contenuto legale, che così proseguirono: “No, perché secondo noi c’è una questione preliminare da risolvere. Con le proposte che abbiamo votato, forse senza

rendercene conto, c’è la concreta possibilità che i rifiuti non esistano più ! “ Sull’edificio cadde un attonito silenzio.

Poi la centrale elettrica, consapevole della necessità di superare l’evidente situazione di sconcerto, riprese la parola: “Ma cosa vuol dire che non esistono più i rifiuti ? “

“Esaminiamo bene le nostre conclusioni” dissero i libri dal contenuto legale “Abbiamo deciso che un rifiuto è qualcosa che non può essere riutilizzato, recuperato o riciclato. E allora: c’è qualche

materia o qualche oggetto che non può essere riutilizzato, recuperato o riciclato ? La nostra conclusione provvisoria è che, almeno in linea di principio, ogni materia, ogni oggetto può essere

riutilizzato, recuperato o riciclato. Una conclusione basata sul fatto che abbiamo esaminato molte categorie di cosiddetti rifiuti e, per ognuna abbiamo individuato una possibilità di riutilizzo, recupero o riciclo. Se ce lo consentite vorremmo leggervi il documento che abbiamo preparato in

proposito, intitolato: IL RIFIUTO NON C’È PIÙ”.

“Leggete pure” disse la centrale elettrica

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11. IL RIFIUTO NON C’È PIÙ

Abbiamo già detto che materie ed oggetti che vengono riutilizzati non sono definibili come rifiuti.

Ma abbiamo anche detto che non lo sono quelli che possono essere recuperati o riciclati. Vediamo allora qual’è la situazione.

E’ noto a tutti che: - carta e vetro possono essere utilizzati per produrre nuovi oggetti di carta e vetro - gli oggetti metallici non riutilizzati possono essere avviati alle fonderie

- i materiali organici derivanti dalle attività alimentari, agricole, di giardinaggio, possono essere utilizzati per la produzione di compost

- tutti gli oggetti possono essere scomposti in parti diverse, omogenee dal punto di vista della composizione chimica, che possono essere oggetto di recupero differenziato - molti materiali possono essere usati come combustibili

E così via. Insomma tutto può essere riutilizzato o recuperato o riciclato.

E, se è così, allora i rifiuti non esistono più.

12. Breve discussione e passaggio ad altro Appena terminata la lettura del documento intervenne subito il magazzino materiali: “Mi sembra

che la prendiate un po’ alla leggera. Teoricamente sì, potete anche aver ragione: tutto può essere riutilizzato, dopo eventuali separazioni e trattamenti. Ma nella pratica le cose non sono così

semplici. Prendiamo ad esempio i fanghi degli impianti di depurazione. Non servono a niente e contengono pure sostanze pericolose.”

“Ma non abbiamo ancora affrontato il problema di cosa è pericoloso” obiettò l’olio usato.

“Forse effettivamente conviene lasciare da parte per il momento la drastica proposta dei libri dal contenuto legale:” suggerì la centrale elettrica “non è una decisione da prendere alla leggera. E allora affrontiamo dunque il problema di definire un rifiuto pericoloso.”

“Noi crediamo che un rifiuto debba essere classificato come pericoloso sulla base degli stessi

criteri utilizzati per classificare una materia o un oggetto come pericoloso” dissero le sostanze del magazzino chimico “E i criteri debbono dunque essere quelli contenuti nel sistema armonizzato di classificazione, cioè nel GHS e nel Regolamento CLP.”

“Siamo d’accordo.” dissero le sostanze del laboratorio di analisi “Ma vorremmo sollevare un

problema: gli esseri umani si sono inventati una strana norma in base alla quale non è consentito diluire un rifiuto pericoloso per farlo diventare non pericoloso. E a questo proposito anche noi abbiamo preparato un documento che vorremmo leggere.”

“Prego, fate pure” concesse la centrale elettrica.

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13. Vere dignum et iustum est, equum et salutare … diluire

Secondo gli esseri umani è vietato diluire una sostanza pericolosa, a meno che non siano rispettate tre condizioni: a) la diluizione sia effettuata da un soggetto autorizzato

b) l’impatto negativo della gestione dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente non risulti accresciuto

c) l’operazione di diluizione sia conforme alle migliori tecniche disponibili. Norma discutibile dal momento che una diluizione di una sostanza pericolosa non può che diminuire il livello di pericolosità, quindi (pur restando un mistero cosa siano le

“migliori tecniche disponibili” per la diluizione) non si capisce perché si debba autorizzare un’operazione che diminuisce il livello di pericolosità.

Quindi, secondo noi, quel divieto va abolito.

14. Approvazione della quinta proposta e della sesta proposta

Naturalmente il documento delle sostanze del laboratorio di analisi fu condiviso da tutti gli oggetti. E fu quindi approvata la quinta proposta:

Un rifiuto pericoloso può essere diluito al fine di renderlo non pericoloso.

“Bene” disse la centrale elettrica “E adesso, tornando al punto di partenza, possiamo concordare

sul fatto che un rifiuto è classificato come pericoloso se è classificabile come tale sulla base del Regolamento CLP ? “

“No” obiettarono i libri dal contenuto legale.

“E perché no ? “

“Perché il Regolamento CLP non comprende tutte le caratteristiche di pericolosità. Ad esempio il Regolamento CLP non prende in considerazione le materie infettanti e i materiali radioattivi che invece sono presi in considerazione nella normativa sul trasporto.“

“Vero” concordarono in molti

“E poi” proseguirono i libri dal contenuto legale “non c’è chiarezza sul limite inferiore di concentrazione di materie pericolose che determina la classificazione come pericolosi di rifiuti che

hanno certe caratteristiche di pericolosità. Infatti gli esseri umani, anche quando cercano di armonizzare le loro normative, dimostrano la loro incompetenza. Guardate il nuovo Regolamento

1357/2014, quello che introduce i nuovi codici HP, e confrontate le concentrazioni stabilite per irritanti e sensibilizzanti con quelle del Regolamento CLP ! ”

Seguì una breve discussione e, alla fine, fu approvata la sesta proposta: Un rifiuto è classificato come pericoloso se ha una o più delle caratteristiche di pericolosità

definite nel Regolamento CLP e/o è classificato come materia infettante o materiale

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radioattivo, nel qual caso si fa riferimento ai criteri delle Raccomandazioni ONU sul trasporto

di merci pericolose

15. Si va avanti ad oltranza ?

“A questo punto” riprese la centrale elettrica “dobbiamo prendere una decisione. Non manca ormai molto al sorgere del sole: e finora abbiamo sempre interrotto la discussione per riprenderla poi

alle 2 della notte per permettere a noi tutte/i di immagazzinare il calore del giorno e ridistribuirlo fra le nostre parti. Che facciamo ? “

Intervennero i libri dal contenuto legale: “La nostra è proposta è di rimandare alle 2 della prossima notte la discussione sul nostro documento IL RIFIUTO NON C’È PIÙ, e di proseguire sugli altri

argomenti. “ “Siamo d’accordo” dissero gli impianti di condizionamento “Se necessario, siamo disposti ad un

lavoro straordinario per garantire comunque, nei nostri limiti, un apporto di calore per supplire alla rinuncia alla ricarica giornaliera di calore che indubbiamente sarà limitata dallo sforzo di

partecipare e sostenere la discussione. “ “Se si decide allora di proseguire ad oltranza, naturalmente anch’io contribuirò allo sforzo

volontario degli impianti di condizionamento” asserì la centrale elettrica “Allora vogliamo proseguire sugli altri argomenti ? Se sì, chiederei alle apparecchiature elettroniche di illustrare la rimanente parti del documento “

“D’accordo, “ risposero le apparecchiature elettroniche “ma avendo ben presente che ci muoviamo

ancora nell’ipotesi che ci siano i rifiuti, pericolosi e non pericolosi.”

16. MA CHE … SONO UN RIFIUTO ? Parte quinta

Gli esseri umani hanno pensato che fosse giusto che ogni fase della gestione dei rifiuti (deposito, raccolta, trasporto, trattamento, smaltimento, ecc.) dovessero essere documentata.

Poi si sono resi conto di esagerare ed hanno, ovviamente, escluso da tale obbligo la produzione e il conferimento iniziale dei rifiuti urbani.

Successivamente si sono resi conto che forse anche alcuni rifiuti non urbani, detti quindi speciali (ma eguali in termini di contenuti a quelli urbani), potevano comunque essere assimilati agli urbani. E, in conclusione, hanno deciso che i rifiuti non urbani o non ad

essi assimilabili dovessero comunque rientrare nell’obbligo di documentazione.

Ma perché ? Perché documentare ? Per evitare che i rifiuti fossero dispersi illecitamente nell’ambiente ! Il che è un principio più che condivisibile.

Purtroppo gli esseri umani si scordano del fatto che loro sono, appunto, esseri umani, e quindi che sono abilissimi sia nello stabilire norme giuste e sacrosante (anche se

inutilmente complicate) sia nell’inventarsi modalità atte ad eludere le stesse norme.

Page 11: Le proposte  degli  oggetti sul  loro futuro come  rifiuti

E si sono pure scordati del fatto che più una norma è complicata ed onerosa e più alcuni,

non tutti, esseri umani si ingegneranno a trovare il modo di eluderla. Per questo riteniamo che ci si debba concentrare nella ricerca di modalità documentali

semplici e limitate. In concreto: - nessuna documentazione è richiesta finché il rifiuto permane nel luogo di produzione

(anche perché magari un oggetto considerato un rifiuto può, a seguito di una nuova valutazione, essere invece considerato come suscettibile di recupero, riciclo o

riciclaggio) - nel momento in cui un rifiuto esce dal luogo di produzione, e quindi viene trasportato, il detentore del rifiuto deve indicare nel documento di trasporto che fornisce al

trasportatore che l’oggetto del trasporto è un rifiuto, che il rifiuto ha certe caratteristiche (stato fisico, contenuto, quantità, eventuali caratteristiche di pericolosità) e che il

destinatario è quello che è - il destinatario deve inviare conferma della ricezione del rifiuto allo speditore - ovviamente quanto sopra non si applica ai rifiuti urbani e ai rifiuti assimilabili agli

urbani

Inoltre … Chi riceve i rifiuti, sia esso un impianto di trattamento o di smaltimento, e anche chi trasporta i rifiuti, deve essere autorizzato dall’autorità competente.

Tale autorità competente deve stabilire i criteri ai quali devono rispondere gli impianti e il trasporto di cui sopra.

Per quanto riguarda i rifiuti classificati come pericolosi devono inoltre essere rispettate, ove applicabili (la classificazione di pericolosità per il trasporto non coincide sempre

con quella del Regolamento CLP), le norme vigenti in materia di trasporto di merci pericolose.

17. Discussione e approvazione della settima proposta

I primi a chiedere la parola furono gli oggetti del deposito rifiuti. E la centrale elettrica dovette chiedere agli altri di fare silenzio perché la voce degli oggetti del

deposito rifiuti era molto flebile: infatti, dato il loro stato di abbandono, la loro capacità di ricevere la necessaria ricarica giornaliera di calore era molto limitata e solo a fatica riuscivano, quando era

proprio necessario, ad intervenire. “Già da tempo avremmo voluto esprimerci: ma abbiamo deciso di concentrare le nostre forze

limitate alla discussione del documento intitolato IL RIFIUTO NON C’È PIÙ. Tuttavia riteniamo importantissima la discussione sul problema della documentazione. Per questo chiediamo aiuto

agli oggetti dell’ufficio documentazione, delegandoli a farci da portavoce ed illustrare la nostra esperienza.”

“Ben volentieri” concordarono gli oggetti dell’ufficio documentazione “Anche perché siamo ovviamente direttamente interessati. Dunque: secondo gli esseri umani ogni rifiuto che viene

prodotto deve essere registrato con modalità e scadenze ben precise. E l’uscita dall’edificio dei rifiuti, così come il successivo trasporto, trattamento, smaltimento, ecc., tutte queste operazioni devono essere accompagnate dalla compilazione e trasmissione di documentazione. Col passare

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del tempo poi gli esseri umani hanno modificato più volte, e talvolta ulteriormente complicato, il

sistema documentale, introducendo o togliendo dettagli procedurali, modificando il campo di applicazione, ecc. Fin quando, decidendo di utilizzare su ampia scala le tecnologie informatiche,

hanno adottato il famigerato SISTRI … ma su questo lasceremmo volentieri la parola alle apparecchiature elettroniche.”

“Sinceramente” fu la risposta ”ne facciamo volentieri a meno. Del SISTRI è stato detto tutto il male possibile (e necessario) e riteniamo inutile spendere energia e parole per ulteriori commenti.

Preferiamo piuttosto proseguire la discussione sul nostro documento, almeno per la parte che riguarda la documentazione. “

Ebbe quindi luogo una discussione, a dire il vero un po’ fiacca. Le energie si stavano esaurendo. Ma si riuscì comunque ad arrivare ad approvare la settima proposta:

Nessuna documentazione è richiesta per il conferimento dei rifiuti urbani e dei rifiuti

assimilabili agli urbani.

Per gli altri rifiuti nessuna documentazione è richiesta finché il rifiuto permane nel luogo di

produzione.

Lo speditore del rifiuto deve indicare nel documento di trasporto che l’oggetto del trasporto è

un rifiuto, che il rifiuto ha certe caratteristiche (stato fisico, contenuto, quantità, eventuali

caratteristiche di pericolosità) e che il destinatario è quello che è.

Il destinatario deve inviare conferma della ricezione del rifiuto allo speditore

La documentazione può essere sostituita da supporti informatici.

Per i rifiuti pericolosi deve essere garantita la tracciabilità senza verificabilità dei percorsi

“Bene” concluse la centrale elettrica ”E adesso andiamo tutti a riposare. Ci rivediamo domattina alle 3, ricordando che domani è l’ultimo giorno utile e dobbiamo concludere. “

18. Inizia l’ultimo giorno con l’approvazione dell’ottava proposta

“Vedo che siete tutti ancora un po’ stanchi” disse le centrale elettrica “ma cerchiamo di fare

quest’ultimo sforzo. Dobbiamo affrontare la discussione sul documento IL RIFIUTO NON C’È PIÙ. Ma prima ancora sono rimaste in sospeso le ultime proposte del documento delle apparecchiature elettroniche, riguardanti le autorizzazioni e il trasporto. Su questo potremmo

chiudere velocemente, se approvate la loro proposta.”

Nessuna obiezione fu avanzata e così fu approvata l’ottava proposta: Chi riceve i rifiuti, sia esso un impianto di trattamento o di smaltimento, e anche chi trasporta

i rifiuti, deve essere autorizzato dall’autorità competente sulla base di criteri da essa definiti.

Per quanto riguarda i rifiuti classificati come pericolosi devono inoltre essere rispettate, ove

applicabili, le norme vigenti in materia di trasporto di merci pericolose.

“E adesso passiamo di nuovo alla la discussione sul documento IL RIFIUTO NON C’È PIÙ.” propose la centrale elettrica

“Noi avremmo una proposta” dissero i libri dal contenuto legale

“Prego”

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“Si tratta di questo. Abbiamo riesaminato il nostro documento intitolato IL RIFIUTO NON C’È

PIÙ. E lo abbiamo modificato, tenendo conto anche delle osservazioni che ci sono pervenute. Il nuovo punto centrale del documento è il seguente: anche se in prospettiva si potrebbe veramente

pensare che la parola rifiuto potrebbe essere cancellata dal vocabolario, almeno nell’accezione derivante dalla prima e dalla seconda proposta che abbiamo approvato, ci rendiamo conto che i tempi non sono ancora maturi. Per questo proponiamo alcune modifiche … ma a questo punto

preferiamo leggervi il documento che abbiamo preparato”

“Leggete pure”

19. E si arriva ad approvare la nona e ultima proposta

Ripartiamo dalla prima e seconda proposta approvate: un rifiuto è una sostanza od un oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione di disfarsi e che non viene avviato al riutilizzo, ove per riutilizzo si intende l’utilizzo a qualsiasi fine della sostanza o

dell’oggetto da parte del detentore o di qualunque altra persona od organizzazione, ivi comprese le operazioni di recupero e di riciclaggio, comunque definite.

Tenendo conto dell’attuale situazione proponiamo perciò che la definizione di rifiuto si applichi esclusivamente alle sostanze e agli oggetti che sono destinati alla discarica o

all’incenerimento. Contemporaneamente proponiamo che una sostanza od un oggetto di cui il detentore si

disfi o abbia l’intenzione di disfarsi e che non avviato al riutilizzo sia definito come “residuo”.

Proponiamo che anche per i “residui” si faccia una distinzione fra residui urbani o assimilabili agli urbani e residui non assimilabili agli urbani.

E infine proponiamo che lo speditore di residui (che, ovviamente, sono destinati al

riutilizzo) precisi nel documento di trasporto che si tratta appunto di residui, indicando il destinatario che provvederà al riutilizzo.

La discussione non fu molto lunga e fu quindi approvata la nona proposta:

Si definisce “residuo” una sostanza od un oggetto di cui il detentore si disfi o abbia

l’intenzione di disfarsi e che viene avviato al riutilizzo.

Lo speditore di residui deve precisare nel documento di trasporto che si tratta di residui,

indicando il destinatario che provvederà al riutilizzo.

“Bene, abbiamo fatto un buon lavoro” concluse la centrale elettrica “Ma c’è ancora molto da fare. Ho ricevuto richieste di discutere i criteri di classificazione del CLP, i metodi di prova, le concentrazioni limite, la definizione delle autorità competenti, ecc. Ma per oggi direi che basta. E

speriamo che gli esseri umani ci diano ascolto. Grazie a tutti …”

L’edificio fu scosso da un tornado di applausi, consensi, urla, fischi di approvazione (o meglio dal loro equivalente nel mondo degli oggetti).

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E poi fu di nuovo silenzio.