le radici della partecipazione_mendola giovanni

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Magistrale in Pianificazione e progettazione della città e territorio Corso in Radici, teorie e modelli della pianificazione territoriale Prof. Arch. Giancarlo Paba Le radici della partecipazione Studente Mendola Giovanni Luca Matricola: 5014032 Anno Accademico 2009 - 2010

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Page 1: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA’ DI ARCHITETTURA 

Magistrale in Pianificazione e progettazione della città e territorio     

Corso in Radici, teorie e modelli della pianificazione territoriale Prof. Arch. Giancarlo Paba 

 

Le radici della partecipazione

Studente Mendola Giovanni Luca

Matricola: 5014032

Anno Accademico 2009 - 2010

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INDICE  CAPITOLO 1 Definizioni 1.1 Democrazia e partecipazione; 2 1.2 La scala della partecipazione di Arnstein; 3

Il potere ai cittadini

CAPITOLO 2 Pianificare dal basso 2.1 La città a scala d’uomo; 5

Il tessuto sociale 2.2 Il ruolo della società per i bambini e per l’ambiente; 6

La partecipazione per bambini e ragazzi Principi di sostenibilità

CAPITOLO 3 Christopher Alexander  3.1 Christopher Alexander 8 3.2“A Pattern language” come modello

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3.3 - Il modello scientifico ed il processo di partecipazione 11 CAPITOLO 4 Giancarlo De Carlo 4.1 Giancarlo De Carlo 12 4.2 Un progetto a scala di quartiere: il villaggio Matteotti di Terni 13 CAPITOLO 5 Diritto alla partecipazione 3.1 Cenni sul caso di Firenze 15

Dall’alluvione del 1966 alla Legge Regionale n°69 del 2007 Articolo 1 - Principi

CAPITOLO 6 Conclusioni  6.1 Identità e città: un sopralluogo per il tessuto sociale di Palermo; 17

Il sopralluogo Dall’immaginazione alla realtà

6.2 Le periferie e la società nella città contemporanea 19  CAPITOLO 7 Conclusioni  7.1 La prospettiva per un’auto-costruzione 20 BIBLIOGRAFIA, DOCUMENTI E SITOGRAFIA 22

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CAPITOLO 1  

Definizioni  1.1 – Democrazia e Partecipazione Secondo lo studioso Ernest R. Alexander nel libro “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” esistono diversi tipi di pianificazione una delle quali a differenza di altri tipi di pianificazione non dipende dal potere di regolare azioni ma dalle indicazioni di soggetti esterni al progetto, essa è la pianificazione indicativa. Ad esempio la pianificazione allocativa e di sviluppo dipende dal potere di allocare risorse. La pianificazione indicativa dipende dal potere di persuasione: la persuasione di solida informazione e analisi, di proiezioni fondate di tendenze e previsioni di condizioni future, di scenari futuri attraenti e di strategie alternative e di criteri valutativi coi quali si giudica il piano. Questi piani confidano nel potere della persuasione per influenzare le decisioni di imprese, organizzazioni o famiglie. La partecipazione di importanti interessi come la Camera di Commercio, le istituzioni finanziarie locali e gli appaltatori, sindacati organizzati, le organizzazioni di quartiere, i gruppi volontari che rappresentano ideologie e interessi specifici e i cittadini in genere, possono essere essenziali per l’accettazione ed il successo del piano.1 La pianificazione indicativa è la più utilizzata in pianificazione, permette di partire dal basso avendo nel quadro progettuale la partecipazione intesa come carattere distintivo della comunità, la modalità con cui la comunità si autogoverna ed assume le proprie decisioni, lo strumento con cui pianifica e prefigura il proprio futuro2. Il termine “partecipazione” si riferisce generalmente ai processi di condivisione delle decisioni che riguardano problemi di quotidianità delle persone cui si riferisce. Praticando la partecipazione, si fa anche pratica di lavoro di gruppo, di regolamentazione, di critica e di proposta e si scopre l’altra faccia del diritto, che è la responsabilità; e questo porta alla cittadinanza consapevole e democratica. Sorge spontaneo un piccolo sorriso quando si parla di democrazia in Italia, come anche in altri paesi del mondo. Come cantava Giorgio Gaber “la libertà è partecipazione”, essere liberi vuol dire, in un certo senso, vivere in uno Stato che garantisca la libertà ed avere la capacità di sfruttare la propria. La difficoltà di racchiudere il termine "democrazia" in una definizione che sia sufficientemente esaustivo, è da attribuire alle contraddizioni prodotte dalle teorie sviluppate nel corso della storia. Etimologicamente 'demokratia' coniato venticinque secoli fa in Grecia, definisce un sistema di governo basato sulla libertà, sull’uguaglianza dei cittadini, sul rispetto per la legge e la giustizia, in cui «il demos deteneva il potere sovrano, cioè la suprema autorità di esercitare le funzioni legislative e giudiziarie»3. La storia ci insegna che quando in un determinato territorio, sussiste fortemente una crisi, la società è portata ad unirsi in gruppi per cercare di migliorare il proprio status e risolvere problemi vitali. Prendendo ad esempio gli attivisti ed i sindacalisti del dopoguerra italiano, si nota come la ricerca continua del senso democratico e partecipativo nel modo di agire era assai vivo, si recavano di casa colonica in casa colonica, organizzando assemblee serali, trasformando le veglie in occasioni di incontro politico. Un sindacalista ha ricordato successivamente i vantaggi straordinari di queste riunioni: “In queste grandi cucine che molte case coloniche avevano tu avevi la presenza della famiglia al completo: dei giovani delle donne, del capofamiglia e di altri familiari. S’avea delle assemblee che era una partecipazione più numerosa ed era una più facile partecipazione anche al dialogo da parte di questa gente, perché in quel periodo c’era una certa timidezza, all’infuori di quelli diciamo 1 Ernest R. Alexander, “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” a cura di F.D. Moccia, CLEAN Editore, 1986.pag. 105 ; 106 2 G. Fera, “Comunità, urbanistica, partecipazione. Materiali per una pianificazione strategica comunitaria” Franco Angeli 2008; 3 Cit. Held D, (1997), p. 32 (http://www.eddyburg.it/filemanager/download/196/106%20CRinzafri%20TESI.pdf)

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In conclusione, Arnstein afferma che la partecipazione smette di essere un "rituale vuoto", privo di senso, per assumere una dimensione non formale, quando il popolo non è manipolato e non è dipendente dai funzionari per la determinazione degli esiti. Un processo di pianificazione e i suoi risultati sono nel pubblico interesse se tutti i gruppi coinvolti hanno avuto accesso al processo di pianificazione e sono stati coinvolti nel prendere le decisioni rilevanti. Da quando la pianificazione locale venne istituzionalizzata la partecipazione è stata invocata per dare alla pianificazione la qualità del “processo dovuto”7.

7 Ernest R. Alexander, “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” a cura di F.D. Moccia, CLEAN Editore, 1986

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CAPITOLO 2 

Pianificare dal basso  2.1 - La città a scala d’uomo Il tessuto sociale In molte nostre città cresce sempre più il grado di violenza, non si può non parlare dell’autunno del 2005 a Parigi esplose una rivolta nel dipartimento della Seine-Saint-Denise, propagandosi poi per circa 200 città francesi; a seguito di questo avvenimento, recentemente una rivolta nelle povere periferie di Parigi si dilaga con fiamme e feriti8. Le periferie urbane italiane non sono da meno da Scampia a Napoli e dallo Zen a Palermo, a Corviale a Roma. Si ci domanda cosa stia succedendo ai contorni delle nostre città storiche. Italo Calvino nel suo splendido libro “Le città Invisibili” parla di una città attorniata di immondizia; va sicuramente crescendo sempre di più nei nostri panorami. Dove le situazioni sono lontane dall’avere trovato un soluzione, la Caritas insieme alla Facoltà di Sociologia Università Cattolica di Milano, ha svolto una ricerca sui quartieri degradati di dieci città del nostro Paese. Di questi cinque sono periferie in senso geografico: Begato a Genova, Scampia a Napoli, San Paolo a Bari, Librino a Catania e lo ZEN a Palermo; altri cinque pur non essendo lontano dal centro risultano essere corpi estranei alla città9, a motivo del loro degrado sociale. È nato un nuovo modo di concepire l’abitare, in seguito allo smembramento del territorio ed al massiccio arrivo di immigrati e dalla crescente divaricazione tra ricchi e poveri. Interi quartieri sono ormai ridotti a veri e propri “dormitori”. È una situazione molto preoccupante, dove gli scopi principali dell’architettura cessano di esistere per dare posto a soluzioni abitative per gli sfollati ex carcerati e tanti altri che hanno avuto e continueranno ad avere dei problemi con la società. Dare speranza e tutto l’aiuto possibile sembra la soluzione più plausibile; la speranza che molte associazioni e comunità autogestite danno ad altri nel proprio spazio vitale, l’aiuto pratico e strutturale che non danno molti comuni occupati in altri tipi di missioni; insomma, l’unica cosa da fare non resta che partire dal basso e ricominciare da capo ( non abbattere e ricostruire). Una delle soluzioni sembra quella di avvicinare il più possibile la forze pubbliche a quelle private. Si è reso per l’appunto necessario individuare e promuovere un alternativo approccio progettuale e comunicativo la pianificazione partecipata e condivisa che prevedesse la collaborazione dei cittadini alla costruzione di politiche pubbliche, in particolare urbanistiche. Negli ultimi anni, queste pratiche "innovative" stanno diventando sempre meno sporadiche, grazie anche all’iniziativa di alcuni istituti culturali (come l’INU) e universitari (come il "Laboratorio Ombrello" dello IUAV e il "Laboratorio di progettazione ecologica degli insediamenti" dell’Università di Firenze) che hanno sollecitato un dibattito costruttivo attorno a questi temi, e incoraggiato l’attuazione di processi di partecipazione nelle politiche urbane, come confermano le numerose rassegne sulle esperienze partecipative presenti nella letteratura di settore.

8 PARIGI- Un bilancio parziale e provvisorio dei violenti disordini iniziati il 27 ottobre 2009 nella periferia povera di Parigi e che si sono aggravati nel corso dei giorni successivi, in base ai dati forniti quotidianamente dalle autorità francesi. VITTIME - Alcune decine di feriti leggeri tra abitanti, poliziotti e vigili del fuoco. VEICOLI INCENDIATI - Sono circa 3.500, la maggioranza dei quali nella regione parigina. PERSONE FERMATE - Oltre 800 i fermati, la maggior parte dei quali giovani. Il più piccolo ha solo 10 anni. CONDANNE - Una ventina di adulti sono stati condannati e pene detentive (massimo un anno), nella regione di Parigi.FORZE DELL' ORDINE - Sono stati dispiegati 2.300 poliziotti anti-sommossa, appoggiati da sette elicotteri nella sola Parigi . cit.speranzaerivoluzione.spaces.live.com 9 Aggiornamenti Sociali a cura di Bartolomeo Sorge – Editoriale gennaio 2007

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2.2 – Il ruolo della società per i bambini e per l’ambiente La partecipazione per bambini e ragazzi In una società in cui il concetto di democrazia è legato all’estensione della possibilità dei suoi cittadini di esercitare attivamente la propria cittadinanza, i più giovani (bambini e ragazzi) dovrebbero avere occasioni di partecipazione. Il livello di partecipazione che i bambini e i ragazzi possono avere nei processi che li riguardano è argomento di grande discussione. Alcuni intendono i bambini come i “salvatori" della società, purtroppo oggi la diminuzione del tempo libero e del gioco è un prodotto della nostra società industriale. A volte risulta impossibile educare ad una buona educazione civica, se si è figli di un’epoca malata non si può essere altro che contaminati da modi e stili di vita irrazionali e senza regole. Ci sono invece una moltitudine di esempi di auto-organizzazione di bambini e ragazzi, senza alcuna mediazione da parte degli adulti ad esempio capanne costruite sugli alberi, di giochi organizzati insieme, dove ci sia partecipazione e coinvolgimento emotivo. “Se ai bambini si riescono a porre nei giusti termini i vari livelli di un progetto che li coinvolge (e trovare questi “giusti termini” è compito degli adulti!), essi potranno dimostrare competenza. Il coinvolgimento infatti genera motivazione, che genera competenza, che di nuovo aiuta la motivazione stessa per ulteriori progetti”10. La partecipazione, si insegna in primo luogo con la pratica, per questo ha senso parlare di partecipazione anche per i bambini, sempre che si tenga presente i loro quotidiani compiti. Principi di sostenibilità Premessa: Il localismo La parola sviluppo a volte sembrerebbe prendere significati differenti, dipende molto dagli accoppiamenti che ha il vocabolo con altre parole; l’idea dello studioso Serge Latouche in riferimento allo sviluppo- sostenibile, sta in una contraddizione in termini di accumulazione del capitale con tutti gli effetti positivi e negativi che conosciamo: concorrenza senza pietà, saccheggio sfrenato della natura. E questo nocciolo duro che tutti gli sviluppi hanno in comune è legato ai “valori” di progresso, di universalismo di controllo alla natura, di razionalità quantificante. Questi valori sono legati alla storia dell’Occidente, e hanno ben pochi riscontri nelle atre società animiste che, ad esempio, non condividono la fede nel controllo della natura. Lo sviluppo realmente esistente può essere definito come un processo che porta a mercificare i rapporti tra gli uomini e tra gli uomini e la natura. Lo scopo è sfruttare, valorizzare, ricavare profitto dalle risorse naturali ed umane. L’armonia naturale dei diversi interessi11. Indubbiamente, tanto la mondializzazione quanto il dopo-sviluppo ripropongono la questione del locale. <<Localismo> > costituisce un elemento fondamentale di qualsiasi soluzione alternativa allo sviluppo e alla mondializzazione, peccato che venga accoppiato alla parola <<sviluppo>>. In Francia negli anni settanta già si diceva che le strade costruite a caro prezzo, con i fondi dei dipartimenti destinati a sostenere gli agricoltori, con il pretesto di far uscire dall’isolamento le zone rurali, in realtà servivano all’ultimo agricoltore a traslocarsi in città e al primo parigino installarsi nella fattoria liberata e trasformata in casa di campagna. E lo stesso è accaduto in molti altri paesi. La crescita di sistemi locali che risponde a logiche globali non può essere chiamata sviluppo locale, e sicuramente non corrisponde ad una rivitalizzazione del tessuto locale, a un “progetto locale”12.

10 The Partecipation Ladder - Roger Hart 11 Cit. di Serge Latouche 12 Cit. Serge Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa, Torino 2005, Editore Bollati Boringhieri

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I diversi studi effettuati sul problema in Italia, riportano all’approccio territorialista13, il quale persegue le forme di sostenibilità territoriali, economiche, sciale e politica, e assume come elemento chiave della sua azione la promozione di sviluppo locale ed autosotenibile, dove il termine “locale” vuole mettere in evidenza la valorizzazione delle risorse territoriali e l’identità di un luogo, mentre per “auto sostenibile” si indica la ricerca di regole insediative, e gli equilibri a lungo periodo tra ambiente naturale, costruito e antropico14. Agenda 21 locale Agenda21 locale è un programma intrapreso dall'Onu (Organizzazione Nazioni Unite) nel 1992 e dedicato allo sviluppo sostenibile, nel programma si è determinata la pianificazione completa delle azioni da intraprendere, a tutti i livelli di governo e di amministrazione del territorio, da quello mondiale a quello comunale in ogni area e in ogni attività in cui la presenza umana ha impatti sull'ambiente15. Il riferimento al ventunesimo secolo connota Agenda21 come un piano d’azione per lo sviluppo sostenibile da attuarsi nel corso del secolo. L'esecuzione dell'Agenda 21 è stata programmata per includere interventi a tutte le scale, a livello internazionale, nazionale, regionale e locale. In alcuni stati le autorità locali hanno preso iniziative per la realizzazione del piano localmente, come raccomandato nel capitolo 28 del documento. Questi programmi locali sono noti come 'Local Agenda 21'.16 La sua forma partecipativa prende spunto dal “Forum” di Agenda 21: uno strumento di partecipazione per la definizione di politiche di sviluppo sostenibile a livello locale. Coinvolge tutte le organizzazioni e i soggetti interessati ai problemi della realtà sociale, culturale, ambientale ed economica del territorio. All'interno del Forum i partecipanti hanno uguale importanza e possibilità di intervento. Il Forum ha funzione di validazione dei Piani di Azione e delle proposte elaborate dai Gruppi di Lavoro o da singoli stakeholders e partecipanti. Gli stakeholders sono tutti gli interessati agli interessi per il rispetto a un determinato argomento che agisce sul territorio. Possono essere: Enti e aziende pubbliche e private, comunità scientifiche ed accademica, associazioni, imprese, ordini professionali; rappresentanti dei lavoratori, istituzioni religiose; le circoscrizioni del Comune, le commissioni consiliari del Comune e singoli cittadini. Unico scopo diventa risolvere i problemi legati all’ambiente antropizzato e non, traducendo gli aspetti ambientali e trasformandoli da complessi in comprensibili, ad esempio sapere quanti rifiuti ciascuno di noi produce annualmente, o quanta acqua potabile consumiamo/sprechiamo. Capire quale sia l'andamento nel tempo di questi consumi, ci consente di capire quale sia il nostro contributo personale nei confronti dell’ambiente. Sapere che esiste un problema è il primo passo per risolverlo. Bisogna infine avere una visione della sostenibilità sotto tutti i suoi aspetti economici, sociali e ambientali in modo che porti lo sviluppo verso obbiettivi condivisi, attraverso le molte forme possibili di protagonismo delle persone e delle comunità17. In una visione più globale del problema possiamo quindi dire che non basta soltanto studiare un passato ed un presente ma bisogna avere una proiezione rispetto ad un futuro18, un futuro che possa essere eco-sostenibile e più attento alle generazioni future.

13 La scuola territorialista è nata all’inizio degli anni ’90 in Italia di alcuni professori e ricercatori di urbanistica e sociologia: A. Magnaghi (Università di Firenze), G. Ferraresi (Politecnico di Milano), A. Peano (Politecnico di Torino), E. Trevisiol (IUAV), A.Tarozzi (Università di Bologna), E. Scandurra (Università di Roma ‘La Sapienza’), A. Giangrande (Università RomaTre), D. Borri (Università di Bari) e B. Rossi Doria (Università di Palermo). 14 Riferimento a Magnaghi A., Il territorio dell’abitare, Franco Angeli, Milano 1990. 15 Per la consultazione integrale riguardo agli ambiti del programma di Agenda21 locale si riporta al capitolo 28 di A21locale. “INIZIATIVE DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI A SUPPORTO DI AGENDA 21” 16 http://it.wikipedia.org/wiki/Agenda_21 17 In riferimento all’approccio territorialista; A. Magnaghi, G. Paba. 18 http://www.comune.modena.it/a21/ - Sito del Coordinamento Italiano Agende 21 Locali

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anti per i pretto consid

tutto alla fin

to, o perch

ei pattern drali, spazia

spalle vuoti indispersione

el nostro suolorelli; A Patte

iente in cuiutti i livelli,niversity of

el suo uso:ne. I patternnecessità dio e limitare,anee fino aesigenza di

mo invasivo,strutturale e

a soluzioneun interventoi di patternC.Alexander.progettazione

L’università21.

descrivedei patternn processocapitolo diLanguage”linguaggiosoggetto"

nguage forg. 35 - 11).

mplici:

egliere, deiquelli più

roblemi delderato che

ne del testo

hé sono già

a utilizzareli ecc.) che

nedificati, cheed estensione

o. ern Language

i , f

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e o n

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i ù l e

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e

Page 11: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

devono inSecondo Atrasformazpoter verisuccessive Un esempiNell'illustrconsidera Pasadena, creare una e spazi vertramite unpossibile d1. Realizza2. Decidetdell'intorno3. Decidete4. Calcolat5. Localizz6. Decidete7. Rifinite 8. Disegna9. Division10. Posizio11. Proget Figura 5: Alc

22 da The Nat23 Fausta Msostenibile

ntercorrere tAlexander lzione nelle sficare prat.

io di sequenrazione sottoesclusa da in Californguida per l

rdi con densna sequenzada parte degate una mapte l'organizo e del vicine l'organizzte i paramezate il parche la localizzla forma de

ate nel dettane degli apponate e datettate nel det

cuni passi del

ture of Order.ecarelli; A Pa

tra i patterle sequenzestrutture, quticamente o

nza incremeostante sonoogni contr

nia, dove erl'abitante e sità relativaa generativagli abitanti eppa del contzzazione banato; zazione baseetri numericheggio e l'aczazione dellel giardino iaglio i parchpartamenti; e forma alletaglio il gia

lla sequenza in

.The Process oattern Langu

rn per assic generativeuali quelle uogni pattern

entale o raccolti aladdizione,

ra presenteil progettist

amente bassa costituita e progettistitesto e dell'iase del pro

e e la posizii; ccesso autol'impianto din relazioneheggi;

e entrate delardino23.

ncrementale

of Creating Liage (Christop

10

curare al pe sono la curbane; Alen, consente

lcuni passi d(backtrack un netto deta per la reae. Per far cda undici

i22. Gli undiintorno; ogetto e lo

ione del gia

o; dell'edificio e all'edificio

ll'appartam

ife, ChristophpherAlexande

progetto unhiave per i

exander sostendo la su

di una seque- free), dis

egrado. L'obalizzazione ciò è stato d

passi, con ici passi del

o spazio es

ardino princ

e definite lao ed ai giard

ento;

er Alexander er, 1977) Com

no sviluppoil buono ristiene che laua adattab

enza incremsegnata perbbiettivo dedi nuovi ed

definito un lun minimo

lla sequenza

sterno per

cipale;

a forma di mdini adiacen

pag. 307-311 municare i pr

o coerente sultato dei a sequenza bilità ad o

mentale, cher un'area deel lavoro erdifici che ablinguaggio do di re-intera sono:

migliorare

massima denti;

rincipi della p

nel tempo.processi diconsente di

osservazioni

e Alexanderella città dira quello dibbiano cortidei pattern,rpretazione

e i progetti

i volumi;

progettazione

. i i i

r i i i

e

i

e

Page 12: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

11

3.3 - Il modello scientifico ed il processo di partecipazione Si può sottolineare il fatto che questo modello scientifico nato alla fine degli anni ‘70, ha avuto e continua ad avere l’intensione di stravolgere i classici meccanismi di progettazione a tutte le scale; nei vari campi, è importante scegliere un’angolazione precisa, nella parte finale del lavoro, prendere in seria considerazione l’ambiente in cui si vive, e maturare nel tempo la procedura progettuale in ogni campo d’ applicazione, in modo dà approfondire sempre di più l’approccio scientifico e non dare nulla al caso. Alexander è uno dei principali ricercatori aspiranti a “rimodellare” il mondo e le leggi umane che lo governano, secondo principi ed argomenti che possono essere oggi riconosciuti come sostenibili24. Bisogna dire che una delle tendenze dell’“azione sostenibile” è quella di integrare i diversi aspetti ambientali, urbanistici, sociali, economici e funzionali, tutto questo attraverso l’individuazione delle linee di sviluppo locale e delle strategie in atto, col supporto della partecipazione di tutti gli stakeholders locali25. Il principio della partecipazione degli abitanti è infatti un elemento basilare per la concretezza delle strategie e dei progetti di recupero, per individuare con precisione quali siano le problematiche più gravi ed urgenti e le reali necessità locali sfruttando le conoscenze contestuali di chi vive quei posti ogni giorno, ma anche perché diviene possibile sostenitore di un nuovo senso di comunità, identità, consapevolezza ed appartenenza26.

24 I casi di applicazione dimostrano come il dettaglio del metodo porti a soluzioni progettuali sostenibili, si veda ad esempio i Pattern bioclimatici. 25 Milena De Matteis, Riqualificazione sostenibile e partecipata delle periferie: nuove proposte processuali e progettuali nelle teorie di C. Alexander ed applicazione al caso studio Quartaccio, Roma, Tutor Alessandro Giangrande (www.tesionline.it) 26 Sul tema della rinascita della “comunità” si veda ad esempio Z. Bauman“Voglia di Comunità”, Laterza 2001

Page 13: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

«Per uscirepartecipi aiarchitettonicome cambcomprensibche non serdalle viscospartecipare 4.1 - Gian Figura 6 : Gian

rappresentascioglimenfunzionalis “Dalle teoriconosce responsabi Dal 1976 ae Urbanistiperiodo forete di relaeuropeo. I partecipaziconoscenzarivista “Sptra i primi fasi di procompiute d

27 Nativo delper abitare”. Il suo Vers umodifiche, b28 Sulla tema“vecchi” razi29 http://www

e dalla sterili processi dica si interrobiare le co

bile, assimilarve una teorisità dell’aut

e. »

carlo De C

carlo De Carlo

ante per l’nto dei CIAste di Le Co

orie razionautile e p

ilità della zo

al 1978 si deica, un prognda rivista azione createmi tratta

ione, il riusa e trasformazio e Sociea sperimen

ogettazioneda Giancarl

lla Svizzera, LL.C. viaggiò

une arhitecturisognava acce

atica della rottuionalisti. P.Diw.darc.benicul

le situazionedi trasformazoghi su comeoncezioni, i

abile: e cioè fia della parttonomia e a

arlo

Nato a si laureUniverapre unUno internasecolo,modernCIAM

’Italia, ed AM, che oporbusier27.

aliste sono progressivo onizzazione

edica alla crgetto sul con“Spazio e S

atasi col Teati dall'ILAso, la letturmazione. Getà”, che Gintare ed app. Per quan

lo De Carlo

Le Corbusier in Germania

re divenne subettare le formeura dal Movimi Biaggi , I Clalturali.it

CA

Gian

e di isolamenzione delle ce rendere l’ai metodi e flessibile, adtecipazione ma confrontars

Genova neea in ingegrsitario d'Arn proprio st

degli arazionalment delle vic

no. Dal 19(Congressiè stato un

però la prim

emersi i lper tratta

e che, dopo

reazione denfronto e laSocietà” atteam Ten e &UD sono ra del conte

Gli stessi temiancarlo Deplicare in a

nto concerno, si può dir

era un intellee Olanda ed ebito un testo e da loro impomento modernassici dell’urb

12

APITOLO

ncarlo De C

nto in cui sicittà e dei t

architettura igli strume

dattabile, sigmentre invecrsi con gli i

l 1919, nel gneria nel 1rchitettura dtudio a Milarchitetti ie. Osservat

cende archi952 al 196i Internaziono dei fonma vera ro

limiti: nellaare la resaver rinvigo

ll’ ILA&UDa collaboraztraverso la garantendoanche que

esto e la “pmi vengonoe Carlo dirigarchitettura ne le innumre che lo po

ettuale razionaera ben noto asacro. Nei su

oste. no e le ormai dbanistica mod

O 4 

 Carlo 

i trova l’arcterritori ma intrinsecameenti dell’arcgnificante in ce occorre l’enterlocutori

1939 si iscr1943, nel 1di Venezia dano, città intaliani pitore e testimitettoniche 60 è stato monali di Arndatori del ottura con i

a traslazionsidenza, siorito l’urba

D, Laboratozione di conquale per p

o una alternlli dell'elab

progettaziono affrontati ge dal 1978 la partecip

merevoli oportano ad un

alista. Le casea tutti i conveguoi progetti no

diverse opinioderna, Donzell

hitettura, è è anche imp

ente partecipchitettura pogni sfaccetenergia creareali che s

rive al Polit948 riprend

dove si lauren cui moriràiù conoscmone di prie urbanist

membro derchitettura Team Ten

il Movimen

ne dell’appri sono insanistica, l’ha

orio Internantesti culturapiù di vent'anativa nel sborazione tene tentativa

e diffusi ial 2000, anazione da ppere, architn livello non

e che progettagni, congression era consen

oni di De Carloli Editore, 200

importante cmportante chpabile; o, in aperché diventtatura. Dunqativa necessasi vorrebber Giancar

tecnico di Mde gli studiea nel 1949à il 4 giugnciuti e imo piano, tiche del Mel gruppo iModerna), n, formatosnto modern

roccio, chesinuate inefa logorata”

azionale di Aali diversi, nanni manterscenario arceorica di Da”29 come sin altre direnno di chiusparte degli utettoniche en classifica

ava le chiamavi, simposi e tantito al cliente

o riguardo alle02; pag.244

che la gentee la culturaaltre parole,nti limpida,que io credoaria a uscirero indurre arlo De Carlo

Milano dovei all'Istituto

9 e nel 1950o del 2005.apprezzatiper mezzo

Movimentoitaliano deidi cui era

si dopo lono e le tesi

e De Carloefficienze e”28.

Architetturanello stessorrà attiva lachitettonico

De Carlo: latrumenti diezioni dallaura. È statoutenti nellee letterarie,abile, che lo

va “macchineavole rotonde.e di apportare

e idee dei

e a

o e a o

e o 0 . i o o i a o i

o e

a o a o a i a o e ,

o

e . e

Page 14: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

distingue dell'architeproprie ideesempio ilComunistasperava di In continuscrivendo uEra un’ arcuna buonaqualità dell[…]“per cagente dentrdi architett

Figura 7 : schizz

4.2 Un pro Figura 8 : Villag

30 “Conversa31 Franco Bu

da altri ettura italianee. Per ques Piano Reg

a, che era sstringere al

ua lotta e launa serie inchitetto chea architetturla vita e nonapire le suero che si mutura”[…]31.

zzo di G. De Carlo

ogetto a sca

ggio Matteotti, T

azioni con Giauncuga in“Con

architetti, na, non è msto motivo hgolatore di Rstato intimidlleanze. avoro, ha c

nnumerevolee amava prora debba con formalizze architetturuova, quellDe Carlo,

avere dell’immovimsicura "...la ldi unasenso allo stradicecosì psignifisi attoun rincose..

o

ala di quart

Terni

ancarlo De Carnversazioni co

aveva unmai sceso a c

ha dovuto rRimini elimdito dalla v

continuato ae di articoli

ogettare in fuoincidere coarsi ad una re bisogna pa stessa chedopo le innlavorato pe

mmagine dmenti o altamente unic

liberazione da geometriache ho cont

tesso tempo ee dei miei pepenetrata neficato a tutteorcigliano innnovato inter Da Conversaz

tiere: il vill

rlo” di Francoon Giancarlo D

13

personalitcompromesrinunciare a

minato per vviolenta rea

ad elaborare saggi.

funzione delon la realizsemplice ar

percorrerle e di solito vnumerevoli er mezzo sedel Team Tetro, la voglco.

dai vincoli da complessa tinuato a proe ho cercatoensieri: la foella sostanz

e le sue corrin torri, pennoresse per il

zioni con Gianc

laggio Matt

A Terni, ptra il 196un’esperiemolta eneprocesso dinterminabdiscutere, interaziondice: diffipoi sgorgocaso fu l’che vivevcomposiziomogeneaabitanti c

o Buncuga, edDe Carlo”

tà che lo si che potev

alla realizzavolontà dellazione delle

re progetti

lla gente chzzazione di rchitettura c; perché sia

viene allontaesperienze

ecolo non sien, non tenlia di lavor

della gloriosasi sono inc

ogettare tene di farle conf

orma architeza del problispondenze"oni, in sceltelinguaggio,

arlo De Carlo”

teotti di Te

per la proge69 e il 197enza di paergia ma codi partecipabili e inizimostre do

ne con i futuidenti all’ino creativo iunico perch

va grazie aione di cla, una cosciche si pred

ditore Elèuthe

rendeva vano modifazione di mol’apparato be forze eco

geniali e in

he vive i luospazi di lib

che evidenzano <<belle>anata al mosvolte in It

vantava dentava certo rare verame

a statica poscontrate. L'iendo conto dfluire in que

ettonica depulema da div

"; le forme de "stilistiche

penetrando

di Franco Bunc

erni

ettazione de74, Giancarartecipazionn risultati m

azione si prative per c

ocumentarieuri abitanti dnizio a un cinarrestabilehé “Terni eall'industria lasse definienza di cla

disponevano

era, 2000, pag

scomodo ficare la coeolti progettiburocratico nomiche co

n continua

oghi, credevbertà”.30 Mia solo volu

>> hanno bisomento delletalia e all’e

ei suoi modedi creare sente bene,

sitivista e laincontro è adi tutte e dueella che è semurata da dicventare capadel progetto s" ricercate e

a fondo la

cuga, editore E

el complessorlo De Carne diretta cmolto intererevedevano chiarire i pe, continua del quartierecerto punto e. Non negera ancora u

siderurgicanita, una passe ancora o a vivere

8

nell'ambitoerenza dellei, come perdel Partito

on la quale

evoluzione

va che “fareMigliorare la

umi. sogno dellae fotografie

estero, dopoelli o anchecuole, stili,lo rendeva

costruzioneavvenuto nele le direttricimpre stata lahiarazioni èace di daresi liberano ee inusuali, in

realtà delle

Elèuthera, 2000

o Matteotti;rlo affrontòcostandogliessanti. Neldiscussioniroblemi dapresenza ee, De Carlofiduciosi e

ga che, qualuna societàa, con una

popolazionesolida. Glinel nuovo

o e r o e

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a e o e , a

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; ò i l i a e o e l à a e i o

Page 15: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

14

insediamento avevano una concezione comune dell’abitare, avevano più o meno lo stesso reddito e lo stesso stile di vita. Partecipare alla progettazione delle proprie case era costruire un destino comune in uno spazio condiviso32. Il progetto ben riuscito, dice De Carlo in un intervista rilasciata a Marco De Michelis durante la Triennale di Milano del 1995, dà un ruolo rilevante alla partecipazione, anche se il contributo degli abitanti è stato marginale. “Esisteva sicuramente un aspetto romantico, sentimentale, una quota di speranza e di illusione in quelle esperienze. […] Le cose sono cambiate dal tempo dell'esperienza di Terni ad oggi, e certamente le esperienze di partecipazione del passato non sono replicabili, in modo meccanico. La città è oggi un congegno diverso e più complicato: un congegno fisico diverso, un congegno politico e sociale diverso” 33. L’aspetto politico di Gian Carlo De Carlo rimane una sorta di scelta obbiettiva delle azioni, ne anarchica ne strettamente legata alla correnti politiche, ciò non significa che la posizione di De Carlo sia estranea a un orientamento politico della società, ma i motivi di maggiore interesse e gli spunti di riflessione più pertinenti, rispetto al tema della partecipazione, si colgono a partire dal suo modo di intendere e di fare architettura. Così l’esperienza del villaggio Matteotti a Terni assume un valore esemplare e istruttivo non solo per gli esiti che ne derivarono, ma perché permette di vedere De Carlo all’opera con una forma partecipata di progettazione, di fronte ai dilemmi, agli imprevisti e alle potenzialità che un processo partecipato può sollevare per un progettista. Ne emerge una figura che si avvicina al profilo di “progettista integrato”, come esperto capace di portare a sintesi le dimensioni tecnica, politica, sociale e interattiva del progetto d’architettura.34 La multidisciplinarietà in pianificazione urbanistica e in architettura, sembra essenziale per lo svolgimento e la realizzazione di un Piano, anche per questo, De Carlo è sempre stato convinto che <<l’architettura fosse troppo importante per essere lasciata solo agli architetti>>; <<la pianificazione urbanistica a livelli minori, più articolati e particolareggiati, assume il ruolo di coordinamento delle altre discipline che intervengono nell’atto di pianificazione>>

35.

32 Giancarlo Paba in A.Giangrande, L’approccio territorialista allo sviluppo sostenibile, A.A 2006/07, Università degli studi di Roma Tre Facoltà di Architettura. 33 Ibdem 34 laboratoriorapu.it - Partecipazione. Un tema nuovo o classico? Traccia - Paola Savoldi - 26 marzo 2007 35 Individuazione dei nuovi requisiti del piano: Giancarlo De Carlo in P.Di Biaggi , I Classici dell’urbanistica moderna, Donzelli Editore, 2002; pag.247

Page 16: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

5.1 Cenni Dall’alluvi Figura 9: Cope

costruzioneInoltre a padal MIUR sviluppo lAmiata, FoScandicci, sono rimasqueste espche ricono La RegioneUna tappaall’autogovdelle relaziLa legge ndell'Autoritoscane po

36 Le schedegovernance, 37 Progetto eu38 Fonti dal S

sul caso di

ione del 19

ertina depliant: 4

e sociale dartire dal 20per il bienn

ocale del Collonica e Dla progettazste attive gerienze. Nesce e garant

e Toscana ga storica chverno, dall’ioni sociali,n°69 è stataità, è pienamotranno pres

e sono riunite democrazia duropeo InterreSeminario inte

Firenze

66 alla Leg

0° dal’alluvione

dei piani urb006 ci sono nio 2006 e CircondarioDicomano, lzione partecgrazie alla el 2007 la Ttisce a tutti

garantisce ihe attraversattivazione , dei diritti da approvata mente operasentare richi

in quattro “s

deliberativa, preg RestauroNeernazionale de

CA

Diritto a

gge Regiona

La pdel 1i Cocittàquaraggrcosì ComDemall'Ahannpiendell’rialzNel e indeglin Tsche

banistici e stati i prim2007, è sta

o di Empolila progettazcipata nelleconsapevol

Toscana è lil diritto all

il diritto allasa una lungdi processi

di cittadinandal Consig

ativa. Graziieste sui gra

scatole” interprogettazione pet el 19 maggio 2

15

APITOLO

lla partec

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n particolareli insediameToscana deedature36 efterritoriali”i sviluppi dato avviato i, il recupezione partece scuole di Flezza che ila prima Rela partecipaz

a partecipazga strada di partecipatnza, dell’incglio regionaie a questa andi interve

pretative, colopartecipata, au

2006 “Le vie

O 5 

cipazione

l 2007

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il Piano deero dei cencipata di quFirenze38, e l territorio

egione italiazione.

zione di sacrifici tivi all’inveclusione socale il 19 diclegge i citta

enti e proge

orate in modouto-organizzaz

della partecip

 

ze è nata asì dai Centrinati nel 197i svolgono esperienza

iato, dei m° AnniversAssessoratoa, i Consigli Quartiere

mostra (il 24estive e in

del sacrifie per lo più stati avviatiatorio di prniversità di dei Nuovi er la ricerr conto della di interess

ella Provincntri urbani uartiere a Fialtri casi antoscano pu

ana ad aver

che vannostimento peciale. cembre 200adini, le assetti, regiona

o diverso che zione.

pazione nell’es

a partire dali di Soccors

76 (Firenze le elezioni

a storica chmovimenti d

ario dell'Ao alla Parli di Quartiee la Region

4 novembrenterventi, inicio della ptragica.

i molti lavorrogettazione

Firenze, d Municipi,

rca “Partecla Regione se nazionale

cia di Prato,dei comuniirenze, Pratncora, che fuò ancora ce approvato

o dalla parer la qualità

7. Ora, consociazioni e

ali e locali,

richiamano s

sperienza tosc

ll’alluvioneso nacquero

è la primaa livello di

he parla didi quartieri;lluvione, il

rtecipazioneere insiemene Toscanae del 2006)n memoriapopolazione

ri di ricercae ecologicaalle attività, le primecipazione e

Toscana37.e finanziata il Piano dii di Monteo, Pistoia e

fino ad oggicrescere dao una legge

rtecipazioneà della vita,

n la nominae istituzionisi aprano i

sinteticamente

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e o a i i ; l e e a ) a e

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Page 17: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

16

processi di Partecipazione.39 Si riporta di seguito l’articolo 1 della legge riguardante le Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali : Articolo 1 - Principi AL PUNTO 1 1. La partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali è un diritto; la presente legge promuove forme e strumenti di partecipazione democratica che rendano effettivo questo diritto. AL PUNTO 3 La presente legge persegue altresì gli obiettivi di: a) contribuire a rinnovare la democrazia e le sue istituzioni integrandola con pratiche, processi e strumenti di democrazia partecipativa; b) promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi; c) rafforzare, attraverso la partecipazione degli abitanti, la capacità di costruzione, definizione ed elaborazione delle politiche pubbliche; d) creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società; e) contribuire ad una più elevata coesione sociale, attraverso la diffusione della cultura della partecipazione e la valorizzazione di tutte le forme di impegno civico; f) contribuire alla parità di genere; g) favorire l’inclusione dei soggetti deboli e l’emersione di interessi diffusi o scarsamente rappresentati; h) sollecitare e attivare l’impegno e la partecipazione di tutti alle scelte e alla vita delle comunità locali e regionale; i) valorizzare i saperi, le competenze e l’impegno diffusi nella società; j) promuovere la diffusione delle migliori pratiche di partecipazione e dei relativi modelli; k) valorizzare le esperienze partecipative in atto.

39 www.regione.toscana.it , autore Laura Pugliesi

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17

CAPITOLO 6 

Identità e Città: un sopralluogo per il tessuto sociale di Palermo  6.1 Basta raccontare per capire: Palermo e il “quartiere razionale” ZEN 2 Dall’immaginazione alla realtà Posto fantastico con giardini che circondano le abitazioni, fiori ed alberi emanano una fragranza irresistibile che ti fa pensare, sognare a quei bei momenti possibili da trascorrere con gli amici, e al futuro che sembra così lontano grazie alla fantasia ed alla creazione di posti favolosi dove poter oziare in tranquillità, dove i bambini giocano in spazi appositamente creati per loro. I colori delle facciate creano un’armonia con l’ambiente circostante donando luminosità. Tutto ciò ti porta a dire “è qui che voglio vivere, avere il mio futuro, creare un qualcosa”. Ma purtroppo non è il caso dello ZEN 2 sigla, divenuto il nome di quella periferia, fredda e desolante dove il verde che dona vita in un luogo, è inesistente, dove i bambini non giocano nei parchi, ma per le strade, la gente non esce di casa. Sono dei ghetti, tutti uguali tra loro nulla li differenzia l’uno dall’altro, neanche i colori, che lì creano un ambiente freddo e desolante, trasformando una giornata di sole e di possibile allegria in un qualcosa di freddo e lugubre, sono delle masse abbandonate in mezzo ad un campo in attesa della loro distruzione temporale, nessuno se ne cura, neanche gli abitanti stessi, che hanno occupato abusivamente quelle abitazioni, che magari dovevano essere completate. La delinquenza regna, è più forte di un’esplosione che fa paura, facendo vivere nell’incertezza di un qualche futuro sano e tranquillo, dove la generazione futura apprende solo un concetto “la legge del più forte” . C’è vergogna negli sguardi e nelle parole di coloro che vi vivono, ma non solo, anche i parenti stessi provano vergogna ad andare a trovare i propri cari e a confessare la loro parentela, non c’è cosa peggiore di essere abbandonati o meglio esiliati. Ma la gente dice che bene ci vive, e che non importa loro se i palazzi cadono per terra, se i vari appartamenti si distanziano tra loro di pochi metri, quasi comunicanti, ormai è la loro casa, e nessuno gliela dovrà togliere. Sembra assurdo, ma … purtroppo tutto ciò è più che reale, e sarà piuttosto difficile dimenticare la rabbia che ti trasmettono determinate situazioni. Il sopralluogo Giorno 21 ottobre 2006 ci siamo diretti verso lo Zen, espansione nord di Palermo, cominciando a pensare chi e cosa dovevamo incontrare. Attraversiamo San Lorenzo una delle borgate del capoluogo siciliano, parliamo con l’autista dell’autobus, e ci confida che non tutti i ragazzi sfortunati che vivono allo Zen sono da considerare delinquenti, secondo lui:

- << se si prendessero singolarmente sarebbero bravi ragazzi, è il branco che li porta “ alla mala sctrata” >>( in brutte vie).

Scendiamo allo Zen 21img, passeggiando ci ferma subito un ragazzo in moto (era uno spaccino), onde evitare mali intesi ci presentiamo subito, dicendo che siamo studenti e non “turisti per caso” lui cambiando espressione gentilmente ci avvisa dicendo che le macchine fotografiche era meglio tenerle conservate. Facciamo un giro passiamo per il lungo atrio interno2img di questi immensi e monotoni edifici residenziale di edilizia popolare. Incontriamo una famiglia, chiediamo loro con quale sicurezza i loro figli vivono in quel quartiere, anche loro ci aiutano a capire che quando comitive di ragazzi sono in giro rendono la vita difficile a tutti, parlano anche dell’abusivismo, che dagli anni ottanta ad oggi ha completamente coperto lo Zen 2. Ci dicono:

Page 19: Le Radici Della Partecipazione_mendola Giovanni

- <<per

Piccole parnon tanto p Continuiame lo Zen 2,recinto stilper terra daSuperandomeno monda qualchepaura; benparlando c1 è più cosche abitano

- <<spafac

E’ quasi orvenire a far

anche noi rché la voglrti di societper loro, mamo il nostro, uno stranle Western4

all’altro latoo la chiesa, notonia, ogne roulotte lasn diverso don un anzia

sciente e civo dall’altra p dovrebber

azio di verdile, i politicra di pranzore la spesa,

eravamo abliamo, stiamtà che vivona per i propro giro passa

no confine c4img. Un baso della stradarriviamo a

nuno ha un dsciate lì chiallo Zen 2 ano, viene evile, non ci nparte della c

ro buttare tude7? Lo abbci ci fanno po, ci sediamè tutto ben

busivi, ma smo iniziandono in questri figli. ando per la caratterizzatsso fabbricada, lasciati pa San Filipdiscreto verissà da quan

dove ci sievidenziato nasconde chchiesetta e cutto a terra biamo fattopromesse chmo a mangia

diverso dal

18

siamo tra leo a metterci to contesto,

chiesetta3im

to da un praato, compleper chi probppo Neri ( Zrde privato5

nti anni, ed aiamo resi ccome il com

he ha perfinci dice: è una situa

o con le noshe non mantare qualcosal centro.

e poche famiin regola >cercano di

mg di confinato dove treetamente debabilmente nZen 1 ), già5img, anch’esalcuni spazz

conto che lamportamentno vergogna

azione che nstre mani, tengono maa, anche lì n

iglie a cond>> . condurre u

ne che divide mucche brgradato, e dne ha di bisoà la sistemasso caratterizi mai usatia realtà è bto sociale d

a ad andare

non si può rsiamo noi i >>. notiamo qua

S

durre una vi

una vita più

de in due parucano tranqdei vestiti uogno. azione deglizzato di tani6img, o per vben diversadegli abitanta trovare i s

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6.2 Le periferie e la società nella città contemporanea La gente che si trova lì, in periferia, dopo essere uscita dalle carceri, perché sfrattati dalle proprie case del centro storico, per dare spazio al terziario e quindi il confluire della nuova classe (il caso “centrification” di Palermo è emblematico). Nelle periferie piene di gente senza speranza ne prospettive, da un’ottica sociale, sembra essersi costituito un problema “identitario” che trasforma gli individui, li porta a commettere degli atti per niente civili40. L’identità individuale finisce per perdere i propri confini e confluire in un’identità di gruppo basata sulla “legge del branco”. Un branco che apparentemente dimostra di essere forte ma che fondamentalmente ha un’anima debole sovrastata dalle problematiche di ordine sociale, economico, culturale che caratterizzano le vite di ogni singolo individuo, membro di un sistema, un contesto che funziona male perché vengono a mancare i parametri del saper vivere nel sociale e il rispetto delle regole che governano una comunità41. I processi di volontariato, di partecipazione di comitato, di auto-costruzione, nel caso di Palermo ed altre città italiane, sono in uno stato di immobilità. I problemi che confluiscono nello ZEN 2 richiamano l’architettura e lo spazio fisico, ma realmente c’è molto di più dietro l’apparenza. Sono tante le tematiche da affrontare che evidenziano la netta crisi delle periferie oggi, dove il convegno nazionale INU affronta il ruolo del progetto urbano nella riqualificazione nella città contemporanea, si ha in prospettiva un progetto urbano per la rigenerazione della periferia di Palermo. Le periferie, che costituiscono la quota prevalente della città contemporanea, offrono spunti di riflessione significativi, dove la si possa considerare spesso come luogo marginale alla città consolidata. L’esempio di Palermo ci mostra come la periferia, cresciuta a partire dal dopoguerra, non ha generato né “spazio di qualità” né spazi in armonia col sistema urbano. Nel ridisegno della recente politica urbana di Palermo sono stati proposti dei progetti di riqualificazione: Borgo Nuovo, S. Filippo Neri e Sperone. I programmi di riqualificazione in oggetto si articolano in azioni riguardanti prevalentemente gli spazi aperti, le infrastrutture e il patrimonio edilizio, ponendosi come obiettivo l’incremento degli standard minimi per garantire vivibilità e qualità urbana42.

40 L’esempio eclatante dalle periferie parigine c’è ne da conferma, c’è chi già parla di una trasposizione del problema in Italia. Il problema sociale è uno dei più terribili del 21° secolo. 41 dal blog dell’autore www.laficudinia.blogspot.com/ 42 A. Giampino, Il ruolo del progetto Urbano nella riqualificazione della città contemporanea, Genova, 22-23 Giugno 2006, Università degli Studi di Palermo Dipartimento Città e Territorio Dottorato di Ricerca in Pianificazione Urbana e Territoriale

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CAPITOLO 7 

Conclusioni 

“Lavora come se non avessi bisogno di soldi” Autore anonimo

7.1 La prospettiva per un’auto-costruzione Nell’ultimo quarto del secolo scorso la diffusione incontrollata delle città ha assunto una nuova struttura nella forma della crescita delle metropoli del Terzo Mondo, alimentate da una massiccia migrazione rurale. Controllare questa crescita trasformando queste città in ambienti vivibili è una sfida alla quale la pianificazione deve ancora a rispondere in modo efficace43 sulla povertà e diseguaglianza sociale e sui sintomi ampiamente diffusi in slum44, degrado, nelle malattie e nel crimine della città. Luoghi, dove le condizioni di vita e dove l’equità sociale e solo utopia, esistono migliaia di famiglie disagiate dove la presa di coscienza di un’ uomo lo porta a scegliere cosa è giusto fare per la collettività e cosa per se stesso. Le associazioni di volontariato che aiutano questi luoghi tentano in tanti modi e in alcune condizioni, di guidare quella determinata società a risollevarsi, tramite un politica che parte dal basso (PPdb45), portandoli ad una logica più partecipativa, dove una soluzione sembra appunto essere l’auto-costruzione e l’aspirazione all’auto-governo responsabile; i futuri abitanti di quella casa che riusciranno, materializzano le proprie idee stimolando altri abitanti di un villaggio mettendo così a disposizione la propria forza tecnica o semplice che sia, a costruire un semplice edificio di interesse comune. Da questo concetto, in alcuni paesi del mondo si da vita all'auto-costruzione ed all’auto-govervo, che in Italia, ad esempio, è passato da oggetto di interesse di pochi specialisti a fenomeno cui si rivolgono le attenzioni di molti, fino ad arrivare alla logica dell'autocostruzione associata ed assistita; risultato dato da un approfondito innovativo e da un percorso di ricerca sorto all'interno del Dipartimento di Progettazione della Facoltà di Architettura di Firenze46. La speranza dovrebbe essere quella di incentivare soluzioni strategiche in modo da salvare parti di territorio lasciate a se stesse. Politiche urbane capaci di organizzare veri e propri piani di intervento mirati alla giusta distribuzione economica, alle proprie risorse umane e materiali, in modo da poter mettere a disposizione tutte le forze a loro possibili. Piani che prendano in considerazione le logiche partecipative ma non solo in ambito sociale ma anche in ambito economico. Quest’ultimo risulta essere complicato e impensabile, quando in alcuni sistemi amministrativi non esiste alla base una vera e propria pianificazione economica, che al contrario, li porterebbero ad avviare soluzioni fattibili e realizzabili. Un buon esempio italiano ci mostra come nello scorso gennaio del 2010 la Giunta regionale pugliese ha approvato il protocollo d’intesa, da sottoscrivere con il Comune di Barletta e l’Associazione Fraternità per il Diritto alla Casa, per la realizzazione di un cantiere

43 Ernest R. Alexander, “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” a cura di F.D. Moccia, CLEAN Editore, 1986 44 Quartieri poveri e malsani dove i pochi successi delle politiche di intervento mirato, a seconda delle occasioni e dei periodi, sono state ricondotte a interventi denominati site and service, upgrading, enabling strategies: politiche, elaborate soprattutto dalla Banca Mondiale e da altre agenzie internazionali, che prevedevano diverse forme di intervento volte al miglioramento in situ degli slum: infrastrutturazione dei lotti in aree di nuova espansione (site and service), riqualificazione dei quartieri illegali esistenti (upgrading), sostegno all’autocostruzione e a tutte le possibili forme di mutuo sostegno attraverso sui anche chi, escluso dal mercato formale della casa, era riuscito a procurarsi un riparo. ( http://www.lessisless.it/html/materiali%20univ/sfida_slum.pdf) 45 PPdB Politiche Pubbliche dal basso; hanno la responsabilità di prendere delle decisioni in tema di giustizia sociale e spesso anche problemi decisivi. 46 http://www.edilportale.com/libri/architettura/autocostruzione-associata-ed-assistita-in-italia_7420.html Progettazione e processo edilizio di un modello di Housing Sociale.

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sperimentale47 di autocostruzione che per questo è stata una forma d’intervento di assoluta novità per la Puglia. In Italia e in più in generale nella cultura del sud l’importanza nel individuare caratteri specifici, è altrettanto importante per sostituire strategie economiche di alcune amministrazioni locali fondate esclusivamente sul bilancio, con fasi in cui si potrebbe anche individuare o per lo più riflettere sullo spreco; spreco di territorio, di intelligenza di umanità e di risorse in genere, che renderebbe facile capire una particolare situazione, qualsiasi essa sia, potere elaborare una strategia collettiva lavorativa che metta in luce le potenzialità locali per cosi cominciare a porre rimedio allo spreco. (rimando al libro, Spreco: documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia, 1960, di Danilo Dolci e le sue esperienze siciliane su questo dibattito)48. Per questo non esiste problema che possa essere risolto con le strategie normali di contrapposizione e conflitto, ma al contrario, ogni disagio sociale profondo può essere contrastato soltanto favorendo l’incontro tra le persone e i loro stessi problemi49. A volte però, come nelle comunità siciliane, viene difficile far rinascere la cura e la cultura del territorio per cui sarà indispensabile fare società locale, mediante la capacità d’autorganizzazione del territorio, e dare forza ai soggetti che vivono e producono nel territorio. Solo in alcuni casi la Arcidiocesi Di Palermo e la Caritas Diocesana sono riuscite ad agire in modo efficace, alle difficili dinamiche della Palermo nord . L’auto-organizzazione dello Zen non viene toccata fin tanto che non dà fastidio al resto della città. La lontananza delle istituzioni si traduce in una sfiducia radicale. Il quartiere sa di essere utilizzato come bacino di voti. La polizia è vista come un’agenzia di repressione ingiusta. Il sistema informale e illegale garantisce almeno un ordine e una sopravvivenza che lo stato invece non è in grado di offrire. Nel passato non sono mancate le attenzioni dalla Chiesa, dalle istituzioni, da mobilitazioni popolari. Di quella stagione oggi rimane ben poco. La speranza di modificare la situazione viene meno, gli operatori migliori del pubblico e del privato sociale se ne vanno, rimane solo qualche sacca di resistenza e di testimonianza che lavora in modo sostanzialmente isolato, privo di collegamenti sul territorio. Quel poco che rimane in piedi si frammenta e si disperde. E lo Zen ha di nuovo la sensazione di ritrovarsi da solo a gestire i suoi problemi.50 Sembra anche difficile inclinare la gente e sensibilizzare il popolo ad un politica più sociale e comunitaria che porti a creare una logica auto-organizzativa; che parti dal basso e che riesca ad ambire a risultati più efficaci e realizzabili. Tutto sembra poggiare in una prospettiva molto utopistica e lontanamente realizzabile per molte amministrazioni comunali, che ancora oggi, anno 2010, non riescono ad uscire dagli stereotipi e dai vecchi sistemi politici, a dir poco complessi; imprigionati in una logica poco democratica e che poco rassomiglia alla vera politica solidale e locale. Preoccupato di una tale situazione, si ci augura in una prospettiva migliore e che tenda ad una necessaria pianificazione ad una scala senza precedenti.

47 Iniziativa volta a garantire l’accesso a persone e famiglie a basso reddito, disposte anche a partecipare direttamente alla realizzazione delle proprie abitazioni con l’assistenza tecnica di professionisti. 48 Danilo Dolci sull'argomento scrive un libro di fama ormai nazionale per la sua attualità e per la sua dettagliata indagine: Spreco: documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia, Danilo Dolci, 1960 49 Giancarlo Paba e altri, Partecipazione in Toscana : interpretazioni e racconti. Firenze, Firenze University Press, 2009 50 Caritas Italiana – La città abbandonata: dove sono e come cambiano le periferie italiane – Il Mulino, Bologna 2007 (http://www.caritasitaliana.it/caritasitaliana/pdf/Pubblicazioni/Libri_2007/lacittaabbandonata/palermo.pdf)

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BIBLIOGRAFIA   - Franco Buncuga “Conversazioni con Giancarlo De Carlo” di Franco Buncuga, editore Elèuthera, 2000. - Ernest R. Alexander, “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” a cura di F.D. Moccia, CLEAN Editore; - Paola Di Biagi, “I Classici dell’urbanistica moderna”, Donzelli Editore, 2002; - Paul Ginsborg, “Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi”,Piccola biblioteca Einaudi, 1989; - Serge Latouche, “Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa”, Torino 2005, Editore Bollati Boringhieri; - Christopher Alexander, “A Pattern Language”, 1977; - Giancarlo Paba, Anna Lisa Pecoriello, Camilla Perrone, Francesca Rispoli, Partecipazione in Toscana : interpretazioni e racconti. Firenze, Firenze University Press, 2009; - Z. Bauman“Voglia di Comunità”, Laterza 2001;

DOCUMENTI articoli da rivista e saggi da volumi:  - Roger Hart, The Partecipation Ladder. (http://www.arciragazzi.it/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=17&Itemid=8) - Christopher Alexander, “A Pattern Language”, 1977; Master Pism 2007, architetto Phd Fausta Mecarelli; A Pattern Language (ChristopherAlexander, 1977) Comunicare i principi della progettazione sostenibile; Cit. The Nature of Order.The Process of Creating Life, Christopher Alexander; - Milena De Matteis, Riqualificazione sostenibile e partecipata delle periferie: nuove proposte processuali e progettuali nelle teorie di C. Alexander ed applicazione al caso studio Quartaccio, Roma, Tutor Alessandro -Giangrande (www.tesionline.it) - Giancarlo Paba in A.Giangrande, L’approccio territorialista allo sviluppo sostenibile, A.A 2006/07, Università degli studi di Roma Tre Facoltà di Architettura. ( laboratoriorapu.it) - Paola Savoldi Partecipazione. Un tema nuovo o classico? Traccia - 26 marzo 2007 - Seminario internazionale del 19 maggio 2006 “Le vie della partecipazione nell’esperienza toscana” - A. Giampino, Il ruolo del progetto Urbano nella riqualificazione della città contemporanea, Genova, 22-23 Giugno 2006, Università degli Studi di Palermo Dipartimento Città e Territorio Dottorato di Ricerca in Pianificazione Urbana e Territoriale - Aggiornamenti Sociali a cura di Bartolomeo Sorge – Editoriale gennaio 2007; - cit. Held D, (1997), p. 32 (http://www.eddyburg.it/filemanager/download/196/106%20CRinzafri%20TESI.pdf) - G. Fera, “Comunità, urbanistica, partecipazione. Materiali per una pianificazione strategica comunitaria” Franco Angeli 2008; (http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?CodiceLibro=1118.8) - Caritas Italiana – La città abbandonata: dove sono e come cambiano le periferie italiane – Il Mulino, Bologna 2007 (http://www.caritasitaliana.it/caritasitaliana/pdf/Pubblicazioni/Libri_2007/lacittaabbandonata/palermo.pdf)

SITOGRAFIA  http://www.eddyburg.it http://it.wikipedia.org/wiki/Agenda_21

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http://www.comune.modena.it/a21/ - Sito del Coordinamento Italiano Agende 21 Locali http://www.darc.beniculturali.it http://www.regione.toscana.it http://www.lessisless.it/html/materiali%20univ/sfida_slum.pdf http://www.edilportale.com/libri/architettura/autocostruzione-associata-ed-assistita-in-italia_7420.html http:// www.laficudinia.blogspot.com/ http://www.cit.speranzaerivoluzione.spaces.live.com