le radici dell’optometria italiana · 2015-11-04 · sto dai dipartimenti universitari di...

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N8 2012 16 ATTUALITÀ LE RADICI DELL’OPTOMETRIA ITALIANA Milano, Vinci, Roma: su questa direttrice, dalla fine degli anni ’60, professionisti appassionati e lungimiranti hanno posto le basi per quella che oggi è un imperativo dell’intera categoria di Angelo Magri ilvio Maffio- letti, Luigi Lu- pelli e Antonio Calossi. Tre professionisti della visio- ne che non hanno bisogno di presentazioni. A loro abbiamo affidato un’accurata riflessione sulle origini, lo sviluppo, l’attualità e il futuro delle scienze op- tometriche nel nostro paese. Partendo da quelle regioni che ne hanno dato la luce, pur in momenti e con moda- lità differenti. Nel prossimo numero, invece, proseguiremo il cammino con le località e le relative scuole che dai pionieri hanno raccolto il testimone. S Giovani studenti alla scuola di Optometria di Milano, anno 1987-1988, davanti alla sede di via Murillo: il secondo da sinistra, accosciato, è Silvio Maffioletti Filippo Hazon, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, visita la neonata scuola di Optometria di Milano, nel 1970; a destra, tre docenti storici dell’Isso milanese, nel 1991: da sinistra, Emilio Airaghi, prematuramente scomparso, Sergio Cappa e Riccardo Perris

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Page 1: Le rAdIcI deLL’opTomeTrIA ITALIAnA · 2015-11-04 · sto dai Dipartimenti Universitari di optometria britannici e statunitensi, armonizzandolo anche con le indicazioni dell'International

N8 201216

ATTUALITà

Le rAdIcI deLL’opTomeTrIA ITALIAnAMilano, Vinci, Roma: su questa direttrice, dalla fine degli anni ’60, professionisti appassionati

e lungimiranti hanno posto le basi per quella che oggi è un imperativo dell’intera categoria

di Angelo Magri

ilvio Maffio-letti, Luigi Lu-pelli e Antonio Calossi. Tre professionisti della visio-ne che non

hanno bisogno di presentazioni. A loro abbiamo affidato un’accurata riflessione sulle origini, lo sviluppo, l’attualità e il futuro delle scienze op-tometriche nel nostro paese. Partendo da quelle regioni che ne hanno dato la luce, pur in momenti e con moda-lità differenti. Nel prossimo numero, invece, proseguiremo il cammino con le località e le relative scuole che dai pionieri hanno raccolto il testimone.

S

Giovani studenti alla scuola di Optometria di Milano, anno 1987-1988, davanti alla sede di via Murillo: il secondo da sinistra, accosciato, è Silvio Maffioletti

Filippo Hazon, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, visita la neonata scuola di Optometria di Milano, nel 1970; a destra, tre docenti storici dell’Isso milanese, nel 1991: da sinistra, Emilio Airaghi, prematuramente scomparso, Sergio Cappa e Riccardo Perris

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ATTUALITà

Silvio MaffiolettiPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esi-genza di istituire corsi di optometria?I primi corsi di Optometria in Italia erano stati realizzati nel 1969 a Milano e a Vinci. Erano una novità assoluta in Italia e costituivano l'avvio di un

robusto e ambizioso impegno formativo; in quegli anni era infatti necessario orientare l'ottico verso una vera e propria professione, preparandolo adeguatamente alle nuove richieste sociali e professionali mediante una più ampia e profonda conoscenza dell'Optometria e della Contattologia. A Milano questo obiettivo era stato raggiunto grazie alla lungimiranza politica di Giuseppe Ricco, presidente di Federottica e fondatore dell'Albo degli Optometristi, cui l'ISSO milanese è stato intitolato dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1997.Quali erano le peculiarità, didattiche e terri-toriali, della scuola di Milano?Dal 1969 al 2003, l'ISSO di Milano ha rilasciato 1.025 attestati di specializzazione in Optometria e ha organiz-zato centinaia di seminari, convegni e corsi di aggior-namento. Il rapido sviluppo dei corsi di Optometria ha confermato la vocazione dinamica e moderna di Milano: i giovani studenti provenivano prevalentemente dalla Lombardia, ma numerosi erano coloro che giungevano da varie zone del centro-sud dell'Italia e, in alcuni casi, dall'estero (Grecia, Israele, Palestina, Albania e persino Uganda). Era molto forte il legame tra la scuola, le As-sopto lombarde e le aziende del settore, che garantivano la fornitura di strumenti di ultima generazione all'istituto. Nei confronti degli studenti, l'ISSO di Milano era esigente e richiedeva un rigoroso impegno personale, affinché i titoli fossero conseguiti con merito, come risultato della dedizione e serietà degli studenti.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di Milano?In primis l'efficienza, ovvero la puntualità del personale della scuola, l'accurata organizzazione didattica-am-ministrativa e la ricca dotazione di strumenti: la qualità

dell'ISSO milanese nasceva da questi presupposti. In secondo luogo lo spessore dei contenuti, espressi dal la-voro di numerosi e qualificati docenti che si occupavano delle materie professionalizzanti, sapendo introdurre le novità espresse nei vari periodi dalla ricerca scientifica internazionale (i 21 punti dell'OEP, il Metodo Grafico, l'Optometria Comportamentale, il Visual Training, ecc). Infine il supporto alle strategie per il raggiungimento degli obiettivi storici della categoria: l'ISSO milanese for-mava al più alto grado la figura professionale dell'ottico optometrista e ne promuoveva anche l'aspetto etico e deontologico.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola di specializzazione in optometria, come quella di Milano?La consistenza della preparazione professionale, fatta di studio e di costante applicazione clinica: centinaia di ore, anno dopo anno, nelle quali ogni studente analizzava la visione di soggetti diversi, predisponendo e presentando agli insegnanti le soluzioni da proporre. Ciò consentiva agli studenti dell'ISSO milanese di trasportare quanto ap-preso a scuola nella pratica professionale. Su queste basi, sono nati centinaia di centri ottici che si sono caratterizzati come imprese solide e competitive sul piano commerciale anche grazie a una professionalità qualificata. l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il pro-prio percorso formativo e, in seguito, profes-sionale?Le priorità, per un giovane, sono due: la formazione uni-versitaria e la capacità imprenditoriale. La crescita del livello formativo, indotto da dieci anni di forma-zione universitaria, pone oggi la professionalità dell’ottico optometrista italiano al passo con i tempi e nelle migliori condizioni per affrontare le accresciute richieste dell’utenza. Vanno però anche curate maggiormente, nel percorso acca-demico e nelle esperienze “sul campo”, le sue capacità gestionali e imprenditoriali. Solo il possesso di entrambi gli aspetti permetterà al giovane di divenire il referente qualificato, sul territorio, della prevenzione e della tutela della visione.

Anno scolastico 2001-2002, l’ultimo di attività della “Giuseppe Ricco” di Milano, prima di cedere il testimone al corso di laurea dell’Università Bicocca: da sinistra Maffioletti, Mauro Faini, Sergio Perris e Renato Pocaterra, davanti all’ingresso di via Soderini

Maffioletti riceve dall’assessore regionale alla Formazione, Michele Colucci, l’attestato di Optometria all’Isso di Milano: siamo nel 1992, da sinistra si riconoscono anche Giuseppe Ricco e Carlo Tognoli, già sindaco e Milano e più volte ministro

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N8 201218

ATTUALITà

luigi luPelliPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esi-genza di istituire corsi di optometria?Nell’intera Europa continentale l’optometria si espande in ma-niera prepotente all’inizio degli anni ’60. L’Italia vive pienamen-te questo fervore. Le matrici

sono quelle del mondo anglosassone, che da più di 50 anni aveva tentato un’esperienza che si era poi fortemen-te radicata sul territorio, perché si era rivelata densa di significati principalmente per quello che riguardava l’alto e coerente livello di servizio sociale reso all’utente con problemi visivi. L’Italia è stata tra le prime, in questa parte d’Europa, a comprendere la forza del messaggio optome-trico anglosassone. Credo che, oltre all’elemento comune della Società d’Optometria d’Europa (SOE), l’elemento catalizzatore, l’avanguardia, l’acceleratore di sistema che ha permesso un rapido sviluppo della coscienza della necessità di cultura optometrica è stato il libro di Sergio Villani “Optometria”. Da quel momento diversi colleghi, in varie parti d’Italia, hanno compreso che era il momento di superare l’alfabetizzazione dell’optometria insegnata nelle scuole di Ottica, per passare a una cultura optometrica di carattere accademico, insegnata con gli schemi propri dell’Università, arricchiti però dalla ricerca dello sviluppo delle competenze professionali: in un certo qual modo, la via che soltanto da poco tempo cerca di percorrere l’attua-le insegnamento universitario.Quali erano le peculiarità, didattiche e territo-riali, della scuola di Roma?Dall’inizio degli anni ’50 sino al termine degli anni ’70, in Italia le “scuole di stato” per l’insegnamento dell’ottica oftalmica erano soltanto due: una a Roma e l’altra a Pieve di Cadore. Ebbene, a Roma (e dintorni), tradizionalmen-te, la maggior parte degli ottici aveva (e tuttora ha) una formazione con percorso statale. Quando viene proposta un’offerta formativa con un corso dedicato all’optome-tria, s’inizia con una scansione triennale che poi diviene quadriennale. Ciò ha reso peculiare la formazione degli optometristi “romani”, che si ritrovavano ad avere un curriculum con addirittura 8 o 9 anni di formazione in Ottica e Optometria! Inoltre Roma, al termine degli anni ’70, fu l’unica realtà a iniziare con addirittura due corsi di Optometria: con l’Istituto Superiore di Scienze Optometriche (ISSO), sul modello di quello di Milano, e con l’Istitu-to di Optometria e Scienza della Visione, che era una filiazione del Department of Optometry and Visual Science, City University of London,

diretto da Robert Fletcher. Questa seconda istituzione termina la sua attività dopo sette anni, mentre l’ISSO va avanti per un quarto di secolo, praticamente sino al mo-mento dell’istituzione del corso di laurea presso l’Universi-tà di Roma Tre.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di Roma?L’ISSO di Roma ha iniziato la sua opera, nel 1979, privi-legiando, in maniera estremamente decisa, contenuti e metodi che si rifacevano all’indirizzo comportamentale, sul modello dell’Optometric Extension Program (USA). Nei primi nove anni i direttori didattici furono prima Aldo Buoni e, successivamente, Paolo Balsamo. Nel 1989, nel momento in cui mi viene proposta la direzione degli studi, cambia la sede, che sarà poi quella definitiva dell’Istitu-to “Edmondo De Amicis” di via Galvani, già sede della Scuola di Ottica Statale, e i contenuti si trasformano: l’indi-rizzo comportamentale viene integrato con quello propo-sto dai Dipartimenti Universitari di optometria britannici e statunitensi, armonizzandolo anche con le indicazioni dell'International Optometric and Optical League. Vengo-no introdotti per la prima volta gli insegnamenti di ottica visuale, optometria pediatrica, farmacologia optometrica e ipovisione. Il corso presto diventa quadriennale con obbligo di tirocinio pratico. Particolare menzione merita l’opera immensa di Stefano Lauriola, presidente dell’As-sopto Regione Lazio, che ha sempre sostenuto la necessità di mantenere elevate le proposte culturali e professionali dell’ISSO.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola di specializzazione in optometria, come quella di Roma?L’obiettivo dell’ISSO di Roma è stato quello di fornire una formazione che, dal punto di vista clinico, avesse un respiro europeo, con riferimento principale all’Europa del Nord. A conferma di ciò possono essere proposti gli esempi di nostri ex studenti che oggi svolgono l’attività di optometristi nel Regno Unito, ai quali è stata riconosciuta la formazione professionale-accademica, di otto o nove anni, acquisita a Roma.l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il proprio

percorso formativo e, in segui-to, professionale?Oggi l’insegnamento dell’opto-metria è prerogativa sia delle Università sia degli Istituti a livello universitario. I primi forniscono una formazione più accademica, gli altri più professionale. Probabilmente la preparazione ideale potrebbe essere fornita da corsi universitari quinquennali, quindi anche con la laurea magistrale in Optometria.

Isso di Roma, 1990: studenti e docenti prima di una lezione di "Anomalie della visione binoculare e ortottica"

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N8 201220

antonio CaloSSiPerché a un certo punto, in italia, si è sentita l’esigenza di istituire corsi di optome-tria?L’optometria esiste da tanti anni e anche in Italia si pratica, a vari li-velli, da oltre un secolo. Negli anni ’60 si è iniziata a sentire la neces-sità di istituire corsi di perfeziona-

mento clinico per quegli ottici che si sentivano stretti nelle attività di laboratorio e di dispensing. Per questo motivo, grazie al professor Vasco Ronchi, nel ‘69 fu aggiunto al corso di ottica di Arcetri un corso di optometria, diretto da Sergio Villani, seguendo il modello delle scuole anglosas-soni. Il corso è stato poi spostato a Vinci, insieme a quello di ottica, e da allora è iniziata la grande avventura che ancora oggi vede l’Irsoo in primo piano nella diffusione della cultura optometrica.Quali erano le pe-culiarità, didattiche e territoriali, della scuola di vinci?La scuola di Vinci da sempre è un punto di rife-rimento per optometristi e ottici di ogni parte di Italia e anche all’estero. La sua caratteristica è sempre stata quella di attrarre studenti da ogni parte. Ci sono stati anni in cui un terzo degli iscritti erano stranieri, provenienti soprattutto dalla Grecia e dal Medio Oriente, e la quasi totalità degli stu-denti si trasferiva a Vinci allontanandosi dalla famiglia. Anche ora che gli studenti sono per lo più italiani, pochi tornano a casa la sera e, in un paese piccolo come Vinci, si crea una comunità molto unita di studenti della scuola e si viene a creare un signi-ficativo senso di identificazione con l’Irsoo, come provano anche i successi dei meeting degli ex studenti.Quale eredità, professionale e formativa, ha lasciato la scuola di vinci?Da un punto di vista didattico l’Irsoo raccoglie l’eredità della scuola di Arcetri e degli insegnamenti del profes-sor Vasco Ronchi, fondatore dell’istituto che inizialmente portava il suo nome. L’optometria che s’insegna a Vinci si posa su solide fondamenta di ottica. Da sempre l’Irsoo ha sostenuto enormi sforzi per aggiornare le strutture e la strumentazione, dotandosi di tutto ciò che di più innova-tivo la tecnologia mette a disposizione dell’attività clinica

e della ricerca. In questo momento è in corso una grande opera di ulteriore ampliamento dei laboratori. Nell’am-bito di questo continuo rinnovamento, l’Irsoo si è aperto all’ingresso dei corsi di laurea, mettendo la propria espe-rienza al servizio di chi sceglie la via dell’università per studiare l’optometria. D’altra parte la collaborazione con la facoltà di Fisica di Firenze e con il Cnr offre alla scuola di Vinci nuovi stimoli e risorse, specialmente nel campo della ricerca. A proposito dei corsi universitari, non va dimenticato che buona parte dei docenti che hanno per-messo l’insegnamento dell’optometria e della contattolo-gia nei corsi di laurea, come il sottoscritto, hanno studiato o insegnato a Vinci o sono stati allievi di docenti passati per la città di Leonardo. L’esperienza delle università non sarebbe stata possibile senza la precedente trentennale attività di scuole come l’Irsoo e poche altre in Italia.Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi un centro ottico e ha alle spalle una scuola

di specializzazione in optometria, come quella di vinci? Studiare a Vinci garan-tisce una formazione di massimo livello sia per quanto riguarda le basi di ottica geometrica e of-talmica e di fisiologia del-la visione sia per quanto riguarda le tecniche di laboratorio di ottica, di optometria e di lenti a contatto. Tutti gli stru-menti più innovativi sono a disposizio-ne degli studenti che potranno impiegare queste conoscenze imme-

diatamente nel momento del loro ingresso nel mondo del lavoro.l’optometria di domani: quali sono le priorità da indicare a un giovane che inizi oggi il pro-prio percorso formativo e, in seguito, profes-sionale?Il punto di partenza è avere solide basi teoriche e, sul fon-damento di queste, costruire una valida esperienza nella pratica clinica. Questa è la filosofia che si segue a Vinci, anche nella collaborazione con l’università. Una volta entrati nel mondo del lavoro è indispensabile continuare ad aggiornarsi. I tre anni di corso in ottica e in optometria danno tutte le conoscenze che servono per iniziare, ma in realtà sono solo l’inizio di un percorso di formazione che poi deve durare per tutto il tempo della vita lavorativa seguendo congressi e corsi di aggiornamento.

ATTUALITà

Fine anni’80, foto di classe del corso di Optometria a Vinci: al centro, tra i docenti, si riconosce Mario Casini