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LE RADICI NEL MEDIOEVO E LO SGUARDO VERSO IL FUTURO La sede dell’Ordine della Casa Matha RAVENNA L’Ordine della Casa Matha, la più antica corporazione di mestiere Da corporazione di mestiere a società che continua a promuovere corsi di istruzione, Casa Matha ha un legame forte con la storia di ieri e di oggi della città. Paolo Bezzi, Primo Massaro della Casa Matha, racconta la sua storia e le sue finalità. Cos’è la Casa Matha? «Parlare della Casa Matha è sempre impegnativo, le tra- dizioni che ancora oggi vivono all’interno della nostra Società ci ricordano costantemente la nostra millenaria storia. Si tenga presente che ancora oggi al vertice della Casa Matha non esiste un presidente ma il Primo Massaro, incarico che mi onoro di assolvere, il quale viene coadiu- vato dal Secondo Massaro ed entrambi, nell’esercitare le loro funzioni di gestione, fanno riferimento al consiglio d’amministrazione della Società che si chiama Collegio degli Ufficiali. È una peculiarità tutta nostra che il termine Massaro, per identificare i vertici della Società, è rimasto inalterato fin dal Medioevo; infatti negli antichi statuti ravennati del XIV secolo viene citata la Casa Matha che ha come referente proprio il massaro. Come gli stessi soci che vengono chiamati Uomini della Casa Matha.Il Primo e Secondo Massaro assieme agli Ufficiali, vengono eletti dall’assemblea dei soci». Quali furono gli scopi che portarono alla nascita della Casa Matha? «Fondamentalmente facciamo riferimento all’antica carta statutaria che venne redatta nel 1304 e che ancora oggi fa parte dei tesori che conserva l’Ordine della Casa Matha. Quell’antico documento sancì e regolamentò la corporazione dei pescatori che almeno dal 943 era attiva a Ravenna sotto la denominazione di Schola Piscatorum. Di conseguenza dall’inizio del XIV secolo la Casa Matha venne incaricata dalla comunità di Ravenna di regola- mentare e gestire la pesca nelle zone vallive e controllare il mercato del pesce per la città intera. Questa prerogativa della nostra società si mantenne fino alla fine del XIX secolo quando per legge perdette questo monopolio sul controllo del pesce nell’hinterland ma poté mantenere la gestione del mercato del pesce nella città. A seguito di questa scelta la nostra società demolì il vecchio mercato del pesce per innalzare un nuovo e più funzionale mercato, la cosiddetta Esedra Vignuzzi, che ebbe vita breve perché successivamente fu sostituito dall’attuale Mercato Coperto inaugurato nel 1922». Come avviene la selezione e l’ammissione dei nuovi soci? «Nonostante le variazioni che il nostro statuto ha subito dal lontano 1304, l’ammissione dei nuovi soci oggi av- viene attraverso una procedura consolidata nel tempo nel rispetto della tradizione. Innanzitutto chi desidera appartenere alla nostra società deve essere presentato da due soci, inoltre deve essere nato nel Comune di Ra- venna o avervi la residenza da non meno di dieci anni. Il limite anagrafico minimo per essere accettati nell’ambito dell’assemblea dei Soci è di avere non meno di 21 anni e di non aver presentato domanda dopo i 45 anni di età. Una deroga speciale per l’ammissione all’Ordine della Casa Matha che si esercita da tempo immemorabile è quello dell’ammissione dei così detti Soci di Grembiule che sono coloro che ancora oggi esercitano la professione di pescatori o pescivendoli». Chi sono i Soci di Grembiule? «Questa è una peculiarità del nostro Ordine. Già nei vecchi statuti si ricordava che la società era composta da 150 Soci, suddivisi in Soci Ordinari e Soci del Grembiule, intendendo per questi ultimi i soli componenti che di mestiere facevano i pescatori o i pescivendoli. Oggi, questi soci vengono ammessi all’Ordine senza pagare alcuna quota associativa; inoltre la Casa Matha si fa carico di un piccolo sussidio economico, qualora si trovassero in difficoltà, che viene loro corrisposto in età pensionabile. S’intende che questo piccolo sostegno economico che si offre ai soci di grembiule va visto in quello spirito di mutuo soccorso che ha sempre caratterizzato il nostro Ordine. Ma questo tipo di aiuto è circoscritto solo ai soci? «No. Già da alcuni anni la Casa Matha su indicazioni specifiche si fa carico di aiutare economicamente alcuni giovani studenti. Ed in accordo con alcune scuole raven- nati, in particolare con il Liceo Artistico Nervi-Severini, abbiamo consegnato premi di studio ad alcuni studenti meritevoli che si sono distinti nel corso dell’anno scola- stico. Così come in passato si è riconosciuto ad alcuni laureandi di Scienze Ambientali un premio di studio per le tesi che trattassero delle valli e delle zone umide del nostro territorio». Esistono altre realtà simili in Italia o anche all’estero di associazioni che vantino una così lunga storia? «Il nostro Ordine della Casa Matha è considerato la più antica corporazione di mestiere che esista sia in Italia che all’estero. Per quanto riguarda l’Italia bisogna ancora una volta guardare al passato e alle leggi napoleoniche che soppressero la quasi totalità delle associazioni di mestiere salvando a Ravenna la Casa Matha perché, come ho detto, la nostra società gestiva e regolamentava il mercato del pesce e di conseguenza aveva una sua funzione importante per la città. Per quanto riguarda l’estero, nel 1993 quando il nostro Ordine volle celebrare il 1050° del primo documento del 943 (oggi conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Ravenna) che attestava l’esistenza della Schola Piscatoria di Ravenna, avemmo l’occasione di incontrare e conoscere una società simile alla nostra che ancora oggi è operativa, la Fishmongers’ Company di Londra. Tale società sorse nel 1272 e tra gli scopi aveva, e mantiene ancora oggi, quello di gestire e commercializzare tutto il pesce per la capitale inglese. Fu in quella occasione che una delegazione inglese venne invitata a Ravenna e fu stretto un patto di fraternità tra le nostre due antiche associazioni. Ed è stato con gran gioia che pochi mesi fa, il 12 aprile, questo legame tra le nostre due società si è rinnovato con un ulteriore proto- collo firmato da me in veste di Primo Massaro e dal loro Primo Guardiano James fforde». Come si è evoluta Casa Matha in questo ultimo secolo di vita? «Dopo la perdita del controllo del mercato del pesce, che rappresentava una delle sue funzioni principali, la Casa Matha dovette spostare la propria attenzione verso altre attività che ebbero fin dall’inizio uno sguardo privilegiato verso la città. È così che nel 1919 la Casa Matha istituì una scuola nautica che rimase attiva fino alla fine della seconda guerra mondiale e che, a titolo gratuito, formò numerosi ragazzi i quali, attratti dalla vita di mare, spesso proseguirono gli studi in altri istituti diventando ufficiali a servizio della marina mercantile e militare. In questo spirito di formazione scolastica la Casa Ma- tha, dal 1983 fino a oggi, organizza i Corsi di Istruzione Superiore che si caratterizzano per il rigore scientifico e sono autorizzati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Queste lezioni che trattano di argomenti suddivisi in aree tematiche (ambientale artistica e storico umanistica), sono aperte al pubblico, completamente gratuite, e si svolgono all’interno della nostra sede, nell’aula magna e sono riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’U- niversità e della Ricerca. Vogliamo anche ricordare il nostro rapporto con l’Università di Bologna che, nel 1989 inaugurò il primo corso di laurea in Scienze Ambientali ad indirizzo marino della sede distaccata di Ravenna proprio nella nostra aula magna e tuttora proseguiamo nella nostra collaborazione. Il Primo Massaro della Casa Matha partecipa inoltre al Consiglio di indirizzo della Fondazione Flaminia». Come mai la vostra aula magna è dedicata a Giordano Gamberini? «Si è voluto dedicare l’aula magna a Giordano Gamberini che per lungo tempo ha ricoperto l’incarico di Primo Massaro. La sua dedizione alla Casa Matha è ancora oggi ricordata dai soci più anziani dell’Ordine e ci è sembrato corretto che fosse ricordato con un ritratto bronzeo re- alizzato da Giannantonio Bucci e donato dalla famiglia Gamberini. All’interno dell’aula magna troviamo inoltre un busto marmoreo opera dello scultore Enrico Pazzi, che rappresenta un altro Primo Massaro, Andrea Garavini che fu uno dei personaggi più importanti non solo per la Casa Matha ma per la tutta la città nelle vicende del XIX secolo: a capo della Carboneria ravennate, fu un punto di riferimento importante e un protagonista del nostro Risorgimento». La vostra aula magna è la rappresentazione del vo- stro Ordine? «Effettivamente in questa sala ci si riunisce almeno due volte all’anno per le assemblee dei soci ed è il luogo in cui custodiamo il nostro gonfalone. Quando venne rea- lizzata questa nostra sede nel 1902 e si decise di creare l’aula, i nostri predecessori vollero che fosse dignitosa ed elegante, e allo stesso tempo che raccontasse anche la nostra antica storia. Per questo motivo venne chiamato il pittore ravennate Enrico Piazza a decorare l’intera sala. Ancora oggi con benevolo sguardo ci osservano dall’alto le eleganti figure delle Arti e delle Scienze, all’interno di uno dei cicli pittorici in stile liberty meglio conservati della città». Gamberini non soltanto è stato Primo Massaro, ma fu a lungo a capo della Massoneria Italiana: esiste un legame tra Casa Matha e la massoneria? «Desidero precisare che sono due associazioni diverse e distinte». Quale è oggi il rapporto con la città e quali sono gli eventi che Casa Matha organizza e sostiene? «In questi ultimi anni abbiamo intrapreso varie iniziative volte a far si che la Casa Matha sia sempre più presente ed attiva nella nostra realtà cittadina. Un recente esempio è stata la manifestazione musicale da poco terminata: Sotto le Stelle di Galla Placidia, che da quest’anno abbiamo voluto che si svolgesse in piazza San Francesco (e non nella tradizionale piazzetta adiacente a San Vitale) con l’obiettivo di lanciare un importante segnale di riappro- priazione di un luogo che ultimamente si è reso noto più per i fatti di cronaca che per eventi virtuosi. In questa operazione che ci ha visti anche finanziatori, abbiamo avuto al nostro fianco sia il Comune che l’Arcidiocesi. Ma, già da alcuni anni siamo all’interno del cartellone del Settembre Dantesco, e anche quest’anno il 25 set- tembre la nostra sede verrà aperta alla cittadinanza per una conferenza tenuta dalla prof.ssa Fulvia Missiroli e dal prof. Piero Mioli. Un grande legame è stretto da secoli tra la Casa Ma- tha e Dante Alighieri; uno dei soci che compare nello statuto del XIV sec. era Pier Giardini uno dei discepoli del sommo poeta a Ravenna; inoltre esattamente 150 anni, in occasione del ritrovamento delle ossa di Dante tra i testimoni erano presenti diversi Uomini della Casa Matha. Il nostro futuro è quindi completamente rivolto alla cultura in generale ed in particolare a promuovere tutte quelle iniziative a difesa del nostro territorio e delle nostre tradizioni…senza nulla chiedere ad altri». il Primo Massaro Paolo Bezzi consegna la medaglia ricordo della Casa Matha a James fforde Primo Guardiano della Fish- mongers’ Company di Londra Quando nella seconda metà del XVI secolo lo storico ravennate Girolamo Rossi scrisse la poderosa opera Historiae Ravennates, nel riferire alcune brevi notizie sulla Casa Matha si esprimeva in questi termini: «In questo tempo [inizio del XIV sec. ndr] quell’Ordine dei Pescatori era tanto famoso che quasi tutti i ravennati e anche gli stessi Polentani aspiravano a esservi associati». Di certo sappiamo che l’ingresso della fa- miglia Da Polenta effettivamente avvenne proprio in quel periodo ed una tradizione locale vuole che proprio i polentani do- nassero un edificio all’Ordine della Casa Matha. Di questo edificio niente più esiste ma pos- siamo ricostruirne le vicende in relazione anche al mercato del pesce di Ravenna. La più antica sede dell’Ordine veniva chia- mata Vecchia Pescheria ed era un edificio ad un piano, porticato, in cui prendevano posto i banchi per la vendita del pesce. Di questo edificio si conservano alcune rare fotografie che vennero fatte pochi anni prima della sua demolizione per far posto alla pescheria nuova progettata da Ugo Vi- gnuzzi. Sulla facciata del vecchio edificio erano murate due memorie in marmo. Una, la più antica, arricchita da uno stemma policromo, ricordava che nel 1717 il Card. Legato Ulisse Giuseppe Gozzadini aveva fatto restaurare il loggiato per il mercato del pesce. La seconda lapide, più semplice, era un tributo a Camillo Spreti che nel 1820 oltre a pubblicare una storia della Casa Matha fu tra i riformatori dell’antico statuto. Entrambe le lapidi marmoree vennero recuperate quando si decise di demolire questo vecchio fabbricato nel 1893 per fare posto alla nuova pescheria. Nel suo insieme questa antica sede era molto semplice: se nel piano terreno trovavano posto i banchi dei pescivendoli, per mezzo di una scala in legno si accedeva al piano superiore che era composto da un’unica sala utilizzata dai soci per le assemblee. Questo edificio venne demolito nel 1893 per creare un più ampio e funzionale mercato del pesce su progetto dell’ingegnere Ugo Vignuzzi. Il nuovo edificio, noto ai ravenna- ti come Esedra Vignuzzi, era un lungo corridoio di forma semicircolare e al suo interno trovavano spazio diversi banchi di pesce. All’esterno venne posto, nella parte alta in corrispondenza dell’ingresso al centro della piazza, un grande stemma della Casa Matha che ancora oggi si può vedere nella parte posteriore dell’at- tuale mercato coperto. Inoltre, in cima ai due ingressi laterali della struttura vennero collocate le sculture di due delfini che sorreggevano una conchiglia; uno di questi due gruppi marmorei è ancora oggi depositato nell’atrio d’ingresso del mercato coperto. Per realizzare queste sculture la Casa Matha si rivolse a due artisti ravennati: Attilio Maltoni e Virgilio Montanelli. Il nuovo mercato del pesce costruito per volontà della Casa Matha ebbe vita breve; inaugurato nel 1894 venne demolito nel 1912 per realizzare l’attuale Mercato coperto che, a causa delle difficoltà economiche del Comune di Ravenna e dell’entrata in guerra dell’Italia diventerà effettivamente operativo solo dieci anni più tardi in occasione della prima Fiera campionaria provinciale, che si svolse a Ravenna tra il 10 e il 25 giugno del 1922. LA NUOVA SEDE Intanto l’Ordine della Casa Matha decise di costruire una sua nuova sede sociale e dopo aver acquisito alcuni edifici prospicienti alla piazza, che allora si chiamava Casa Matha e che oggi è piazza Andrea Costa, su proget- to di Cesare Bezzi e Domenico Tempioni realizzò il grande edificio che ancora oggi è la sede dell’Ordine. I la- vori per la costruzione del nuovo edificio iniziarono nel 1901 per con- cludersi a distanza di pochi anni. Nell’attuale sede trovarono spazio le lapidi che erano murate all’esterno della vecchia sede e vennero collocate sulla rampa della scala. Anche l’importante busto marmo- reo, scolpito nel 1859 da Enrico Pazzi, che si volle realizzare in ricordo di Andrea Garavini, il quale con abilità e destrezza seppe sostenere e recuperare i beni dell’Ordine, venne recuperato dalla vecchia sede e collocato nell’aula magna. Nello stesso ampio ambiente venne incaricato il pittore Enrico Piaz- za di dipingere, nella parte alta, le figure allegoriche dell’Industria, il Commercio, la Letteratura, le Belle Arti, la Scienza, la Fortezza e la Giustizia. Ancora oggi questo ciclo pittorico rappresenta uno dei migliori e me- glio conservati esempi di stile Liberty a Ravenna. È in questi ambienti che nel 1919 venne aperta la scuola nautica che ebbe vita fino agli anni della seconda guerra mondiale. Successiva- mente, per la sua posizione logistica, dopo la liberazione della città nel dicembre 1944, il palazzo venne momentaneamente requisito e vi si installò il comando canadese della Polizia Militare fino alla con- clusione della guerra. G.F. L’ORDINE DI CASA MATHA Collegio degli Ufficiali PAOLO BEZZI Primo Massaro GIORGIO GIULIANINI Secondo Massaro LUCIANO SIBONI Massaro Emerito Ufficiali MASSIMO BOZZANO - CESARE FOCACCIA STELIO GARDELLI - GIAMPAOLO GHINI ENRICO MAMBELLI - FRANCESCO NICOLLI PAOLO PALAZZI - MAURIZIO PIANCASTELLI FILIBERTO PONZETTI Ufficiali Revisori dei Conti GIAN ROBERTO MARZIANI - CLAUDIO MASINI FABRIZIO MILANI RAVAGLIA LA STORIA DELL’ORDINE Dell’esistenza dell’Ordine della Casa Matha abbiamo certezza da almeno il X secolo, testimonianza portata dal noto documento del 12 aprile 943 (custodito nell’Archivio storico diocesano di Ravenna), col quale l’Arcivescovo di Ravenna rinnova la con- cessione di pesca alla Schola piscatorum Patoreno. Trattandosi di rinnovazione, la Schola doveva certamente esistere anche prima, quasi una continuazione dei Collegia piscatorum che, numerosi e documentati, ebbero vita in Ravenna. L’Ordine della Casa Matha è dunque una millenaria corpora- zione di mestiere che, quale «masso erratico», lungo il corso dei secoli, è giunta fino ai tempi nostri e che, per statuto, impegna i soci a «considerare perpetuo questo sodalizio». Nella sua storia millenaria si chiamò via corpus, collegium, universitas, schola, ordo, a seconda delle mutate condizioni civili, passando da appartenenza coatta (specifica dei collegia romani) alla ammissione libera ed ambita, della quale prota- gonista non fu il «lavoro» ma l’Opera, non il «lavoratore» ma l’Uomo, poiché era ed è fondata non sul «contratto» ma sulla «fratellanza». Recita, tra l’altro, l’art. 1 dello Statuto: «Fino a quando la sua attività istituzionale di corporazione resti impedita, l’Ordine della Casa Matha si limita a sostenere ed a diffondere studi che interessino l’industria della pesca nonché l’abitabilità e la salubrità della plaga dove per tempo immemorabile essa operò nel suo essere di corporazione di pescatori e di pescivendoli, plaga nella quale è compresa la città di Ravenna». Il monaco Benedetto Fiandrini, alla fine del XVIII secolo, nei suoi Annali Ravennati, accennando al Collegio dei Pescatori, dice: «Si uniscono in una sala di loro giurisdizione esistente sopra la Pescheria. In questa si assidono indistintamente cavalieri e plebei, laici e sacerdoti, pescatori e villani, e tutti vi hanno la medesima parte, come se fossero uguali».

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LE RADICI NEL MEDIOEVOE LO SGUARDO VERSO IL FUTURO

La sede dell’Ordinedella Casa Matha

RAVENNAL’Ordine della Casa Matha, la più antica corporazione di mestiere

Da corporazione di mestiere a società che continua a promuovere corsi di istruzione, Casa Matha ha un legame forte con la storia di ieri e di oggi della città. Paolo Bezzi, Primo Massaro della Casa Matha, racconta la sua storia e le sue finalità.

Cos’è la Casa Matha? «Parlare della Casa Matha è sempre impegnativo, le tra-dizioni che ancora oggi vivono all’interno della nostra Società ci ricordano costantemente la nostra millenaria storia. Si tenga presente che ancora oggi al vertice della Casa Matha non esiste un presidente ma il Primo Massaro, incarico che mi onoro di assolvere, il quale viene coadiu-vato dal Secondo Massaro ed entrambi, nell’esercitare le loro funzioni di gestione, fanno riferimento al consiglio d’amministrazione della Società che si chiama Collegio degli Ufficiali. È una peculiarità tutta nostra che il termine Massaro, per identificare i vertici della Società, è rimasto inalterato fin dal Medioevo; infatti negli antichi statuti ravennati del XIV secolo viene citata la Casa Matha che ha come referente proprio il massaro. Come gli stessi soci che vengono chiamati Uomini della Casa Matha.Il Primo e Secondo Massaro assieme agli Ufficiali, vengono eletti dall’assemblea dei soci».Quali furono gli scopi che portarono alla nascita della Casa Matha?«Fondamentalmente facciamo riferimento all’antica carta statutaria che venne redatta nel 1304 e che ancora oggi fa parte dei tesori che conserva l’Ordine della Casa Matha. Quell’antico documento sancì e regolamentò la corporazione dei pescatori che almeno dal 943 era attiva a Ravenna sotto la denominazione di Schola Piscatorum. Di conseguenza dall’inizio del XIV secolo la Casa Matha venne incaricata dalla comunità di Ravenna di regola-mentare e gestire la pesca nelle zone vallive e controllare il mercato del pesce per la città intera.Questa prerogativa della nostra società si mantenne fino alla fine del XIX secolo quando per legge perdette questo monopolio sul controllo del pesce nell’hinterland ma poté mantenere la gestione del mercato del pesce nella città. A seguito di questa scelta la nostra società demolì il vecchio mercato del pesce per innalzare un nuovo e più funzionale mercato, la cosiddetta Esedra Vignuzzi, che ebbe vita breve perché successivamente fu sostituito dall’attuale Mercato Coperto inaugurato nel 1922».Come avviene la selezione e l’ammissione dei nuovi soci?«Nonostante le variazioni che il nostro statuto ha subito dal lontano 1304, l’ammissione dei nuovi soci oggi av-viene attraverso una procedura consolidata nel tempo nel rispetto della tradizione. Innanzitutto chi desidera appartenere alla nostra società deve essere presentato da due soci, inoltre deve essere nato nel Comune di Ra-venna o avervi la residenza da non meno di dieci anni. Il limite anagrafico minimo per essere accettati nell’ambito dell’assemblea dei Soci è di avere non meno di 21 anni e di non aver presentato domanda dopo i 45 anni di età. Una deroga speciale per l’ammissione all’Ordine della Casa Matha che si esercita da tempo immemorabile è quello dell’ammissione dei così detti Soci di Grembiule che sono coloro che ancora oggi esercitano la professione di pescatori o pescivendoli».Chi sono i Soci di Grembiule?«Questa è una peculiarità del nostro Ordine. Già nei vecchi statuti si ricordava che la società era composta da 150 Soci, suddivisi in Soci Ordinari e Soci del Grembiule, intendendo per questi ultimi i soli componenti che di mestiere facevano i pescatori o i pescivendoli. Oggi, questi soci vengono ammessi all’Ordine senza pagare alcuna quota associativa; inoltre la Casa Matha si fa carico di un piccolo sussidio economico, qualora si trovassero in difficoltà, che viene loro corrisposto in età pensionabile. S’intende che questo piccolo sostegno economico che si offre ai soci di grembiule va visto in quello spirito di mutuo soccorso che ha sempre caratterizzato il nostro Ordine. Ma questo tipo di aiuto è circoscritto solo ai soci?«No. Già da alcuni anni la Casa Matha su indicazioni

specifiche si fa carico di aiutare economicamente alcuni giovani studenti. Ed in accordo con alcune scuole raven-nati, in particolare con il Liceo Artistico Nervi-Severini, abbiamo consegnato premi di studio ad alcuni studenti meritevoli che si sono distinti nel corso dell’anno scola-stico. Così come in passato si è riconosciuto ad alcuni laureandi di Scienze Ambientali un premio di studio per le tesi che trattassero delle valli e delle zone umide del nostro territorio».Esistono altre realtà simili in Italia o anche all’estero di associazioni che vantino una così lunga storia?«Il nostro Ordine della Casa Matha è considerato la più antica corporazione di mestiere che esista sia in Italia che all’estero. Per quanto riguarda l’Italia bisogna ancora una volta guardare al passato e alle leggi napoleoniche che soppressero la quasi totalità delle associazioni di mestiere salvando a Ravenna la Casa Matha perché, come ho detto, la nostra società gestiva e regolamentava il mercato del pesce e di conseguenza aveva una sua funzione importante per la città. Per quanto riguarda l’estero, nel 1993 quando il nostro Ordine volle celebrare il 1050° del primo documento del 943 (oggi conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Ravenna) che attestava l’esistenza della Schola Piscatoria di Ravenna, avemmo l’occasione di incontrare e conoscere una società simile alla nostra che ancora oggi è operativa, la Fishmongers’ Company di Londra. Tale società sorse nel 1272 e tra gli scopi aveva, e mantiene ancora oggi, quello di gestire e commercializzare tutto il pesce per la capitale inglese. Fu in quella occasione che una delegazione inglese venne invitata a Ravenna e fu stretto un patto di fraternità tra le nostre due antiche associazioni. Ed è stato con gran gioia che pochi mesi fa, il 12 aprile, questo legame tra le nostre due società si è rinnovato con un ulteriore proto-collo firmato da me in veste di Primo Massaro e dal loro Primo Guardiano James fforde».Come si è evoluta Casa Matha in questo ultimo secolo di vita?«Dopo la perdita del controllo del mercato del pesce, che rappresentava una delle sue funzioni principali, la Casa Matha dovette spostare la propria attenzione verso altre attività che ebbero fin dall’inizio uno sguardo privilegiato verso la città. È così che nel 1919 la Casa Matha istituì una scuola nautica che rimase attiva fino alla fine della seconda guerra mondiale e che, a titolo gratuito, formò numerosi ragazzi i quali, attratti dalla vita di mare, spesso proseguirono gli studi in altri istituti diventando ufficiali a servizio della marina mercantile e militare.In questo spirito di formazione scolastica la Casa Ma-tha, dal 1983 fino a oggi, organizza i Corsi di Istruzione Superiore che si caratterizzano per il rigore scientifico e sono autorizzati dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Queste lezioni che trattano di argomenti suddivisi in aree tematiche (ambientale artistica e storico umanistica), sono aperte al pubblico, completamente gratuite, e si svolgono all’interno della nostra sede, nell’aula magna e sono riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’U-niversità e della Ricerca. Vogliamo anche ricordare il nostro rapporto con l’Università di Bologna che, nel 1989 inaugurò il primo corso di laurea in Scienze Ambientali ad indirizzo marino della sede distaccata di Ravenna proprio nella nostra aula magna e tuttora proseguiamo nella nostra collaborazione. Il Primo Massaro della Casa Matha partecipa inoltre al Consiglio di indirizzo della Fondazione Flaminia».Come mai la vostra aula magna è dedicata a Giordano Gamberini?«Si è voluto dedicare l’aula magna a Giordano Gamberini che per lungo tempo ha ricoperto l’incarico di Primo Massaro. La sua dedizione alla Casa Matha è ancora oggi ricordata dai soci più anziani dell’Ordine e ci è sembrato corretto che fosse ricordato con un ritratto bronzeo re-alizzato da Giannantonio Bucci e donato dalla famiglia Gamberini. All’interno dell’aula magna troviamo inoltre un busto marmoreo opera dello scultore Enrico Pazzi, che rappresenta un altro Primo Massaro, Andrea Garavini che fu uno dei personaggi più importanti non solo per la Casa Matha ma per la tutta la città nelle vicende del XIX secolo: a capo della Carboneria ravennate, fu un punto di riferimento importante e un protagonista del nostro Risorgimento».La vostra aula magna è la rappresentazione del vo-stro Ordine?«Effettivamente in questa sala ci si riunisce almeno due volte all’anno per le assemblee dei soci ed è il luogo in cui custodiamo il nostro gonfalone. Quando venne rea-lizzata questa nostra sede nel 1902 e si decise di creare l’aula, i nostri predecessori vollero che fosse dignitosa ed elegante, e allo stesso tempo che raccontasse anche la nostra antica storia. Per questo motivo venne chiamato il pittore ravennate Enrico Piazza a decorare l’intera sala. Ancora oggi con benevolo sguardo ci osservano dall’alto le eleganti figure delle Arti e delle Scienze, all’interno di uno dei cicli pittorici in stile liberty meglio conservati della città». Gamberini non soltanto è stato Primo Massaro, ma fu a lungo a capo della Massoneria Italiana: esiste un legame tra Casa Matha e la massoneria?«Desidero precisare che sono due associazioni diverse e distinte».Quale è oggi il rapporto con la città e quali sono gli eventi che Casa Matha organizza e sostiene? «In questi ultimi anni abbiamo intrapreso varie iniziative volte a far si che la Casa Matha sia sempre più presente ed attiva nella nostra realtà cittadina. Un recente esempio è stata la manifestazione musicale da poco terminata: Sotto le Stelle di Galla Placidia, che da quest’anno abbiamo voluto che si svolgesse in piazza San Francesco (e non nella tradizionale piazzetta adiacente a San Vitale) con l’obiettivo di lanciare un importante segnale di riappro-priazione di un luogo che ultimamente si è reso noto più per i fatti di cronaca che per eventi virtuosi. In questa operazione che ci ha visti anche finanziatori, abbiamo avuto al nostro fianco sia il Comune che l’Arcidiocesi. Ma, già da alcuni anni siamo all’interno del cartellone del Settembre Dantesco, e anche quest’anno il 25 set-tembre la nostra sede verrà aperta alla cittadinanza per una conferenza tenuta dalla prof.ssa Fulvia Missiroli e dal prof. Piero Mioli. Un grande legame è stretto da secoli tra la Casa Ma-tha e Dante Alighieri; uno dei soci che compare nello statuto del XIV sec. era Pier Giardini uno dei discepoli del sommo poeta a Ravenna; inoltre esattamente 150 anni, in occasione del ritrovamento delle ossa di Dante tra i testimoni erano presenti diversi Uomini della Casa Matha. Il nostro futuro è quindi completamente rivolto alla cultura in generale ed in particolare a promuovere tutte quelle iniziative a difesa del nostro territorio e delle nostre tradizioni…senza nulla chiedere ad altri».

il Primo Massaro Paolo Bezzi consegna la medaglia ricordo della Casa Matha a James fforde Primo Guardiano della Fish-mongers’ Company di Londra

Quando nella seconda metà del XVI secolo lo storico ravennate Girolamo Rossi scrisse la poderosa opera Historiae Ravennates, nel riferire alcune brevi notizie sulla Casa Matha si esprimeva in questi termini: «In questo tempo [inizio del XIV sec. ndr] quell’Ordine dei Pescatori era tanto famoso che quasi tutti i ravennati e anche gli stessi Polentani aspiravano a esservi associati». Di certo sappiamo che l’ingresso della fa-miglia Da Polenta effettivamente avvenne proprio in quel periodo ed una tradizione locale vuole che proprio i polentani do-nassero un edificio all’Ordine della Casa Matha. Di questo edificio niente più esiste ma pos-siamo ricostruirne le vicende in relazione anche al mercato del pesce di Ravenna.La più antica sede dell’Ordine veniva chia-mata Vecchia Pescheria ed era un edificio ad un piano, porticato, in cui prendevano posto i banchi per la vendita del pesce. Di questo edificio si conservano alcune rare fotografie che vennero fatte pochi anni prima della sua demolizione per far posto alla pescheria nuova progettata da Ugo Vi-gnuzzi.Sulla facciata del vecchio edificio erano murate due memorie in marmo. Una, la più antica, arricchita da uno stemma policromo, ricordava che nel 1717 il Card. Legato Ulisse Giuseppe Gozzadini aveva fatto restaurare il loggiato per il mercato del pesce. La seconda lapide, più semplice, era un tributo a Camillo Spreti che nel 1820 oltre a pubblicare una storia della Casa Matha fu tra i riformatori dell’antico statuto. Entrambe le lapidi marmoree vennero recuperate quando si decise di demolire questo vecchio fabbricato nel 1893 per fare posto alla nuova pescheria.Nel suo insieme questa antica sede era molto semplice: se nel piano terreno trovavano posto i banchi dei pescivendoli, per mezzo di una scala in legno si accedeva al piano superiore che era composto da un’unica sala utilizzata dai soci per le assemblee. Questo edificio venne demolito nel 1893 per creare un più ampio e funzionale mercato del pesce su progetto dell’ingegnere Ugo Vignuzzi. Il nuovo edificio, noto ai ravenna-ti come Esedra Vignuzzi, era un lungo corridoio di forma semicircolare e al suo interno trovavano spazio diversi banchi di pesce. All’esterno venne posto, nella parte alta in corrispondenza dell’ingresso al centro della piazza, un grande stemma della Casa Matha che ancora oggi si può vedere nella parte posteriore dell’at-tuale mercato coperto. Inoltre, in cima ai due ingressi laterali della struttura vennero collocate le sculture di due delfini che sorreggevano una conchiglia; uno di questi due gruppi marmorei è ancora oggi depositato nell’atrio d’ingresso del mercato coperto. Per realizzare queste sculture la Casa Matha si rivolse a due artisti ravennati: Attilio Maltoni e Virgilio Montanelli. Il nuovo mercato del pesce costruito per volontà della Casa Matha ebbe vita breve; inaugurato nel 1894 venne demolito nel 1912 per realizzare l’attuale Mercato coperto che, a causa delle difficoltà economiche del Comune di Ravenna e dell’entrata in guerra dell’Italia diventerà effettivamente operativo solo dieci anni più tardi in occasione della prima Fiera campionaria provinciale, che si svolse a Ravenna tra il 10 e il 25 giugno del 1922.

LA NUOVA SEDEIntanto l’Ordine della Casa Matha decise di costruire una sua nuova sede sociale e dopo aver acquisito alcuni edifici prospicienti alla piazza, che allora si chiamava Casa Matha e che oggi è piazza Andrea Costa, su proget-to di Cesare Bezzi e Domenico Tempioni realizzò il grande edificio che ancora oggi è la sede dell’Ordine. I la-

vori per la costruzione del nuovo edificio iniziarono nel 1901 per con-cludersi a distanza di pochi anni. Nell’attuale sede trovarono spazio le lapidi che erano murate all’esterno della vecchia sede e vennero collocate sulla rampa della scala. Anche l’importante busto marmo-reo, scolpito nel 1859 da Enrico Pazzi, che si volle realizzare in ricordo di Andrea Garavini, il quale con abilità e destrezza seppe sostenere e recuperare i beni dell’Ordine, venne recuperato dalla vecchia sede e collocato nell’aula magna.Nello stesso ampio ambiente venne incaricato il pittore Enrico Piaz-za di dipingere, nella parte alta, le figure allegoriche dell’Industria, il Commercio, la Letteratura, le Belle Arti, la Scienza, la Fortezza e la Giustizia. Ancora oggi questo ciclo pittorico rappresenta uno dei migliori e me-glio conservati esempi di stile Liberty a Ravenna.È in questi ambienti che nel 1919 venne aperta la scuola nautica che ebbe vita fino agli anni della seconda guerra mondiale. Successiva-mente, per la sua posizione logistica, dopo la liberazione della città nel dicembre 1944, il palazzo venne momentaneamente requisito e vi si installò il comando canadese della Polizia Militare fino alla con-clusione della guerra.G.F.

L’ORDINE DI CASA MATHACollegio degli Ufficiali

PAOLO BEZZIPrimo Massaro

GIORGIO GIULIANINISecondo Massaro

LUCIANO SIBONIMassaro Emerito

UfficialiMASSIMO BOZZANO - CESARE FOCACCIA

STELIO GARDELLI - GIAMPAOLO GHINIENRICO MAMBELLI - FRANCESCO NICOLLI

PAOLO PALAZZI - MAURIZIO PIANCASTELLIFILIBERTO PONZETTI

Ufficiali Revisori dei ContiGIAN ROBERTO MARZIANI - CLAUDIO MASINI

FABRIZIO MILANI RAVAGLIA

LA STORIA DELL’ORDINEDell’esistenza dell’Ordine della Casa Matha abbiamo certezza da almeno il X secolo, testimonianza portata dal noto documento del 12 aprile 943 (custodito nell’Archivio storico diocesano di Ravenna), col quale l’Arcivescovo di Ravenna rinnova la con-cessione di pesca alla Schola piscatorum Patoreno. Trattandosi di rinnovazione, la Schola doveva certamente esistere anche prima, quasi una continuazione dei Collegia piscatorum che, numerosi e documentati, ebbero vita in Ravenna.L’Ordine della Casa Matha è dunque una millenaria corpora-zione di mestiere che, quale «masso erratico», lungo il corso dei secoli, è giunta fino ai tempi nostri e che, per statuto, impegna i soci a «considerare perpetuo questo sodalizio».Nella sua storia millenaria si chiamò via corpus, collegium, universitas, schola, ordo, a seconda delle mutate condizioni civili, passando da appartenenza coatta (specifica dei collegia romani) alla ammissione libera ed ambita, della quale prota-gonista non fu il «lavoro» ma l’Opera, non il «lavoratore» ma l’Uomo, poiché era ed è fondata non sul «contratto» ma sulla «fratellanza».Recita, tra l’altro, l’art. 1 dello Statuto: «Fino a quando la sua attività istituzionale di corporazione resti impedita, l’Ordine della Casa Matha si limita a sostenere ed a diffondere studi che interessino l’industria della pesca nonché l’abitabilità e la salubrità della plaga dove per tempo immemorabile essa operò nel suo essere di corporazione di pescatori e di pescivendoli, plaga nella quale è compresa la città di Ravenna».Il monaco Benedetto Fiandrini, alla fine del XVIII secolo, nei suoi Annali Ravennati, accennando al Collegio dei Pescatori, dice: «Si uniscono in una sala di loro giurisdizione esistente sopra la Pescheria. In questa si assidono indistintamente cavalieri e plebei, laici e sacerdoti, pescatori e villani, e tutti vi hanno la medesima parte, come se fossero uguali».