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BIOMASSA L.E.A.P. – LABORATORIO ENERGIA E AMBIENTE PIACENZA Descrizione Tecnologia Descrizione Ciclo di Vita Sviluppi Futuri Applicazioni Possibili Contatti Referenti Infrastrutture La definizione “ufficiale” di biomassa comprende qualsiasi sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici o alla produzione di ammendante agricolo. L’appartenenza delle biomasse al novero delle fonti di energia rinnovabile è coerente con il fatto che, da un lato, le materie prime di origine vegetale rappresentano, da un certo punto di vista, degli accumuli alternativi di energia solare (quella immagazzinata nella crescita per effetto della fotosintesi clorofilliana), dall’altro lato, il recupero degli scarti e la loro trasformazione in fonte di energia evidentemente rappresenta un modo per inserire una componente positiva al bilancio energetico complessivo. Esistono vari criteri di classificazione delle biomasse, riportati di seguito in figura1, ognuno dei quali evidenzia uno specifico aspetto di questo complesso settore. Energia al Trasferimento tecnologICO

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BIOMASSA

L.E.A.P. – LABORATORIO ENERGIA E AMBIENTE PIACENZA

Descrizione

Tecnologia

Descrizione

Ciclo di Vita

Sviluppi Futuri

Applicazioni Possibili

Contatti

Referenti

Infrastrutture

La definizione “ufficiale” di biomassa comprende qualsiasi

sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini

energetici o alla produzione di ammendante agricolo.

L’appartenenza delle biomasse al novero delle fonti di energia

rinnovabile è coerente con il fatto che, da un lato, le materie

prime di origine vegetale rappresentano, da un certo punto di

vista, degli accumuli alternativi di energia solare (quella

immagazzinata nella crescita per effetto della fotosintesi

clorofilliana), dall’altro lato, il recupero degli scarti e la loro

trasformazione in fonte di energia evidentemente rappresenta

un modo per inserire una componente positiva al bilancio

energetico complessivo. Esistono vari criteri di classificazione

delle biomasse, riportati di seguito in figura1, ognuno dei quali

evidenzia uno specifico aspetto di questo complesso settore.

Energia al Trasferimento

tecnologICO

Energia al

Trasferimento tecnologICO

Figura 1: classificazione delle biomasse

La figura 2 rappresenta i principali processi di conversione energetica della biomassa.

Figura 1:processi di trasformazione della biomassa

Energia al

Trasferimento tecnologICO

La figura 3 si focalizza, invece, sulla conversione energetica per la quale ogni tipologia di

biomassa è adatta.

Figura 2: Conversione energetica per tipologia di biomassa

Di seguito si riporta una descrizione sintetica delle principali tecnologie per la produzione di

bioenergia. Le tecnologie possono essere classificate in base alla tipologia di energia

prevalentemente prodotta:

Energia termica: Caldaie a pellet: utilizzano un combustibile solido di matrice legnosa, il pellet.

Possono essere dotate di sistema di caricamento automatico del pellet, il che le rende del tutto automatizzate e simili nel funzionamenti ad una caldaia a gas tradizionale. Assicurano quindi la possibilità di impostare orario di accensione e spegnimento, oltre alla temperatura. Hanno potenze nominali che vanno da pochi kW ad alcune centinaia di kW, nel caso in cui siano utilizzate per alimentare una piccola rete di teleriscaldamento.

Caldaie a biomassa per teleriscaldamento: il teleriscaldamento a biomasse permette di fornire calore ad un insieme di abitazioni e/o attività industriali, commerciali o pubbliche, che si trovano nelle vicinanze del luogo di produzione della biomassa utilizzata. Negli impianti di teleriscaldamento, che utilizzano tipicamente

Energia al

Trasferimento tecnologICO

caldaie a griglia, possono essere valorizzati energeticamente tutti gli scarti della filiera del legno. Influenzano negativamente la fattibilità di questi impianti gli elevati costi necessari per la realizzazione di una opportuna rete di distribuzione del calore alle utenze finali.

Energia elettrica e termica (eventuale cogenerazione): Impianti ORC: si basano su un ciclo Rankine chiuso e utilizzano un fluido di lavoro

organico, che nella maggior parte dei casi è costituito da polisilossani. I combustibili per alimentare questi impianti possono essere biomassa legnosa (segatura, cippato, corteccia,ecc..), biomassa non legnosa (fanghi biologici, scarti di potature, lolla, sansa, ecc...) oppure RSU. Gli impianti ORC hanno taglie tipicamente comprese tra i 400 kWe e i 2 MWe. I principali campi di applicazione di queste tecnologie sono:

o La cogenerazione da biomassa per piccole reti di teleriscaldamento o attività produttive;

o Il recupero di calore, ossia la produzione di energia elettrica da scarichi dei processi industriali;

o La realizzazione di piccoli cicli combinati, ossia la produzione di energia elettrica da calore residuo di motori a combustione interna o turbogas.

Impianti di gassificazione e pirolisi: la gassificazione e la pirolisi sono dei processi di conversione termochimica di un combustibile solido (biomassa) in un combustibile gassoso (syngas) e/o liquido (quale l’olio pirolitico o tar). Gli impianti che si basano sulla gassificazione e la pirolisi producono sia energia termica che elettrica e sono tipicamente di piccole dimensioni, con potenze che variano dai 250 kWe ai 2 MWe.

Centrali a combustione da biomasse agroforestali: un impianto termoelettrico alimentato a biomasse agroforestali è composto da quattro sezioni principali:

o Il combustore, in cui avviene il processo di combustione; o La caldaia, o sistema di recupero termico, che converte il contenuto

energetico dei fumi caldi in vapore, raffreddandoli; o Il ciclo di potenza, che valorizza il vapore prodotto generando energia

elettrica mediante un turboalternatore; o La linea di trattamento fumi, che abbatte gli eventuali inquinanti depurando

i fumi prima del loro scarico in atmosfera. La potenza nominale media di questi impianti varia tra i 5 MWe e i 40 MWe, con una maggiore diffusione di quelli di taglia prossima al limite inferiore del range.

Impianti per la produzione di energia da biogas: tali impianti sono composti da: o Il sistema di stoccaggio delle biomasse ed eventuali vasche per idrolisi delle

biomasse; o Le apparecchiature di trasferimento ai digestori del substrato; o I digestori e i gasometri, dove nei primi avviene la produzione di biogas

attraverso il processo di digestione; o Le tubazioni di convogliamento, pompaggio, condizionamento e trattamento

del gas; o I gruppi di generazione (gruppi motore-alternatore) e il sistema di

trattamento fumi.

Energia al

Trasferimento tecnologICO

Permette la produzione combinata di energia elettrica e termica. La taglia dei motori utilizzati in questi impianti varia da 200 kWe e 2 MWe.

Impianti per la produzione di energia da oli vegetali: gli impianti sfruttano tecnologie mature e consolidate. Esse si compongono solitamente in:

o I serbatoi di stoccaggio dell’olio vegetale; o L’impianto di pretrattamento dell’olio, generalmente costituito da cisterne a

doppia parete con serpentine; o La sezione di produzione di energia elettrica, che si compone di un motore

endotermico, di tipo navale ad altissima affidabilità (superiore al 90%) e con rotazioni che non superano i 1000 giri/min. Esso è collegato ad un alternatore e al sistema di connessione alla rete di distribuzione;

o Le eventuali apparecchiature per il recupero del calore, visto che normalmente l’impianto funziona in cogenerazione,

Esistono sia impianti con limitata potenza nominale, intorno a 1 MWe, che impianti di taglia maggiore, fino a 20 MWe, in cui sono affiancati più motori endotermici.

Impianti per il recupero energetico da RSU: la struttura di tali impianti e del tutto analoga a quella di un impianto alimentato da biogas agroforestale. A causa della diversa materia prima, tuttavia, esistono delle differenze relative alla sezione di trattamento fumi, che in questo caso deve rispondere a requisiti decisamente più stringenti. La taglia di questi impianti varia tra i 5 MWe ed oltre i 100 MWe. Tradizionalmente questi impianti producono solamente energia elettrica, ma si segnalano numerosi casi recenti di impianti collegati a reti di teleriscaldamento.

Di seguito si riporta un confronto fra le tecnologie sopradescritte:

Tabella 2: confronto delle tecnologie per la produzione di bioenergia

(fonte: www.energystrategy.it)

Energia al

Trasferimento tecnologICO

Si riportano i LEC per alcuni impianti considerati nell’analisi nel caso in cui essi si approvvigionino di materia prima a “costo zero”:

(fonte: www.energystrategy.it)

L’analisi dei LEC (Levelized Energy Cost*) mostra come, per effetto della relativa maturità

tecnologica della maggior parte delle tecnologie, i valori di riferimento vadano da un

minimo di 6 c€/kWh (caldaie a biomassa) a un massimo di 9 c€/kWh (caldaie a pellet) per la

produzione termica e da un minimo di 14,3 c€/kWh (centrali a combustione da biomassa,

escludendo gli impianti per il recupero energetico da RSU per i quali l’approvvigionamento è

un “ricavo”) a un massimo di 23,3 c€/kWh (pirolisi) per la produzione elettrica. La vicinanza

con il livello di costo dell’energia dalla rete (grid parity) appare evidente ed è ulteriormente

rafforzata nel caso in cui i costi di approvvigionamento della biomassa siano trascurabili,

ossia quando gli utilizzatori dispongono in proprio della materia prima necessaria

all’alimentazione dell’impianto. Secondo quanto stilato nel repot “Biomass Executive Energy

Report”, redatto da “Energy & Strategy Group”, le tecnologie impiegate per la produzione di

energia termica risultano ad oggi le più convenienti per gli investitori. La ragione è prima di

tutto di natura tecnologia: la conversione in energia elettrica richieda (ad eccezione degli oli

vegetali) una ulteriore trasformazione, e quindi una perdita di efficienza, rispetto alla

generazione di calore.

Energia al

Trasferimento tecnologICO

(fonte: www.energystrategy.it)

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Stadio rispetto al Ciclo di Vita

Le tecnologie impiegate possono essere considerate complessivamente mature. Fra di esse

la gassificazione e pirolisi sono attualmente ad uno stadio inferiore di maturità tecnologia,

se confrontate con le altre tecnologie di produzione della bioenergia.

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Sviluppi Futuri

Il PAN (Piano di Azione Nazionale), stilato nel Luglio 2010, definisce le azioni che l’Italia deve

porre in atto per raggiungere l’obiettivo vincolante di produzione del 17% del consumo

nazionale lordo di energia da fonti rinnovabili entro il 17%. Entro il 2020 è necessario

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Trasferimento tecnologICO

arrivare a produrre 8.504 ktep di energia elettrica (26,38% del consumo finale lordo di

energia elettrica) e 10.506 ktep di energia termica (17% del consumo finale lordo di energia

per riscaldamento e raffrescamento) da rinnovabili. Secondo quanto stilato all’interno del

PAN, le biomasse avranno una crescita considerevole. Infatti, entro il 2020 è necessario

arrivare a produrre 3.580 ktep di energia elettrica (40% dell’obiettivo totale per le

rinnovabili) e 5.720 ktep (oltre il 50% dell’obiettivo totale) di energia termica da biomasse.

Le tabelle seguenti riportano nel dettaglio come l’obiettivo è articolato nelle diverse

tecnologie (per la parte elettrica) e impieghi (per la parte termica).

(fonte: www.energystrategy.it)

Nei grafici seguenti, si riportano i valori obiettivo di produzione di energia da FER, secondo

quanto stabilito all’interno del PAN. Infine si riporta il consumo stabilito di energia da FER

nel settore trasporti.

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Trasferimento tecnologICO

(fonte: “Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili)

(fonte: “Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili)

Energia al

Trasferimento tecnologICO

(fonte: “Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili)

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Applicazioni Possibili e Sviluppi Futuri

Come sottolineato in precedenza, le tecnologie impiegate sono complessivamente mature,

ad eccezione degli impianti ORC e delle tecnologie di pirolisi e gassificazione. Tale maturità

comporta un ridotto margine di possibile aumento di possibile miglioramento delle

tecnologie e di efficientamento dei costi. Un possibile sviluppo interessante riguarda la

produzione di biometano attraverso la purificazione e upgrading di biogas, destinato

all’immissione nella rete del gas o all’impiego per autotrazione. Le principali tecnologie di

upgrading (rimozione della CO2 dal biogas) attualmente in uso sono:

Adsorbimento a pressione oscillante (PSA)

Lavaggio ad acqua in pressione (PWS)

Lavaggio chimico o con solventi

Membrane separatrici

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Trasferimento tecnologICO

Diversi Paesi in Europa hanno esperienze di immissione di biometano in rete e/o del suo uso

come combustibile per autotrazione: la purificazione del biogas a biometano è stata avviata

già a partire dal 2007 in Germania e in altri paesi come ad esempio Austria, Svizzera, Svezia

e Olanda. In Italia vi sono alcuni fattori che spingono verso la diffusione di tale tecnologia.

Infatti, esiste una rete capillare di distribuzione del gas, esistono numerosi impianti di

produzione di biogas e l’utilizzo di gas naturale per autotrazione pone il nostro Paese al 1°

posto in Europa (76% del totale) e al 4° nel Mondo. Nonostante ciò, non ci sono impianti

dedicati continuativamente alla produzione di biometano, si registra un solo impianto

sperimentale situato a San Giovanni di Persiceto (Persiceto Bioenergia). Complessivamente i

costi di purificazione e upgrading del biogas a biometano risultano ad oggi molto elevati e,

anche nei paesi in cui il biometano è già una realtà affermata, un costo di investimento alto

risulta giustificato solo per impianti di una certa taglia (indicativamente>500 kWe). In

generale si può affermare che i costi specifici diminuiscono al crescere delle dimensioni

dell’impianto di digestione anaerobica (D.A.) e quindi di quello di upgrading a parità di

tipologie di matrici utilizzate. I costi diminuiscono passando da impianti operanti

prevalentemente con colture energetiche dedicate a impianti operanti prevalentemente

con reflui zootecnici, a parità di dimensioni dell’impianto di D.A. Anche i margini di profitto

sono maggiori al crescere della dimensione dell’impianto in termini di kWhe installati e per

impianti operanti prevalentemente con reflui zootecnici (rispetto alle colture dedicate): essi

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Trasferimento tecnologICO

appaiono essere strettamente legati ai costi di conferimento della biomassa e alla capacità

operativa di un impianto (almeno pari a 500 Nm3 biogas/h).

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Energia al

Trasferimento tecnologICO

Contatti

Referenti

Federico Viganò

Ruolo: ricercatore di ruolo

Gruppi: Sistemi di conversione dell'energia (GECOS) - Dip. di Energia, Politecnico di

Milano

Laboratori: LEAP (Laboratorio Energia e Ambiente di Piacenza – Consorzio

partecipato dal Politecnico di Milano) – www.leap.polimi.it

Indirizzo: Via Nino Bixio 27/C, 29121 Piacenza

Telefono: +39-02-2399-6882

Fax: +39-02-23993863

Email: [email protected]

CV sintetico: Federico Viganò

Infrastrutture

Infrastrutture disponibili per attività di R&S, competenze ed esperienze

Laboratorio Attività Responsabile Scientifico

Responsabile Operativo

Riferimenti

(telefono; mail)

LEAP

Studi di fattibilità tecnologie di conversione energetica di biomassa

Misure di emissioni gassose / polveri

Misure di temperatura in camera di combustione

Ing. Federico Viganò

Ing. Marco Sutti

0523-35-6882 [email protected]

LEAP-Heat box

Misura e certificazione delle prestazioni energetiche generatori di calore a biomassa, con Pn < 100 kW

Ing. Federico Viganò

Ing. Marco Sutti

0523-35-6882 [email protected]

Energia al

Trasferimento tecnologICO

LEAP - Wind box

Misura e certificazione delle prestazioni dei terminali di scarico di generatori di calore

Ing. Federico Viganò

Ing. Marco Sutti

0523-35-6882 [email protected]

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