leishmaniosi parassita dixeno ciclo indiretto flebotomo o

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1 13 maggio Data: 13 maggio Editore: Sara Mascambroni, Alice Scafetta Autori: Alessandra Maio, Marta Maggisano, Ida Maragò, Alessia Martini Leishmaniosi La Leishmaniosi è una malattia causata da un parassita dixeno ciclo indiretto e trasmessa da un vettore biologico. Il vettore è un flebotomo o pappatacio e il protozoo, l’agente eziologico della malattia, è un parassita intracellulare obbligato appartenente al genere Leishmania. Nell’uomo è provocata da: L. donovani, con 3 specie di cui la più importante è la L. infantum L. mexicana L. tropica La morfologia è uguale, pertanto non sono distinguibili con esame microscopico. Per differenziarli , nel caso in cui sia necessaria una diagnosi differenziale, vengono utilizzate tecniche diagnostiche dirette, come analisi isoenzimatiche e metodi molecolari, anticorpi monoclonali che vanno a riconoscere i componenti antigenici specifici. Ci sono circa 90 paesi interessati da questa parassitosi, prevalentemente in area tropicale e subtropicale come il bacino mediterraneo. Esistono due morfotipi del parassita: - nell’ospite vertebrato, prende il nome di amastigoste; - nel flebotomo, quindi nel vettore, prende il nome di promastigote ed è dotato di un flagello terminale. Il flebotomo o pappatacio è un insetto ematofago di dimensioni parecchio piccole, come quelle di una zanzara.

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13 maggio

Data: 13 maggio Editore: Sara Mascambroni, Alice Scafetta

Autori: Alessandra Maio, Marta Maggisano, Ida Maragò, Alessia Martini

Leishmaniosi

La Leishmaniosi è una malattia causata da un parassita dixeno ciclo indiretto e trasmessa da

un vettore biologico. Il vettore è un flebotomo o pappatacio e il protozoo, l’agente eziologico

della malattia, è un parassita intracellulare obbligato appartenente al genere Leishmania.

Nell’uomo è provocata da:

• L. donovani, con 3 specie di cui la più importante è la L. infantum

• L. mexicana

• L. tropica

La morfologia è uguale, pertanto non sono distinguibili con esame microscopico. Per differenziarli ,

nel caso in cui sia necessaria una diagnosi differenziale, vengono utilizzate tecniche diagnostiche

dirette, come analisi isoenzimatiche e metodi molecolari, anticorpi monoclonali che vanno a

riconoscere i componenti antigenici specifici.

Ci sono circa 90 paesi interessati da questa parassitosi, prevalentemente in area tropicale e

subtropicale come il bacino mediterraneo.

Esistono due morfotipi del parassita:

- nell’ospite vertebrato, prende il

nome di amastigoste;

- nel flebotomo, quindi nel vettore,

prende il nome di promastigote ed è

dotato di un flagello terminale.

Il flebotomo o pappatacio è un insetto ematofago di dimensioni parecchio piccole, come quelle di

una zanzara.

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La prevenzione più diffusa per il controllo di queste malattie, in particolare per la malaria, è basata

sull’utilizzo di zanzariere e particolari insetticidi. Tuttavia ci sono degli insetti, di dimensioni tali che

la maglia della zanzariera non arriva a bloccare il passaggio dell’insetto.

Nel ciclo sono rappresentati due ospiti: il vettore e l’ospite vertebrato.

L’inoculazione del promastigote avviene durante il pasto di sangue e i promastigoti vengono

immediatamente fagocitati dai macrofagi, tramite riconoscimento da parte di recettori sulla

superficie della cellula stessa (è infatti un parassita intracellulare obbligato); a seguito della

fagocitosi si forma un lisosoma in cui il parassita assume una forma tonda e tozza, amastigote, e

inizia a riprodursi.

Alla fine del ciclo di replicazione nella cellula reticolo-endoteliale, il macrofago va incontro a lisi

e libera gli amastigoti che invadono altri macrofagi.

L’infezione del flebotomo avviene se nel pasto di sangue vi sono macrofagi al cui interno sono

presenti amastigoti. All’interno del tubo digerente dell’insetto il macrofago va incontro a lisi e

libera gli amastigoti che si trasformano nell’intestino in promastigoti. Questi migrano verso la

proboscide dell’insetto da dove avviene l’iniezione del promastigote nel vertebrato.

Clinicamente distinguiamo due forme di Leishmaniosi, cutanea e viscerale.

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Nella Leishmaniosi cutanea la replicazione del parassita avviene solo a livello cutaneo, ciò è

legato al fatto che in queste specie la riproduzione avviene ad una temperatura leggermente più

bassa rispetto a quella degli organi. L’infezione del vettore avviene solo se punge un individuo con

leishmaniosi viscerale in corrispondenza della lesione. Questa forma è caratterizzata da una

lesione papulare a crescita centrifuga con la formazione di croste centrali che guariscono

spontaneamente in tempi non rapidi e lasciano una cicatrice permanente.

In condizioni di immunodeficienza le lesioni cutanee, possono assumere delle forme diffuse, sono

rarissime ma esistono.

Quali saranno gli organi più interessati da questo tipo di infezione nella forma viscerale?

Milza, fegato e midollo osseo.

Le forme cliniche viscerali sono forme ben più gravi di quelle cutanee. C’è una fase caratterizzata

da un quadro clinico aspecifico, con febbre, perdita di peso ed epatosplenomegalia. Nell’arco di

mesi il paziente tende a presentare un quadro clinico di anemia, in conseguenza di danni a livello

midollare. E’ un quadro comunque mal definito, in cui solo a seguito di un esame sierologico

specifico si giunge alla diagnosi.

Un’evoluzione molto grave della malattia, con conseguenti elevati tassi di mortalità, caratterizzava

anni fa i pazienti affetti da HIV che contraevano anche la Leishmaniosi (tipico esempio di infezioni

concomitanti in pazienti il cui sistema immunitario è fortemente compromesso).

Un terzo tipo è presente in centro e sud America si chiama Leishmaniosi muco-cutanea, in cui

la prima ad essere infettata è la cute, poi guarisce spontaneamente, ma se raggiunge i tessuti

mucosi tende ad avere una diffusione anche “metastatica" e può essere dannosa.

Delle forme muco-cutanee possono diffondere non solo alle mucose ma anche al tessuto rino-

faringeo.

Nelle forme viscerali in cui si sviluppano sintomi aspecifici, possono essere molto variabili tra 1 a

4 mesi. Il quadro più importante è quello di epatosplenomegalia perché può portare a morte

l’ospite.

Nel XX secolo in particolare nel continente indiano, ci sono state epidemie di Leishmaniosi che ha

provocato centinaia di migliaia di morti perché è una parassitosi che può assumere dimensioni

molto rilevanti.

L’iter diagnostico per la diagnosi delle forme viscerali

Il primo passo è stabilire se l’individuo è entrato a contatto con l’agente patogeno: diagnosi

indiretta, ovvero stabilire se nel siero o nel plasma sono presenti anticorpi. In molti casi una

sieronegativtà non esclude l’infezione.

Tutto ciò avviene attraverso l’approccio indiretto, che è un esame eziologico, e si ottengono molte

informazioni, in modo poco traumatico per il paziente. Una volta ottenuto un risultato positivo, si

tende ad avere conferma tramite approccio diretto per dimostrazione della presenza del

parassita intero o di sue componenti molecolari.

I macrofagi verranno ricercati nel sangue periferico ma, trovandone pochi, è necessario eseguire

un puntato midollare.

In genere negli esami che si compiono i tessuti ricchi di cellule sono la milza, il fegato, quindi si

possono effettuare anche biopsie epatiche o spleniche che però risultano essere molto più

traumatiche rispetto al puntato midollare. Quindi andando ad effettuare un puntato midollare o un

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puntato sternale andiamo a vedere se all’interno dei macrofagi si riscontrano queste forme tozze ,

tondeggianti, facilmente riconoscibili che sono gli amastigoti. Nelle forme cutanee il parassita va

ricercato sempre all’interno della cellula ospite e si fanno dei micro prelievi cutanei in

corrispondenza dei margini della lesione.

Per questo parassita non esistono vaccini.

Il controllo e la lotta alla Leishmaniosi viene fatta attraverso la riduzione, là dove possibile, del

contatto tra l’uomo e il vettore e soprattutto attraverso i farmaci.

Un importante concetto è che la Leishmaniosi, in particolar modo la Leishmaniosi infantum, è una

zoonosi in grado di colpire principalmente il cane.

La specie che ci riguarda più da vicino è la infantum, chiamata così perché provoca una

sintomatologia seria nei soggetti nelle prime fasce d’età mentre negli adulti in genere questa

parassitologia assume una forma grave solo se vi è un’immunodeficienza dell’ospite.

Malaria

La Malaria è la malattia che ha esercitato nel corso dell’evoluzione del genoma umano il più alto

livello di pressione selettiva sull’uomo. Esistono 5 specie in grado di parassitare l’uomo:

1.Plasmodium falciparum:

Africa subsahariana, Asia e

America Latina;

2. Plasmodium vivax:

presenta una costituzione più

ampia che necessita di

condizioni di temperatura più

frequenti rispetto a falciparum,

anche più basse;

3. Plasmodium ovale:

Africa occidentale;

4. Plasmodium malariae:

distribuzione geografica ampia;

5. Plasmodium knowlesi:

Sud-Est asiatico.

All’inizio del XX sec Ronald Ross (premio Nobel 1902) disse:

“Le febbri malariche, note anche con il nome di paludismo o febbri intermittenti, sono le più

importanti tra le malattie che hanno colpito l’umanità”

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Tassi di Inoculazione Entomologica

nell’Africa Sub-Sahariana

Questa immagine indica il numero di

infezioni che un individuo riceve nel

corso di un certo periodo di tempo (in

questo caso in un anno).

Si può osservare come in molte zone

il colore predominante sia il verde cui

corrisponde il range 260-700 (alcune

centinaia di colture infettanti).

Il parassita preso in

considerazione in questo

diagramma è il Plasmodium

falciparum, il quale indica un

quadro potenzialmente letale.

Questi tassi sono scesi negli ultimi anni anche dell’80-90% e, rapportati a quei valori, restano

comunque almeno una cinquantina di punture infettanti all’anno.

L’anemia falciforme è una malattia causata da una mutazione della catena beta dell’emoglobina.

Quando la mutazione è presente in omozigosi, provoca una malattia letale (anemia falciforme);

quando la mutazione è presente in eterozigosi protegge quasi completamente contro l’evoluzione

grave della malattia stessa.

Il ciclo è indiretto.

Sono presenti due ospiti:

- vertebrato (l’uomo per le 5 specie sopracitate)

- invertebrato: zanzara Anopheles femmina

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L’infezione avviene durante il pasto di sangue: la zanzara inocula nel torrente circolatorio il

parassita in uno stadio chiamato sporozoita, e nell’arco di 10-20 minuti questi sporozoiti

raggiungono la prima cellula bersaglio che è l’epatocita.

All’interno dell’epatocita il parassita si riproduce in modo asessuato, assumendo una morfologia

inizialmente di trofozoita, successivamente di schizonte.

Dopo circa 5-6 giorni dall’infezione gli sporozoiti che hanno invaso gli epatociti terminano il loro

ciclo di riproduzione, chiamato esoeritrocitario ( pre-eritrocitario o epatico), e portano alla lisi

dell’epatocita che libera nel torrente circolatorio copie dello sporozoita che aveva invaso la cellula

epatica che prendono il nome di merozoiti. Quindi si assiste ad un’invasione dell’epatocita da

parte degli sporozoiti, successiva formazione di trofozoiti, schizonti (per ogni sporozoita che invade

una cellula epatica, si forma uno schizonte che è costituito da circa 30000 copie del parassita,

ovvero 30000 merozoiti che vengono liberati poi nel torrente circolatorio).

Tutta questa fase è del tutto asintomatica e dura 5-6 giorni.

(ricorda: nelle altre specie avviene tutto più lentamente, i ritmi di riproduzione sono più bassi del

falciparum)

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PERIODO DI INCUBAZIONE = intervallo di tempo che va dall’infezione alla comparsa dei sintomi.

Come parte del periodo di incubazione quindi dobbiamo comprendere questi 5-6 gg di

riproduzione asessuata nell’epatocita.

Il parassita poi raggiunge il torrente circolatorio e il merozoita invade il globulo rosso e comincia la

fase schizogonica eritrocitaria (quella precedente è la fase schizogonica epatica).

Siamo arrivati a livello dell’eritrocita e qui avviene un ciclo esattamente corrispondente a quello

appena descritto per l’epatocita con la differenza che, essendo globuloso, in una cellula molto

piccola il numero di copie del parassita prodotto è circa 1000 volte inferiore (lo schizonte prodotto

alla fine del ciclo eritrocitario conterrà quindi al massimo 30-40 merozoiti). Nei primi cicli di

riproduzione eritrocitaria, considerando il fatto che la densità del parassita è ancora molto bassa,

non vi è alcun sintomo.

A ciò si aggiungono però delle variazioni nel caso in cui, ad esempio, abbiamo un’infezione

altissima: il tempo di incubazione sarà più corto perché la densità parassitaria raggiunge già alla

prima ondata di riproduzione la densità scatenante.

Di solito però ci vogliono circa dai 2 ai 4 cicli eritrocitari per arrivare ad una densità di

parassiti tale da innescare l’attacco.

RICAPITOLANDO:

La fase epatica è quasi del tutto asintomatica.

I sintomi compaiono dopo un numero variabile di cicli eritrocitari e il ciclo eritrocitario dura

nel complesso 48h.

La fase epatica dura 5- 6 giorni, mentre il primo ciclo di riproduzione eritrocitaria 2 giorni

(tot = 8 giorni).

Se al secondo ciclo di riproduzione eritrocitario si raggiunge una densità parassitaria

sufficiente compaiono i primi sintomi e allora si dice che il periodo di incubazione per la

malaria è di 9-14 giorni.

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Perché i periodi di incubazione sono così importanti?

I periodi di incubazione rivestono un’importanza particolare poiché se un soggetto si esponesse ad

una zona endemica e sviluppasse un quadro febbrile che è non specifico, dopo un tempo

vagamente inferiore ai 9-14 giorni si può escludere alla base del quadro clinico la malaria.

Il periodo di prepatenza è il periodo che intercorre tra l’infezione e la comparsa nel sangue

periferico del parassita, ma generalmente questo è riscontrabile in bassa densità e con assenza

di sintomi.

Quando invece il parassita diviene riscontrabile nel sangue ma è comunque non ancora

associato a sintomi si ha il periodo di patenza.

Si distingue poi il periodo di incubazione che va dall’infezione alla comparsa della

sintomatologia.

Dopo un numero variabile di riproduzioni asessuate, si raggiunge lo stadio gametocita.

Vengono generati due tipi di gametociti: i gametociti maschi, definiti microgametociti ed i

gametociti femmina denominati macrogametociti.

Lo stadio gametocita del parassita è l’unico stadio in grado di infettare l’ospite vertebrato.

(Se una zanzara punge un individuo infetto, ma in cui ancora non si sono sviluppati i gametociti,

questa non si infetta: è necessario infatti che nel sangue assunto dal vettore siano presenti

entrambi i tipi di gametociti.)

Una volta assunto il sangue infetto, si innesca la fase sessuata del ciclo del parassita che

prende nome di ciclo sporogonico e si attua nell’intestino medio della zanzara anopheles

femmina.

Avviene così la fusione di microgametociti e macrogametociti fino a formare uno zigote, il quale si

differenzia in una cellula che ha la capacità di perforare la parete intestinale della zanzara e

successivamente si differenzia ulteriormente nello spessore della parete intestinale in

oocisti.

Questo stadio è l’unico con scambio di materiale genetico tra i due sessi.

L’oocisti, che contiene all’interno migliaia di sporozoiti, andrà incontro a lisi e libererà questi

nelle cavità celomatiche della zanzara, per far sì che poi migrino in varie direzioni,

concentrandosi soprattutto nelle ghiandole salivari della zanzara.

Questa fase è fortemente influenzata dalle

condizioni ambientali, in particolar modo

dalla temperatura. Intorno ai 23°-24° gradi

il ciclo si blocca.

Questo ciclo vitale esposto è tipicamente

quello del P. Falciparum, anche se per gli

altri non ci sono sostanziali differenze se

non nelle tempistiche del periodo di

incubazione e nel quadro clinico che le

diverse specie comportano.

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L’unica grande differenza riguarda il P. Vivax e il P. Ovale: nella fase epatica, gli sporozoiti che

hanno invaso l’epatocita possono differenziarsi in una forma metabolicamente silente che si

chiama ipnozoita.

In questo stadio, il parassita si trova all’interno dell’epatocita ma non prosegue la sua riproduzione

asessuata, rimane nello stadio di trofozoita per molti mesi o anni, per poi riattivarsi e concludere il

ciclo di riproduzione epatica, a cui può seguire un attacco clinico anche in assenza di un

precedente attacco clinico primario.

Qual è la conseguenza dell’esistenza di questo particolare stadio?

Nella stessa infezione sporozoiti diversi possono seguire evoluzioni diverse: cellule che

danno immediatamente luogo al ciclo di evoluzione epatico e cellule che invece rimangono nello

stadio di ipnozoita oppure cellule si differenziano tutte in sporozoiti o tutte in ipnozoiti.

Questo è da tenere a mente nella terapia farmacologica: generalmente i farmaci che eliminano il

parassita nel sangue periferico non eliminano gli ipnozoiti.

Un’importante eccezione è costituita dalla Primachina, in grado di agire su entrambi gli stadi del

parassita. La somministrazione di questa deve però essere accompagnata da un’attenta

anamnesi su un’eventuale enzimopenia del paziente, per evitare di causare un’anemia

acuta.

Nelle zone invase da malaria c’è un’alta frequenza di enzimopenici, soprattutto di pazienti carenti

di glucosio 6-fostato deidrogenasi.

.

Perché è stato selezionato questo stadio di ipnozoita? In zone a trasmissione instabile (tipo di

trasmissione caratterizzata dal fatto che il vettore c’è in alcuni periodi dell’anno e non in altri),

un parassita che ha la capacità di rimanere silente nel fegato e di riattivarsi a distanza di tempo ha

una fitness (una probabilità di riprodursi), più alta di un parassita che invece non è in grado di

formare ipnozoiti. Quindi si seleziona.

Nel ciclo della malaria ci sono quindi tre sottocicli:

- Ciclo epatico o pre-eritrocitario (asintomatico): ha la durata

- P. Falciparum: 5-6 giorni;

- P. Vivax: 8 giorni;

- P. Ovale: 9 giorni;

- P. Malariae: 13-14 giorni.

- Ciclo eritrocitario o extra-epatico (sintomatico): ha la durata

- P. Falciparum: 48 ore;

- P. Vivax: 48 ore;

- P. Ovale: 48 ore;

- P. Malariae: 72 ore.

- Ciclo sporogonico o sessuale nel vettore.

Da ricordare il periodo di incubazione ( tra il ciclo epatico e il ciclo eritrocitario): ha durata di

- P. Falciparum: 9-14 giorni;

- P. Vivax: 6-14 giorni, ma si può protrarre fino a 8-10 mesi;

- P. Ovale: 6-14 giorni, ma si può protrarre fino a 10-12 mesi;

- P. Malariae: 7-30 giorni.

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Distribuzione della malaria da P.

Falciparum

La malaria è oggi un problema grave

soprattutto nell’area sub-sahariana, anche se

la situazione è molto migliorata grazie

all’intervento dei Paesi ricchi nei Paesi in via

di sviluppo.

Le zone rosse corrispondono a zone in cui

10 anni fa il 100% della popolazione risultava

positivo alla malaria e questo avveniva

essenzialmente solo in Africa Sub-Sahariana e in Papua Nuova Guinea.

Attualmente oltre all’Africa Sub-Sahariana, si registrano importanti trasmissione nel Sud-

Est Asiatico.

In termini di mortalità, 10 anni fa si verificavano intorno ad 1 milione di decessi all’anno; oggi

siamo intorno a mezzo milione.

La malaria è stato un grave problema anche per l’Italia.

Fino alla fine del XIX secolo morivano circa 20.000 persone all’anno a causa della malaria

ed è stato un fattore che ha abilitato e debilitato la crescita dello sviluppo socio-economico delle

regioni italiane per secoli: la causa fondamentale delle differenze di sviluppo economico tra le

regioni italiane è la malaria.

Inoltre la genetica di popolazione endemica e non endemica del nostro Paese è molto diversa.

Meccanismi patogenetici di P. Falciparum

La malaria da P.Falciparum può svilupparsi in una forma grave, definita come malaria cerebrale,

con danni che possono lasciare delle sequele croniche in termini di capacità cognitiva.

Il rapporto di pazienti affetti da malaria da P. Falciparum, degenerata poi in malaria cerebrale è di

4:1.

Nei soggetti reduci da malaria cerebrale si osserva un’incidenza maggiore di patologie come

l’epilessia rispetto a soggetti che non hanno contratto la malattia.

Inoltre, la malaria grave è la prima causa di anemia nella popolazione delle zone endemiche e

l’anemia è un fattore che riduce fortemente la capacità di apprendimento di un individuo.

Quindi stiamo parlando sostanzialmente di una malattia che ha una ricaduta gravissima a livello di

popolazione. E’ la prima causa di povertà nell’intero continente africano.

Va da sé che il controllo della malaria è una strategia di lotta contro la povertà: si è chiarito solo

recentemente che la lotta alla malaria sia uno strumento di sviluppo economico fondamentale.

Sono concetti che hanno poi un risvolto importantissimo a livello di decisioni politiche ed

internazionali.

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Si parla principalmente di meccanismo patogenetico da P.Falciparum perché tra tutte le specie

di malaria è l’unica che potrebbe portare a conseguenze letali.

Questa differenza è riassunta in questa immagine:

Solo il Plasmodium Falciparum, durante

il suo ciclo eritrocitario, è in grado di

esportare sulla superficie dell’eritrocita

infetto vari tipi di molecole, ma in

particolare Plasmodium falciparum

Erythrocyte Membrane Protein 1

(PfEMP1).

Questa proteina, un’adesina, aderisce

a recettori espressi sulla superficie

delle cellule endoteliali che

costituiscono il lume vasale,

provocando un fenomeno che viene

chiamato “sequestro”.

Il globulo rosso si trova sequestrato

alle pareti capillari degli organi

profondi e quindi non passa

attraverso il circolo splenico, in modo

da non prendere parte all’emocateresi.

A questo fenomeno consegue gran parte della patogenicità di questo parassita.

Nelle specie di P. Vivax, P.

Malariae e P. Ovale, il parassita

si riproduce all’interno

dell’eritrocita, nel torrente

circolatorio.

C’è un continuo passaggio

attraverso la milza, un organo

importante che si occupa di

filtrare i globuli rossi e di

eliminare gli anomali: questo

porta, nel caso di queste tre

specie, che ci sia una capacità

più bassa di venir fuori dalla

milza dove c’è un’attività di

emocateresi che agisce

controllando la densità

emaziale.

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In questa immagine, che mostra la

sezione di un capillare del sistema

nervoso centrale, si vedono questi

puntini che sono globuli rossi infetti

bloccati nella circolazione

profonda.

Inoltre altri fenomeni che

contribuiscono ad un disturbo della

perfusione sono la formazione

delle “rosette”, pacchetti di globuli

rossi infetti.

Tutto ciò provoca un disturbo al

flusso ematico con

microinfiammazioni diffuse in vari

tessuti (di cui le più dannose

conseguenze sono quelle del sistema nervoso centrale) e cascate citochiniche. Questa modalità

di sequestro avviene solo in P.Falciparum.

L’altra condizione che è tipica di P. Falciparum è l’instaurarsi di un quadro di anemia grave,

attraverso meccanismi anemizzanti tipici:

- Emolisi: al termine della fase di schizogonia eritrocitaria (che dura 48h), il globulo rosso va

incontro a lisi e libera i merozoiti;

- Aumentata emocateresi splenica: si stima che per ogni globulo rosso perso per lisi, ve ne

siano 6-7 non infetti che vengono persi nella milza iperstimolata sotto infezione;

- Diminuzione eritropoiesi a livello midollare.

Si ha una liberazione massiva di antigeni solubili del parassita che vanno ad aderire a globuli

rossi non infetti. Questo complesso viene ricaptato come antigene-globulo rosso a livello della

milza ed eliminato.

All’infezione malarica segue un quadro clinico di malaria non grave caratterizzato da eccessi

febbrili a distanza di tempo legati alla durata del ciclo eritrocitario:

- Terzane: in tutte le specie di Plasmodium con un ciclo eritrocitario di 48h. La febbre

ricompare al terzo giorno.

Si distinguono:

- Terzana Maligna, da P. Falciparum;

- Terzana Benigna, da P. Vivax e P. Ovale.

- Quartana: in tutte le specie di Plasmodium con un ciclo eritrocitario di 72h. La febbre

ricompare al quarto giorno.

La tipica presentazione clinica ha inizialmente sintomi aspecifici, assimilabili a quelli di una

qualsiasi malattia virale: malessere, cefalee, astenia, disturbi addominali, nulla di specifico.

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Segue un quadro più tipico dell’attacco malarico che può aiutare nella diagnosi.

In questa fase i sintomi che avverte il paziente sono sensazioni di freddo molto intenso, cui

segue caldo molto intenso ed infine sudorazione profusa.

(NB. La diagnosi di malaria non si fa andando a guardare questo quadro clinico, il

trattamento si fa sulla diagnosi microscopica od altri sistemi.)

Nelle popolazioni residenti in zone endemiche, solo l’1-2 % dei casi di malaria sono malaria

cerebrale ed anemia grave. Sono quindi molto rare.

In generale, dove vi è diffusione di malaria c’è un’alta frequenza di patologie del globulo rosso

quali falcemie, talassemie alfa e beta, enzimopenie.

Queste malattie non si sono fissate poiché la condizione di omozigosi è letale.

Esiste una condizione, molto simile alle precedenti, in cui è presente una mutazione che riguarda

lo stesso codone che porta all’anemia falciforme (definibile come emoglobina S, HbS), che si

chiama emoglobina C (HbC).

La differenza tra le due è enorme: HbC quando si trovo in omozigosi non provoca nulla,

mentre HbS è letale.

L’HbC è una mutazione che raggiunge frequenze elevate ma che è comunque localizzata e per

molto tempo si era pensato che tale mutazione non conferisse immunità alla malaria.

Invece si è dimostrato che questa mutazione conferisce un fortissimo livello di protezione di

malaria da Plasmodium Falciparum soprattutto quando è ereditata in duplice copia quindi in

condizioni di omozigosi.

Quindi i soggetti omozigoti sono completamente protetti dalla malaria.

La diffusione dell’HbS è presente soprattutto in Africa Sub-Sahariana, Asia Mediorientale,

Subcontinente indiano.

Si è cercato di stimare quanti sono i soggetti che nascono con una mutazione letale sulla base di

frequenze della mutazione nel mondo (in particolare in Africa).

Ogni anno in Africa Sub-Sahariana nascono 230.000 persone omozigoti per l’HbS.

Domanda studente: Cosa provoca l’HbC? qual è il quadro clinico? Provoca malformazioni del

globulo rosso?

“No .

L’HbC non ha un impatto sulla fitness dell’inidividuo. La probabilità di introdursi in un soggetto

omozigote per l’HbC in un ambiente malarico è molto inferiore rispetto alle popolazioni omozigoti

normali.

Il motivo per cui è circoscritto ad un area geografica è che, essendo l’effetto protettivo quasi

esclusivamente in omozigosi, la probabilità che questo allele si potesse selezionare è

scarsissima. A differenza dell’HbS, l’individuo è protetto: se si sposta da una regione A ad una B,

si porta dietro la mutazione.

Nell’HbC invece se l’individuo è emozigote non è protetto e non ha una soglia di accumulo. Inoltre

se c’è uno spostamento dall’area in cui l’emoglobina c’è ad una in cui non c’è si fondono le due

popolazioni e si perde l’effetto protettivo.

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In ogni caso se in una popolazione la frequenza è molto elevata si può andare incontro a

fissazione”.

La diagnosi di malaria si fa andando a ricercare il parassita nel sangue periferico.

Esistono due tecniche :

- striscio di sangue: monostrato di eritrociti, in grado di poter specificare la specie di

Plasmodium presente.

- goccia spessa: in grado di poter dare la positività o meno alla presenza del Plasmodium.