lezione n°. 2 la protezione antincendio. 1 a parte

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Lezione n°. 2 La Protezione Antincendio. 1 A parte.

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Page 1: Lezione n°. 2 La Protezione Antincendio. 1 A parte

Lezione n°. 2

La Protezione Antincendio.1A parte.

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Dott. Ing. Valter Melotti 2

La Protezione Antincendio.Come già accennato la protezione antincendio consiste

nell’insieme delle misure finalizzate alla riduzione dei danni conseguenti al verificarsi di un incendio, agendo quindi come già illustrato sulla Magnitudo dell’evento incendio .

Gli interventi si suddividono in misure di protezione attiva o passiva in relazione alla necessità o meno dell’intervento di un operatore o dell’azionamento di un impianto.

Protezione PASSIVA(NON c'è il bisogno di un INTERVENTO)

Protezione ATTIVA(c'è il bisogno di un INTERVENTO)

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La Protezione Antincendio.La protezione passiva.L’insieme delle misure di protezione

che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle che hanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo.

Garantire l’incolumità dei lavoratori - limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione - contenere i danni a strutture, macchinari, beni.

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La Protezione Passiva.Questi fini possono essere perseguiti con : barriere antincendio:

Isolamento dell’edificio. Distanze di sicurezza esterne ed interne. Muri tagliafuoco, schermi etc.

Strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio.

Materiali classificati per la reazione al fuoco. Sistemi di ventilazione. Sistema di vie d’uscita commisurate al massimo

affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni.

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La Protezione Antincendio.

La protezione attivaL’insieme delle misure di

protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento dello stesso.

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La Protezione Attiva. Estintori. Rete idrica antincendio. Impianti di rivelazione

automatica d’incendio. Impianti di spegnimento

automatici. Dispositivi di

segnalazione e d’allarme. Evacuatori di fumo e

calore.

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Misure di protezione passiva

Distanze di sicurezza

La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti o di strutture.

Nel caso di interposizione di spazi scoperti la protezione ha lo scopo di impedire la propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione di energia termica raggiante.

Nella terminologia utilizzata per la stesura delle normative nazionali ed internazionali per indicare l’interposizione di spazi scoperti fra gli edifici o installazioni si usa il termine di “distanze di sicurezza”.

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Distanze di sicurezzaLe distanze di sicurezza si distinguono in “distanze di

sicurezza interne” e “distanze di sicurezza esterne” a seconda che siano finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad uno stesso complesso o esterni al complesso stesso.

Un altro tipo di distanza di sicurezza è da considerarsi la “distanza di protezione” che è definita la distanza misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.

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Distanze di sicurezza

E1

E2

recinzione

Edifici o impianti esterni

I2 I1

I4I3

•I1 – rec. è una distanza di protezione;•I4 – rec. è una distanza di protezione;•I1–E1 è una distanza di sicurezza esterna;•I1–E2 è una distanza di sicurezza esterna;•I4–E2 è una distanza di sicurezza esterna;•I1–I4 è una distanza di sicurezza interna;•I3–I4 è una distanza di sicurezza interna ridotta.

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Misure di protezione passivaResistenza al fuoco e compartimentazione

La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti.

In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione, nel caso più generale, di coibenza termica.

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Resistenza al fuocoPiù specificatamente la resistenza al fuoco può definirsi

come l’attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare:

la stabilità: R la tenuta: E l’isolamento termico: I

Per un periodo determinato di tempo misurabile in minuti (15, 30, 45, 60, 90, 120 e 180 minuti) e comprovabile mediante calcoli o sperimentazioni di laboratorio.

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Resistenza al fuocoR - stabilità attitudine di un elemento da costruzione

a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco.

E - tenuta attitudine di un elemento da costruzione

a non lasciar passare ne produrre -se sottoposto all’azione del fuoco su un lato- fumo, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco.

I - isolamento termico attitudine di un elemento da costruzione

a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore.

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Resistenza al fuocoIn funzione del singolo elemento

strutturale, della sua geometria o della sua destinazione d’uso, possiamo distinguere la sua resistenza al fuoco per mezzo delle tre possibili combinazioni:

R – RE - REI

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Resistenza al fuocoStruttura Tipologia Resistenza al

fuoco

Intero edificio o porzione R

Pilastro R Trave R Parete REI

Singolo elemento strutturale

Solaio REI Porta RE, REI

Serranda tagliafuoco REI

Elemento costruttivo di finitura o impianto Rivestimento protettivo R,RE,REI

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Resistenza al fuocoTramite gli elementi strutturali resistenti al

fuoco realizziamo i cosiddetti: “compartimenti antincendio”.

Un compartimento antincendio è un ambiente racchiuso da superfici piane orizzontali e verticali di resistenza al fuoco REI nota che assume la classe della superficie cui è associata la resistenza minore.

Le strutture portanti devono avere R maggiore o uguale della classe sopra assegnata.

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Resistenza al fuoco

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Resistenza al fuocoPer una completa ed efficace

compartimentazione i muri ed i solai REI non dovrebbero avere aperture, ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare un’agevole comunicazione tra tutti gli ambienti destinati, anche se a diversa destinazione d’uso.

Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di elementi di chiusura (porte, serrande, collari) aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su cui sono applicati.

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Resistenza al fuoco

Porta REI

Collare

Serranda

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Resistenza al fuoco

Tramite questi concetti si possono realizzare scale antincendio anche all’interno degli edifici, si parla in questo caso di: “scale protette” e di “scale a prova di fumo interne”.

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Resistenza al fuoco

Scale a prova di fumo interne

Scala protetta

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Vie di esodo

Prima di iniziarne la trattazione vediamo quali dovrebbero essere i requisiti principali di un percorso di esodo.

Innanzitutto intendiamo per percorso di esodo, il percorso che una persona, che si trovi in un punto qualsiasi, all’interno di un edificio, deve fare per portarsi in un luogo sicuro, dal quale sia poi possibile allontanarsi.

La progettazione dei sistemi di vie di esodo rappresenta uno dei principali problemi dell’antincendio.

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Vie di esodoQuesto percorso dovrebbe essere: Breve. Largo. Poco affollato. Privo di ostacoli, specchi, materiali combustibili. Segnalato. Illuminato. Terminare su spazio scoperto sufficientemente ampio, o

spazio calmo o altro luogo sicuro statico o dinamico. Qualora presenti le porte poste in corrispondenza di

uscite di piano o uscita sul luogo sicuro, devono aprirsi a semplice spinta verso l’esterno.

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Vie di esodoA questi requisiti principali se ne possono

aggiungere altri, derivati dai precedenti. Presenza di almeno due uscite di piano fra

loro sufficientemente contrapposte. Presenza di un impianto di illuminazione di

sicurezza. Presenza di cartelli indicanti le norme di

comportamento ed i principali divieti. Presenza di un efficace sistema di

comunicazione delle emergenze.

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Vie di esodoVediamo come si verifica la bontà di un

percorso di esodo, partendo dai requisiti indicati.

La brevità del percorso dipende principalmente dalla natura dell’attività in esame, non sono infatti fra loro paragonabili luoghi di lavoro ordinari, luoghi soggetti ad affollamento, luoghi in cui si assiste a spettacoli in condizioni di parziale oscurità, luoghi con presenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie.

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Vie di esodo

(tutti i valori sono espressi in m) lunghezza totale

Lunghezza di piano

Corridoi ciechi

Persone con ridotte

capacità motorie

Attività Regola tecnica Scuole DM 26/08/1992 60 Alberghi DM 09/04/1994 40 30 15 Locali di pubblico spettacolo

DM 19/08/1996

50 (70)

40

15

30 Locali di vendita

Circolare n°.75 del 03/07/1967

30

Ospedali DM 18/09/2002 40 30 15 Autorimesse DM 01/02/1986 40 (50) Rischio elevato

DM 10/03/1998

15 30

6 15

Rischio medio DM 10/03/1998 30 45 9 30 Rischio basso DM 10/03/1998 45 60 12 45

Molto spesso la lunghezza massima dei percorsi di esodo è definita dalle regole tecniche di prevenzione incendi, vediamo qualche esempio:

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Vie di esodo

Il problema della larghezza è stato invece ormai affrontato e risolto da tempo, utilizzando la cosiddetta teoria del corpo ellisse, si è infatti osservato che un deflusso rapido ed ordinato è possibile solo se la larghezza dei percorsi di esodo e delle uscite è multiplo del cosiddetto MODULO di unità pari a 60 cm.

Vai al prossimo argomento…

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Vie di esodo Il problema consiste quindi nell’affrontare il

problema della determinazione dell’affollamento, quindi nel determinare il numero massimo di persone che può transitare attraverso il modulo unitario.

A questo punto è possibile calcolare il numero di moduli necessari e verificarlo, ove esistenti, con i vincoli imposti dalle regole tecniche di prevenzione incendi.

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Vie di esodo Molti indici di affollamento sono indicati dalle

norme:Attività Regola tecnica Affollamento in

persone

Densità () di affollamento: n°. persone al m2

Scuole DM 26/08/1992 Dichiarazione del preside

---

Alberghi DM 09/04/1994 Numero di posti letto

---

Locali di pubblico spettacolo DM 19/08/1996 --- 0,7 Sale da ballo DM 06/03/2001 --- 1,2 Cinema, teatri DM 19/08/1996 Numero di posti a

sedere

--- Locali di vendita Circolare n°.75 del

03/07/1967

---

0,4 Autorimesse DM 01/02/1986 --- 0,1 Aree ospedaliere adibite a degenza

DM 18/09/2002 Numero di posti letto X 3

---

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Vie di esodo Pertanto l’affollamento può essere

determinato o direttamente tramite dichiarazioni o verifiche, o indirettamente, dalla relazione:

Q = x A Dove A è la superficie dell’attività ove

si può realizzare l’accesso del pubblico.

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Vie di esodoA questo punto occorre conoscere la

capacità di deflusso, ovvero il numero massimo di persone che può transitare attraverso la larghezza di un modulo.

Indichiamo con “C”, questo valore.In via generale (DM 10/03/1998), si può

porre :C = 50

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Vie di esodoOppure C può essere dato dalla regola tecnica, spesso si trova un

valore diverso di C in funzione del piano di riferimento.

Piano di riferimento Valore numerico della capacità di deflusso Terra 50 1°, 2°, 3° piano 37,5 1° piano interrato 37,5 Piani oltre il 3° 33 Piani interrati 33

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Vie di esodoCalcolato l’affollamento Q si può determinare il numero di

moduli necessari: nM = Q / C

Questo valore va poi confrontato con la normativa.

Ad esempio, supponiamo di considerare una sala da ballo, a piano terra, di superficie pari a: A = 500 m2.

Siano, inoltre: = 1,2 e C = 50Otterremo: Q = 600 e quindi:

nM = 12

sono pertanto necessari 12 moduli da 60 cm.

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La Reazione al Fuoco dei materiali

La reazione al fuoco persegue l’obiettivo di evitare, in particolare lungo le vie di esodo, che un eventuale incendio possa propagarsi con facilità, rendendo impossibile l’esodo.

Il concetto di reazione al fuoco dei materiali si riferisce al comportamento al fuoco non già delle strutture, come visto nel capitolo precedente, ma principalmente dei materiali di arredo e finitura.

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La Reazione al Fuoco dei materiali

Occorre partire da una definizione di reazione al fuoco.

“Intendiamo per reazione al fuoco di un materiale il grado di partecipazione all’incendio cui è sottoposto”.

Vengono pertanto definite le seguenti classi di reazione al fuoco.

Non combustibil i combustibi l i

0 1 2 3 4 5

Classi di reazione al fuoco

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La Reazione al Fuoco dei materiali

Il grado di partecipazione è sempre maggiore andando verso i numeri più alti.

Pertanto, se trascuriamo l’importanza della classe 0, riferita ai soli materiali incombustibili, i materiali aventi la migliore reazione al fuoco sono quelli cui viene assegnata la classe 1, i peggiori quelli cui viene assegnata la classe 5.

Infine nulla si sa sui materiali NON sottoposti a prove di laboratorio e quindi non certificati.

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La Reazione al Fuoco dei materiali

Per i mobili imbottiti vale una classificazione differente.

MOBI LI I MBOTTI TI

1 I M 2 I M 3 I M

Classi di reazione al fuoco

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La Reazione al Fuoco dei materiali Il concetto base è che, pur essendo questi materiali

combustibili, e quindi in grado di bruciare, vi sarà una notevole differenza nella propagazione del fuoco tra ambienti in cui sono impiegati materiali di classe 1 ed ambienti in cui sono impiegati materiali di classe 4.

Per fare degli esempi, se un cestino in fiamme si trova al di sotto di una tenda di classe 1, questa brucerà, ma le gocce incandescenti che precipiteranno al suolo, non saranno in grado di innescare una moquette di classe 1; sostituendo la classe 1 con classi 3 o 4 l’incendio si propagherà.

Il problema principale della reazione al fuoco consiste nella necessità di assoluto rigore dell’installazione.

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P a u s a