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LIBRO XIII CAPITOLO IV Gaetano Bedini — Suoi precedenti diplomatici — Garibaldi gli offre la spada a difesa di Pio IX — Incarichi ricevuti al ritorno in Roma — Missione in Bologna e in Parigi — Commissario nelle Legazioni •— Dua- lismo col generale austriaco — Accuse infondate — Arcivescovo di Tebe — Nunzio nel Brasile e negli Stati Uniti — Segretario di Propaganda Fide — Nomina a vescovo di Viterbo — I liberali lo osteggiano — Voci di amnistia — Sua opera a prò degli emigrati — Contrarietà incontrate nel Clero e nel laicato — Conflitto di giurisdizione coll'autorità francese — Nomina a cardinale — Sua munificenza — Sua malattia e morte. In sostituzione del Pialletti fu destinato a reggere la no- stra diocesi un prelato maggiormente versato in affari po- litici che in uffici ecclesiastici. Fu questi Gaetano Bedini, nato il 15 m a r z o 1806 in Senigaglia da modesti genitori 1 . Mentre era semplice chierico, vuoisi che il venerabile Vincenzo Strambi gli predicesse che avrebbe fatto un «gran bene alla Chiesa» 2 . Ab- bracciata la carriera prelatizia, si acquistò in Roma buona estimazione per la facondia e la dottrina, sicché Gregorio XVI lo inviò quale uditore alla nunziatura di Vienna retta da mons. Ludovico Altieri 3 , ove riuscì, fra l'altro, a comporre gli interessi da lungo tempo controversi della congregazione De Propaganda 1 Annuario Pontificio 1862 - PIETRO ARTEMI, Elogio funebre del card. Be- dini (Viterbo, Pompei, 1864) p. 6-7. Protetto dal card. Testaferrata, am- ministratore di quella diocesi, che ne rimarcò lo svegliato ingegno e l'assiduo studio, fu da lui consacrato sacerdote e nominato oanonico delr la Cattedrale. 2 ARTEMI, p. 9 - Lo Strambi (1745-1824) era nativo di Civitavecchia e fe- ce il corso di teologia in Viterbo, ove fu ordinato suddiacono nel 1766 dal card. Oddi e, fatto sacerdote, entrò nella Congregazione dei Pass'o- nisti, prendendo parte a numerose missioni in varie regioni d'Italia. A premiarlo di tanto infaticabile zelo, Pio VII il 20 luglio 1801 lo nominò vescovo di Macerata e Tolentino. (Ofr. Tozzi O., Vita del ven. Vincenzo Strambi, Roma, 18%). 3 ARTF.MI. p. 9 - Crccorri LI'CA, Discorso pronunciato nell'Accademia degli Ardenti in onore del Bedini (Viterbo, Pompei, 1861), p. 11.

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LIBRO XIII

CAPITOLO I V

Gaetano Bedini — Suoi precedenti diplomatici — Garibaldi gli of f re la spada a difesa di Pio IX — Incarichi ricevuti al r i torno in Roma — Missione in Bologna e in Parigi — Commissario nelle Legazioni •— Dua-lismo col generale austriaco — Accuse infondate — Arcivescovo di Tebe — Nunzio nel Brasile e negli Stati Uniti — Segretario di Propaganda Fide — Nomina a vescovo di Viterbo — I liberali lo osteggiano — Voci di amnistia — Sua opera a prò degli emigrati — Contrarietà incontrate nel Clero e nel laicato — Conflitto di giurisdizione coll 'autorità francese — Nomina a cardinale — Sua munificenza — Sua malattia e morte.

I n s o s t i t u z i o n e del Pialletti f u d e s t i n a t o a r e g g e r e l a no-s t r a d i o c e s i u n p r e l a t o m a g g i o r m e n t e v e r s a t o in a f f a r i po -l i t ic i c h e in u f f i c i e c c l e s i a s t i c i . F u q u e s t i Gaetano Bedini, n a t o il 15 m a r z o 1806 in S e n i g a g l i a d a m o d e s t i g e n i t o r i 1 . M e n t r e e r a s e m p l i c e c h i e r i c o , v u o i s i c h e il v e n e r a b i l e Vincenzo Strambi gli p r e d i c e s s e c h e a v r e b b e f a t t o u n « g r a n b e n e a l l a C h i e s a » 2 . Ab-b r a c c i a t a la c a r r i e r a p r e l a t i z i a , si a c q u i s t ò in R o m a b u o n a e s t i m a z i o n e p e r la f a c o n d i a e la d o t t r i n a , s i c c h é G r e g o r i o XVI lo i n v i ò q u a l e u d i t o r e a l la n u n z i a t u r a di V i e n n a r e t t a d a m o n s . Ludovico Altieri3, o v e r i u s c ì , f r a l ' a l t r o , a c o m p o r r e gl i i n t e r e s s i d a l u n g o t e m p o c o n t r o v e r s i d e l l a c o n g r e g a z i o n e De Propaganda

1 Annuario Pontificio 1862 - PIETRO ARTEMI, Elogio funebre del card. Be-dini (Viterbo, Pompei, 1864) p. 6-7. Protetto dal card. Testaferrata, am-ministratore di quella diocesi, che ne rimarcò lo svegliato ingegno e l 'assiduo studio, fu da lui consacrato sacerdote e nominato oanonico delr la Cattedrale.

2 ARTEMI, p. 9 - Lo Strambi (1745-1824) era nativo di Civitavecchia e fe-ce il corso di teologia in Viterbo, ove fu ordinato suddiacono nel 1766 dal card. Oddi e, fat to sacerdote, entrò nella Congregazione dei Pass'o-nisti, prendendo parte a numerose missioni in varie regioni d'Italia. A premiarlo di tanto infaticabile zelo, Pio VII il 20 luglio 1801 lo nominò vescovo di Macerata e Tolentino. (Ofr. Tozzi O., Vita del ven. Vincenzo Strambi, Roma, 18%).

3 ARTF.MI. p. 9 - Crccorri LI'CA, Discorso pronunciato nell'Accademia degli Ardenti in onore del Bedini (Viterbo, Pompei, 1861), p. 11.

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Fide nella Galizia. Dopo tale p r imo felice esper imento , in cui rivelò speciali a t t i tudini diplomatiche, sì da mer i ta rs i la s t ima di Francesco Giuseppe, che lo decorò delle insegne dell 'ordine Leo-poldino 4, fu il Bedini inviato internunzio in Brasile, ove si rese altresì bene accet to a que l l ' impera to re 5 .

Trovavasi colà a l lo rquando nel 1847 il generale Garibaldi gli r imet teva la famosa let tela con cui of f r iva la spada sua e quelle dei compagni d ' a rme al servizio di Pio IX « che tanto faceva per la patria e per la Chiesa ». 11 cortese pre la to rispon-deva immedia tamente che « se la distanza di lutto un emisfero avrebbe impedito di profittare della magnanima offerta, de-gna di un cuore italiano e meritevole di riconoscenza ed elogio, nott ne sarebbe diminuito il merito, né menomata la soddisfa, zione di riceverla »h. Garibaldi, com'è noto, non indugiò ad a t t raversa re l 'Oceano per recarsi a combat te re le p r ime bat ta-glie dell ' indipendenza italiana.

A sua volta il Bedini, r i ch iamato poco dopo in Roma, confor-mandosi alla politica del momento , si atteggiò a liberale e rosmi-niano, fo rnendo anche fondi per un giornale politico-religioso7 . Costituitosi poi il min is te ro costi tuzionale sot to la presidenza de\\'Antonelli, v 'ebbe l ' incarico di sot tosegretar io di s ta to pe r gli a f far i ecclesiastici 8 e d 'allora i due prelati s ' intesero perfet ta-mente, legandosi con vincoli dura tu r i di amicizia e di reciproca confidenza. Fuggito Pio IX in Gaeta, ebbe il Bedini varie mis-sioni di fiducia. Fu dappr ima inviato in Bologna per r istabil irvi

4 CECCO-ITI, p . 13. S ARIKMI. p . 9-10 CBCCOTII. p . 11-12. il q u a l e r i c o r d a p a r t i c o l a r m e n t e

l 'opera da Ini svolta per ass icurare la nascente colonia cattolico-tedesca di Pel rapali.

6 Lettera di Garibaldi del 12 o t tobre 1847, in Scritti, I e.n., p. 82-85, e ri-sposta 14 novembre in (il HR/.ONI, 1. p. 197 e seggi, 200-201

7 La Capitale - Rosmini inviava due let tere a Redini, per la pubbli-ca/ ione delle quali la Cornespondance de Rome, giornale u l t ramontano , denunziava l 'eterodossia e che venivano poi pos te all ' indice. Si vuole anche che per quella pubbl ica/ ione los*>e r i t i ra to all ' i llustre f i losofo il biglietto d 'avvi lo per l'elevazione al cardinala to (RUH-K, Souvenirs d'un prélat romain, ecc.. p. 29. 38 40», a cui Pio IX Io avrebbe chiamato, dopo averlo nominato consul tore del S. O/firio e dc\VIndice, proponendosi al-tresì di affidargli il ministero della Pubblica Istruzione, a cui venne effett i-vamente dest inato dopo l 'assalto al Ouirinale, offrendogli altresì la presi-denza del consiglio, ch'egli declinò con nobile let tera (FARINI, II, p. 351 e segg.. 380-381).

8 Gazzetta di Ruma, 18 m a r / o 1848. Va nota to che anche Pio IX si va-leva dei suoi consigli e della sua opera (FARINI, II, P 165).

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l 'autori tà del pontef ice e, non r iuscendo in ciò, aveva l ' incarico di persuadere a lmeno la brigata degli Svizzeri, colà residente, a par t i r sene e, a t t r averso l'Abruzzo, raggiungere Gaeta, onde for-mare il p r imo nucleo dell 'esercito per la r iconquis ta di Roma. Veduto che r idur re al i 'obbedienza i Bolognesi era assolutamen-te impossibile, il messo pontif icio si occupò pr inc ipa lmente di condur re seco gli Svizzeri, ma per quan to vi si adoprasse , non potè raggiungere Io scopo prefissosi , sì pei" l ' incertezza del co-mandan te l-a Tour, sì per mancanza dei mezzi necessari e, sopra tutto, per l 'opposizione recisa del governo provvisorio e della popolazione 9.

Fallita tale missione, il Redini ebbe a l t ro incarico segreto in Francia, onde br igare presso il par t i to cattolico, acciò in-fluisse sul governo per far lo decidere a l l ' in tervento a favore del papato, in the , t rovato l ' ambiente ben disposto, fu più fortu-nato ,0. Ed infine lo zelante e scal t ro pre la to fu nomina to Com-missario nelle Legazioni per la res taurazione del governo pon-tificio a f f ida ta alle t ruppe a u s t r i a c h e " . 1 manifest i da lui ema-nati, con linguaggio a lquanto tempera to , nel l 'annunziare l ' a rduo incarico, e, dopo la resa di Bologna, per ass icurare quei cit tadini delle sue intenzioni concilianti , e corr ispondent i , in quan to alla amminis t raz ione della cosa pubblica, « ai loro desideri ed ur-genti bisogni », p rodusse ro favorevole impressione 12.

Ma, pur t roppo, aveva egli le mani legate, d ipendendo la sua azione dal generale comandan te le t ruppe d 'occupazione, che aveva assun to il titolo di « governatore civile e militare », e ridu-ceva monsignor commissar io « al rango più di pupillo austriaco che di prefetto pontificio ». con proibizione assoluta di ingerirsi in cose d 'ordine mil i tare ed in misure di pubblica sicurezza

q Vi giunse il 24 gennaio 1849 (Relazione DE LA TOUR. in Torre, doc. 5. p 269 c segg - COMANDINi. ITI. p 1566). A sua giustificazione Bcdini pubblicò un opuscolo Hai titolo: « Risposta ad alcuni c'ornali svizzeri » ( C f r . FARINI. 111. p . 155-157. IV. p . 4 - GABUSSI, I I , p . 335-340 - SPADA. I l i , p. 120 e segg. 125. 161. 269 - MODERNI, P 1R>6). Sulla condot ta del La Tour, accusalo di pusil lanimità e delezione. Pio IX si pronunziò acremente nel-l'allocuzione del 20 aprile 1849.

10 Sot to lo pseudonimo di cav. Spadoni (FARINI, III , P 189. 199) ARTE-VII, 11, accenna che Redini trovossi in Parigi alla fuga di Pio IX a Cada.

11 FERINI, I V . p . 53 - ARTBMI, p . 12. 12 FARINI, I V , p . 53-55. 125-126 - GABUSSI. I I I . p . 293 E s e g g MINGIIETTI,

II. p. 142-143, il quale non credeva sincere quelle manifestazioni . 13 FARINI, I V , p 250 - FVITIBOM. I I I . p 286. 384 - SIIVAGNI. ILI , p . 697.

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e c o n la p r e t e s a p e r f i n o di p o r r e il d i v i e t o a l le d i s p o s i z i o n i d i c o m p e t e n z a d e l l ' a u t o r i t à e c c l e s i a s t i c a 14. E p e r q u a n t o il Bedini c e r c a s s e d ' i n t e r p o r s i a m o d e r a r e le b r u t a l i u k a s e a u s t r i a c h e , d o v è c o n s t a t a r e a m a r a m e n t e c h e « in quel tempo eccezionale non avevasi che l'alternativa o di subire il male o di accrescere malaugurate complicazioni » 15.

N é v a l s e r o i s u o i r i c h i a m i a l g o v e r n o d i R o m a c o n t r o le p r e p o t e n z e d e l c o m a n d a n t e a u s t r i a c o a d a t t e n u a r e t a l e s t a t o di c o s e , p e r c h é il c a r d i n a l e s e g r e t a r i o d i s t a t o , p u r r i c o n o s c e n d o la g i u s t e z z a d e l l e o s s e r v a z i o n i de l C o m m i s s a r i o e c o n d i v i d e n d o n e le p r e o c c u p a z i o n i , gli o r d i n a v a di e v i t a r e q u a l u n q u e u r t o col-l ' a u t o r i t à m i l i t a r e 16.

P u ò d u n q u e r a g i o n e v o l m e n t e , s e n z a n e g a r e l ' a p p o r t o c h e il m a l c a p i t a t o p r e l a t o r e c ò a l l a p o l i t i c a r e a z i o n a r i a d i q u e l p e r i o d o , e s c l u d e r s i q u a n t o si a t t r i b u i v a e s c l u s i v a m e n t e a lu i d a l l ' e l e m e n -t o l i b e r a l e 17e p r i n c i p a l m e n t e la p e r s e c u z i o n e di Garibaldi d u -r a n t e la p e r i g l i o s a r i t i r a t a 18 e la f u c i l a z i o n e de l b a r n a b i t a Ugo Bassi !9. C o n t r a r i a m e n t e a q u a n t o si s c a l m a n a r o n o a d i r e i s u o i

14 Riferisce vari episodi al riguardo BERENGHI, L'episcopato bolognese e gli avvenimenti del 1848-49, in Rivista Storica del Risorgimento, 1941, p. 826 e segg. - Proibì perfino la processione del Corpus Domini nelle vie della città e sottoponeva a censura preventiva gli editti arcivescovili.

15 Lettera all'arcivescovo Opizzoni in BF.RENGHI (le . , p. 834). Notisi che l'arcivescovo corrispondeva sempre con Bedini e mai diret tamente col comandante austriaco.

16 GENNARELLI, Il governo pontificio e lo stato romano, I, p. LXXXI e s e g g . , 87, 472 e s e g g . , 597. LETI, I , p . 162-164.

17 FARINI, l.c. - COMANDINI, Cospirazioni di Romagna, p. 215. 18 FATTIBONI, I I I , p . 301-302 - GFNNAREI.LI, p . 175 e s e g g . - GUERZONI, I ,

p. 201 - LOEWINSON, Riflessi sidla ritirata di Garibaldi, in Memorie di Storia Patria per la Romagna, p. 165 e segg. -G. Garibaldi e la sua le-gione nello Stato Romano, II, P- 229-236 - PIANCIANI, III , p. 140 e segg. -DE CESARE, I, p. 173. Un episodio, in cui si rivela il senso di re t ta giu-stizia e nel contempo la moderazione nell'azione del Bedini è quello relativo al processo intentato a carico dei fratelli Ravaglia, imputat i di aver dato ricetto a Garibaldi e comitiva, e perfino di essere stati gli uccisori della sventurata Anita per derubarla. I relativi documenti fu-rono pubblicati da RF.SFNGHI, U., Il maggiore Leggeri e il trafugamento di Garibaldi, Ravenna a. XII.

19 II più acerrimo accusatore di lui fu Gavazzi (Elogio funebre di U. Bassi), correligionario del Bassi (ma qtiam diversus ab ilio !) che inventò circostanze di sana pianta, quale, ad esempio, la sconsacrazione di questi, non mai chiesta e perciò non concessa e mai eseguita, come dimostra Egilberto Martire (La predicazione patriottica dei Barnabiti Bassi e Gavazzi, in Archiv. St. del Risorgimento, 1935, p. 913). Bedini, sino agli ultimi anni di vita smentì le accuse, af fermando che egli

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denigrator i il Bedini fu , più che al tro, il capro espia tor io delle male fa t t e al t rui .

A fa r t e rminare la posizione equivoca in cui si t rovava il r app resen tan te pont if ic io ed a r ende rne maggiore l 'auto-r i tà e più eff icace l 'opera sua, f u alfine nomina to prolegato di Romagna, incarico da fa r t r emare in quel m o m e n t o ben a l t ra t empra , ma a cui impavido egli si accinse, f ronteggiando tu t te le animosi tà , i sospett i , le calunnie cui era f a t t o segno. Ad ogni modo non dovè to rnar discaro al Bedini di vedersi inaspe t t a tamente inviato di nuovo a Rio Janeiro, qual nun-zio apostolico, insignito per l 'occasione, altresì , del titolo di arcivescovo in pa r t ibus di Tebe 2 0 .

Sopraggiunta colà la pesti lenza, riceveva l ' i ncombenza di recarsi in veste di ambasc ia to re s t raord inar io negli Stati Uniti, che avevano di recente is t i tui to la legazione in Roma, per indagare sulle condizioni dei cattolici in quella vasta regione, confo r t a rne le speranze e suggerire i r imedi per ass icura rne le sor t i 2 1 . Non gli manca rono anche colà le amarezze, essendo s ta to f a t to segno a v i tuper i e calunnie da par te di taluni pro-fughi italiani, a cui tenevano bordone i minis t r i p ro tes t an t i

avrebbe voluto graziarlo, ma dovè sottostare alle ingiunzioni del co-mandante austriaco (Cfr. MELINA E., Garibaldi, I, 77).

Moderni (p. 294, 297-298) pure, inveisce troppo contro il Bedini, facen-dolo perfino istigatore del bombardamento di Bologna. BERENGHI (l.c., p. 824-825) rileva che la posizione del commissario pontificio, al quar-tiere generale, era senza dubbio singolare e non è chiaro qual parte abbia avuto per la resa della città.

Da accuse di vario genere il Bedini era discolpato nell'opuscolo: 4 Dodici familiari colloqui fra amici dell'ordine ». Infine Artemi (p. 12-13) attesta che egli pianse in cuor suo alle misure estreme dovute alla legge marziale. II suo compito « arduo e malagevole » fu da lui compiuto « fort'ter et suaviter ». E concludeva l'apologista: « Oh la storia vera

quante storie menzognere avrà da bruciare in olocausto alla verità.1 ». Anche Ceccotti (p. 11-14), allundendo all'opera da lui svolta, lo diceva « duro ma felice esperimento» ed alle accuse avversarie opponeva nume-rosi saggi di « fortezza, sapienza, perseveranza, munificenza, carità » dati dal Bedini.

20 Civiltà Cattolica, serie II, voi. IV, p. 471. Partito nel maggio 1853, era di r i torno in Roma il 27 febbraio 1854 (ivi, V, p. 193).

21 CECCOTTI, p. 15. Nell'Archivio della Cattedrale si conservano due al-bum manoscritti , contenenti gli at testati di lode, di ammirazione, di devozione, di molti cospicui personaggi e di allievi delle scuole cattoliche.

Per le condizioni abbastanza soddisfacenti del oattolicdsmo negli Stati Uniti e sugli inconvenienti polsti in rilievo nei sinodi provin-ciali, c f r . HERGENROTHER, VII, p. 73 e segg.

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a n g l o a m e r i c a n i , g e l o s i d e l l ' a s c e n d e n t e c h e l ' i n s i g n e p r e l a t o a v e -v a a c q u i s t a t o p r e s s o q u e l l e p o p o l a z i o n i , d a l l e q u a l i o v u n q u e e i a f e s t e g g i a t o , m e n t r e le a u t o r i t à g o v e r n a t i v e a l t a m e n t e a p p r e z -z a v a n o il l i n e t a t t o e l ' i m p a r e g g i a b i l e z e l o de l m e s s o p o n t i f i c i o , si d a e s s e r e c h i a m a t o « l'apostolo dell'America »22.

D o p o a v e r v i s i t a t o il c a t t o l i c o C a n a d a , r i e n t r a v a n e g l i s t a t i d e l l a r e p u b b l i c a s t e l l a t a e d in N e w Y o r k , p e r m a n d a t o d e l p o n t e f i c e , c o n s e c r a v a t r e v e s c o v i n o v e l l i 2 } .

T o r n a t o d a l l ' A m e r i c a , f u il Bedini n o m i n a t o s e g r e t a r i o d i P r o p a g a n d a F i d e 2 4 , ne l q u a l e u f f i c i o e b b e a g i o di p r o s e g u i r e l ' o p e r a i n t r a p r e s a c o l a , c o l l ' i s t i t u z i o n e d e i s e m i n a r i neg l i S t a t i U n i t i 2 5 . Nel 1860 f e c e p o i p a r t e d e l c o m i t a t o d i s a l u t e p u b b l i -c a 2 6 . l 'ali m a n s i o n i n o n gli i m p e d i r o n o d i p r e n d e r p a r t e a t t i v a a l l a v i t a l e t t e r a r i a d e l l ' U r b e , q u a l e s o c i o dcW'Accadetnia Tibe-

rina 11 e d i f a r s e n t i r e la s u a d o t t a e c a l d a p a r o l a n e l l e r i c o r -r e n z e c h i e s a s t i c h e 2 8 .

L ' a s s e g n a z i o n e d e l l a n o s t r a d i o c e s i a l Bedini f u f a t t a il 18

22 f u pr inc ipalmente l 'apostata Gavazz1, ' lattosi min i s t ro evange-lico, che Mughetti (Ricordi, I, p. 4) diceva «ciarlatano scostumato», a scalettargli addosso una rumorosa campagna . Avendo in Saratoga or-ganizzato un comizio con i lo di lui, 'sfidandolo in cont radi t tor io , il Be-dini non r i tenne conveniente accet tar lo , pur elevando una dignitosa sinen ti la alle accuse rivoltegli, ma il comizio ebbe luogo ugualmente f ra le imprecazioni della lolla.

A Washington il Gavazzi organizzò una dimostrazione ostile al messo pontificio, che dir luogo ad un incidente diplomatico, avendo questi p ro tes ta to al senato, a cui seguì una contro-protesta degli emigrat i italiani. Anello colà vi lu rono escandescenze popolari: si di£ fuoco akl un fantoc-cio con la scr i t ta al collo: « Bedini assassino, impiccato in efligie » (CON-II, 1... In occasione del centenario di ,4. Gavazzi, Roma, 1909, p. 83-84 - MAKIIKI: F.<;II BKNIO. l.c., p . 914). CHCCOTTI, p 21, l a a n c h e c e n n o di u n tentat ivo in Cincinnati, d a par te di massoni tedeschi, d ' invadere e porre a f e r ro c fuoco il palazzo vescovile, ove era ospite il nunzio pontificio.

23 ARTFMI, p . 14-15 - C a c c o r u , p . 18-20.

24 19 giugno 1855 (Civiltà Cattolica, scric III, voi. I l i , p. 101). 25 AKIKMI, p. 14. Nell 'epifania del 1861 pronunciò un discorso agli

alunni del Collegio Urbano della Congrega/ione, da to alle s tampe, po nendo in rilievo la loro sublime missione minis tero di predicazione in tut to il inondo (Tipogra f ia di Propaganda Fide).

2o RONCALI.i, p . 386-387. 27 ASTEMI, p. 4. Aveva egli conoscenza di varie lingue. 28 Si ha di lui a s tampa (Roma. Salvioni, 1S56) YOrazione della Passio-

ne di Gesù Cristo agli ecclesiastici del!'Accademia Liturgica.

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a p r i l e 1861 29. A p r e p a r a r g l i b u o n a a c c o g l i e n z a , d a t o il s u o di-s c u s s o p a s s a t o , t u d i f f u s a la v o c e c h e r e c a s s e l ' a n n u n z i o d i u n a g e n e r a l e a m n i s t i a p e r q u a n t i s ' e r a n o c o m p r o m e s s i n e l l e r e c e n t i v i c e n d e p o l i t i c h e 3 0 , c i ò c h ' e b b e f a v o r e v o l e e c o a n c h e i n g r a n p a r t e deg l i e su l i , i q u a l i , d o p o a v e r d e s t a t a l ' a m m i r a z i o n e d i t u t t a I t a l i a « p e r valore, dignità, fede e costanza » 3 1 , m a l p r o v v e d u t i d a c h i a v e v a a s s u n t o l ' i m p e g n o di a s s i s t e r l i , o di-s i l l u s i s u l l ' o p p o r t u n i t à de l be l g e s t o c o m p i u t o in u n m o m e n t o d e s a l l a / i o r i e , e r a n o a n e l a n t i d i t o r n a r e in p a t r i a 32 , c o n t r a r i a -m e n t e a c o m e la p e n s a v a n o i c a p i d e l l ' e m i g r a z i o n e c h e r e s p i n -g e v a n o q u a l s i a s i i n d u l t o e c o n s e g u e n t e d i c h i a r a z i o n e d i r e s i -p i s c e n z a 3 \

C o n i i d a v a n o s e m p r e c o s t o r o s u l l e d i c h i a r a z i o n i deg l i uo-m i n i d i s ' a t o i t a l i a n i , d i n o n v o l e r a b b a n d o n a r e la c a u s a d e l l a n o s t r a c i t t à , i q u a l i r a c c o m a n d a v a n o d i v a l e r s i de i c o s i d d e t t i m e z z i m o r a l i p e r r i u s c i r e n e l l ' i n t e n t o 3 4 ; e n o n m a n c a v a n o gl i

29 GAMS, p . 738 - CRISTOFORO Tombe, p . 268. F i n d a l 14 la M a g i s t r a -tura, informatane, inviava una deputazione ad ossequiarlo (Atti Magistra-tura, p. 35 - prot. n. 261). 11 vescovo, nel ringraziare, assicurava che « se non osava menomamente nelle sue deboli forze per un incarico formida-bilissimo, l'autorevole voce del Pastore dei Pastori coronerebbe di felice soccorso quel volere che dedicava con tutto se stesso alla spirituale ed eterna felicità della gregge » (Prot. n. 271).

30 Lettera Tomasetli, n. 595. Era già corsa voce che il papa l 'avrebbe concessa nell'occasione di Pasqua (Diario Mangani), e se ne r iparlò nel novembre al r i torno del Bedini da Roma (Incart . Caprini, n. 665).

31 Così in una pubblicazione di Carlo Lotti, dal titolo: «I lutti di Viterbo », venduta a beneficio degli emigrati.

32 Lettera Tomasetti 25 aprile 1861 (Incart . cit. n. 595), il quale osser-vava: « Il modo con cui sono stati trattati gli emigrati, l'incertezza delle cose... hanno stancato e scoraggiato tutti quelli ai quali è impossibile ogni ulteriore sacrificio, ed io i miei amici, senza partecipare al loro scoraggiamento, non possiamo non trovare compatibile la degradazione a cui si condannano quei disgraziati ».

33 CAPRINI, Lettera 11 maggio, n. 4) consigliava di non accettare in alcun modo l 'amnistia e comunque deplorava il r i torno degli emigrati, avvisando di tener conto di quanti non lo avessero fa t to per pura fame (Letti 20 giugno, n. 6).

34 Era s t a to progettato un indirizzo al Parlamento, su di che fu in-terpellato il governo di Torino, il quale lo incoraggiava, scrivendosi dal Matuù |(Lett. 14 imarzo 1861, >in Incart. Caprini): « Indifferente for-mula, purché molte firme ». Redatto e f i rmato (copia in Arch. Comunale - Questione viterbese, doc. I l i ) lo stesso Manni si recò uni tamente al Caprini a presentarlo, nella quale occasione i due si at taccarono con Cavour, Minghetti e Rattazzi, i quali manifestarono loro il fermo propo-sito della liberazione della Provincia (Lett. 5 maggio 1861 di Caprini, in Incart. Mangani, n. 2).

Defunto Cavour, i patriotti viterbesi gareggiarono nel sottoscrivere al

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elementi avanzati che non lasciavano occasione per man tene re una viva agitazione nella Provincia del Pa t r imonio 3 5 , r infoco-lati dalla voce di Garibaldi che da Caprera dichiaravasi pron-to a r ip rendere con raddoppia ta lena l 'opera di redenzione dei popoli oppress i 3 6 .

Dopo aver da Roma — 14 apri le — emesso la p r ima pasto-rale, con cui annunziava che sarebbe pres to venuto « qual pa-

monumento da eriggersi al grande uomo di stato (Diario Mangani). Uno dei mezzi legali, suggerito dall'opuscolo L'empire, Rome et le

roi d'Italie (Paris, 1861) doveva |essere un plebiscito d a fars i daMa popolazione per il ritiro ideile truppe francesi, che però lo stesso Caprini respingeva a riguardo della nostra Città, poiché la si doveva considerare sì in diritto che in fat to annessa già all 'Italia « per la compiuta rivolu-zione, per il possesso presone dal governo italiano, per sanzioni del suo plebiscito, per le proteste fatte dinanzi al Parlamento ». (Lettera 16 sett. in Incart. Mangani, n. 13). La questione viterbese poteva e doveva scinder-si da quella romana (iLett. Alessandrelli, 25 ott . - Incart. Caprini, cit.). In questa illusione f u dato incarico al Caprini e al Mattili di recarsi in Parigi, annuente il governo di Torino; ma poi la cosa fu lasciata ca-dere, poiché all 'interesse locale prevalse la questione nazionale. « So-pra Viterbo sta l'Italia», scriveva il. Manni (Incart. Caprini, n. 6-7). Cfr. Questione viterbese, p. 19-20.

35 II 25 novembre 1860 una colonna di 35 emigrati, con a capo il Baldini, occupava Acquapendente, facendo prigionieri alcuni gendarmi, ma il 1. dicembre ne furono scacciati (DE BALLIENCOURT, p. 363 - CO-MANDIMI, I I I , p . 1676, 1678, 1682).

Il 3 febbraio 1861 in Viterbo un gruppo di cittadini, incontratisi col delegato Roccaserra, gli gridarono sul viso: « Viva Vittorio Emanuele'.». Furono, s'intende, arrestati (COMANDINI, IV, p. 30). Il 19 marzo in Ca-nino avvenne una collisione f ra giovani patriott i ed i gendarmi (ivi, p. 71 - GALLI, Canino, p. 52). Circa tale incidente aprì un'inchiesta il Thouvenel, su reclamo di Maria Bonaparte Valentini, da cui risultò la rudezza e prepotenza dei gendarmi, (o.c., II, p. 31, 125, 130).

Dimostrazioni in senso annessionista ebbero luogo il 10 novembre e 1*8 dicembre, causando perquisizioni ed arresti (COMANDINI, IV, p. 180, 188 - Diario Mangani).

Ai primi del 1862, per intervento del Pianciani, Garibaldi dié or-dine di provvedere di fucili i patriotti viterbesi per tentare un moto; un carico di armi e munizioni fu infatti sbarcato sulla costa toscana, ed altro, più importante, fu intercettato da agenti del regio governo (Lett. 8 febbraio, in Misceli. Risorgim., IV, p. 179, Museo di Roma - RICASOLI, V I , p. 179).

Il 10 febbraio si procedeva in Roma all 'arresto di Filippo Renazzi, a-gente del principe di Canino (COMANDINI, IV, p. 214). Il 6 luglio dello stesso anno corse voce in Roma che in occasione della partenza dei francesi, Vi-terbo si sarebbe sollevata (GREGOROVIUS, Diari, p. 91).

36 Proclami 11 novembre 1860 e lett. 13 gennaio 1861, con cui accettava la presidenza dei Comitati di Provvedimento (Scritti, e.n., I, p. 333-334, 344, 346). Gli emigrati viterbesi il 20 set tembre 1861 gli fecero un indirizzo (Memoriale Tondi - Questione viterbese, doc. IV), al quale i più moderati r if iutarono di aderire (Lettera Tomasetti 5 nov., n. 659).

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d r e a i s u o i f ig l i p i ù c a r i a lu i d e l l a v i t a », f a c e n d o a p p e l l o al c l e r o d i a s s i s t e r l o n e l d i f f i c i l e m i n i s t e r o e p i s c o p a l e c o n « fede, operosità, carità e giustizia » 3 7 , il Bedini f e c e il s o l e n n e i n g r e s -s o in V i t e r b o il 9 m a g g i o in c a r r o z z a , s c o r t a t o d a g l i u s s a r i f r a n -ces i , m e n t r e le a l t r e t r u p p e d e l l a g u a r n i g i o n e f a c e v a n o a l a n e l l e v ie , n o n e s s e n d o s i p o t u t o , a c a u s a d e l l a p i o g g i a , e f f e t t u a r e il s o l i t o c o r t e o 38. S u l c iv i co p a l a g i o si n o t a v a u n ' i s c r i z i o n e n e l l a q u a l e si e s a l t a v a il p a s t o r e « di cuore grande, leale, benefico, di multiforme scienza, di eloquenza mirabile, benemerito per lunghe fatiche della cristiana repubblica, e tale infine che le chiese del vecchio e del nuovo mondo avrebbero invidiato Vi-terbo »! I n c a t t e d r a l e il d o t t o p r e s u l e f e c e s f o g g i o d e l l a s u a c a l d a e l o q u e n z a in u n a c o m m o v e n t e o m e l i a , c h e v a l s e a d a c c a t -t i v a r g l i gli a n i m i d e l n u m e r o s o u d i t o r i o 3 9 . L'Accademia degli Ardenti, a s u a v o l t a , q u a n t u n q u e c o n r i t a r d o , f e s t e g g i ò la ve-n u t a de l B e d i n i , i n n e g g i a n d o a lu i c o m e a p a s t o r e « il più op-portuno, volenteroso, magnanimo in 'tanta ansietà di tempi tristi e difficili, benemerito della religione, della Chiesa e dello Stato » «

37 Da stampa. 38 Relazione nel cod. 1831 della Biblioteca Comunale. - Gazzetta di

Roma n. 113 del, 18 maggio - Diario Mangani. Il 6 il gonfaloniere conte Cesare Pocci aveva pubblicato un manifesto per annunciare l'avvenimento, invitando gli abitanti delle vie da Porta Romana alla Cattedrale di or-nare di arazzi le loro finestre, Idi spargere fiori e verdure sulle vie, non che tutti i cittadini di illuminare la sera il prospetto delle case.

Alla pioggia, mista a grandine, seguì nella notte una scossa di terre-moto. Anche le leste ch'ebbero luogo per la promozione al cardinalato furono guastate dalla pioggia, sicché lo si credeva jettato, e dai supersti-ziosi si attribuiva al suo influsso ogni contrat tempo, ogni sinistro (Lett. Tomasetti, n . 599).

39 Relazione citata - Lettera Tomasetti s.c. - Lettera Fratellini, in Incart. Garinei (fase. 23).

40 Fu l'elogio pronunciato dal Ceccotti e dato alle stampe. Ciò pro-curò al colto sacerdote, mio venerato maestro di belle lettere e paleogra-fia, la nomina a segretario particolare del vescovo. Le minute da lui scritte in tale ufficio, sono conservate nella Biblioteca Comunale (Incart. Ceccotti, cod. 174), ma non hanno alcun interesse politico.

Il Ceccotti era nato il 18 ot tobre 1808 e morì il 12 agosto 1878. Di carat tere alquanto ruvido, ma fermo e retto, d'ingegno potente e versatile, attese con somma pazienza e perizia a disseppellire nei nostri archivi te pergamene e codici antichi, f ra cui lo Statuto comunale del 1251, che, sopra una di lui copia, altri pubblicò a sua insaputa, onde ne originò una pole-mica. Numerose sono le sue dissertazioni ad illustrare le cose viterbesi, che si conservano nella Biblioteca Comunale, e le trascrizioni di documenti, elenchi, inventari, sunti di cronache, storia, ecc. Per incarico del Comune

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A tal i s o v e r c h i e lodi , m e n t r e s a r e b b e s t a t o p i ù o p p o r t u n o m o d e r a r e l ' e n l a n t i c o l i n g u a g g i o p e r a m m o r z a r e la c o n t r a r i e t à che , a t o r t o o a r a g i o n e , d e s t a v a il di lui n o m e , f a c e v a n o u n o s t r i d e n t e c o n t r a p p o s t o le m a l i g n e , v e l e n o s e a c c u s e c h e d i f f u s e r o c o n t r o il n u o v o v e s c o v o i l ibera l i a voce ed a m e z z o de l l a s t a m -p a 41, n o n t r a l a s c i a n d o in s e g u i t o a l c u n a o c c a s i o n e p e r p o r l o in m a l a v i s t a e s u s c i t a r g l i m a g g i o r i o s t i l i t à e g r a t t a c a p i , a t t r i -b u e n d o g l i d i s c o r s i ed a t t i i m p r o n t a t i a d u n a a t t i v a p r o p a g a n d a r e a z i o n a r i a 42. L ' a c c o r t o p r e l a t o c o m p r e s e b e n t o s t o la f a l s a pos i -z ione in cu i si t r o v a v a , t a n t o che , s o t t o il p r e t e s t o d i n o n con-fa rg l i s i il c l i m a , s t a v a , a q u a n t o si v o c i f e r a v a , f a c e n d o p r a t i -c h e p e r a n d a r s e n e 43. S e n o n c h e in R o m a n o n v o l l e r o s a p e r n e di a l l o n t a n a r l o da q u e s t a s e d e a p p e n a a l l ' in iz io de l l a s u a mis -s ione , e q u i n d i lo si i n c o r a g g i ò a p e r s i s t e r e n e l l ' o p e r a i n c o m i n -

si era egli accinto a compilare, sulla scorta di questo materiale, la storia della citta, di cui lascio scritte soltanto poche righe. Altri potè e può an-cora usufruire di quanto egli raccolse. Cfr. Arturo Freddi Cavalietti, Lue Ceccotti, in Boll. Munic. agosto 1935 - Cerini biografici del canonico Luca Ceccotti, in LA ROSA, Strenna viterbese per l'anno 1879, p. 77 e segg.

41 Si era dato incarico, in occasione della sua venuta, ad un bolognese di rediggere una biografia del Bedini, che, per la brevità del tempo, non fu potuta stampare, e quindi si affissero soltanto manifestini col sunto della medesima (Lett. Caprini, n. 4-6, del Comitato n. 105 - Tomasetti, n. 595 , 597,599). S'intendeva, soprattutto, ribattere un opuscolo apologetico di tal De Valois de Chateau Renan.

42 Allorché fu nominato cardinale, si vociferò che avrebbe egli of-ferto un banchetto ad autorità civili e militari (11 ottobre 1861), nel quale il comandante francese avrebbe assicurato che entro il prossimo mese sa-rebbero state restituite al papa l'Umbria e le Marche (Diario Mangani). La cosa è inverosimile. E d'altronde che colpa ne avrebbe avuta il neo cardi-nale? Gli si imputava inoltre di raccomandane l'obolo di S. Pietro « per recuperare le Provincie perdute » (Lett. 7 gennaio 1862 del Comitato -Incart. Caprini, n. 94). Era tutto ciò una gratuita asserzione. Non è cre-dibile che il prudente prelato rivelasse in pubblico gli scopi segreti della sottoscrizione, seppure esistessero, come si ailfermava in un'interpellanza del Brofferio in parlamento e nella risposta alquanto azzardata del Rica-soli (Atti Parlamentari, 17 gennaio 1862).

Altro atto rimproverato al Bedini si fu l'aver sottoscritto l'indirizzo presentato dal Wisemann nel concistoro del 9 giugno 1862, nel quale si affermava la necessità del potere temporale per l'indipemdenza e la libertà della Chiesa (Civiltà Cattolica, serie V, II, p. 718 e segg.), atto che pro-vocò anch'esso una discussione in Parlamento, conclusasi con la votazione di un ordine del giorno di protesta (A.P. 18 giugno). Si pretendeva forse dal Saoro Collegio una dichiarazione contro il potere temporale?

Del resto, tranne qualche tirata contro la tristezza dei tempi, le idee sovversive, ecc., dall'esame dei discorsi del Bedini, nulla autorizza a con-fermare le alccuse fattegli di attiva propaganda politica.

43 Lettera Tomasetti 8 luglio 1861, n. 616.

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c i a t a , p r o m e t t e n d o g l i o g n i a p p o g g i o , e, p e r a u m e n t a r n e il p r e -s t i g i o , lo Si e l e v ò ag l i o n o r i d e l l a s a c r a p o r p o r a 44.

Q u a t o r n a t o d a l l ' U r b e , b e n c h é n o n gl i f o s s e r i u s c i t o d i s t r a p -p a r e a l i ' A n t o n e l l i la s p e r a t a a m n i s t i a , il c a r d i n a l e d i é p r o v a d i m a g n a n i m i t à c o l l ' a d o p r a r s i a d o t t e n e r e il r i m p a t r i o de i s in-go l i e m i g r a t i , r a c c o m a n d a n d o l i a l l ' i n d u l g e n z a d e l p a p a , d i c h e n o n p o c h i u s u f r u i r o n o , t o r n a n d o a l l e l o r o c a s e 45, m e n t r e a l con-t r a r i o vi e r a c h i si i l l u d e v a a n c o r a di p o t e r p r o v o c a r e d a u n g i o r n o a l l ' a l t r o u n ' i n s u r r e z i o n e n e l l a p r o v i n c i a r o m a n a p e r r iu -n i r l a a l l o s t a t o i t a l i a n o 4 6 . A r i n f o c o l a r e le s p e r a n z e di q u e s t i

44 Fu nominato nel concistoro del, 29 set tembre 1861 ed il 30 ebbe il titolo di S. Maria sopra Minerva (CRISTOFORI, Crot'otassi, p. 466 - Tombe, p. 2ò9. 11 Gonfaloniere, che fin dal 29 aveva annunziato la promozione, invi-tando i cittadini ad illuminare le finestre delle loro abitazioni (Manifesto), si recò immediatamente ad ossequiarlo, presentandogli un calice d 'argento dorato, del valore di scudi 368,80 (Atti Magistr., p. 47 - Riforme GLXXXI, f. 224 - Prot. n. 581, 586). Il ricevimento solenne ebbe luogo il 20 no-vembre (Osservatore Romano del 27, n. 127). Il Consiglio Comunale inoltre, perché il suo ri torno fosse festeggiato con una dimostrazione ohe, se-guendo la naturale inclinazione del suo cuore sempre caritatevole verso i povtri , riuscisse a lui maggiormente accetta, dotò quattordici zitelle po-vere ed oneste, con scudi dodici l 'una, da estrarsi f ra dieci di ciascuna parrocchia ( M a n i f e s t o del 29).

45 Secondo Tondi (Memoriale, p. 23, 86), alla f ine del 1860 gli emigrati in Orvieto erano già ridotti a 187, e nel settembre 1861 a 150. Tomasetti (Lett. n. 605), a sua volta, constatava nel giugno 1861 che di continuo molti r impatriavano per l 'abbandono assoluto in cui erano lasciati dal governo, e per i modi inurbani con cui erano trat tat i dalle autori tà, al contrario del-le assicurazioni loro date sì da Sforza che da Masi di esser ben t ra t ta t i e sussidiati... pur ammettendo che f r a essi vi fosse chi speculasse sul pa-triott ismo di cui facevano mostra . Il medesimo il 19 novembre prevedeva (leti. 664) che sarebbero rimasti in esilio soltanto quei pochi i quali aveva-no un vero principio e punto d'onore, non che gli altri che vivevano oziosa-mente, contentandosi del magro sussidio loro dato; e concludeva essere stata l'emigrazione « troppo trascurata e bersagliata, lasciata dal governo, che prometteva Roma e Toma, languire nell'ozio, nella miseria e nel di-sprezzo ». D'altronde consta che 150 emigrati in Orvieto f i rmarono il 13 febbraio 1862 il mandato di procura al Caprini ed al Manni (Incart. Ca-prini, fase. I, n. 6) e che dei 225 ivi già dimoranti , pochi erano rimpatriat i , mentre altri tre stavano in Bologna (ivi, n. 7-8). Nel, dicembre 1862 erano però in corso 80 domande di rimpatrio, ciò che deploravasi paralizzarne di molto l'azione (Lett. Comitato, n. 107). Come si vede le informazioni so-no molto contradit torie ed è presumibile che ognuno degli scriventi si limitasse a dare notizie di quegli emigrati i quali appartenevano al suo gruppo.

46 Pala, esponente della Lega di Castro, recavasi in Torino, raccoman-dato da Ricasoli, il quale, fuori allora del governo, riteneva possibile un'azione provocata da un'insurrezione in Roma od in provincia (Lett. 4 agosto e succ., in doc. VII, p. 89 e segg.).

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esaltat i giunse l 'eco del grido di « Roma o mor t e ! » lanciato in Marsala da Garibaldi, che si diceva deciso ad en t ra re in Roma vincitore, o di cadere 4 7 .

La ca tas t rofe di Aspromonte fece tacere ogni velleità anche nei più animosi, i quali doverono l imitare la loro azione a d i f fondere manifes t in i e bandie re tricolori , ad aff iggere cartell i con la scr i t ta « Viva Vittorio Emanuele e Roma capitale di I talia », a fare esplodere pe tard i , a boicot tare gli spettacoli tea-tral i e ad al t re innocue e talvolta ridicole manifestazioni4 8 . Cor-sero quindi tempi re la t ivamente tranquil l i , a lmeno al l 'apparen-za, ed il Bedini ne p ro f i t t ò pe r dedicarsi col mass imo zelo alla esplicazione del minis te ro episcopale. Nell ' indire nel 1861 la sacra visita, pubbl icava un 'omel ia piena di ammoniment i al clero 49, e sì da ques ta che dalle a l t re sue let tere pastoral i , scrit-te con elegante e sobr io stile e con suadente logica, i spi ra ta ai de t t ami della Sacra Scr i t tu ra e dei SS. Padri , r isul ta ch'egli non lasciava occasione per r i ch iamare i suoi sacerdoti ai doveri religiosi e morali , e ad in fondere loro sent iment i di s incera fe-de e di a rden te car i tà 5 0 , di che egli stesso dava l 'esempio con la

4? Scritti, ej i . , II, p. 121 e segg. - Per correre ai ripari fu inviato Pepali in Parigi, a cui Napoleone ripeteva che se Garibaldi, da lui de-finito « il cattivo genio della questione romana », avesse indugiato altri due mesi, non avrebbe più trovato truppe francesi in Roma. « Vincete Ga-ribaldi, aggiungeva, e poi tratteremo ». {Lett. 15 agosto 1862 in N.A., 1901, voi. 169, p. 25-26). Ma neppure dopo Aspromonte fu possibile qualsiasi intesa !

48 Lettere Comitato n. 184, 188, 662. 49 Ricordando il de t to evangelico: « Cognosco oves meas et cognoscunt

me meae», diceva esser suo obbligo rigoroso di constatare la vera condi-zione del gregge a lui affidato, la cura solerte ed amorosa dei guardiani, per preservarla dalle insidie dei lupi, per sanar le pecore inferme, rintrac-ciar le smarrite, ravvivar le tiepide, correggere le recalcitranti, carezzare le docili e paurose. Sopra tut to, intendeva verificare, oltre la nitidezza e il decoro delle chiese, lo splendore del culto, la retta amministrazione dei beni, se i sacerdoti osservassero il precetto che S. Paolo inculcava nella lettera a Timoteo: « Charitas de corde puro et conscientia bona, et fides non fida (da stampa, Viterbo, Pompei).

50 Circolare 24 luglio 1862 (da stampa, ivi), con cui ordinava gli esercizi per il Clero, appellavasi al detto evangelico: « Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius ». E commentava: A noi è imposto vivere f ra la corruzione puri, f ra le grandezze umili, f ra le ricchezze poveri, f ra i lupi agnelli e fra i nemici invitti sempre. Gli esercizi ebbero luogo nei conventi di S. Maria della Quercia e di S. Angelo del Fogliano. Al-tre sue Pastorali pubblicate sono: Omelia del Natale 1861, idem del 1862, Per la Pasqua del 1863 in Toscanella.

CAPITOLO III 437

s u a a s s i d u a c u r a a p r ò ' d e g l i i s t i t u t i d i b e n e f i c e n z a 51, c o n le sov-v e n z i o n i a l l e f a m i g l i e p i ù b i s o g n o s e 5 2 .

L a p o p o l a z i o n e i n g e n e r e , a n c h e p e r i m o d i g e n t i l i e d a f f e t t u o s i c o n c u i t r a t t a v a c i t t a d i n i d i o g n i c l a s s e , s i n o « al più umile artigianello ed al più semplice contadino », n e d i c e v a b e n e e lo a m a v a 5 3 . M a , p u r t r o p p o , n o n gl i m a n c a v a n o o p p o s i -t o r i , a n c h e f r a i m a g g i o r e n t i d e l p a r t i t o c l e r i c a l e 54 e d u g u a l -m e n t e t r a i s a c e r d o t i , a l q u a n t o d iv i s i , a l l o r a p i ù c h e m a i , se-c o n d o le d i v e r s e t e n d e n z e p o l i t i c h e . V ' e r a n o f r a e s s i i m i s o n e i s t i , c h e a v v e r s a v a n o o g n i r i f o r m a e f a c e v a n o m o s t r a d e l l a l o r o in-t r a n s i g e n z a c o l l ' i n g e r i r s i a n c h e n e l l e p r o t e s t e e m e s s e c o n t r o l e leggi i t a l i a n e , d i c u i e r a p r o m o t o r e il v i t e r b e s e Filippo Fratellini, v e s c o v o d i Fossombrone55; a l t r i i n v e c e , i q u a l i , s e b b e n e c o n m o l t a p r u d e n z a , p r o p e n d e v a n o p e r l a p o l i t i c a c o n c i l i a t o r i s t a d e l p a p a t o , a v e n d o a p r i n c i p a l e e s p o n e n t e i l c a r d i n a l e D'Andrea, p r o -

si Avendo ottenuto dal papa (di ridurne il monastero di S. Maria Egiziaca a casa di correzione per le donne, affidandolo alle Suore del Buon Pastore, per le spese occorrenti applicò la somma di scudi 1500 accumulata da anni par res taurare la fatiscente chiesa di S. Simeone, ciò che suscitò le proteste dei notabili della parrocchia (Lett. Com. n. 40, 56, 59 - Incart. Caprini n. 135, 151, 154). Detta chiesa f u poi acquistata dal Comune che la demolì per ingrandire la piazza ant is tante (Riformi GLXXI, f. 301, 343). Al Monastero si era poi proposto il Cardinale di ag-giungere l ' insegnamento esterno per fanciulle, ciò che effet tuò il Petti-nari il 2 novembre 1864 (prot. n. 3310). L'annessa chiesa fu restaurata a spese dell 'arcidiacono Giovanni Cristofori (Iscrizione in CRISTOFORI, Tombe, p. 11).

52 « Larghissimo nel dare pane e lavoro » (Riforme CLXXI, f. 254. Anche ciò formò oggetto idi biasimo da par te dei critici, che deploravano la sua « soverchia liberalità » (CRISTOFORI, Tombe, p . 265).

53 ARTEMT, p. 17 - GREGOROVIUS (Diari, p . 176) lo diceva molto bello e facile; e KAUFMANN (Cronique de Rome sous le Pontifidat de Pie IX, p. 244) lo qualificava « dolce, amabile, gioioso », benché aggiungesse che in lui erano due uomini, « quello del pubblico e quello intimo »i.

54 Da notarsi f ra questi il prof. Gabrielei Cristofori, uomo austero ed integerrimo, insigne matematico, allievo del padre Inghirami in Firenze, perfezionatosi nell'Università di Roma. Modesto e disinteressato, ricusò l ' insegnamento in Pisa e qualsiasi altra cattedra, tenendosi pago di in-segnare con scarso stipendio nel nostro Seminario. Anche lo scrivente lo ebbe a maestro. Morì nel 1882 (ARTEMT, Elogio funebre di Gabriele Cri-stofori). La sua opposizione si doveva a quanto sopra si è r iferi to in or-dine alla chiesa di S. Simeone, e si aggiungeva che « stava duro come uno scoglio », ciò che era nel suo carattere. Del resto, secondo il Comitato Nazionale, altri plaudivano alle accuse che gli si facevano daii liberali (Lett. n . 105).

55 Da stampa, 1862. Era s tato re t tore del nostro Seminario e fu no-minato vescovo il 17 febbraio 1851 (GAMS, p. 699). Per le sue proteste vio-lente fu processato e condannato dalla Corte di Assisi di Pesaro a t re mesi di relegazione e 500 lire di multa (OOMANDINI, IV, p. 201, 209, 224)..

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l e t to re della c i t tà 5 6 , d i f f idavano di ogni paro la del cardinale ve-scovo, di ogni suo a t to per q u a n t o i m p r o n t a t o a vedute moder-ne, ed infine si avevano coloro, i più temibil i che pe r loschi inte-ressi e deluse ambizioni, inviavano cont inui r icorsi al papa ed alle congregazioni romane cont ro il cardinale vescovo, imputan-dogli le più gravi, inaudi te colpe 5 7 . Anche in seminar io vi e ra

56 Altri cinque cardinali erano con lui d'accordo e sembrava ad un cer to momento che le t rat tat ive condotte specialmente dal padre Pazzagha, autore di una lettera ai vescovi Pro Causa Italica (Firenze, 1861), nella qua-le sosteneva, coll 'autorità dea Padri della Chiesa, essere il potere temporale dei papi quasi un'eresia e perciò dovervi Pio IX rinunziare per dare libertà alla Chiesa, indipendenza al pontefice, pace al mondo, dovessero riuscire ad un componimento f r a la S. Sede e l'Italia tanto che Cavour, il quale molto l'apprezzava, gli scriveva di confidare che per la Pasqua 1861 si avrebbe avuto « il ramo d'olivo, simbolo di eterna p°ce fra la Chiesa e lo Stato, fra il Papato e gli Italiani». (Lettera 1138, IV, p. 138). La mor te del grande statista interruppe ogni lavorio. I di lui successori s: posero alla ricerca di nuove continuazioni e di special formule per scio-gliere la vexata quaestio. Ma essi non avevano l 'autorità né il genio, né il tat to per risolverla. Fra l 'altro, dappoiché ci riguarda, ricordiamo eh Ricasoli proponeva di porre una guarnigione italiana in Acquapendente, Corneto e Viterbo (6 novembre 1861 - RICASOLI, V, p. 178 e segg.). Vedesi, f ra le ultime pubblicazioni ARGENTI, Una fase poco nota, della (question" romana, in N.A., 1911, voi. 239 - FACCIO, I tentativi di Cavour per ri-solvere la questione romana, ivi 1913, voi. 263, p. 413 e segg.

Quanto alle idee del Pazzaglia si vuole che provocasse una Petizione a Pio IX di novemiila sacerdoti itailiani (Torino, 1862). Infine, in ordine al D'Andrea, va notato che, durante una delle tante crisi della salute di Pio IX, fu uno di coloro di cui si fece il nome per succedergli, ed anzi si diceva part icolarmente favorito da Napoleone (Lett. PepoU, in N.A., l.c.. p. 73). Il De Thouvenel (II , p. 66) lo diceva il più pratico e conciliante, ed il solo che avesse il coraggio della sua opinione. Naturalmente il par-tito retr ivo l'osteggiava e la polizia teneva d'occhi ogni sua mossa. Per sot-t rarsi a tale persecuzione (fu det to anche che temesse di essere avvelenato) un bel giorno il Cardinale, sot to pretesto di aver bisogno di respirare l 'aria natia, se ne fuggì a Napoli (KAUFMANN, p. 168-170). Il papa lo invitò a tornare e, non avendo egli obbedito, fu sospeso dal piat to cardinalizio e poscia gli fu tolto anche il, vescovato di Sabina e l'Abbazid di Farfa da lui amministrata , ed infine sospeso a divinis; lo si voleva anche spo-gliare della sacra porpora. Però egli laudabiliter se subiecit; ed il 16 gennaio 1868 fu r iprist inato in tut t i i diritti, prerogative e rendite (Acta S. Sedis, I II . p. 326, 380-381). Poco sopravisse a tale reintegrazione, essendo defunto il 15 maggio di quell 'anno. Un diplomatico al, seguito di Fran-cesco II di Napoli scriveva: « Con la sua morte darà al Vaticano più ama-rezze e tribolazioni, che non in vita. Tutti, o per spirito di partito, o per sentimento di giustizia, biasimano la durezza usata verso di lui » (ULLOA, Un r e in esilio, Bari, 1928, p. 172). Cfr. note biografiche del D'Andrea in DE THOUVENEL, IT, p. 465-466 - BORZETTI MANIERI, Il casus belli di un cardinale (Aquila, 1913).

57 Lett. del Comitato Nazionale 13 aprile 1863, n. 151, nella quale si f&nno i nomi di tali oppositori, che noi tacciamo per rispetto alla loro memoria . Una di essi era stato r imosso dalla Cancelleria.

CAPITOLO III 439

del torbido; alcuni alunni , m e n o cau t i e p iù espansivi, tumul tua-rono al canto degli inni pa t r io t t ic i 5 8 . Altri dispiaceri inf ine ebbe il Bedini da pa r t e del comando della guarnigione f rancese , il quale, con t ra r i amen te al d i r i t to di asilo r iconosciu to dalle leggi civili ed ecclesiastiche, p re tese fa r giudicare dal t r ibuna le mi-li tare l 'uccisione di un soldato ed il f e r imen to di a l t r i commess i da alcuni contadini nel t en imen to vescovile della Palenzana, i cui autor i e congiunti eransi r icoverat i nel l 'Episcopio pe r sot-t ra rs i alle rappresagl ie dei commil i toni degli of fes i 5 9 .

Per tale incresciosa, ano rma le si tuazione, v 'era una ce r ta preoccupazione in Roma, sì da vent i lare il p ropos i to di p r ivare il cardinale del l ' amminis t raz ione della diocesi 6 0 . D 'a l t ra p a r t e il par t i to in t rans igente lo sosteneva a spada t r a t t a , f acendone anzi uno dei candidat i prefer i t i nel f u t u r o conclave, e godeva inol t re il Bedini di tale popolar i tà nell 'Urbe, che veniva acc lamato ogni qual volta vi si recava per qualche solenne ce r imonia 6 1 .

F r a t t an to il magnif icente presu le a t tendeva ad impor t an t i res taur i in ca t tedra le e nell 'episcopio, insigni m o n u m e n t i en-t r amb i siti in un angolo neglet to della ci t tà , e ch'egli avrebbe voluito res t i tu i re al l 'ant ico sp lendore od a lmeno meglio a rmo-nizzarli a l l 'ant ica s t r u t t u r a , lasciandovi a d ogni m o d o visi-bili impron te del suo gus to a r t i s t i co 6 2 .

Anche il tempio di S. Rosa era sua intenzione r i d u r r e a

58 Ne furono espulsi sette (Lett. 5 agosto 1861 - TOMASETTI, n. 633). 59 COMANDINI, I V , p . 318, 338. F u n e l s e t t e m b r e 1862. 60 Lett. del 13 aprile 1863 del Comitato (n. 56/151). Si faceva perf ino il

nome del successore nella persona di mons. Falcinelli, nunzio in Vienna. 61 Lettera del Comitato del 13 aprile 1864 (n. 305), KAUFMANN, Le. 62 Ridusse nella forma che ha tu t tora la cappella dei SS. Valentino ed

Ilario (CRISTOFORI, Tombe, p. 223-224), le cui teste fu rono riposte in una magnifica urna di argento e di bronzo tempestate di gemme, dono di esso cardinale ( R i f o r m e citate, f. 254 - Iscrizione in CRISTOFORI, p. 444).

Allo scopo poi di rendere il tempio più asciutto e più maestosa la fac-ciata, 'sollecitò dal Comune di r iportare al livello antico la piazza. Il con-siglio comunale accettò il progetto in via di massima, con nove voti con-tro sette, ma poi, con dodici contro quat tro, ne differì l'esecuzione (ivi, f. 252, 254 e segg., 260). Ciò è stato fa t to soltanto nel 1933 dopo 63 anni !

L'arringatore in pubblico consiglio attestava aver egli r idot ta in pochi mesi « come per incanto al più nobil splendore la sua residenza » (Rifor-me citate). Ciò lo fu soltanto all ' interno, lasciando all 'esterno le sovra-s t ru t ture , che nascondevano la fo rma medievale del Palazzo e della loggia papale, le cui svelte arcate, minacciando rovina, furono poi chiuse in par-te con cortine di mura tu ra dal Gonnella !

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miglior fo rma, non sembrandogl i t roppo decoroso l 'asset to da-togli dal suo antecessore. Il nuovo disegno fu a f f ida to al Ve-spignani 6 } , ma, de fun to il Bedini, più non se ne par lò pe r qualche decennio. Altra sua geniale idea era quella di trasfe-r i re la sede della parrocchia di S. Leonordo in S. Maria della Fortezza, aprendosi al l 'uopo l 'accesso a tale chiesa dal l ' in terno della c i t tà 6 4 .

Tanta operosi tà « instancabile, indefessa, incredibile », se-condo il suo apologista, venne ad un t r a t to ad essere t roncata . Non os tante « la vigorosa tempra », il cardinale si abba t té repen-t inamente « come una robusta quercia schiantata dalla folgo-re » 65. Amareggiato dalla cont ra r ie tà con cui veniva accolta dagli accanit i opposi tor i ogni sua propos ta , ogni sua azione, si era appa r t a to nella s tate del 1864 nella villa della Palenzana, ove, ad accrescerne il cruccio, lo raggiunse la notizia della mor t e imma-tura del f ra te l lo Pietro, avvenuta il 18 luglio6 6 . A quella sven-tu ra poco egli sopravvisse, essendo deceduto il 6 se t tembre . La sua salma, dopo essere s ta ta process ionalmente condot ta per le vie della cit tà, e su f f raga ta l 'anima in un solenne funere , cele-

63 Dopo aver pronunciata il 4 settembre 1863 una calda omelia, con-statando lo stato di squallore in cui si trovava nell ' interno la chiesa, no-minò una commissione per raccogliere le offerte. I lavori dovevano sul momento limitarsi ad elevare un altare di marmo dinanzi la cappella del-la Santa ed alla cupola. Il 10 diresse poi un fervido appello alla popolazio-ne (da stampa). Anche sull'omelia recitata in quell'occasione ebbero i li-berali a ridire, trovandosi allusioni politiche (Lettera del Comitato il 218). Il nuovo disegno fu commesso al Vespignani (Prot. Com. n. 1849).

64 II Comune approvò la proposta (Riforme citate, f. 334 , 336). Se fosse stata effettuata, si sarebbe conservata al culto una bella chiesa cinque-centesca, ora ridotta a rimessa dei carri funebri !

65 FRONTINI, p . 3-4 - KAUFMANN ( p . 92-94, 246) l o d i c e v a d i v e n u t o « triste dagli occhi iniettati di sangue, con passo oscillante » e raccolse le sinistre voci diffuse sulla di lui morte. Lo scrivente ha inteso narrare da persone degne di fede, vissute in quel tempo, essere stata una violenta febbre biliosa che lo condusse al sepolcro, cagionata da un rabbuffo avu-to da Roma per aver ricevuto nel giardino del Vescovato alcune balle-rine del corpo danzante che agiva al Teatro dell'Unione, apnos^t^"^™r,', sollecitate da qualche maligno a recarvisi e ch'egli, con la solita cortesia, accolse, ignorandone la condizione sociale. CRISTOFORT (Tombe, p. 269) si limitò a dire che la malattia fu cagionata « da motivi che non è oppor-tuno ricordare » e che, ad ogni modo, fu malcurata.

66 U Clero si dovè in dovere di onorarne la memoria con un funere, di che il Cardinale lo ringraziava con lettera 19 agosto dalla Palenzana (da stampa).

CAPITOLO III 441

b r a t o d a m o n s . Niccolò Pace, v e s c o v o di Amel i a 6 7 , f u s e p o l t a n e l l a c a p p e l l a de i SS . M a r t i r i V a l e n t i n o e d I l a r i o , i n C a t t e d r a l e , o v e lo e s i m i o c a r d i n a l v e s c o v o è r i c o r d a t o d a u n ' i s c r i z i o n e c o l l o c a t a n e l l a p a r e t e f r a la p o r t a m a g g i o r e e q u e l l a m i n o r e a coma epi-stolae68, a d i n i z i a t i v a de i s u o i p i ù f e d e l i a m i c i e d a m m i r a t o r i « dei sublimi pregi e delle amabili qualità » d i c o l u i « cui parve nulla esser mancato tranne una vita più lunga »69.

Le o p i m e s p o g l i e de l m u n i f i c e n t i s s i m o P r e s u l e f u r o n o , co-m e d i s o l i t o , d i s p u t a t e t r a i c a p i t o l i d i T u s c a n i a e d i V i t e r b o 7 0 .

67 Ood. 90 Catt., p. 4647 - Il Pace era titolare di quella diocesi dal 28 agosto 1855 (GAMS, p. 662).

68 I s c r i z i o n e in CRISTOFORI, Tombe, p . 224. COMANDINI ( I I , p . 1646, IV, p. 573) ne riproduceva reflìgie.

69 Da circolare a stampa. Il card. Ludovico Altieri, cordialissimo amico di Bedini accettò la presidenza della Commissione all'uopo nominata e di cui fecero parte l 'arcidiacono Giovanni Cristofori, il canonico Ceccotti, il conte Cesare Pocci, il conte Oreste Macchi, mons. Di Lorenzo, arciprete della Cattedrale di Toscanella ed altri (cfr. anche cod. 90 della Cattedrale, p. 161, 170).

70 Cod. 90 p. 4849, 51 e segg. Il 9 fu fat to vicario capitolare l 'abate Giovanni Temperini, già vicario vescovile.

La S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, con dispacci 7 aprile e 8 agosto 1866 dispose che tutti i mobili risultanti dall 'inventario, che guar-nivano i palazzi vescovili di Viterbo, Tuscania e della Palenzana, rimanes-sero acquisiti ai medesimi e che i vescovi, i quali succedessero, fossero obbligati a prenderli in consegna. La stima fece ascendere i mobili in Viterbo a scudi 2272,16 e quelli di Tuscania a 377,75 (Carte recenti nello Archivio della Cattedrale, n. 1).

LIBRO XIII

CAPITOLO V

La convenzione del 15 set tembre 1864 — Interpretazioni diverse — Eventualità della morte di Pio IX — Speranze deluse — Contracolpo della convenzione in Viterbo — Pubblicazione degli emigrati al riguardo — Il parti to d'azione — Esautorazione del comitato romano — Pronunciamenti di scisma — Indifferenza delle popolazioni — Il brigantaggio •— La guerra del 1866 — I volontari viterbesi — Conseguenze militari e politiche — Il vescovo Pettinali amministratore della diocesi — Nomina a vescovo di Matteo Eustachio Gonnella e suoi precedenti — Inizio del ministero epi-scopale — Il tumulto della tombola di S. Rosa — Sgombro della guarni-gione francese — La legione d'Antibo — Ricostituzione dell'esercito ponti-ficio sotto il generale Kanzler — Il colonnello Azzanesi comandante della guarnigione di Viterbo — Varie agitazioni mazziniane - Garibaldi si pre-para ad agire.

U n a v v e n i m e n t o d i g r a n d e p o r t a t a s t o r i c a si v e r i f i c a v a in q u e l l o s t e s s o m e s e c o n la f i r m a — il 15 — d e l l a f a m o s a c o n v e n -z i o n e i t a l o - f r a n c e s e , c o n c u i Napoleone si o b b l i g a v a a r i t i r a r e g r a d u a l m e n t e le s u e t r u p p e d a l l o S t a t o R o m a n o a m i s u r a c h e si f o s s e o r g a n i z z a t o u n e s e r c i t o a t t o a s a l v a g u a r d a r e l ' i n d i p e n d e n z a e la s i c u r e z z a d e l p a p a , e, a d o g n i m o d o , a s g o m b r a r l o e n t r o d u e a n n i , i m p e g n a n d o s i d a l c a n t o s u o il r e d ' I t a l i a a n o n o c c u p a r l o , e d a n z i a d i f e n d e r l o d a q u a l u n q u e a g g r e s s i o n e d a p a r t e d i ele-m e n t i r i v o l u z i o n a r i

N o n e r a d a v v e r o q u e s t a la t a n t o a t t e s a s o l u z i o n e d e l l a q u e -s t i o n e r o m a n a , c o s t i t u e n d o l ' a c c o r d o n i e n t e a l t r o c h e u n r i p i e g o d i p l o m a t i c o , u n m e z z o t e r m i n e , u n a s e m p l i c e d i l a z i o n e . Q u a n t o al t r a s p o r t o d e l l a c a p i t a l e de l r e g n o in F i r e n z e , s t a b i l i t o i n u n p r o t o c o l l o s e g r e t o , c h e v i c e v e r s a f u s u b i t o a t u t t i n o t o , c o s t i t u i v a

1 Si era parlato dapprima di tre anni (proposta Rohuer-Thouvenel), termine che allo stesso Napoleone sembrò troppo lungo (Lett. Vimercati 29 maggio 1862, in N.A., voi. 169, p. 13). Fu il Persigny a fissarlo in due anni (Lett. 2 giugno, ivi, n. 17). Minghetti tentò di limitarlo ald un anno (Lett. 12 agosto 1864, in N.A., voi. 164, p. 94). Giova anche ricordare che nel progetto del principe Girolamo del 1861, approvato da Cavour, si restrin-gegva a quindici giorni ed al più ad un mese.

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un pa t to ben oneroso e penoso per gli I tal iani ingenui, pe r gli uomini di buona fede 2. Se non che desso celava un grosso, peri-coloso equivoco; men t re una delle par t i cont raent i l ' interpre-tava quale una definit iva r inunzia a R o m a 3 , secondo l ' intendi-men to dei governanti in Italia, condiviso da quant i uomini poli-tici e rano maes t r i nelle restr izioni menta l i e nei sott intesi , non avrebbe segnato che una destinazione t ransi tor ia , una tappa del fatale cammino verso l 'Urbe, cent ro naturale , storico, d ' I tal ia ,

2 L'idea 'd'includere nell'accordo il pat to di trasferire la Capitale eira stato ventilato da tempo (D'AZEGLIO, Questioni urgenti, 1861). Ed anche Cavour vi conveniva, ma riteneva che, se dovesse ciò farsi, lo si facesse in modo definitivo, perché il transitorio produrrebbe perturbazioni poli-tiche ed economiche (Lett. Vimercati, in Carteggio Castelli, p. 378). Ed ap-punto, per eliminare ogni competizione fra le città aspiranti al grado di capitale, il lungimirante ministro aveva fat to dichiarare Roma capitale d'Italia.

Nigra, il 9 aprile 1863, scriveva a Minghetti: « La questione della ca-pitale so bene che non è matura, ma per carità non pensate a Napoli, mille volte prima Perugia » (Lett. 9 aprile 1863, in N.A., 16 febbraio 1942, p 320). La città partenopea sarebbe stata preferi ta da Napoleone (BIANCHI, C MATTEUQCI, p. 398). E vi fu anche chi proponeva Spoleto (Lett. a Caprini, del 3 ot tobre nel suo Carteggio). Fu il Pepoli ad accennare in via d'ipotesi a Firenze nelle trattative con Napoleone, molto imprudentemente, e questi colse la palla al balzo, facendone una condizione sine qua non (Les ori-gines diplomatiques de la guerre de 1870-1871 - Recueil des documents par le Ministère des affaires étrangers, doc. 1074, e Lett. Nigra in MINGHETTI, La Convenzione del 15 settembre 1864, p. 34, 78-79, 128). Invano questi, che precedentemente aveva dichiarato « a Roma e sino allora a Tonno » (Carteggio Castelli, I, p. 453) cercò sino all 'ultima ora di eliminare quel patto, o di temperarlo, riuscendo soltanto a disgiungerlo dal testo della Convenzione. Anche il re insistè al riguardo presso Napoleone (MINGHETTI, o.c., p. 124-125 - Recueil cit. doc. 803 - N.A., voi. 164, p. 106). L' imperatore fu irremovibile. Vittorio Emanuele, coll 'animo straziato per dovere pK

bandonare la città natia, non intendeva assolutamente dare il suo assenso, ma poi si adagiò a tale grave sacrificio, dietro un parere di un consiglio di generali presieduto da Cialdini, per ragioni puramente stratetiche (D. ROCCA, Memorie, I I , p . 148 - MASSARI, V . E . . p . 335-336 - MINGHETTI, p . 88; 89, 164), a che annuirono altri competenti nella convinzione che la capitale all 'estremo della penisola costituiva un pericolo e che, trasportandola die-tro l'Appennino, si rendevano più sicure le sorti d'Italia (Lett. Bixio 17 sett. e discorso del 26 alla Camera - GF.RZONI, Vita di Nino Bixio, p. 281 e segg.).

3 Xìròyen de Lhuis con nota 30 ot tobre specificava che dovesse costitui-re un pegno serio, non un espediente, una semplice tappa verso Roma, e che il sopprimerlo sarebbe distruggere il contrat to (Recueil citata, doc. 876). La Camera 7*11 aprile 1865. nel votare un indirizzo ali 'Imperatore, affermava che il governo italiano erasi ormai costituito in Firenze defi-nitivamente; ed il Senato, il 7 febraio 1866, ribadiva il concetto di essersi con ciò l'Italia preclusa la via di Roma. Infine Napoleone, inaugurando il 22 gennaio 1867 la sessione legislativa, dichiarava potersi fare assegna-mento sulla scrupolosa esecuzione da parte dell'Italia del t ra t ta to diretto al mantenimento indispensabile del potere temporale.

CAPITOLO III 445

s u c u i s i s v o l g e r e b b e a n z i p i ù c h e m a i la g r a v i t a z i o n e d e l l e a s p i -r a z i o n i n a z i o n a l i 4. F a r e d i F i r e n z e , p e r q u a n t o s i t u a t a n e l m e z -z o d e l l a p e n i s o l a , i n u n a b e l l a e f e r t i l e r e g i o n e , i l l u s t r e p e r l a s u a s t o r i a , p e r i m o n u m e n t i , la c a p i t a l e d e l n u o v o r e g n o , e r a u n s u s c i t a r e i n v e c e e p o r r e in c o l l i s i o n e g l ' i n t e r e s s i r e g i o n a l i 5 . A d o g n i m o d o , n o n o s t a n t e le p r o t e s t e p o p o l a r i e le o p p o s i z i o n i d i al-c u n i d e p u t a t i 6, il P a r l a m e n t o d a v a a l l a C o n v e n z i o n e il s u o b e n e -p l a c i t o 7 .

A l t r a s o l u z i o n e p i ù r a d i c a l e si r i m a n d a v a a l l ' e v e n t u a l i t à de l -la m o r t e d i P i o IX, d a t a p i ù v o l t e c o m e i m m i n e n t e 8 , l a q u a l e

4 Visconti Venosta osservava: « La Convenzione non è la soluzione della questione romana, ma la pone in tale condizione ch'essa debba av-viarsi verso una soluzione... è una consacrazione definitiva dell'unita ita-liana {Atti Parlam. dell'8 novembre) . E, più autorevolmente, Vittorio Lmu-nite le, nei discorso di aper tura del 18 novembre 1865, dichiarava: « La pienezza dei tempi e la forza degli eventi scioglieranno la vertenza fra il Regno dllalia ed U Papato». Inoltre, confidenzialmente, esprimeva la fi-ducia che dopo due anni, cinque od anche sei, si d i rebbe addio ai Fio-rentini per andare a Roma (MASSARI, V.E., L.c.). E fu facile profeta!

Lo stesso Droyen de Lhuis confidava a Nigra di ben comprendere che il r isul tato ult imo sarebbe che gl 'Italiani andrebbero a Roma, ma giudi-cava che f r a questo avvenimento e l 'evacuazione passasse tale intermezzo di tempo e tale serie di eventi, da impedire che vi fosse una connessione da at t r ibuirsene la responsabil i tà alla Francia (MASSARI, V.E., p. 333 -MINGHETTI, o.c., p. 80); se poi, avrebbe aggiunto, con tutt i gli elementi di stabil i tà con cui abbiamo a t tornia to il po te re temporale, esso minerà , bisognerà concludere che la Provvidenza Divina lo abbia abbandonato (Lett. Pepoli 3 nov. 1865 in BIANCHI, C. Matbeucci, p. 404). Cfr . BOURGEOIS, CLERMOND, pag. 214, i quali r iconoscevano che l 'aver t rasfer i to la capitale in Firenze significava avvicinarsi a Roma, non rinunciarvi .

5 Si r icordino i luttuosi fat t i di Torino. E Lanza giustamente consta-tava nel 1880 (discorso del 20 se t tembre) che solo il possesso di Ro,. . poteva far tacere le gare municipali .

6 Crispi presentava a nome di altri f i rmatar i un ordine del giorno in cui si considerava il t rasfer imento una garanzia data alla Francia che Roma resterebbe al Papa, e proponevasi il rinvio del progetto e quando si sarebbe potuto, liberi da ogni pressione s traniera, discutere sulla sede provvisoria che meglio convenisse alle esigenze politiche e militari dello Stato. E Sineo comunicava una petizione di 104 cittadini, diret ta a porre in s ta to di accusa il Ministero Minghetti !

7 La Camera il 18 novembre con 317 voti contro 76 ed il Senato il 9 dicembre con 134 cont ro 17 e 2 astenuti , f ra cui lo Sforza Cesarmi (AOi Parlamentari).

8 II t imore che alla mor te del Papa i Francesi si trovassero ancora in Roma era s t a to uno degl'incentivi a str ingere l 'accordo del 1864, sempre con la speranza che una levata di scudi dei Romani desse pre tes to allo intervento delle t ruppe regie (MINGHETTI, La Convenzione, p. 36, 38, 43, e Nuova Ant., voi. 164, p. 73, 85, 87 - Cfr. anche BELLINI ISABELLI, Il Comi-tato Nazionale italiano ed il governo nel 1864, in Rass. Stor. del Risorg.

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a v r e b b e o f f e r t o o c c a s i o n e a d u n a p l e b i s c i t a r i a m a n i f e s t a z i o n e d e l l a v o l o n t à d e l l e p o p o l a z i o n i t u t t o r a s o g g e t t e a l d o m i n i o p a -p a l e p e r l ' a n n e s s i o n e a l r e g n o d ' I t a l i a 9 . M a , p e r q u a n t o s o f f e -r e n t e , e r a d e s t i n o c h e p a p a Mastai d o v e s s e s o p r a v v i v e r e a m o l t i d e i p r o t a g o n i s t i d e l l a t r a g i c o m m e d i a c h e si s v o l s e n e l l a s e c o n -d a m e t à d e l s e c o l o XIX, s o r p a s s a n d o a n z i i p r o v e r b i a l i a n n i d i S . P i e t r o , c i ò c h e s e m b r a v a a l l o r a u n t e r m i n e p r e s s o c h e i n s u p e -r a b i l e , e r a g g i u n g e n d o il p i ù l u n g o p o n t i f i c a t o c h e r e g i s t r i l a s t o r i a .

I n a t t e s a p e r t a n t o d i t a l e e v e n t o , p i ù o m e n o p r o b a b i l e , p i ù o m e n o p r o s s i m o , f u g i o c o f o r z a p e r il s i r e d i F r a n c i a d i t r o v a r e

Italiano, XIX, p. 121, 126 e segg. - CALVI, Progetti rivoluzionari per la morte di Pio IX (ivi, XVI, p. 181 e segg.).

Napoleone invece intendeva r imandare ogni decisione a quando si verifi-casse quell'evento, che egli credeva prossimo, non volendo abbandonare un moribondo in mano ai suoi nemici (BONFADINI, Vita, di Francesco Arese, p. 276 e segg. - Lett. Pepoli, in N.A., voi. 164, p. 76). Silvestrelli (Lett. Caprini, n. 5) osservava essere impossibile qualsiasi moto finché i Fran-cesi occupassero Roma ed il nostro Comitato conveniva che se gl'inqui-lini importuni non se ne andassero, nulla poteva farsi (Lett. n. 164). Della morte di Pio IX, del resto, si parlava fin dal 1860 (PASOLINI, Memorie, p. 344) e se ne tornò a discutere nel luglio 1861 (Lett. Caprini del 13, n. 5). Il 24 novembre Giovanni Angelo Majini scriveva: « Io credo che se non sarà qualche eventualità europea o la morte del Papa, faremo trascorrere mesi ed anni nella posizione in cui ci troviamo ». (Incart. Caprini, lett. 24). Nel 1863 sembrava imminente la catastrofe, tanto che il Checchetelli, fac-totum dell'emigrazione romana in Torino, inviava le istruzioni sul. da farsi in tale eventualità (Lett. 16 marzo e 25 maggio in Incart. Caprini, n. 396-397). Nella primavera del 1864 corsero di nuovo voci allarmanti, dicen-dosi che la malatt ia non dava speranza di guarigione (Lett. 6 aprile, n. 302). Ma in breve il Papa si riebbe, « per quanto non potesse contarsi sulla salute di un vecchio » (Lett. Pepoli s.c.). Manni, a sua volta, il 21 av-vertiva: « Pio IX cogliona tutti, perché ha tutta la cera di vivere chissà ancora per quanto tempo » (Lett in Incart. Caprini, n. 88). Lo stesso Papa scherzava sui propositi di quanti desideravano la sua mor te (Let-tera al fratello Gabriele, in DE CESARE, II, p. 410). Ad ogni modo Checche-telli tornava ad impart ire ordini, raccomandando di far trovare il fa t to compiuto, nominando immediatamente una giunta di governo, che pren-desse possesso della città a nome del Re, di formare i quadri della Na-zionale, ecc. (Lett. 12 maggio, in Incart. Mangani - Incart• Caprini, n. 312, 315-316).

9 Nigra trovava eccellente l'idea del, plebiscito alla morte del Papa e raccomandava di eseguirlo senza alcuna preoccupazione, ponendo il go-verno francese dinanzi al, fa t to compiuto (NIGRA, Roma e Venezia, nei colloqui coti Napoleone I II , in N.A., 16 febbraio 1942, p. 319-320). RI-CASOLI ( Indir izzo agli elettori nel 1865) diceva: « Non è l'Italia che deve andare a Roma, ma Roma che deve venire all'Italia», in che conveniva il Checchetelli (Lett. in Bellini, doc. Vi l i ) . Invece Mazzini scriveva: « Non è Roma che deve annettersi a Firenze, ma noi tutti dobbiamo annetterci a Roma ». (Scritti, LXXXVI, p. 61 ei segg.).

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u n modus vivendi c h e gl i d e s s e a g i o d i r i t i r a r e le t r u p p e d a R o m a , s b a r a z z a n d o s i d i u n p r o t e t t o r a t o c h e i m p l i c a v a u n ' e n o r -m e r e s p o n s a b i l i t à , c a u s a d i c o n t i n u i s e m p r e m a g g i o r i f a s t i d i , s o r g e n t e d i p i ù g r a v i g u a i n e l l ' a v v e n i r e 10. L ' a c c o r d o co l g o v e r n o d ' I t a l i a p r o d u s s e in V a t i c a n o d i s a s t r o s a i m p r e s s i o n e . P i o IX n e f u a t t e r r i t o , c o m e se f o s s e s c o p p i a t o s u l s u o c a p o u n c o l p o d i f o l g o r e n ; la s t a m p a c a t t o l i c a p r o t e s t ò v i o l e n t e m e n t e 12, t u t t a v i a la s e g r e t e r i a d i s t a t o si a s t e n n e , p r u d e n t e m e n t e , d a q u a l u n q u e p a s s o u f f i c i a l e , o s t e n t a n d o a n z i u n a c e r t a i n d i f f e r e n z a 13.

I n V i t e r b o la n o t i z i a f u a p p r e s a c o n d i f f i d e n z a , p u r r i c o n o -s c e n d o s i l ' i m p o r t a n z a d e l l a C o n v e n z i o n e , m a n o n a f f e r r a n d o s e n e

10 Vittorio Emanuele fin dal 1861 si augurava che alla suprema auto-rità della Chiesa fosse preposto chi al fermo proposito di giovare gl'in-teressi della religione congiungesse la cognizione esatta dell'indole dei tempi (MASSARI, Vittorio Emanuele, p. 211). Ed a sua volta Thouvenel diceva che se col Papa attuale l ' imperatore aveva un impegno d'onore, lui sparito, la soluzione sairebbe più facile, aggiungendo: « Se il nuovo Papa sarà conciliante, s'intenderà con voi, altrimenti lo abbandoneremo alla sua sorte ». {ARESE, l.c.). Ani anelli irrideva alla speranza che il nuovo pontefice avrebbe fat to concessioni, non potendole fare, e non sarebbero liberi di farlo i successori di secolo in secolo (Dispaccio Lavallette 18 gennaio 1861, in BIANCHI, V i l i , p. 419). Eppure trascorse appena mezzo secolo e la conciliazione fu fa t ta !

U Fin dal 1860 confessava essere s ta to il suo più grande errore poli-tico, l 'unico di cui si era pentito, la spedizione di Roma (Lett. Nigra 13 luglio, pubblicata da Luzio, N.A., 1. luglio 1920, p. 34). Il principe Girola-mo riferiva il desiderio manifestatogli da lui di uscire dalla falsa situa-zione in cui si trovava. Viinercati ciò confermava, aggiungendo che vi pen-sava giorno e notte (LA GORCE, IV, p. 554 e segg.).

12 Lettera 24 sett . di De Sartiges, ambasciatore in Roma, in RECUEIL cit., n. 874. Sopra tutto, si lamentava di non essere s tato consultato, quasi fosse un interdetto (D'IDEVILLE, p. 214 - LA GORCE, V p. 264). Soltanto il 12 il governo francese diresse una nota al riguardo da comunicarsi al Pa-pa, che giunse a cose fatte. Infatt i i primi dispacci nei quali si riferiva-no dall 'ambasciadore francese i colloqui avuti in materia con Pio IX, sono del 21-22 (RECUEIL cit. doc. n. 844, 850, 862). Correva voce che questi se ne sarebbe andato da Roma, non avendo fiducia nel proprio esercito (KAUFFMANN, p . 259, 298) .

13 La Civiltà Cattolica (Serie V, voi. XII, p. 272) scriveva che sarebbe minor danno perdere del tut to il governo temporale, che così al, danno non si aggiungerebbe la beffa e l 'imbarazzo di una convenzione innaturale e bugiarda. Cfr. anche Gazzetta di Roma del 15 ottobre. I prelati intran-sigenti facevano previsioni catastrofiche. De Merode, che si trovava in Parigi, se ne partì , senza avere il colloquio richiesto a Napoleone, pre-conizzando che le Provincie di Genova e Piemonte, piuttosto che assog-gettarsi a Firenze, si darebbero alla Francia (D'IDEVILLE, p. 222). E v'era chi perf ino preconizzava che Vittorio Emanuele, scacciato da Torino, sa-rebbe costret to ad implorare un asilo presso il Papa (CRETINEAU JOLES. Nota alle Memorie del card• Consalvi, a p. 463).

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s u l m o m e n t o la v e r a p o r t a t a , t a n t o s e m b r a v a a m b i g u a , 4 . I n se-g u i t o le p o l e m i c h e f u r o n o v ivac i , d i f f o r m i i p a r e r i , d i s p a r a t e le p r e v i s i o n i . A n c h e i n o s t r i e m i g r a t i , a r a g i o n e v e d u t a , v o l l e r o m a -n i f e s t a r e la l o r o o p i n i o n e , p r o n u n c i a n d o s i n e l l a m a g g i o r p a r t e i n s e n s o n e t t a m e n t e c o n t r a r i o a l l ' a c c o r d o , c h e v e n i v a q u a l i f i c a t o « vergognoso ed immorale », c o m e q u e l l o c h e i m p l i c a v a u n a t r e -g u a i m p o s t a al m o v i m e n t o n a z i o n a l e 15. I n p a r t i c o l a r m o d o si ri-b a t t e r o n o le p r e t e s e r a g i o n i s t r a t e g i c h e , p o l i t i c h e e d a m m i n i -s t r a t i v e a d d o t t e a g i u s t i f i c a r e il t r a s p o r t o d e l l a c a p i t a l e i n Fi-r e n z e , t e m e n d o c h e c iò a v r e b b e s e m p r e p i ù a l l o n t a n a t o la m e t a a g o g n a t a 16.

14 De Sartiges riferiva avergli detto Pio IX che sarebbe rimasto « co-me un uomo al balcone ». (REOUEIL c i t . , d o c . 874). MINGHETTI (La Con-venzione, p. 105) notava che la curia papale si mantenne in silenzio, rom-pendolo solo un anno dopo.

15 Lettera del Comitato, 23 set tembre - 10 ot tobre 1864 (Incart. Ca-prini, n. 237 , 239). Si temeva trat tarsi di u n empiastro applicato al bubbo-ne, che non risolverebbe il male, ma lo rammollirebbe alquanto per dare un po' di riposo al malato; ed il t rasporto della capitale lo si qualifi-cava uno zuccherino per fare ingoiare la pillola amara. Caprini invece era alquanto propenso alla Convenzione (Lett. del 3 ottobre in Incart. Caprini). Ed il Comitato Romano, per calmare gli animi esacerbati, avvertiva che, liberata Roma dalle forze straniere, sarebbe r imasta nelle mani dei Romani la loro sorte (LETI, II, p. 148-149).

16 Risposta alla lettera del conte Pianciani di Alessandro Salvatori, viterbese (Fossombrone, 1864). Questi non era che un prestanome del fratello Filippo. Pianc'ani aveva posto il quesito: Abbiamo guadagnato o perduto? Contrario anch'esso alla Convenzione, sosteneva però non poter pregiudicare i diritti di Roma, facendo comprendere che VItalia non avrebbe mantenuto quanto aveva promesso. E Checchetelli era della stessa opinione, scrivendo: « Quanto alla promessa del governo ita-liano spero che non ve ne preoccuperete troppo, diamine, siete uomini politici e comprendete che la Francia non poteva abbandonar Roma puramente e semplicemente, senza alcuna garanzia. E voi già presentite come andranno le cose, quando l'ultimo francese avrà lasciato Ro-ma ». (Lettera in Bellini, doc. VI). Salvatori, più leale, meravigliandosi di tali riserve e restrizioni, combatteva la convenzione per quel che era realmente e si preoccupava delle conseguenze che ne deriverebbero col doverla osservare.

In ciò seguiva l'opinione di Garibaldi e di Mazzini. Scriveva il pri-mo (Diritto, 21 settembre): « Col Bonaparte una sola convenzione, puri-ficare il nostro paese dalla sua presenza non in due anni, ma in due ore ". E più tardi qualificava la Convenzione un' infamia, un tradimento i cui fautori dovevano essere tradotti dinanzi l'Alta Corte di giustizia (Scritti, II, p. 246, 404). Il secondo, dopo aver pubblicato un violento articolo sul Dovere (1. ottobre), stigmatizzando la Convenzione una infamia, una profonda umiliazione per l 'Italia, un disonore, una vigliaccheria lo accettarlo, scrivendo agli amici si rammaricava come gli Italiani non avessero reagito, secondando il moto di Torino (Epistolario, XXVII, p. 79 e passim), ed osservava, quanto al governo, che si trovava nell'alternativa

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T u t t e le i l l u s i o n i d e i p a t r i o t t i c i r c a l a p r o s s i m a r i u n i o n e d e l l a n o s t r a p r o v i n c i a a l l o s t a t o i t a l i a n o e r a n o o r m a i s v a n i t e , b e n c h é n o n m a n c a s s e r o t u t t o r a c o l o r o c h e f a c e s s e r o a f f i d a m e n -t o s u l g o v e r n o d i F i r e n z e p e r u n ' a z i o n e p r o f i c u a a r e n d e r l a p o s -s i b i l e 17. I p i ù n o n c o n f i d a v a n o c h e in u n m o t o r i v o l u z i o n a r i o e , s o p r a t u t t o , n e l l ' i n i z i a t i v a d i Garibaldi, c h e a v e v a r i f u s o e t r a -s f o r m a t o il p a r t i t o d ' a z i o n e 18. E c o l o r o s t e s s i c h e d i f f i d a v a n o d e i p r o p o s i t i d e l d u c e d e i m i l l e e n o n p r e s t a v a n o f i d u c i a a i d i r i -g e n t i il p a r t i t o d ' a z i o n e 19, c e r c a v a n o d i s v i n c o l a r s i d a l C o m i t a t o N a z i o n a l e R o m a n o 20, t r o p p o o r m a i s c r e d i t a t o e d e s a u t o r a t o 21.

di decapitare l'Italia, o di essere disleale. « Finora Napoleone era in Roma senza diritto, come un ladro forte—, oggi la Convenzione rico-nosce il diritto suo per due anni a quello di tornarvi e di farci guerra il giorno in cui l'Italia, chiamata dai Romani, vi entrasse, e impone il do-vere al nostro governo di rinnovare Aspromonte » (ivi, pp. 128-132).

17 Opuscolo cit. Gli emigrati erano in massima par te disanimati. Uno di essi, Placido Neri, scriveva: « Il trattato del 15 mi ha fatto perdere qualunque speranza di ritornare al mio paese e perciò credo che mai più rivedrò la mia cara famiglia e la mia povera mamma che tanto amo. A tutto sono rassegnato, purché mantenere il mio onore ». (Lettera 21 gennaio 1865 in Incart. Garinei). Il meschino finì per uccidersi pochi mesi dopo in Pistoia.

18 Fin dal 9 marzo 1862 aveva egli propugnato la formazione del Fascio Romano (Scritti, II, p . 74-75), di cui il 7 dicembre accettava la pre-sidenza {ivi, p. 169-170), delegando a rappresentar lo Giacinto Bruzzssi di Civitavecchia, uno dei suoi più fidi commilitoni, coadiuvato da \lattla

Montecchi romano, l'ex triumviro della repubblica del 1849, e da Giu-seppe Dolfi (BRUZZESI, dal Volturno ad Aspromonte, p. XXI). Più tardi, gennaio 1864, costituiva il Comitato Centrale Unitario, presieduto da Be-nedetto Cairoti (Scritti, II, p. 214-215, 256).

19 Checchetelli scriveva il 24 giugno 1863: « In Rotna non esiste par-tito d'azione, nel senso che gli si attribuisce. Il Comitato Garibaldi è una fantasmagorìa (Incart. Caprini, p. 401).

Il Comitato Viterbese il 21 gennaio 1864 scriveva: « Sarebbe tempo di finirla con Garibaldi, è stato troppo blandito » (Incart. cit. n. 181/272). E Manni il 29: « Sono convinto che, mentre il partito d'azione si dà molto moto, in fatto non può far eseguir nulla, e se avvenisse qualche tenta-tivo, sarebbe respinto » (ivi, n. 44/81).

20 Oltre le velleità di autonomia, ciò sì doveva anche alla trascuranza dei dirigenti di Roma e dal lesinarsi al nostro i mezzi. Lo si voleva perf ino sopprimere e doverono intervenire autorevoli persone per conser-varlo e sovvenzionarlo (Lett. 8 febbraio 1863 di Silvestrelli, 13 febbraio 1864 di Tittoni, 21 marzo di Silvestrelli, di Manni 10 aprile, in Incart. Caprini, n. 87, 188, 211). Le sovvenzioni erano r imaste arretrate , sicché si era dovu-to contrar re un prestito per fa r f ronte alle spese più urgenti (ivi, lett. 317, 323, 390).

21 Ricasoli (VII, p. 12) lo chiamava « onesta camorra di pochi indivi-dui »; Rattazzi (Memorie I, p. 651) lo diceva composto di avventurieri sti-pendiati dal ministero dell'Interno; Gualterio (in Cart. Castelli, n. 729, 731, 740) lo definiva un equivoco permanente, augurandosi che fosse capitanato

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Più discordi che mai e rano poi gli emigrat i , i quali , spars i nei vari centr i in cui d imoravano, non avevano alcun nesso gli uni cogli altri , ed anche quelli che stanziavano in una stessa cit-tà, si dividevano in gruppi , più pe r rivalità di persone, che pe r diversi tà di vedute, palleggiandosi rec iprocamente le accuse di man tene re il dissidio e di s ta rsene inoperosi 2 2 . In mezzo a quel r imescolio di gare part igiane, scoppiò in buon p u n t o la guer ra coll 'Austria, t roncando ogni velleità di moti insurrezional i che,

da gente più seria e di vera influenza personale, agisse più direttamen-te, come romano, e con come sezione del dicastero idi polizia. Il capo riconosciuto era Giuseppe Checchetelli, il quale in Torino, secondo i suoi detrattori , avrebbe menato « vita lauta a spese dei minchioni » (Lett. in Museo del Risorgimento, busta 45). Anche il duca Sforza Cesarini era di-venuto ostile ai checchetelliani (Carteggio Castelli n. 670). Al contrario Mamiani, nel pronunziare l'elogio funebre, at testava del Checchetelli « che visse e mori povero e la sua inalterabile devozione alla patria nemmeno gli fruttò il premio più caro alle anime forti e nobili, ch e la lode ». Anche De Cesare (II, p. 32, 473-474), adducendo la testimonianza di Spaventa, lo difese dalle accuse, dicendolo « spirito eminentemente pratico ed equili-brato » e che godeva la fiducia dei principali uomini di stato. Cfr. anche LETI, I I , p . 125 - CALVI, l .c. , p . 189 e segg .

22 In Orvieto, principale centro d'emigrazione, si era costituito nei pri-mi tempi un comitato presieduto da Innocenzo Tomasetti di Roccalvecce, di cui si conserva la copiosa conrispondenza neli 'Incart. Caprini, spesso qui citato. In seguito se ne staccarono gli elementi più temperati, con a capo Angelo Mangani. In Perugia aveva il mestolo in mano Alessandro Polidori, delegato del Pepoli, col quale corrispondevano Carnevalini e Tondi, alquanto sospetti, a dire dei loro rivali, di mazzinianesimo, per l'influenza che aveva su loro Marcello Ferraioli, già mombro della Costi-tuente Romana del 1849, il quale in seguito assunse la rappresentanza in Orvieto del Comitato di Provvedimento. Oltre che dalla corrispondenza, contenuta nell ' Incart. Caprini, a Mangani, ciò risulta dal memoriale del Tondi, il quale, naturalmente, giustificava il proprio operato, ponendo in mala vista i suoi rivali, e specialmente il part i to malva capeggiato dal Caprini (Lett. Comitato 96/192), la cui posizione, ad un certo punto, il Sil-vestrelli riteneva divenuta insostenibile (ivi, n. 394), nonché Mangani, il quale ultimo, a sua volta, gabellava da gesuita il Tondi (Lett. in Incart. Caprini, n. 339), difeso, a spada trat ta, dal Tomasetti (Lett. n. 604, 608).

Inoltre sussisteva la Lega dei Comuni di Castro, formatasi fin dal 1849 (Misceli. XVIII, n. 60), che aveva sede al Voltone ed era presieduta da Francesco Ruspantini (Manifesto, in Comandini, III, p. 1663). Secondo Tondi era la Lega a rmata , essendo s ta ta organizzata mil i tarmente dal Pepoli e dal Masi, allo scopo di occupare tutt i i paesi non custoditi dalle truppe francesi, cacciarvi i pontifici e proclamarvi il governo di Vittorio Emanuele. Essendo però stato pubblicato il detto manifesto a loro insa-puta, iil Governo Italiano, dopo averla riprovata, ordinò che la Lelga fosse sciolta (Memoriale Tondi, p. 14). In seguito fu ricostituita da Giu-seppe Pala di Canino, residente in Pitigliano, ad iniziativa del quale il 20 giugno 1863 si costituì in Siena il Comitato d'Insurrezione delle Pro-vincie Romane (Fondo Risorgimento, B. 49 - LETI, II, p. 145-146) Il Co-mitato Viterbese, che disconosceva gli atti ideila Lega (Lett. 27 marzo 1863 in Incart. Caprini n. 49/145) natuiralmente non aderì a det to Comitato.

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d e l r e s t o , s a r e b b e r o r i u s c i t i i n t e m p e s t i v i e d i m p r u d e n t i , s i n o a c h e le t r u p p e f r a n c e s i r i m a n e v a n o a g u a r d i a d e l p a p a , n o n po-t e n d o c o n t a r e su a i u t i e s t e r n i , e t a n t o m e n o s u l l a c o o p e r a z i o n e de l l e m a s s e c h e r e s t a v a n o p a s s i v e 23, se n o n a d d i r i t t u r a os t i l i , e n o n p o c o a n c h e s c a n d a l i z z a t e d a l l e n o t i z i e c h e g i u n g e v a n o da l l e v i c ine r e g i o n i r e d e n t e 24.

La d i a n a f a t t a s u o n a r e d a Garibaldi s c o s s e d a l t o r p o r e ogn i p a t r i o t t a ; al s u o r i c h i a m o v e t e r a n i , u o m i n i n e l p i e n o v i g o r e deg l i a n n i e g i o v a n i n o n a n c o r a s o g g e t t i a d o b b l i g o di leva a c c o r s e r o su i c a m p i di b a t t a g l i a , a n i m a t i d a u n o s l a n c i o s t r a o r d i n a r i o 25. N u m e r o s i v i t e r b e s i si a s c r i s s e r o f r a i C a c c i a t o r i de l l e Alpi, c o m -b a t t e n d o d a p r o d i nel T r e n t i n o , e d a l t r i m i l i t a r o n o n e l l ' e s e r c i t o

23 Checcheteìli scriveva il 7 luglio 1863 (Incart. Caprini, n. 402): « Ve-ramente la Provincia di Viterbo non è animata da spirito rivoluzionario da insorgere all'apparire delle Camicie Rosse ». Lo eira maggiormente Ro-ma? Non sembra. Montecchi era convinto « che i Romani non farebbero alcun movimento anche quando sarà partito l'ultimo francese, mentre si vuol far credere il contrario. Fandonie ! La verità si è che in grazia al Comitato non esiste più spirito rivoluzionario ». (Lettera 24 nov. 1863, in Cart. Castelli, n. 663). D'Ideville (o. c.) osse(rvava: « Se la rivoluzione dovrà trionfare, non lo sarà per i Romatni ».

24 D'Azeglio (Lett. 16 marzo 1861 in Torelli, p. 42) aveva già notato che si andava dicendo che si stava meglio prima ed aggiungeva « a me pere che si faccia un'Italia di cartone, come al teatro, ma che la vera si disfaccia ». E due anni dopo Vallerani scriveva a Caprini: « Io temo che si diminuisca l'intimità fra Nazione e Ministero, che si scemi il prestigio ond'è circondato il Re... colle nostre finanze, col disordine nel-l'amministrazione, icoi briganti... Figurati quale ,dev'esserle lo spirito delle popolazioni soggette, se tanto depresso è quello delle Provincie li-bere » (29 maggio 1863, in Museo Risorgimento, busta 6).

In genere si deplorava l'applicazione del sistema amministrativo fran-cese, che troppo accentrava, ostacolando Io svolgersi delle autonomie locali e ritardando lo sviluppo dell'economia nazionale altra causa di malcontento era la gravezza delle imposte, aumentata dalle vessazioni fiscali con cui si esiggevano; ed altra, e non minore, la legge di coscrizione, che strappava la gioventù più rigogliosa alle famiglie, alle officine, ai campi, per impiegarla nel mezzogiorno d'Italia a reprimere il brigantag-gio, vecchia incancrenita piaga sociale del Regno di Napoli, allora in re-crudescenza, oltre che per il malgoverno, per reazione politica.

Grande pertanto era il numero dei refrattari, che trovavano facile ricetto nello Stato Pontificio. In un sol giorno in Viterbo ne giunsero cinquanta (Lett. del Comitato 31 e segg., 11S, 125, 213, e di Tomasetti, tì. 680).

25 Autorizzata con decreto 5 maggio 1866, la formazione del Corpo dei Volontari « per cooperare coll'esercito regolare », Garibaldi rivolgeva un particolare appello ai Romani: « Oggi, diceva, vi si porge l'occasione di mostrarvi Italiani. Dite ai vostri concittadini che Roma, sepolcro di diciotto secoli, è spettacolo vergognoso al mondo. Una scintilla di vita fra i vostri morti, e l'Italia sarà grande ». (Scritti, II, p. 212).

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r e g o l a r e 2 6 , p r e n d e n d o p a r t e a q u e l l a g u e r r a a c u i , p u r t r o p p o , n o n a r r i s e la f o r t u n a p e r c h é i n i z i a t a s e n z a s e r i a p r e p a r a z i o n e e p e g g i o c o n d o t t a d a g e n e r a l i d i s c o r d i e p u n t i g l i o s i , se n o n ine t -t i 27, a i q u a l i , p r i n c i p a l m e n t e , s ' i m p u t ò d i n o n a v e r r i p r e s a l 'o f -f e n s i v a d o p o la b a t t a g l i a d i C u s t o z a c h e , s e n o n f u v i n t a , n e p -p u r e p o t e v a d i r s i p e r d u t a 2 8 .

La r i u n i o n e p o i de l V e n e t o al r e g n o d ' I t a l i a p r e a m b o l o d e l r e s t o n e c e s s a r i o , s e c o n d o Vittorio Emanuele e t a l u n e e m i n e n t i p e r s o n a l i t à p o l i t i c h e , a l l a s o l u z i o n e d e l l a q u e s t i o n e r o m a n a 2 9 ,

26 Dall'elenco s tampato che si conserva in Biblioteca Comunale risul-tano 86, ma non è completo. Fra gli altiri non vi è compreso Cesare Garinei, mio ottimo amico, che fece la campagna nel, 7° Reggimento Vo-lontari, prendendo parte al combatt imento di Beznecca. Ricordiamo: Roberto Bazzichelli, che raggiunse poi il grado di colonnello nell'esercito e fu l ' inventore della spoletta a tempo, Savini Francesco e Borghesi Filippo, anch'essi colonnelli e quindi generali della riserva; Oddi Giuseppe e Sivori Carlo, proveniente dai Cacciatori del Tevere, tutt i da me personalmente conosciuti.

27 Va ricordato il detto di Tacito: « Nequisstma bellorum haec con-dicio est: prospera omnes sibi vindicantes, adversa uni imputantur ». La Marmora, uno dei capri espiatori, scriveva a sua giustificazione che la guerra altro non è che un seguito di orrori e di sorprese, e gli errori si conoscono dopo (Un po' più di luce sugli eventi del 1866 - II edizione -p. 353).

Com' è noto, l 'errore capitale fu la divisione del comando fra Cialdini e La Marmora, che si trovarono discordi sull 'opportunità o meno di alcune mosse strategiche. Lunga e vivace fu la polemica al riguardo, alle accuse si contrapposero le autodifese, e, purtroppo, le critiche, le recriminazioni non sono terminate. Nuova luce, specialmente sull 'opera del Ciald'n1, è venuta con le considerazioni di Raffaele Cadorna, pubblicate da Luigi (Il gen. Raffaele Cadorna nel rivolgimento italiano - Milano, Treves, 1922). Cfr. la pubblicazione dell'Ufficio di Stato Maggiore (Complemento alla storia della campagna del 1866) e la difesa che ne fece il Cavaciocchi (in N.A., voi. 229, p. 158). Sono questioni, a nostro avviso, che più si dibattono e più s'imbrogliano, r imanendo, dopo tutto, ognuno sul proprio convincimento. Non sono i documenti che difettano, ma più se ne pub-blicano e maggiormente se ne traggono interpretazioni di solito t roppo soggettive e sempre contradittorie.

28 Vittorio Emanuele telegrafava a Ricasoli: « La battaglia non fu né perduta, né guadagnata ». Non ricordiamo chi disse che nelle battaglie il vero vinto è quello che crede di esserlo stato. Dopo tut to le truppe italia-ne erano rimaste nelle loro posizioni e le operazioni si sarebbero potute riprendere. Fu Umazione, che segui, a produrre la falsa idea di aver subito una disfat ta definitiva a Custoza. Soltanto Garibaldi continuò ad agire, per proprio conto, ma inutilmente.

29 Vittorio Emanuele in alcune note scritte nel luglio 1861 così si e-sprimeva sulla questione romana: « Essa è questione di tempo, sono fer-mo nella mia idea che la questione della Venezia, in qualunque maniera giunga, è sempre a preferire che preceda la romana ». (MASSARI, p. 310). Cfr. anche LA MARMORA (O.C., p. 4, 55). Napoleone riteneva che la solu-zione della questione veneta avrebbe trascinato seco o facilitato almeno

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n o n o t t e n u t a p e r i n s u r r e z i o n e d i p o p o l o o p e r c o n q u i s t a d i e s e r c i t i , m a p e r c e s s i o n e d a p a r t e d e l l ' A u s t r i a a Napoleone, c h e n e f e c e q u a s i u n cadeau a l r e , p r o d u s s e g r a n d i s i n g a n n o e d u m i -l i a z i o n e n e g l i I t a l i a n i , b e n c h é r a t i f i c a t a d a u n a p l e b i s c i t a r i a v o -t a z i o n e d e l l e p o p o l a z i o n i r e d e n t e 3 0 .

A c a u s a d i t a n t a e f f e r v e s c e n z a p a t r i o t t i c a e d i n v i s t a d e l p r o s s i m o r i t i r o d e l l e t r u p p e f r a n c e s i , l a d i o c e s i d i V i t e r b o , r e t t a d a l l a m o r t e d e l B e d i n i d a l l ' a m m i n i s t r a t o r e a p o s t o -l i c o Antonio Maria Pettinari, v e s c o v o d i N o c e r a U m b r a M , c h ' e r a r i u s c i t o a l i q u i d a r e c o n l a s u a p a r s i m o n i a , p u r n o n d i s g i u n t a d a c a r i t à v e r s o i p o v e r i , l e i n g e n t i p a s s i v i t à l a s c i a t e d a l m u n i -f i c e n t i s s i m o c a r d i n a l e 3 2 , f u a f f i d a t a a d u n e s p e r t o e p r u d e n t e p r e l a t o , il q u a l e , b e n c o n o s c e n d o l ' a m b i e n t e , m e g l i o c o a d i u v a s s e

\

l ' o p e r a d e l l ' a u t o r i t à p o l i t i c a .

F u q u e s t i Matteo Eustachio Gonnella, n a t o i n T o r i n o il 28

quella della romana . (NIGRA, Roma e Venezia, l.c., p . 323 - ROTHAN, p. 58-60). Mazzini pensava che Roma non si avrebbe per forza, se non quando si av rebbe Venezia (Epist. XXVIII, p . 55); Lanza soleva dire che a Roma si doveva andare per la via d i Venezia (TAVALLINI, I, pag. 358 e segg.); e Gualterio, a cose fat te , soriveva che per il f a t t o di essersi p r i m a r isoluta la ques t ione veneta, ne veniva pe r conseguenza che quella di Roma era v i r tua lmente r isoluta (Cart. Castelli, p. 724).

30 La Marmora scriveva a Nigra: « Ricevere la Venezia in dono dalla Francia è umiliante per noi... non si potrà più governare in Italia, l'armai ta non avrà più prestigio ». (/ segreti di stato del governo costituzionale, p. 12). E perché non l 'aveva conquis ta ta? Matteucci pensava che SII bene-ficio e ra sempre grande... ma il suo cuore d ' i tal iano si sentiva colmo di tristezza pe r le umiliazioni toccate e quelle a cui si andava incontro. (Lett. 21 agosto 1866 a Capponi, in Bianchi, C- Matteucci, p. 325).

D'al tra pa r t e giova r i co rda re che la Prussia , al leata d ' I ta l ia , col con-cludere in f re t ta e in fu r i a la pace separa ta coll 'Austria, venendo meno ai pat t i del t r a t t a t o dell'8 aprile, rese più che mai difficile la nos t ra situa-zione. Alle osservazioni fattegli Bismarck avrebbe r i spos to cinicamente: « Je m'en fouts bien moi de l'Italie ». (CHIALA, Pagine ecc., I, p . 29). Avreb-be giovato r icordarsene a suo tempo e luogo. Sempre uguali i nostr i cari alleati ! Cfr . BONGHI, L'alleanza prussiana.

31 Ebbe tale incarico il 27 se t tembre 1864 (cod. 90 Catt., p . 50), e prese possesso il 5 o t t ob re (Lett. in pro t . n. 3083). E ra vescovo dal 21 d icembre 1863 (GAMS, p. 710), ed era s t a t o ammin i s t r a to re di Montefiascone e di Comacchio. Il 18 novembre 1881 fu t ras fe r i to alla diocesi di Urbino ed il 27 luglio 1885 insignito dell 'arcivescovato di Palmira. Morì il 26 maggio 1886 (CRISTOFORI, Tombe, p. 269).

32 I debit i lasciati da Bedini si facevano ascendere a scudi 45.000 (Lettera del Comitato n. 56/158). Al Pettinari e ra s t a t a assegnata sulla mensa l'esigua somma di scudi 230 al mese (cod. 90 Catt. p . 56). Avrebbe egli voluto dare in enfi teusi al Comune di Bagnala la t enu t a della Palanzana, m a il Capitolo della Cattedrale vi si oppose (ivi, p . 131).

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gennaio 1811 da famiglia assai devota alla causa della S. Se-de 3 3 . Annoverato da Gregorio XVI f r a i prelat i domestici , f u nomina to di poi consul tore della Congregazione del Concilio e degli a f fa r i ecclesiastici s t raord inar i . Da Pio IX fu des t ina to al governo di Orvieto e di là t r a s fe r i to a quello di Vi terbo 34, ove, come fu visto a suo tempo, si r i t rovò in tempi difficil issimi dan-do prova di mol to t a t to e moderazione, sì da susci tare ramma-rico anche f r a i seguaci del governo repubbl icano del 1849, allor-ché abbandonò la nos t ra c i t tà 3 5 . Pio IX, in seguito, si valse della di lui provata esperienza, inviandolo in missione a Malta, tro-vandosi quella chiesa t u r b a t a da gravi vicende, ove riuscì il pru-dente pre la to a pacif icare gli an imi 3 6 . Per tale felice r i su l ta to gli fu a f f ida ta la nunz ia tura del Belgio, allo scopo di r in f r anca re e sostenere quel l 'episcopato alle prese col se t ta r i smo che, sot to l 'egida della cost i tuzione liberale, osteggiava le istituzioni chie-sast iche e la s tessa religione cattolica. Di quella lot ta f u il nun-zio « animo, mente, braccio, consiglio sempre operoso, instan-cabile, agendo in modo da man tene re al to il prest igio della S. Sede e del cat tol ic ismo « se non sempre vincitore, almeno non vinto ». Quando p e r t a n t o corse voce del di lui t rasloco in Parigi,

33 II padre era stato largo del suo avere, delle sue aderenze e della stessa sua persona verso Pio VII, che con lui condivise la servitù in Savo-na, a rischio della vita; e di poi sovvenzionò largamente Gregorio XVI nei primordi del pontificato {FRONTINI, F., Nelle esequie di S.E.R.M.E. Gon-nella, Pompei, 1870, p. 9).

34 FRONTINI, l.c., p. 9-11. Fu chiamato a reggere la provincia il 10 giugno 1847 e venne qua il 3 luglio (Atti O.P., p. 339). Durante i moti del 1848 fu propenso alle r i forme politiche ed incoraggiò la gioventù che accor-reva alle airmi a difesa dell'indipendenza italiana (Notif. 81, 83, in Viterbo p. 482483). Per la sua munificenza verso i poveri in occasione della pro-mulgazione dello Statuto, il Circolo Viterbese gl'inviava un indirizzo di-chiarandolo « degnissimo di rappresentare Chi nell'affetto e nella bene-ficenza pei sudditi è Padre meglio assai che Sovrano » (da stampa, tipo-grafia Tosoni).

35 Corrispondenza nell'Epoca, 3 marzo 1849, n. 286 - FRONTINI, p. 11-12 Si ricordano di lui due fatti significativi: l'aver equipaggiato ed armato

una parte dei volontari accorsi sui campi del Lombardo-Veneto (OVIDI, P 39); F essersi rallegrato col Mamiani per aver assunto la presidenza del Consiglio dei Ministri (GIOVAGNOI.I, Oceruacchio, p. 409).

Dopo la fuga del Papa in Gaeta, rimase al posto, per sentimento di do-vere, in attesa di ordini perentori; e soltanto proclamata la Costituente ritenne prudente andarsene (5 gennaio 1849 - Atti O.P., p. 341).

36 Tanto per non fair credere che si voglia accennare all 'attuale condi-zione di cose, la f rase interlineata è del Frontini (p. 12).

CAPITOLO III 455

l 'episcopato belga rivolse calde preghiere al papa a f f inché re-stasse, facendone tali elogi che dovè quest i piegarsi a quel de-siderio 37.

Dopo tanti anni di vita agi ta ta ch iunque ne sa rebbe r imas to es tenuato . Eppure l ' instancabile pre la to al r iposo offer togl i con l 'ufficio di segretar io della S. Congregazione del Concilio, pre-feri anda re nunzio in Baviera 38, lasciando il mi te cielo dell 'Urbe per il b rumoso clima germanico. Anche colà egli era conscio che l 'opera sua sarebbe s ta ta p rof icua per il cat tol icesimo che do-veva lot tare col lu te ran ismo p reponde ran t e 3 9 . Tut tavia , al lorché appreso il volere del papa di aff idargl i il min is te ro episcopale della nos t ra diocesi, ne fu lieto, conoscendo ed a m a n d o Viterbo, ove avrebbe r ipresa e cont inua ta l 'opera feconda del suo in t imo amico Pialletti ed a l t r e t t an to il di lui t r a s f e r imen to a ques ta sede fu accolto « con intima compiacenza e sincera esultanza » dai Viterbesi, ai quali e rano noti « i benefici effetti del suo go-verno qual preside della provincia »41 , r endendosene par t icolar i r ingraziament i al pontefice 42.

Il nuovo co tan to a t teso presule, nomina to f in dal 22 giu-gno 4 3 , giunse in Viterbo il 1° se t t embre 1866, iniziando il suo pas tora le minis tero con una larga dis t r ibuzione di pane ai po-veri. Veniva perciò sa lu ta to quale « ottimo pastore, consolatore dei miseri » in un' iscrizione che leggevasi il g iorno dopo, nel fa re il suo ingresso solenne, f r a la generale esu l tanza 4 4 .

La festività di S. Rosa fu in quel l ' anno funes t a t a da u n allar-me susci ta to du ran te l 'estrazione della tombola in piazza del Comune da alcuni borsaioli , i quali s imularono u n a l terco f r a loro allo scopo di p ro f i t t a re dello scompiglio e del fuggi fuggi

37 FRONTINI, o .c . , p . 13-14. 38 Giornale di Roma, 1. o t tobre 1861. 39 F R O N T I N I , o.c., p. 14-15. 40 Erasi t rovato con lui in Gaeta ad ab i ta re la stessa casa (FRONTINI,

p. 12). 41 Manifesto del Gonfaloniere del 31 agosto. 42 Atti Magistratura, p . 141 - Prot. n . 3958 - FRONTINI, p . 11. 43 Acta S. Sedis, I. p. 706 - GAMS, p. 738 - CRISTOFORI, p. 270. La parte-

cipazione al Comune tu data il 28 (pro t . 3958). 44 Relazione in Archivio Comunale. Manifesto 31 agosto del Gonfalonie-

re, con cu si invitava la c i t tadinanza, la sera del 2, ad i l luminare il pro-spet to delle case, men t re :il concer to del 71 di linea f rancese avrebbe suo-nato nella piazza dell 'Episcopio.

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d e l l a f o l l a p r e s a da l p a n i c o p e r i n v o l a r e , a m a n s a lva , d e n a r o e d o g g e t t i p r e z i o s i 4 5 .

S i a v v i c i n a v a f r a t t a n t o il t e r m i n e f i s s a t o p e r il r i t i r o d e l l e t r u p p e f r a n c e s i , le q u a l i s g o m b r a r o n o la c i t t à f r a la g e n e r a l e i n d i f f e r e n z a , s a l u t a t e s o l t a n t o d a l l a r a p p r e s e n t a n z a c o m u n a l e , c h e s i p r o f u s e in a t t e s t a t i d i r i c o n o s c e n z a v e r s o « gli strenui difensori della S. Sede » 4 6 . A r a s s i c u r a r e il p o n t e f i c e , il q u a l e e r a s i l u s i n g a t o c h e la C o n v e n z i o n e n o n s a r e b b e s t a t a e s e g u i t a , e p e r c i ò al m o m e n t o d i e s s e r l a si m o s t r ò m o l t o a l l a r m a t o p e r l ' a b b a n d o n o in c u i e r a l a s c i a t o d a N a p o l e o n e 47, il g o v e r n o d i Pa -r ig i , c h e n e l t r a t t a t o de l 12 g i u g n o 1866 si e r a p r e m u n i t o d e l l a p o s s i b i l e i n o s s e r v a n z a di d e t t a C o n v e n z i o n e c o l p r e t e n d e r e , i n c a m b i o d e l l ' a l l e a n z a c o n t r o l ' A u s t r i a , la c o n f e r m a d e l l a g a r a n z i a d a p a r t e d e l g o v e r n o i t a l i a n o c h e n u l l a si s a r e b b e l a s c i a t o t e n -t a r e c o n t r o l ' i n t e g r i t à d e l l o S t a t o P o n t i f i c i o 4 8 , d i c h i a r a v a c h e

45 Ciò affermava categoricamente il Magistrato Comunale, sventando la montatura della polizia, che pretendeva doversi il tumulto ad agenti ri-voluzionari (Incart., XIV, 8). « Giuochi di borsaioli » lo chiama Mangani (Diario). Non estraneo a tale fat to fu l 'arrivo in Viterbo il 13 Idi nuove truppe pontificie (Prot. cit.).

Prot n. 4174. Da Roma il grosso delle t ruppe sgombò 1 ' 11 dicembre 1866, ed il generale Montebello con gli ultimi scaglioni par t ì il 17 gennaio 1867 (COMANDINI, I V , p . 930).

47 Nell'udienza di congedo del Montebello non nascondeva il timore che da un giorno all 'altro verrebbero i nemici della Chiesa (DE LA GORCE, V, p. 253), ed il 15 dicembre, scrivendo al fratello Luigi, diceva che costoro « se non innumerevoli, erano molto sfrontati ». (DE CESARE, II, p. 301). Ed avrebbe altresì esclamato con l'Apostolo: « Verranno le bestie feroci che non risparmieranno il gregge, mi ritirerò nell'orto di Getsema-ni ». (D'IDEVILLE, II, p. 357). Ed infatti si vociferò anche dell 'abbandono del-l'Urbe, avendogli gli Inglesi offer to il soggiorno di Malta, ma non vi si oredeva (GUAI.TERIO, in Carteggio Castelli, n. 729-730). Il Journal des Debahs il 12 dicembre osservava al riguardo che, andandosene, ciò costituiva la pro-va manifesta jhe la sovranità temporale non è necessaria al libero eser-cizio de] potere spirituale. AI contrario Gregorovius (Diari, p. 311) anno-tava che a Malta, coi cardinali e gli altri prelati non sarebbe stata che una colonia di deportati. Che cosa è il Papa senza Roma? Del resto, più che il Papa e la ouria, era la popolazione romana sgomenta, dappoiché una ge-nerazione intiara non vide mai Roma senza calzoni rossi (GUALTERIO, Le., p. 181).

48 ROTHAN, p. 168 - Lett. Arese in Bonfadini, p. 353 - DE LA GORCE, V, p. 73.

Il 3 novembre tornava a dichiarare ali 'Arese che quanto a Roma non cederebbe in nulla e di essere ben deciso, pur eseguendo la Con-venzione del, 15 settembre, di sostenere il potere temporale con tutt i i mezzi possibili (Lettera, in PAGANI, L'imperatrice Eugenia e la questione di Roma, in N.A., voi. 294, p. 126).

CAPITOLO III 457

col cessare dell 'occupazione mil i tare « non avverrebbe che un semplice cambiamento del modo di protezione »4 9 . Questa in-fa t t i cont inuava, e non sol tanto morale , com'era da supporsi , ma anche a rma ta , poiché alle t r u p p e regolari succedevano quelle ugua lmente f rances i rec lu ta te a nome del papa e p e r o rd ine del-l ' impera tore , il cui ingaggio valeva come servizio di leva, co-m a n d a t e da ufficial i dell 'eserci to e sot to l 'alta sorveglianza del min i s t ro della guer ra di Par igi 5 0 . Tale occupazione, masche-ra ta , era una grossolana, sleale, violazione della le t tera e dello spir i to della Convenzione, ed il governo i tal iano non potè non preoccuparsene 5 1 . Ma come con t ras t a re e f f icacemente le inten-zioni e le azioni di colui ch 'era divenuto l ' a rb i t ro d 'I tal ia, se non del mondo? Le masnade di Antibo, bat tezzate col pomposo n o m e di « legione franco-romana », g iunta in Roma il 22 set-t embre 1866 e passa ta in rassegna dal papa , oggetto, p iù che al t ro, di curiosi tà , s ' inviarono per nos t r a disgrazia a pres id iare Viterbo, di cui maggiormente si temeva una sollevazione5 2 , ter-rorizzando, con la loro condot ta insubord ina ta e prepotente ,

49 Montebello, nell'udienza sopra citata, assicurava che, r i t irando le truppe, la Francia non toglieva il proprio appoggio alla S. Sede, ed ai nostri 17 anni di occupazione, soggiungeva, succederà una pro-tezione morale, a l t ret tanto imponente quanto efficace. (Giornale di Roma).

50 Fin dal 30 gennaio 1866 si era provveduto all'organizzazione di una legione di francesi cattolici, liberi dal servizio militare, e più tardi, per facilitarne il reclutamento, si ammettevano soldati congedati o della ri-serva Agli ufficiali si conservavano tutti i diritti all 'avanzamento. II comando ne fu aff idato al colonnello in rit iro D'Argy. Secondo la rela-zione Fabrizi del 29 novembre 1867, addosso aii caduti ideila Legione in Mentana fu trovata la prova che erano rimasti ascritti all'esercito fran-cese. Insomma « nulla fu negletto per confermare l'idea che il servizio del Papa era il prolungamento di quello con la Francia » (DE LA GORCE, V , p . 254-255 - RANDON, Mémoires, I I , p . 118 e s e g g . ) .

51 RATTAZZI, Memorie, II, p. 170. La venuta di un generale francese ad ispezionare la Legione d'Antibes, per quanto si tentasse di mascherare la cosa sotto speciosi motivi, provocò un incidente diplomatico ed una vivace discussione in Parlamento, chiusasi con la votazione di un ordine del giorno, con cui s'invitava il Governo a f a r osservare in ogni modo il pattuito non intervento (Doc. relativi alla Legione d'Antibo, in Atti Par-lamentari). Cfr. Carteggio Castelli n. 811, 813 - GUICCIOLI, Q. Sella, I, p 159 e segg. - LETI, II, p. 259-261 - ROTHAN, II, p. 58 e segg. - Rosi, p. 1354 e e segg.).

52 GRECOROVIUS, p . 308 , 316- RONCALLI, p . 528 - DE CESARE, I I , P 259-260 -DELLA TORRE, p . 15-16.

458 LIBRO XI ir

questa popolazione5 3 , più che mai a l la rmata per un caso di cholera mani fes ta tos i in un uff ic ia le 5 4 .

F ra t t an to il comando dell 'esercito pontificio, de fun to il La-moriciére 5S, ed e l iminato il De Merode46, era passa to ad Er-marino Kanzler, un tedesco romanizzato, devoto alVAntonell i , che aveva fama di buon organizzatore 57. La provincia di Viterbo, t raslocati in Civitavecchia gli Antiboini, r imaneva a f f ida ta al colonnello Azzanesi5S.

53 Memorie particolari. Gli ufficiali, ad eccezione del Colonnello e di qualche al tro, arano lo scar to dell 'esercito f rancese (VIMBRCATI, in Car-teggio Castelli, 674) - Cfr . LETI, II, p. 258. I popolani li ch iamavano antiboioni. Circolava poi la seguente satira: Ladri in Antibo - Condanna-ti in Civitavecchia - In conforteria a Roma - Giustiziati in Viterbn (RONCAI.I I, p. 528). Dopo tu t to ciò, è s t rano leggere in un recente lavoro (pregevole, del resto, per le notizie ed i comment i in genere a lquanto obiettivi) che gli elementi di quella legione erano ottimi dal pun to di vista professionale e quasi tutti buoni da quello morale. (DEJ.LA TORRE, o.c , p. 15-16). Il medesimo nega pu re che l ' imperatore vi avesse alcuna in-gerenza (p. 30-31). Basta r iferire, per convincersene, la dichiarazione francese fa t t a fin dal 23 gennaio 1866: « Abbiamo offerto al Papa il no-stro concorso per facilitargli il reclutatmento, onda possa organizzare la sue forze », ed inoltre quanto scrive Randon (l.c.) circa le istruzioni date da Napoleone: « Bisogna accresce la legione, ma bisogna farlo poco a po-co senza rumore »,

54 Lettera 19 agosto nel prot . n. 325. Si sospese anche la festa di S. Rosa. (Prot . 329, 335)e fu rono prese severe misure preventive. L'11 o t tobre si annunziava che l 'epidemia era cessata in Roma e al trove (n. 398).

55 3 se t tembre 1865 (COMANDINI, IV, p. 703). Cialdini criticava l'elogio funebre che se ne fece, qualif icandolo un panegir ico da medioevo, e si a t tendeva di vederlo canonizzato sot to il nome di S. Leone Cristoforo (Carteggio Castelli, p. 670). Nella cat tedrale di Reims gli f u ere t to un monumen to irimpelto a quello di Francesco I di Valois -Cfr. DE LA RO-CHERTE, Lamoriciére à Rome - KELLER, Le gén. Lamoriciére, Paris, 1875 -GIGLIO, L'epopea garibaldina e l'unità d'Italia, p. 50-51.

56 20 se t tembre 1865. Lo si disse uff ic ia lmente esonerato per motivi di salute (D'IDEVILLE. II, p. 342). Le varie ragioni sono enumera te da DE CE-SARF ( I I . p . 260-262) GREGOROVIUS (Diari, p . 280) Io d i c e v a l e g g e r o e f a n a -t i c o ; e lo s t e s s o DELIA TORRE ( p . 50-52) l o f a c o n f u s i o n a r i o e d i m p u l s i v o . Morì il 10 luglio 1874 (COMODINI-MONTI, V, p. 290, con r i t ra t to) .

57 Nomina to il 27 o t tobre 1865, propose un nuovo piano di organizza-zione, che andò in vigore col 1866. L'esercito conservava tu t to ra il carat-tere cosmopoli ta (con 3000 francesi , 1200 tedeschi, 1000 svizzeri, 700 belgi, 900 irlandesi, oltre alcuni americani , canadesi , inglesi, russi , spagnoli, svedesi, austriaci , turchi e perf ino un neozelandese). Era diviso in due brigate al comando dei generali De Courten e Zappi. Quest 'ul t imo aveva sot to di sé le t ruppe di stanza in Roma, ed il p r imo quelle dislocate n e l l e P r o v i n c i e , d i v i s e in c i n q u e z o n e (DE CESARE, I I , p . 263-264 - VIGEVANO, I>a fine dell'esercito pontificio, Roma, 1920, p. 173 - DELLA TORRE, p. 60, 70 e segg., 77). Nel 1870 il Kanzler sot toscrisse la presa di Roma e morì il 7 g e n n a i o 1888 (COMANDINI-MONTI, V , p . 1344).

58 KANZLER, Rapporto alla S. di N. S. Pio IX sull'invasione dello Stato Pontificio nell'autunno 1867. Facevano pa r t e del co ipo qui stanziato: un

CAPITOLO III 459

Il governo papale in s i f fa t to m o d o si apparecchiava a fron-teggiare sì un ' insurrez ione in terna , che un ' invasione del nemico, due eventi co tan to temuti e f in t roppo s t rombaza t i dai liberali, senza mai verif icarsi per la rivalità p r inc ipa lmente dei gruppi in cui e rano quest i divisi, non che per l ' insipienza e mancanza di energia di chi li capeggiava5 9 . Mazzini era quegli che più si

battaglione del I Regg. Linea, due o tre compagnie di zuavi, due di gendar-mi, una sezione di artiglieria, con plotone di dragoni ed un nucleo di fi-nanzieri, complessivamente da 1300 a 1400 uomini (CICCONETTT, Ruma o morte, Milano, 1934, p. 41-42 - DEU.A TORRE, p. 77-78, 95). Sulla dislocazione di quelle truppe in provincia si hanno particolari in una relazione fir-mata A. F. pubblicata in LA ROSA 1869, p. 28 e segg., dal titolo: Il garibal-dinismo nella provincia di Viterbo nell'autunno 1867. L'Airzanesi fu so-spettato di connivenza coi liberali; ma i suoi rapporti , e maggiormente a fatti, che man mano esporremo, dimostrano il suo lealismo. In un dispac-cio egli dichiarava: « Posso assicurare che, cominciando da me sino al-l'ultimo soldato, tutti siam pronti all'azione... basteremo a noi stessi... il governo può viver tranquillo in questa provincia (FRANCO, G.G.: I crociati di S. Pietro, in Civiltà Cattolica, serie VII, II, p. 673).

59 Mattia Montecchi che, il 13 gennaio 1867, scriveva del Comitato Na-zionale Romano: « Con esso si salva la pancia per i fichi » (Museo del Risorgimento, busta 41 - LETI. II, p. 155); aveva tentato di r iformarlo coll'adesione di Garibaldi, ma non volendo le persone, che lo compone-vano, mutare condotta, fini col porsi in disparte « finché certa gente, per rimaner camorra, seguiterà ad aver la sola influenza che dà ftoro il go-verno ». (Carteggio Castelli, n 747, 751, 755). Però, a seguito di un collo-quio con Garibaldi, tornò al lavoro, riuscendo a costituire il Centro Ro-mano d'Insurrezione, il quale, abbandonato il sistema delle pacifiche, inconoludenti, e talvolta ridicole manifestazioni, dovesse preparare un mo-to insurrezionale, facendo tuttavia capo al Centro d'Emigrazione di Fi-renze, pur assumendo una certa autonomia (Lett. 26 febbraio 1867, in Museo del Risorgimento - Istruzioni Garibaldi 22 marzo, in Scritti, p. 374 - CAVALLOTTI e MAINERI, Storia dell'insurrezione di Roma del 1867, Mi-lano, 1869, p. 58. 61 - Unità Italiana 24 aprile - Manifesto del Centro d'In-surrezione del dicembre 1867, in Cantìi, Cron., ILI, p. 756 e segg. - LETI, II, p. 114 e segg., 153-154). Ciò non solo suscitò le protes te del Comitato Nazionale (GREGOROVIUS, Diari, p. 325-326), ma diiè sui nervi a Mazzini, il quale aveva per proprio oonto formato un comitato segreto d'intona-zione repubblicana, con cui corrispondeva a tramite del Giannelli, facendo s tampare un proclama ai Romani (Lett. 27 nov. 1866 ed altre successive, in Epistolario, LLL, p 117, 121 e segg., 179 e passim). Il lavoro compiuto dal Montecchi era, per lui, un delitto, perché smembrava le forze e se-minava l 'anarchia; smentiva quindi ogni accordo con esso, come si voci-ferava (ivi p. 169, 211, 213, 219, 225, 308, 311, 322), e rimproverava altresì Garibaldi « che firmava lietamente ogni lista che gli si presentava » e di cui deplorava la debolezza « ornai favolosa che lo fa vittima di quei che si coprono del suo nome». <Ivi, p. 312, 323, 333, 340 - LUI, p. 7, 53). Ma sembra che avvenisse poi un certo accordo f ra i due comitati rivoluziona-ri, nel senso che anche quello garibaldino, in caso di riuscita della rivo-luzione, avrebbe accettato il programma minimo di Mazzini, cioè: la elezione a suffragio universale di una Costituente per det tare un pat to nazionale (ivi, LII, p. 334 - LIII, p. 7, 18).

460 LIBRO X I ir

agitava a parole, senza r iuscire ad alcun fa t to concreto, soprat-tu to per mancanza di fondi e di armi, se non di ade ren t i é 0 . Egli, da os t ina to repubbl icano ed e te rno cospiratore , raccomandava l ' insurrezione dell 'Urbe, ed al cont rar io e ra ostile a qua lunque moto di provincia, e p r inc ipa lmente nel Viterbese, p revedendo che, in caso di riuscita, ne sarebbe s ta ta conseguenza inevita-bile l 'annessione di ques ta regione al regno sabaudo 6 1 . Gari-baldi invece, senza un p r o g r a m m a politico preciso, avendo sol-tan to in mi ra di rovesciare il governo papale, r inviando al mo-men to oppor tuno di decidere t r a le due corrent i , monarch ica o repubbl icana, dopo aver rec lamato il g rado di generale romano , che diceva competergl i per averlo avuto nel 1849, e previa inti-mazione al governo papale di evacuare il t e r r i tor io occupato dai suoi satelliti e mercenar i 62, fece sì appello a t u t t e le forze dell 'emigrazione romana , r iunendole tu t t e in u n sol fascio e f o r m a n d o un unico cen t ro so t to la sua alta di rezione 6 3 e si ado-p r ò a t u t t ' uomo p e r raccogliere mezzi pecuniar i , a rmi e muni-zioni, e rec lu tar vo lon ta r i M , concent randol i in Toscana, nono-

60 Nel gennaio 1867 annunziava che si preparava ad agire in febbraio od in marzo, ma poi differiva ogni cosa a Pasqua od all'estate. Egli Si proponeva di porsi a capo di un migliaio di volontari, con cui avrebbe sbarcato a Civitavecchia per condursi su Roma, in sostanza una seconda spedizione di Marsala, ma egli stesso confessava di non avere armi né fondi (Scritt i , LXXXV, p. 90 - Epist., LII, p. 178, 210, 216-217, 275, 280, 285, 303). Eppoi, aggiungiamo noi, non aveva il genio e l'esperienza mi-litare di Garibaldi!

61 Epist., LII, p. 159, 238, 266 - LIII , p. 95, 137. Esagerava però Gari. baldi nell 'accusarlo di malafede e di tradimento, per avere at traversato i suoi piani (Scritti, III , p. 485, 488).

62 17 marzo 1867, in S. Fiorano {Scritti, II, p. 372). In al t ro scritto, pro-ponendosi il quesito se fosse stata più legale la spedizione di Sicilia o quella di Roma, confermava ch'egli aveva per questa la rappresentanza legale, come mandatar io del popolo romano (I I I , p. 526-527).

63 Scritti, II, p. 374, 379, 398 - CAVALLOTTI, p. 63 e segg. Il par t i to na-zionale accedeva all'invito, propugnando la fusione dei diversi comitati, dando così luogo alla costituzione della Giunta Nazionale Romana, sotto l,a direzione di Francesco Cucchi (Manifesto 13 luglio 1867). Ofr. Garibaldi, Scritti, I I , p . 393, 395-3%, 398, 408 - GUERZONI, I I , p . 475476 , 479, 481 - NINO COSTA, Quel che vidi e che intesi, p. 170, 187, 193 - LETI, II, p 114 . COMANDIMI, I V , p . 947-948, 966, 973.

64 « Aspettare l'iniziativa da chi tocca, era una speranza come quella scritta sulle porte dell'inferno » (Memorie, p. 386). Quindi assunse sopra di sé la maggior pa r t e della responsabilità nella preparazione della cam-pagna. (Scritti, II, p. 398 e segg.). Cfr . GUERZONI, II, p. 476 e segg. - CO-MANDINI, IV, p. 967 e segg. - Rosi, p. 1358 e segg. - Mazzini dubitava che Garibaldi riuscisse o, se mai, su piccola scala, attendendosi il par to della montagna. (Epist., LIII, 127, 135, 143, 176).

CAPITOLO III 461

s t a n t e g l ' i m p e d i m e n t i f r a p p o s t i , p i ù prò forma c h e a l t r o , d a l g o v e r n o i t a l i a n o 6 5 . E r a eg l i s e m p r e n e l l ' i l l u s i o n e c h e q u e s t o , s u p e r a t i i t e n t e n n a m e n t i , d i s s i p a t i i t i m o r i , q u a n t e v o l t e n o n s i d e c i d e s s e a d u n i n t e r v e n t o d i r e t t o , gl i l a s c i a s s e l i b e r o il v a r c o p e r i n v a d e r e co i s u o i lo S t a t o P o n t i f i c i o 6 6 .

65 Le istruzioni date ai funzionari (in Raccolta documenti stampati per ordine della Camera, I I I , 1869) erano quanto mai contradittorie, talora affermative circa la richiesta d'armi, ecc., talora proibitive, per lo più vaghe o con tali riserve da far credere ad una finzione, sicché coloro giudicavano che il meglio era di lasciar fare. {ARMAND, Notes et papiers, c i t a t e d a DE LA GORCE, V , p . 281 - UGO PESCI, Firenze capitale, p . 128, 134 - R o s i , p. 1367).

66 II 26 agosto in Orvieto, così arringava: « O con me o senza di me, a Roma andrete ugualmente... senza Roma l'Italia non può costituirsi... quando occorrerà, respingeremo le minacce dei 40.000 (?) col nostro e-sercito e coi nastri volontari ». (Scritti, II, p. 407.408). Gli emigrati ivi residenti gli presentavano un indirizzo, in cui lo si chiamava « Prometeo novello » (Rapp. Pacini, in Raccolta cit., n. 134bis, p. 35 e segg.). Mazzini credeva che Garibaldi potesse riuscire solo nel caso che si accordasse col governo, benché ritenesse che il generale facilmente si accordava con tutt i e Rattazzi con niuno (ed in tal caso, tenendosi egli in disparte, esortava tuttavia i suoi a secondare il movimento, purché, riuscendo, facessero pre-valere l'idea della Costituente. (Epist., LUI, p. 24, 127, 143, 154, 264, 273).

LIBRO XIII

CAPITOLO V I

Equivoco contegno del Rattazzi — Arresto e scarcerazione di Garibaldi — I suoi luogotenenti agiscono per lui — Invasione dello Stato Pontifi-cio — Fatti d 'a rme di Bagnoregio — I Garibaldini sconfitti e dispersi — Il generale Acerbi li riorganizza — La diversione Ghirelli — Assalto not-turno di Viterbo non riuscito — Le t ruppe pontificie sgombrano la città che viene occupala dai Garibaldini — La prodi t ta tura di Acerbi — Fatti riprovevoli di alcuni estremisti — Il plebiscito non accettato dal governo italiano — Fine dell'occupazione garibaldina — Il resoconto Acerbi loda-to da Garibaldi.

P e r il t i r a e m o l l a d e l l ' e q u i v o c o Rattazzi, la i n c e r t a e p e r i -c o l o s a s i t u a z i o n e si p r o t r a s s e f i n o a s e t t e m b r e i n o l t r a t o d e l 1867, p r o d u c e n d o il p i ù g r a n d e s c o r a g g i a m e n t o n e l l e f i l e de i p a t r i o t t i r o m a n i , i q u a l i , n o n s a p e n d o p i ù a q u a l s a n t o v o t a r s i , v i g l i a c c a m e n t e ne l m o m e n t o p i ù c r i t i c o a b b a n d o n a v a n o q u a l s i a -si i n i z i a t i v a L ' a r r e s t o d i Garibaldi i n S i n a l u n g a (24 s e t t e m -b r e ) , r i n c h i u s o , p e r t u z i o r i s m o , n e l l a f o r t e z z a d i A l e s s a n d r i a , i n v e c e d i t r o n c a r l a , a l c o n t r a r i o r i n f o c o l ò l ' a g i t a z i o n e i n t u t t a I t a l i a 2 , t a n t o c h e si r i t e n n e o p p o r t u n o l i b e r a r l o , n o n o s t a n t e

1 II 22 settembre la Giunta Romana, che il 31 agosto aveva nominato una speciale commissione per preparare l'azione, di cui per la nostra Pro-vincia facevano parte Manni e Pagliacci (LETI, II, p. 257-258), si dimise « on-de non essere d'inciampo agli avvenimenti », non volendo partecipare per il governo deciso a rispettare la Convenzione, né per chi, precipitan-do gli eventi, toglieva ai Romani l'iniziativa del moto (Manifesto, dicem-b r e 1867). C i ò v e n n e s e v e r a m e n t e g i u d i c a t o (CRISPI, n . HO, p . 254 - COMAN-DIMI, IV, p. 986, 990-991). Deve tenersi presente che il 21 il Governo di Fi-renze aveva pubblicato una dichiarazione nel senso che impedirebbe qual-siasi violazione della frontiera pontificia; il giorno seguente faceva proce-dere all'anresto degli arruolatori ed il 23 seguente al. sequestro delle armi diret te in Orvieto (Gazzetta Ufficiale).

2 La stampa faceva un baccano del diavolo; in varie aittà avvennero tu-multuose dimostrazioni, che niuno impediva « non sapendosi più chi avesse l'autorità di comandare e farsi obbedire » (PESCI, p. 130). I deputati amici di Garibaldi presentavano una protesta, f i rmata per il primo da Acerbi, seguito da Cairoli, Crispi ed altri (GUERZONI, II, p. 492 e segg. - COMAN-DIMI, I V , p . 990-991).

464 LIBRO XI ir

ch'egli r icusasse, come pre tendevas i dagli emissar i governativi, di p rome t t e r e sulla paro la d 'onore di r imanersene t ranqui l lo in Caprera , ed anzi dichiarasse a p e r t a m e n t e che si r i teneva l ibero e padrone di anda re ove meglio volesse, a l lorquando gli avveni-ment i lo r ichiamassero, r endendo necessar ia la sua presenza 3. Se il generale, per il momento , si ada t tò a non muoversi , esorta-to a ciò anche dai più fidi amic i 4 , s empre nella speranza che il governo di Firenze si de te rminasse a fa re occupare lo s ta to ro-mano dall 'esercito regolare 5, in sua vece agivano i suoi luogo-tenenti , p reparandos i , per ogni evenienza, all 'esecuzione del pia-no pres tabi l i to secondo cui condizione pre l iminare e ra il previ-sto mo to in Viterbo, il quale, dopo vasto e lungo lavorio, si di-ceva o rmai s icuro 6, onde da re motivo ai volontar i di sorpassare il conf ine e raggiungere con la mass ima sollecitudine la nos t ra ciLà, luogo di concen t ramen to di tu t te le co lonne 7 . Ma i Viter-besi se ne s te t te ro anche ques ta volta t ranquil l i , né t ampoco scoppiò l ' insurrezione di Roma p r e p a r a t a per la fine del mese, e che lo stesso governo italiano confessava non po te r disappro-vare in linea di principio, e d 'a l t ronde gli sa rebbe s ta to o rma i impossibi le imped i r l a 8 . C o m u n q u e r iconosceva Mazzini >che l 'assenza di Garibaldi pregiudicava ogni azione, non avendo gli

3 Nel n. 270 del Movimento in data del 27 - e proclama 2 ottobre, in Scrìtti, II, p. 417-418 - Lettera del 5 al Diritto (Diario in N.A., voi. 395, p. 283.» - GUERZONI, I I , p. 484485.

4 « Per vincere io son di troppo » (Scritti, p. 418). Crispi gli scriveva: « Voi libererete Roma da Caprera, il vostro arresto, i vostri sacrifici per il momento sono più potenti della vostra spada » (Carteggio, n. 19, I, p. 251).

5 Da bordo dell 'Esploratore scriveva a Crispi che, dopo maturo esame della situazione, non vedeva altro modo di soluzione che Roma fosse invasa dall'esercito italiano e subito. (Carteggio, n. 196). E Crispi si illude-va perfino che Napoleone desiderasse di esser prevenuto in Roma dalle armi italiane (GADDA, Il Ministero italiano e Mentana, in N A., 16 febbraio 1898). Il ministro Dillevet aveva infatt i tutto preparato par occupare lo Stato Pontificio (PESCI, p. 128).

6 II 2 ottobre la Gazzetta d'Emilia pubblicava un proclama del Comi-tato d'Insurrezione del Viterbese, che chiudeva con le parole: « In breve sul Campidoglio canteremo l'inno della vittoria e saprà il mondo intiero che l'Italia è davvero risorta ». Verba, verba, praetereaque nihil!

7 Garibaldi, Scritti, p. 414-415 - CAVALLOTTI, I, p. 172-175, 188 e segg., 210, 233 , 256-257, 268-269 - GUERZONI, II, p. 481-482, 489491.

8 Dispacc. a Nigra e relativa risposta, in Raccolta cit., n . 124a. Adarnoli e Cucchi davano par cer to l 'accordo con Rattazzi, « il quale aiuta solleci-to, ma non vuol comparire... alla prima fucilata in Roma brucerà i va. scelli ». (SASSI, p. 81). Cfr. Rosi, p. 1364 e segg.

CAPITOLO III 465

a l t r i comandant i il prest igio del duce dei mi l le 9 , ed infa t t i Acer, bi, che avrebbe dovuto dir igere la spedizione nella nos t ra pro-vincia scoraggito, si decise a r i m a n d a r e l'inizio delle opera-zioni 10.

Ma l ' impazienza dei volontari , ammassa t i sul confine, pre-cipitò le cose. Fin dal 28 se t t embre , divisi in t re colonne, pene-t r a rono essi nel te r r i tor io pont i f ic io : una da Orvieto pe r Grot te S. S te fano avanzava verso Bomarzo e Soriano, spingendosi alcuni repar t i a t t r averso i boschi sino a Caprarola , invano inse-guiti dalle t ruppe papali che r iusc i rono sol tanto a fa re qualche prigioniero n ; a l t ra occupava il 30 Acquapendente , dopo breve resis tenza del presidio, p rocedendo poi verso S. Lorenzo, ove fu a t tacca ta e scompigl iata dai pont i f ic i 1 2 ; ed una terza ebbe per c ampo di azione i paesi dell 'ex-ducato di Castro, ove comba t t é qua e là con vario esi to 13.

In seguito si f o r m ò un fo r t e nucleo, compos to di elementi delle p r ime colonne cos t re t te a r ipiegare dalle posizioni avanza-te e di r inforzi sopraggiunt i da ol t re confine, che fece centro di operazioni Bagnorea, sgombra ta dai pont i f ic i 1 4 . Il cap i tano Gen-

9 Epist., LIII, p. 242, 247. 10 LOMBARD MARTIN, Précis historique de l'insurrection Romaine - Paris,

1868 - p. 22-23. Acerbi era uno di coloro che, secondo le intenzioni di Gari-baldi, persisteva nel volere che le mosse dal settentrione e dal mezzo-giorno procedessero parallele (GUERZONI, II, p. 497).

11 Giornale di Roma, 30 settembre. Le comandava Girolamo Corseri di Orvieto (FRANGO, l .c . , p . 675, 681 - LA ROSA, c i t . , p . 90-91 - BONETTI, A.M. , Da Bagnorea a Mentana, Trento, 1891, p. 9, 42 - DELLA TORRE, p. 93).

12 Gazzetta di Roma, 1, 34 ot tobre - Osservatore Romano del 7 - FRAN-CO, p . 676 e s e g g . - LOMBARD MARTIN, p . 46-47 - BONETTI, p . 13-14. L a c o m a n -dava Luigi Fontana, triestino, uno dei mille, e caposquadra erano: Galliani toscano, Pagliacci e Salvatori Filippo di Caprarola; e vi appartenevano altri esuli, tra cui Angelo Leali ed il figlio Pietro, Alessandro Salvatori, Ermenegildo Tondi. Secondo la relazione in La Rosa citata, erano, coi vo-lontari, quat t ro carabinieri reali con la scusa di arres tare i renitenti alla leva che avessero r invenuto nel terri torio pontificio.

Azzanesi, che il 28 era in Montefiascone, r ientrò in Viterbo, da dove il 1. ot tobre mosse verso Acquapendente con due compagnie di linea un plotone di zuavi ed un gruppo di gendarmi, f ra tutt i 230 uomini.

13 In Canino, Ischia, Valentano (FRANCO, p. 681 e segg. - LA ROSA, p. 93-95 - BONETTI, p. 13-14). La colonna era comandata da Reginaldo Alessan-drini di Montalto e dal senese Giuseppe Baldini, detto Ciaramella.

14 FRANCO, i n C C . , I I I , p . 33 - LOMBARD MARTIN, p . 50 - I Garibaldini f i n dal 29 avevano tentato di occupare il convento dei Minori, ma, avendo il portinaio dato l 'allarme con la campana, accorsero gli zuavi che li po-sero in fuga; chiamati questi altrove, i volontari tornarono alla carica, sot-to il comando di Pagliacci e Rovini, che si era segnalato a Bezzecca. (BO-NETTI, p . 15 - LA ROSA, p . 96).

466 LIBRO X I ir

tili, inviato colà dall 'Azzanesi in ricognizione, benché avesse seco deboli forze ingaggiò coraggiosamente comba t t imen to cogli avampost i garibaldini , ma avendo quest i avuto r inforzi , dovè ripiegare su Bolsena I5. Animati da tale p r i m o successo, i volon-tar i si d isponevano a marc ia re verso Viterbo; se non che, in-fo rma t i che una for te colonna di pontif ici ,con a capo il generale De Courten e ì'Azzanesi, era in marc ia con t ro Bagnorea, decisero di fort if icarvisi , in a t tesa dell ' inevitabile a t tacco del nemico. E ra il 5 o t tobre . Fu dapp r ima dai pont i f ic i p reso d 'assal to il con-vento di S. Francesco, sito fuor i ci t tà , di cui si era f a t to u n fort i-lizio, difeso da un centinaio di volontar i al comando di Giovanni Pagliacci, i quali, pu r d i fendendos i valorosamente , non po te rono res is tere a lungo cont ro le soverchiant i forze avversarie e fu-rono quindi cos t re t t i alla resa. Altre posizioni al l 'esterno della ci t tà f u rono pure in breve fac i lmente espugnate, cosicché le camicie rosse doverono r inchiuders i en t ro Bagnorea, la cui por-ta f u abba t tu t a a cannonate dalle t ruppe pontif icie per pene-trarvi . Vista pe r t an to inutile ogni u l ter iore resistenza, i Gari-baldini l ' abbandonarono precipi tosamente , get tandosi giù per i dirupi che la f iancheggiano per raggiungere le vicine località, ove si dispersero, ed i più r ipassarono poi il conf ine 16.

15 Gazzettino di Roma d e l 5 - FRANCO, l .c . , p . 33-34 - LA ROSA, p . 97 - BONETTI, p . 15 - DELLA TORRE, p . 96-97.

16 Gazzettino di Roma d e l 7 - FRANCO, p . 3 5 4 1 - LA ROSA, P . 98-102 -BONETTI, p. 18.20 - Rapporto Galanti e lett. di zuavi. Ivi, p. 145 e segg -Le fonti garibaldine cercano di at tenuare il numero dei volontari ed accrescere quello dei pontifici, e viceversa fanno gli avversari. Il MARTIN, p. 51, limita a 350 soltanto i primi, e fa ascendere i secondi a 1200. Il Gazzet-tino di Roma parla di 500 volontari, c i f ra che il Franco e il Bonetti non accettano, elevandola a 800. Quanto ai pontifici, secondo i rapport i uf-ficiali, erano 478 (FRANCO, p. 37); ed in una lettera di un zuavo si limi-tano a 340 (BONETTI, p. 19).

Ugualmente dicasi delle perdite subite, hinc et inde. Martin conta f ra morti e feriti 50 garibaldini e 100 prigionieri; LA ROSA 55 morti , 70 feriti e 110 prigionieri (p. 103, i quali ultimi il Gazzettino di Roma eleva a 115, ed il BONETTI (p. 20) a 178. Insignificanti sarebbero state le perdite dei pontifici: tre feriti , di cui uno morì (ivi). Fra ì prigionieri, oltre il Pagliacci, erano i fratelli Salvatori, distìntisi anch'essi nel combatti-mento, ed altri che lo scrivente, con la ouriosità dei monelli, vide sfilare inquadrati dai zuavi. Alcuni di essi furono processati ed il Pagliacci con-dannato a morte, pena che gli fu commutata nel carcere perpetuo per intervento dell 'ambasciatore di Francia (La Patrie, 14 giugno 1868). Cfr. p a r a l t r i r a g g u a g l i CAVALLOTTI, p . 332-334 - LETI, I I , p . 285 - CICCONETTI, p . 65-66 - DELLA TORRE, p . 96-99.

CAPITOLO III 467

E p p u r e quel f a t t o d 'a rmi , r iusci to tu t t ' a l t ro che favorevole ai volontari , f u esal ta to dalla s t ampa i tal iana e Garibaldi elo-giò g randemen te coloro che vi p rese ro pa r t e 17. In seguito l'avve-n imen to f u altresì c o m m e m o r a t o e t r a m a n d a t o n e ai pos ter i il r i cordo con un m o n u m e n t o l s .

A sua volta il generale Kanzler, a maggior ragione, annun-ziava che la provincia di Vi terbo e ra « m o m e n t a n e a m e n t e » in-ta t ta per la sorveglianza ed energia delle t r uppe che la difende-vano e per l 'opera slegata delle bande « non coordinata da un unico comando » 19, ed a magni f icare l 'eroica condot ta dei sol-dat i pontifici , pubbl icavasi un man i fes to a n o m e dei Romani , ch iamandol i « difensori della più santa tra le cause, intrepidi campioni della tiara di S. Pietro, ed inneggiando ai loro ra-pidi e continui trionfi»20. Lo stesso governo i tal iano ri teneva che ogni mo to nel Vi terbese fosse o rmai t e rmina to 2 1 . Invece si e ra sol tanto all 'inizio delle operazioni.

L'Acerbi, che aveva subito, non secondato quel movimento in tempest ivo e d isordinato , essendosi ognuno dei sot tocapi lan-ciato nell ' ignoto, ope rando pe r p ropr io con to 2 2 , p u n t o anche dalle cri t iche del generale avversario, cercò di r iuni re le forze

17 Scritti, II, p. 419.420, mentre nelle istruzioni aveva raccomandato di non impegnarsi se non con probabilità di successo. Il capitano Ravini, in un ordine del giorno da Bomarzo, proclamava: « Il 5 ottobre segna una data memorabile nei fasti dei volontari » (MARTIN, p. 60). Il medesimo, dopo aver mandato esploratori f ino alla Quercia, finì per ri t irarsi cogli altri (ivi, p. 63).

18 Manifesto 1. febbraio 1873, in occasione del monumento eretto ai Garibaldini morti nella difesa di Bagnorea, in Gazzetta di Viterbo, II n. 45.

19 CICCONETTI, p . 69 - DELLA TORRE, p . 100. 20 Gazzettino di Roma del 7 - Civiltà Cattolica, 1868, III, p. 49 -

BONETTI, p. 21-22 - Il De Courten comunicava con un ordine del giorno alle t ruppe i rallegramenti del papa (ivi, p. 23).

21 Lettera Rattazzi, in Pescetti, in N.A., voi. 168, p. 62. 22 MARTIN, p . 46, 60 - EMILIANI, Sulla via di Roma, p . 181. N e l s u o

rapporto finale il generale affermava recisamente di esser s tato estraneo del tut to al fat to dii Bagnorea, il che è confermato da una lettera da Firenze diell'8 del Cucchi, che scrive: « Acerbi è sempre qua, ma chiede denari ed armi per passare » (SASSI, l.c., p 82). GUERZONI (II , p. 498) si con-tradice perché, mentre dapprima scriveva che il generale erasi creduto impegnato a correre in aiuto di coloro che primi si erano dati allo sba-raglio, lo fa poi comparire frai suoi a Torre Alfma « dopo lungo e giusti-ficato indugio ». (FRANCO, C.C., 1868, III , p. 331) assevera al contrario la consapevolezza e la partecipazrione dell'Aceri); al fa t to di Bagnorea. E LETI (II , p. 280-281) lo fa già pervenuto in Viterbo!

468 LIBRO XI ir

sparse qua e là, t rovando maggior spir i to di disciplina nei vo-lontari dopo lo scacco subito, ch 'era loro servi to di lezione. Accorsero essi pe r t an to al r ichiamo del loro capo, il quale, no-nos tan te disponesse di poche armi , d i fe t tasse di munizioni, di vesti, viveri e medicinali , riusci a racimolare ed organizzare un migliaio di armali2-*. Assumendone egli il comando, si proclama-va nel con tempo « prodittatore » di Garibaldi, con la duplice qualifica di capo delle forze civili e mili tari della provincia di Vi terbo 2 4 . Tut tavia cont inuò la guerriglia, spingendosi colonne leggere su Acquapendente , S. Lorenzo Nuovo, Valentano, luoghi più volle a t taccat i , occupati e poi perdut i od abbandona t i 2 5 ; ma ques ta volta ciò avveniva con un piano prestabil i to, allo sco-po cioè di dividere e s tancare le t ruppe pontificie, ch 'e rano obbligate a spostars i di cont inuo qua e là, a l lontanandosi da Vi-terbo, obict t ivo pr incipale da l'aggiungersi per i Garibaldini , sempre in a t tesa da un giorno al l 'al tro di una sollevazione di popolo che agevolasse ed appoggiasse l ' impresa 2 6 .

Con temporaneamente , ad iniziativa di un ex-zuavo ponti-ficio, mil i tante allora nell 'esercito italiano col grado di mag-giore, si faceva un'azione verso Orte, ove veniva in ter ro t ta la linea ferroviar ia , ciò che dallo s ta to maggiore dei Garibaldini gli veniva impu ta to come un a t to di sabotaggio pe rpe t r a to in

•U MARTIN, p. 62, 65. 86 87 . CRISPI, Carteggio, p 222, 224. Il Comitato Centrale di Soccorso, di cui questi era magna pars, impartiva ordini al 22 ottobre ai volontari di recarsi al campo dell'Accrb; e di obbedirgli (p. 240). F.d infatti il generale nel suo rapporto riferisce che soltanto in un se-condo tempo potè portale gli armati a quel numero, mercè l'aiuto del Co-mitato di Orvieto e con gravi stenti e sacrifici di denaro. Ad ogni modo \'Acerbi non dormì davvero « placidissimi sonni » come insinuava B<>-netti (p. 48) Franco fa ascendere i volontari a 1400, mentre Kanzlcr li ri-duce a 800. I.a colonna era divisa in tre battaglioni al comando del co-lonnello Fola zzi e dei maggiori De l'ranchis e Sgarallino; le compagnie contavano sessanta uomini luna . Capo di stato maggiore era Angelico Fabbri, che aveva già militato nell'esercito regolare e nel 1866 fu capita no nel 4. Regg. Volontari, promosso poi maggiore nel 6°. (MA/.ZMINTI, Contributo alla storia della campagna del 1867 in A.S.R.U., I, p 275 e segg ).

24 Proclama 19 ottobre. Cfr. BONETTI, p. 60 25 Gazzettino di Roma. 17. 19 ottobre - BONETTI, p. 48 e segg.. 163, 169 -

CRISPI. p . 232 - FRANCO, p 37. 435 e s e g g . - I . \ ROSA, p . 104.105 - MARTIN, p . 92 e s e g g . , 100 - CICCONETTI, p . 68-69- DHU.A TORRI-:, P 101 e s e g g . - Ne l c o m -batt imento di .S. Lorenzo. Ira gl.i altri, rimase Unito il capitano Medoro Savini, il r inomato rom a naie re ( Gazzetta di Viterbo, 31 ot tobre 1867)

2*> ACERBI, R a p p o r t o - MARTIN, p . 36 - GUERZONI, I I , p . 502, 517-518.

CAPITOLO III 469

d a n n o delle b a n d e r ivoluzionar ie . Tale m o v i m e n t o isolato, non bene a n c o r a ch iar i to , n o n o s t a n t e la viva po lemica che susc i tò a l lora ed in segui to , s e m b r a che avesse lo scopo di c o n t r a p p o r r e e lement i mona rch ic i cos t i tuz ional i alle fo rze r epubb l i cane pre-valenti f r a i Gar iba ld in i 2 7 . Ad ogni m o d o que l la d ivers ione non r iusci ta , invece d ' i n t r a l c i a re i p iani del l 'Acerbi , i n d i r e t t a m e n t e li giovò, avendo s o t t r a t t o s e m p r e più le forze pont i f i c ie alla di-fesa della nos t r a c i t t à .

Il genera le perc iò si a f f r e t t ò a t e n t a r e un colpo di m a n o su Vi te rbo , in iz iando il 23 o t t o b r e la marc i a so t to u n a pioggia to r renz ia l e 2 8 , ed e l u d e n d o con f in te m a n o v r e l ' a t tenzione dei pont i f ic i , con abi le e rap ida mossa il g io rno seguente , t enendos i l on t ano da Bagnorea e Monte f i ascone , ove YAzzanesi aveva r iun i to nuclei di c o p e r t u r a , raggiunse coi suoi uomin i Celleno. Qu ;vi una c o m m i s s i o n e del c o m i t a t o v i t e rbese si recò pe r gli u l t imi accordi , accol ta non senza qua l che d i f f idenza da\Y Acerbi

n o n o s t a n t e le p r o m e s s e c o n f e r m a t e con g i u r a m e n t o da co loro che ne f acevano pa r t e .

Il p r o g e t t o era a l q u a n t o a z z a r d a t o e per icoloso, t r a t t andos i da p a r t e dei Gar iba ld in i di t e n t a r e un a t t a cco n o t t u r n o della c i t tà g u a r d a t a da qua l che cen t ina io di soldat i 29, m e n t r e all 'in-t e r n o i cosp i ra to r i , d ipa r t endos i dal p i a n o di Faul , luogo di con-vegno, si s a r e b b e r o d i r a m a t i ve r so il cen t ro , f a c e n d o prigioni YAzzanesi, il Delegato ed il Vescovo e b a r r i c a n d o s i , in caso di

21 A DA MOLI (p. 348.349). che attribuiva all'interruzione della linea fra Orte e Passo Corese l'insuccesso anche dell'insurrezione romana, essendo mancate le armi che dovevano giungere. Cfr. BONETTI, p. 52 e segg. e DKIJ.A TORRE (p. 93) che la dice una macchina montata da Rattazzi. Di recente MONTINI (Un episodio poco noto della campagna del 1867 in Rass. St. Risorg. 1936. p. 1109 e segg.) ha cercato di giustificare l'operato del Ghirelli, specialmente circa l'accusa fattagli da Fabr'zi (Relazione uf-ficiale sul fatto d'armi del 3 novembre 1867) sulla rottura della linea fer-roviaria, ponendo perfino in dubbio che fosse avven-uta e che, ad ogni mo-do, tire giorni dopo fu effettuata presso Borghetto, per ordine del co-mando pontificio, e quindi non avrebbe avuto il fat to del Ghirelli quelle disastrose conseguenze attribuitegli Se mai, conclude, sarebbe s ta to . i l Ghirelli un inetto, non un traditore.

28 Relazione Conlucci. W Non erano qua rimasti che 380 militi (Rapporto Azzanesi, in FRAN-

CO, p. 666). Nella relazione Fretz veniva perciò rimproverato il colonnello di non avere avuto alcuna precauzione. Fra le altre fanfaluche in quei giorni corse voce che VArzatiesi fosse stato fatto prigioniero con tutte le truppe dal Ghirelli (Corrrsp. del 23 nella Nazione del 27).

470 LIBRO XI ir

resistenza dei pontifici , nelle vie. Agli assal i tori si sa rebbe ape r t a la po r t a del Carmine ed a ciò non r iuscendo, si sa rebbe loro p rocura to un qualsiasi varco in un p u n t o più debole delle m u r a urbiche, p rendendo in s i f fa t to modo la guarnigione f r a due fuochi 3 0 . Il p iano era bene archi te t ta to , ma, al l 'at to pra t ico , nei congiurat i mancò il coraggio e lo spir i to di sacrificio. Pochi si recarono al luogo convenuto, i quali, dopo avere a t teso invano il segnale della rivolta, che doveva dars i dal suono del campa-none della tor re comunale , p ruden t emen te se la svignarono, ri-t i randosi nelle loro case 31.

La popolazione, ignara di quan to preparavasi , r imase nella più comple ta t ranqui l l i tà 32, sino a quando non fu a l la rmata dal-le p r ime fuci la te scambiates i a l l 'es terno della ci t tà f r a ponti-fici e garibaldini .

Il colonnello Azzanesi, a cui era s ta ta comunica ta da Mon-tef iascone la presenza dei volontar i in Celleno, sul far della sera aveva inviato in ricognizione sulla s t rada Teverina, un p lo tone di dragoni, con ord ine di re t rocedere a spron b a t t u t o non ap-pena avvistato il nemico; ed aveva altresì appos ta to al bivio con la s t rada della Quercia una compagnia di linea p r o n t a a r in tuzzare qua lunque a t tacco di sorpresa .

30 Tali particolari sono desunti da testi de visu (CONTUCCI, Campagna garibaldina nel Viterbese, mss. in Misceli, cit., n. 45 - Carrisp. in Opinione Nazionale 31 ottobre - Lettera Sgarallino in Nazione 12 novembre - MAR-TIN, p. 101-103). Dal rapporto Acerbi risulta anche che il, Comitato ebbe da lui lire 500 FRANCO (p. 665.666) discorda in qualche particolare, ma con-viene nell'insieme nella narrazione dei fatt i . A lui attinse BONETTI (p. 171 e segg.).

31 CONTUCCI, rei,, cit. - FRETZ - Rei. Ceccotti, in Mise, cit., n. 38, pubbli-cata nel Diritto Cattolico del 22 dicembre 1869, i quali chiamava i com-ponenti del burlesco Comitato « partigiani audaci a promettere, quanto inetti nell'attendere ». Per scusare la mancata azione, si asserì che una spia avrebbe denunciato il complotto al Delegato Santucci, che fece perciò raddoppiare la sorveglianza, neutralizzando ogni tentativo (MARTIN, p. 101, 106). Il Comitato avrebbe poi confessato di non aver uomini, né armi. (Corrisp. citata all'Opinione).

32 D'IDEVILLF. (Les Piemontais à Rome - Paris, 1874, p. 43) notava in quei giorni: « Si cita sempre Viterbo come la città rivoluzionaria per ec-cellenza. Ebbene, mentre la guarnigione riprendeva Acquapendente, è sta-ta 48 ore sotto la guardia di 60 gendarmi, senza dare il minimo segno di rivolta. Ciò meravigliò le stesse autorità governative ». Il generale Zappi, visitando i feriti di Villa Glori, esclamava: « Voi credevate di venire a fare la rivoluzione... Neppure Viterbo si è mossa!» (FERRARI, P.V., Villa Glori -Roma, 1899, p. 37).

CAPITOLO III 471

Il drappel lo degli esplorator i , scont ra tos i con l 'avanguardia dei volontari , p e r d u t o u n dragone e r imas t i fer i t i il coman-dante tenente Fabiani con al t ro milite, se ne to rnò a briglia sciolta verso la cit tà, invano inseguito dal nemico 33. Dato così l 'al larme, r i t i ra te le t r uppe in avanscoper ta , dopo breve scam-bio di fuci la te e sba r r a t e le por te , la maggior pa r t e della guar-nigione si schierò sulle mer la te m u r a urbiche, p ron ta a riget-tare l 'assalto, che in un p r i m o t empo f u dato dai Garibaldini a por t a Fiorent ina, ma t rovandosi t roppo esposti ai colpi dei difensori , annidat is i sulla sovras tan te rocca, da cui get tavansi al tresì sugli assal i tori p ie t re e secchi di acqua bollente, si dovè r inunziare a l l 'a rdua impresa 34. Quindi, dopo aver cercato invano di pene t ra re in ci t tà pe r al tr i punt i designati , i capi dei vo-lontar i decisero di s fondare un 'a l t ra por ta , meno difesa, sce-gliendo quella della Verità, i cui ba t t en t i f u rono in breve in-cendiati 35. Fa t ta la breccia, p r ima di accingersi all 'assalto, il maggiore Luigi De Franchis, che aveva il comando degli assali-tori, credè bene d' inviare, a t t raverso le rovine ancora f iammeg-gianti della por ta , i priori dei conventi del Parad iso e di S. Ma-ria della Verità, quali pa r l amen ta r i pe r in t imare la resa della ci t tà. Recatisi cos toro al vescovato, mons ignor Gonnella fece osservare non esser ciò di competenza del l 'autor i tà spiri tuale, r inviandoli a chi di ragione 3 6 . La risposta, che non poteva non essere negativa, del comandan te della guarnigione, non s embra che pervenisse al capo dei Garibaldini . Perciò non v 'era a l t ro da fa re che t en ta re l ' ingresso in ci t tà a viva forza pe r la po r t a incendiata .

33 ACERBI - CONTUCCI - CEOCOTTI - Gazzetta di Viterbo, 3 n o v e m b r e 1867 . MARTIN, p . 104 - LA ROSA, p . 109-110 - FRANCO, p . 667 - BONETTI, p . 67, 176. I l dragone ucciso fu Antonio Quadrotta. Anche d Garibaldini ebbero alcuni feriti in quello scontro, f ra cui Aurelio Mecatti di Siena, che morì poi nel nostro ospedale (Lettera del padre Andrea, in Misceli, cit., n. 33 - Rei. Fretz). Anche MANGANI (Diario) scrive che vi furono feriti da ambo le part i ed alcuni morti . I garibaldini furono ricoverati nei vicini casolari e specialmente nella Villa Spreca (ora Cecchetti).

34 CONTUOCI - FRETZ - SGARALLINO . LA ROSA, p . 110 - FRANCO, p . 668-669 -BONETTI, p. 61, 117 e segg. L'assalto fu condotto dal maggiore Sgarallino e dal capitano Barbieri.

35 Contucci a f fe rma che fu egli a suggerire tale porta. Cfr. FRANCO, l . c . - LA ROSA, p . 110.

36 FRETZ - FRANCO, p . 670. A l t r a m i s s i o n e , s e c o n d o q u e s t i ( p . 671-672) s a -rebbe stata data al padre Buonfiglio.

472 LIBRO XI ir

T u t t a v i a , i n n a n z i d i f a r e u s o d e l l e a r m i , il De Franchis a v a n -z ò f r a i r e s i d u i f u m i g a n t i d e l r o g o , p r e c e d u t o d a l t r o m b e t t i e r e Gioacchino Illuminati d a S i e n a , a g i t a n d o u n f a z z o l e t t o b i a n c o c o n l a m a n o s i n i s t r a , m e n t r e c o n la d e s t r a t e n e v a s t r e t t o a s é il s e r v i t a M a n e t t i , o b b l i g a t o a s e g u i r l o co l d i r g l i : Moriamo in-sieme, tu per la religione, io per la patria 37.

F a t t o s i l o s c a m b i o d e l l e r i s p e t t i v e q u a l i f i c h e f r a i c o m a n -d a n t i d e l l e d u e p a r t i b e l l i g e r a n t i , il m a g g i o r e d o m a n d ò : « P o s -s o entrare con un frate ed una guida? ». Gl i s i r i s p o s e « Fa-tevi avanti », m a p e r c o r s i p o c h i p a s s i f u il De Franchis c o l p i t o a m o r t e d a l f u o c o i n c r o c i a t o d e i p o n t i f i c i s c h i e r a t i a r i d o s s o d e l l e c a s e p r o s p i c i e n t i la v i a 3 8 , e c o n lu i c a d d e r o sì il t r o m -b e t t i e r e c h e il f r a t e 3 9 , m e n t r e a l c u n i a l t r i g a r i b a l d i n i , r i m a s t i i l les i e r a n o f a t t i p r i g i o n i .

T a l e è l a v e r s i o n e d e l f a t t o d a f o n t e g a r i b a l d i n a t r a s m e s s a d a c h i vi p r e s e p a r t e 40, m a n c a n d o i p a r t i c o l a r i d a p a r t e c o n t r a -r i a . S i s p a r s e a n c h e la v o c e c h e n e l c o m b a t t i m e n t o f o s s e r i -m a s t o u c c i s o l o s t e s s o A c e r b i 4 1 , il q u a l e , s e c o n d o a l c u n i , si

37 Corrisp. in O.N. - LA ROSA (p. ILI) attr ibuisce invece al De Franche le parole: « Chi ha cuore mi segua, viva Garibaldi, viva la Repubblica! ».

38 Fretz l imita il numero dei difensori a quindici; ma dal rapporto Arzanesi risulta che questo primo plotone fu poi rinforzato con altri re-p a r t i (FRANCO, p . 669-670 - MANGANI . LA ROSA, p . 111).

Acerbi fa anche cenno di una casa barricata, centro principale di re-sistenza. Sarebbe stata quella di Camillo Molajoni, il cui proprietario, non ostante che smentisse quella diceria, fu, durante l'occupazione gari-baldina, preso di mira, insultato e minacciato, tanto che fu costretto di ri-correre all 'autorità comunale per essere salvaguardato (Misceli, cit.).

39 II f ra te moiri tre mesi dopo all'Ospedale (Relazione Fretz). 40 Contucci, confermato dal Papini, che più volte me ne tenne discor-

so. Cfr. anche Indirizzo a Garibaldi, 27 gennaio 1875. Uno degli uccisori del De Franchis sarebbe stato il belga Justin, ch'ebbe per trofeo il ber-retto del maggiore e fu premiato con medaglia d 'oro (FRANCO, l.c. - BO-NETTI, p . 188).

41 MARTIN, p. 110 - Lett. Bertoni del 26 da Terni, in Crispi, n. 263, nel-la quale si diceva morto o prigioniero, ma la notizia fu il giorno dopo smentita (ivi, n. 265).

Nella Gazzetta di Viterbo, 3 ottobre, si legge: « Il sangue del generoso De Franchis e di molti altri bagnò le soglie di Viterbo ». MARTIN (p. 108) fa i nomi di Giuseppe De Maria, Domenico Giusti e Angelo Milanesi, ma non specifica che cadessero nell'assalto della porta . Anche nel rappor-to Azzanesi si fa salire il numero dei morti a cinque, a quindici quello dei feriti ed a t rentatre quello dei prigionieri (FRANCO, p. 679), aggiungendo questi che alcuni dei morti furono sotterrat i dai contadini nelle campagne circostanti. Nella ROSA (p. 112) si eleva poi il numero di essi a tredici.

Che i colpiti a morte nell'assalto della porta fossero soltanto due, sa-

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s a r e b b e e s p o s t o ne i p u n t i d i m a g g i o r p e r i c o l o , d a n d o p r o v a d i c o r a g g i o e s a n g u e f r e d d o a m m i r e v o l i 4 2 , m a al d i r e d i a l t r i s e n e s a r e b b e s t a t o ne l c o n v e n t o d è i P a r a d i s o , s e d e d e l q u a r t i e r g e n e r a l e , in a t t e s a d e l l ' e s i t o d e l l ' a s s a l t o , s e n z a t r o p p o c u r a r s i d i r i n f o r z a r e il m a n i p o l o de i v o l o n t a r i ne l t e n t a t i v o d i a p r i r s i u n v a r c o in c i t t à 43. A c h i p r e s t a r f e d e ? Ad o g n i m o d o l ' u n i c o a d e s s e r e s a l t a t o n e l l ' e p o p e a g a r i b a l d i n a q u a l e e r o e di q u e l l a i m p r e s a , si f u e r i m a s e , a r a g i o n e o n o , il De Franchisi.

F a l l i t o q u e l c o l p o di m a n o , al g e n e r a l e n o n r i m a n e v a c h e ri-t i r a r s i in b u o n o r d i n e , a d d u c e n d o a s u a g i u s t i f i c a z i o n e c h e , se a n c h e f o s s e r i u s c i t o a d o c c u p a r e la c i t t à , p e r m a n c a n z a d i m u n i -z ion i n o n a v r e b b e p o t u t o t e n e r l a al s o p r a g g i u n g e r e d i r i n f o r z i a i p o n t i f i c i , d a c u i s a r e b b e s t a t o p r e s o f r a d u e f u o c h i , i m p e -d e n d o g l i u n a f a c i l e r i t i r a t a 4 5 . N o n m a n c a r o n o t u t t a v i a a n c h e d a

rebbe confermato dal rapporto Galanti in BONETTI (p. 170) che fa menzione del « maggiore napoletano e di un garibaldino comune ». SGARALLINO (l.c.) confermerebbe ciò nel dire che anch'egli avrebbe voluto lanciarsi in quella voragine di fuoco, ma i suoi lo trat tennero, dimostrandogli che sarebbe stato un sacrificio inutile, « poiché niuno lo avrebbe seguito ». Ed infino Ceccotti (Commento al rappor to Acerbi, in Misceli, cit., n. 39) osservava che niuno osò seguire « i due ».

42 Corr. O N. - Il combatt imento durò, secondo til rapporto Acerbi ed al-tre fonti, sei ore. Dai telegrammi scambiati f r a Kanzler, Arzanesi ed altre autorità, risulta che il fuoco era cessato alle 12.15. E poiché sarebbe co-minciato dopo le otto (FRANCO, p. 676, 679) non si sarebbe prot ra t to oltre quat t ro ore.

43 CECCOTTI (Comm. cit.) osservava: « La prudenza ebbe sempre al di sopra sul coraggio ». Nella ROSA (p. 89) si diceva « prode nella rapina, co-dardo nella lotta ». FRANCO (p. 681), con evidente esagerazione lo fa na-scosto in cantina, ciò che viene ripetuto da BONETTI (p. 190) e nella ROSA (p. 112).

44 Garibaldi (Memorie, p. 386) ne fece speciale menzione. La di lui sal-ma, sepolta dapprima nel cimitero di S. Croce fu poi, col]'autorizza/ione del Gonnella (Mise, cit., n. 6), e coll'assistenza dei sanitari Granati e Nu. voli, esumata e collocata in detta chiesa, rendendole gli onori militari, e pronunciandone l'elogio funebre il Padoa (Gazzetta di Viterbo, 2 novem-bre 1867 - Mangani). Ed infine il 29 maggio 1881 fu di là trasferi ta in un loculo del nuovo cimitero, facendone la commemoroazione il Contucci• Oltre l'iscrizione colà apposta, ne fu collocata al tra sul muro interno della Porta della Verità, ove tuttora esiiste.

45 Rapp. cit. - Contucci - Gazzetta di Viterbo, n. 3. Il generale prese la direzione di Grotte S. Stefano e Bagnorea, proseguendo poi per la base di operazione, coll 'intento altresì di raggiungere Garibaldi a Monterotondo. Finì col sostare a Biagi, a circa un 'ora da Castel Giorgio (Lett. in A.S. R.U. I, p. 283-284).

Altra colonna seguì Sgarallino. Il maggiore Tolazzi col suo batt 'gHo-ne si recò a Bomarzo e dii là a Soriano; Bedeschini se ne andò verso Mon-tefiascone, Grugnardi transitò sotto Bagnoregio. Altri nuclei si sbandarono

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par t e dei suoi severe cri t iche sul l 'operato di lui e dello s ta to maggiore 46. Uno spe t ta to re imparziale degli avvenimenti consta-tava comunque , che i gar ibaldini e rano stati ba t tu t i dalle « tanto derise truppe del Papa » e che l ' invasione non poteva che spudoratamente p rende re il nome di « insurrezione »47.

La sera del 25 Azzanesi e ra in grado di te legrafare : « Pro-vincia tranquilla, Viterbo calma perfetta, confine per ora tutto libero » 48. Il governo pont if ic io però stava tu t to ra in trepidazio-ne, se non per il n u m e r o e l 'aggressività delle bande rivoluzio-narie, pe r la possibil i tà che fossero ques te l 'avanguardia del-l 'esercito regio4 9 . Per tan to , aggravatasi la situazione in Roma, f u rono colà r ichiamate tu t te le t ruppe disponibili in provincia. Rimas ta così anche la nos t ra ci t tà senza alcuna guarnigione 5 0 , avvisati dai pat r io t t i , imbaldanzi t i ad un t r a t to e f a t t i audaci , uscendo f inalmente , a colpo sicuro, dall ' inazione in cui e rano sino allora r imast i , i Garibaldini , i quali si t rovavano qua e là sbandat i e sfiduciati , si r agg ruppa rono di nuovo in una più fo r t e colonna dirigendosi a marc ia forza ta sulla tan to agognata Vi-terbo, giungendovi la sera del 28 51.

Secondo lo s torico uff iciale della spedizione, la popolazione con musica in testa si fece ad incontrar l i a due chi lometr i dalla città, accogliendoli con grande entus iasmo. Il generale prese al-

qua e là ed alcuni r ient rarono nel terr i torio italiano, senza armi, che avevano gettato o venduto, minacciando gli ufficiali, se non li avessero la-sciati liberi di tornarsene alle loro case (Lettera da Orvieto in A.S.R.U. I, p. 282).

46 SGARALLINO (l.c.) af fermava che la massa non aveva alcuna fiducia nel generale e nello s tato maggiore. Pennazzi osservava che non era da buon tat t ico lasciarsi alle spalle il nemico, a t t r ibuendo tale difet to alla manoanza di tecnici nello s tato maggiore. (Lettera in A.S.R.U., I, p. 283).

47 GREGOROVIUS, Diari, p. 353. 48 Rappor to citato. 49 Osservatore Romano, n. 232 . Enciclica 17 ot tobre. 50 FRANCO, in C.C., X, p. 27 e segg. - CIOCONCTTI, p. 88-89 - Ciò fu in seguito

all 'avanzarsi dei Garibaldini verso Roma, dopo la conquista di Monteroton-do (il 25), ed all 'aver le t ruppe i taliane valicato il confine. La maggior par-te dei Pontifici par t ì di qua il 27. Assunse la custodia della città la Guar-dia Civica (Rei. Fretz, e dichiarazione al n. 26). lì. Gonfaloniere, su richiesta di alcuni cittadini, espresse a\\'Azzanesi il desiderio che fossero rilasciati i prigionieri garibaldini, ma questi rispose di aver ordini tassativi di con-durli seco. (Lett. in Misceli, cit., n. 1 e Rei. Fretz).

51 La colonna garibaldina fu preceduta di qualche ora dal commissa-rio Tondi e dal l 'a iutante Contucci, qua giunti in carrozza a qua t t ro cavalli a bandiera spiegata.

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loggio nel palazzo del governo, dal cui balcone ar r ingò i Viter-besi f r a pro lunga te ovazioni 5 2 ; e quindi pubbl icò u n reboante proc lama nel quale, p remessa « la necessità di un governo forte ed energico», annunziava che assumeva egli la p r o d i t t a t u r a della provincia, nel nome del s u p r e m o d i t t a to re Garibaldi, ed invitava i c i t tadini a decidere del loro avvenire « con un libero plebi-scito », s icuro che il governo italiano, r i su l ta to di tan t i plebi-sciti, non avrebbe impedi to ai Romani di eserc i tare tale dir i t to, base pr incipale della sua esistenza, ed a l t r e t t an to si a t tendeva da quello f rancese sor to dal suf f rag io universa le 5 3 . Per q u a n t o r iguardava le operazioni mil i tar i , l 'Acerbi p rendeva il t i tolo di « comandante generale del corpo dei cacciatori romani della provincia di Viterbo » 54.

E nonos tan te si dicesse deciso l ' in tervento dell 'esercito regio per impedire alle b a n d e di volontari s tanziate in Vi-te rbo di r iunirs i al corpo di Garibaldi55, il pro-di t ta tore r ima-se qua indis turba to , occupandosi dell 'organizzazione della t rup-pa e legiferando a suo libito. Se nei provvediment i da lui emana t i si r i scon t rano mezzi te rmini e contraddizioni , non può tut tavia dirsi che avessero un ca ra t t e re p r e t t a m e n t e rivoluzio-nario, come da taluni si volle a quelli a t t r ibu i re 5 6 , essendo in genere impron ta t i sulle leggi i taliane. Costituì, innanzi tut-to, una giunta di governo, che pe rò declinò l ' incarico 5 7 , no-

52 MARTIN, p . 112-113. 53 In data 29 in Gazzetta di Viterbo del 31, r iprodotta dal MARTIN (p.

118-120). Nel medesimo sii annunziava che si sarebbe proceduto all'organizza-zione civile e militare della Provinca, e che si aprivano glii arrolamenti in ordine ai quali si ha anche una circolare del maggiore Fadigati, che vi era preposto (Mise, rit., n. 4 - Gazzetta di Viterbo, cit.). Sosti tuto del gene-rale nella direzione politica fu il colonello Angelico Fabbri, ohe però rima-se in Montefiascone, con incarico di occupare altri luoghi importanti del-la provincia. (A.S.R.U., I, p. 284-285). Da segretario funzionò Luciani, con-dannato poi all 'ergastolo per l'assassinio Sonzogno.

54 Orial capo di stato maggiore funzionò il maggiore Giuseppe Tolazzi. Altri ufficiali addettivi erano: lo Sgarallino, i capitani Ravini e Tondi, ed il tenente Parboni (Contucci), ed al comando delle compagnie si trovavano Bruzzesi, Cavagnari, Clerici (Ceccotti).

55 Lett. 30 ottobre di Botta, in Crispi (n. 276). 56 FRANCO (Le., p. 399) asseverò aver egli fondato il governo repubbli-

cano, dichiarando usurpatore Vittorio Emanuele. Gli atti succitati ed altri che si citeranno ciò smentiscono.

57 Composta di Alfonso Agosti di Bagnorea, Francesco Grugnardi di Vallerano ed Ermengildo Tondi, con Contucci a segretario. (Proclama 31 ottobre, in Gazzetta di Viterbo, n. 2 - MARTIN, p. 123 - LA ROSA, p. 113, e manifesto 1. novembre della Giunta, riferito da Contucci.

476 LIBRO XI ir

m i n ò la G i u n t a C o m u n a l e , c h i a m a n d o v i a f a r p a r t e c i t t a d i n i d e l l e v a r i e g r a d a z i o n i del p a r t i t o l i b e r a l e , la m a g g i o r p a r t e d e i q u a l i r i f i u t ò l ' o p e r a p r o p r i a , e q u i n d i f u p i ù v o l t e o b b l i -g a t o a r i m p a s t a r l a c o n e l e m e n t i p i ù o m o g e n e i 5 8 ; o r g a n i z z ò la G u a r d i a N a z i o n a l e , o r d i n ò c h e i t r i b u n a l i r i p r e n d e s s e r o le l o r o f u n z i o n i , a p p l i c a n d o le leggi p o n t i f i c i e , se e d in q u a n t o n o n f o s s e r o c o n t r a r i e a l n u o v o o r d i n e , a b o l ì la p e n a d i m o r t e , a m -n i s t i ò i c o n d a n n a t i p e r t r a s g r e s s i o n i d i po l i z i a , s o p p r e s s e il m a c i n a t o 59.

P e r q u a n t o si r i f e r i v a a l l e i s t i t u z i o n i c h i e s a s t i c h e , c o n c e -d e v a la l i b e r t à di c u l t o , a b o l i v a il f o r o e c c l e s i a s t i c o , s e c o l a r i z z a -va le s c u o l e , c o n f o r m e m e n t e a l l a p o l i t i c a d e l g o v e r n o d i Fi-r e n z e . S e n o n c h e e c c e d e t t e ne l t a g l i e g g i a r e gl i e n t i r e l i g i o s i , a c o m i n c i a r e d a l v e s c o v a t o , t a s s a t o in L. 5.000, c h e il Gonnella p a g ò , s e n z a a l c u n a r i m o s t r a n z a , m e r i t a n d o s i gli e logi d e l g e n e -

58 Sul principio funzionò da sindaco Benedetto Polidori (Gazzetta di Vi terbo, n. 2 - Relazione Fretz). Furono poi nominati a Sindaco il conte Francesco de Gentili, ad assessori Giustino avv. Giustino, Carlo Mariani Vivarelli, Francesco dott. Papini, Alessandro Polidori, Pietro Rossi, Er-menegildo Tondi,il cui figlio Giovanni fu segretario (Misceli, cit. n. 14 e 17 - Rei. Ceccotti e Fretz).

A tal punto credo doveroso rivolgere a quest 'ult imo ed al Contucci, mio ottimo amico, entrambi defunti, un memore saluto, essendomi stati cortesi di favorirmi le loro memorie sugli avvenimenti dal 1860 al 1867, da m? depositale nell'Archivio Storico annesso alla Biblioteca Comunale.

Dei Contucci sono poi in grado di riferire le seguenti note biografi-che: emigrato fin dal 1860 in giovane età, studiò nell'Università di Peru-gia, ove ebbe la laurea in legge. Nel 1866 prese parte alla campagna f r a i volontari di Garibaldi qual furiere nell'S" Reggimento. Nei primi del 1867 faceva parte del Comitato Nazionale di Perugia, da cui fu incaricato di recarsi in Firenze per accordarsi con la Commissione Centrale circa l'a-zione da svolgersi. Abboccatosi con Cairoti e Pianciani, n'ebbe assicura-zione che Garibaldi avrebbe agito quanto prima e riceveva istruzioni per il moto da iniziarsi nell 'interno dello stato pontificio (Lett. 8 febbraio del Comitato di Perugia; del 2 marzo del Pianciani nei Documenti rela-tivi alla campagna garibaldina nel Viterbese, in Misceli, cit. n. 46 e lett. 9 febbraio ad AngelicoFabbri, in A.S.R.U., p. 276). Nell'ottobre di quel-l'anno si recò con un carico di fucili in Orvieto e di là raggiunse l'Acerbi, che seguì in Viterbo. Tornato dopo il 1870 in patria, vi esercitò l'avvoca-tura con decoro e successo, e prese larga parte alle vicende amministra-tive e politiche delia nostra Città, r icoprendo varie cariche si al Comune, che negli Istituti di Beneficenza, e part icolarmente quella di Presidente del Brefotrofio, da lui r i formato con criteri moderni. La sua condotta non fu scevra di critiche da parte di malevoli, trovandosi da alcuni un po' autoritario e non sempre coerente ai suoi principi. Ma è il. caso di dire con Gesù: chi di voi è senza peccato, soagli la pr ima pietra.

59 Gazzetta di Viterbo, n. 2-3 - MARTIN, p. 125-126.

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r a l e 6 0 . Al c o n t r a r i o n o n gli r i u s c ì a g e v o l e i n c a s s a r e q u a n t o si p r e t e n d e v a d a c o m u n i , l u o g h i p i i e p r i v a t i 6 1 .

Gl i o r d i n i de l g e n e r a l e e r a n o i n o l t r e t r a v i s a t i e d e s e g u i t i c o n b r u s c h e m a n i e r e d a i s u o i s u b a l t e r n i . L a v i o l a z i o n e d e l l a c l a u s u r a de l m o n a s t e r o di S. R o s a , e d il m o d o i m p e r i o s o e d i n s o l e n t e c o n c u i d a p o c h i s c o n s i g l i a t i si t r a t t a r o n o le s u o r e , d a l l e q u a l i si p r e t e n d e v a d i e s i g e r e a t a m b u r o b a t t e n t e la t ag l i a d i b e n 10.000 s c u d i , e s a s p e r ò la p o p o l a z i o n e e p o c o m a n -c ò c h e n o n a v v e n i s s e u n c o n f l i t t o f r a G a r i b a l d i n i e r e p a r t i d e l l a G u a r d i a Civ ica , s p a l l e g g i a t a d a a r t i g i a n i e c o n t a d i n i a c c o r s i a d i f e s a de l s a n t u a r i o e d e l l e m o n a c h e 6 2 . A d i r e di u n t e s t i -

60 JVHRI IN, p. 130, 132. Secondo la relazione in LA ROSA (p. 114) eira stato tassato in scudi 8500, il convento della Quercia in scudi 4000 e quello di Giudi in scudi 300. IL BONETTI (p. 355-357) riferisce una lettera in cui si narra che ai Padri della Quercia erano stati richiesti scudi 7700, e non avendone messi insieme che 850, subirono molte soverchierie, seque-stri di bestiame, perquisizioni, ecc. Ad una perquisizione da farsi al Semi-nario, la Giunta Comunale rifiutò di assistervi (Misceli, cit., n. 25).

61 Erasi ventilato il progetto di un prestito forzoso di L. 350.000, a cui aggiungendo l'esazione delle casse erairiali, si sarebbe raggiunto un fondo di mezzo milione (Rapporto Acerbi - Rei. Fretz). Non si poterono riscuotere che lire 22.176,90. Si dispose altresì per la requisizione di 40 cavalli, previa stima da farsi dal Comune (Misceli, oit., n. 11 e 15). E poi-ché, lungo il viaggio, si erano cat tura te alcune giumente, il generale die ordine di restituirle ai proprietari (ivi, n. 2). Ciò dié luogo ad accuse ad alcune personalità, purtroppo riesumate durante le lotte elettorali. Uno degli indiziati fu Domenico Zeppa, che fu poi deputato dai Collegi di Viterbo e Montefiascone. A porre silenzio a siffat te dicerie, fu questi obbligato a pubblicare lettere del Cavagnari e del Ravini, che le smentiva-no nettamente, tacendone risalire la responsabilità al famigerato Luciani, già da noi menzionato, condannato il 13 novembre 1875 ai lavori forzati a vita per l'omicidio di Raffaele Sonzogno (Unione, 1882, n. 17). Ho cre-duto qui rinnovare la testimonianza di amicizia e di stima al benemerito nostro rappresentante al Parlamento.

62 Alcuni ufficiali il 5 novembre si presentarono coll'ordine di paga-mento di L. 10.000, e, dopo aver cercato di forzare la porta del Monastero, obbligarono la badessa ad aprirla, ciò ch'essa fece per timore di peggio, benché contro le regole della clausura. Penetrativi, coloro minacciarono di cacciar fuori le monache, asserendo ch'era stata decretata la nullità dei voti religiosi (erano quarantasei, oltre diciotto educande), ed accusandole altresì di tener nascosto il tesoro del Vescovo e molte centinaia di fucili. Uno di essi osò perfino entrare nella cappella della Santa, guardando avi-damente i voti preziosi ivi conservati e minacciando di togliere il sacro corpo di là. Per il pagamento della taglia si pretendeva poi condurre fuori alcune monache, ma poi le costituirono in ostaggio, minacciando loro per-fino la fucilazione. Intervenne per fortuna il deputato del Monastero Do-menico Falcioni a farsi garante del pagamento della somma, che fu do-vuta sborsare per intiero il giorno medesimo, non concedendo dilazione, né diminuzione. Guardie nazionali e cittadini di ogni classe f ra t tan to ac-

478 LIBRO XI ir

m o n e n o n s o s p e t t o , il c o n t e g n o de i G a r i b a l d i n i , ne i p o c h i g i o r n i c h e r i m a s e r o I r a n o i , si p u ò r i a s s u m e r e in p o c h e p a r o -le : « S c r e d i t a r o n o la c a u s a d e l l a l i b e r t à . L o s t e s s o c o m a n -d a n t e , a cu i s i e r a n o i m p o s t i , f u i m p o t e n t e a f r e n a r e i l o r o e c c e s s i e, m e n t r e i l o r o c o m p a g n i c o m b a t t e v a n o e c a d e v a n o e r o i c a m e n t e a M o n t e r o t o n d o e M e n t a n a , e s s i o z i a v a n o e fo l -l e g g i a v a n o a V i t e r b o » 63.

M o l t e a l t r e a c c u s e in s e g u i t o v e n n e r o f a t t e a l i 'Acerbi6*, f r a c u i q u e l l a c h e n o n a v r e b b e o b b e d i t o a l l ' o r d i n e di Garibaldi d i r a g g i u n g e r l o 6 5 . I n v e c e la s u a s o s t a n e l l a n o s t r a c i t t à , d i c u i f e c e u n c e n t r o d i p r e p a r a z i o n e e di r i f o r n i m e n t o , o v e le t r u p p e i n s u r r e z i o n a l i t r o v a r o n o a r m i , m u n i z i o n i e v e s t i a r i o , e , s o p r a t -t u t t o , m e z z i f i n a n z i a r i p e r c o n t i n u a r l ' i m p r e s a , e d a l c a s o a -

correvano a protezione delle povere monache (Rei. Fretz e Ceccotti, e altre nell 'Incart. cit., n. 40, pubblicatesi nell'Unità Cattolica del 14 no-vembre ed in Civiltà Cattolica, p. 870 e segg., non che quello della stessa Badessa, riferita dal BONETTI (p. 348 e segg.) - Divin Salvatore, IV, p. 132-134.

Qua e là vi si contiene qualche esagerazione e contraddizione, ma nell'insieme del racconto concordano.

63 Oddi Giuseppe, in Gazzetta di Viterbo, V i l i , n. 40. Del resto il sul-lodato Zeppa, a quanto udii narrane da persone degne di fede, rimpro-verando alcuni suoi colleghi delle loro malefatte, avrebbe esclamato: « Vi abbiamo accolto come fratelli e vi cacceremo come briganti ». Allorché poi la Gazzetta di Viterbo stampava esser finito il regno dei preti, vi fu chi, di rimando, disse: « Ed il regno dei ladri è cominciato ». Si intende che il buono e il cattivo è in qualunque organizzazione, e specialmente se di volontari, non badandosi t roppo per il sottile nel reclutarli. Lo stes-so Garibaldi (Scritti, III, p. 10 e 587, e Memorie, p. 438), non che CA-VALLOTTI (p. 598) riconoscevano che una parte di essi era composta di dottri-nari e di poltroni, che pensavano più alla politica che a combattere, o di canaglia, il cui contegno « in luogo di acquistarsi le simpatie delle popo-lazioni, altro non produsse che disgusto ». E Paolo Fambri nella seduta della Camera del 20 dicembre 1867 affermava che ai pochi buoni e ge-nerosi, faceva coda ed ala la gran massa della bordaglia. Secondo le re-lazioni di parte clericale, in Viterbo i Garibaldini costituivano « un bri-gantaggio legale ed organizzato ». Erano accusati di aver dato il guasto ai conventi, ov'erano acquartierati , divorato tutte le scorte, vuotato j gra-nai, cantine, pollai, dispersi i libri delle biblioteche, ecc. E perfino che alcuni, dietro compenso, liberarono detenuti per delitti comuni e fra loro stessi si ebbero duelli ed assassini, bruciando il cadavere di una delle vittime per occultare il delitto (Relazione Ceccotti). Molto di peggio, pur-troppo, si è compiuto nei più recenti avvenimenti !

64 In una conrispondenza ali Osservatore Romano del 12 novembre, si accennava ad un bottino di 60.000 scudi diviso fra Acerbi ed i suoi. In una lettera di P e n n a t i a Fabbri si scriveva di non credere alle depredazioni del generale, che riteneva onesto, ma ammetteva che ufliciali, i quali erano partiti senza un soldo, nel ri torno ad Orvieto cambiarono migliaia di scudi (A.R.S.U., I, p. 286).

65 VITALI, Le dieci giornate di Monterotondo, p. 152, 185.

CAPITOLO III 479

v r e b b e p o t u t o r i p i e g a r e il g r o s s o d e l l ' e s e r c i t o e s o s t e n e r v i s i , a v e v a a v u t o la p i e n a a p p r o v a z i o n e d i Garibaldi66.

S o l t a n t o d o p o il d i s a s t r o d i Mentana, o v e i f a m o s i Chas-sepots a v e v a n o a v u t o r a g i o n e d e l l e c o r a g g i o s e m a d i s o r d i n a t e e m a l e a r m a t e b a n d e g a r i b a l d i n e , il d u c e r i c h i a m ò il c o m a n -d a n t e d e l l ' a l a d e s t r a , p r e o c c u p a t o d i n o n a b b a n d o n a r e n e l l e m a n i d e i f r a n c o - p a p a l i n i lui e d i s u o i v o l o n t a r i 6 7 . N o n s i s a q u a n d o q u e l l ' o r d i n e q u a g i u n g e s s e , c e r t a m e n t e lo f u c o n g r a n r i t a r d o , d a p p o i c h é , c o m e n u l l a d i s i n i s t r o f o s s e a v v e n u t o , il p r o d i t t a t o r e il 4 n o v e m b r e c o n v o c a v a i c o m i z i in t u t t a la p r o -v i n c i a , p e r d e s i d e r i o di u n a p a r t e d e l l a c i t t a d i n a n z a , b e n c h é eg l i p e r s o n a l m e n t e f o s s e d ' a v v i s o di p r o c r a s t i n a r l i a d o p o la s p e -r a t a v i t t o r i a , in u n a m b i e n t e p i ù s e r e n o e s c e v r o d i p r e o c c u -p a z i o n i p o l i t i c h e 6 8 . E d i n f a t t i l ' e l e m e n t o p i ù a v a n z a t o , i n u n m e e t i n g , t e n u t o n e l T e a t r o d e l G e n i o , d i c h i a r a v a d e c a d u t o s ì il g o v e r n o p o n t i f i c i o c h e q u e l l o i t a l i a n o e p r o c l a m a v a , s enz ' a l -t r o , la r e p u b b l i c a 6 9 .

66 MARTIN, p. 115 5- Il duce avevagli scritto: « Apprendo con piacere che voi avete stabilito un governo. Fate tutto quello che vi converrà. Dite ai Viterbesi ch'essi sono stati con me nel 1849 e me ne ricordo molto» (ivi, p. 125), di che Acerbi dié l 'annunzio nel proclama del 1. novembre. Posterior-mente Garibaldi gli scrisse: « Avete fatto molto bene. Salutate i vostri prodi compagni e continuate indefessamente nella vostra santa impre. sa » (Scritti , e.n., I, p. 435). Verso l'8 di quel mese sarebbero stati pronti 5000 uomini, parte dei quali avrebbero rinforzato il corpo del Duce (MAR-TIN, p. 133). Non tutti però condividevano l 'ott imismo di Garibaldi. Can-zio il 31 ottobre scriveva da Monterotondo: « Che si dice constà di quel buffone del prodittatore di Viterbo? Ormai passa i limiti ». (CRISPI, 278, p. 319). Cfr. anche lett. di FABRIZI (ivi, n. 255). Ed ancora recentemente, a sessanta anni di distanza, v'è s tato chi qualifica la condotta di Acerbi " contesta di grossolani errori, mentre allora fu esaltata come degna di un gran capitano " (MONTINI, l.c., p. 1138).

67 Da Passo Corese il 3 novembre gli scriveva: « Fate il possibile per congiungerv,\ a noi. Io manovrerò in modo da facilitare la riunione ». Ed il dì seguente: « Rientrate il confine, sciogliendo le vostre colonne e rag-giungetemi coi mezzi che avete » (Scritti, e.n., I, p. 445-446). Quel giorno stesso Garibaldi rientrava nel territorio del regno e con parecchi amioi saliva su di un convoglio speciale delle ferrovie romane; giunto a Fi-gline, fu arrestato e poi condotto al Varignano, e di là sbarcato a Caprera (ivi, p. 482 e segg. - CRISPI, p. 360). Il 5 dicembre veniva pubblicato il R. decreto di amnistia per quanti avevano preso parte all'invasione dello Sta-to Romano ( G . U . ) .

68 M a n i f e s t o , i n MARTIN, p . 164-165.

69 Relazione Ceccotti. Il teatro fu richiesto da Uriele Cavagnari, diretto-re della Gazzetta di Viterbo (Misceli, cit., p. 13), il quale nello stesso giornale (n. 3) scriveva un violento articolo contro l 'annessione, preveden-

480 LIUKO X I I I

I l v o t o c h e n o n o s t a n t e q u e l l e m e n e r i v o l u z i o n a r i e f u e m e s -s o a d e n o r m e m a g g i o r a n z a f a v o r e v o l e a l l ' a n n e s s i o n e d i V i t e r b o e p r o v i n c i a a l r e g n o d ' I t a l i a , f u a l t r o v a n o e t a r d i v o t e n t a t i v o , a l l a p a r i co i p r e c e d e n t i , p e r o f f r i r e o c c a s i o n e al g o v e r n o d i F i r e n z e di p r o p u g n a r e c h e la n o s t r a s o r t e n o n d o v e s s e a c c o -m u n a r s i a q u e l l a d i R o m a 7 0 . A n c h e q u e s t a v o l t a , s e s i p o t e s s e p r e s t a r f e d e a l l e c i f r e r i s u l t a n t i d a i v e r b a l i d e l l o s c r u t i n i o , i V i t e r b e s i a v r e b b e r o a f f e r m a t o in m o d o p l e b i s c i t a r i o la l o r o v o l o n t à 7 ' . M a il g o v e r n o i t a l i a n o , di cu i e r a a c a p o il g e n e r a l e Menabreci72, s u c c e s s o a l l ' e q u i v o c o Rattazzi, r i f i u t ò « p r u d e n -t e m e n t e » d i r i c e v e r e la d e p u t a z i o n e c h e s i r e c ò a p a r t e c i p a r -

do che il plebiscito si pronuncerebbe per la Costituente o la Repubblica. In sostanza seguiva 'il programma di Mazzini. E sul n. 5 riferiva il di-scorso tenuto dal Pini nello stesso senso. Acerbi si dichiarava estraneo alla pubblicazione della Gazzetta, salvo nella parte riservata all'inserzione de-gli atti ufficiali, e smentiva essere -in lui alcun concetto antiunitario, di-chiarando di conformarsi pienamente alle idee propugnate da Garibaldi. La stessa Gazzetta di Viterbo, avvenuta la votazione, dichiarava di rispettarla, pur invitando i Viterbesi a tenersi pronti a decidere altrimenti, qualora il governo italiano facesse « per viltà il gran rifiuto ». E' quindi una gra-t u i t a a s s e r z i o n e q u e l l a d i FRANCO ( p . 389), ripetuta d a BONETTI ( p . 365-366) c h e il prodit tatore annullasse il plebiscito, indicendo nuovi comizi.

70 Manifesto della Giunta. 71 I voti favorevoli all'annessione furono 5267 (verbali in Misceli, cit.,

n. 20). Secondo Fretz tale numero non si sarebbe potuto ottenere nep-pure se avesse votato l'intiera popolazione, tolti i fanciulli, le donne, i malati, gli assenti, ecc. Ceccotti a f ferma che non andarono alle urne che 250 persone, le quali vi deposero ciascuna circa cinquanta schede ! E' una esagerazione anche questa.

72 Di quel ministero (20 ot tobre 1867) fece parte anche il Gualterio, il quale, dopo essere stato R. Prefetto in Umbria, Genova, Palermo, Napoli, se ne stava in Cortona, avendo fat to proponimento di conservare la più completa neutralità in quel periodo di agitazioni. Dopo l 'arresto di Ga-ribaldi a Sinalunga scriveva: « Questo passo era da lungo tempo necessa-rio... ma non è atto che possa rimanere isolato ». Criticava inoltre l'azione del Comitato Romano, pur facendo voti che riuscisse a fare qualche cosa, e fosse pronto a prendere in mano le redini e le tenesse vigorosamente, facendo argine ai liberatori incommodi (BARBERA, Alla vigilia di uni Mini-stero, in Rass. St. Risorg., 1921, p. 484 e segg.). L'illustre uomo non smen-tiva il suo passato, ma poco durò in quell'incarico, avendo preferi to di assumere l'ufficio di Ministro della Real Casa (5 gennaio 1868), da cui do-vette però dimettersi nel 1869, avendo ciò posto il Lanza qual condizione sine qua non per l'accettazione della Presidenza del Consiglio, benché il re lo avesse consigliere intimo e devoto. A lui si deve la conclusione del matrimonio tra Umberto e Margherita (PESCI, o.c., p. 248, 252). Morì il, 10 febbraio 1874 (COMANDINI-MONTI, V, p. 258), ove è r iprodotta l'effigie. Cfr. CATIZZANI, P.: Cenni biografici di F. A. Gualterio - Orvieto, 1910 - MAIJVTE-STA, o.c., II, p. 64.

CAPITOLO III 481

gli la v o t a z i o n e d e l l a n o s t r a c i t t à e d i a l c u n i a l t r i c e n t r i d e l l a p r o v i n c i a 73.

N o n o s t a n t e le o s s e r v a z i o n i , le p r o t e s t e , p e r q u a n t o m i s u r a t e , d e l g o v e r n o i t a l i a n o a q u e l l o f r a n c e s e , e l ' i n t e r v e n t o p e r s o n a l e d e l r e p r e s s o l ' i m p e r a t o r e , d o p o a v e r e a l q u a n t o i n d u g i a t o , Na-poleone a v e v a d a t o l ' o r d i n e a d u n c o r p o d i s p e d i z i o n e d i s b a r -c a r e in C i v i t a v e c c h i a 74. V e n e n d o c o s ì m e n o la F r a n c i a a i p a t t i d e l l a f a m o s a C o n v e n z i o n e , a n c h e il g o v e r n o di F i r e n z e , a l l ' u l -t i m ' o r a , « c o n s u l t a n d o la p r o p r i a d i g n i t à e d i p r o p r i i n t e r e s s i », f e c e v a r c a r e a l l e t r u p p e r e g i e i c o n f i n i ( d e l r e s t o c o s ì m a l e c u s t o d i t i ) « allo scopo di concorrere al ristabilimento dell'or-dine e della legalità » 75.

F u r o n o p e r t a n t o o c c u p a t e Acquapendente, Civitacastellana e d Orte, i n g i u n g e n d o a i v o l o n t a r i d i r i t i r a r s i 7 6 . T r o p p o t a r d i ! S e l ' i n t e r v e n t o f o s s e a v v e n u t o m o l t o p r i m a , a v r e b b e f o r s e i m -p e d i t o il d i l a g a r e d e l l ' i n s u r r e z i o n e e c o n s e g u e n t e m e n t e r e s o f r u s t r a n e a la s p e d i z i o n e f r a n c e s e 7 7 . O r a i n v e c e e r a q u a s i im-

73 Manifesto della Giunta 6 novembre (Mise. cit. n. 16) e del proditta-t o r e ( n . 29). C f r . R a p p . ACERBI - LOMBARI>MARTIN, p . 171, 174-175. L a d e p u t a -zione era composta del conte Gentili, del Carnevalini e da Annibale Mo-lajoni. Fu perfino det to che riceverla sarebbe stato un casus belli con la Francia. In Acquapendente, occupata dalle t ruppe regie, non fu permessa la votazione.

74 Lett. 27 ot tobre di Napoleone al re (Momteur del 28). Il governo italiano aveva invano tentato di giustificare il proprio operato, afferman-do impossibile, data l 'estensione della frontiera, impedire a volontari, iso-lati e senza armi, di penetrare nello Stato Pontificio, ove poi si riuniva-no in bande, e che per paralizzare l 'invasione sarebbe stato necessario in-viare t ruppe regie in Roma (Disp. 13 ot tobre del Re a Napoleone). Si era-no fatti preparativi al riguardo, dislocando la Brigata Ravenna presso Or-vieto per poi procedere verso Viterbo (Racc. doc. cit., n. 134). Ed il governo francese, deciso a sua volta ad inviare le sue truppe, non sembrava alieno di regolare d'accordo il doppio intervento, a che però non conveniva quello italiano. Per evitare collisioni, l 'ordine d ' imbarco dei Francesi fu sospeso, nell 'attesa che il regio governo compiesse qualche atto energico, che e-scludesse qualsiasi dubbio circa le proprie intenzioni di reprimere il mo-vimento degli irregolari.

75 Lett. del 27 del Re. - Manifesti 27-30 ottobre, in Gazzetta Ufficiale -Lettera 30 di Menabrea a Nigra ed agli altri agenti all 'estero, in Doc. cit. -LOMBARD-MARTIN, p. 172-173. Contro il manifesto regio Mazzini protestò dichiarandolo un oltraggio al paese, ima codardia non tollerabile, un tra-dimento, per il quale chi lo aveva f i rmato era decaduto e incitava gl'Ita-liani a marciare su Roma con bandiera non contaminata da servitù, men-zogna e disonore (Proclama, in Scritti, LXXXVI, p. 101).

76 L'ordine era di r ispet tare le autori tà costituite. 77 Ciò constatava col suo buon senso Matteucci (Lett. 31 ottobre) e

Pepoli ne faceva oggetto di reclamo all ' imperatore (BIANCHI, C. MATTEUCCI, p. 407, 474 e segg.).

482 LIBRO XI ir

p o s s i b i l e e v i t a r e u n a c o l l i s i o n e sì co i G a r i b a l d i n i c h e co i F r a n -c e s i . E q u i n d i le t r u p p e r e g i e f u r o n o p r e c i p i t o s a m e n t e r i c h i a -m a t e , f a c e n d o il g o v e r n o d i F i r e n z e u n a f i g u r a b e n m e s c h i n a .

C o s ì s t a n d o le c o s e , a l p r o d i t t a t o r e d i V i t e r b o , in o b b e -d i e n z a ag l i o r d i n i d i Garibaldi, n o n r e s t a v a c h e a b b a n d o n a r e la n o s t r a c i t t à , c i ò c h e f e c e , d o p o a v e r p u b b l i c a t o il 6 u n m a n i f e s t o c o n c u i r i n g r a z i a v a i V i t e r b e s i d e l l ' a c c o g l i e n z a f a t t a g l i « a no-tile dell'Italia e di Garibaldi » 78 . L a t r u p p a s e n e a n d ò n e l l a n o t -t e d a l 6 a l 7, e d il g e n e r a l e p a r t ì s o l t a n t o l '8 79 .

G i u n t o in s a l v o , l'Acerbi p u b b l i c a v a nc l l ' « Opinione Na-zionale » e s u l « Diritto » il r e s o c o n t o d i q u a n t o a v e v a o p e r a -t o 80 . E Garibaldi il 14 g e n n a i o 1868 gli s c r i v e v a : « S e in luogo di detrattori, voi aveste trovato imitatori, oggi Roma noti sa-rebbe sotto la dominazione del Papa. Io vi rinnovo la mia ap-provazione » 8 1 . S e n z a c o m m e n t i !

78 Misceli, cit., n. 20 - LOMBARD-MARTIN, p. 182-183. 79 Relazione Fretz. 80 Rappor to e relazione sommaria delle cose opera te dal gen. Acerbi,

diretti al gen. Garibaldi. E' r iprodot to anche da LOMBARD-MARTIN (p. 190 c segg.). Il r isul tato della gestione amminis t ra t iva era: en t ra la lire 116.618,65, uscita lire 222.153,16. Il deficit tu da lui accollato qual debito personale.

81 MARTIN, p. 202. Nato l'I 1 novembre 1825 dn Castelgoffredo (Mantova), prese par te alle giornate di Milano nel 1848 e poscia alla difesa di Venezia. Fu in conseguenza ar res ta to e condannato <a morte ; ma riuscì ad evadere, t rascorrendo molti anni in esilio. Ripara to in Genova, si tenne in conti-nuo conta t to con Mazzini, specialmente per la preparazione del moto del 1853. Nel 1859 fu agli ordini di Garibaldi, il quale, provatene la capacità ed energia, nel preparare la spedizione di Sicilia gli af f idò l'ufficio d'inten-denza, con Ippolito Nievo in so t to rd ine . (Scri t t i , I, p. 243, 246). La relazione di s i f fa t ta gestione fu pubblicata in Risorgimento Italiano ( I I I , p. 51 e segg.) dal IMZÌO, che la qualificò prova luminosa della oculatezza e retti-tudine esemplari dell 'amministrazione garibaldina, e solenne sment i ta del-le molte menzogne di f fuse dalla passione politica, delle quali Acerbi ebbe a lamentarsi coL Bertani (Lett. 22 o t tobre 1860 in MARIO, Bertoni, II , p . 272). Alla di liti attività c perspicacia si dovè poi se le operazioni sot to Capua non furono differi te per mancanza di munizioni, essendo egli riuscito a scoprire un deposito di cartucce in Castel dell'Uovo (Unità Italiana, 30 sett. 1860). Si distinse inoltre nell 'erezione delle barr icate in Palermo (GA. RIBALDI, Memorie, p . 316 - GUERZONI, I I , p . 47-48 - DUMAS, p . 94 - AI-GRA-NATI, I Mille nella storia e nella leggenda, p. 61, 115, 259, 453). Nel 1862 non pot£ prender par te alla nuova spedizione in Sicilia, per essere s ta lo arre-s ta to il 31 luglio in Torino, sot to l 'accusa di a r ro la torc clandestino, da cui, difeso da Crispi e Mancini, fu prosciolto sol tanto il 27 agosto, alla vigilia d e l f a t t o d i Aspromonte (BRUZZESI, d o c . 23, p . 272 - CRISPI, e . n . 107, 127 131 - COMANDIMI, I V , p . 286, 289, 300).

Tuttavia Garibaldi lo incaricò, uni tamente a Bruzzesi e Crispi, di ri-vedere i conti di quell ' impresa e pagare coi fondi r imasti i debiti (GARI-

CAPITOLO VI

BALDI, Scritti, I I , p 157, 192 • CRISPI, e . n . 629). N e l 1864, v e n t i l a t o s i il p r o -getto della spedizione in Galizia, Acerbi si dichiarò contro, ritenendo In-nesto agl'interessi d'Italia l 'allontanarsene (GUERZONI, II. p. 403-404). Nel 1866, -interrogato il Duce sul servi/io d'intendenza del Corpo dei Volontari, rispose: « Datemi Acerbi e del denaro e basta » (ivi, p 417418). Ed infatti anche questa volta ne fu a capo, adempiendo l'incarico col solito zelo e con viva competenza, di che il Duce gli at testò la sua gratitudine, col pro-muoverlo a colonnello del 1* Reggimento (24 luglio 1866 - Scritti, II, p. 318). Nel 1867, oltre che a riunire i volontari, fu incaricato di scandagliare le intenzioni di Ricasoli (GUERZONI, II, p. 485). Dal marzo di quell 'anno era deputato al Parlamento per Gonzaga. Morì il 4 set tembre 1869 (Co MANDI NI, IV. p. 1644). d r . SARDI, T.: Il parlamento subalpino e italiano • BONI IGI.IO, Notizie storiche di Castelgoffredo - Ercole, in Enciclopedia bio-grafica, serie XLII, p. 15-16.

LIBRO XIII

CAPITOLO V I I

Manifestazioni di lealtà al governo pontificio — Protesta dei capi dell'emigrazione — Il parlamento italiano se ne lava le mani — Occu-pazione francese — Nomina a cardinale del Gonnella — Feste in di lui onore — Sue premure per la pubblica istruzione — Richiamo dei Ge-suiti al Collegio — Osteggiato dal clero secolare — Progetto di una scuola agraria — Costruzione del cimitero — Progetto per un nuovo tempio di S. Rosa — Tentativi di risolvere la questione romana — La guerra franco-prussiana — La guarnigione francese evacua Viterbo — Agitazioni ed indirizzi per l 'annessione all 'Italia — Inutili tentativi con Pio IX — L'esercito italiano marcia su Roma — Fuga degli Zuavi pontifici — Oc-cupazione di Viterbo — La giunta provvisoria — Plebiscito — Perdita dell 'autonomia provinciale, riacquistata soltanto dopo cinquantanove anni.

N o n a p p e n a p a r t i t i i G a r i b a l d i n i , il G o n f a l o n i e r e c o n t e Vincenzo Fani, r i a s s u n t o il s u o u f f i c i o , i n v i a v a u n t e l e g r a m m a a l c a r d i n a l e A n t o n e l l i e d al m i n i s t e r o d e l l ' I n t e r n o c o n c u i a n -n u n c i a v a l ' a v v e n i m e n t o « con tutta la soddisfazione », a s s i c u -r a n d o a l t r e s ì c h e la c i t t à , v i s s u t a n e l l a « massima costernazio-ne » d u r a n t e l ' o c c u p a z i o n e d e i G a r i b a l d i n i , i q u a l i « non vive-vano che di rapina», s e n e s t a v a t r a n q u i l l o i n a t t e s a d e l l a v e n u t a d e l l e t r u p p e , m e n t r e l ' o r d i n e p u b b l i c o e r a t u t e l a t o d a l l a g u a r d i a c i t t a d i n a 1 . C o n t e m p o r a n e a m e n t e , i n C a t t e d r a l e e d i n a l t r e c h i e s e , p a r t i c o l a r m e n t e ne l t e m p i o d i S . R o s a , i n r i p a r a z i o n e d e l l e sa-

1 Prot. n. 415, ed altro al gen. Zappi (n. 416). Entrambi rispondevano telegraficamente (n. 418.419). Il conte Fani era un vecchio tipo di genti-luomo, saldo nel suo at taccamento al Pontefice. Morì il 15 gennaio 1875, e ne fece il necrologio il Padre di Famiglia (IV, n. 34). Secondo quanto invece ne scriveva la Gazzetta di Viterbo (ti, n. 47) sarebbe stato pieghe-vole, sì da prender le forme che dar gli si volevano. Suo mentore e guida era l ' aw . Carlo Fretz, a cui lo stesso giornale nulla poteva rimpro-verare, se non di aver vestito l 'abito di pre te fino a 25 anni e di esser r imasto tale, non ostante l 'abito civile (I, n . 49). Era anch'egli fior di galantuomo e molto esperto nelle faccende del Comune, di cui fu segre-tario sino al 1870.

486 LIBRO XI ir

crileghe gesta compiutevi , si rendevano grazie a Dio ed ai Santi Prote t tor i per l 'o t tenuta l iberazione 2 . Seguiva immedia tamen te un indirizzo della Magist ra tura , anche a nome del Consiglio nel quale « dopo i calamitosi avvenimenti da cui per opera di selvaggie masnade fu funestata la città » si mani fes tavano i sent iment i di devota e fedele suddi tanza della capitale del Pa-t r imonio che « ispirata alle gloriose tradizioni ed ai monu-menti cari che custodisce, noti cede ad alcuno in ossequio in-tero e costante ed in lealtà ferma ed affettuosa verso il capo della Chiesa, sia nell'esercizio dei suoi diritti divini, sia nella sua autorità ed indipendenza di sovrano temporale »3 . Ed inol-tre la stessa Magis t ra tura , in una ad altri tredici ci t tadini f r a possidenti e negozianti « per dovere di coscienza, per senti, mento di onestà ed in omaggio alla verità », p ro tes tava cont ro il preteso plebiscito, unico a t to che avrebbe po tu to compro-met te re l 'onore della città, tenutosi « sotto la piti spaventosa pressione e collo specioso pretesto d'invocare un pronto soc-corso », ed al quale avrebbero par tec ipa to sol tanto gli emi-grati della Provincia 4 . Comunque fossero anda te le cose, si cercò di cancellare ogni traccia di quella manifestazione, richia-mando in Roma tutt i gli att i relativi e quan to al t ro si riflet-teva all 'occupazione gar iba ld ina 5 . Al con t ra r io i capi dell 'emi-grazione presentavano un memoria le alla Camera dei Depu-tati del Regno, nel quale protes tavasi contro la non accetta-zione da par te del R. Governo « degli splendidi, regolari e spon-tanei plebisciti » della Provincia di Viterbo, osservando che « la pieghevolezza dei governanti italiani aveva servito la prepoten-za straniera»6. Il par lamento , come al solito, fece il sordo a quelle r imos t ranze intento solo a r imescolare il pu t r i dume

2 Giornale di Roma, 8 novembre - Relazione Fretz. 3 Riforme, CLXXII, f. 46. 4 Prot. n. 426. 5 Prot. n. 424. Si faceva osservare che la cifra dei voti era incompati-

bile con quella del censimento della popolazione, escludendo, come abbia-mo altrove già affermato, le donne, i fanciulli, i malati, gli assenti, non che il breve tempo in cui era stata aperta la votazione. Ma l'asserzione che vi avessero preso parte soltanto gli emigrati, era in contraddizione alla pressione che si diceva esercitata dai Garibaldini.

6 MAINBRI, p. 656-658. E' in data 3 dicembre da Orvieto a f irma Erme-negildo Tondi e Francesco Carnevalali per Viterbo, Marcelliano Lucchetti per Toscanella, Pietro Gelati e Bonifacio Cataldi De Cesaris per Roncigito-ne, Domenico Alfonso Agosti per Bagnorea.

CAPITOLO III 487

d e l l a p o l i t i c a d i R a t t a z z i , p a l l e g g i a n d o s i d a p a r t i t o a p a r t i t o la r e s p o n s a b i l i t à d e l d i s a s t r o d i M e n t a n a 7 .

L ' i n g r e s s o i n V i t e r b o d e l l ' e s e r c i t o a l l e a t o s e g u ì n e l p o -m e r i g g i o d e l 9 n o v e m b r e . N ' e r a n o a c a p o il g e n e r a l e P o t h i e r p e r i F r a n c e s i e lo Z a p p i p e r i P o n t i f i c i , c h e m a r c i a v a n o a f i a n c o u n o d e l l ' a l t r o , a l t e z z o s i , c o m e s i t r a t t a s s e d i u n a c i t t à c o n q u i s t a t a 8 . D o p o u n a b r e v e c o m p a r s a p e r ò , gl i s t r a n i e r i s i r i t i r a r o n o d a l l a n o s t r a C i t t à , t o r n a n d o v i n e l g e n n a i o 1868 e s t a b i l e n d o v i a l l o r a u n c o m a n d o d i b r i g a t a 9 e l ' o c c u p a z i o n e , n o n o s t a n t e i p a t t i d e l l a f a m o s a C o n v e n z i o n e e le e q u i v o c h e d i c h i a r a z i o n i d i N a p o l e o n e 10, d u r ò f i n o a q u a n d o n o n s c o p p i ò la g u e r r a c o n la P r u s s i a .

V i t e r b o e p r o v i n c i a e r a n o o r m a i ( t r a n q u i l l e , a n z i a n c h e t r o p p o , s e c o n d o i g i o r n a l i l i b e r a l i n , e la g u a r n i g i o n e f r a n c e s e

7 Alti Parlamentari. Il libro bianco presentato da Menabrea, con do. oumenti diretti più ad accusare che a scusare il precedente governo, fu ben definito piuttosto nero, prova delle nostre vergogne (Salvatore Farina, Schizzi parlamentari, cap. 21). Ed uno dei più zelanti esecutori degli ordi-ni ministeriali confessava che l'azione del governo dall 'ot tobre in poi « non era pagina da farci onore » (GADDA, l.c., p. 449).

8 Prot. n 420 - Cfr. Victor Hugo, nel Carme « Mentana ». 9 Nel Moniteur del 12 ciò si giustificava per l ' insufficienza di alloggi

in Civitavecchia, ove si erano concentrati dal 2 dicembre. L'annuncio della venuta fra noi è del 16 ed il 18 giungeva la p r ima colonna (Prot. n. 492493).

Vi erano stati invece, nel novembre-dicembre, tentativi degli emigrati di passare il confine (cfr. Gazzettino di Roma ed Osservatore Romano). Corse anche voce che vi fossero stati scontri cogli zuavi, ciò che era smen-tito dal Gazzettino di Roma del 20. Questa volta Mazzlni, intempestiva-mente come spesso gli succedeva, non escludeva la sollevazione del Vi-terbese, purché simultanea al moto romano (Lett. 25 febbraio 1868 -Epist., LUI, p. 353).

10 Napoleone promise a La Marmora il r i t i ro delle t ruppe, appena as-sicurato l 'ordine (Moniteur, 12 novembre), ed alla r iaper tura del Parla, mento dichiarava che, non essendo stata osservata la Convenzione, aveva dovuto spedire di nuovo truppe in Roma, ma, poiché la calma era quasi int ieramente ristabilita negli Stati del Papa, sarebbe prossimo il rim-patr io delle medesime. Il Pepoli poi, coraggiosamente, scriveva all'im-peratore che si at tendevano fatti , non parole, essendo la permanenza delle t ruppe « un errore madornale » (Lett. 13 nov., in BIANCHI, C. MATTEUC-CL, p. 408409). Ad aggravare le cose sopravvenne il famoso jamais di Eu-genio Rouher (5 dicembre 1867). « L'Italia, disse, non si impadronirà di Roma, la Francia mai sopporterà tale violenza, ma essa chiederà all'Italia la rigorosa esecuzione della Convenzione, altrimenti vi supplirà essa Stes-sa ». Ed era così che la Francia avrebbe osservato la Convenzione? Se il padrone giuocava nell'equivoco, almeno il ministro parlava chiaro.

11 La Riforma (15 e 22 novembre) qualificava queste popolazioni abbru-tite ed ignare di quel che fosse Italia, unità e l'bertà.

488 LIBRO X I ir

era r ido t ta a fa re il servizio di pa ra ta nelle festività civili e religiose, p reparandos i in s i f fa t to modo alla debacle del 1870.

Il Comune, come di consueto, fu obbl igato ad ant ic ipare le spese del casermaggio in s o m m a mol to super iore alle sue r isorse, pe r esserne r imborsa to a stento, e dopo re i te ra t i re-clami, sì da fa r sca t ta re lo stesso p rono ed ossequiente Gon-faloniere, che p ro tes tò con t ro quello « continua vessazione » 12.

Nel concis toro del 13 marzo 1868 il vescovo Gonnella, qual r iconoscimento delle sue benemerenze , fu elevato al cardina-lato 13. Una deputazione di Viterbesi si recò in Roma a con-gra tulars i con sua eminenza ed a r ingraziare il pontef ice , che p rof fe r ì parole di compiac imento e d 'encomio per la condo t t a tenuta dalla ci t tà nelle u l t ime vicende poli t iche ,4. Anche da Torino, pa t r ia del Gonnella, due dist int i personaggi si r ecarono presso di lui a presentargl i un indirizzo in cui si espr imevano i sent iment i del Clero, del popolo e del pat r iz ia to a colui che consideravano « uno dei più illustri concittadini » e pe r il qua-le veniva « onorato e riverito il nome subalpino » ,5.

Al r i to rno dall 'Urbe, il 18 apri le, il bene ama to p o r p o r a t o era accolto nella nos t ra Città con grandi feste, par tec ipandovi anche le t r uppe f rances i col generale Raoult alla tes ta 1 6 . Il Comune, benché s t r ema to di mezzi, gli o f f r iva un ricco dona-tivo 17 e l 'Accademia Fi larmonica, allora f iorent iss ima, eseguì in di lui onore, l 'ora tor io Giaele di Mercadante 18.

I! Gonnella, q u a n t u n q u e ossequiente al pontef ice, in quan-to r iguardava la di lui politica, pu re aveva vedute a lquan to mo-

12 Prot. 1869, n. 926, 1048 e segg., 2310, 2416. Si antistavano circa 100.000 lire l'anno, la liquidazione si faceva con grande ritardo, e non si davano che acconti. Secondo la relazione Pila (in Misceli. XVIII, n. 52) il Comune era r imasto creditore di L. 192.960.

13 Acta S. Sedis, I I I , p. 497 - GAMS, App., p. 6 - Fu pubblicato il 16 e gli fu assegnato il titolo di S. Maria in Minerva (CRISTOFORI, Cronotassi cit.).

14 Riforme, CLXXII, f. 55 . Prot. n. 560, 567. 15 In data 25 marzo 1868 (da stampa). 16 Manifesto del Gonfaloniere del 17 aprile, con cui s'invitava la popo-

lazione ad illuminare la sera il prospetto delle case. 17 Consisté in due grandi candelabri d 'argento, sul cui basamento s'er-

geva una colonna con bassorilievi e sopra un amorino che reggeva il lume, in due ampolle d'argento, con piat to e campanello.

18 17 maggio 1868. Ne furono interpreti: Filomena Schenardi mezzo so-prano, Antonio Donati tenore, Ercole Cappelloni basso, sotto la dire-zione del maestro Paolo Carletti (Libretto Monarchi, 1868, Misceli. XVIII, n. 68). La stessa Accademia eseguì il 14 marzo 1869 lo Stabat Mater in Rossini (Programma in Misceli. XXI, n. 23).

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derno, specialmente in la t to di is truzione pubblica, r imasta nelle stesse condizioni di 40 anni indietro. Svi luppando mag-giormente l ' insegnamento pr imario , onde so t t r a r r e i figli del popolo da l l ' ana l fabet i smo a cui e rano condannat i , istituì scuole serali e festive 19 ed occor rendo all 'uopo nuovi maestr i , ricor-se a l l ' amminis t raz ione comunale per averne i mezzi necessari. La mag i s t r a tu ra — sembra impossibile ! — rispose che non se ne ravvisava il bisogno e, comunque , non essere ciò di sua spe t tanza 2 0 . Ci volle tut ta l 'autori tà e la pers is tenza dell'emi-nente uomo per s t r appa re al Consiglio comunale un contri-bu to 2 1 . Del res to lo zelante vescovo trovava resistenze ed osti-lità anche in par te del clero, tanto che, per il r i tegno dei più dotti sacerdoti ad assumere la direzione del collegio vescovile, che volle dividere dal Seminario , « non polendo, a suo crede-re, nn'edneazione connine per chierici e laici che riuscire di-fettosa per entrambi», fu cos t re t to a r i ch iamare i Gesuiti2 2 , provvedimento che die luogo da par te del clero secolare ad un r icorso alla S. Congregazione del Concil io2 3 . A comple tamento del pubbl ico insegnamento si propose anche di fondare una scuola agrar ia sul tcn imento della Palanzana, da r idurs i in par-te a podere model lo 2 4 .

Iq Prot. n. 18 - FRONTINI, p. 17-18 - Furono aperte il 23 gennaio 1867, nei due centri presso il Seminario e nel locale degli /giwrantclli; nel 1869 se ne istituiva altro ne!VOrfanotrof io e di poi un quarto in S. Faustino. Sacerdoti e giovani laici si prestavano gratuitamente ad insegnare. Notisi che nel 1866 le scuole maschili erano frequentate soltanto da 214 alunni, mentre nelle femminili erano iscritte 300 fanciulle. Quest 'ultime erano te-nute dalle Maestre Pie Venerini, a cui il Comune dava un annuo sussi-dio di L. 1345 <Riforme citate, f. 15.17).

20 Arti Magistratura, n. 167 - FRONTINI, p. 17-18, accennava al dubbio di alcuni « ve tornasse o no conto di colale istruzione », concludendo che l'istruzione c pei se cosa buona, purché non volga ad occasione di mal fare.

21 Riforme. CLXXII. p. 11-14. 22 Incart. XI. I - Prot. n. 699 - Atti Magistr. p 167 - Riforme cit., f.

83-85. Peir il Seminario chiese il locale del Gesù, di dominio diretto dell'Or-fanatrofio ed in quanto all'utile, del Comune, il quale non si mostrò alie-no di cederlo, quante volle fosse possibile t rasportare altrove la casalina, al cui uso era adibito.

23 Pi EROTTI , p. 14 - FRONTINI, p. 18-19, il quale riconosceva giusto il prin-cipio della separazione, non nascondendo però che il fondo assegnato alla pubblica istruzione, scisso e ripartilo in due, mal rispondeva ai bisogni dell'uno e dell'altro, e che il Seminario non poteva abdicare alla propria dignità.

24 FRONTINI, p . 16

490 LIBRO XI ir

C e r c ò a l t r e s ì d i r i s o l v e r e la q u e s t i o n e de l C i m i t e r o 2 5 , a l l a cu i c o s t r u z i o n e r i u s c ì f i n a l m e n t e a f a r d e c i d e r e il C o m u n e , c h e d i é l ' i n c a r i c o a l l ' a r c h i t e t t o V e s p i g n a n i d i c o m p i l a r e il r e l a t i v o p r o g e t t o 2 6 . R a c c o g l i e n d o po i l ' i d e a de l B e d i n i c i r c a il t e m p i o di S. R o s a , si p o n e v a a c a p o d i u n c o m i t a t o di p e r s o n a g g i s ì e c c l e s i a s t i c i c h e s e c o l a r i o n d e e l e v a r l o a p i ù c o n v e n i e n t e s p l e n -d o r e .

U n a p r o p i z i a o c c a s i o n e si p r e s e n t ò ne l 1869 a l l a c i t t a d i -n a n z a v i t e r b e s e p e r d i m o s t r a r e « i sinceri sentimenti di filiale devozione al supremo gerarca della Chiesa » : la r i c o r r e n z a d e l g i u b i l e o s a c e r d o t a l e di P i o IX (11 a p r i l e ) . I l C o m u n e gl i o f f r i v a in d o n o u n a r i p r o d u z i o n e in a r g e n t o m a s s i c c i o de l q u a d r o d i R a f f a e l l o c o n o s c i u t o s o t t o il n o m e d i « Madonna della Seggio-la » 27, e d a p p o n e v a s u l l a f a c c i a t a d e l c iv i co p a l a g i o u n a m a g n i -l o q u e n t e i s c r i z i o n e a c o m m e m o r a r e l ' a v v e n i m e n t o . Le d u e ac -c a d e m i e f e c e r o a g a r a p e r c e l e b r a r l o i n p r o s a , in v e r s i e in

Fin dal 1867 invitava il Comune a nominare una deputazione per for-mulare il relativo regolamento (prot. 1867, n. 6). Si sollevarono opposi-zioni da coloro che possedevano sepolture gentilizie (n. 315). Ciò non ostante, il regolamento si faceva e veniva il 20 giugno 1868 trasmesso al Vescovo (prot. n. 653), il quale, nel f rat tempo, faceva chiudere alcune se-polture nelle chiese, non cessando di far continue premure per l 'apertura del Cimitero (prot. n. 494, 747, 773 , 794).

26 Riforme cit , f. 25 e segg. - Prot. n. 851, 860, 2313, 2319. La scelta del terreno in contrada S. Lazzaro, scartate le località del Paradiso e de' Cappuccini, perché site a monte della Città, fu deliberato in Consiglio con voti 13 contro 9. Ed in seguito, non ostante altre opposizioni in-contrate, fu definitivamente adottata. (Verbali Cons'gliari, 1872, II, p. 42). Il progetto compilato dall'arch. Vespignani importava la spesa di lire 458.716,93, somma che si trovò sproporzionata alle risorse comunali, ma la commissione incaricata di rivederlo riferì non esser possibile modificar-lo, poiché si sarebbe alterato in modo da guastarne l 'armonia. (Ivi, p. 208, 236 . Relazione nel Cod. Coni. 1931).

27 Fu il delegato apostolico a sollecitare il dono (Lett. 17 marzo - Atti Magistr. p. 168). Costò scudi 200. Era poggiato su basamento di marmo, con cimosa verde e base nera. Sulla fascia rossa era una guarnizione di rose d'argento. Nel fondo centrale s'incastonò una reliquia di S. Rosa e nei due laterali, in una fu soolpita l 'arme della Città, e nell'altra l'iscrizione: « Pio IX P. M. - Ordo et Popuhis Viterbiensis - III Idus Aprilis MDCCCLXIX ». Il Comune pubblicò inoltre un manifesto (Misceli. XVIII, n. 53).

Tutti i Comuni della Provincia presentarono doni, chi in denaro, chi in generi (Bagnaia, 100 bottiglie di vino, Montefiascone e Vignanello an-ch'essi fiaschi di vino, Marta due capitoni, Toscanella sei rubbia di grano, ecc. - Misceli. XVIII, n 59).

CAPITOLO III 491

m u s i c a 28. I l P o n t e f i c e p e r t a l i m a n i f e s t a z i o n i r i n g r a z i a v a la no-s t r a c i t t à « che in mezzo a spaventose vicende si meritò singo-lare elogio di fedeltà », a t t e s t a n d o l e la s u a p a r t i c o l a r e b e n e v o -l e n z a 29.

F r a t t a n t o gli a v v e n i m e n t i p o l i t i c i s i a n d a v a n o s v o l g e n d o c o n m o t o p r e c i p i t a t o , a v v i a n d o s i a l l a f a t a l e r i s o l u z i o n e d e l l a q u e -s t i o n e r o m a n a .

I l g o v e r n o d i F i r e n z e n o n a v e v a c e s s a t o di i n s i s t e r e p r e s -s o N a p o l e o n e p e r il r i t i r o d e l l e t r u p p e f r a n c e s i d a R o m a , se-c o n d o i p a t t i d e l l a C o n v e n z i o n e c h e u f f i c i a l m e n t e s i d i c h i a r a v a t u t t o r a e s i s t e n t e e s o l t a n t o s o s p e s a n e i s u o i e f f e t t i 3 0 , q u a n -t u n q u e a u t o r e v o l i u o m i n i p o l i t i c i , d o p o la c a t t i v a p r o v a f a t t a n e , p r e f e r i s s e r o t o r n a r e a l l o « stata quo ante » 3 1 . N a p o l e o n e , p e r l a v a r s e n e le m a n i , p r o p o s e u n a d e l l e s o l i t e c o n f e r e n z e , r i t e -n e n d o c h e i r a p p o r t i d e l l ' I t a l i a c o n la S . S e d e i n t e r e s s a n d o l ' E u r o p a i n t i e r a , d o v e s s e r o e s s e r e r e g o l a t i c o n u n a t t o i n t e r n a -z i o n a l e . M a il t e n t a t i v o a b o r t ì , c o m e s e m p r e , p e r la r e n u e n z a d ' e n t r a m b e le p a r t i c o n t e n d e n t i a p o r r e in d i s c u s s i o n e e d a f a r d e c i d e r e d a t e r z i i l o r o d i r i t t i 3 2 , e d ' a l t r o n d e le p o t e n z e e s t r a n e e

28 Osservatore Romano 15 aprile n. 86 e 13 maggio 1869, n. 109. Quella degli Ardenti tenne una seduta straordinaria nell'aula magna del Palazzo Comunale, in oui pronunciò la prolusione il dr. Innocenzo Nuvoli, medico primario dell'Ospedale, e la Filarmonica eseguì due grandi concerti nel salone d'ingresso dell'Episcopio (Programmi, in Misceli. XVIII, n. 56). Altro trat tenimento ebbe luogo il 23 gennaio 1870 (Programma, in Misceli. XXI, n. 24).

29 Lett. 31 luglio 1869 (Prot. n. 2073 - Riforme cit., f. 125 - Misceli. XVIII, n. 58).

30 Discorso della Corona del 10 novembre 1867. MASSARI (Vittorio Ema-nuele, p. 380-381) pubblicò una lettera di Pepoli a Napoleone, intesa a sol-lecitare il richiamo delle truppe. Il 27 dicembre l ' imperatore significava a Menabrea il progetto Rouher di r imettere in vigore la Convenzione e di stipulare un t ra t ta to di alleanza (nel t imore di una guerra con la Prussia), nel quale si stabilisse che, eccetto Roma, fosse il governo italiano autoriz-zato a porre una guarnigione nelle altre città dello Stato Pontificio, a che il nostro presidente del Consiglio aderiva, considerandola non una soluzione definitiva, ma tale da preparare la via ad un'intesa (DE VECCHI, Dai ricordi politici di C. N'gra, in N.A. voi. 371, 1934, p. 181-184).

31 Carteggio Castelli, II, p. 324 - CRISPI, Carteggi, p. 317 - GUICCIOLI, Quintino Sella, I, p. 262. Ed invero, col r i torno delle t ruppe imperiali, si era di fat to annullata la Convenzione, e, conseguentemente, l'Italia ave-va riacquistato la libertà d'azione. V'era anzi chi la considerava nulla fin dall'origine, avendo ciascuna delle parti voluto una cosa diversa da quella apparentemente conclusa (SCADUTO, O.C., p. 103 e segg.).

32 Menabrea, rispondeva che avrebbe preferi to un nuovo accordo fran-co-italiano, ma aderiva in massima, salvi « i diritti inalienabili dell'indi-

492 LIBRO XI ir

a d e r i v a n o a m a l i n c u o r e a q u e l p r o g e t t a t o c o n g r e s s o di m a r c a f r a n c e s e , e s p r i m e n d o la l o r o d i f f i d e n z a e d a c c a m p a n d o p i ù o m e n o e s p l i c i t e r i s e r v e 33. I n o l t r e s u l l a r i b a l t a de l t e a t r o eu-r o p e o e r a c o m p a r s o u n a t t o r e di p r i m o r a n g o , O t t o n e Bi-s m a r c k , il q u a l e , v o l e n d o a c c a p a r r a r s i l ' a m i c i z i a d ' I t a l i a , in-t r i g ò p e r m a n d a r e a m o n t e la c o n f e r e n z a , f a c e n d o i n t r a v e d e r e c h e q u a n t o n o n p o t e v a a t t e n d e r s i d a l l a c a t t o l i c a F r a n c i a , s i s a r e b b e p iù f a c i l m e n t e o t t e n u t o a m e z z o de l l a P r u s s i a l u t e -r a n a 34.

pendenza ed unità d'Italia », ed in attesa sempre di « una soluzione pa-cifica che desse Roma alla Nazione » (Discorso 13 dicembre 1867). Il Par-lamento il 22 approvava tale dichiarazione con 201 voti, contro 122 e 8 astenuti!

Dal suo canto Pio IX ripeteva il ritornello obbligato della inalie-nabilità del dominio temporale della Chiesa, reclamando anzi la restitu-zione delle Provincie toltegli. Ofr. ROTHAN, L'Alemagne et l'Italie, p. 298-299, 338-339.

33 II Times il 19 novembre 1867 scriveva: « Tutto ciò non scioglie la questione, ma l'aggiorna soltanto. La sola soluzione possibile è l'aboli-zione del potere temporale o lo sfacelo d'Italia ! ". E.xcusez de peti!

34 In Parigi si cantava: On dit qtie Cavour n'est pus mort - Pitisque voti Bismarck vit encore - C'est le Prttssien qui se derange - Et qui cher-che tout bonnement - line querelle d'Allemand » (Stephanie de Tascher de la Pagerie, Mon sejour aux Tuileries - Paris, 1893, III , p. 20).

Cavour fin dal 1858 aveva tastato terreno per un'alleanza con la Prus-sia (Lett. 9 febbraio - CHIALA, VI, p. 178). Nel 1862 Bismarck chiedeva: " Oliale sarebbe il contegno dell'Italia in una guerra austro-prussiana? " Gli si rispose: « Starebbe coi nemici dell'Austria » (PASOUNt, Memorie, p. 319). Fin dal 1866 il Cancelliere nutriva speranza che la questione roma-na, alterando i nostri rapporti con la Francia, ci avrebbe avvicinati alla Prussia, Memorandum ad Usedoni, in MILLER, Politica segreta italiana, p. 366 e segg. - COVONE, p. 287). Garibaldi nel 1867 (BENEDETTI, Ma mission en Prussie, p. 266) e Mazzini (Epistol. , LXXXV, p. 167 e segg. - LXXXVII, p. 181) se l 'intendevano con lui; e corse anzi voce che i volontari fossero sovvenzionati dalla Prussia (CASTELLI, I, p. 336). Ciò è una esagerazione, ma certamente vi furono colloqui fra il Cancelliere ed i messi di Garibaldi (Deutsche Rundschan, 1. dicembre 1906, p. 440 e segg ). Cfr. anche DE LA GORCE, VI, p. 164. In Firenze gli elementi più acoesi facevano dimostra-zioni in favore della Prussia ed avvenivano continui battibecchi e duelli fra essi e i francofili (PESCI, o.c., p. 222-223). Edgar Quinet, in una lettera al Temps, esclamava profeticamente: « La seconda spedizione romana vale per la Prussia una seconda Sadowa; senza muoversi si è messa al no-stro posto e noi ci siamo trafitti con la nostra stessa spada ! ». Aggiun-gasi che, mandando a monte il Congresso, Bismarck calcolava che gl'Ita-liani, per aver la loro capitale, dovevano contare sulla cooperazione della Prussia e quindi abbandonare a sé la Francia (CHIALA, Pagine di storia contemporanea, I, p. 33). E Negri (Il Pr. di Bismarck, in N.A., CLXIII, p. 291) osservava che, se egli rese servigi all'Italia, lo fece solo perché gli giovava di avere una carta eccellente al suo giuoco (E non è fa t ta così la politica di qualsiasi uomo di stato antico e moderno?).

CAPITOLO III 493

Tut tavia le t ra t ta t ive f r a i governi di Firenze e Parigi non f u r o n o t roncate , r ip rendendos i di quando in quando, a lunghi intervalli .

L ' ape r tu ra del (Concilio Ecumenico servì di p re t e s to al p ro lungamento dell 'occupazione f rancese , dicendola necessar ia a tu te lare l 'ordine, non che la l ibertà dei r appresen tan t i della int iera cat tol ici tà3 5 , con t ra r i amente , si intende, a quan to al ri-guardo r i teneva il governo i ta l iano 3 6 . Ma invece la politica imperiale si p roponeva ben a l t ro : mantenere , cioè, un piede a t e r ra nella nos t ra penisola pe r paral izzare l 'azione del regio governo, quan te volte non riuscisse ad averlo a l leato 3 7 . E r a più possibile, dopo Mentana, una qua lunque alleanza con la Francia napoleonica? I chassepots , provat i sopra i volontari di Garibaldi , come « in corpore vili », avevano fe r i to mor t a lmen te l 'antica amicizia. Magenta e Solfer ino e rano d iment ica te 3 8 , e l ' imprudente , impolit ico, j amais di Rohuer , che r ibadiva il « non possumus » del Pontefice, aveva più che mai o f feso l ' amor p rop r io nazionale, scorgendovi più che una vanter ia , una vera s f ida 3 9 . Tut tavia dai sovrani , più facili ad obl iar le offese che i popoli, si ge t ta rono le basi di un accordo, a cui avrebbe par tec ipato , n ientemeno, anche l 'Austr ia 4 0 . Il governo italiano,

35 Thiers, difendendo la politica imperiale verso il popolo, aveva det-to che l 'Europa intiera si sarebbe presa gioco della Francia, se si fosse abbandonata.

Lo stesso Favre richiesto del suo parere, fece notare la contradizio-ne in cui si sarebbe trovato il governo francese abbandonando il pontefice, proprio allorquando aveva maggior bisogno di pace e sicurezza (Rome et la Republique Francaise, p. 25).

36 II governo italiano, d'accordo con quello di Baviera, aveva chiesto che almeno durante il Concilio fosse r imosso il corpo francese, a che la libertà fosse uguale per tutti (MANNING, L'istoria vera del Concilio Vaticano, p. 55 - MASSARI, Vittorio Emanuele, p. 405 e segg.).

37 Così la pensava Menabrea (BONFADINI, p. 446) e con lui Mazz'ni (Corrisp. ined., p. 135).

3 8 II padre Tosti scriveva: « lo penso che i fucili Chassepots a Menta-na abbiano aperta una ferita insanabile nel fianco della dinastia napoleo-nica » (DE CESARE, I I , p . 347).

39 Rohuer dovè giustificarsi dicendo che la parola sfuggitagli nel calore della discussione era s tata esageratamente interpretata (MASSARI, l.c.).

40 Vittorio Emanuele, oltre dell'inviato ufficiale Nigra, si giovava del Vimercati, agente della polizia segreta in Parigi, quale intermediario in quelle trattative (GUICCIOLI, I, p. 241, 279, 282), a cui però il Nigra (Ri-cordi diplomatici, in N.A., 1895, p. 5-6) negava qualsiasi importanza. Ad ogni modo Chiala (Pagine, I, p. 35) le chiamava « assaggi di negoziati ».

494 LIBRO XI ir

a sua lode, si mos t rò int ransigente sul pun to del r i t i ro del corpo di occupazione da Roma, p re tendendo altresì la facol tà di pres id iare sul momen to con le t ruppe regie le varie ci t tà dello S ta to Pontificio, p r inc ipa lmente Viterbo, ed eventual-mente anche l 'Urbe 41.

Napoleone si oppose dicendo « essere t roppo al to il prez-zo » 42 e p iu t tos to si r ipromet teva di far cedere dall 'Austria il Trent ino e la Venezia Giulia sino all 'Isonzo, r inunziando per propr io conto ad una par te della contea di Nizza 43. In te r ro t t i i negoziat i4 4 vennero febbr i lmente r ipresi nel luglio 1870 sus-seguendosi lettere confidenziali tra sovrani, te legrammi di s ta to e s t raord inar ie ambascer ie . Progett i e controproget t i f u r o n o formulat i , discussi, cor re t t i 4 5 . All 'ult im'ora, col laccio alla gola, f ina lmente Napoleone consentiva alla esecuzione immedia ta e completa della Convenzione in cambio della stipulazione di un t ra t t a to il quale, q u a n t u n q u e avesse per oggetto la neut ra l i t à a rma ta , e la mediazione diplomatica, avrebbe potuto, per ne-cessità di cose, dar luogo ad un intervento nella guerra con la Prussia. Perciò il governo di Firenze, che ormai aveva in pu-gno le sorti di Roma, volle che nella Convenzione si aggiunges-sero « patti più conformi ai voti ed agl'interessi dei Romani e dell'Italia » e qual capar ra del l 'accordo chiedeva che l 'esercito italiano potesse occupare qualche pun to strategico, Vi terbo

(Cfr. Boi RGEOIS-CLERMOKT, Rome et Napoléon III, p. 224 e segg. - DF. CESARE, I I , p . 425 e s e g g . - DE LA GORCE, V I , p . 346-348 - DE VECCHI, LE , p . 185 e segg., 191 - MASSARI, p. 400 e segg.

41 DARIMON, L'agonie de l'empire, Paris, 1876, p. 7 e segg. - GUICCLOL.1, I, p. 242-243 - Revue des deux mondes 1-15 aprile 1878 - ROTHAN, II, p. 43.

Lanza, benché simpatizzasse per la Francia, scriveva: « Solo la cessione di Roma può giustificare un trattato ». Vittorio Emanuele, nell'occasione del suo viaggio a Berlino nel 1873, ebbe a dire all ' imperatore Gu-glielmo, indicando Minghetti e Visconti-Venosta: « Senza quei signori vi avrei fatto la guerra ». (COMANDINI-MONTI, V, p. 220).

42 Cart. Castelli, II, p. 536 - ROTHAN, p. 55. « Boi;ROBOIS-C.LBRMONT, p . 224 e s e g g . - CIIIALA, I , p . 35-36 - G u t c c i o i . i ,

I, p. 281 - DF VECCHI, p. 185 e segg. - RATTAZZI, II, p. 163, 211 e segg. 44 Nel luglio 1869. Nigra scriveva esser un circolo senza uscita. L'opi-

nione italiana non ammetteva alleanze se non a condizione di aver Roma, e il gabinetto francese si credeva impegnato a sostenere il Papato (DE VECCHI, p . 192).

45 BOURGEOIS-CLERMONT, p . 252 e segg . , 276 e s e g g . - GUICCIOLI, I , p . 270 e segg., 279 e segg. - NIGRA p. 13. Va notato che anche Vittorio Emanuele, quantunque proclive ad un accordo, lo subordinava al ritiro delle truppe francesi (Lett. 9-10 luglio 1870 a Visconti-Venosta).

CAPITOLO III 495

[cioè], s empre in p r ima linea nel te r r i tor io pont i f ic io 4 6 . L'im-pera to re ancora una volta, sot to l ' influenza del pa r t i to clerica-le, di cui era por tavoce l ' impera t r ice e pe r consiglio dei mi-nistr i , r i spondeva negat ivamente , f acendo di re che non poteva, per d i fendere l 'onore della Francia sul Reno, sacr i f icar lo sul Tevere4 7 . Svanì così ogni proge t to di alleanza, to rnandos i alla esecuzione pura e semplice della convenzione del 186448.

Il 2 agosto 1870 la guarnigione s t ran ie ra lasciava per sem-pre Vi terbo 49. Chi scrive r icorda ancora lo sf i lare d isordinato di quei soldati, che se ne andavano tr is t i e pensierosi la mag-gior par te , men t re pochi, specia lmente gli ufficiali, esal tat i dal vino, cantavano le s t ro fe della Marsigliese. Quella par tenza , così poco disciplinata, a quant i vi ass is terono faceva facilmen-te presagire la d isfa t ta , che perciò non sorprese a f f a t t o quan-do ne giunse la notizia, benché si lamentasse il sacrif icio di tan te vi t t ime dell 'ambizione napoleonica, f r a cui il generale Raoult u l t imo comandan te di ques to presidio, m o r t o poi eroi-camente in comba t t imen to .

Non perciò cessarono i tentat ivi da par te di uomini di s ta to onde persuadere Napoleone sulla convenienza di consen-tire all ' I tal ia condizioni più vantaggiose della mera osservan-

46 BOURGEOIS-CI.ERMONT, p . 282 e s e g g . , 290 e s e g g . - GUICCIOLI, I , p . 275, 279 e s e g g . - NIGRA, p . 15.

Il De Beust per l'Austria sosteneva le richieste dell'Italia, facendo osservare al Papa: « Non è meglio vedere il S. Padre sotto la protezione dell'armata italiana, che in lotta colle imprese garibaldine? » E pregava Napoleone di togliere agl'Italiani la spina romana. E Francesco Giu-seppe era d'accordo col suo ministro. Al contrario il Goltz, ambascia-tore di Prussia, credeva che; l 'Italia pe r il miomento non avesse bisogno di Roma, non essendo il possesso di quella città che un'aspira-zione rivoluzionaria !

47 Telegramma Gramont in B. Clermont, p. 298. Balan (II, p. 1000), ostilissimo Napoleone, osservava che qualche migliaio di soldati di più sul Reno poco contava, mentre in Roma valeva assai, e contestava inol-tre all ' imperatore il diritto di fa r suo il detto di Francesco I (p. 1004).

48 Dichiarazione Visconti-Venosta del 31 luglio - B. CLERMONT, p. 309, 314, 321, 329, il quale qualifica cieco e colpevole il contegno di Na-leone. De LA GORCE (VII, p. 210-211) ritiene invece che neppure il comple-to abbandono del Papa avrebbe ormai assicurato l 'intervento italiano. Cfr. su tale periodo AVANCINI, Napoleone III e l'Italia, in Ross. St. del risorg., XVI, p. 87 e segg.

49 Memorie particolari. Lo stesso giorno il governo francese comuni-cava l 'ordine di evacuazione a quello di Firenze, che il 4 ne prendeva atto. (CADORNA, Per la liberazione di Roma, p. 31).

496 LIBRO XI ir

za della Convenzione, per averne l 'aiuto sì morale che mater ia le nel confl i t to con la Prussia. Lo stesso Vit torio Emanuele , sem-pre ben disposto verso l 'antico alleato, con la sua generosi tà d 'animo più for te in lui che la f r edda ragione di stato, inviava un messo a l l ' imperatore , e dei proposi t i del re si faceva au-torevole eco in senato Cialdini il quale propugnava add i r i t tu ra l'alleanza f ra le due nazioni lat ine5 0 . Tu t to f u inutile dinanzi la caparbie tà di Napoleone, il quale avrebbe perf ino de t to « che preferiva vedere i Prussiani in Parigi piuttosto che i Piemon-tesi in Roma »51 . Era dest ino che egli ass is terebbe ad en t ram-bi i due deprecat i avvenimenti ! Sol tanto dopo le pr ime batta-glie perdute , che pre ludiavano ad una ca tas t rofe dell ' impero, a mezzo del cugino Girolamo, si dichiarava pron to a dare il suo esplicito consenso all 'occupazione di Roma, sollecitando in corr ispet t ivo l 'alleanza promessagli . Per la bisogna faceva Napoleone pr inc ipa lmente conto sull 'amicizia del re, a cui si r imetteva comple tamente per le condizioni a cui sarebbe s ta ta concessa, non potendo, né volendo egli « come vinto », alcun che rec lamare 52. E ra ormai t roppo tardi ! Le sorti della guerra e rano quasi decise ed accomunare le nost re t ruppe a quelle f rancesi , avrebbe po tu to coinvolgere anche l 'Italia nella cata-s t rofe . Era r iservato sol tanto a Garibaldi, nella sua i rrespon-sabile iniziativa, di condur re sui campi di bat tagl ia i volon-tari italiani pe r mani fes ta re la solidarietà ai fratel l i latini nel sostenere il pr incipio della nazionalità contro le mire di una razza conquis ta t r ice .

Caduto Napoleone, con lui veniva meno anche la famo-sa Convenzione, considera ta qual pa t to pu ramen te dinastico, e la stessa Francia, padrona dei suoi destini, la repudiava 5 3 .

50 Atti Parlamentari, 3 a g o s t o - CHIALA, I , p . 49-52 - GUACCIOLI, I, p a g . 285-286.

51 CHIALA, p . 67 - MASSARI, p . 515 - NIGRA, p . 21-22 - RATTAZZI, I I , p . 337 e segg. I democratici italiani osteggiavano l'alleanza francese, reclamando la neutralità; non mancava chi preferiva l'unione con la Prussia (Miceli), mentre altri (Nicotera) riteneva che questa sarebbe stata fatale all 'Italia q u a n t o l ' a l t r a (CHIALA, p . 4 4 4 5 ) .

52 Pr. Napoleoni La verilé a mes calunniateurs - BOURGEOIS-CLERMONT, 331 e segg. - DE LA GORCE, VII, p. 221 e segg.

53 « Elle est bien morte » disse Favre a Nigra (Disp. 8 sett. in Ri-cordi della questione romana, p. 114). Tuttavia il governo repubblicano, se dava la sua esplicita adesione all'occupazione di Roma, fece poi delle riserve quanto a costituirla capitale, preferendo Firenze (NIGRA, p. 23).

CAPITOLO III 497

La via di Roma era o rmai ape r t a all ' I tal ia e niuno avrebbe po tu to con t ras t a rne il pieno legit t imo possesso. Eppure , men-t re dalHAlpi jal l 'Etna p ro rompeva il gr ido « A Roma! » « A Roma! » e la s inis t ra p a r l a m e n t a r e minacciava le dimissioni in massa per p romuovere un 'agi tazione nel paese di re t ta a f a r di-ch ia ra re decaduta la dinast ia sabauda e p roc lamare la repub-blica 54, il governo di Firenze tentennava, r i cor rendo al solito so t te r fugio di p ro f i t t a r e di una sollevazione popolare in Ro-ma e nei principali centr i dello s ta to pont i f ic io pe r giustifi-care l ' in tervento dell 'esercito. Speciali agenti si adoperavano al-l 'uopo, che r i fer ivano le cose esser giunte a buon pun to 5 5 . In Vi terbo si notava infat t i una cer ta agitazione, ma tu t to si ridu-ceva a manifes tazioni innocue, a fa r sventolare bandie re tr icolori e ad aff iggere di not te t empo cartell i con la s c r i t t a : Viva l'Ita-lia, abbasso il potere temporale56, non che nel f a r circolare indirizzi che si coprivano di f i rme 57. Corse anche voce che fos-sero qua uccisi due zuavi a t r ad imen to e che fosse scoppiato un grave conf l i t to f r a il magis t ra to munic ipale e l ' au tor i tà mili-tare.

Furono perc iò inviati r inforzi di t ruppe pontif icie, al cui comando era il fana t ico colonnello De Charette, t ipico rappre-sen tan te della menta l i tà zuavista, il quale, con le sue esagerate informazioni , get tava con t inuamen te l 'a l larme, ecc i tando lo s ta to maggiore a p rende re misure con t ro il t e m u t o sconfinamen-to dello s ta to 5S, d ichiarandosi pronto , dal p rop r io canto, alla

54 RATTAZZI, II, p. 347 e segg., 369 e segg. 55 C a r t e g g i o Castelli, I I , p . 4 7 5 4 7 8 - GUICCIOLI, I , p . 288-289 - TAVAL-

LINI, I , p . 393 e s e g g . 56 Rapp. in Tavolimi, II, p . 395, 398. 57 Uno di questi avrebbe raccolto 3500 f i rme (CADORNA, o.c., p. 49). Un

emigrato mazziniano, molto eccentrico, pubblicò un opuscolo con cui voleva provare che unica soluzione sarebbe stata la Costituente.

58 II 17 agosto da Viterbo avvertiva che in Castel Giorgio presso Or-vieto erano accantonati quindicimila italiani, e dava per deciso lo sconfi-namento il 28. Perciò si r i t irarono le t ruppe da Bagnorea, Bolsena, Ac-quapendente e S. Lorenzo, e si ordinava, nell'ipotesi che il, governo di Firenze facesse sorpassare 'il confine da piccoli reparti , d'inviare un graduato ad avvertirli che ciò si riteneva potesse essere avvenuto per equivoco, e conseguentemente ad invitarli a fa r r i torno sul loro terriitorio, offrendosi di accompagnarli. (COMANDINI, IV, p. 1238, 1248). Il giovane barone era invero quanto mai immaginoso, iperbolico, ma coraggioso sino alla temerità (Du CESARE, II, p. 52-53). Cadorna (o.c., p. 217) ne am-

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resistenza ad ol t ranza e di lasciarsi magari schiacciare sot to le rovine della ci t tà p iu t tos to che indietreggiare di un sol pas-so 5 9 . Andava egli infa t t i p r e p a r a n d o un p iano di difesa, ele-vando tr incee presso le por te e munendo la rocca di cannoni e di una mitragl ia t r ice donatagli da un comita to par ig ino 6 0 . Vani sogni di una mente esal ta ta ! Finalmente, dopo un u l t imo inutile tentat ivo fa t to da Vit tor io Emanuele presso Pio IX per indur lo a consent i re l ' ingresso delle t ruppe italiane « per la sicurezza d'Italia e della S. Sede » ed evitare un nuovo con-f l i t to da aggiungersi agli or ror i della guerra che devastava ed insanguinava il suolo f rancese, d imos t rando « come si possono vincere grandi battaglie ed ottenere vittorie immortali con un atto di giustizia, con una parola di affetto » 61, veniva impar t i t o l 'ordine della marc ia su Roma, annunziando alle cor t i es tere , per giustif icarlo, essere s ta ta una necessità, per la notizia giun-ta di un ' insurrez ione avvenuta nella nost ra Ci t tà 6 2 .

E ra Viterbo, sempre Viterbo, che doveva servire da para-vento per le animule t imide dei governant i italiani e da spau-racchio per le potenze cattoliche, che sbra i tavano di difende-re la causa del dominio tempora le dei papi, senza aver inten-zione di r icorrere ad un'azione eff icace per salvarlo.

Il compito, non davvero difficile, di occupare la nos t ra città, ove si sapeva che erano le t ruppe es tere più disposte a resistere, in un p r imo m o m e n t o 6 3 e ra s ta to a f f ida to al Bixio il quale non nascondeva la impazienza « di picchiare gli stranieri che vengono a metter mano nelle cose nostre » 64. Varca to l'I 1

mirava l 'aspetto franco, militare e spigliato, e lo diceva dotato delle qua-lità che costituivano il vero gentiluomo. Cfr. Souvenir du régiment des zouaves pontificaux, notes et recits par le baron de Charette, Paris, 1876.

59 CADORNA, p . 169 - EMILIANI, Sulla via di Roma, p . 45. 60 Rapp. dn TAVALLINI, II, p. 395, 398. In uno di questi, con evidente

esagerazione, si accenna ad una vera fortezza. 61 Lett. 8 sett. in CADORNA, p. 38-39 - GUICCIOLI, I, p. 301. Il conte

Ponza di S. Martino aveva istruzioni di garantire al capo della cattolicità una sede onorevole e indipendente da ogni umana sovranità. Si contava anche nell 'intervento dei cardinali conciliatoristi. Ma il papa fu irremo-vibile, rispondendogli, f ra altro: « Io non sono profeta( né figlio di pro-feta, ma in verità vi dico che non entrerete in Roma » (CADORNA, p. 40, 46 - GUICCIOLI, p . 304 - TAVALLINI, p . 392, e s e g g .

62 Circolare in CADORNA, App. I, n. 24, p. 367. 63 Sunto d'istruzioni in CADORNA, p. 119 e segg. 64 GUERZONI, Nmo Bixio, p. 402 - OXILIA, Nino Bixio, in N.A., 1908, p. 32.

CAPITOLO III 499

s e t t e m b r e il c o n f i n e , il f o c o s o g e n e r a l e s i d i r e s s e v e r s o M o n t e -f i a s c o n e c h e o c c u p ò s e n z a s p a r a r f u c i l e 6 5 , m a , g i u n t o p o c o a l d i q u a d i t a l e c i t t à , gli f u r e c a p i t a t o l ' o r d i n e d i d i r i g e r s i s u Civi-t a v e c c h i a , o v e p r e p a r a v a s i u n a c e r t a r e s i s t e n z a e d ' i n t e r c e t -t a r e d i là q u a l u n q u e c o m u n i c a z i o n e f r a V i t e r b o e R o m a 6é . I n s u a v e c e il c o m a n d a n t e in c a p o C a d o r n a d i é l ' i n c a r i c o d i p r o c e -d e r e a l l a v o l t a d e l l a n o s t r a C i t t à al g e n e r a l e F e r r e r ò c o n la 13" d i v i s i o n e , c h e p a s s ò il c o n f i n e a d O r t e 67, m e n t r e u n a t e r z a co-l o n n a a g i v a c o n t r o C i v i t a c a s t e l l a n a , il cu i p r e s i d i o , d o p o b r e v e s c a r a m u c c i a , si a r r e s e 68.

De Charette, n o n o s t a n t e le s u e s m a r g i a s s a t e , d o v è o b b e d i -r e ag l i o r d i n i r i c e v u t i d i c o n c e n t r a r e le t r u p p e d i s l o c a t e n e l l a P r o v i n c i a de l P a t r i m o n i o in R o m a , p e r n o n e s s e r c o l t o i n t r a p -p o l a , c o m e si t e m e v a 69 e q u i n d i a b b a n d o n ò p r e c i p i t o s a m e n t e l a n o s t r a C i t t à , d i r i g e n d o s i s u V e t r a l l a , p e r p o i d i l à r a g g i u n g e r e C i v i t a v e c c h i a , o v e a v r e b b e d o v u t o l a s c i a r e s o l t a n t o u n a c o m -p a g n i a e p o s c i a a f f r e t t a r s i co l r e s t o d e l s u o c o r p o a r e c a r s i n e l l ' U r b e 7 0 , m a f u c o s t r e t t o a s e g u i r e u n i t i n e r a r i o p i ù b r e v e ,

65 De Charette alle 9,45 dell'I 1 telegrafava che le t ruppe si avvicinava-no a Montefiascone, ed alle 10,41 che vi erano attese (VIGEVANO, Gli ultimi telegrammi del governo pontificio, in N.A., 16 sett. 1913, p. 193). La noti-zia era prematura, dappoiché soltanto alle 5 pomeridiane di quel giorno Bixio varcava il confine, giungendo verso mezzanotte a Montefiascone, poche ore prima sgombrata. Di là, lasciato ivi un distaccamento ed inviata una compagnia in Bagnorea, proseguiva per Marta e Corneto (CADORNA, p. 139).

66 Lett. alla moglie in BUSETTO, Notizie del gen. Nino Bixio, II, p. 195 -GUERZONI, p. 401-402. L o s i c r e d e v a t r o p p o i m p e t u o s o (CADORNA, p. 61). D'Annunzio lo chiamò: il risorto Giovanni dalle Bande Nere.

67 CADORNA, p. 127 e segg. Il maggiore dei gendarmi Ambrosetti tele-grafava ITI alle 6 pomeridiane che già un ufficiale e quindici soldati era-no entrati in quel territorio, ed il comandante la piazza di Civitacastella-na alle 8 che alla stazione di Orte erano stati fatti prigionieri gendarmi e finanzieri (VIGEVANO, p. 192-193).

68 il 12 alle 1,35 antimeridiane si annunziava che a mezzanotte le t ruppe erano sconfinate a Ponte Felice dirette su Civitacastellana, ed a mezzodì da Piano che tutta l 'armata nemica era ivi diretta (ivi, p. 194-195). V e d i CADORNA, p. 131.

69 De Courten gli aveva telegrafato: « Courage et bonne fortune et ne vous laissez pas couper ». B De Charette rispondeva, il 12 alle orei 8,40: « Je serais plus que probablement coupé » (VIGEVANO, p. 193, 195).

70 Quel giorno stesso De Charette da Vetralla telegrafava: «Tre colonne, una da Montefiascone, l'altra da Orte fino alla Quercia, la terza dalla strada di Ronciglione, essendo sul punto di avvilupparci, ed avendo avu-to prigionieri due dragoni e gli zuavi di Bagnorea; per non esser tagliati fuori, ritiromi Vetralla ove giungiamo alle 6 poni. Stradale Civitavecchia libero. Domani partirò. Truppe stanchissime. Cavalleria nimica c'insegue, ma potremo fare bellissima resistenza » (ivi, p. 197).

500 LIBRO X l l I

sfuggendo a mala pena alla manovra aggirante del Bixio, che aveva s taccato una colonna sot to il comando del colonnello Crispo per tagliargli la via.

Chi scrive r icorda il cor re re su e giù per la Città di s t a f fe t t e che recavano gli ordini della r i t i ra ta nelle caserme, la r icerca a f fannosa di cavalli per t ra inare l 'unica mitragl ia tr ice di cui era dota to il corpo di guarnigione, il passaggio a f f r e t t a to di drappell i di zuavi, gendarmi e militi di tu t te le armi che si rin-correvano. Nel t r ambus to però deH'uRim'ora si d iment icarono alcune sentinelle le quali, ligie alla consegna, guardavano le car-ceri ed il palazzo del governo.

Un drappel lo di lancieri Milano, ent rava in Viterbo verso le due pomer id iane del 12 e f r a le acclamazioni del popolo, si recava in piazza del Comune, ove faceva prigioni i pochi zuavi e gendarmi r imast i di guardia , salvandoli dalle beffe e dalle busse di alcuni mal intenzionat i 7 1 . Secondo le prescrizioni del luogotenente generale Cadorna fu poi immedia tamen te nomina-ta una giunta di governo per la provincia ed al tra per il co-mune 7 2 . E col plebiscito del 2 o t tobre Vi terbo e la Provincia del Pa t r imonio di S. Pietro in Tuscia fu rono f ina lmente r iuni te all ' I talia 73, benché l 'annessione si pagasse ben cara col pe rde re

Per vie traverse indicategli da persone pratiche dei luoghi, potè il co-lonnello giungere a Civitavecchia soltanto alle 3 e tre quarti del 14, e colà riceveva l 'ordine di raggiungere Roma a spron bat tuto (Disp. a p. 199, 201, 203). Nell'Urbe si era inquieti sulla sorte di lui e della sua colonna. Allorché lu al sicuro, la sua ri t irata fu magnificata (D'IDEVILLE, p. 175). A parte ciò, ritengo ingiustificate le accuse fattegli di aver alleggerito la cassa pubblica di parecchie migliaia di lire (Gazzetta eli Viterbo, I, n. 19). Va inoltre notato che nella campagna dei Vosgi il colonnello si trovò a contatto coli 'armata di Garibaldi, per combattere contro gl'invasori della Francia.

71 Memorie particolari. Furono fatti prigionieri quattordici zuavi e no-ve gendarmi (CADORNA, p. 133). L'intiera divisione composta dei reggimenti 7, 8, 57 e 58 fanteria, dei battaglioni bersaglieri 16 e 36, di due squadroni di cavalleria e di una brigata di artiglieria non giunsero che verso le 5, dopo lunga faticosa marcia (Relazione a p. 465-466 e prospetto a p. 484). Dopo la presa di Roma vennero in Viterbo di guarnigione i reggimenti 39 e 40 con una batteria di artiglieria e uno squadrone di lancieri Aosta (ivi, p. 284).

72 Atti Magistratura, p. 190. 73 Per la Provinola si ebbero 15386 sì e 261 no. Ne furono apportatori

il conte Domenico Manni e L'aw. Francesco Vallerani (PESCI, O C., p. 491492).

501 CAPITOLO III

l ' au tonomia provinciale 74, r idata le soltanto, dopo tan te solleci-tazioni e pro tes te 7 5 , con R. Decreto n. 1 del 2 gennaio 1927.

74 Con di regio decreto 15 ot tobre 1870, n. 5929. Nella relazione Lanza si adduoevano a motivi la scarsezza della popolazione, il territorio malsano ed incolto, la mancanza di vita autonoma, ecc., cose non vere in par te o comunque esagerate. Tuttavia per gli effet t i fiscali fu dichiarata Viterbo comune chiuso in quanto al dazio consumo, al pari di Roma (Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio 1871).

75 Nel 1871 in un meeting si votava una petizione per il ripristino (Gazzetta di Viterbo, I, n. 1), il quale giornale non cessò di propugnarlo di continuo (I, n. 23 e segg., II, n. 2). Nel 1872 il Consiglio Comunale nomina-va all'uopo una commissione (Verbali Consiliari, II, p. 4). Venuta nel 1876 la sinistra al potere, si riprese l'agitazione con un comizio tenutosi il 7 aprile 1878 (Gazzetta di Viterbo, V i l i , n. 15). Si fondò in seguito un ap-posito giornale, dal titolo La Provincia di Viterbo.

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