liceo edoardo amaldi edoardo · da super-preside è riuscito a tra-sformare il liceo in un...

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1 L ' Edoardo Periodico di informazione del LICEO EDOARDO AMALDI Maggio-Giugno 2015 Numero 15 EDIZIONE A COLORI PDF “L’Edoardo” ri-nasce nell’Amaldi tre anni fa. C’era già in- fatti un giornalino della scuola, ma usciva saltuariamente o addirittura non usciva. Un gruppo di ragazzi decide che è ora di far rivivere il progetto: si apre così il “nuovo corso” che ha puntato e tuttora punta a rendere “L’Edoardo” una voce attiva all’interno della nostra scuola. La redazione non è un organismo chiuso, ma un “flui- do” in cui chi vuole porta il suo pensiero, magari impe- gnandosi tre anni, magari proponendo un solo articolo: crediamo che la libertà di non sentirsi vincolati sproni a esprimere se stessi al meglio. Dall’anno prossimo, la Redazione entrerà a far parte del nascente Comitato Studentesco (vedi articolo del boss Raino all’interno), organo pulsante degli studenti nella nostra scuola. L’anno prossimo la “vecchia guardia”, coloro che per pri- mi costituirono il nucleo attorno a cui rinacque il pro- getto, sarà (ci auguriamo) fuori dal liceo, concludendo di fatto il primo ciclo del giornalino. Ma sappiamo che la sfida è già stata raccolta da nuove persone che sapranno guidare “L’Edoardo” sem- pre più in là. Buona lettura! E buona estate! Andrea Petriccioli bit.ly/edoardo15 EDOARDO IS FOREVER In questo numero: Scuola Attualità Rubriche Pagina del lama 2 18 12 10

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L'Edoardo

Perio

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ne del

LICEO EDOARDO AM

ALDI Maggio-Giugno

2015 Numero 15

edizione a colori pdf

“L’Edoardo” ri-nasce nell’Amaldi tre anni fa. C’era già in-fatti un giornalino della scuola, ma usciva saltuariamente o addirittura non usciva. Un gruppo di ragazzi decide che è ora di far rivivere il progetto: si apre così il “nuovo corso” che ha puntato e tuttora punta a rendere “L’Edoardo” una voce attiva all’interno della nostra scuola.La redazione non è un organismo chiuso, ma un “flui-do” in cui chi vuole porta il suo pensiero, magari impe-gnandosi tre anni, magari proponendo un solo articolo: crediamo che la libertà di non sentirsi vincolati sproni a esprimere se stessi al meglio.Dall’anno prossimo, la Redazione entrerà a far parte del nascente Comitato Studentesco (vedi articolo del boss Raino all’interno), organo pulsante degli studenti nella nostra scuola.L’anno prossimo la “vecchia guardia”, coloro che per pri-mi costituirono il nucleo attorno a cui rinacque il pro-getto, sarà (ci auguriamo) fuori dal liceo, concludendo di fatto il primo ciclo del giornalino. Ma sappiamo che la sfida è già stata raccolta da nuove persone che sapranno guidare “L’Edoardo” sem-pre più in là.Buona lettura! E buona estate!

Andrea Petriccioli

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In questo numero:ScuolaAttualitàRubrichePagina del lama

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Comitato studEntEsCo: meglio tardi che mai

Meglio tardi che mai. Proverbio che si adatta perfettamente a mol-te situazioni e questa è una di quelle. È stato formato il Comi-tato studentesco: un organo che ha la funzione di rappresentare i problemi, le lamentele e le pro-poste degli studenti. Il collettivo (l’incontro fatto in aula magna a cui sono invitati tutti gli studenti) è sempre un bel momento di ri-trovo, ma oltre a parlare di feste, magliette e foto di classe non ha molta utilità. Trovare un anello di collegamento tra studenti e rap-presentanti, dove emerga la parte più difficile della vita scolastica è un cosa dovuta e che permetterà di migliorare il lavoro ai rappre-sentanti d’istituto e la vita agli stu-denti. In poche parole ogni classe è stata chiamata ad eleggere una persona che si occupasse di rappresentarla e farne da portavoce. Perché non chiamare direttamente il rappre-sentante di classe? Perché pur essendo persone estremamente valide non hanno l’obbligo di par-tecipare al comitato, il rappresen-tante del comitato invece deve fare

solo quello. Per non fare confusio-ne abbiamo deciso di chiamarlo “deputato”. Purtroppo non tutte le classi hanno trovato (o cercato) un deputato e quindi il comitato è partito un po’ monco.Nonostante questo abbiamo ini-ziato alla grande e l’assemblea si è immediatamente data un rego-lamento per regolarsi nei futuri incontri e per mettere in chiaro il proprio ruolo. Il comitato racco-glie tutte le lamentele, le esamina e, tramite votazione a maggioran-za relativa, decide come muoversi per risolvere il problema. Accoglie inoltre tutte le proposte degli stu-denti, decidendo in che modo si possa agire per supportarle, anche in ambito economico. Sarà infatti il comitato d’ora in poi a gestire il fondo studentesco.Questa è un’occasione per tutti: i rappresentanti potranno tornare a lavorare sui problemi della scuola, gli studenti avranno un riferimen-to a cui esporre i propri problemi e il comitato genitori e il collegio docenti avranno un organo con cui confrontarsi per lavorare al miglioramento della scuola.

Nicola Raineri5°G

Scuola

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Comitato studEntEsCo: meglio tardi che mai legalità è partecipazione

Andrea Petriccioli 5°A

Il 26 maggio una delegazione di studenti dell’”Amaldi” ha parteci-pato, accompagnata dal professor Bertocchi, al 7° Meeting Provincia-le Studentesco della Cittadinanza e della Legalità, insieme a decine di altri istituti di ogni ordine e grado della Provincia di Bergamo. Durante questo incontro, svolto-si al Modernissimo di Nembro, sono stati presentati i progetti e le iniziative che professori e stu-denti hanno portato avanti durante il corso dell’anno, aventi come comune denominatore la centralità dell’aspet-to di “formazione del cittadino responsabile”, parte fondamentale, per non dire centrale, dell’educa-zione che la scuola è chiamata a fornire.Il meeting si inserisce nel proget-to di “NOI, insieme per la legalità” sul territorio bergamasco che ha portato il 15 aprile al Convegno Centro di Promozione della Le-galità, durante il quale la nostra scuola, insieme ad altre quaranta e più, si è impegnata a fornire le

proprie energie per formare una Rete della Legalità. In un periodo in cui le mafie e la corruzione stanno dilagando a ogni livello della società, anche un progetto ben costruito, ma che resta isolato a una singola scuola, risulta poco efficace. L’unione e lo scambio di idee che invece si è riusciti a creare attraverso que-sta rete permetteranno di portare avanti iniziative che abbiano un

risvolto importante nel territorio, e che pongano al centro quei va-lori di cittadinanza, legalità, soli-darietà e pace che sono i mezzi fondamentali attraverso i quali noi ragazzi potremo costruire una società più giusta. La scuola ci ha dato e ci darà una forte mano in questo compito, ma l’impegno di cambiare deve prenderlo ognuno di noi!

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l’importanza di chiamarsi ernesto

Giordano Lizzola eRubensLonghiex-studenti

“I’ve now realised for the first time in my life the vital importance of being earnest”Con queste parole si chiude la commedia teatrale di Oscar Wilde. Inevitabilmente il gioco di parole voluto dal celebre scrittore irlan-dese ci fa pensare all’oramai pros-simo addio del nostro benamato preside, che si appresta ad una me-ritata pensione.“Ernesto” e “onesto” sono sia un binomio sia un si-nonimo nel nostro Liceo, a partire dal lontano 2005.Chi meglio di un paio di ex studenti potrebbe racconta-re quale sia stata l’importan-za per il Liceo Amaldi della presidenza di Ernesto Cefis? Nessuno! Nemmeno i do-centi che lo hanno accolto e lo hanno accompagnato per tutti gli anni della sua presidenza pos-sono capire fino in fondo quanto fosse luminosa la luce del suo faro per gli studenti.Innanzi tutto una luce sempre ac-cesa: il preside Cefis ha sempre mostrato una grande disponibi-lità ad ascoltare gli studenti nelle loro più disparate problematiche,

mantenendo un occhio di riguardo per ogni singola persona che abbia avuto il bisogno di bussare alla sua porta.L’unica espressione che il suo viso non ha mai contratto è quella della rabbia: la sua risolutezza nelle de-cisioni non ha mai richiesto com-portamenti che andassero oltre la sua immensa capacità diplomatica,

che gli ha sempre permesso di es-sere gentile e premuroso nei con-fronti di tutti.Molti sono i ricordi legati al presi-de Cefis che affollano la mente de-gli Amaldini D.O.C.Non si può certo dimenticare il tocco di colore che conferiva ad ogni singola giornata liceale amal-dina: i maglioncini, che nel suo

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guardaroba coprivano un ampio spettro cromatico, avevano il po-tere di rallegrare gli studenti dopo un 4 in matematica (un particolare riferimento va fatto al maglioncino color salmone).Non può dirsi amaldino chi ha già rimosso dai suoi ricordi personali gli arrivi in volata alla D.E.A. (Dies Ecologica Amaldina) del preside

Cefis in versione Gino Bartali.Anche gli studenti meno meritevoli in condotta hanno potuto accede-re al suo ufficio presidenziale, po-tendo vantare nel proprio ricordo l’ordine e l’efficienza dello stesso.Svestendo il camice da chimico (ndr. il preside Cefis è laureato in chimica) e indossando il costume da super-preside è riuscito a tra-

sformare il Liceo in un laboratorio fertile per la nascita di idee e la strutturazione di progetti. Senza il suo apporto e sostegno le oppor-tunità per gli studenti oggi non sa-rebbero di certo così floride.Lo stesso giornalino su cui legge-rete questo articolo è nato e rinato anche grazie al suo entusiasmo.Spesso ci capita di essere chiamati

a raccontare la nostra espe-rienza al Liceo durante gli open-day che vengono or-ganizzati durante l’anno. Ogni volta non possiamo fare altro che raffigurare il preside Cefis come un papà che non sa dire di no all’intraprendenza e alla voglia di fare e costruire degli studenti.La sua “partenza” quasi

coincide con l’abbattimento della storica Sophora: alla sua sostitu-zione, però, Ernesto ha già provve-duto piantandone una in versione mignon, pronta a crescere negli anni. Un segno che rappresenta il lascito per le presidenze future, affinché possano essere verdi e rigogliose come la sua!

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april is the cruellest month

FedericoSantaniello5°G

Quest’anno molti studenti saranno d’accordo con T. S. Eliot, che con queste parole apre la sua The Wa-ste Land. Infatti è stato proprio ad Aprile che i maturandi del 2015 si sono cimentati con la prima simu-lazione di seconda prova, ottenen-do risultati a dir poco scoraggianti. Come sapete, quest’anno la secon-da prova sarà diversa rispetto allo scorso anno. In che modo sarà di-versa? Questo rimane un mistero; il triste destino degli studenti del primo anno della riforma è quello di non essere mai sicuri di ciò che si troveranno davanti. I fini cervelli del ministero partoriscono infatti, annualmente, nuove idee, buone o cattive (il più delle volte terribili), che vengono imposte alle scuo-le con la pretesa di sollecitare un cambiamento. Il problema è che cambiare non vuol dire sempre mi-gliorare, e pare proprio che alcune novità siano pensate da persone che non hanno più visto l’interno di una scuola dalla loro di maturi-tà. Come se non bastasse, la tem-pistica del ministero è a dir poco imbarazzante, visto che per tutto l’anno, pur avendo annunciato che la maturità sarebbe stata diversa,

nessuno si è degnato di dare alcu-na indicazione su quali elementi del programma insistere maggior-mente o su quali passare oltre, fa-cendo in modo che la simulazione di aprile sia risultata quasi infatti-bile.Anna Brancaccio, dirigente del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), ha introdotto alcune novità nella pro-va d’esame, spiazzando docenti e studenti. I quesiti del-la seconda prova del 22 Aprile erano per buona parte basati su argomen-ti marginali del programma, che solitamente i professori accennano soltanto o addirittura non spiegano proprio, come ad esempio le equazioni dif-ferenziali. I problemi, invece, sono stati pensati in base al principio del problem solving, cioè facendo in modo che le tracce rimandassero ad eventi realmente possibili, ridu-cendo dunque la tanta contestata astrazione della matematica. La

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verità è che questo problem sol-ving non è che l’ennesimo ingle-sismo (che tanto vanno di moda negli ultimi tempi in politica) che vorrebbe dare l’idea di una scuola lanciata verso il futuro, e che in-vece non fa altro che rendere le richieste dei problemi ancora più difficili da decifrare e soprattutto inusuali rispetto a quelli svolti du-rante l’anno. Citando la Brancaccio : “I ragaz-

zi dovranno gestire le proprie cono-scenze, nien-te di diverso dalla matema-tica a cui sono abituati. È possibile che

un problema abbia più percorsi risolutivi, per esempio quello del-la curva Nord della simulazione ne aveva 2. Bisogna promuovere intelligenze che non sono di tipo formale”.Insomma, tante belle parole per figurare come il governo che “pro-muove intelligenze informali”ed è all’avanguardia. Fumo negli oc-chi. Senza contare che la Brancac-

cio ha aggiunto che queste novità sono solo l’inizio di un percorso di rinnovamento profondo del si-stema scolastico, che inizierà già dall’anno prossimo. Ovviamente zero indicazioni su quali saranno i cambiamenti, cosa che ha messo in agitazione tutte le scuole.E mentre il povero studente, ma-gari anche un po’ scarso in mate-matica come il sottoscritto, si deve sorbire queste sbruffonate inutili, il tempo passa e la prova regina, quella di maggio, si avvicina, por-tando con sè un alone di incertezza. La verità è che il ministero non sembra avere a cuore la sorte de-gli studenti. Senza dubbio molti verranno danneggiati e vedranno sensibilmente diminuite le possi-bilità di prendere un voto alto nel-la prova di matematica. Per questa ragione gli insegnanti hanno giu-stamente invitato gli studenti ad informarsi e provare a tutelarsi da una possibile prova di giugno an-cora peggiore di quella di Aprile, provando a farsi sentire attraverso i social network. Infatti la Brancac-cio ha annunciato, con un tono piuttosto minaccioso, che la prova di aprile “è solo l’inizio”.

april is the cruellest month Scuola

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l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro

Federico Sana3°B

Io, insieme a altri due compagni, ho vissuto l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro presso il museo civico di scienze naturali “E. Caffi” di Bergamo.L’organizzazione interna del museo è divisa in più reparti, ognuno dei quali si occupa dello studio di una particolare branchia della scienza, i reparti più significativi e di mag-gior interesse risultano geologia, zoologia, botanica e paleontologia.Noi eravamo destinati al reparto di geologia ma, il primo giorno, a causa di un problema di comunica-zione fra le segreterie, non eravamo attesi e di conseguenza quando ci siamo presentati per errore siamo finiti nel reparto di zoologia dove ci è stato chiesto di collaborare per lo spostamento di materiali da un’ala all’altra della struttura. In entrambi i reparti abbiamo comunque ricevuto un’ accoglienza adeguata e cortese.Il museo fornisce servizi riguar-do il settore terziario, essendo un’ ente civico ha predisposto l’ero-gazione dei servizi a titolo gratui-to, di conseguenza ne usufruisco-no tutte le persone interessate.Il reparto di geologia, formato da una decina di persone, fra studio-si e collaboratori, a cui capo la ge-ologa Anna Paganoni, si occupa degli scavi sul territorio bergama-

sco, della raccolta dei reperti (fos-sili e minerali), della loro pulizia, preparazione e studio, della loro catalogazione e infine della loro esposizione all’interno del museo.I diversi reparti sono in conti-nua relazione tra loro, visto la vi-cinanza degli argomenti trattati. Le mansioni che mi sono state affi-date sono state, ovviamente, di tipo pratico, visto che non possiedo le conoscenze ne-cessarie per svol-gere un vero e proprio lavoro. Nonostante tut-to ci sono state fornite esaurienti spiegazioni in me-rito alle diverse attività che do-vevamo svolge-re, ci sono inol-tre state spiegate alcune delle sale principali del museo oltre a come funziona la catalogazione dei re-perti e l’ interessantissimo lavoro svolto sul fossile d’ Eudimorpho-don (uno dei pezzi più pregiati del museo) che mi ha fatto capire quanto il nostro museo sia impor-tante anche a livello internazionale.Gli studiosi hanno tutti compe-tenze generali, ma ognuno di

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loro si è specializzato in un cam-po specifico, arrivando addirittu-ra a studiare e conoscere a fon-do solo una tipologia di fossili.Essendo le funzioni che mi veniva-no assegnate di tipo pratico riten-go che le mie competenze fosse-ro adatte e mi sono trovato molto bene a lavorare con altre persone, sia i miei compagni sia gli esperti, che prima di ogni lavoro,anche se

di tipo manuale ci davano sufficien-ti spiegazioni per far si che potes-simo svolgere il nostro lavoro in maniera quasi del tutto autonoma.Io avevo scelto di svolgere l’attivi-tà al museo perché ero interessa-to a capire cosa ci fosse dietro alle esposizioni, che solitamente sono l’unica parte del museo che siamo in grado di percepire, e devo dire che le mie aspettative sono state

più che rispettate perché credo di avere capito quanto lavoro, pro-fessionalità, passione e impegno si nascondano dietro a quelle vetrine.Non ho avuto nessun tipo di proble-ma a inserirmi in questo ambiente la-vorativo perché tutto il personale con cui ho lavorato è stato sempre estre-mamente gentile e comprensivo.Il tutor aziendale, la dottoressa Anna Paganoni, è sempre stata molto disponibile e pronta a ri-spondere ad ogni nostra richiesta di chiarimento , mentre la figura del tutor scolastico non è stata in-dispensabile, in quanto l’inserimen-to nell’ambiente lavorativo è avve-nuto in modo sereno e graduale.L’esperienza per me si è rilevata molto utile e la ripeterei sicuramen-te, anche se, pur capendo quanto sia complessa l’organizzazione, avrei preferito che lo stage si pro-lungasse più a lungo.Operare infatti in una struttura nuova, conoscerne caratteristiche e dinamiche organizzative e meto-dologiche, entrare in relazione con il contesto e con le persone che vi operano in solo quattro giorni per-mette di maturare una percezione del mondo del lavoro per me non completamente esauriente e parzia-le.

l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro Scuola

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tr a storia e coscienza, sempre di genocidio si tr atta

Lorenzo Lazzari4°B

Più di un milione tra uomini, donne e bambini atrocemente uccisi. Un popolo intero, con la sua cultura e la sua storia, spazzato via dalla faccia della terra, con l’unica colpa di aver avuto una religione diversa da quella della classe domi-nante, di aver osato guardare oltre i propri confini.Accadeva esattamente cento anni fa: a partire dalla notte tra il 24 e il 25 aprile 1915 i primi arresti, prima solo tra l’”élite” cittadina, maggiormen-te scomoda al potere, poi rivolti a tutti, indiscriminatamente. Poi le prime uccisioni. Poi le deportazio-ni. Poi i massacri. Ad essere coinvolta una piccola popolazione di tradizione cristiana, residente nei territori dell’Impero Ottomano, abituata a vivere in piccole comunità talvolta isolate rispetto a quelle locali: gli arme-ni. Troppo diversi dai con-sudditi turchi, troppo scomodi per chi, mentre a pochi kilometri di di-stanza infuriava il primo conflitto

mondiale, sognava una riforma del-lo Stato su base nazionalista. Alla luce dei fatti accaduti qualche anno dopo, il copione sembra già scritto, la conclusione inevitabile: stermi-nio di massa, più propriamente detto genocidio, “assassinio di un popolo”. Termine spaventoso, impietoso, difficile da pronunciare per chiunque. Eppure, quello degli

armeni, alle porte del XX secolo, sarà solo il primo di una trop-po lunga e deplorevole serie. Eppure, chi, oggi, nel

2015, in una civiltà che pretende di essere avanzata, ha il coraggio di pronunciare quella terribile parola, viene criticato, condannato proprio da coloro che, volenti o nolenti, si trovano a rappresentare chi quel crimine l’aveva commesso. Così, quando Papa Francesco, in veste ufficiale, si reca in Armenia, paese rinato dalle ceneri della sua storia, e, proprio in commemora-zione di quell’evento, sostiene che “nel secolo scorso la nostra fami-glia umana è passata attraverso tre

Attualità

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tr a storia e coscienza, sempre di genocidio si tr atta

enormi tragedie senza precedenti; la prima, che è ampiamente ritenuta il primo genocidio del ventesimo secolo, ha colpito il popolo arme-no”, Erdogan, presidente turco, non esita a condannare le parole del pontefice, affermando che “quando i politici e i religiosi si fanno carico del lavoro degli storici non dicono delle verità, ma delle stupidaggini”. Discussione che ormai prosegue da tanti, troppi anni. Nel corso del Novecento la Turchia ha tentato di insabbiare, nascondere tutto, per evitare, in un periodo di forte crisi, una vergogna e un’umiliazione forse fatali; tutto ciò è stato però inuti-le. Con non poche difficol-tà, si è ormai fatto comple-tamente luce sulla vicenda e il genocidio è riconosciuto dalla maggior parte dei paesi considerati civilizzati. La Turchia, però, non sembra avere nessuna intenzione di cambiare opinione, sostenendo che il partito dei “Giovani turchi”, fautore della tragedia, fosse in realtà slegato dal governo.

L’Europa, con tutti i suoi difetti e le sue mancanze, è nata proprio grazie al riconoscimento di tutti i propri precedenti errori, dalla presa di coscienza della sua storia. Finché anche la Turchia non seguirà questo esempio, non ci sarà pace per tutte quelle vittime che altro da questo non desiderano, e non ci sarà pace, nel profondo, anche per la Turchia stessa, costretta a sopportare un peso, una macchia dalla quale, forse per orgoglio, non vuole ancora liberarsi.E mentre Papa Francesco non mostra timore ad esporsi tanto per mostrare la sua vicinanza alle vitti-

me di quel crimine e, soprattutto, a tutti quei cristiani, quegli uomini, che, oggi, ogni giorno, vengono trucidati o costretti a scappare dalle loro

case perché in qualche modo diver-si, c’è chi annuncia pubblicamente di voler radere al suolo i campi rom con una “ruspa” e, aspetto peggiore, proprio per questo acquista sempre più ammiratori.Un altro genocidio è in atto: quello della coscienza.

Attualità

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Rubriche

AliceGotti4aD

Una manciata di giorni e finirà l’ anno scolastico e ognuno di noi non vede l’ora di partire per le va-canze, ovunque esse siano.Viaggiare è straordinario, e que-sto lo sapevamo già, ma con tutti i meravigliosi posti da scoprire, esperienze da vivere e culture da conoscere molto spesso è difficile fare una scelta che riesca a conci-liare tutte le nostre necessità.Ecco perchè, aiutata dal mio ama-tissimo volume sulle 100 meravi-glie del mondo, voglio farvi sco-prire 30 delle esperienze più belle che si possano fare nel nostro pic-colo, ma pieno di meraviglie, pia-neta Terra.1. Perdersi nelle vie del centro

storico di Roma, Italia2. Camminare lungo un tratto

della Grande Muraglia Cinese, Cina

3. Stare sospesi tra due conti-nenti sul ponte di Galata,

Istanbul, Turchia4. M e r a v i -

gliarsi davanti al mi-stero di

Stonehen-

ge, Gran Bretagna5. Salire su uno dei punti pano-

ramici da dove si ammira il Grand Canyon, USA

6. Vedere i ciliegi in fiore in pri-mavera a Tokyo, Giappone

7. Ballare la sam-ba in una strada affollata di Rio de Janeiro, Brasile

8. Fare a piedi il Cammino di Santiago, o un altro pellegri-naggio, qualsiasi sia la vostra fede, Spagna

9. Arrivare il barca su un piccolo isolotto delle Maldive

10. Esplorare le grotte dei Cristalli Giganti, Naica, Messico

11. Fare un Safari nella Riserva Na-turale del Serengeti, Tanzania

12. Passeggiare mano nella mano per le strade illuminate di Pa-rigi, Francia

13. Percorrere in bici i sentieri tra gli antichi templi di Bali, Indo-nesia

14. Provare ad interpretare il se-greto custodito dai Moai dell’ Isola di Pasqua

Travelling - Una manciaTa di giorni e finirà…

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Rubriche

15. Emozionarsi alzando lo sguar-do al cielo all’interno della Sagrada Familia, Barcellona, Spagna

16. G i r a r e tutta New York a bordo di un taxi, USA17. V e d e r e come spirituali-tà,colori accesi e

decorazioni stravaganti si in-contrano al tempio di Meena-kshi, India

18. Sognare nella Skaftafell Ice Cave, la grotta di ghiaccio più grande al mondo, Islanda

19. Fare un escursione sul dorso di un cammello nel deserto del Sahara

20. Restare ammaliati dal tramon-to rosa sulle Dolomiti, Italia

21. Girovagare tra i templi di Pe-tra, Giordania

22. Fare snorkeling nella Grande Barriera Corallina, Australia

23. Viaggiare sulla Transiberiana24. Sentirsi sulle nuvole sul Pic

of Midi, l’ osservatorio che si affaccia sui Pirenei, Francia/Spagna/Andorra

25. Scoprire la cultura Maya vi-sitando gli antichi templi di Palenque, Messico

26. Meravigliarsi di fronte alla grande Città Proibita, Cina

27. Scorgere le stravaganti cupo-le della Cattedrale di San Ba-silio, Mosca, Russia

28. Avvicinarsi a un geyser nel parco naturale dello Yellow-stone, USA

29. Ammirare le Piramidi di Giza, Egitto

30. Contemplare il Taj Mahal al tramonto, India

Luoghi lontani e vicini a noi, po-sti magici e stra-vaganti, posti che magari non riuscire-mo mai a vedere, ma che possiamo comunque immaginare e sognare. Ma ricordate, spesso le sorprese migliori nascono negli angoli più nascosti e nei piaceri più sempli-ci, quindi non cercate sempre e solo la “spettacolarità”: avventu-ratevi nei percorsi più misteriosi non appena ne abbiate la possi-bilità!

Travelling - Una manciaTa di giorni e finirà…

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Rubriche Angolo Poetico

NicolaRaineri 5°GeAlessandraGandolfi 5°D

Si sta comeA maggio

Sulla forcaGli studenti

Maggio è il mese più crudele, generadisagio dai quaderni sepolti, mescola

Memoria e allucinazioni, stimolaLe sopite menti con la pioggia di verifiche.

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Angolo Poetico Rubriche

Alessandra, remeberi ancoraQuel tempo della tua vita mortaleQuando non c’erano otto verifiche a settimanaE tu lieta e pensosa dicevi “la tesina la inizio domani”?Sonavan le quiete stanze dell’AmaldiE il kebab di JimmyAl tuo perpetuo cantoAll’or che all’opre studentesche intentaSfuggivi assai contentaDa quel vago giugno in mente aveviNon era il maggio delle verifiche (altri-menti staresti smattando come ora)E tu in giro, solevi menare il giorno.Io gli studi leggiadri sovente lasciandoE le sudate carte,ove il tempo mio primo avrei dovuto spendere la miglior parteD’insui veroni dell’ufficio di CefisPorgea gli orecchi al suon della tua voceEd al cul veloce che si sollevava dalla faticosa sediaMirava il ciel piovosoE il cortile senza sophora, la palestraE quindi alzano da lungi, e quindi il monteLingua mortal non dicequel ch’io sentiva in seno. Che pensieri soavi,che speranze, che cori, o Alessandra!Quale allor ci apparivanoGli esami a giungo!

Quando sovviemmi di cotanta speme,un’ansia mi premeacerba e sconsolata,e tornami a doler di mia sventura.O Matura, o Matura,perché non sei poicome ci si spera allor? perché di tantoinganni gli studenti tuoi? Tu pria che l’estate tornasse a Bergamo,da chiuso scuola combattuta e vinta,perivi negli appunti da rifare. E non vedeviil fior degli anni tuoi;non riuscivi a raggiungere l’universitàne teco i compagni ai di festivisi ubriacavano in spiaggia.Anche perìa fra pocola speranza mia di promozione: agli anni mieianche negaro i fatil’ammissione. Ahi come,come passato sei,caro biennio dell’età mia nova,mia lacrimata speme!Questo è il modo? StudiareIn maniera disumanaDall’alba alla sera?questa la sorte delle genti di quinta?All’apparir di maggioTu misera cadesti: e con la manola seconda prova ed una tomba ignudamostraviSEMPRE PIÙ VICINA

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Medium Level Nerd Level

DegraDo Post-sovietico

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la redazione

responsabili del progetto:Andrea Petriccioli, 5aANicola Raineri, 5aGscuola:Nicola Raineri, 5°GAndrea Petriccioli, 5°AGiordano Lizzola Rubens LonghiFederico Santaniello, 5°GFederico Sana, 3°Battualità:Lorenzo Lazzari, 4aBrubriche:Alice Gotti, 4°DNicola Raineri, 5°GAlessandra Gandolfi, 5°DVeronica Perico, 5°Gimpaginatori:Marco Bettoni, 4°BAndrea Petriccioli, 5aA

La Redazione non condivide necessariamente tutti i contenuti

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