liceo l. federici a.s. 2018/2019 · 2019-06-07 · pag21/ vera volant, sripta amen di dafne ellini...

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1 Liceo Lorenzo Federici Giornalino Scolasco, A.S. 2018/19 XI numero, Dicembre 2018 Liceo L. Federici A.S. 2018/19 XI numero, Dicembre 2018 Liceo L. Federici A.S. 2018/2019 XII numero, Maggio 2019

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Liceo Lorenzo Federici

Giornalino Scolastico, A.S. 2018/19

XI numero, Dicembre 2018

Liceo L. Federici

A.S. 2018/19

XI numero, Dicembre 2018

Liceo L. Federici

A.S. 2018/2019

XII numero, Maggio 2019

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SOMMARIO

EDITORIALE :

pag.5 / Maturità di Alessandro Loda e Teresa Mazza

ATTUALITÀ:

pag.9/ Ci eravamo tanto sbagliati di Letizia Sanchioni

pag.13/ Il cambiamento climatico di Michela Vacis

pag.15/ Il piccolo passo di 50 anni fa di Alessio Lamera

NARRATIVA:

pag.18/ I sogni di Arianna Colonetti

pag21/ Verba volant, scripta amen di Dafne Bellini

pag.23/ Falun Dafa: il lato oscuro della Cina di Sorana Vartic

pag.26/ Una poesia al giorno leva la paura... di Anita Galezzi

MUSICA:

pag.29/ Se te lo sei perso ,recuperalo di Alessandro Loda

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SOMMARIO

INIZIATIVE:

pag.36/ Summer School 2018 di Chiara Bognini, Silvia Brignoli,Luca Frattini,

Roberta Paris ed Ilaria Verzelletti

pag.39/ A prova di cuore di Dafne Bellini

INTERVISTA:

pag.42/ Il muro, la crepa, la luce di Teresa Mazza e Francesca Marangoni

CURIOSITÀ:

pag.46/ E se accadesse? di Alessandro Rota

RECENSIONE:

pag.50/ ”A star is born” di Ilaria Vitali

RACCONTO:

pag.53/ Racconto di Anastasija Piazzoni

STATISTICHE:

pag.55/ Grafici di Sara Arnoldi

Copertina a cura di: Alessandro Rota

Fumetti a cura di: Elia Gondola

Impaginazione a cura di: Elisa Mazzoleni , Christian Annoni e Chiara Beretta Correzione a cura di:Teresa Mazza, Giorgia Papillo ,Daniele Bena e MarcoAllieri

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LA REDAZIONE

SCRITTORI

Alessandro Loda Ilaria Vitali Alessio Lamera Sorana Vartic

Dafne Bellini Letizia Sanchioni Arianna Colonetti Michela Vacis

Francesca Maragoni Anastasija Piazzoni Alessandro Rota

Anita Galezzi Sara Arnoldi Elia Gondola

REVISIONE

Teresa Mazza Giorgia Papillo Daniele Bena Marco Allieri Melissa Langianese

IMPAGINAZIONE

Elisa Mazzoleni Christian Annoni Chiara Beretta

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Di Alessandro Loda e Teresa Mazza

EDITORIALE

Giugno si avvicina sempre più. Dietro alla promessa d’una spensierata estate, per i ragazzi di quinta si nasconde lo spettro della tanto temuta Maturità 2019. Professori e studenti all’inizio dell’anno già manifesta-vano perplessità e diffidenza nei confronti delle riforme introdotte dal ministero dell’Istruzione, ma che ne pensiamo noi, in linea di massi-ma, oggi? Ci è sembrato doveroso, per quest’ultimo numero, fare un recap.

La prima prova. Non sei maturando e stai ancora leggendo? I miei complimenti, hai già paura!

Scherzi a parte, i ragazzi si sono detti perlopiù soddisfatti delle tracce proposte per i propri temi. Non e stato chiesto di parlare di qùel “Mattone polacco, minimalista, di scrittore morto suicida giova-nissimo” (cit.). Gli argomenti infatti spaziavano sapientemente fra qùelli fatti a scùola e qùelli più d’attùalita , proponendo fra le righe più chiavi di lettùra per le proprie argomentazioni ed esposizioni. Solo ùna minoranza non ha poi ben visto l’analisi del testo, per il semplice fatto che gli aùtori proposti non erano ancora stati affron-tati nelle proprie classi.

La seconda prova. Proprio quando Fisica sembrava ormai lontana per gli studenti dello scientifico e delle scienze applicate, questa è entrata dalla porta di servizio. Dalle fiamme del Monte Fato è nato così l’incu-bo di alcuni ragazzi di questi indirizzi! I quesiti, ancor più dei problemi, han messo in difficoltà la cricca. Il tempo è stato sì largamente suffi-ciente, ma gli argomenti vec-chi o non anco-ra fatti non hanno certo aiutato chi già si trovava in difficoltà. La valutazione dei

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Di Alessandro Loda e Teresa Mazza

EDITORIALE

professori si è poi concentrata anche sul giustificare tutti i passaggi da parte dei loro alunni, requisito fondamentale nel punteggio totale.

I ragazzi del linguistico da noi sentiti non hanno mancato invece di sot-tolineare la difficoltà della loro prova stessa. Le domande poste non si sono rivelate facili, così come avere più lingue nello stesso test. La po-liglottia richiesta si è rivelata quindi non poco disorientante.

Dell’allegra combriccola del Federici, forse le Scienze umane sono quelle che si sono dichiarate più soddisfatte. Stessa prova, nulla di nuo-vo sotto al sole. L’unica difficoltà manifestata riguarda i quesiti, che, come nelle altre prove, a volte hanno toccato argomenti fin troppo data-ti o non ancora osservati.

L’assenza della terza prova ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad ogni maturando 2019. Per chi c’è già passato, dopotutto, è stato lo sco-glio più grande. Niente più terno al lotto per gli argomenti, niente più quizzone. Mettendo a freno l’entusiasmo però, un quesito sorge sponta-neo: senza la terza prova, alcune materie diventano di serie B? In effetti verrebbe da pensarlo, dal momento in cui queste possono essere verifi-cate direttamente solamente all’orale.

Ed è proprio su quest’ultima prova che le perplessità erano innumere-voli fino a poco tempo fa. Riunioni, consigli e chiarimenti degli inse-gnanti hanno fatto luce su un esame del tutto nuovo. Il menù della casa offre infatti un antipasto sostanzioso, una vera e propria puntata di C’è posta per Te! Maria de Filippi sarebbe infatti fiera di sapere come ad ogni studente verrà assegnato, in maniera del tutto casuale ed imparzia-

le, un documento dal quale lui stesso dovrà estrapolare i collegamenti con gli argo-menti affrontati durante l’anno. A seguire, lo chef propone l’esposizione del proprio Abstract, un elabo-rato scritto che riassuma la propria esperienza di alter-nanza scuola-lavoro, le

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Di Alessandro Loda e Teresa Mazza

EDITORIALE

competenze acquisite, i suoi punti di forza e quelli a sfavore. Da non dimen-ticare poi come questo percorso in realtà non venga più chiamato “A.S.L.”, ma “C.T.O.”, perché al ministero gli acronimi piacciono parec-chio a quanto pare. Il se-

condo piatto consiste invece nell’esposizione del progetto proposto dal maturando; il momento che, probabilmente, più preserva la dimen-sione soggettiva dell’esame orale. Anche qui dovranno rientrare i temi di cittadinanza e costituzione. A concludere il Simposio, in tavola arri-va un dessert che si spera leggero: quello che potrebbe essere il nostro ultimo momento da liceali è infatti la revisione delle prove svolte nei giorni precedenti.

E così finisce il nostro ultimo editoriale (si spera). Per noi è ancora in-concepibile, ma ci teniamo a ringraziare un gran bel gruppo di perso-ne. In primis chi si è messo in gioco direttamente in questo progetto entrando nella redazione. Senza i ragazzi infatti Serendipity non esi-sterebbe. Non bisogna dimenticare però chi ci segue dall’inizio dell’anno, da dietro le quinte, e per questo diciamo grazie di cuore ai professori Proietti e Zamboni. Mai si sono tirati indietro dal darci un consiglio prezioso o semplicemente da ascoltarci. Attorno a questo giornalino sono orbitate, orbitano e (ci auguriamo) orbiteranno tantis-sime teste, tantissimi cuori. Siamo quindi grati anche a chi ha parteci-pato indirettamente, dai piani alti e non!

E siamo grati anche a te lettore, che dai giustizia al lavoro di tanta gente semplicemente con il tuo e tempo e la tua attenzione.

Serendipity è la Vox Populi di questo liceo. Confidiamo in voi per-ché non taccia mai.

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Di Alessandro Loda e Teresa Mazza

EDITORIALE

Ale e Terry

Un ringraziamento speciale anche alla matita magica di Matilde Valtu-lini che ha contribuito fondamentalmente alla copertina della scorsa edizione :)

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Di Letizia Sanchioni

ATTUALITÀ

CI ERAVAMO TANTO SBAGLIATI!

Lettera da un terrapiattista.

Caro Aristotele,

forse credevi, nel tuo tempo, che nel

21esimo secolo la concezione della Terra

sarebbe stata ben chiara a tutti. Certo,

quando un grande genio come te si espo-

ne su tali delicati argomenti non sempre viene compreso e a volte vie-

ne considerato un folle o un ciarlatano.

Ma credo proprio che tu ti sia davvero sbagliato, e di questo me ne dol-

go: caro Aristotele, la Terra è piatta.

La nostra Terra non è affatto una sfera come affermavi, ma piuttosto un

unico grande cerchio il cui centro, ovviamente, è il polo Sud, che non è

da considerarsi come un semplice punto, ma piuttosto una linea di con-

fine che circonda e delimita tutte le terre conosciute.

Intorno al cerchio-Terra si trova una catena montuosa alta 400 chilo-

metri e lunga 72000, popolata da guardiani galattici che ci proteggono

da qualsiasi possibile pericolo e minaccia. Essi si trovano in questo luo-

go remoto da oltre 2000 anni,

si nascondono tra i boschi e si

nutrono di bacche e frutti na-

turali. Oltre i confini ci sono

molte altre terre ancora ine-

splorate.

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Tanta gente afferma che l’uomo sia stato sulla luna: come credete che

sia possibile?

Insomma, credetemi, gli astronauti che raccontano di averlo fatto so-

no solo attori pagati per farlo e hanno osato persino raccontare di

aver mandato delle sonde nello spazio, incredibile.

E quelle immagini che girano su internet, quelle che mostrano la Ter-

ra sferica, sono state create per convincerci e manipolarci; i mappa-

mondi, i libri di scuola, gli atlanti: tutti strumenti creati dal sistema

per non farci conoscere la verità.

Perché credi che si chiami NASA? L’acronimo è chiaramente un’allu-

sione diabolica, un modo di sintetizzare la parola Satana e persino il

logo di colore rosso rappresenta la lingua di un serpente.

Meditate gente, meditate! I potenti ci vogliono oppressi, schiavi e

non liberi!

Aristotele, mio caro, di questo non

hai colpa, ma persino la vera storia

dell’umanità è stata manomessa e

riscritta: i megaliti non erano grandi

come dimostrazione di imponenza di

fronte agli dei, ma perché in un pas-

sato indefinito la Terra era abitata da

giganti!

La prova di questo sta nei resti ar-

Di Letizia Sanchioni

ATTUALITÀ

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cheologici ritrovati di ossa e fossili. Attribuiti erroneamente ai dino-

sauri, in realtà appartenevano ai nostri predecessori giganti, che poi

si sono estinti.

Lo so che mi crederai una stolta e le mie teorie le considererai sicura-

mente antiscientifiche, però se ci pensi con razionalità e cercando di

uscire dagli schemi che la società impone come dogmatici, dimmi se

credi davvero che Einstein e le sue formule matematiche così compli-

cate non siano fatte apposta perché le persone non capiscano nulla e

di conseguenza si fidino del sistema.

Sono fermamente convinta che l’unico mezzo di comunicazione affi-

dabile ed efficace sia Internet, dove tutti noi possiamo esprimerci li-

beramente senza dover per forza attenerci alle false convinzioni che

gli scienziati ci propinano ogni giorno solo per fama, potere e ricchez-

za.

Anche le carte geografiche sono sbagliate! L’Oceania è appurato che

non esista, questo

perché ci sono state

testimonianze di piloti

che hanno confessato

la realtà che ci na-

scondevano: per ve-

dere la vera Australia

basta salire sulla cima

di un monte in Norve-

Di Letizia Sanchioni

ATTUALITÀ

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gia. Mi chiedi come si faccia a circumnavigare il globo? Vai sempre

dritto con l’aereo e ad un certo punto ti ritroverai dalla parte opposta

della Terra, come se fossi stato smaterializzato.

Se ho detto che la Terra è piatta, allora anche la luna di conseguenza

lo è, anche perché non è possibile per noi vederne l’altra faccia. Le

eclissi che tanto ci piace ammirare non sono altro che dei giochi di lu-

ci ed ombre proiettate nel cielo.

La verità più triste però, e a dirti questa mi viene da piangere, è che

noi siamo stati creati altrove, mica sulla Terra! Poi qualcuno di più

grande ci ha messo dove ora siamo affinché il suo piano diabolico, il

suo complotto, si potesse realizzare. E di questo complotto ci sono

esempi chiari e anche, se mi è permesso dire, poco furbi: infatti cosa

pensavano, che davvero avremmo potuto credere alla bufala

dell’attentato dell’11 settembre? Anche quello fa parte del piano di

manipolazione per seminare il panico tra la gente e tenerla buona, vi-

gile e obbediente. Come anche i terremoti e le catastrofi naturali. Nul-

la di tutto ciò ha senso che avvenga!

Caro Aristotele, sono davvero dispiaciuta che il tuo errore sia stato og-

getto di menzogna e strumentalizzazione per affermare la potenza di

persone ignoranti e malvage, ma sono contento perché adesso sai co-

me davvero stanno le cose.

Di Letizia Sanchioni

ATTUALITÀ

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Secondo l’UNFCCC (Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico

delle Nazioni Unite), il cambiamento climatico si definisce come "un

cambiamento del clima che sia attribuibile direttamente o indiretta-

mente ad attività umane, che alterino la composizione dell’atmosfe-

ra planetaria e che si sommino alla naturale variabilità climatica os-

servata su intervalli di tempo analoghi".

Quante volte abbiamo sentito parlare alla televisione di catastrofi na-

turali, alluvioni, uragani, tempeste dovuti ai cambiamenti climatici?

Peggio del pericolo stesso, è ritenere che il cambiamento climatico

non sia una minaccia. Quando in realtà è già arrivato. È un pericolo

presente. Più importante per tutti noi è semplicemente riconoscere

che sta succedendo, in modo che possiamo cercare di trovare misure

protettive. È stato appena confermato che il febbraio 2019, è stato il

febbraio più caldo del Regno Unito in questo secolo. In termini stati-

stici era “un evento meteorologico estremo”.

Tra gli effetti che il cambiamento climatico porterà ce n'è uno in parti-

colare che graverà sugli oceani: si tratta delle nuvole che potrebbero

scomparire in tempi

brevi una volta che ver-

rà raggiunta una certa

soglia di CO2 nell’aria.

Il 2018 è stato il quarto

anno più caldo mai re-

gistrato, con tempera-

ture medie globali di

Di Michela Vacis

ATTUALITÀ

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quasi 1° C superiori alla media preindustriale.

Però non dobbiamo spaventarci, anzi, dobbiamo accettare la cosa e

affrontarla con molta serietà. È un problema che riguarda noi e il no-

stro futuro e solo noi possiamo rimediare a questo problema.

Sono state molte le catastrofi naturali causate dai cambiamenti clima-

tici che hanno devastato intere popolazioni. Ne è un esempio l'uraga-

no Harvey che si è abbattuto sulla città di Houston, in Texas. Con que-

sto evento si è registrato un clamoroso record di pioggia causando

un'inondazione di 51 centimetri.

Altre conseguenze sono, per esempio, la ridotta produzione di orzo.

Se in apparenza l'orzo non sembra una coltivazione determinante, gli

amanti della birra sono invece molto preoccupati. L'orzo, infatti, è il

vegetale con il quale viene prodotta la gran parte delle birre (e whi-

sky) in tutto il mondo.

Di Michela Vacis

ATTUALITÀ

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Il piccolo passo di cinquant’anni fa.

Il 21 Luglio di cinquant’anni fa, si compì la più gloriosa delle imprese umane; la su-perficie della Luna era deser-ta e calma. Nessun segno di vita disordinava il silenzio se-colare del nostro satellite. Finché tre ragazzotti, di no-me Neil, Edwin (Buzz) e Mi-chael, decisero di interrom-pere quel silenzio. Lì dove per miliardi di anni non c’era

stato nessuno, ci trovavamo noi. L’uomo era arrivato fino alla Luna.

« Forse non è nemmeno una bellezza tramandabile alle generazioni fu-ture. Questi primi uomini sulla Luna vedono qualcosa che agli uomini di domani sfuggirà.» Walter Cronkite prediceva questa grande verità nel periodo del primo allunaggio: il lontano 1969. “Oh aspetta! Il 1969 era proprio 50 anni fa!” ebbene sì, miei perspicaci lettori, stiamo vi-vendo il cinquantesimo anniversario del primo passo sulla Luna. Ma prima di iniziare con la sol-fa su come non dovremmo ricordarci soltanto del caro vecchio Neil Armstrong (e certe volte nemmeno di lui) volevo esprimere un pensiero sulle parole di Cronkite: effettivamente oggi non riusciamo a cogliere la bellezza legata all’ignoto del cielo, com’era quella della Luna prima del ‘69 o come è in ogni tempo quella di un cielo stellato. C’è da dire che però già nel 1970 le mis-

Di Alessio Lamera

ATTUALITÀ

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sioni Apollo successive alla 12 (la seconda che sbarcò sulla Luna) vennero considerate all’ordine del giorno, perché purtroppo dopo i primi due uomini sulla Luna l’entusiasmo si spense. Ed è un grande dispiacere.

Il periodo della conquista dello spazio ha inizio nella seconda metà del secolo scorso, quando si susseguirono in poco tempo successi mai visti pri-ma: il primo satellite, il primo uomo nello spazio, i primi uomini sulla Luna. Sarebbe triste ricordare il periodo della corsa allo spazio come una gara tra americani e russi, anche perché nelle fasi finali dell’allunaggio hanno collaborato per non intral-ciare le rispettive missioni. Anzi, le missioni di al-lunaggio hanno richiesto la collaborazione di tutto il mondo, tanto che il secondo uomo a toc-care il suolo lunare, Buzz Aldrin, lasciò a qualche metro di distanza dal punto dell’allunaggio un dischetto di metallo con incise a laser delle frasi da parte di tutte le nazioni del mondo.

Ovviamente non saranno mai ringraziate abbastanza le centinaia di persone che hanno aiutato a fare in modo che gli astronauti arrivasse-ro sani e salvi e tornassero sani e salvi. E non dobbiamo scordarci di lo-ro, in maniera particolare degli astronauti Edward White, Virfil Grissom e Roger Chaffee, che durante il collaudo dell’Apollo I hanno perso la vi-ta a causa di un incendio sulla rampa di lancio. E dopo di loro dobbia-mo ringraziare tutti gli astronauti che, come Michael Collins, rimasero nel modulo di comando in orbita lunare, mentre i loro compagni scen-devano sulla Luna: senza qualcuno lassù ad aspettarli, pronto a recu-perarli per tornare a casa, nessuno dei dodici uomini che hanno cam-minato sulla Luna sarebbero andati… sulla Luna. Inoltre altri astronauti

Di Alessio Lamera

ATTUALITÀ

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prima dell’Apollo 11, raggiunsero l’orbita lunare senza scendere sulla Luna, per testare il corretto funzionamento delle attrezzature.

Dodici sono stati gli astronauti che hanno camminato sul nostro satelli-te ed è un po’ triste che la maggior parte delle volte l’unico che viene in mente sia Neil, il primo che ha messo piede sullo sconosciuto terre-no lunare. Sì, quello che disse «questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità!». D’accordo, lui è stato il primo, ma camminare sulla Luna: non è mica una cosa che può fare chiunque. Per esempio Buzz, il secondo sceso dal modulo lunare dell’Apollo 11 dete-neva il record di “passeggiata nello spazio” più lungo di qualunque al-tro astronauta, una bella nuotata spaziale di ben 5 ore e 20 minuti cir-ca! Con Apollo 14 fu portato per la prima volta il rover lunare, con cui gli astronauti Alan Shepard (primo americano nello spazio) e Edgard Mitchel si fecero un bel giro sul suolo argenteo della Luna, mentre il lo-ro compagno Stuart Roosa li aspettava nel modulo di comando. Harri-son Schmitt fu il primo scienziato a camminare sulla Luna ed è anche l’ultimo ad averci messo piede.

Insomma, ci sono stati tanti primati nelle missioni spaziali, che già di per sé sono state imprese leggendarie e lo saranno anche nel futuro, quindi cerchiamo di non per-dere entusiasmo! Come loro hanno sognato in grande, dobbiamo ricordarci di farlo anche noi, perché tutti possia-mo fare il nostro “piccolo pas-so” per l’umanità.

Di Alessio Lamera

ATTUALITÀ

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Come tutti sappiamo, il sogno è un’attività che viene svolta dalla mente di ogni animale e che ha da sempre affascinato l’uomo. In an-tichità si credeva che i sogni fossero profetici, che quindi preannun-ciassero un destino inevitabile. Si dava molta importanza all’interpre-tazione dei sogni, tanto che spesso essa assumeva un ruolo di cura e di guida spirituale. Nel corso della storia diversi uomini tra cui Arte-midoro di Daldi, per quanto riguarda l'epoca antica, e Sigmund Freud, per quanto riguarda l’epoca moderna, hanno studiato questo parti-colare fenomeno tentando di darne una spiegazione logica e raziona-le, arrivando ad inventare la psicoanalisi, ossia la disciplina di indagi-ne psicologica profonda. Ciononostante ancora oggi molti interrogati-vi rimangono irrisolti: non siamo ancora arrivati a comprendere il si-gnificato o il motivo dei sogni, ma attraverso diversi studi siamo co-munque arrivati ad interessanti conclusioni.

È risaputo che il periodo del sonno si suddivide principalmente in due fasi: durante la prima fase il sonno è più profondo e il nostro organi-smo si rigenera, per questo le onde corrispondenti all’attività cere-brale in questo momento sono piuttosto lente; durante la seconda fa-se, detta fase REM (“REM" deriva dal fatto che durante tale fase gli occhi si muovono con movimenti ritmi-ci rapidi, dall’inglese rapid eye move-ments = movimenti oculari veloci), inve-ce l’attività cerebrale è elevata, infatti si fanno sogni molto intensi. C’è però un’altra fase, detta

Di Arianna Colonetti

NARRATIVA

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ipnagogica, che avviene prima delle due più notte, può durare qual-che secondo o diversi minuti ed è la fase di sonnolenza che precede l’addormentamento, caratterizzata da un particolare stato fluttuan-te della coscienza e dal carattere vago e sfu-mato dei pensieri. Durante questa fase posso-no essere prodotti fenomeni come illusioni o allucinazioni tramite il coinvolgimento di alcu-ni o di tutti i sensi (in particolar modo vista, udito e tatto) e spesso è molto difficile per il soggetto distinguere l’allucinazione dalla real-tà. A volte tale esperienza viene accompagna-ta dalla paralisi ipnagogica, ossia la paralisi nel sonno, che può avvenire prima di addormen-tarsi oppure, nella maggior parte dei casi, al risveglio. Questo distur-bo consiste nell’impossibilità di movimento e dura molto poco, di so-lito al massimo due minuti prima del risveglio o pochi secondi prima di addormentarsi. Questo stato di paralisi è dovuto alla persistenza dello stato di rilassamento che i muscoli presentano durante il sonno ed è causato da una discordanza tra la mente e il corpo: il cervello è attivo e cosciente, il soggetto in genere riesce a sentire e vedere chia-ramente ciò che lo circonda, ma il corpo permane in uno stato di ri-poso. Ciò solitamente incute terrore e angoscia nell’individuo affetto da questo disturbo. Le cause più comuni sono: mancanza di riposo, stress e ritmi irregolari.

Un’altra curiosità è che i sogni stimolano la creatività. In particolare la fase ipnagogica è considerata la fase di massima creatività, infatti l’ar-tista novecentesco Salvador Dalí aveva inventato un metodo per sti-molare la sua fantasia utilizzando proprio questa teoria: egli si sedeva sulla sua poltrona, le mani sui braccioli, i polsi liberi di muoversi e

Di Arianna Colonetti

NARRATIVA

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stretta nella mano sinistra una pesante chiave di ferro; sotto la chiave posizionava un piatto capovolto e aspettava di ad-dormentarsi. Nel momento in cui la chiave gli scivolava dalle dita, il rumore della caduta sul piatto lo svegliava ed egli ini-

ziava a dipingere utilizzando la sua creatività più profonda.

In conclusione sicuramente l’uomo ha ancora molto da scoprire ri-guardo i sogni, ciononostante gli studi svolti e le teorie elaborate fino-ra ci permettono già di avere un’ampia visione del nostro inconscio.

Di Arianna Colonetti

NARRATIVA

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Di Dafne Bellini

NARRATIVA

VERBA VOLANT, SCRIPTA AMEN APERTIS VERBIS, il latino è davvero utile a qualcosa? Sfido chiunque ad ammettere di non aver mai preso a testate l’IL e di esser riuscito a tradurre una versione di latino con la calma e la dili-genza di un adolescente maturo. E le esclamazioni “ma ho scelto di studiare il latino a fare, se tanto poi non mi servirà a niente?!”. Non vi sta parlando una professoressa, ma la vostra sorella maggiore che studia latino da cinque anni, e se anche io inizialmente mi cruc-ciavo per la scelta fatta, ora posso solo ringraziare il giorno in cui ho deciso di affrontare un percorso di studi col latino. Già immagino gli occhi sgranati, con tanto di commenti, e la voglia di girare pagina per passare al prossimo articolo, ma soffermatevi due minuti per capire cosa ho da raccontarvi. “Lingua morta”, “tanto a che servirà”, “non lo userò mai” le frase tipi-che di uno studente alle prese con la grammatica: avete ragione, è una lingua morta. D’altronde suonerebbe male entrare in un negozio e sentire “Aiutare vos possus?”, come se non fosse già abbastanza irri-tante sentirselo chiedere in italiano. Ma dietro ai casi, ai paradigmi da studiarsi a memoria e al supino (che prima di allora pensavo si riferisse solo alla posizione “a pancia in su”), c’è un mondo che molti ancora non conoscono. Studiare latino permette di conoscere i grandi au-tori del passato e il loro pensiero, in alcuni casi molto vicino al nostro, conoscere la bellezza del mondo classico e, in un certo senso, permette di

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Di Dafne Bellini

NARRATIVA

confrontarci con loro. Assaporare la loro vita, i vizi e le virtù degli uo-mini di un tempo... Anche se poi l’unica cosa VERAMENTE importante è sapere che la Gallia era divisa in tre parti e che Cesare indossava il mantello rosso per distinguersi di soldati del suo esercito! Il latino illumina il linguaggio e le parole, ne sono certa! Riuscire a car-pire l’origine di un termine non solo è interessante, ma è SODDISFA-CENTE perché ciò significa che si è studiato per un arricchimento per-sonale. Ad esempio, la parola “cultura” deriva dal latino “colo”, cioè “coltivare”. Imparare a coltivare, a conoscere e a trarre la linfa vitale da ciò che ci circonda: dietro semplicissime parole si nascondono si-gnificati profondi. Studiare il latino per... migliorare l’italiano. Tutto vero ragazzi, dal lati-no risale il volgare che Dante scriveva, e dal volgare l’italiano! La logica migliora e l’italiano ringrazierà per i congiuntivi azzeccati. In questo termine, si parla di “memoria culturale”: conservare le tradi-zioni del passato e ciò che ha reso importante un’epoca... Tramandare FERO, FERS, TULI, LATUM, FERRE è motivo di orgoglio personale, non credete? Tutti da piccoli abbiamo pensato almeno una volta che studiare sia ter-ribilmente noioso. Probabilmente ancora oggi, che siamo ormai cre-

sciuti, continuiamo a guardare lo studio con occhi stanchi. D’altro canto, si inizia a sviluppare anche la consapevolezza che lo studio non è solo un obbligo im-posto, bensì un arricchimento che per-mette di aprire la propria mente ad altri modi di vivere e ragionare. E giusto per restare in tema: IGNORAN-TIA NON EXCUSAT (l’ignoranza non scu-sa”).

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Di Sorana Vartic

NARRATIVA

FALUN DAFA e il lato oscuro della Cina

FALUN DAFA : IL LATO OSCURO DELLA CINA La Falun Dafa, chiamata anche Falun Gong, è una pratica di livello

elevato della coltivazione del proprio sé, un modo per migliorare la

salute e ottenere saggezza spirituale, che affonda le sue radici nelle

tradizioni dell’Asia, e fa parte dell’essenza della cultura cinese da ben

5000 anni. Trasmessa per secoli esclusivamente in segreto, la Falun

Dafa è stata introdotta al pubblico per la prima volta nel 1992, in una

modesta scuola nel nord-est della Cina, a Changchun, dal Maestro

Spirituale Signor Li Hongzhi (nominato cinque volte per il premio No-

bel della Pace).Al cuore di questi insegnamenti, facenti parte della

Scuola di Budda, vi sono tre principi fondamentali: Verità, Compas-

sione e Tolleranza (Zhen 眞,Shan 善, Ren 忍) ai quali bisogna cercare

di allinearsi nel pensiero e nelle azioni, poiché essi sono considerati

rappresentare il fulcro caratteristico dell’ universo e pertanto vengo-

no visti come i principi guida non solo del Falun Gong ma anche della

vita quotidiana.

Il fine di tale pratica è avvicinarsi ad uno stato di realizzazione spiri-

tuale che nella tradizione

asiatica è conosciuto co-

me ‘’illuminazione’’ o

‘’raggiungere il Tao

(Via)’’, attraverso una tra-

sformazione interiore del

sé e comportando co-

munque cambiamenti

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positivi; infatti spesso i praticanti, dopo un periodo di pratica costante,

descrivono una sensazione di rinnovata energia, chiarezza mentale e

uno stato complessivo di salute.

La pratica è costituita da quattro semplici esercizi in posizione eretta e

una meditazione da seduti che possono essere eseguiti da persone di

tutte le età e forma fisica, ad ogni ora e in qualunque luogo, per pochi

minuti o qualche ora a seconda della propria disponibilità. Tali esercizi

inoltre vengono sempre insegnati gratuitamente da volontari oppure

si possono imparare attraverso video presenti in rete.

Negli anni Novanta la Falun Dafa si è diffusa ampiamente in tutta la

Cina ed era sostenuta dal governo. Nel 1999 cento milioni di perso-

ne praticavano la Falun Dafa, ma nel luglio dello stesso anno alcuni

leader del Partito Comunista Cinese lanciarono una violenta campa-

gna per sradicarla perché vedevano la popolarità della pratica come

una minaccia al controllo da parte del regime.

Oggi in Cina decine di milioni di

persone che praticano la Falun

Dafa vengono incarcerate, tor-

turate o addirittura uccise per

mano del regime. Il governo ci-

nese cerca inoltre di tenere na-

scoste tali orrori attraverso un

apparato di censura su internet

per impedire la conoscenza del-

la verità su quello che accade.

Di Sorana Vartic

NARRATIVA

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Gli investigatori stimano che in

Cina dal 2000 siano stati effettua-

ti fino a 1,5 milioni di trapianti di

organi e che la fonte principale di

tale organi sia rappresentata da

praticanti del Falun Dafa, uccisi a

questo scopo. È spaventoso co-

me queste crudeltà disumane possano persistere in una società tal-

mente sviluppata come la Cina, dove il diritto alla vita e la libertà di

pensiero potrebbero essere ritenuti da noi occidentali come diritti già

ampiamente acquisiti. Purtroppo però queste realtà persistono,e per

questo ritengo fondamentale che al fine di combattere, anche se nel

nostro piccolo, tali ingiustizie, sia importante cercare di diffondere la

verità il quanto possibile; poiché l’ignoranza, la censura e la paura delle

persone sono le cose su cui maggiormente si basa la supremazia di un

potere autoritario che non conosce confini tanto da rendere la vita

umana una semplice filo con cui ‘’giocare’’ tra le proprie mani.

La presa di coscienza di fatti come quello delle persecuzioni contro i

praticanti della Falun Dafa sono un primo passo per rendersi conto che

certe realtà non sono sempre quello che veramente sembrano, talvolta

dietro ad un sottile velo di apparenza si celano le più impensabili atro-

cità. È quindi importante giudicare i fatti senza soffermarsi solamente

alla superficie, ma guardare le cose più in profondità e da più pro-

spettive cercando di formarci un nostro pensiero critico con cui distin-

guere quello che è giusto da quello che è sbagliato.

Di Sorana Vartic

NARRATIVA

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Di Anita Galezzi

NARRATIVA

UNA POESIA AL GIORNO LEVA LA PAURA DEL MONDO DI TORNO

Poesia. Poesia è solo una parola, ma ci sono pa-

role che sono come scrigni:

dentro di esse se ne possono trovare molte al-

tre. Sicuramente la maggior parte di voi che sta

leggendo questo articolo è venuto a conoscenza

della poesia sui banchi di scuola e ancora oggi,

sentendola nominare, gli cresce dentro un senso

di nausea perché magari le associa sinonimi come “compiti” o

“insufficienza in italiano da recuperare”. Ma se fin’ora per voi è stato

così, permettetemi di dirvi che cosa invece questa parola significa per

me. Per definirla non ritengo giusto utilizzare la solita citazione del

vocabolario Treccani, sia perché il vostro stomaco potrebbe risentirne

essendo che ormai siamo a pentamestre inoltrato, sia perché non ri-

tengo che questa sia la modalità più efficace per farvi capire il suo va-

lore. Perciò utilizzo una frase del tuttofare della cultura italiana Pier

Paolo Pasolini: La poesia è qualcosa di oscuro che fa luminosa la vita.

Di fatto la poesia a me ha dato (e continua a darmi) proprio questo,

luce, sia nei momenti di solitudine che in

quelli di condivisione. Ma la poesia è qualco-

sa di “oscuro” e questo perché interpretarla,

lo sapete bene, non è sempre facile, sia per

la natura dei vocaboli utilizzati, sia per la mo-

dalità con cui il poeta ha deciso di piazzarli

all’interno del verso: niente è lasciato al caso.

Ma lo sforzo di estrapolare il suo significato

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Di Anita Galezzi

NARRATIVA

nascosto, credetemi, il più delle volte ne vale davvero la pena. Avviso

quindi che questo breve articolo vuole essere sia per i lettori già

pseudo-intellettuali, sia per coloro che non hanno mai capito molto

delle lezioni di letteratura. Dunque, prima di tutto lasciatemi dire che

la poesia si trova in molte più cose di quante possiate immaginare.

Nelle canzoni, nei film, nei libri, e perfino sui post di Instagram, pieni

di aforismi di autori che spesso hanno cognomi impronunciabili. A

mio avviso, quindi, dovremmo smetterla di associare la poesia a un

mondo lontano da noi, un universo parallelo di cui solo i prof e pochi

altri coraggiosi avventurieri hanno il coraggio di varcarne la soglia.

Piuttosto la poesia è da vedere semplicemente come un puzzle di pa-

role, dal quale infondo ogni giorno siamo circondati. E’ “solo” una

delle tante modalità di espressione che

possiamo utilizzare, capace anche di farci

commuovere dato che parla proprio di noi,

di sensazioni e, se qui siamo tutti esseri

umani e non vulcaniani incapaci di sentire

emozioni (vedesi Star Trek), allora possia-

mo riscoprire una parte di noi stessi anche

nella poesia di qualcun altro. Infondo, co-

me disse Bukowski La poesia dice troppo in pochissimo tempo e se si

allena la mente alla sua lettura, può diventare davvero uno dei mezzi

più veloci per capire l’essenza dell’essere umano, quella vera, quella

che l’omologazione e la fretta con cui la società ci invita a far tutto

trascurano, lasciandoci diventare a poco a poco insensibili. A me, la

possibilità di trovare conforto nelle parole di una persona che non ho

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nemmeno conosciuto, il sentire che

non sono sola e che qualcun altro ha

sentito quello che ho provato anche

io, dà un conforto immenso. Spero di

avervi stuzzicato ad esplorare il mon-

do poetico che sarà sempre incredi-

bilmente attuale e se volete iniziare

ad avvicinarvi alla poesia, vi propongo i libri in stile “millenials”, per co-

sì dire, della ventiseienne Rupi Kaur, che ad oggi, nel 2019, di profes-

sione sulla su carta di identità ha scritto “poetessa”. Intanto vi lascio

con alcune brevi citazioni di poeti che hanno influenzato, semplice-

mente con le loro parole, il mio modo di vedere il mondo, di gestire i

miei rapporti con le persone, che hanno plasmato parte della mia

identità insomma. Spero che la poesia possa, se non lo è già, diventare

un rifugio, una valvola di sfogo, un calmante contro i colpi di sfortuna e

un sorso di adrenalina per i momenti di vuoto anche per voi. Buon fine

anno scolastico e non dimenticate

l’anno prossimo di partecipare al

concorso di poesia POETICAMENTE

che il nostro Istituto, forse l’unico

dei dintorni di Bergamo, propone

puntualmente ai suoi studenti! Per-

ché il bello della poesia è che non

c’è un giusto o sbagliato e scrivere

sulle cose permette di sopportarle

(di nuovo, Bukowski).

Di Anita Galezzi

NARRATIVA

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Di Alessandro Loda

MUSICA

SE TE LO SEI PERSO, RECUPERALO. (per favore)

Parlare di musica, come d’arte, non è facile. “De gustibus non dispu-tandum est” ci ricorda il latino, certo, ma viviamo in un’epoca in cui il confronto diretto spaventa, proprio come parlare da una tastiera o da dietro le quinte sembra invece ben più facile.

Se in questa piccola lista non compare il tuo cantante preferito, non volermene male: molti non ne conosco, di qualcuno mi sarò sicura-mente dimenticato. Mi piacerebbe giusto segnalare qualcosa che po-tresti esserti perso per strada, soprattutto in tempi recenti. Per questo non compaiono pietre miliari che vanno dai Beatles e da Hendrix fino ai Queen ed ai Led Zeppelin, perlopiù artisti per cui non ritengo di ave-re le competenze necessarie per apprezzarli come si deve. Per dare qualche dritta a chi è interessato a nuova musica invece, ecco un rapi-do elenco di quelli che considero alcuni dei miei artisti ed album prefe-riti:

-Il cantautorato dovrebbe far parte dell’eredità culturale di ogni ragazzo della nostra bella nazio-ne. Ad aprirmi le porte di questo mondo è stato uno dei suoi maestri, Fabrizio De André. Non è facile scegliere un’opera di Faber fra tutte, ma a livello affettivo a stare in cima al mio podio è si-curamente questo disco. Non al denaro, non all’amore né al cielo nasce sulla falsa riga

dell’”Antologia di Spoon River”, raccolta di poesia più che cara al sottoscritto.

Il concept album passa in rassegna gli epitaffi d’un paese fuori dal tempo, ma non troppo, raccontando storie su storie. Episodi che van-no da quelli divertenti a quelli più strappa-lacrime non sono che cu-

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Di Alessandro Loda

MUSICA

stodi dei testi di colui che potremmo definire uno dei migliori poeti italiani del secolo scorso. Una testimonianza di quegli anni così non

può che far parte della vostra libreria, fisica o di-gitale che sia. -Da piccolo ho scoperto il mondo dell’hip hop e fin da subito mi suono innamorato dei suoi suoni, dei suoi tecnicismi lirici e delle sue storie. I nomi da fare anche qui sarebbero troppi, da Busta Rhymes a Biggie, fino a Kanye West. Concentria-moci però su questi per oggi:

L’est coast e la sua capitale N.Y., si raccontano in Illmatic, per alcuni il miglior album rap di sempre. Nas ci porta quindi in una “Grande Me-la” che ancora non s’era vista o sentita né in radio né in tv, se non con i colleghi del Wu-Tang Clan l’anno prima. Questo disco ha influenzato qualsiasi rapper che tu conosca probabilmente, cambiando per sem-

pre concetti come quello della street credibility. -Dall’altra parte degli States intanto nascono gli NWA, fra i quali figura subito Dr. Dre (quello delle beats, per intenderci). Compton, uno dei quartie-ri più difficili di L.A. e d’America si mette a nudo nel suo gangsta rap. Non ci si ferma a qualche ri-ma da spaccone, ma si denuncia la situazione soffocante dei BlackHood delle grosse città. Sciol-tisi gli NWA, Dre continua a lavorare da solo, sfor-nando grandi classici come The Chronic e 2001. Così nascono hit come The Next Episode e Still D.r.e, o le più sottovalutate Xxxplosive e Forget about Dre.

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Il roster della Death Row Records, etichetta avanguardista del genere, prende sotto la sua ala non solo il rapper/ produttore, ma altri fuori-classe come un certo Tupac ed un certo Snoop Dogg. Il rap diventa sempre più mainstream, portando ancora tanta qualità ed innovazio-ne nel mondo della musica, finendo per essere imitato oltreoceano,

ovviamente anche nel nostro paese. -Nel 2011 Compton torna a splendere, con l’av-vento di uno dei “messia” del genere: Kendrick La-mar. Quello spirito dei primi anni dell’hip hop, che sembrava perduto, riemerge, quasi fosse uscito da una macchina del tempo. Good Kid M.A.A.D. City, To Pimp a Butterfly e DAMN sono, appena usciti,

già culto. Liriche, temi e sound strizzano l’occhio all’old school, si spor-cano però di suggestioni provenienti da altri generi, o, in generale, da tutto il mondo artistico. Kendrick fu, dopotutto, uno studente modello ancor prima d’essere un “signor” rapper. R&B, funk e jazz si prestano a questi bpm. Si crea così la culla di testi più volte da conscious rap, che rivela tutte le fragilità della persona che sta dietro ogni artista, o la violenza d’un paese che si dichiara perfetto al mondo. -L’ultima chicca che mi sento di nominare è Oxnard, uscita quest’an-no. Anderson Paak segue la wave di Kendrick, spostandosi però verso

un mood ben più vicino alle soleggiate spiagge sull’oceano della California. A guarnire il tutto, feat del calibro dei già nominati Lamar, Dre e Snoop in compagnia dei noti e talentuosi colleghi Pusha T e J. Cole- E se vi dicessi che esiste un rapper che fa l’attore in serie Tv e film, il regista e sceneggiatore di suc-

Di Alessandro Loda

MUSICA

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cesso ed esegue ottimi sketch di Stand Up Comedy? Esiste, e si chiama Donald Glover. In “Solo” è quel pazzo di Lando Cal-rissian, in “Community” è Troy, ma in arte è Childish Gambino. Chill e (quasi) Cloud Rap formano un cocktail unico, che deve tanto non solo al Funk, ma a tutta la black music, dal Gospel al Soul. Awa-ken My Love, si rivela all’ascolto un viaggio per l’anima come pochi. 49 minuti di brani in una dimensione parallela, come in una perenne

serata di mezza estate. Non bisogna dimenticare come anche Gambino ab-bia alzato la voce su vari temi, da quello delle armi nel celebre video di This Is America, a quello del ri-scaldamento globale nell’ironica Summertime Ma-gic.

-Anche per il rap italiano scegliere non è facile. Si potrebbe partire da capostipiti come Mr. Simpatia e Penna Capitale. Se mi guardo attorno però, in camera mia c’è un solo poster autografato: Hellvisback. Per molti non è il miglior lavoro di Salmo, ma personalmente mi sono innamorato del suo immaginario, del suo sound così internazionale. E’ quel tipo di disco che sembra venire dal 1984, che puoi ascoltare sfrecciando al volante di una Bentley (od una Cadillac) a tutta velocità, o da solo, su una spiaggia, all’alba. Non mi aspettavo che con Playlist

si tornasse a questa formula, ma sicuramente que-sta tracklist ha cambiato il mio modo di pensare a come fare rap. A dimostrarlo ci sono ancora le colla-borazioni come quelle del calibro di Travis Barker. -Considero Caparezza un’isola a sé nel panorama musicale italiano, uno di quelli quasi intoccabili e

Di Alessandro Loda

MUSICA

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più completi. Proprio per questo, risulta quasi pesante da ascoltare ai più. Le canzoni spaziano su ogni tipo di tema, da quelli più citazionisti-ci a quelli più autobiografici, fino alla più scomoda critica, a volte più velata, alla società ed alla politica. Dopotutto, fu abbastanza ironico veder ballare i diretti interessati “Vieni a ballare in Puglia”, prestando attenzione più alla melodia che alle parole.

Da appassionato d’arte non posso però che segnala-re Museica, un concept album coi controfiocchi. Ogni tipo di suggestione e corrente viene presa e rie-laborata da Capa, per un percorso che attraversa l’in-tero museo che ha in testa. Così si alternano ritmi come quelli scatenati di Mica Van Gogh e quelli più riflessivi di China Town, canzone dedicata alla scrittu-

ra stessa, quasi fosse una musa. -Andare in fissa per i prossimi ragazzi che sto per nominare è stato fa-cile. Il primo ha fatto la gavetta nel rock ‘n’ roll, nel jazz e nel cantauto-rato, il secondo nel pop e nella musica elettronica. Entrambi però escono da un ambiente hip hop, dalle jam session delle loro terre.

Willie Peyote si afferma così come uno dei più grossi nomi del cantautorap, Frah Quintale fra quelli del graffiti pop. La loro attitude urbana si traduce in testi che raccontano la vita della periferia e della provin-cia. I quartieri di Torino si incarnano nelle note di PortaPalazzo, le strade di Brescia in Nei treni la

notte. Questi due in live sono spettacolari. Lo posso garantire: il divertimento è assicurato da chi sa gestire il palco come loro. I generi si incontrano nelle melodie, sfidando canoni ormai dogmatici come quelli degli stes-

Di Alessandro Loda

MUSICA

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si immaginari Hip Hop ed Indie. Da una parte troviamo Willie, che si rivela sempre più un abile strumentista, aperto ad ogni tipo d’influen-za. Dall’altra c’è Frah, affiancato dal producer di fiducia Ceri Wax (già collaboratore di Coez), pronto a sfoderare dalla console ritmi pop, elettronici e chi più ne ha più ne metta. Questa è la wave che più mi ha appassionato ultimamente. Gli artisti-riferimento di questo mondo fanno poi parte della stessa cricca. Dutch Nazari, altro abile paroliere, non fa parte solo dell’etichetta Undamen-to, la stessa di Frah, ma compare in numerose collaborazioni dell’ulti-mo lavoro del Peyote: Sindrome di Tôret. Un’unica raccomandazione, se t’ho convinto: prima di provare a can-ticchiare gli acuti di Lungolinea, assicurati che nessuno ti stia senten-do. -Un giorno qualcuno mi ha fatto conoscere questo gruppo ed è stato subito colpo di fulmine. Pinguini tattici nucleari, bel nome, vero? Vie-ne da una varietà di birra, scoperta in un pub di Lovere, da un gruppo di ragazzi delle nostre zone. Sono ancora giovanissimi, ma hanno di re-cente firmato con Sony e si stanno preparando per l’ennesimo tour per tutta Italia.

Sarebbe riduttivo definirli Indie, per quanto siano più vicini a quel minestrone di artisti che definia-mo così. La realtà dei fatti ci porta album di un eclettismo stravolgente, per un tipo di musica che può piacere a tutti. I ritmi variano, da quello più reggae, al metal, alla sola chitarra, al funk e altri generi la cui lista sarebbe ancora lunga. Il vostro capo non può che ondeggiare.

Di Alessandro Loda

MUSICA

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I testi sono densi di ironia e ricchi di citazioni. Canzoni d’amore, di ri-valsa, di denuncia sociale si caratterizzano in un solo modo, che le ren-de speciali: portano il sapore di questi luoghi. Niente palazzoni o mo-numenti. Solo ragazzi di provincia, delle nostre parti, con gli stessi so-gni, dubbi e paure. Se un brano si chiama Castagne Genge direi pro-prio che chi scrive è di Bergamo. Il manifesto di questo spirito è l’album Gioventù Brucata, che, all’usci-ta di sto articolo, non sarà più il loro ultimo lavoro sul mercato. Un di-sco che rappresenta insomma il salto di qualità di questa piccola real-tà, per un’accozzaglia di tracce per tutti i gusti, ricche di tecnicismi musicali anche per gli ascoltatori più esperti e pretenziosi. Ai i prossimi maturandi come me, è caldamente consigliato l’ascolto di una storia vera: 79

Di Alessandro Loda

MUSICA

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Di Chiara Bognini, Silvia Brignoli,Luca Frattini,

INIZIATIVE

SUMMER SCHOOL 2018: LA MATEMATICA TRA IL NULLA E IL TUTTO San Pellegrino Terme 3-4-5 Settembre 2018

Al termine dello scorso anno scolastico, ci è stata proposta un’iniziativa a scopo orientativo organizzata dall’Università degli Studi di Bergamo in collaborazione con il comune di San Pellegrino Terme e offerta dal no-stro Istituto. È stato un convegno di matematica e fisica, della durata di 3 giorni, al termine delle vacanze estive. San Pellegrino, 3-4-5 settembre 2018 Al Casinò municipale siamo stati accolti dalle organizzatrici: la professo-ressa Gnudi e la professoressa Persico. Dopo i saluti di benvenuto di tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione del progetto hanno avuto inizio le conferenze: abbiamo assistito alle prime due che hanno introdotto quello che era il tema di queste tre giornate, “La matematica tra il nulla e il tutto”. A metà mattina i ragazzi dell’IPSSAR hanno prepa-rato un rinfresco con stuzzichini dolci e salati, accompagnati da caffè o bevande offerte dalla S. Pellegrino. Il pranzo e la cena erano anch’essi offerti dagli stessi e si tenevano nel ristorante della loro scuola. Il pomeriggio, al Teatro dell’Oratorio, abbiamo potuto ascoltare il pro-fessor Guido Emilio To-nelli, del Dipartimento di Ingegneria dell’Infor-

Roberta Paris ed Ilaria Verzelletti

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mazione dell’Università di Pisa, riguardante il suo ultimo scritto “Cercare mondi: esplorazioni avventurose ai confini della conoscen-za”. Ricercatore del Cern, ci ha esposto i suoi ultimi studi relativi al Big Bang effettuati col fine di compren-derne l’esatto meccanismo e poter prevedere quale sarà il nostro avveni-re. Durante le conferenze dei giorni se-guenti, abbiamo visto come la mate-matica possa essere in grado di intrec-ciarsi con altri temi e aspetti della vita quotidiana. Particolarmente interes-santi sono stati gli interventi del pro-fessore Remo Garattini riguardanti la fisica teorica e del professor Gian Italo Bischi, dell’Università di Urbino, che ha unito la matematica alla letteratura. I pomeriggi del secondo e terzo giorno sono stati invece riservati ad attività di laboratorio da svolgere in gruppo, mentre tutte le sere erano dedicate allo svago. Per quanto ri-guarda la prima è stato proposto un ingresso alle Terme, per la secon-da una coinvolgente caccia al tesoro a tema matematico. Lo scopo di questa Summer School che si ripete ormai da 12 anni è principalmente quello di orientare i giovani studenti degli ultimi anni di scuola superiore ad una scelta universitaria più consapevole. L’esperienza è sicuramente consigliabile sotto tutti i punti di vista per-ché svela aspetti e applicazioni della matematica che non vengono in-segnati tra i banchi di scuola.

Di Chiara Bognini, Silvia Brignoli,Luca Frattini,

INIZIATIVE

Roberta Paris ed Ilaria Verzelletti

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Tra i punti di forza dell’esperienza abbiamo trovato inoltre la disponibi-lità dei relatori nel rispondere a qualsiasi curiosità cercando di rendere partecipi i ragazzi e lasciando sempre largo spazio alle domande. An-che per quanto riguarda l’aspetto organizzativo si può notare l’impe-gno nella cura dei dettagli che mostra un lavoro costante. Consigliamo dunque l’esperienza a tutti coloro che sono interessati al-le facoltà scientifiche poiché nel nostro caso è stata utile per confer-mare o modificare il nostro orientamento per una scelta di studi futu-ra. Una di noi, ad esempio, inizialmente propensa ad un percorso uni-versitario inerente all’ambito finanziario, si è accorta di non averne particolare interesse, scoprendo invece di apprezzare in modo partico-lare la fisica. Vogliamo quindi ringraziare il Dirigente del Liceo Lorenzo Federici, la DSGA e la professoressa Medioli, che ci ha accompagnati, perché ci hanno permesso di vivere quest’esperienza fortemente for-mativa sia per quanto riguarda l’aspetto prettamente didattico che per la nostra persona.

Di Chiara Bognini, Silvia Brignoli,Luca Frattini,

INIZIATIVE

Roberta Paris ed Ilaria Verzelletti

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Di Dafne Bellini

INIZIATIVE

A PROVA DI CUORE!

Fare il volontario del 112 non è facile; richiede sforzi notevoli, sia fisi-

ci sia psicologici, come orari di lavoro pesanti da sopportare e carichi

da sollevare e molte volte, purtroppo, non si ottiene il risultato pre-

fissato. Bisogna essere pronti ad ogni evenienza, riuscire a risolvere

le situazioni più critiche... insomma i volontari del 112 hanno una

grande forza d'animo e un coraggio tutto da invidiare!

Noi studenti di quinta abbiamo avuto la possibilità di conoscerli e di

approfondire meglio tutto ciò che concerne l'associazione AREU

(Associazione Regionale Emergenza Urgenza). Che cosa è? È un'asso-

ciazione di volontari, istituita dalla Regione Lombardia, impegnati a

garantire il benessere sociale in situazioni di emergenze e di urgenze

a livello sanitario: croce rossa, croce blu, croce bianca, vigili del fuo-

co, tutti hanno il compito importante di portare salute ed equilibrio

in situazioni di disagio.

In particolare, grazie ai

volontari della croce ros-

sa, blu e bianca e al mas-

simo impegno dei nostri

docenti di scienze moto-

rie, sono state organizza-

te due lezioni teoriche, da

due ore ciascuna, finaliz-

zate alla conoscenza delle

procedure di ''primo soccorso e BLSD'' (Basic Life Support and Defi-

brillation) e alla preparazione per il corso PAD (Pubblic Access Defi-

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Di Dafne Bellini

INIZIATIVE

brillation). Quest'ultimo è stato

eseguito nella palestra della

scuola in due tornate differenti,

in modo tale da rendere possibi-

le la partecipazione di tutte le

classi quinte di ogni indirizzo, con

lo scopo di istruire noi ragazzi

nelle manovre e nelle tecniche di

rianimazione, soprattutto all'utilizzo del DAE, cioè del defibrillatore.

No ragazzi, nessun "medico in prima linea'' né ''ER storie incredibili''...

il defibrillatore che vi immaginate non lo utilizza neanche Dottor Hou-

se per rianimare i bambolotti! DAE è l'acronimo di "defibrillatore auto-

matico esterno": non sono altro che due fasce adesive da applicare sul

torace della vittima, aspettare che il macchinario dia l'impulso elettri-

co e il gioco è fatto. È un dispositivo intelligente, ma che funziona cor-

rettamente solo se si hanno compiuto alcuni importantissimi accorgi-

menti: verificare che il paziente sia in arresto cardiaco, applicare le

placche adesive nel modo giusto, effettuare il massaggio cardiaco

mentre il DAE non è in funzione e urlare "VIA IO, VIA VOI, VIA TUTTI!".

È forse pazzia? Affatto! Gli operatori BLSD non sono affetti da nessuna

grave patologia che causa loro urla improvvise: la formuletta appena

citata viene utilizzata appena prima di erogare la scarica di un defibril-

latore per evitare che qualcuno possa toccare il paziente durante que-

sta scarica. Le conseguenze potrebbero essere pericolose: lo shock

elettrico può essere trasmesso anche a colui che è vicino al paziente,

e quest'ultimo non potrebbe usufruire della piena efficacia del defi-

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brillatore.

I volontari del 112 hanno insegnato a noi studenti ogni minimo detta-

glio su come agire nelle manovre di primo soccorso, simulando situa-

zioni di urgenza sanitaria con manichini e defibrillatori!

Parlando in nome di tutti gli studenti devo dire che questi incontri for-

mativi sono stati organizzati ad hoc per ciascuno di noi; il personale sa-

nitario è stato paziente e disponibilissimo ad educarci su come com-

portarci in situazioni difficoltose e ringraziamo i nostri docenti di scien-

ze motorie per averci dato l'opportunità di possedere l'attestato di cer-

tificazione della nostra bravura ed essere pronti ad aiutare, nel caso ce

ne fosse bisogno, qualunque persona si trovasse in condizioni di males-

sere fisico.

Essendo la portavoce di questa esperienza, credo di dover aggiungere

l'importanza che questo corso formativo ha (e avrà) nella vita di ognu-

no di noi studenti: lo scopo della Rianimazione Cardiopolmonare è sal-

vaguardare la vita in attesa di soccorsi avanzati evitando l’insorgenza di

esiti neurologici gravi, mantenere un adeguato apporto di ossigeno al

cuore e al cervello, assicurando così elevate probabilità di successo

nella tecnica di rianimazione.

Bisogna solo avere corag-

gio,ma soprattutto, avere un

gran CUORE!

Di Dafne Bellini

INIZIATIVE

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Di Teresa Mazza e Francesca Maragoni

INTERVISTA

Il Muro La Crepa La Luce

Raccontare attraverso poche domande l’esperienza vissuta durante un viaggio non è certo facile, ma provare a far capire a chi legge come pochi giorni possano aiutare a far riflettere su tematiche importanti non è impossibile. In queste righe abbiamo provato ad esporre ciò che si vive e si prova durante i viaggi organizzati dal professor Vitali, tutti con un obiettivo ben preciso: far riflettere i ragazzi sull’importan-za di conoscere ciò che è successo e tuttora sta succedendo nel nostro paese. In questo articolo abbiamo deciso di raccontare con un’intervi-sta il viaggio organizzato in Campania, più precisamente a Napoli, uno dei centri dove si è maggiormente sviluppato il fenomeno della mafia.

Partiamo dal nome: ”ilmurolacrepalaluce”. Cosa significa?

Tutto è partito da un’opera d’arte a dir poco strepitosa dell’artista messicano Jorge Mendez Blake e da una frase di Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la Luce”. Noi, a Napoli, ab-biamo incontrato, visto e toccato con mano questi spiragli di luce. Lu-ce che passa attraverso crepe date dalla conoscenza, dalla scoperta, dalla ribellione, dalla coerenza, dalla lotta, che sono riuscite a mo-strarci la bellezza dietro al mostruoso muro costruito dalla mafia.

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Di Teresa Mazza e Francesca Maragoni

INTERVISTA

Come era organizzato il viaggio? Chi avete incontrato durante il per-corso?

Siamo partiti il 4 dicembre in 50 ragazzi, accompagnati dal Prof. Vitali, dal Prof. Florida, dalla Prof.ssa Pasinetti e dalla Prof.ssa Testa. Siamo andati in treno da Bergamo a Milano e da Milano a Napoli centrale, arrivando lì per le 22:30. Il primo giorno abbiamo subito incontrato Alessandra Clemente, assessore alle politiche giovanili, donna con una grinta incredibile, nella sede comunale; nel pomeriggio ci siamo spostati nella biblioteca dedicata ad Annalisa Durante, vittima della mafia, dove abbiamo incontrato il padre della piccola e ascoltato la testimonianza di Lucia Montanino, vedova di Gaetano, una guardia uccisa durante una rapina. Il secondo giorno abbiamo incontrato Da-vide Cerullo, fotografo e scrittore, e successivamente abbiamo incon-

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trato i membri dell’associazione “Noi genitori di tutti” di Caivano. Il giorno dopo abbiamo assistito alla testimonianza della morte di Don Peppe Diana e ne abbiamo visitato la tomba. Nel pomeriggio abbia-mo pranzato nella fattoria sociale “Alberto Varone”, bene confiscato dalla mafia. Sabato 8, il giorno del ritorno, siamo stati al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) dove abbiamo ascoltato un incontro testimonian-za sul giornalista Giancarlo Siani. Siamo rientrati a Bergamo alle 22.

Mi hanno detto che siete stati anche a Scampia. Allora? La “città della Camorra” e di Gomorra com’è? E’ davvero così come viene de-scritta?

Siamo tornati a casa sani e salvi, non ci hanno sparato non siamo stati derubati. Direi che abbiamo tutti una visione un po’ distorta di quella che è la mafia e di come è vissuta in paesi come Scampia. Le serie tv,

Di Teresa Mazza e Francesca Maragoni

INTERVISTA

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i film, ci mostrano solo una parte della vita lì, la peggiore. Scampia è l’emblema della mafia per tutti. Bene, prendiamola pure come esem-pio di città mafiosa per eccellenza, nonostante questo, anche qui, in mezzo all’inferno, c’è una parte che proprio inferno non è. Di Scampia abbiamo avuto modo di vedere il giardino dei 5 continenti e della non violenza, lì abbiamo ascoltato l’intervento di Aldo Bifulco del circolo Le-gambiente di Scampia. Abbiamo incontrato Davide Cerullo, ex camorri-sta e ora fotografo e scrittore, che ha creato una ludoteca per i bambini della città.

Dato che in programma c’era l’incontro con Paolo Siani, avete parlato di Giancarlo?

Abbiamo parlato di Giancarlo sì. Abbiamo incontrato Paolo, no. E’ stato un incontro particolare quello che c’è stato al PAN. Eravamo tutti un po’ delusi per il “palo” ricevuto all’ultimo da Siani, ma è stato comun-que molto interessante.

Un’ultimissima, ma fondamen-tale domanda, la Pizza è davve-ro buona quanto dicono?

C’è solo una parola con cui pos-so descriverla: Spettacolare!

Teresa (intervistata) e Francesca (intervistatore)

Di Teresa Mazza e Francesca Maragoni

INTERVISTA

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Di Alessandro Rota

CURIOSITÀ

E se accadesse?

Quante volte la nostra fantasia ci ha portato ad immaginare situazioni

o scenari disastrosi che potrebbero, in qualche modo, accadere?

Quante volte ci siamo chiesti come e quando finirà il mondo? A molte

domande di questo calibro non c’è mai una risposta scontata o banale,

solo supposizioni di temerari scienziati che scommettono sulla sorte

del nostro pianeta. In questo articolo troverai alcune delle più gettona-

te supposizioni e previsioni.

Cosa accadrebbe se l’ossigeno mancasse per 5 secondi sulla Terra?

Se venisse a mancare la molecola di

ossigeno O2, le conseguenze non sa-

rebbero poi così disastrose: tutti i

motori a combustione si spegnereb-

bero, causando migliaia di incidenti

e gli aerei cadrebbero. In quanto alla

respirazione, saremmo comunque in

grado di sopravvivere, anche la per-

sona più sedentaria e pigra dell’uni-

verso sa tenere il respiro per 5 se-

condi. Il problema sorgerebbe se to-

gliessimo l’atomo O da tutti i composti (come ad esempio l’acqua). Se

considerassimo tutto ciò che non è vivente, la gran parte del mondo

materiale diventerebbe polvere metallica. Niente più sveglie o campa-

nili pronti a disturbarti la domenica mattina! Il terreno sotto i nostri

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piedi cesserebbe di esistere e gli oceani evaporerebbero diventando

solo idrogeno. Mannaggia all’ossigeno, ti perderai questo spettacolo

perché ti volatilizzerai tempo 1 decimo di secondo dato che il 70% del-

le cellule umane sono composte da ossigeno!

Quanti palloncini sono necessari per sollevare il Federici?

Servono ben 360 miliardi di palloncini per alzare il Federici. No, non è

uno scherzo: per sollevare un edificio di queste dimensioni serve

un’infinità di elio. Infatti, in media, un palloncino riesce a sollevare

una massa di 0,014 kg (14 grammi). Se teniamo conto che una scuola

pesa mediamente 5'000'000'000 kg, il calcolo è presto fatto. Se stava-

te già organizzando una raccolta fondi per trovare abbastanza soldi e

finanziare l’impresa, mi tocca deludervi: questo progetto è fisicamen-

te irrealizzabile principalmente per due motivi. In primo luogo, le fon-

damenta dovrebbero essere necessariamente rimosse, e dunque, in

un battibaleno, il Federici crollerebbe. Il secondo problema di fondo è

che dovremmo pe-

rennemente rima-

nere in compagnia

dei nostri amati pro-

fessori e dilungare

l’orario curricolare

di parecchie ore:

meglio evitare… I

creatori di UP vole-

vano solo mentirci!

Di Alessandro Rota

CURIOSITÀ

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Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

L’ottimista direbbe che è mezzo pieno, mentre il pessimista che è mez-

zo vuoto. Qualcuno potrebbe dire che è pieno di atomi di aria e acqua.

Altri potrebbero ricordare che gli atomi sono per il 99% composti da

spazio vuoto, rendendo il bicchiere principalmente fatto di nulla. Tutte

le risposte sono valide e dal tipo di responso si può facilmente risalire

al carattere di una persona. Si pensa che il pessimismo, come d’altro

canto l’ottimismo, sia un fattore ereditario. Dall’esperienza personale

dell’individuo, questi sentimenti si articolano è diventano unici nel loro

genere. Cosa curiosa è che gli ottimisti guariscono con più rapidità

(effetto placebo),

vanno meglio a

scuola, hanno un

miglior stato socio-

economico. Rischia-

no però di sottovalu-

tare i rischi e quindi

sono più tendenti a

dipendenze. Al con-

trario, i pessimisti

sono più cauti quan-

do pianificano eventi futuri e potrebbero anche vivere più a lungo. L’u-

nica vera certezza è che se prenderete un cocktail al bar, riceverete

mezzo bicchiere di ghiaccio e mezzo bicchiere di aria.

Di Alessandro Rota

CURIOSITÀ

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Di Alessandro Rota

CURIOSITÀ

Cosa succederebbe se si aprisse il portellone dell’aereo in volo?

Immagina di andare in gita scolastica a New York, partenza Milano

Malpensa. Durante il volo, un pazzo decide di farla finita buttandosi

dall’aereo. Prova dunque ad aprire lo sportellone, invano. Le sicure

meccaniche della porta impediscono che questa si apra. Si deve anche

tener conto della pressurizzazione interna che differisce da quella

esterna a quote così elevate. Servirebbe una forza pari a quella di tre

elefanti per riuscire a sbloccarla. Dall’alto della tua conoscenza, rimani

indifferente perché sai che sul volo non sono ammessi mammiferi di

questa taglia. Siamo salvi!

E se dovesse aprirsi comunque? La depressurizzazione dell’aereo sa-

rebbe immediata e l’aria si farebbe più rarefatta. Le mascherine

dell’ossigeno in questo caso giocano un ruolo fondamentale perché già

dopo 10 secondi avremmo molte difficoltà a respirare. Se il pilota non

scendesse di quota per compensare lo squilibrio, alcune parti dell’aereo si

staccherebbero. Le probabilità di sopravvivere in queste evenienze sono

inferiori al 2%, ma ringraziando il cielo, sono davvero ridotti incidenti di

questo tipo. Mi raccomando, il prossimo anno gita alla scoperta dell’incan-

tevole città di Brescia.

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Di Ilaria Vitali

RECENSIONE

“A star is born” At some point we all heard about Bradley Cooper and Lady Gaga’s movie “A star is Born”. Most likely, many of you may recall it from the sentimental and heart melting “Shallow”, five awards winning song that made its way through our hearts and souls. However let me reiterate what this film is about for those of you who are not ac-quainted with its storyline. “A star is born” tells the story of an ordi-nary woman, Ally (Lady Gaga), struggling

singer and songwriter, whose talent is discovered by Jackson Maine (Bradley Cooper), a famed country and rock music singer. Jackson wheedles the soon about to give up on her dream Ally into the spotlight, but it doesn’t take long for them to realize that they are mutually falling in love. Right now you must be thinking: “Classic romance movie. Thank you, next.”; on the contrary this turns out to be a difficult and emotionally straining love story. Jackson actually finds him-self emotionally broken and fighting against alco-holism and drug addiction.

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After all Gaga seems to not be able to restrain herself from “bad ro-mance”. If this wasn’t enough drama for you, the ultimate shock would be how brilliant Lady Gaga’s acting is, considering that “A star is born” is her first film. I knew she could certainly sing, but I wasn’t expecting at all that this was how far her acting talent extends. With this motion picture we can also see Bradley Cooper’s directorial debut; Cooper seems to find the perfect balance between show busi-ness fiction, all-embracing truths and experiences hardly unequaled to the entertainment world. Furthermore the two actors have an astonishing chemistry and from the moment you’ll see the two on screen together you’ll unavoidably testify what I have just told you. Their connection has been proved as well during the Oscar night 2019, in which “A star is born” was nominated for seven awards including best picture and “Shallow” received an award for best original song. In fact after their steamy duet at academy awards ceremony lots of ru-mors about their conjectural affair started. Anyhow the strength of this moving picture is the association between the strenuous storyline and the music. “A star is born” is not just Lady Gaga’s en-trance into the cinema world, it is also a debut for Bradley Cooper, not only as a director as I said before, but as a singer as well.

Di Ilaria Vitali

RECENSIONE

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Di Ilaria Vitali

RECENSIONE

Gaga and Cooper themselves wrote the “A star is born” soundtrack along with other quite well known songwriters such as Diane Warren, Julia Michaels and Justin Tranter, known for co-writing hits like Justin Bieber’s “Sorry” and Selena Gomez’s “Bad liar”, and other important names in the music business. From the film’s soundtrack, “Shallow”, together with “I’ll never love again”, is without any doubt the most renowned song. As a matter of fact “Shallow” has been in the world charts for weeks after the film’s release and, particularly after the performance at the academy awards and Oscar win, it returned to the top of billboard 200 dethroning leading songs such as Ariana Grande’s “Thank u, next” and Halsey’s “Without me” and becoming Lady Gaga’s longest running chart-topper ever. The same Oscar performance led to the rebut of “A star is born” in the-aters all over the US, for one week only, with twelve additional minutes of deleted scenes from the first version of the movie. In the end you’ll be incredibly emotionally involved with this heart-breaking love, so if you haven’t had the occasion to take some time and watch this incredible flick, clear your schedule and dive in the dra-ma of a devastating, painful, life changing and extraordinary love.

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Di Anastasija Piazzoni

RACCONTO

Sapevo benissimo che la

mia sarebbe stata una vi-

ta estremamente breve.

Proprio per questo non

temevo in alcun modo il

pericolo.

Ero pronta: presi un re-

spiro profondo e mi lanciai, seguendo l’esempio degli altri che erano

partiti prima di me. Mi accorsi di quanto il tempo possa rallentare,

quando ogni secondo mira a diventare indimenticabile. Sentivo l’aria

fredda di fine inverno scivolarmi addosso; tremavo.

Guardai in alto: nuvole cupe venate di blu gravavano sulla mia testa.

Avevo paura di non riuscire a vedere abbastanza di quel mondo che

pareva così bello: correvo, e percepivo il tempo che avevo a dis-

posizione fuggire più veloce di me. Ascoltavo le mie compagne di vi-

aggio commentare con disprezzo:

“È tutto così… grigio.” Diceva Vanessa. “Mi aspettavo qualcosa di me-

glio.” Concordava Sandra, spostando lo sguardo di qua e di là con

sufficienza. Cercai di non permettere loro di smorzare il mio entusia-

smo. A me piaceva tutto. La strada bagnata che attraversava in linea

retta il bosco, il profumo degli abeti, il silenzio. Era tutto incredibil-

mente nuovo, così inaspettato.

Avevo ancora un secondo. Un raggio di sole aveva bucato il soffitto e

mi aveva sfiorato piano. Forse la sensazione più bella che avessi pro-

vato fino a quel momento: come se tutt’a un tratto in me ci fosse

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Di Anastasija Piazzoni

RACCONTO

qualcosa di speciale, come se tra migliaia io brillassi, come un piccolo

diamante. Ero felice, trasparente, quasi la luce mi passasse attraverso.

Mezzo secondo. Vidi due ragazzi sul ciglio della strada tenersi per ma-

no, senza ombrello.

Non parlavano, e nemmeno si guardavano. Fissavano entrambi un

punto perso lontano, verso l’orizzonte. Probabilmente erano spiazzati

quanto me di fronte a tutta questa calma, calati in un equilibrio sospe-

so tra l’ordinario e lo straordinario.

L’impercettibile frammento di tempo che mi restava si dissolse.

Caddi e toccai il suolo in un flebile rintocco. Tutto era buio, ero giunta

al capolinea. Ma era così che doveva andare: in fondo era quello il mio

destino, identico a quello di qualunque altra goccia di pioggia.

E nonostante fosse finita la mia avventura, ero incredibilmente felice:

ero finalmente parte anch’io di quel mondo che per qualche istante

avevo amato.

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Di Sara Arnoldi

STATISTICHE

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Di Sara Arnoldi

STATISTICHE

RICORDA!!!

Gli studenti della classe3B del Liceo Scientifico contribuiscono alla realizzazio-

ne di questo numero di Serendipity con la creazione di diciotto articoli sul te-

ma “L’ABC della sostenibilità”, a conclusione del Project Work che li ha impe-

gnati nel corrente anno scolastico.

Per leggere i loro contributi:

http://liceofederici.edu.it/abcdellasostenibilita