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    2/24Bimestrale (sauf Juillet - Août) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XVIII - N° 2 - Mars - Avril 2016

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     A scuola l'abbiamo studiato poco e male. Ma un siciliano dovrebbe conoscere bene lastoria della propria Terra. Plauso al sito "Siciliani Liberi" che inizia la pubblicazione di

    articoli relativi alla storia della Sicilia. Ecco il primo:

    niziamo con quest’articolo una serie di interventi divulgativi suicontenuti e sulla storia delle Istituzioni siciliane. Questi sarannorelativamente brevi, per quanto si può, e si sforzeranno di dare ailettori di questo blog una parte di quella formazione civica e delleinformazioni che ogni buon cittadino siciliano dovrebbe avere.

    Il punto principale della storia dell’Autonomia siciliana, o delle aspirazionidella Sicilia ad essere Stato, è che essa non è un incidente dei nostrigiorni o anche degli ultimi 70 anni, ma è, per così dire, connaturata allastessa storia millenaria della nostra Isola.La Sicilia è stata sempre considerata, sino al 1860, un paese a sé stante,una Nazione e – come molte altre nazioni – essa ha sempre avuto unapropria formazione politica, uno Stato in pratica, a rappresentarla.

    Più esattamente questa individuazione istituzionale univoca della Siciliacome “Paese” a sé stante, e diverso e distinto dalla stessa Italia, risale allaconquista romana, la quale diede per prima alla Sicilia un’amministrazioneunitaria nei confini geografici dell’Isola.Andando ancora più indietro si trovano solo “tentativi” di dare unitàall’Isola, come brevemente accenneremo nell’articolo di oggi.L’amministrazione romana era divisa in due “sub-province”: la Siracusana, direttamente dipendente dall’amministrazione provinciale del

    Pretore (così si chiamava il governatore nei primi tempi), e la Lilibetana,dipendente da un Questore a quello subalterno. In questa distinzioneamministrativa, dalla quale sarebbero poi derivati, per frazionamenti edaccorpamenti vari, i “Valli” saraceni, poi i “Distretti” e infine le attuali“Province”, sopravviveva traccia di un’antica divisione politica.La Sicilia Siracusana era direttamente erede del “Regno Siceliota”, l’anticoRegno di Sicilia conquistato nella IIa guerra Punica; la Sicilia Lilibetana erainvece direttamente erede della “Epicrateia punica” conquistata già nella Ia guerra punica.Le due “province” erano dunque in realtà due “stati preunitari” che iRomani non avevano inventato; erano due amministrazioni che avevanotrovato e di cui si erano impadroniti trasformandole in proprie colonie.

    Quando erano nati dunque questi due primitivi stati di Sicilia?Ecco, a parte il fatto che la documentazione non ci è pervenuta, e quindiche ci dobbiamo fidare delle testimonianze della storia e dell’archeologia,la “sorpresa” è che questi due stati non sono nati un bel giorno, malentamente nei secoli, quasi giorno dopo giorno, per progressivoaccorpamento delle più antiche formazioni politiche, date dalle città-statopuniche e greche, nonché delle tribù indigene degli antichissimi abitantidella Sicilia.

    STORIA ISTITUZIONALESTORIA ISTITUZIONALESTORIA ISTITUZIONALE DELLA SICILIA: L’ANTICHITÀ PREDELLA SICILIA: L’ANTICHITÀ PREDELLA SICILIA: L’ANTICHITÀ PRE---ROMANAROMANAROMANA 

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    I Puni, o Cartaginesi che è lo stesso, fondarono le loro piccole polisnell’VIII secolo quando i commercianti fenici, provenienti dall’attualeLibano ed appartenenti ad una delle tante popolazioni semitiche cheabitavano allora il Vicino Oriente, che prima erano sparsi in empori lungotutta la costa dell’isola furono costretti a concentrarsi nella parte diestremo occidente.Però, per secoli, queste repubblichette oligarchiche erano appena sotto laprotezione della vicina e potente Cartagine senza che questa esercitassesulle stesse un dominio diretto.Man mano che Cartagine si fece più presente in Sicilia questo rapportodiventò più diretto e in questa egemonia furono coinvolte anche le città-stato degli Elimi (un popolo indigeno dell’estremo ovest) e le tribùdell’interno le quali, sebbene con ogni probabilità avessero da secoliassorbito lingua e cultura analoga a quella delle tribù sicule dell’oriente,conservavano il nome Mediterraneo arcaico di Sicani, i primi abitanti dellanostra Isola.Fu durante le guerre persiane, ai tempi della battaglia di Imera (480) chemolto probabilmente il coordinamento militare di questa “provincia”cominciò ad essere stabile. Ma solamente con il trattato tra Dionisio eCartagine del 405 si parla espressamente di “provincia punica”, segno che

    a questo punto una qualche forma di amministrazione centralizzatadell’isola (nella parte cartaginese) doveva essersi creata, ferma restandol’autonomia federativa delle città e tribù che ne facevano parte.I confini orientali di questa provincia furono mobili, con una tendenza acrescere nel tempo a discapito del Regno Siceliota: nei momenti di minimoi cartaginesi si rinserravano al Lilibeo, nei momenti di massimo (comepoco prima della conquista romana) a nord erano arrivati a Messina e asud a Gela. Spesso Agrigento aveva fatto da città-stato cuscinetto tra ledue formazioni politiche: abbandonate le ambizioni politiche del V secolo,sotto i tiranni Emmenidi, la città dei templi poté dedicarsi all’arte e ai trafficilasciando a Punici e Siracusani il compito della politica. Ma anch’essa finìper essere risucchiata nell’Epicrateia Punica.E veniamo all’oriente.Qui il primitivo “Regno di Sicilia” ha una formazione lentissima, quasi

    impercettibile. I greci, infatti, erano organizzati all’inizio in Pòleis, l’uncontro l’altra armate, e le città e principati siculi dell’interno copiaronoquesto tipo di organizzazione politica urbana.Però già dal 650 a.C. circa, con le prime conquiste nell’interno, comincia adelinearsi una “egemonia” siracusana guidata dalla locale oligarchia.Egemonia però è un termine che avevano inventato gli Spartani perdefinire la loro alleanza con le altre città del Peloponneso. Egemonia nonè ancora stato.Il primo passo avanti avviene nel 485: il tiranno di Gela, Gelone, conquistaSiracusa ed unisce le due grandi città in un’unica signoria. Da allora in poil’asse Siracusa-Gela sarebbe stato sempre solidissimo e, seppure ancorasolo di fatto e non di diritto, la comunità siceliota assume una propriafisionomia politica non più municipale. Siamo sotto la tirannide dei

    Dinomenidi (Gelone, Ierone I, …).La Repubblica moderatamente democratica che segue alla tirannide (laPoliteia) continua la propria egemonia sull’isola, anche se questa vieneinsidiata da una nuova ed effimera formazione statale siciliana (455-450circa), questa volta indigena: La LegaSicula di Ducezio.La Lega Sicula è importante perché i Siciliani per la prima volta nella lorostoria superano ogni particolarismo tribale e danno vita ad una creaturapolitica, per quanto limitata agli originari abitanti dell’Isola, che ha un piùampio respiro.Dura poco. I Sicelioti prevalgono sui Siculi e questo rinsalda l’egemoniasiracusana. Con tutto ciò non si può ancora parlare di un vero e propriostato siceliota.Nemmeno la successiva tirannide dei Dionisi, sebbene rinforzi il controllosiracusano su gran parte dell’Isola, non è ancora la costruzione di uno

    stato. Eppure Dionisio il Vecchio fa certamente un passo avanti in questadirezione. Se il titolo di “Stratega Autocrate” valeva solo all’interno dellapolis siracusana, egli prende anche quello di “Arconte di Sicilia”, sorta di“Presidente del Commonwealth” delle polis siceliote. I possedimenti italiotisono organizzati a parte, dalla Corte di Locri e in una lega italiotaseparata. La Sicilia è ormai anche di nome, e non più solo di fatto, una

    realtà politica, una confederazione, se non proprio ancora uno stato.La nuova Repubblica che segue istituzionalizza questo stato di fatto chepoteva ancora sembrare legato al dispotismo di Dionisio.Intorno al 340, ai tempi di Timoleonte, la Repubblica Siracusana raccoglietutta la Sicilia greca in una Symmachìa Siceliota, ormai stabileorganizzazione militare di raccordo dell’Isola (nella parte orientaleovviamente).L’atto di nascita formale dello Stato di Sicilia avviene di lì a poco. Il nuovotiranno, che seguirà nuovamente alla Repubblica, quel grande Agatocleche sottomise un terzo dell’Italia e portò la guerra contro Cartagine inAfrica, cinge nel 304 il diadema con il titolo di Re di Sicilia. La città diSiracusa manteneva le sue assemblee e magistrature elettive, ma ormai il“Regno” era una cosa distinta e separata da quelle.E questo Regno siceliota ebbe vita travagliata e alterna, con momenti incui fu restaurata la Repubblica e momenti in cui la fragile unità centraleper qualche anno si dissolse, tornando all’antico municipalismo. Ma nelcomplesso non si tornò più indietro.Anche Pirro, questa volta a Palermo, si sarebbe proclamato Re di Sicilia,con i cartaginesi asserragliati al Lilibeo, e, dopo di lui, ancora, Ierone IIche per molti anni fu alleato e protetto dei Romani, ormai in un’enclave

    che andava da Taormina a Noto escluse.Nel complesso, quindi, i Romani trovarono al loro arrivo una provinciapunica e un Regno di Sicilia: in pratica due stati formati lentamente neisecoli e che semplicemente si limitarono a fondere nella Provincia diSicilia.Prima toccò all’occidente: l’Epicrateia punica fu trasformata in Provincianel 240, ponendo proprio a “Marsala” (diciamo così) la base della primaamministrazione romana. Le tre città che teoricamente non ne facevanoparte, in quanto “federate” di Roma, erano infatti proprio quelle ai confinidella Provincia e/o strappate al Regno Siceliota: Messina, Noto eTaormina. Lo stesso Regno Siceliota, da quel momento in poi, era unprotettorato romano.Ma dopo toccò pure al più ricco e importante oriente: caduta la monarchia,la Sicilia tentò di allearsi ai Cartaginesi per riacquistare libertà ed

    indipendenza. Marcello espugnò Siracusa nel 212 e gli ultimi focolai diresistenza furono spenti entro il 210.Il Regno di Sicilia divenne quindi, senza soluzione di continuità, Provinciadi Sicilia, con i Pretori romani seduti nella reggia dei Dinomenidi e deiDionisi, con le stesse leggi ed usanze e con un vice-governatore inoccidente ad amministrare gli ex-domini punici.E così l’antico limes politico divenne solo frontiera amministrativa,fissandosi al Salso e alle Madonie.

    Per gli appassionati delle cronologie, limitandoci alla "capitale" del tempo:

    733 a.C. Fondazione di Siracusa, ad opera del mitico Archìa.733 - 485 a.C. I Repubblica Siracusana: Oligarchia dei nobili o Gàmoroi485 - 466 a.C. I Tirannide Siracusana/Siceliota: Dinastia dei Dinomenìdi(Gelone 485-478, Ierone I 478-467, Trasibulo 467-466)

    466 - 405 a.C. II Repubblica Siracusana: Democrazia moderata o Politèia405 - 344 a.C. II Tirannide Siracusana/Siceliota: i Dionisi (Dionisio ilVecchio 405-367, Dionisio il Giovane 367-357, Dione 357-354, Callippo354-353, Ipparino 353-351, Niseo 351-346, Dionisio il Giovane di nuovo346-344)344 - 318 III Repubblica Siracusana e Symmachìa Siceliota: laRepubblica di Timoleonte318 - 289 Regno Siceliota di Agatocle289 - 281 IV Repubblica Siracusana281 - 280 Tirannia di Iceta e successiva guerra civile (280-278)278 - 276 Regno Siceliota di Pirro 276 - 269 Tirannia di Ierone II, e successivamente269 - 215 Regno Siceliota di Ierone II e, durante e successivamente,

    264 - 240 I Guerra Punica: I Romani conquistano l'Epicrateia Punica ela trasformano in Provincia di Sicilia 215 - 214 Regno Siceliota di Ieronino214 - 212 V e ultima Repubblica Siceliota218 - 201 II Guerra Punica: Conquista romana dello Stato Siceliota 

    Massimo Costa

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    Alphonse Doria: Ho tra le mani l’agenda 2016 delgiornale LA SICILIA ecco cosa leggo nella pagina 15del 13 gennaio: “Accadde oggi – 12 gennaio 1848 - APalermo scoppiano i tumulti che daranno una spinta

    decisiva alla conquista dell’indipendenza italiana.”Credo che il signor direttoreresponsabile Mario CiancioSanfilippo poteva benissimorisparmiarsela questa battuta dicattivo gusto, questa leccata dipalle ai colonizzatori italiani, questonegare la storia del PopoloSiciliano.Il 12 gennaio 1848 il PopoloSiciliano con la sua Rivoluzione hascritto una delle più belle paginedella sua storia.In tutta la Sicilia era pronto chefremeva ed ad iniziare laRivoluzione Indipendentista, è statauna fucilata sparata da  Vincenzo

    Buscemi a Palermo. Gli sbirri borbonici rimasero a bocca aprertaquando videro i Siciliani in rivolta. È stata una Rivoluzione di Popolo,paese per paese: nobili, borghesi, preti, artigiani e proletari, uominie donne. Il tricolore con la trinacria a centro sventolava ovunque.Questa Rivoluzione doveva essere l’inizio per il RisorgimentoConfederale di tutti i popoli italici, per una Grande Italia, dove ogniStato doveva essere fratello con l’altro nel rispetto di tutti. I libri discuola di questa Italia fasulla di oggi non hanno un rigo su tutto ciò.Il 15 gennaio Palermo veniva bombardata con ferocia tanto che

    colpirono molti palazzi privati.Il 19 il generale Maio prese contatti con il pretore di Palermo, ilmarchese Spedalotto, per ordinargli di fare smettere la ribellione. Il

    marchese gli rispose con un chiaro “no” a causa il comportamentocrudele dei borbone e che il Popolo Siciliano avrebbe posato le armia condizioni che veniva convocato il suo Parlamento come enunciala Costituzione del 1812. Da questa Rivoluzione è nato il seguenteStatuto (i primi 3 punti):

    STATUTO COSTITUZIONALE DEL REGNO DI SICILIA

    Titolo 1Religione, Indipendenza, Sovranità

     Articolo 1La religione dello Stato è la Cattolica apostolica romana. Quando ilRe non vorrà professarla sarà ipso facto decaduto.

     Articolo 2La Sicilia sarà sempre Stato indipendente. Il Re dei Sicilianinon potrà regnare o governare su verun altro paese. Ciòavvenendo sarà decaduto ipso facto. La sola accettazione diun altro principato o governo lo farà anche incorrere ipsofacto nella decadenza.

     Articolo 3

    La sovranità risiede nella universalità dei cittadini Siciliani: niunaclasse, niun individuo può attribuirsene l’esercizio. I Poteri delloStato sono delegati e distinti secondo il presente statuto.Questo Statuto è moderno e rivoluzionario perché segna un verocambiamento della politica di tutta l’Europa. L’atto di verocambiamento il Parlamento lo mette in forza con l’articolo 2,proposto dal deputato Paolo Paternostro, dove si dichiarava cadutala dinastia Borbonica dal trono di Sicilia, votata per acclamazione datutti i Parlamentari, il 13 aprile dello stesso anno. L’importanzapolitica sta nella sovranità del Popolo così effettiva tanto dadestituire il proprio re.

    La Chiesa ha avuto nella rivoluzione un ruolo digrandissima importanza come supporto logistico edorganizzativo.

     Viva la libertà del Popolo Siciliano e della suameravigliosa storia! Alphonse Doria

    Riceviamo e pubblichiamoRiceviamo e pubblichiamoRiceviamo e pubblichiamo 

    CASALPUSTERLENGO(LODI), 12 luglio 1927 -8 dicembre 2000

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    ERSONGGI IUSTRI SICIINIERSONGGI IUSTRI SICIINIERSONGGI IUSTRI SICIINI 

    Giovanni Guarino Amella:Giovanni Guarino Amella:Giovanni Guarino Amella: politico agrigentinopolitico agrigentinopolitico agrigentino

    padre dell’indipendentismo sicilianopadre dell’indipendentismo sicilianopadre dell’indipendentismo siciliano Giovanni Guarino Amella nacque l’8ottobre del 1872 a Sant’Angelo Muxaro, borgodella provincia di Agrigento. Si dedicòimmediatamente alla politica, in cui lo supportòil barone Francesco Lombardo, suobenefattore. Il grande e ricco proprietarioterriero, lo prese infatti immediatamente sottola sua ala protettrice, nel momento in cui

     Amella, giovanissimo, si trasferì a Canicattì perportare avanti le sue battaglie in favore delleclassi meno agiate, in particolare contadini edisoccupati.Grazie al barone dunque, che era rimastoimpressionato dalle idee rivoluzionarie delgiovane agrigentino, Amella poté cosìproseguire gli studi fino alla laurea inGiurisprudenza, conseguita presso l’Universitàdi Palermo.Nel 1912, inizia la carriera politica di Amella,che diverrà poi deputato del Regno d’Italia per ben 3 legislature.Fu così che a pochi anni dalla Prima Guerra Mondiale, il giovane di

    Sant’Angelo Muxaro, divenne prima assessore e braccio destro delSindaco dell’epoca, Gaetano Rao, e poi assunse su di sé tutte lefunzioni di pro-sindaco, funzioni che mantenne per tutta la duratadel Conflitto.Fu in questo periodo che, nonostante le ristrettezze economiche incui riversava l’Italia e il Comune, riuscì a realizzare diverseimportanti opere pubbliche, come l’istituto scolastico intitolato alRapisardi e la bonifica del torrente Naro in zona di Canicattì; sioccupò inoltre di costituire il lazzaretto, dell'ampliamento delcimitero cittadino, e di realizzare il Consorzio volto alla gestionedell’acquedotto Tre Sorgenti, che coinvolgeva sette comunidell’area.Nel 1919 diventa deputato, con voto quasi unanime, della Camera;

    il seggio gli verrà poi confermato nel 1921 e nel 1924.Durante la sua attività politica, Amella rinuncerà al suo ruolo diavvocato, per dedicarsi coraggiosamente al lavoro industrioso dipolitico anticonformista del tempo. Si presenta nella lista dellaDemocrazia sociale, presso cui si distinse per l’originalità delle sueidee, contrapposte sia al Regime Fascista che alla retoricapropaganda antifascista dell’ultimo minuto, anche a dispetto dellapresenza, tra le file del partito, di alcuni fedeli al Mussolini, come ilcollega Giovanni Antonio Colonna di Cesarò.Per il suo coraggio e l’onestà intellettuale dimostrate, Amella fuscelto come segretario della cosiddetta ‘Secessione dell’Aventino’,atto di protesta dei Parlamentari insorti a seguito della scomparsadel compagno Giacomo Matteotti. Amella fu autore di alcuni episodi che confermano il suo manifestocoraggio; fu infatti a Pontecorvo, vicino Roma, che rischiò di esserebruciato vivo, all’indomani della minaccia, convogliata dai nemiciFascisti, che gli intimarono di rinunciare alle sue idee, e quindi alcomizio contro il Governo, e da ultimo, di lasciare il Paese. Iniziato ilRegime, Amella entrò a Montecitorio per forzare l’opposizione diFarinacci e dei suoi alleati fascisti; dopo le leggi del 1925, l’avvocato

    si ritirò a vita forense nella sua Canicattì, finoall'arrivo degli Alleati, che lo investironodell’incarico di Sindaco. Amella divenne così il Primo Cittadinoantifascista della storia d’Italia e di Sicilia;nominato nel 1943, divenne uno dei fautoridell’autonomia speciale, a cui si dedicò animae corpo soprattutto negli anni Cinquanta.

    Sul noto quotidiano “L’Ora” e dallepagine del suo giornale “Il Moscone”,Guarino sosteneva l’importanza dellasecessione della Sicilia dal resto d’Italia,definendo l’autonomia come l’elementofondamentale che avrebbe lanciato laregione verso il progresso; un’idea cherientrò poi nello schema di statutoregionale del Guarino stesso.Nota fu dunque anche la sua appassionatadedizione per i campi del giornalismo e della

    cultura, sia a livello regionale che nazionale.Guarino si distinse, in questo periodo, per il suo lavoro di

    strenua realizzazione di quell’autonomia tanto auspicata; inquegli anni, propose infatti l’istituzione di un organogiurisdizionale denominato da egli stesso Suprema CorteCostituzionale, ovvero quella che poi fu l’Alta Corte diSicilia, un ente sancito dall’articolo 22 dello Statutoregionale, poi abolito dallo Stato Italiano, composto damembri nominati pariteticamente dal governo regionale.Guarino propose inoltre che lo Stato avrebbe dovuto avvalersi di unorgano di controllo sull’operato della Regione, ovvero di unCommissario Generale nominato dal governo centrale, chesvolgesse le funzioni di Pubblico Ministero, e che avesse lapossibilità di stabilire, impugnando gli atti della Suprema Corte,eventuali incostituzionalità da parte dello Stato Nazionale.Il suo lavoro quale padre dell’autonomia regionale, viene tutt’oggiricordato dalla fondazione che porta il suo nome.Non solo Amella partecipò ai lavori della Consulta regionalema contribuì anche alla stesura dello Statuto che sancival’autonomia di Sicilia.La fondazione culturale, senza fini di lucro, è volta proprio adiffonderne l’operato, attraverso le finalità promozionali diconsultazione di materiale documentario, messo a disposizione dallafamiglia Amella; ben accette sono inoltre anche le attività di studioe ricerca. L’ente si occupa inoltre di promuovere, valorizzare eorganizzare convegni, mostre, seminari e di istituire premi e borsedi studio. Sotto le intendenze della Fondazione “Giovanni Guarino Amella”, ricadono la biblioteca e l’archivio della città di Canicattì, lacui parte più importante è quella rappresentata dal ‘Fondo Guarino

     Amella’: una raccolta di testi documentari del politico agrigentino; eil Musaeum Mushar di Sant’Angelo Muxaro, in cui sono conservati ireperti, rinvenuti nella zona, che vanno dall’Età del Rame al periodoaragonese, passando per le dominazioni sicane, fenice, greche,bizantine e sveve di Sicilia.

    Enrica Bartalotta

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    Vieni in Sicilia ... te ne innamorerai !

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    ISCOPET EI OSTI TESOI [ CI CHE O SI COOSCI CHE O SI COOSCI CHE O SI COOSCECECE 

    rapani e la sua provincia sono famose per le tonnare(Bonagia, San Cusumano e Favignana) ma non tuttisanno

     

    che  la più an tica  in assolu to è s ta ta realizza ta 

    nel diciasse t tesimo secolo a Pun ta Tipa,  su una  zona 

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     “ ‘U LUTTU ”di  Angela Marino 

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    Storie e vecchie usanze di Sicilia

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    ome ormai tutti sanno, un bambino di terza elementare di unpaesino in provincia di Ferrara ha coniato una nuova

    parola: “Petaloso”.L’Accademia della Crusca, istituzione che raccoglie studiosi ed esperti dilinguistica e filologia della lingua italiana, ha accettato la parola acondizione che questa entri nell’uso comune e venga quindi utilizzata e

    compresa nel parlare e nello scrivere.

    Anche noi vogliamo la nostra parola nuova e proponiamo un termine cheriteniamo chiaro, comprensibile e utilizzabile, almeno quanto lo è petaloso

    (cioè per niente).

    La nostra parola è “crocettoso”.

    La nuova parola potrebbe rappresentare una sintesi armoniosa di parolegià esistenti che singolarmente non riescono a esprimere la complessità

    di particolarissimi personaggi.

    Con un solo termine se ne sostituiscono 40 per indicare una

    persona che è allo stesso tempo inaffidabile, superficiale,opportunista, ridicolo, inconcludente, narcisista, vanesio,irresponsabile, sconsiderato, inattendibile, fuori luogo, incapace,sconclusionato, scriteriato, inadeguato, maldestro, non all’altezzadel ruolo, incoerente, confusionario, imbranato, dissennato,contraddittorio, incongruente, mediocre, inopportuno, insincero,ipocrita, imbarazzante, commediante, ciarlatano, fanfarone,spaccone, sbruffone, gradasso, millantatore, borioso, arrogante,presuntuoso, spocchioso, megalomane.

    Ognuno di noi conosce individui con queste caratteristiche. Se cimettessimo d’accordo, nel giro di pochissimo tempo la parola finirebbenel vocabolario. Certo, questi problemi li abbiamo in italiano, perché in

    siciliano la parola che le comprende tutte esiste e la conosciamo bene.

    La parola è “Minchiuni” ed è certificata da un bel pezzo senzabisogno dell’Accademia della Crusca.————

    P.S. Per evitare facili commenti e assonanze (e per accontentare il nostroavvocato) ci teniamo a sottolineare che il riferimento a persone chepossano avere nomi in tutto o in parte simili alla nostra nuova parola è

    puramente casuale. (http://www.ubabbiu.com)

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    "UN POPOLO CHE NON HA MEMORIA DEL PROPRIO PASSATO NON HA NESSUNA SPERANZA DEL FUTURO CHE  VERRÀ".

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    Pasta alla carrettieraRicetta per 8 persone

    Preparazione: 15 minDifficoltà: facile Vino suggerito: rosso

    Ingredienti: 600 gr di spaghetti n°5; 4pomodori grossi e maturi; 4 spicchid'aglio, pecorino grattugiato, foglie dibasilico, olio extra-vergine di oliva, salee pepe q.b.

    Preparazione: Spellare i pomodori e privarli dei semi. Tagliare ipomodori a pezzetti avendo cura di non disperdere il succo. Versarein una ciotola e condire il pomodoro con l’aglio spellato e tagliuzzatofinemente, le foglie di basilico, olio abbondante, sale e pepe. In una

    pentola portare l’acqua ad ebollizione, versare la pasta, salare elasciare cuocere per il tempo indicato sulla confezione mescolandodi tanto in tanto. A cottura ultimata scolare la pasta e condirla con ilpomodoro preparato precedentemente. Spolverizzate abbondantepecorino.

    Pasta con i Broccoli alla trapaneseRicetta per 8 personeDifficoltà: media Vino suggerito: rosso

    Ingredienti: 500 g di bucatini - 200 gdi polpa di maiale tritata - 200 g diestratto di pomodoro - 100 g di tuma -100 g di farina - 50 g di mandorleabbrustolite - 1 cipolla - 1 cavolfioremedio - olio - sale - pepe.

    Preparazione:  Lessare il cavolfiore, scolatelo e tagliatelo apezzetti. Sciogliete la farina con un pò d’acqua, in modo dapreparare una pastella, versate le cime del cavolfiore, aggiungetesale e pepe e friggete in olio caldo. A parte soffriggete la cipollaaffettata con un pò di olio, unite la carne tritata, lasciate rosolare eaggiungete l’estratto di pomodoro, allungate con un pò d’acqua,aggiungete sale e pepe se necessario e lasciate addensare per 10

    minuti circa. Lessate i bucatini, scolateli al dente e conditeli con ilsugo preparato, aggiungete pecorino grattugiato e le mandorletritate. Mescolate il tutto e versate in una teglia già unta d’olio,unite le frittelle di cavolfiore e la tuma a pezzetti. Coprite con altrapasta condita, spolverate con pecorino grattugiato, un filo d’olio emettete in forno caldo per 20 minuti circa.  

    LO SAPEVATE CHE...

    a Sicilia è famosa nel mondo non solo per la sua storia,ma .

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