l'isola 03_2015

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    Bureau de Dépôt: Bruxelles X

    imestrale (sauf Juillet - Août) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XVII - n° 3 - Maggio/Giugno 2015

    d. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40 bte 5 B - 1000 Bruxelles - Tél & Fax: +32 2 2174831 - Gsm: +32 475 810756

    !

    912772

    PP-PB / B - 01605België (N) - Belgique

    6 & 7

    Salvatore Adamo:"Ho scoperto di essere siciliano"pagg. 18 & 19

    : :

    1 & 7

    4 & 5

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    i è consumato nell’indifferenza generale piùassoluta il voto degli italiani residenti all’estero per ilrinnovo dei Comites, gli organismi dirappresentanza consolare, rinnovo atteso da più di

    10 anni… ed oggi torniamo a constatare che un’altra beffa siè consumata a danno dei cittadini italiani. Alla luce deirisultati L’ALTRA SICILIA  chiede urgentemente ledimissioni di Paolo Gentiloni. e di Mario Giro.Come L’ALTRA SICILIA  ci siamo opposti, soprattutto aqueste ultime elezioni, e questo per

    diverse ragioni.Innanzitutto perché pur presenti daanni – direttamente eletti dove cisiamo presentati dopo campagneelettorali con pochi mezzi, controliste foraggiate dai partiti nazionali,dai patronati e dalle associazionicattoliche – abbiamo verificato peresperienza diretta la difficoltà deldialogo con chi riteneva di esseredepositario unico ed accreditato dellavolontà di tutta la comunitàemigrata.In secondo luogo perché, dall’interno dei vari Comites,

    abbiamo sperimentato la difficoltà di un loro efficacefunzionamento, dovuto certo alla carenza dei fondi allocati,ma anche alla destinazione decisa solo dalle Presidenzemaggioritarie secondo interessi particolari e non secondo levere esigenze della Comunità emigrata.Terzo perché, pur sollecitati dai vari Consolati a fare opera diconvincimento presso la comunità emigrata per l’iscrizionenelle liste, abbiamo sin da subito contestato questo metodosudamericano (una volta) di fare applicare un dirittocostituzionale, quello del voto.In quale Paese infatti il diritto di voto, diritto fondamentale,non è applicato automaticamente ma si chiede ai cittadini,già iscritti all’Aire, di farsi riconoscere presso i consolati o lerappresentanze consolari per poter ricevere (bontà loro) iplichi elettorali per corrispondenza?E qui dobbiamo aprire un’altra nota dolente. Ma qualesicurezza ci può essere in un invio di materiale elettoraleimportante come le schede per il voto, fatto per postaordinaria?Possibile ci siamo detti, che recidivando diabolicamente,dobbiamo ripetere, coscienti, i brogli e le magagne riscontratinell’esplicazione del voto all’estero, la sciagurata legge cheha di fatto costituito una categoria di serie B, quella delcittadino che vive ed opera all’estero?L’ALTRA SICILIA non solo ha rifiutato di prestarsi a questaennesima truffa che si operava sulle comunità emigrate maha deciso di fare massiccia campagna di sensibilizzazione al

    diritto di voto negato, chiedendo di ignorare questo

    appuntamento elettorale, tra l’altro tardivo, operato senzasenno e illegittimo dal punto di vista costituzionale.Oggi, a risultati ormai conosciuti, appare lampante edesolante una considerazione: quella della scarsissimapartecipazione al voto, oltre a quella dell’interesse chequesta “particolare tenzone” ha scatenato tra le comunitàemigrate orbeterrarum: solo 243mila votanti, quindipochissimi interessati forse, a fronte dei quasi 2milioni diaventi diritto, uno scarso 6%, raggiunto pero’ solo grazie alla

    partecipazione delle comunità

    emigrate soprattutto in America eSudamerica, perché se teniamoconto dei dati che riguardanol’Europa, ci si ferma tragicamente adun misero e stentato 1%.L’ALTRA SICILIA urla oggi la suarabbia e chiede senza appello alMinistro degli esteri di trovare unmomento di dignità e di rassegnarele dimissioni per incapacità e peggioper essersi affidato ad unsottosegretario solo tecnico di ungoverno che sembra non tenere in

    nessun conto le esigenze e i bisogni delle comunità costrette

    alla diaspora e a vivere lontano dalla loro Patria.Dimissioni che devono interessare anche e soprattutto ilsottosegretario Giro, il tecnico che aveva la responsabilitàdelle procedure di voto; lo impongono i risultati ottenuti, leliste presentate, al di là dei trionfalismi di patronati eassociazioni cattoliche che si intestano una vittoria cheesprime solo un dato inconfutabile: il rifiuto delle comunitàemigrate di abdicare al loro diritto di voto e di accettare divenire rappresentati solo da poche decine di candidati.

     Analizzare le ragioni di questa bocciatura del voto potrebbefare oggetto di futuri studi sociologici su Diaspore edemigrazioni, noi, più semplicemente, osserviamo che, ericompaiono come “Lazzari” , proprio quegli enti gestori cheper decenza, per equità inconfutabile e per incompatibilità (eper cecità di un ministro che ne avrebbe dovuto deciderel’incandidabilità) non avrebbero dovuto mai neanche essereammessi alla candidatura proprio per incompatibilità traquello che fanno quotidianamente e quello che vorrebberodecidere istituzionalmente. In un paese decente, a fronte delpalese flop registrato dalle operazioni di voto, ma soprattuttodallo scarso interesse dimostrato dai cittadini, il ministroavrebbe dovuto già presentarsi dimissionario, o se non lui,per decenza, almeno il sottosegretario che ha competenzaper gli italiani all’estero. Ma le autorità sembra oggi abbianodeciso che gli italiani all’estero sono una categoria dacancellare, e se ne fregano, ma, così come appare dal votoComites, gli italiani, della Patria lontana… pure.

    eugenio preta

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    15 Maggio 2015:15 Maggio 2015:15 Maggio 2015:

    69°Anniversario firma dello Statuto Siciliano69°Anniversario firma dello Statuto Siciliano69°Anniversario firma dello Statuto Siciliano 

    ALTRAALTRAALTRAALTRA SICILIASICILIASICILIASICILIA resta convinta che unaricorrenza deve accadere e ricordarsi proprio nel giorno esatto, anniversariodell’evento, altrimenti tutto sarebbe

    aleatorio ed ogni tentativo di celebrazioneestremamente relativo. Pensate ad una ricorrenzaqualsiasi, quella del 25 aprile, per esempio –celebrazione della festa della Liberazione pertaluni, anniversario del Natale di Roma per altri.

    Se dovesse venire festeggiata in una datadifferente o avanzata o posticipata, perderebbesicuramente ogni attrazione e soprattuttorischierebbe nel tempo, proprio per la sua incertacollocazione, ogni riferimento al ricordo, allamemoria e al significato estrinseco della data. CosìL’ALTRA SICILIA, come da sempre, promotrice einiziatrice della celebrazione della Festa per loStatuto, cercando di ovviare e superare tutte letitubanze del Ministro Presidente della RegioneSiciliana indica nel 15 maggio la data obbligatadella ricorrenza dell’anniversario dellaconcessione pattizia da parte dello Stato centraledello Statuto di Autonomia della Sicilia. Come ebbea fare ogni anno in occasione della ricorrenza,L’ALTRA SICILIA invita il Ministro Presidentedello Stato di SiciliaStato di SiciliaStato di SiciliaStato di Sicilia (Regione Siciliana), i deputatiregionali, i consiglieri comunali, i Sindaci di ognicomune dell’Isola ad indire, d’ora e di già, la festa per la celebrazione della ricorrenza proprio il prossimo 15 maggio, ricordando loro che il 15maggio in Sicilia è FESTIVO (e così sarà anche peri prossimi anni), senza spostare questa data,soprattutto per il ricordo delle lotte di autonomiaculminate proprio nella vittoria del 15 maggio e per il dovuto rispetto che si doveva e sempre sidovrà ai patrioti che con il loro sacrificio hanno permesso l’ottenimento di quello Statuto Sacro diAutonomia oltraggiato, violentato e offeso dallamassa di paria e servi senza dignità né orgoglioche hanno sempre operato contro la Sicilia e iSiciliani e, collocando la data, a loro piacimento,senza il pur dovuto riferimento storico, hannocercato, da sempre, di banalizzare la ricorrenza.

    www.anniversariostatutosiciliano.org

    10 gennaio del 1987 Leonardo Sciascia uscì definitivamente dall’alveo del “politicamente corretto” conun articolo sul Corriere della Sera intitolato “I professionisti dell’antimafia” che destò scalpore.

    (...) "l’antimafia, adoperata con abilità e spregiudicatezza, può diventare un formidabilestrumento per fare carriera, procurarsi il consenso del pubblico, acquisire crediti da spendere in

    qualsivoglia impresa. Ne seguiva un’invettiva contro quei sindaci che marciano nei cortei antimafia, parlanoai raduni e nelle scuole e magari non si occupano dei problemi concreti delle loro città, ma che nessuno sisognerebbe mai di rimuovere, per via dei meriti acquisiti “in trincea”.

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    imposto dal paese occupante!Un pò del furto, smisurato, viene restituito – briciole s’intende –perché non si può sconfessare del tutto il proprio governoproconsolare. Si replica l’inserimento di entrate virtuali nel bilancio(questa volta sono 450 milioni di euro), facendo finta che poi lo

    Stato le darà. Sarà… Abbiamo stravolto le regole giuridiche dellaContabilità di Stato. E io che credevo che se metto un credito nelmio bilancio, ci sarà un debito nel bilancio in quello di qualcunaltro… E invece ho scoperto che non è cosi. Ci sono alcune entratetributarie che sono credito tanto nel bilancio della Regione quantoin quello dello Stato: una miracolosa moltiplicazione dei pani e deipesci…Il debito è arrivato a 8 miliardi. Se non ricordo male Crocetta neaveva ereditato circa 5 dai precedenti governi. Si va a un ritmo diun miliardo l’anno di nuovi debiti. Sarebbe ancora sostenibile. Sefossimo indipendenti equivarrebbe a circa il 10 % del Pil. MolteRegioni sono messe peggio. Il problema è però di principio. LoStato, defraudando la Regione delle entrate proprie, e imponendoleil debito, in pratica le sta traslando parte del proprio, abusando delpotere che le deriva dalla sovranità che esercita sulla Sicilia. Ilproblema è di principio: i debiti forzosi sono immorali, e nonandrebbero pagati. È come se un usuraio ci togliesse lo stipendio epoi ce lo prestasse. I Siciliani dovranno per sempre pagare le tassepiù alte di tutta l’Italia (come se ne facessimo veramente parte) perpagare debiti imposti con questo stratagemma. Le tasse si devonopagare, è vero, è dovere civico. Ma fino a quando? Fino a quando?Fino alla confisca violenta di tutti i redditi, di tutti i patrimoni, dellafiducia, della lealtà tra Stato e Cittadino, fino a che non ci è toltapersino la speranza?Il Presidente dice che non ci sono tagli, e in un certo senso haragione. Questo messaggio va decifrato. La generale ritirata dallepolitiche sociali (niente più assistenza), dalla cultura, dai teatri, daldiritto allo studio all’università, sono sì cose gravissime, giàdevastanti, ma sono solo l’antipasto di quel che ci attende. Nonsono (pare) toccati ancora precari e forestali. Quelli sono finanziaticon le entrate virtuali promesse dallo Stato. Se vengono meno,

    pazienza. Forse ha ragione. L’esecuzione della Sicilia è rinviata. Unfallimento clamoroso sarebbe troppo pericoloso per l’ordinepubblico. Non si pugnala la Sicilia, la si può però strangolare,asfissiare poco a poco, esattamente come l’Europa ha fatto con la

    Grecia fino alla ribellione di quest’ultima. Ed è quello che ci attendeinesorabilmente nei prossimi anni se non ci diamo in qualche modoanche noi una smossa. Qui non servono più i colpi educati difioretto in punta di diritto del Presidente Ardizzone, peraltroespressione lui stesso di una classe politica che ha perso ognicredibilità. Qui ci vorrebbe un’ascia da guerra, una sollevazionegenerale e ben mirata.Poi ci sono i giornali siciliani che aumentano la confusione, parlandodi “aiuto” dello Stato. Ma quale aiuto?? Sono soldi nostri, nostritributi, non mi stancherò mai di dirlo. Ma tanto basta ademoralizzare il già frustrato siciliano medio.E qui andiamo al vero cuore del problema. I Siciliani sembranofrustrati e rassegnati. Pronti ancora ad esplodere, per singolecategorie, per difendere l’ultimo pezzo di pane rimasto. Incapaciperò di remare tutti insieme verso una meta unica. I Sicilianiconsiderano il colpo di maglio che si sta abbattendo su di loro comeun fato ineluttabile, privo di alternative, contro il quale è inutile

    tentare di ribellarsi. Che dovrebbe fare Crocetta? Ormai c’è lacancrena. Il piede va tagliato e basta. Ed è in questa rassegnazioneche siamo veramente vinti.Il problema è tutto lì, pensiamoci. Se qualcuno desse una fedepolitica a questo Popolo vinto, non solo sarebbe spazzata via unaclasse di ascari indecente, ma tutto, proprio tutto, risorgerebbesotto i nostri occhi: rimetteremmo in piedi le nostre autostrade,daremmo impulso alle nostre università, tratterremmo capitali erisorse umane, riacquisteremmo dignità. Oggi Cerere piangeavvilita, abbandonata dagli stessi Siculi, i suoi figli ormai educati adodiarla, possiamo sperare qualcosa di diverso?

    Massimo Costa

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    Canicattì, il Prof. Gaetano AugelloCanicattì, il Prof. Gaetano AugelloCanicattì, il Prof. Gaetano Augello

    racconta l’accademia del “Parnaso”racconta l’accademia del “Parnaso”racconta l’accademia del “Parnaso” 

    el 1922, nel comune in provincia di Agrigento, nascevauna 'istituzione' culturale unica nel suo genere:l'Accademia del Parnaso. Vittime delle sue burle, studiosie fascisti. Il suo motto declinava il socratico "Conosci testesso" in "Guardati dal conoscere te stesso: non ci

    guadagneresti altro che vergogna!”

    Si chiamava 'Accademia del Parnaso'. Si nutriva di satira e beffecoltissime in grado di convincere eminenti studiosi. Ci cascaronopure i fascisti. "I suoi personaggi rappresentavano il meglio e ilpeggio della città: un farmacista e un noleggiatore di mignotte, unprofessore universitario e un analfabeta, una ricca principessina eun ammalato cronico, un avvocato e un cantastorie con cartellone,un sacerdote e un mediatore piazzista di veneri vaganti". Il suo

    simbolo era un'asina, il suo eroe, Pinco Pallino... Una esperienzadavvero unica di cui scopriamo la storia (e le sue storiche burle) inquesto articolo dello storico, Gaetano Augello, pubblicato sul sitoSiciliafan.it

    Le origine e le burle storiche

    Sull’origine dell’Accademia del Parnaso esistono opinioni divergenti.Secondo il barone Agostino La Lomia l’Accademia sarebbe statafondata – al tempo della venuta in Italia di Carlo V – da duegentiluomini giunti nel 1537 al suo seguito: Gian Maria e GianFrancesco Collon o Collion. Forse spagnoli o forse portoghesi.

     Vedremo più avanti che il barone canicattinese avanzava questaipotesi in chiave ironica ove si tenga conto della pronunzia allaspagnola dei due cognomi: Coglion e quindi Cogliones.

    Secondo l’opinione più comune tra gli storici, e certamente piùcorrispondente alla realtà, l’Accademiaavrebbe avuto inizio, con ogni probabilitànel 1922, in una taverna annessaall’albergo di don Ciccio Giordano sito nellaPiazza Palma di Canicattì, nel largoantistante l’ex Palazzo Casucci. La piazzaprese nome da una palma messa a dimoranel 1886 e sostituita con una nuova il 28ottobre 1965. L’origine dell’Accademiasarebbe da collegare ad una gara poeticaestemporanea tra don Ciccio Giordano e ilfarmacista Diego Cigna che per superarel’avversario recitò malamente delle poesiein latino. Il Giordano insinuò che le poesiesarebbero state scritte dal professore

     Alfonso Tropia e dal filosofo Angelo Sacheli.

    Ne seguì una lite furibonda anche perché ilfarmacista Cigna osò affermare che lesalsicce del poeta-cuoco don CiccioGiordano erano più gradevoli delle poesiedel medesimo. La serata tuttavia siconcluse “a tarallucci e vino” e tutti siabbracciarono proclamandosi “fedeli amicidelle Muse”.

    Il gruppo di amici si riuniva nell’osteria delGiordano o, più frequentemente, nellafarmacia di Diego Cigna in Corso Umberto.

    Tra i più assidui: Ciuzzu lu Cardiddaru,Carminu Squajazza e un certo Falzone detto Taganieddu . Si unironopoi al sodalizio gli arcadi avv. Salvatore Sanmartino, padre DiegoMartines, dottor Gaetano Stella, avv. Francesco Macaluso, Peppi

    Paci, barone Agostino La Lomia ed altri.

    Il Parnaso è stato una simpatica e vivace espressione della vastagamma di attività e realtà sociali di Canicattì.

    I suoi personaggi rappresentavano il meglio e il peggio della città:un farmacista e un noleggiatore di mignotte, un professoreuniversitario e un analfabeta, una ricca principessina e un ammalatocronico, un avvocato e un cantastorie con cartellone, un sacerdotee un mediatore piazzista di veneri vaganti. Tutti potevano far partedell’Accademia. Vi entrarono in tanti ad eccezione dell’asina di padreMartines che, appunto per questo, divenne il simbolo del Parnaso.Durante una cerimonia ufficiale, alla presenza delle autorità fascistee di molti intellettuali, si cercò di introdurre la scecca che però sirifiutò con profonda convinzione. Al che l’avv. Sanmartinocommentò: “Questa è la prima volta che un somaro si rifiuta di

    entrare in un’Accademia. L’asina, raffigurata con ali, divenne neidocumenti ufficiali il simbolo dell’Accademia. Il suo motto-epitaffiofu “terra mihi non sufficit” (la terra non mi basta). La sceltadell’asina a emblema dell’Accademia fu così giustificata daFrancesco Macaluso (in arte fra Niccolò Musasca):

    Sì, lu sceccu,

    pirchì si lu sceccu è sceccu,

    è sceccu di nicu,

    è sceccu di ranni, e mori di sceccu.

    Caratteri veru, ‘un cangia cu l ’anni,

    ma avi un pinseru,

    fidili, custanti,

    ca l’omu ‘mportanti di certu nun ha.

    La scecca di padre Martines era vergine perstatuto. Il fatto che fosse molto prolifica efrequentasse assiduamente e con visibileprofitto la locale stazione di monta nonaveva per i parnassiani alcuna importanza.La verginità – dicevano – più che unacondizione fisica è una categoria dellospirito. Lo stemma dell’Accademia fudeliberato nella seduta del 2 luglio 1925. Sidecise di affiancare all’asina un leone.

    Bisognava però andare a Palermo da unozincografo (ad Agrigento allora non cen’erano) perdendo tempo prezioso esoprattutto dovendo pagare. Nessunproblema: tra i vecchi cliché ce n’era unoche raffigurava un cane e lo si utilizzò

    apponendo l’avvertenza: “Questo cane èleone, a norma del decreto N. 34256 del 2luglio 1925”. Come tutte le accademie chesi rispettino il Parnaso aveva un Presidente,una sede, anzi due, anzi tre, un motto,carta intestata, moduli per l’ammissione deinuovi soci, un eroe-simbolo e, soprattutto,uno statuto.

    Presidente fu nominato il poeta-oste donCiccio Giordano, anche perché era l’unicofra gli arcadi ad essere iscritto al PartitoNazionale Fascista. Don Ciccio adempì

    scrupolosamente alle sue funzioni, la più importante delle quali eraquella di non parlare mai. Nel 1930 morì e durante i pubblicifunerali, naturalmente fascisti, risuonò il rituale appello del federale

    di Agrigento: “Camerata Ciccio Giordano…” ed i

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    presenti risposero con l’altrettanto rituale: “Presente!”. Il viaggiatore-piazzista Sanmartinocommentò: “Se il Presidente da morto risponde che èpresente, allora non è morto e dunque è immortale”.

    Il Parnaso aveva tre sedi: la prima – Sede urbana conacqua corrente – in città. La seconda – Sede ruralecon annesso orto – in un podere dell’arcade StefanoSaetta, in contrada Coda di volpe. Una terza sede, inepoca successiva, fu messa a disposizione per ilperiodo estivo dall’arcade Agostino La Lomia nell’isoladi Capo La Croce nel mare di Taormina.

    Il motto dell’Accademia del Parnaso capovolgel’esortazione incisa sul frontone del tempio di Apollo aDelfo e fatto proprio da Socrate: “Conosci te stesso”.Il Parnaso invece ammonisce: “Guardati dal conoscerete stesso: non ci guadagneresti altro che vergogna!”. Eroe simbolodel Parnaso fu Pinco Pallino, l’incarnazione dell’anti-eroe. Secondoalcuni dotti grecisti la Patria di Pinco Pallino è l’antica Beozia, terracelebre per la felice ottusità dei suoi abitanti.

    Il Parnaso Canicattinese propose di erigere una statua a PincoPallino e diede l’esempio innalzandone una con questa epigrafe:La Patria riconoscente

    a Pinco Pallino ch’essendo buono a nulla

    nulla (oh benedetto!) fece:

    esempio perenne

    e monito urgente

    agli altri grandi uomini.

    La statua di Pinco Pallino – ammoniscono i parnassiani – deveessere l’unica con testa fissa. Tutte le altre debbono avere le testesvitabili. Un contributo alla politica dell’autarchia:

    1. Le statue debbono essere tutte a mezzo busto.

    2. Deve scolpirsi un mezzo busto polivalente e cioèadattabile a più teste.

    3. La testa sostituita deve essere conservata in un depositoper l’eventualità che il personaggio torni in sella.

    Ma il vero capolavoro dell’Accademia del Parnaso è il suo Statuto.Ne ricordiamo gli articoli più significativi:

     Art. 1 – Il Parnaso è. Art. 2  – L’Accademia è composta di arcadi maggiori e arcadi minori.Sono maggiori i non minori e viceversa, perché le cariche siattribuiscono a ritroso.

     Art. 8  – Le deliberazioni dell’Accademia, per essere valide, debbonoessere prese a maggioranza assoluta. Le deliberazioni preseall’unanimità sono nulle.

     Art. 16  – L’asina alata di “patri Decu Martines”, nomata “laSapienza”, è dichiarata immortale, casta e pura, per statuto, se

    pur… sforna un asinello all’anno! Nelle riunioniassembleari sarà ammantata lussuosamente di nero,com’è prescritto per le camicie dei convenuti: e,ornata di alloro, sarà cavalcata unicamentedall’Incommensurabile Presidente.

    Emendamenti allo Statuto:

    Il Presidente, che ha il legittimo titolo d’Immenso, hasempre ragione ed è infallibile. E se fra quello che gliscappa detto e la Verità vi sia discrepanza, è la Veritàche dev’essere corretta, non lui! - Per le iscrizionidelle donne maritate occorre il consenso, anchepresunto, del marito o di chi ne fa le veci. - Per iminori si iscrive (quale responsabile) il padre noto. IlParnaso, Accademia delle Scienze, Lettere ed Art, nonfa ad alcun socio l’obbligo d’essere intelligente…, anzi!

    Famose le burle del Parnaso. Ricordiamo le principali.

    Negli anni Trenta infuriò la polemica sulla vera nazionalità diCristoforo Colombo: genovese o spagnolo? Alla questionel’Accademia del Parnaso dedicò naturalmente, a suo modo, dottidibattiti. Il tutto fu sintetizzato in una relazione del farmacistaCigna: “Risulta da un serio esame delle fonti e dalladocumentazione che lo scopritore dell’America era denominatoCristobal Collon; non potevasi dunque aver dubbio veruno sulla sua

     “hispanidad” dato il carattere spagnolo dei Collones. I Collonesavevano importanti relazioni con l’Italia in generale e con Canicattìin particolare; erano probabilmente dei congiunti di Cristobal i duegemelli a cui, secondo le ricerche dell’arcade barone Agostino LaLomia, è da attribuirsi la fondazione dell’Accademia. La relazione fuinviata ai con-arcadi dell’Università di Salamanca: “Dai nostripluricentenari archivi risulta che tutti noi arcadi abbiamo avutocome fondatori due Colliòn, venuti in Sicilia durante la dominazionespagnola. La differenza tra il termine Colòn e Colliòn è da attribuirsial vezzo, tutto canicattinese, di dittongare la sillaba tonica (es.mezzo-miezzu, letto-liettu, anello-anieddu). Vogliate perdonarequesti dotti nostrani che non possono comprendere certe peculiarità

    lessicali proprie di Canicattì e di qualche altro centro fortementeispanizzato, e contate su di noi, arcadi parnassiani, per dimostrareal mondo intero che tutti i Colòn o Colliòn che dir si voglia, nonpossono che essere Spagnoli”.

    La relazione fu inviata alle riviste specializzate e alle accademie deidue paesi. Un autorevole Istituto storico spagnolo segnalò larelazione come testimonianza di un serio rigore metodologico.

    Un’altra beffa avvenne nel 1929 allorché il regime fascista istituìl’Accademia d’Italia. Non parve vero ai parnassiani di inviare unbeffardo telegramma di saluto: “Questa Secolare Accademia salutagiovane consorella”. Il professor Tittoni, presidente dell’Accademia,rispose ringraziando il Parnaso per il suo alto gradimento:”Accademia d’Italia salute illustre e antica consorella di Canicattì”.

    Celebre anche la discussione su chi fosse il primo poeta italiano.Dopo ampio dibattito i 25 arcadi maggiori passarono ai voti.

    Ognuno di loro ebbe un voto e pertanto risultarono eletti tutti a parimerito primo poeta d’Italia. Si votò poi il secondo poeta italiano e fueletto all’unanimità Dante Alighieri.

    Ironica la suddivisione dei membri dell’Accademia del Parnaso inarcadi maggiori e minori.Erano arcadi maggiori le figure menoimportanti come Pietro Cretti (un ambulante designato segretariodel sodalizio), Giuseppe Bennici, Giuseppe Zagarrì, Luigi Cirami,Pietro Greco. Arcadi minori, invece, furono Luigi Pirandello, ArnoldoFraccarolo, Marco Praga, Trilussa, Angelo Romagnoli, AngeloMusco, Giovanni Gentile, Filippo Tommaso Marinetti, Marta Abba,Benedetto Croce, Salvatore Quasimodo e, fra i più recenti, l’attoredi origini canicattinesi Ben Gazzara e Leonardo Sciascia, chericevette il diploma da Giuseppe Alaimo in occasione di uno deipremi di poesia indetti dal quindicinale “La Torre”.

    Gaetano Augello

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    I Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di VenturaI Partiti politici odierne Compagnie di Ventura 

    Questi ultimi hanno per patria chi li paga e laSicilia non paga, laddove i partiti paganolaudamente e promettono ancora piùgenerosamente, creando grandi masse diclienti che mangiano e, quando non possono, lo

    fanno, aspettano e sperano di mangiare. In similicondizioni tutta la classe politica dirigenziale Sicilianaera ed è contro di noi ed è da domandarsi quale colpapossa avere il Siciliano medio se è indotto a seguire lagrande massa di fanfaroni che lo ingannano, anziché ipochi che gli indicano la via del giusto e del bene. 

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    Vieni in Sicilia ... te ne innamorerai !!

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    Noi riteniamo che l’archeologia costituisca una fonte primaria di conoscenze, e quindi dicultura: essa riguarda l’Uomo in tutte le sue manifestazioni e quindi, come tale, rappresenta unmezzo insostituibile per la conoscenza di chi ci ha preceduto, cioè di noi stessi ”. Vincenzo Tusa

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    TTIP, il trattato che segneràTTIP, il trattato che segneràTTIP, il trattato che segnerà

    la resa dell’Europala resa dell’Europala resa dell’Europa e fino ad adesso possiamo solosupporre, per via di oggettividati di fatto, che l’Europa è alservizio degli USA, fra non

    molto tempo, lo si potrà conclamareufficialmente e con tanto di trattato eratifica ufficiali, dal nome di TTIP,ovvero Transatlantic Trade andInvestment Partnership. Un nomeche dice già molto, forse già tutto edevoca l’abbattimento di ogni barrieracommerciale tra le due sponde

    dell’Atlantico; insomma, i mercati diUSA e UE saranno uniti, senza piùinterposizioni.I neo liberisti, spacciano tutto ciò come un qualcosa diprofondamente romantico, un avvicinamento tra due grossimercati, che fondendosi andranno ad occupare, per il momento, il60% del commercio mondiale; ma nella realtà, tutto è tranne cheun qualcosa in cui poter trovare elementi positivi per l’Europa.Levando dogane e barriere tra America ed Europa, ecco che vi saràil via libera alla definitiva invasione di multinazionali nel vecchiocontinente; accomunate da un unico mercato, agli occhi del restodel mondo USA ed UE saranno la stessa cosa, la stessa entità, conil moribondo continente europeo inghiottito dal pesce a stelle estrisce.

     Anche perché, in scala più ridotta, noi europei abbiamo già ladimostrazione che libertà nel mercato, vuol dire far vincere il piùgrande, anzi farlo del tutto stravincere, uccidendo il più piccolo.Grecia, Spagna ed Italia, soccombono, in un mercato unico, allaGermania; le piccole aziende, vengono surclassate dallemultinazionali; gli asset industriali dei paesi in sofferenza, svenduti,con la scusa di un’altra parola romantica, ossia quella di

     “privatizzazioni”, ad aziende di stati stranieri.Se già tutto questo avviene su scala europea, le conseguenze per lamoribonda Europa su scala transatlantica sono ben immaginabili. ABruxelles, al posto della bandiera blu a dodici stelle, potrebbe farbella mostra di se la bandiera bianca di resa; l’Europa, il continenteche ha scritto la storia, adesso ammaina i propri vessilli a favoredell’unione con un altro continente, a favore insomma di unafusione che puzza molto di rinuncia. Rinuncia alla propria storia,alla propria economia, alla propria sovranità, parolone che ormai iburocrati di Bruxelles hanno messo all’indice nero dei termini

    impronunciabili.Ma c’è dell’altro. Il TTIP, farà cessare ogni diritto inerente lo statosociale, farà trionfare quel sistema mondialista in cui si è destinati alavorare di più ed a guadagnare di meno, in cui in nome del profittotutto deve essere liquido, flessibile e precario; l’Europa, dalle novitàdi un trattato transatlantico economico, rischia di subire lo tsunamidi un oceano del tutto diverso da quello in cui da secoli è abituata anavigare. Un oceano americano, in cui tutto è delegato allemultinazionali, in cui tutto passa dalla ragione del guadagno ed incui ogni spesa per il sociale viene vista come un ignobileintromissione dello stato nel mercato; non è bastata, ai fautori delnuovo ordine mondiale, la crisi provocata ad arte nel 2007 pergiustificare la progressiva demolizione del welfare state.

     Adesso si osa anche di più: si vuole introdurre un trattatopalesemente scritto da burocrati ed affaristi e non da

    parlamentari e politici; tutto questo comporta anche

    un’altra simbolica aberrantenovità.

    La fine del ruolo dello Stato, relegato aimargini dell’attività di decisione; come,del resto, lo è già da almeno duedecenni, ma adesso saranno le carte adecretarlo e non più la visione di chinon si è arreso alla miopia indotta chenon ha fatto vedere ai popoli glisconvolgenti disegni che adesso sistanno mettendo in pratica. A livello ditempistica di realizzazione del progetto

    del TTIP, si parla di metterlo in atto giànei prossimi cinque anni: non si vuoleperdere tempo, del resto USA e UE sono le due malate del contestointernazionale, tanto da far temere loro una repentina avanzata delblocco euroasiatico formato da Russia e Cina, i cui scambi sonodestinati ad aumentare dopo le sanzioni imposte dalla NATO aMosca a seguito della recente crisi in Crimea.La speranza, potrà essere riposta soltanto in un repentinorisveglio dei popoli europei; non basterà forse essere soloeuroscettici, bisognerà iniziare a ragionare anche in chiave

     “atlantoscettica” o, più semplicemente, forse questi duetermini potranno essere sostanzialmente dei sinonimi.

    Mauro Indelicato

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    Adamo: "Ho scoperto di essere siciliano"Adamo: "Ho scoperto di essere siciliano"Adamo: "Ho scoperto di essere siciliano" Il viaggio da emigrato in Belgio, il successo negli anni Sessanta, gli 80 milioni di dischi venduti, ilpresunto flirt con una testa coronata e adesso il libro pubblicato da Fazi che rinsalda le sue radici.Salvatore Adamo, il cantante di "Lei" e "Cade la neve", è tornato alla ribalta grazie al romanzo "Lanotte... l'attesa" che trabocca di nostalgia per la sua terra attraverso l'immagine del sole, il dialetto, letradizioni e le ricette. E non è escluso che prima o poi non decida di tornare per sempre nella suaComiso, in quella zona del barocco che gli è rimasta attaccata addosso. Il padre morto in mare, ilrapporto con Dino Buzzati, l'ammirazione per Falcone e Borsellino e il ricordo di quella canzone, "DolcePaola", che gli fece conoscere la futura regina.

    di TANO GULLO

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    Io sono nato in Sicilia e lì l'uomo nasceisola nell'isola e rimane tale fino allamorte, anche vivendo lontano dall'aspra

    terra natìa circondata dal mare immenso egeloso." (Luigi Pirandello)

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    Saggezza Apache: "Quandosarai pronto a morire sarai grandeabbastanza per vivere.... Per noi iguerrieri non sono quello che voiintendete.Il guerriero non è chi combatte,perché nessuno ha il diritto diprendersi la vita di un altro.Il guerriero per noi è chi sacrificase stesso per il bene degli altri.È suo compito occuparsi deglianziani, degli indifesi, di chi non

    può provvedere a se stesso esoprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità"Geronimo, capo Apache 1829 - 1909.

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