l'isola n 2-2011

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  Belgique - België P.P. 1000 Bruxelles 1 1/1605 Bureau de Dépôt  AfgifteKantoor 1000 Bruxelles 1  “... Sol o la fantasia fermenta... ” Vitaliano Brancati B ( L A) , , A III 2 M A 2011 E. R.: C F P, B D , 40/ 5 (B) 1000 B F: +32 (0)2 2174831 G: +32 475 810756 E DE AGA IL PECCATO ORIGINALE DELLA COSI DETT A UNIT DIT ALIA LA MALA SIGNORIA DEI MODERNI ANGIOINI  LA CHIAVE PER LA LIBERT IN UNIMMAGINE 1 19 9 & & & 2 21 1 1 16 & 17 IN DIFESA DELLO STATUTO SICILIANO Meno deputati? I risparmi non c'entrano, la verità è un'altra... 15 15 15 15 Doppia cittadinanza Diventare belgi senza perdere la cittadinanza italiana 5 SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO ! SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO ! SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO ! SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO ! Gianfranco Micciché rimuove dall’ARS la Trinakria per un geroglifico  CORREVA LANNO 2007... 8 8 8 8 P 702124 17 , 17 ,  LA TRISCELE LA TRISCELE LA TRISCELE LA TRISCELE E IL DELIRIO DI E IL DELIRIO DI E IL DELIRIO DI E IL DELIRIO DI RAFFAELE RAFFAELE RAFFAELE RAFFAELE LOMBARDO LOMBARDO LOMBARDO LOMBARDO 10 10 10 10 Liegi: il 28 marzo manifestazione Liegi: il 28 marzo manifestazione Liegi: il 28 marzo manifestazione  contro la chiusura del Consolato contro la chiusura del Consolato contro la chiusura del Consolato  2 2 2 4 4 4 4

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Il periodico dei Siciliani della diaspora

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Belgique - BelgiëP.P.

1000 Bruxelles 1

1/1605Bureau de Dépôt AfgifteKantoor1000 Bruxelles 1

 “... Solo la fantasia fermenta...” Vitaliano Brancati

Bimestrale (eccetto Luglio - Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII- n° 2 - Marzo – Aprile 2011

Ed. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40/ bte 5 (B) 1000 Bruxelles - Fax: +32 (0)2 2174831 - Gsm: +32 475 810756

L’OPINIONE DEL MAGISTRATO• IL PECCATO ORIGINALE DELLA COSI’ DETTA UNITÀ D’ITALIA• LA MALA SIGNORIA DEI MODERNI ANGIOINI 

LA CHIAVE PER LA LIBERTÀ IN UN’IMMAGINE 11119999 &&&& 22221111

16 & 17

IN DIFESADELLO STATUTO

SICILIANO

Meno deputati?I risparmi non c'entrano,

la verità è un'altra...

15151515

Doppia cittadinanzaDiventare belgi senza perdere

la cittadinanza italiana

5555SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !

Gianfranco Micciché rimuovedall’ARS la Trinakria per un geroglifico 

CORREVA L’ANNO 2007...

8888

P 702124

17 marzo,17 marzo,riferimentoriferimento

sbagliatosbagliato 

LA TRISCELELA TRISCELELA TRISCELELA TRISCELE

E IL DELIRIO DIE IL DELIRIO DIE IL DELIRIO DIE IL DELIRIO DI

RAFFAELERAFFAELERAFFAELERAFFAELE LOMBARDOLOMBARDOLOMBARDOLOMBARDO

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Liegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazione contro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolato 

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Fax: + 32 2 2174831– Cell:+32 475 810756

Bimestrale (eccetto Luglio – Agosto) di cultura, politica,

informazione della diaspora siciliana

Editore: L’ALTRA SICILIA

Bld de Dixmude, 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles

Direttore responsabile: Francesco Paolo Catania 

Direttore editoriale: Eugenio Preta 

Info: Fax: +32 (0) 2 217 48 31 - Gsm: +32 475 81 07 56

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Une ancienne villa patricienne sur le boulevard Lambermont, un  petit escalier d'accès et l’entrée dans une salle conforme à

l'image que l'on a des anciens manoirs anglais. Au mur, quelquestrophées de chasse regrettent presque de ne pas avoir fini dans

l'assiette mais en est-on bien certain ? Une ambiance de campagneen pleine ville dans une salle ou s'égrènent les tic-tac des horloges àcoucou, autre passion du chef. Une maison vraiment pas comme lesautres, dont la sérénité n'est troublée que par l'humour décale du  patron. Nous sommes chez Roberto Ristuccia. Comme son nom nel'indique pas le New Epsom (Di Roberto) est un restaurant italien. Il tire son origine de la passion du patron pour les canassons, dont undes stud-book a loge à quelques encablures durant de longuesannées. Ici pas de pizzas, Roberto est un chasseur, un cueilleur dechampignons et un pécheur, c'est donc à une cuisine traditionnelleitalienne que vous aurez à faire. Il n 'y a pas de carte mais un tableaude suggestion avec une formule unique: un menu avec choix dequatre entrées, quatre plats et quatre desserts, pour 25 €.

La formule cartonne en ces temps de crise. Avec ses vingt couvertsmaximum par service, mieux vaut être prudent et réserver. A la saisondes mois en "bre", poils et plumes sont accommodés à la façonméridionale, une période de l'année où Roberto n'hésite pas à aller tirer le menu de la semaine dans les sombres forêts ardennaises. Côtécellier. Roberto qui ne renie pas ses origines siciliennes, importe lui même les flacons de la péninsule (…). (Guide Lemaire 2010) 

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

EDITORIALE 

E'E'E'E'opinione corrente,s u f f r a g a t a d a l l adecisione di dare avvioalle celebrazioni ufficiali

proprio il prossimo 17 marzo, chequesta data sancisca l'Unità d'Italia.

Pur con tutta l'idiosincrasia che ladefinizione suscita nei siciliani"buoni", rinfrescando la nostramemoria con i ricordi di qualchenozione di Storia patria ufficiale,

quella che ci hanno imposto da sempre nelle scuole, ignorandoscientemente fatti (e misfatti) che testimoniano invece le date di una vera epropria annessione forzata dei territori meridionali duosiciliani, proprio al 17marzo del 1861 si riconduce la data della proclamazione del Regno d'Italia,non certo quella che ricorda l'Unità, che era ancora da venireperché mancava Roma e lo Stato Pontificio, finito a baionettate, da là apoco, dai bersaglieri piemontesi, e anche il Lazio, il Veneto, il Trentino AltoAdige, il Friuli, l'Istria e la Dalmazia. Ma tant'è, trattandosi di festa...

E invece no, il presidente della provincia autonoma dell'AltoAdige/Sudtirolo, Luis Durnwalder ricorda che la loro annessione all'Italia èavvenuta con la forza e che non intende partecipare quindi allecelebrazioni per l'Unità. A questo punto, niente stand tirolese all'altare dellaPatria né a Castel Sant'Angelo e neanche i 200 mila euro richiesti allePresidenze regionali come contributo alle celebrazioni. Una regione a

statuto speciale, creata fittiziamente in conseguenza della sconfittaaustriaca nel 1919 e di quella tedesca nel 1945, che vive grazie alleconcessioni della benevola Italia, può concedersi di boicottare e dicontestare la festa e di giustificare la sua appartenenza allo Stato centralecome fosse un favore concesso e non come una scelta cosciente esoprattutto economicamente conveniente. Poi diranno pure che le strade egli asili li costruisce la regione autonoma, ma con le rimesse dello Statocentrale, però ricordiamo noi.

Ma gli altoatesini sono stati capaci di farsi pagare l'annessione, al pari deitrentini, associati nello statuto di autonomia speciale da un lungimirante DeGasperi, con la dignità di un popolo e non nascondendosi nelle segreteriedell'assistenzialismo statale come hanno fatto i siciliani, tanto che ora vieneloro difficile pure contestare una data che in realtà non li concerne.

Rincresce che i siciliani, senza scomodare storia e antistoria, non riescanoa liberarsi dalle spire di uno Stato centrale che riesce persino a violarenorme costituzionali pur di tenere sotto scacco l'Isola, anche e nonostanteuna classe politica siciliana che riesce ad accaparrarsi posizioni di prestigionel governo romano al solo scopo di soddisfare la propria ambizionepersonale e come esercizio di amor proprio, senza, alla fine, portarealcuna ricaduta positiva sul quotidiano dei cittadini siciliani in termini diposti di lavoro, scelte economiche, difesa pura e semplice dei dettami delloStatuto di Autonomia.

Ma l'isola, a livello politico, conta meno di niente, nonostante l'aumentoesponenziale di qualche posto di governo, ad esempio quello che comeultima concessione il Berlusca farà a Storace e a Musumeci, alla faccia di

nobili e alti ideali, traditi oggi dal miraggio di uno strapuntino nella portineriadi palazzo Grazioli, ora che Fini ne ha lasciato la garitta. Che pena...

Il nostro federalismo automatico, dicevamo, e ante litteram , è statospogliato delle sue norme essenziali senza che i politicanti sicilianiavanzassero la benché minima protesta.

Roma ha tagliato per esempio l'Alta Corte, la sola competente nelle

controversie giurisdizionali tra loStato regionale di Sicilia (Regionesiciliana) e Stato centrale, mantieneprefetture, polizia e carabinieri,laddove il ministro presidente, per statuto, dovrebbe provvedere allasicurezza attraverso un corpo dipolizia regionale, ha distrutto ils i s t e m a b a n c a r i o s i c i l i a n oimpedendo al Banco di Sicilia, nonpiù istituto bancario ma ridotto asemplice, pur se importante,Fondazione di Unicredit, di battere

moneta. Ripetiamo fino alla nausea chequesta classe politica siciliana,schiava dei partiti romani, ha dasempre costituito l'ostacolo piùgrande sulla via dell'attuazionedello Statuto di Autonomia.

I partiti romani infatti hanno sempreaffidato in Sicilia, l'appalto localedel loro partito a referenti senzascrupoli che hanno oggi rinunziatopersino a curarsi del territorio, sia

per una legge elettorale che con illistino bloccato li libera dallanecessità di cercarsi il suffragio e liobbliga soltanto a leccare le scarpedel capo, sia perché sono diventatideputati nazionali, sottosegretari o ministri e, come fece Francesco Crispi,vendono i siciliani, lo Statuto e la bella terra al capo di turno.

"Nessuno profeta in patria", così Raffaele Lombardo, che si diceprovvisorio e che vuole servire soltanto a determinare il sentimentoautonomistico nel prossimo venturo Presidente, continua a non incantarci.Non si può sempre e comunque evocare una sola persona capace dideterminare il futuro dell'Isola quando invece ci sarebbe bisogno di unamentalità divenuta generale e condivisa, di una classe dirigente che abbiaa cuore il futuro dell'Isola, non del suo portafoglio.

Abbiamo bisogno di una generazione nuova di politici e di tecnici chereclami all'unisono l'attuazione dello Statuto e che riesca ad unire tutti isiciliani in questa legittima richiesta.

Un movimento al di là delle ideologie, né destra né sinistra, sicilianoautentico, che riesca a riunire sotto un'unica rivendicazione le aspirazionidel popolo, finalmente conscio del suo potere e agisca da protagonistasenza lasciare alla Lega il primato dell'Autonomia, specialmente ora che ilprocesso di disgregazione di questa falsa e finta nazione italiana sembraessersi innescato, togliendo l'animo del popolo siciliano dalla naftalina incui l'ha cacciato indigenza, disoccupazione e diaspora.

Un movimento politico di tutta l'Isola che faccia pulizia della sporciziaattuale e possa riconvertire tutti i sicilianial senso dell'appartenenza e ricondurreloro la dignità perduta e l'orgoglio troppospesso calpestato.

17 marzo, riferimento sbagliato17 marzo, riferimento sbagliato17 marzo, riferimento sbagliato 

Francesco Crispi   , il rinnegatotraditore, che tanto avrebbe potuto

  fare per questa sua e nostra terra,non solo non mosse un dito in favore dei suoi conterranei, ma osòdisporre ed organizzare larepressione più dura. La qualifica-zione più appropriata, anche seassai riduttiva di questo illustreascaro nostrano la diede il ReUmberto I di Savoia.Infatti nel diario dell'aiutante di campo, marchese Paolo Paolucci  ,

  pubblicato recentemente daRusconi, si legge nelI'annotazionedel 25 Giugno 1895, che il Re

Umberto I soleva dire: « Crispi è un porco, ma un porco necessario ».Ecco cosa pensava il  Re d'ltalia del suo Fedele servitore FrancescoCrispi! (S.R.)

Eugenio Preta

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Il Comitato di Coordinamento di Liegi prosegue la sua lottacontro la chiusura del Consolato italiano locale. Per questo,

invita la comunità italiana a partecipare numerosa alla

Manifestazione Generale che si svolgerà il 28 marzo 2011

alle ore 10 dinanzi al proprio Consolato per la difesa dei 

nostri diritti e della nostra identità. 

La Comunità italianaresidente all’estero sente ildovere di appellarsi ad

una attenta riflessione perché siprenda in seria considerazione

la nostra situazione all’estero.Inviamo un appello di civiltà e diunità nazionale, soprattutto inquesto momento in cui leIstituzioni e i cittadini celebranol’anniversario dell’Unità d’Italia,

perché questo legame continui a rimanere forte e includa tutti gli italiani,senza discriminazioni. Non possiamo e non vogliamo tacere di fronte adatteggiamenti e scelte politiche che penalizzano la nostra comunità el’immagine stessa del Paese.Noi siamo i primi a sostenere che i costi superflui vanno eliminati, ma NONchiudendo definitivamente i Consolati, rinviando perennemente le elezioni elogorando così il ruolo e le responsabilità di CGIE e Comites, azzerando ifinanziamenti per la divulgazione della lingua e cultura italiana all’estero,per l’editoria, per l’assistenza".Per risparmiare all’incirca 8.500.000 euro, ci troviamo di fronte alladistruzione "totale" della collettività italiana, senza riflettere sui risultati finaliche tali chiusure e/o annientamenti comporteranno a breve e a lungotermine. Nello specifico, in merito alla situazione attuale della reteconsolare, si potrebbero pianificare risparmi se questi mirassero ad unaristrutturazione razionale e di buon senso delle Sedi esistenti.Noi sappiamo bene che la crisi ha messo in ginocchio le economie di moltiPaesi e tanti cittadini onesti non hanno, in Italia, mezzi per sopravvivere esfamare la propria famiglia. Noi ne siamo pienamente coscienti ed è per 

questo che ci sentiamo vicini alle sofferenze e alle difficoltà dei nostriconnazionali. Gli italiani all’estero sono e possono continuare ad essereuna risorsa utile contro la crisi. Basti pensare, tanto per citare qualchenumero, che solo per le pensioni maturate all’estero, l’Italia percepisceannualmente un indotto di 5 miliardi di euro. Tali fondi non aiutano forsel’economia del Paese? E allora, perché questi continui schiaffi morali control’identità italiana all’estero? Non è nei momenti di maggiore difficoltà chebisognerebbe unirsi e collaborare tutti assieme per risollevarsi e guardarecon vero ottimismo al futuro del Paese?.Parliamo di fondi che significano cultura, investimento, segno di unapresenza viva e attiva, appartenenza di ognuno di noi alla nostra Nazione.Senza investimento non può esserci alcuna crescita, senza risorse per ladivulgazione della cultura italiana, una società è destinata a regredire

sempre di più, fino all’emarginazione totale.Sottolineiamo che in gioco non c’è solo l’aspetto sociale, di rappresentanza,ma l’aspetto economico dell’Italia stessa. Gli italiani residenti all’estero sonoitaliani a tutti gli effetti e hanno gli stessi diritti degli italiani residenti in Italia.Noi difendiamo i nostri diritti per garantire alle generazioni future, ai nostrifigli, un avvenire senza discriminazioni sociali.Agire per loro, perché possano farsi apprezzare e continuare la tradizione,sentirsi orgogliosi e fieri di appartenere all’Italia e, allo stesso tempo, per lamemoria delle generazioni passate, di coloro che molto prima di noi sonoemigrati e con enormi sacrifici, sudore, passione hanno lottato per guadagnarsi quel diritto che spetta a ognuno di noi: la dignità. Se oggisiamo apprezzati a livello internazionale, se esiste un’integrazione fortedella cultura italiana in giro per il mondo è soprattutto grazie a tutte questepersone, a quei valori che qualcuno oggi tenta di disperdere. Molte diqueste persone non ci sono più, ma il loro ricordo é sempre vivo in noi edovrà continuare anche per le generazioni future.L’attuale Governo ha deciso di chiudere entro l’anno 2011 i Consolatid’Italia di Amburgo, Liegi, Lille, Manchester, Mons e cancellare i corsi diLingua e Cultura all’estero per abbandonarci completamente.La chiusura dei Consolati metterà in gravi difficoltà migliaia di persone, dinostri connazionali. Arrecherà un grave danno all’immagine del Paese neirapporti internazionali con le autorità politiche locali e sancirà la fine dellegame con le comunità italiane residenti all’estero.

Il Comitato di Coordinamento di Liegi

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

Liegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazioneLiegi: il 28 marzo manifestazionecontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolatocontro la chiusura del Consolato 

Con una sentenza emanata nei giorni scorsi, la magistratura belga haconfermato che la pensione sociale denominata Grapa può essere

erogata anche a chi risiede stabilmente in Belgio e non ha mai versatocontributi. A spiegare i termini della questione è Daniele Rossini, delpatronato Acli di Bruxelles, promotore di questa battaglia legale – ora vinta –a sostegno di una anziana italiana residente in Belgio."Il regolamento CEE n. 1247/92 del 30 aprile 1992 – spiega Rossini – hastabilito che le prestazioni sociali a carattere non contributivo devono essereconcesse in virtù della legislazione del Paese di residenza del richiedente eche, una volta accordate, non sono esportabili in un altro Stato dell’Unioneeuropea. In Belgio esiste una prestazione sociale non contributivadenominata "Garantie de revenus aux personnes âgées" (GRAPA). Vieneconcessa alle persone anziane (65 anni e più) sprovviste di reddito o conreddito insufficiente. L’importo massimo varia, a seconda della situazionefamiliare, da 610,89 a 916,33 euro al mese (importi del 2010, modulabili in

funzione degli altri redditi eventualmente posseduti dal nucleo familiare)"."L’organismo erogatore (ONP – Office National des Pensions) – riferisceancora l’operatore di patronato – si era opposto finora alla concessione di taleprestazione alle persone (cittadini comunitari) che, pur avendo stabile eregolare residenza in Belgio, non hanno mai svolto una qualunque attivitàlavorativa e non sono dunque mai state assoggettate ad un regime diprevidenza sociale. Ritenendo inaccettabile questa posizione dell’istitutoprevidenziale belga perché contraria alle norme comunitarie sulla parità ditrattamento, il Patronato ACLI di Bruxelles ha promosso un procedimentogiudiziario dinanzi alla competente magistratura belga"."L’azione – precisa Rossini – è partita dal caso di una cittadina italianaresidente in Belgio da più anni insieme al marito: lei non ha mai lavorato enon ha alcun reddito, il marito invece ha svolto in Italia e in Belgio periodi dilavoro che gli hanno dato diritto ad una pensione di vecchiaia parziale. Asostegno del ricorso sono stati sviluppati solidi argomenti prevalentemente di

PREVIDENZA: IN BELGIO PENSIONE SOCIALEPREVIDENZA: IN BELGIO PENSIONE SOCIALEPREVIDENZA: IN BELGIO PENSIONE SOCIALEPREVIDENZA: IN BELGIO PENSIONE SOCIALEANCHE A CHI NON HA VERSATO CONTRIBUTIANCHE A CHI NON HA VERSATO CONTRIBUTIANCHE A CHI NON HA VERSATO CONTRIBUTIANCHE A CHI NON HA VERSATO CONTRIBUTI

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

COMUNICATO STAMPA

Doppia cittadinanzaDoppia cittadinanzaDoppia cittadinanzaDoppia cittadinanza

Diventare belgi senza perdere la cittadinanza italiana

Belgio e Italia hanno denunciato la Parte I della Convenzione di Strasburgo sulladoppia cittadinanza. Il Belgio lo ha fatto nell’aprile 2007, mentre l’Italia lo ha fattonel maggio 2009. Poiché la denuncia produce i suoi effetti un anno dopo, dal 4giugno 2010 gli Italiani residenti in Belgio possono acquisire la cittadinanza belgasenza dovere rinunciare a quella italiana. Gli Italiani residenti in Belgio non sonostati mai molto caldi a chiedere la cittadinanza belga, benché più della metà diessi sia nata in Belgio. La ragioni di questa riluttanza sono di vario ordine. Essefanno parte della storia dell’emigrazione italiana in questo Paese e dipendono inparte dal tipo di politica messa in atto dalle autorità belghe in materiad’integrazione. Dapprima, i nostri nonni o i nostri padri consideravano il lorosoggiorno in Belgio temporaneo, giusto il tempo di mettere da parte ungruzzoletto. Quindi non pensavano assolutamente ad acquisire la cittadinanzabelga. Del resto, anche se avessero voluto, la procedura era lunga e costosa e

arrecava vantaggi molto relativi, visto che era accessibile solo la “petitenaturalisation” o “naturalisation ordinaire” che dava l’accesso all’impiego nellapubblica amministrazione e al voto comunale, come del resto prevedeva l’articolo5 della Costituzione belga del 1831. Perciò, fino al 1985, anno di entrata in vigoredel nuovo codice della cittadinanza belga (Legge Gol), le naturalizzazioni degliItaliani furono molto poche. Si trattava in genere di giovani arrivati in Belgiogiovanissimi o nati in Belgio e qui scolarizzati che, essendo riusciti a conseguireun diploma si naturalizzavano per agevolare il proprio inserimento professionale.In pratica, tutta la seconda generazione non ebbe la possibilità di usufruire deidiritti politici, anche se naturalizzata. I “naturalizzati ordinari ”, così come lepersone che avevano acquisito la nazionalità belga per matrimonio dovrannoaspettare fino al 1976 per vedersi riconoscere il diritto di voto, ma non dieleggibilità, a tutte le elezioni. Questo spiega probabilmente la riuscita di tanti

italiani di seconda generazione nel sindacato belga. La distinzione fra“naturalisation ordinaire” e “grande naturalisation” sarà finalmente soppressadalla Costituzione belga nel 1991 (Moniteur Belge 15/2/1991). Il Codice dellacittadinanza belga ha subito quattro importanti riforme che hanno facilitato esemplificato l’acquisizione della cittadinanza belga (1984, 1991, 1995 e 1999),cosicché, secondo uno studio di Pierre-Yves Lambert, («La participation politiquedes allochtones en Belgique – Historique et situation bruxelloise, juin 1999»), tra il1985 e 1997, ben 64.897 italiani hanno acquisito la cittadinanza belga per effettodi queste riforme. Stando al Rapporto Italiani nel mondo 2009, gli Italiani residentiin Belgio erano, al 3 aprile 2009, 244.648, mentre le statistiche belghe essi, giànel 2005, erano 175.498. La differenza si spiega con il fatto che l’Aire (AnagrafeItaliani residenti all’estero) contabilizza anche gli italo-belgi con doppiacittadinanza, mentre il Belgio li considera unicamente belgi. Ciò non toglie che iBelgi di origine italiana non sfondano in politica, almeno tanto quanto sarebbe

legittimo attendersi. In occasione delle elezioni politiche belghe di giugno 2007,nel n. 17 di “Mcl Belgio Flash” è stato pubblicato uno studio sull’integrazionepolitica dei Belgi di origine italiana. La conclusione era la seguente: «Per quantoriguarda l’integrazione politica dei belgi di origine italiana si è in una situazione di chiaroscuro. Tranne nella circoscrizione dell’Hainaut, dove, come si è visto, vi sono stati molti candidati e tre eletti (Elio Di Rupo e Maria Arena per il PartitoSocialista e Véronique Salvi per il Centre démocratique humaniste), per il resto lasituazione resta insoddisfacente, in particolare a Liegi e a Bruxelles». Nellacapitale belga sono gli ultimi arrivati, cioè i belgo-marocchini e i belgo-turchi, cheparadossalmente hanno colto meglio le opportunità d’integrazione politica. Ora,con la denuncia della Convenzione di Strasburgo da parte di Belgio e Italia,entrano in gioco nuove considerazioni e si aprono nuove prospettive. Restano irequisiti e gli adempimenti burocratici che, a dire il vero, non sono insormontabili.Basta recarsi al municipio del proprio comune di residenza e, assolti i pochiobblighi burocratici, dopo tre-quattro mesi si è doppi cittadini: cittadini italiani ecittadini belgi, con tutti i diritti e doveri che ne derivano.Doppia cittadinanza: Una nuova opportunità e una scelta personale cheognuno di noi farà a seconda dei valori che lo animano, dellarappresentazione che ha di se stesso, del proprio progetto di vita.

Ufficio stampa - MCL-Belgio

L'ALTRA SICILIA incontra il partito Per il SudSabato 29 gennaio il PIS (Partito per il SUD) ha convocato a Milano, presso i locali dell'Hotel Executive il suo congressonazionale che ha provveduto al rinnovodelle cariche direttive.

Nel corso dei lavori congressuali, tenuti già nella serata del venerdi' 28, dopo aver deciso la ripartizione e le responsabilitànei vari dipartimenti, l'ing. Domenico

Iannantuoni   , presidente uscente, a cui è stato riconosciuto gran parte del merito della forte crescita di consenso che il partito "per IL SUD Sicilia e Puglia", è stato riproposto nella carica di Presidentenazionale.L'ALTRA SICILIA  , che svolgeva il ruolo d'invitato d'onore erarappresentata dal direttore editoriale de L'ISOLA, Eugenio Preta eda un gruppo di componenti della delegazione milanesedell'associazione, guidato dal sig. Rosario Brancato.Nel corso del suo seguito intervento, Eugenio Preta ha svolto il tema del federalismo, tanto di moda oggi, ricordando che la Sicilia,

senza bisogno di dei padani o di territori inventati esiste comeNazione e il federalismo avrebbe potuto metterlo in opera già dal 1946, anno dell'ottenimento dello Statuto di Autonomia.Preta ha ricordato il popolo della diaspora ed ha manifestato il suoscetticismo rispetto ad una nuova era che potrebbe aprirsi per laSicilia se si andase al voto, visto che il sistema "cuffaro",nonostante i 7 anni inflitti all'ex Ministro Presidente dello StatoRegionale di Sicilia (Regione Siciliana), continuano ancora anchesotto il nuovo responsabile Lombardo.

  Assistenzialismo, precarietà, voto di scambio, ignoranza delloStatuto e delle sue potenzialità sono i temi ricorrenti nelladecadenza del'Isola.Ricordando poi l'alleanza elettorale con il PIS, Preta ha sottolineatoil risultato eclatante raggiunto dell'oltre 2,1% specialmente

all'estero, risultato ottenuto senza mezzi e soltanto grazieall'entusiasmo e alla forza del programma che, almeno dai piùattenti, certo non da chi ha voluto premiare Di Girolamo, finito inmanette o altri "campioni" di questa casta che ci governa, è statocapito e votato.

 Augurandosi che in futuro possano svilupparsi nuove convergenzecon il Sud, Preta, a nome dei siciliani della diaspora ha augurato unbuon proseguimento dei lavori congressuali.Nella sua risposta, Domenico Iannantoni ha salutato il messaggiode L'ALTRA SICILIA, alla fine della giornata congressuale è statoriconfermato, all'unanimità, Presidente nazionale del PIS(partito per il Sud)

L'ALTRA SICILIA – Antudo

rilevanza comunitaria: norme sul divieto di discriminazioni, diritti legatialla cittadinanza europea, giurisprudenza della Corte di Giustizia inquesta materia.In prima istanza, con una sentenza lungamente motivata (16 pagine!)emessa il 6 ottobre 2009, il Tribunale del Lavoro di Bruxelles ha accoltoil ricorso e ammesso la ricorrente al beneficio della prestazionerichiesta. L’ONP ha prontamente proposto appello, sostenendo inparticolare che una prestazione come la GRAPA non può essereconcessa a chi non ha mai avuto lo status di "assicurato" e chel’apertura del diritto a un numero elevato di persone comporterebbe unpesante onere finanziario per le finanze pubbliche"."Con sentenza del 13 gennaio 2011, essa pure lungamente motivata,la Corte del Lavoro ha respinto l’appello dell’ONP e confermatointegralmente il giudizio del tribunale di primo grado. Questa sentenza

  – sottolinea Rossini – rappresenta una nuova importante vittoria delPatronato ACLI" che in Belgio "grazie alle numerose azioni giudiziarieportate ai più alti vertici giurisdizionali, compresa la Corte di Giustiziaeuropea, ha contribuito grandemente a far progredire il diritto socialeeuropeo, con l’eliminazione di ogni forma di discriminazione, palese odocculta, e l’affermazione della parità di trattamento in tutti i settori dellasicurezza sociale". (aise) 

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L

a cutra, è un copriletto, è una coperta che serve soprattutto per l’estetica e non come riparo dal freddo, è un capo di biancheria,una coperta intessuta con diversi lavori e materiale con delle

frange nei tre lati. Spesso il materiale usato è lino e cotoneassieme, oppure lana, seta e quello che la fantasia e la potenzialitàeconomica mette in correlazione. Vi è il diminutivo cutricedda, riferito alledimensioni. Vi è pure cutriciuni  o cultriciuni , una copertina di linolavorata come una cutra usata per avvolgere i bambini in fasce.In una minuta del 10 gennaio 1784 che il grande Pitrè ritrovò agli atti delNotaio Francesco Sardofontana in Palermo tra le proprietà che portavala futura sposa vi era elencata: “Più una cultra a vento e suo frabala1

nova2 .” Intanto precisiamo cos’è la minuta, speriamo era, l’elenco che lafamiglia della fidanzata faceva della dote e che inviava con un fazzolettoelegante alla famiglia del fidanzato, la quale se accettava la tratteneva ela consegnava al fidanzato, in caso contrario tornava indietro. In untestamento del 17 gennaio del 1453 redatto dal Notaio Nicolò Aprea3 diuna certa Ginza giudea, che lascia il suo patrimonio ad un nipote di

Caltabellotta, un certo Bracham Binne, pure lui giudeo. Tra le tante coseelengate lascia: «(…) item octo thobalias de capite ad unum coctum, itemunam cultram albam ad undas usitatam ad quatuor fardas, item concamunam veterm de ere, (…)» 4 

Sempre il Pitrè ci da notizia di un contratto matrimoniale del 9 gennaio1299, conservato nell’Archivio municipale di Palermo, dove il panettiereGiovanni Gavarretto fidanzato con Clemenza Scarano, oltre le tante coseche riceve in dote: «Materacia due de fustayno plena lana, traverserumunum de fustayno plenum lana, paria duo lintheaminum cum listis seriesad aves, culturam unam albam, soronam unam cum listis sericis,suttanas quatuor, (…)» 5  

Andando a ritroso cronologicamente, notiamo questo mutamento dellaparola come cultra e cultram e prima ancora culturam. Proveniente dallatino culcita prende poi la “r” nel latino volgare culcitra e nei neolatini,come nel francese antico coutre. In italiano per metatesi diventa coltrice,

così in siciliano cutra.In italiano si intende per  cól-tre6  una coperta da letto pesante, spessoimbottita, quella che in siciliano si chiama: manta e quando è imbottita,con del cotone (bambagia), cuttunina, anticamente cutrigghia. Lacuttunina era opera spesso delle suore dei vari istituti sparsi nella Sicilia,che allestivano con due facciate, di colore rosso da una parte e giallodall’altra.Nella lingua italiana vi è una estensione del significato della parola coltre in strato, ad esempio: “il viale è rivestito da uno strato di foglie”, si puòdire: “il viale è rivestito da una coltre di foglie”.Dante nella Divina Commedia, Canto XXIV, nella terzina dal verso 46 al48, scrive:

“ «Omai convien che tu così ti spoltre»,disse 'l maestro; «ché, seggendo in piuma,

in fama non si vien, né sotto coltre; ” 7 

È una esortazione a non oziare, appunto “ giacché poltrendo tra le piumee le coltri non si raggiunge il successo ”.In siciliano vi è un detto ancora in uso frequente: tutta la sciarra è pi lacutra, traslando letterariamente in italiano: il motivo della lite è l’interesseeconomico. La nostra lingua è molto ricca di significati, in questo casospecifica il detto popolare che chi faceva finta di essere disinteressato, ospinto da buoni propositi, invece mascherava soltanto un interesse dicarattere economico. Scena tipica di lite tra parenti per l’eredità del caroestinto, che finisce anche in tribunale con cause interminabili, comequella delle varie famiglie nobili.La morte è un evento triste ma positivo, in quanto nessuno si puòesimere e il de cuius lascia tutti i suoi averi, tutta la sua opera, ai restanti

in vita, un obbligo altruistico imposto all’individuo dalla natura, che cidovrebbe fare riflettere a tutti. Chi ha delle preferenze, affinché questosuo patrimonio di beni venga distribuito secondo il suo volere, fatestamento.Ora i beneficiari, eredi, vanno a loro carico le spese delfunerale, come sembra giusto. Spesso questo testamento non viene fattoe qui, oltre lo stato di diritto che regola tale evento, i potenziali eredientrano in competizione. A questo punto capisco che qualcuno inizia atoccarsi per scaramanzia, faccia pure ma andiamo al nocciolo

dell’oggetto di discussione. Anticamente le bare, tabbuta, non erano cosìpregiati sia di fattura che di materiale. Oggi si vedono delle vere opere digrande artigianato in legno pregiato intagliati con bassi o alti rilievi, e incasi limiti come nella “Famiglia Rizzuto” in Canada, persino d’oro. Le bareerano delle vere casse in legno, non per niente estetiche. Allora per iltrasporto della salma, si copriva tale cassa con una coperta elegante e atale scopo si prestava la cutra. In italiano si dice coltre anche di un

drappo nero, o panno, con cui si usa coprire la bara nel portare i morti alla sepoltura8. Così anche per cutra. Il grande Giuseppe Pitrè, sia in una sua fiaba, la CCLIII  della suaraccolta, sia nel suo libro La Morte, argomenta proprio su questamassima popolare siciliana dove chiarisce che ha origine “(…) da undiritto abusivo degli antichi curati, i quali nell’associare i cadaveri, per apprestare una ricca coltre di loro esclusiva proprietà, imponevano unatassa arbitraria, giusta la forza ereditaria del defunto, tassa che eratrovata esorbitante o eccessiva dai superstiti, ed era cagione di litigi.” 9 I parroci, in barba ad un editto10 del Viceré Ferdinando III di Sicilia,Domenico Caracciolo Marchese di Villamaina, che li proibiva di esigerequalunque diritto di denaro o altro in occasione di morte, in armonia conle decisioni prese dal III° Concilio Lateranense, hanno speculatorealizzando una cutra adatta allo scopo, spesso di colore nero con

rappresentazioni grafiche allo scopo e l’hanno messa a disposizione deiparrocchiani, poi si è trasformata in una consuetudine ben vista finquando è divenuto un diritto parrocchiale. Come si dice in siciliano: u stessu beni cumanna, tanto che chi riceveva più eredità era più generoso,fin quando poi è divenuta una tassa ben definita e regolata nel suoammontare. Oggi se un parrocchiano chiedesse al sacrista: quanto sipaga per una messa funebre (visto che siamo sull’argomento)risponderebbe puntigliosamente: “ non c’è un tariffario, se volete fate unofferta, vi posso dire che gli altri hanno lasciato tanto! ”Allora chi beneficiava dell’eredità doveva pagare le spese del funerale,pertanto la cutra, oppure gli eredi dovevano pagare il parroco in misura diquanto avevano ereditato. Viene facile pensare le liti che scoppiavano.Da qui il passaggio è breve ad identificare metaforicamente la cutra nell’eredità. Pertanto quando tra parenti vi era un interesse maggioreverso un familiare, magari facoltoso e su con gli anni era facile accusare,giustamente o ingiustamente, che il vero scopo era l’eredità, cioè la cutra e non l’affetto verso il parente. Da qui l’accusa di cutrara a chi manifestaun intento nobile mascherando solo quello dell’interesse economico.La storia del Popolo Siciliano ha una delle pagine più terribili e piùignobili, mai scritte, conosciuta come La rivolta contro i cutrara.11 È una delle tante manifestazioni di sofferenza della neo colonizzazionepiemontese ai danni del Popolo Siciliano, il quale subito ha avvertito ilgiogo e subito si è ribellato.Castellammare del Golfo sicuramente aveva degli uomini che sidefinivano liberali e appoggiavano la causa della liberazionedell’oppressione borbonica. Gruppo di persone che facevano parte dellamassoneria, tanto che Giovanni Corrao e Rosolino Pilo il 10 Aprile del 1860 sbarcarono a Messina. Immediatamente si recarono a esortare la  preparazione all’immediato sbarco di Garibaldi affinché accorressero ad 

unirsi insieme alla lotta, visitarono i gruppi rivoluzionari di Carini, Cinisi,Terrasini, Montelepre, S. Cippirello, S. Giuseppe Jato, Piana degli   Albanesi, Corleone, Partinico, Alcamo, Castellammare del Golfo eTrapani. 12  Il Popolo di Castellammare del Golfo rispose positivamenteall’esortazione garibaldina, ha creduto alla liberazione, al cambiamento,ha creduto alla rivoluzione. Le aspettative furono subito deluse e chi haparlato di libertà e di nobili principi in realtà aveva degli interessi personalidi arricchimento, tradendo la propria Terra e il proprio Popolo. Nascecosì, subito, quella classe politica che servì al potere piemontese per colonizzare la Sicilia, in cambio di vantaggi per se per i loro parenti eamici. Ancora oggi con nuove e vecchie etichette, ma vecchie maschere,blaterano parole di giustizia, libertà per poi farsi gli interessi propri. Questisono i cutrara!

I cutrara sono i politici che hanno esortato il popolo alla rivolta e poi lohanno tradito. Pertanto la rivolta contro i cutrara non è unamanifestazione di una classe sociale contro un’altra, come alcuni storicitentano di fare passare, ma di sofferenza politica alla neocolonizzazioneitaliana, come ve ne furono in altre parte della Sicilia, fino alla rivolta delSette e Mezzo di Palermo. Tutte soffocate con estrema ferocia dalletruppe garibaldine e sabaude.I cutrara di Castellammare del Golfo, che Corrao e Pilo sono andati a

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trovare erano gli Asaro, Borruso, Calandra, Fundarò, Galante,Marcantonio, Zangara. I cutrara nei giorni della rivolta furono difesi dalla

mafia locale dai Buffa13

e da Pietro Lombardo14

  dai guardaspalleStefano Barone e Liborio Marracino, dai campieri Gaspare Ganci eFrancesco Ferrantelli, Giuseppe Buccellato, soldato di mafia15. Creatosiormai quel binomio che portò la tragica conseguenza attuale: poterepolitico/mafia, per meglio dire ITALIA/MAFIA 16.Il popolo di Castellamare, che era stato unanime a quella commedia delplebiscito del 21 ottobre 1860 si rivoltò contro. Più di quattrocento rivoltosial grido di fuori la leva, morte ai cutrara, alle ore 14,00 del primo gennaiodel 1862 entrarono a Castellammare, con un drappo rosso decisi a lottarecontro l’ingiustizia che si era istaurata. Capi popolo: Francesco Frazzitta eVincenzo Chiofalo.I cutrara si erano arricchiti con il nuovo potere, avevano acquisito i beniecclesiali con pochi soldi i loro figli venivano esonerati dal servizio di leva,pagando. Ma a quanto si dice, anche se il motivo della ribellione fu datadall’introduzione in Sicilia della leva militare obbligatoria, la cui legge fupubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 30 giugno 1861 l’oggetto della loroazione non si mosse solo contro i funzionari della leva nelle persone diAsaro e Borruso e i funzionari di quel nuovo potere che si chiamava Regnod’Italia, ma soprattutto contro i cutrara, così presi di mira il municipio, l'exgiudicatura, la dogana, il carcere e la caserma dei carabinieri.Come scrive lo storico Salvatore Costanza: “Quei simboli configuravanoormai una Giustizia estranea e nemica, docile strumento per le  prevaricazioni dei galantuomini; ma soltanto la mediazione prammaticadegl'interventi mafiosi avrebbe potuto delegittimare di fronte alle massequei poteri legali attraverso una pressione costante sulla loro autoritàformale, come si vedrà in occasione del processo per i fatti del '62”. 18 

Il 3 gennaio la rappresaglia non si fece attendere effettuate dalle truppe delRegio Esercito Italiano, inviate dal generale Giuseppe  Govone19 alcomando dall’ex garibaldino, il generale Pietro Quintino, mentre nelle

montagne sovrastante il paese arrivavano le cannonate da due navi daguerra. Le imbarcazioni arrivati al porto fecero sbarcare centinaia di

bersaglieri che diedero immediatamente la caccia ai rivoltosi.Rastrellarono ovunque infruttuosamente, solo nelle vicine campagne, aVilla Falconara, trovarono un gruppo di persone sicuramente rifugiatiall’occasione per evitare un loro coinvolgimento nella rivolta in paese. Nonsi fecero scrupoli a fucilarli seduta stante.

Ecco i sette Martiri Siciliani della colonizzazione arrogante dell’Italia:

Mariana Crociata cieca, analfabeta, di anni 30;Marco Randisi di anni 45, storpio, bracciante agricolo, analfabeta;Benedetto Palermo di anni 46, sacerdote;Angela Catalano contadina, zoppa, analfabeta, di anni 50;Angela Calamia di anni 70, handicappata, analfabeta;Antonino Corona, handicappato di anni 70;Angela Romano di appena 9 anni.

Ecco l’importanza delle parole e la loro storia.Alphonse Doria

1 Striscia di stoffa arricciata o pieghettata utilizzata come guarnizione.2  Il Popolo Siciliano - La nascita e le nozze di Giuseppe Pitrè - Gruppo Editoriale

Brancato – Catania 2004 – Pagina 111.3 ASP, registro 832, cc242r-244r.4 The Jewis in Sicily: Notaries of Palermo parte 2 di Shlomo Simonsohn EdizioneKoninklijke Brill NV Leiden –Danvers USA 20075  Il Popolo Siciliano - La nascita e le nozze di Giuseppe Pitrè - Gruppo EditorialeBrancato – Catania 2004 – Pagina 112.6 Singolare femminile, plurale coltri . 7  Dante – Tascabili Economici Newton Prima Edizione settembre 1997 NewtonCompton editori s.r.l. Roma – Pagina 1718  ACCADEMIA DELLA CRUSCA: http://www.lessicografia.it/COLTRE (Visionedel 27 gennaio 2011 ore 18,53)9 LA MAFIA E L’OMERTA’  di Giuseppe Pitrè - Gruppo Editoriale Brancato –Catania 2002 – Pagina 163.10 16 dicembre 178111 Giorni 1, 2 e 3 del gennaio 186212 L’ULTIMO UZEDA - fonte:

http://alphonsedoria.splinder.com/post/23625961/i-vicere-di-federico-de-roberto13 Il clan dei Buffa era costituito dai fratelli Damiano, Camillo, Antonino e Pietro.14 ex capo urbano, mediò con i rivoltosi, accettando di mettersi a capo solo per difendere i cutrara e le loro proprietà.15 Testimonianze in AST, Verbali d'Assise, giugno/agosto 1864, vol. 8; e inoltre«Diritto e Dovere», 25 giugno, 4 e 8 luglio 1864.16 Anche se allora non si utilizzava il termine mafia, adoperato solo nel 1865.17 Con 1411 votanti all’unanimità dei suffragi al si su 1565 elettori, la differenzadovuta alla marineria locale perché impossibilitata in quanto assente.18  LA PATRIA ARMATA di Salvatore Costanza – Fonte:http://www.trapaninostra.it (Visione del 30 gennaio 2011 ore 10,29)19 Giuseppe Govone nato a Isola d'Asti il 19 novembre 1825 morì suicida, dopoun periodo di parossismi di follia ad Alba del 26 gennaio 1872 è stato un agentesegreto italiano. Protagonista di repressione in terra di Sicilia cruenta. Comeebbe a dire Franco Molfese: «uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità

militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dallecarceri e di pregiudicati».

Castellammare del Golfo (TP)

“Due cose sono infinite: lospazio e la stupidità umana, ma

non sono sicuro della prima”

« Il mondo è quel disastroche vedete, non tanto

per i guai combinati daimalfattori, ma per l’inerzia deigiusti che se ne accorgono

e stanno lì a guardare.»

[ Albert Einstein ] 

Non chiedetemi di dove sono

Non chiedetemi di dove sonoperché il mio paese non esiste più.

Quest'estate sono stato làe non ho trovato la stradache porta alla mia casa,i cortili dove morì la mia infanzia.

Ho visto chiese affogatein una morsa di cemento,necropoli sfossate,mandorli e ulivi inariditi.

Le donne sulle scale, ferme,come pietre aI sole,

gli occhi lucentidei bambini inquietie il carrettieredalla cantata rocasono figure remote,statue di gesso nella mia mente.

Non chiedetemi di dove sonoperché il mio paese non esiste piùè stato ucciso dai baroni,dai polilicanti,dagli imprenditori.

Non chiedetemi di dove sono,vi supplico.

Enrico Spitaleri

   L    ‘   A   N   G   O   L   O    D

   E   L   L   A

   P   O   E   S   I   A

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Nel 1860 fu il nizzardo Giuseppe Garibaldi che, in qualità di"mosca cocchiera"  di una congiura internazionale, con ilpretesto di favorire l'unità d'ltalia (leggi: ingrandimento del

Regno Sabaudo), ridusse in colonia la Sicilia. Oggi, i novelligaribaldini sono coloro i quali si proclamano autonomisti ma che inrealtà governano e controllano, in nome degli interessi dello Statocentralista, dei partiti e dei gruppi di potere continentali, la nostraTerra remando, di fatto, contro gli interessi e i diritti del Popolo Si-ciliano. E contro la rinascita della Nazione Siciliana. Con l'aggravanteche i novelli garibaldini sono nati in Sicilia e non nella lontana Nizza!II 14 giugno 2007 l'Assemblea RegionaIe Siciliana ha celebrato, alIa

presenza del capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, isessant'anni dalla prima seduta del moderno Parlamento Siciliano. È statoin questa occasione che il presidente dell'ARS, Gianfranco Micciche, hamanifestato ancora una volta tutta la sua grave carenza di sicilianità,malcelata da disquisizioni verbose su un autonomismo sui generis. Havoluto quindi fare un regalo a Napolitano mostrandogli il nuovo logodell'Assemblea Regionale Siciliana che è andato a sostituire quello con laTrinacria che, più e meglio di ogni altro, ha rappresentato per millenni erappresenta tutt'oggi l'identità, anche culturale, del Popolo Siciliano.II nuovo segno grafico identificativo dell'ARS, disegnato da Pierluigi Cerri, estato ispirato da una raffigurazione a spirale che si trova sull'impugnatura diun vaso neolitico rinvenuto nei pressi di Paternò e conservato nel MuseoArcheologico di Siracusa. Secondo il pensiero di Micciché questa specie digeroglifico sarebbe “l'emblema di appartenenza a una cultura con  propri contenuti, linguaggi e obiettivi, un segno elementareraccolto da un passato remoto e generatore di identità”  che sta-bilirebbe addirittura “una relazione con le testimonianze e le tracceculturali presenti sul nostro territorio”. Questo ragionamento potrebbe essere valido soltanto nell'ipotesi in cui inSicilia, sia al Museo di Siracusa sia in altri siti archeologici, non esistesseromigliaia e migliaia di altre testimonianze culturali erappresentative della civiltà e dell'identità del PopoloSiciliano (mentre, notoriamente, esistono).II fatto di avere eliminato l'antica immortale immagine dellaTrinacria dal logo dell'ARS è semplicemente vergognoso e

ci fa sospettare che la nostra classe politica soffra di uncomplesso d'inferiorità coloniale. E ciò la indurrebbe acancellare i "segni"  dell'identità siciliana. Cosa, questa,che si evince anche dall'infelice e inesatta denominazionedell'antico Palazzo Reale che viene definito, in manieraper altro oltraggiosa, Palazzo dei Normanni.In occasione della sua visita a Palermo per Ie celebrazionidel sessantesimo anniversario della prima assemblea aSala d'Ercole, Giorgio Napolitano è stato accolto fraprolungati applausi e al grido di “Viva la Repubblica”. Micciché, davanti alcapo di Stato italiano, ha anche fatto una figura che si commenta da se,affermando, visibilmente emozionato, che “la nascita dello StatutoSiciliano fu allora la risposta politica alle minacce del separatismo” .

Bravissimo!Napolitano, ringraziando, ha spiegato, in un giro ingarbugliato di parole,come l'Autonomia sia stata un omaggio della Repubblica italiana alIaSicilia. Cosa non vera perché, lo sanno anche Ie pietre, lo Statuto Specialed'Autonomia fu emanato nel 1946, al termine di una trattativa fra irappresentanti delle Stato italiano e i rappresentanti del Popolo Siciliano inarmi. Un "pactum", dunque.

Lo Statuto Siciliano non ci è stato, pertanto, regalato da chicchessia ma fuconquistato a caro prezzo, anche con spargimento di sangue siciliano. Daqueste vicende emergono, quindi, l'origine pattizia e la specialità delloStatuto Siciliano. Quest'ultimo è oggi calpestato e tradito da una classepolitica, qui dominante, che è anche espressione di una drammaticacondizione di autentico colonialismo culturale e morale.Fortemente critica, dunque, la posizione del Fronte Nazionale Siciliano -Sicilia Indipendente e del suo segretario nazionale Giuseppe Sciano:“Questi signori che hanno voluto eliminare la Trinacria confessano,seppure inconsciamente, di non riconoscersi affatto nella storiagloriosa e negli eventi che hanno caratterizzato da sempre la Sicilia,che anche Omero chiamava Trinacria. Con la conseguenza, fra lealtre, di discreditare e immiserire la loro stessa immagine e quelladi tutto ciò che dicono di voler rappresentare a livello istituzionale,anche in campo internazionale”.Ricordiamo che la Trinacria è un simbolo che fu comune al mondomediterraneo fin dalla notte dei tempi. La civiltà ellenica, però, lo usamaggiormente e Ie città greche lo adottarono in più circostanze. La Sicilialo fece proprio. Rappresenta, verosimilmente, il carro del Sole e lo

svolgersi delle stagioni. Oggi possiamo confermare, grazieanche a specifici riscontri archeologici, che la Trinacria,come simbolo di identità siciliana, fu voluta sin dal VII e VIsecolo a.C. dal Popolo Siciliano. Lo stesso PopoloSiciliano alza con forza tale simbolo ogni volta che gli

eventi storico-politici lo richiesero.Si tratta, quindi, di un simbolo che non trae origine dariferimenti “geografici”  (che sono successivi) e neppure dariferimenti “razzistici” . E quindi, da millenni, si è benidentificato con l'identità nazionale del Popolo Siciliano.II governo siciliano di Ruggero Settimo, con specificadisposizione, lo adotta come emblema dello StatoIndipendente della Sicilia, scaturito dalla rivoluzione del 12gennaio 1848. Fu anche il simbolo che fu adottato, nel

periodo 1944-46, dall'EVIS (Esercito Volontario per l'Indipendenza dellaSicilia). La Trinacria non è solo il simbolo della riscossa sicilianista edell'Indipendentismo Siciliano, ma è anche e soprattutto l'espressione dellaSicilia, dell'intero Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.

Infine, sarebbe opportuno che sia il presidente dell'ARS sia gli assessoriregionali, quelli che hanno rimosso la Trinacria dai loghi delle rispettiveamministrazioni, ricordassero che la Trinacria e anche il simbolo dellaRegione Siciliana che loro stessi rappresentano istituzionalmente.

Angelo Severino 

SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO !SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO ! 

Gianfranco Micciché rimuove dall’ARSGianfranco Micciché rimuove dall’ARSGianfranco Micciché rimuove dall’ARS 

la Trinakria per un geroglificola Trinakria per un geroglificola Trinakria per un geroglifico 

CORREVA L’ANNO 2007

La Trinacria non è solo il 

simbolo della riscossa

sicilianista e

dell'Indipendentismo

Siciliano, ma è anche e

soprattutto l'espressione

della Sicilia, dell'intero

Popolo Siciliano, della

Nazione Siciliana. 

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LO SAPEVATE CHE...

La migliore filosofia della vita

S

e c'è una "filosofia della vita" che certamente ci aiuti avivere, questa filosofia è quella del "non prendersela

troppo", e di "non farci il sangue acqua", per le inevitabiliavversità che la vita ci offre ad ogni piè sospinto. Ebbene, isiciliani hanno saputo trovare una parola sola, una parolaunica, per risolvere tutti i nostri grandi e piccoli problemi diogni giorno: Futtitinni! Se ci fate caso, se voi volete esprimere questo concetto del"non prendersela troppo", in qualsiasi lingua lo vogliateesprimere, avete bisogno di adoperare parecchie parole,mentre in siciliano ne basta una sola.Vogliamo vedere se e vero?In italiano, occorrono cinque parole: Non te la prenderetroppo! oppure Non ci fare troppo caso!;

In spagnolo, occorrono pure cinque parole: Decha que ruedela bola!, che letteralmente significa "Lascia che la pallarotoli!";In  francese, occorrono quattro parole: Ca ne fait rien!, chevuol dire "Non e nulla!";In inglese, occorrono o quattro, o tre parole: Do not worry about! (Non ti preoccupare!); oppure Take it easy!(Prenditela comoda!);In arabo, di parole ne occorrono due: Maktub inshallah!(Come vuole Dio);In siciliano, basta l'efficace e simpatico Futtitinni !, che non èvolgare come il comune «Fregatene!», o insolente comel'arrogante «Infischiatene», ma che possiede una carica così

affettiva e così sbarazzina, che in Sicilia viene sempreaccompagnata con un sorriso.

Tratto da Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiositàdella Sicilia di Santi Correnti (Newton Compton Editori)

Un silenzio assordante…Un silenzio assordante…Un silenzio assordante…Un silenzio assordante…al Salone del Turismo di Bruxellesal Salone del Turismo di Bruxellesal Salone del Turismo di Bruxellesal Salone del Turismo di Bruxelles

La Sicilia era inesistenteLa Sicilia era inesistenteLa Sicilia era inesistenteLa Sicilia era inesistentepersino nello stand dell’Italia,persino nello stand dell’Italia,persino nello stand dell’Italia,persino nello stand dell’Italia,

che si fermava a Reggio…Calabria!che si fermava a Reggio…Calabria!che si fermava a Reggio…Calabria!che si fermava a Reggio…Calabria!

Non è necessario fare alcun ricorso al famoso ossimoro “silenzioassordante” per valutare la assoluta mancanza della Sicilia al Salone del

Turismo di Bruxelles, una delle maggiori manifestazioni mondiali che catalizzal’attenzione di migliaia di utenti e di operatori del settore.

Certo fino adesso la nostra regione ha brillato, si fa per dire, per presenzefaraoniche inutili e dispendiose, abbiamo persino condiviso il ministro presidenteRaffaele Lombardo che ha parlato di sprechi e di viaggi inutili per spupazzaremogli e amichetti/e… in giro per il mondo a rappresentare il nulla nel niente.

Ma dei funzionari attenti, ed alla regione non dovrebbero mancare, anche per glistipendi che pappano, dovrebbero indicare all’assessore di turno quelle che

sono le manifestazioni internazionali e nazionali degne di nota e qualidovrebbero essere i criteri per rappresentare la nostra terra senza cadere, comespesso è accaduto, nella retorica e nella banalità che non produce praticamentenulla se non, come abbiamo più volte denunciato, viaggi di piacere per invitatiche avevano ben altri obiettivi che rappresentare l’Isola e promuoverne ilpotenziale culturale e l’offerta turistica di alta qualità.

Tra le manifestazioni che, pensiamo, siano degne di grande attenzione inEuropa, c’è appunto il Salone del Turismo di Bruxelles che per tre giorni attiranon solo i maggiori operatori europei ma un pubblico di viaggiatori non solobelgi ma di tutto il Benelux e della stessa Francia e Germania che prendonodecisamente d’assalto gli stand presenti per scegliere la destinazione delleprossime vacanze. Praticamente tutti gli stati europei erano presenti, non

poteva mancare quello dell’ENIT che rappresentava l’Italia ed alcune regionierano anche presenti in forma autonoma.

La cosa che ci ha particolarmente colpito era il fatto che tra gli sportelli regionalinello stand “nazionale” dell’ENIT mancava proprio e solo la Sicilia, come se nonfosse Italia!

Naturalmente non c’era lo stand dello Stato regionale di Sicilia (RegioneSiciliana) che, in una realtà come quella belga, che praticamente cerca diriempire gli hotel per quasi 7 mesi all’anno con voli su Catania e Palermosettimanali meriterebbe una maggiore attenzione e penetrazione.Tra lo stupore dei numerosissimi visitatori e degli operatori europei cheavrebbero voluto vedere, conoscere, sapere le novità per la prossima stagioneturistica la Sicilia era totalmente assente ed inesistente, candidamente le

hostess dello stand Italia rispondevano che non c’era… ma si poteva andare invacanza in Calabria che è vicina e poi fare una escursione da Reggio sia suTaormina che alle Eolie, in pratica, soggiornare in Calabria e poi andare amangiare il panino al sacco dato dall’hotel calabrese con i buoni insaccati locali,a Vulcano o Giardini Naxos dove, bontà loro, hanno rilevato tutti, il caffè lofanno bene, all’italiana! Non abbiamo parole, basterebbe che la regionedelegasse un operatore di marketing anche siciliano, di quelli tosti ed efficaci enon gli arruffoni, con una spesa di pochissime migliaia di euro e zero costi dibiglietti e soggiorni alberghieri, per funzionari regionali, provinciali ed aziendeper il turismo (si fa per dire), fornendo naturalmente i vari uffici ENIT del mondodelle brochure sulle bellezze e le offerte regionali, ed il ritorno di danari sarebbenotevolissimo.Ma da questo orecchio, purtroppo, qualcuno a Palermo non sente, di

conseguenza saremo sempre in lotta, ma perdenti, con Cipro, Creta, Calabria,Malta, Sardegna, ecc. per il momento l’abbiamo spuntata solo con Tunisia edEgitto ma sono in fase rivoluzionaria, in pratica hanno altri problemi e nonpossono dedicarsi ad accogliere, ma appena potranno, anche loro ci daranno ledovute batoste, con buona pace di chi opera per lo sviluppo e crede nel turismocome volano.

Felice Belfiore

III NOSTRINOSTRINOSTRI SACRISACRISACRI SIMBOLISIMBOLISIMBOLI:::

LA TRINACRIALA TRINACRIALA TRINACRIA

EEE LLL'AQUILA'AQUILA'AQUILA

DI SICILIADI SICILIADI SICILIA 

III NOSTRINOSTRINOSTRI SACRISACRISACRI COLORICOLORICOLORI:::

ILILIL GIALLOGIALLOGIALLOEEE ILILIL ROSSOROSSOROSSO

DELDELDEL VESPROVESPROVESPRO 

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L 'Autonomia Siciliana e il suoStatuto, riscoperti dopo anni diviolazioni, di abusi e dopo essere

stati vilipendiati da una classe politicaindigena che ha sempre obbedito supinaai dictat delle case madri dei partitiromani, con la conseguenza di far perdere ed impedire ai sicilianipotenzialità di sviluppo, di crescita e diprogresso, da qualche tempo - forse,diciamo forse, anche per le battaglie che

L'ALTRA SICILIA ha condotto attraverso gli articoli de L'ISOLA e, nellepiazze siciliane ed europee, una vera e propria campagna pedagogica per risvegliare le coscienze e la conoscenza - sono finalmente arrivati allaribalta dell'interesse prioritario dei cittadini siciliani.E questo nuovo o rinnovato interesse dei siciliani nei confronti del loroStatuto di autonomia ha scatenato, logicamente, le mire dei politici sicilianipiù "sgamati" che hanno così capito che, cavalcando le spinte di autonomiaavvertite dalla gente, avrebbero potuto aumentare il consenso e quindipoter aspirare a governare la Regione Siciliana.L'abilità di aver saputo intercettare queste aspirazioni all'Autonomia haquindi dato quella crescita di consenso che ha portato Raffaele Lombardo,che intanto aveva anche cambiato il nome del suo partito trasformandoloda UDC addirittura in Movimento per le Autonomie, alla Presidenza dellaRegione Siciliana.L'ALTRA SICILIA ha sempre diffidato di queste spinte autonomistiche fuoritempo ma, paradossalmente, molto tempestive. Il sospetto poi chel'autonomia professata da Lombardo fosse soltanto quella sua personale èdivenuto certezza quando, con un colpo di mano degno della piùconsolidata tradizione democristiana, Lombardo ha cambiato lamaggioranza uscita delle elezioni, ha imbarcato il PD, dipietristi e finianisettimini ed ha formato un sedicente governo tecnico che in realtà gli dapieni poteri e lo sottrae al controllo della coalizione.Ma Lombardo non è stato il solo a cercare di intercettare la volontà deisiciliani. Anche Miccichè, nonostante componente del governo romano,affigge ideali autonomisti con la fondazione di un'altro partito autonomista,Forza del Sud, che va a popolare la frastagliata costellazione dei partitiautonomisti, anche i più duri e puri che poi riescono a sacrificare la loro

indipendenza per il famoso piatto di lenticchie.Ma la spinta all'autonomia, oltre ad avere bisogno di forti basi ideologiche econvinzioni che devono poter mettere al riparo dalle adulazioni del potere,oltre ad avere bisogno di interpreti onesti e disinteressati, necessita di unasimbologia identitaria che non può essere dimenticata tra le pagine dellenorme dello Statuto.Parliamo di un simbolo dimenticato nelle spire della memoria e dellamancanza di volontà, e che soltanto nel 2000 L'ALTRA SICILIA è riuscitaa imporre, seguendo i dettati dello Statuto che ne descrive esattamente laforma e i colori, su tutti gli edifici ufficiali della Regione: la bandieragiallorossa con la triscele centrale, la Trinacria, ripetuta in tutte le bandierestoriche delle lotte per l'autonomia.Quindi non un simbolo "machissenefrega", ma un simbolo vero, identitarioe segno di orgogliosa appartenenza ad una comunità umana che sottoquei colori si ritrova e si anima. Una Bandiera che oggi l'MPA di RaffaeleLombardo ha deciso di dover modificare e per questo ha iniziato già araccogliere le firme. Ma perché?Alla luce delle furbizie della politica e specialmente sentite le motivazionidei proponenti, abbiamo capito dove intende colpire l'inconsapevoleMinistro-Presidente.Pare che la Triscele sia un simbolo pagano... capite, pagano il simbolo di

Federico Imperatore del sacro romano impero, ed allora la bandiera deveessere cristianizzata.Ci vengono in mente le Crociate... i difensori del sacro sepolcro e ciraggiunge il sospetto che bisogna oggi strizzare l'occhio alla Curiapalermitana, alla Chiesa, perché alla fine, alla conta di Lombardo possonomancare i voti cattolici, vista la deriva verso sinistra che l'MPA ha dovutoultimamente prendere per soddisfare le esigenze di potere del suoPresidente.L'ALTRA SICILIA si oppone fortemente a qualsiasi trasformazione sivoglia portare alla bandiera nazionale giallorossa e comincia sin d'ora auna campagna tra le comunità all'estero per contrastare con decisione le

mire di quanti, banalizzando la bandiera intendono minimizzare tutta lastoria dell'Isola e le aspirazioni dei Siciliani alla vera Autonomia.

Ufficio stampaL'ALTRA SICILIA - Antudo

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

«... soltanto un popolo consapevole delle

radici della propria identità può costruire

con fiducia il suo futuro.» 

LA TRISCELE E IL DELIRIOLA TRISCELE E IL DELIRIOLA TRISCELE E IL DELIRIO

DI RAFFAELE LOMBARDODI RAFFAELE LOMBARDODI RAFFAELE LOMBARDO 

Al servizio della Sicilia e dei Siciliani

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 Il Castello Eurialo

l’Orecchio di Dionisio

Anfiteatro romano

Veduta del

Quale deC’è uo

ritrovi quel ...Non cred 

 passato...Dovunquegrandiosesovraumanavanzi dell dinnanzi, c

mercati, i b 

E. De Amici 

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Il Duomo Fonte Aretusa

ponte di Ortigia Il Teatro Greco

le città decadute, o scomparse, del mondo antico ha conservato, dopo Atene e Roma, una così vasta fama come Siracusa ? o in Europa o in America, tra i meno colti delle cIassi non affatto ignoranti, il quale nel naufragio delle memorie scolastiche nonome, e legati con quello altri ricordi confusi d'uomini grandi, di grandi fatti, d'opere meravigliose dell'ingegno umano? che ci sia al mondo altra grande città decaduta che abbia dinnanzi a se una cos ì meravigliosa immagine del suo grande

lgiate iI passo, anche per i piani erbosi e fra i vigneti, dove Ie rovine non sono visibili, voi Ie vedete ancora. Vedete Ie gradinateel teatro greco e dell'anfiteatro romano, scavate nella roccia, in gran parte ancora intatte, immagine d'un lavoro quasi , che vi sgomenta e Ie pareti scoscese delle latomie profonde, e Ie vaste gallerie delle necropoli, e gli acquedotti enormi, e gli antiche mura dell' Acradina; e da tutti questi frammenti della sua ossatura gigantesca la visione della città intera vi sorge

n la sua sterminata cinta merlata e turrita, coi suoi porti affollati di navi, coi suoi templi superbi, coi suoi arsenali, i ginnasi, i 

gni, i giardini; immensa bella e terribile, qual'era ai tempi di Dionisio iI vecchio...: Ricordi d’un viaggio in Sicilia —1908

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

In difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoIn difesa dello Statuto SicilianoMeno deputati? I risparmi non c'entrano, la verità è un'altra...Meno deputati? I risparmi non c'entrano, la verità è un'altra...Meno deputati? I risparmi non c'entrano, la verità è un'altra... 

Èmolto grave che l'unica riformadello Statuto che passa (o rischia dipassare) sia quella che, abbassando il

numero dei Deputati, va solo nel segno nellariduzione dell'Autonomia Speciale siciliana edella sua omologazione alle autonomieordinarie.È molto grave che questo avvenga con ilconsenso di una maggioranza che si è attribuita(giustamente, in linea di massima) un profilo digaranzia per l'Autonomia siciliana e con il votodi un Movimento Per le Autonomie che diquesta Carta dovrebbe essere il massimocustode. Passi che lo chiedano le opposizioni,anche se l'Autonomia dovrebbe esserepatrimonio di tutti e non ci dovrebbero esserequinte colonne siciliane che lavorano perrafforzare i poteri romani contro i nostri stessiinteressi.Sgombriamo subito il campo da equivoci edemagogie: i risparmi non c'entrano proprioniente. Non l'ha prescritto né la Costituzione,né il medico che i 90 debbano avere "almeno"la stessa retribuzione dei Senatori, né possiamochiudere gli occhi - lo dice l'articolo chesottoscrivo - su una gestione finanziariadell'Assemblea quanto meno riformabile, per

non dir altro. Dico sempre che la CostituzioneSiciliana del 1848, con più di 200 tra Deputati eSenatori, dava loro soltanto il rimborso speseper trasporto, vitto e alloggio per iparlamentari non residenti a Palermo. Citol'art. 15 di quello Statuto che dovremmoinsegnare nelle scuole ai ragazzi (o anche ainostri deputati?) per il suo valore storico:  Art. 15 – Potranno i comuni concedere ai 

rappresentanti, pel periodo delle sessioni, una

indennità non eccedente tarì venti al giorno,

tranne a coloro che risiedono nella capitale. Dunque una somma che, rapportata ad oggi,sarebbe circa 75 euro al giorno per i giorni in

cui effettivamente si fossero recati alle sessioniparlamentari e non ai palermitani. Così i nostripadri si permettevano addirittura ilbicameralismo. C'è un certo dilettantismonell'aria e va denunciato. Lo Statuto del 1946 èstato scritto da giganti e non può esseremodificato da nani!

Cerchiamo di spiegarlo meglio.

I 90 sono a numero fisso e non legato allaPopolazione come negli altri Consigli Regionaliperché l'Assemblea... non è un ConsiglioRegionale, bensì un vero e proprio Parlamento,ciò che resta del Parlamento più antico del

mondo, frutto comunque di una tradizioneplurisecolare di rappresentanza della "Nazionesiciliana" e non graziosa concessionedello Stato italiano. Portarne il numero a 70significa intanto dire che la Sicilia è una regioned'Italia qualunque, priva di una propriaindividualità politica, e quindi negare le ragionistesse dell'Autonomia speciale.

Il numero poi deve essere rapportato tanto allapopolazione quanto alla natura giuridicadell'ente. Se è vero che la Lombardia, massimaregione a statuto ordinario, ha 80 consiglieri, èanche vero che lo stesso numero è quello deiconsiglieri sardi, la seconda, per dimensioni,delle regioni a statuto speciale. Sommando ilfatto che la Sicilia è comunque una delle piùgrandi regioni in assoluto (la quarta o la quintase non ricordo male) al fatto che è certamentela più grande tra quelle a statuto speciale, ilnumero di 90 appare assolutamente congruo.Ancora, il numero va rapportato non all'attivitàeffettiva (altrimenti meriterebbero di essereridotti a 5!) ma a tutto ciò che potrebbero edovrebbero fare. Ora, se combiniamo gli artt.14 e 17, che disciplinano le materie esclusive econcorrenti, con le nuove competenzeesclusive e concorrenti attribuite dal 117 dellaCostituzione a partire dal 2001, già troviamoche il campo della legislazione dell'ARS èpraticamente pari a quello del Parlamentonazionale che di parlamentari ne ha mille! Poisi aggiungano tre campi di intervento chespesso, troppo spesso, dimentichiamo:

1. la delegificazione. Bene ha dettoil Presidente Lombardo qualche tempo fa. Lalegislazione della Regione ad oggi è cosìframmentaria e stratificata che avrebbebisogno di un ingente lavoro di semplificazione,delegificazione, razionalizzazione, raccolta inTesti Unici.

2. Le materie di legislazione derivata dalleDirettive europee in gran parte spettaall'Assemblea direttamente, non alParlamento. E l'Europa sforna legislazione incontinuazione.

3. Anche sulle poche materie che spettano

allo Stato (difesa, politica estera, ordinamentocivile e penale, giustizia, principi generali sumaterie di legislazione concorrente comesanità e lavoro o università...) la Sicilia hapotere di emanare leggi-voto (art. 18). Inpratica si riconosce alla Sicilia implicitamentedignità di Stato-Regione confederato che, inquanto tale, può esprimere il proprio parere su

qualunque materia attinente alla sovranità epoi sottoporre i propri deliberati al Parlamentodello Stato che avrebbe l'obbligo di proseguireogni iniziativa di legge nata in Sicilia. Insommail lavoro c'è, e non lo fanno - a quanto pare - in90. Perché dovrebbero farlo meglio in 70??Non è che (il sospetto è legittimo) c'è qualcunoche vuole che questo lavoro non sia propriofatto e mai. Non è che c'è qualcuno, nellecentrali nazionali dei partiti, che vuole che laSicilia abbia l'Autonomia solo per ornamento,ma che per il resto si limiti al passivo"recepimento" di ogni normativa che viene dafuori?La riforma in effetti va proprio in questadirezione. E poi c'è una gravissima distorsionedemocratica che questa riforma comporta. I90, purtroppo, sono eletti con una pessimalegge elettorale che fa perdere i resti dei collegiprovinciali alle liste minori. Lo sbarramentointrodotto recentemente del 5 %, sommato aquesto antico vizio elettorale che risale alla IIlegislatura (1951) porta di fatto, nelle provinceminori lo sbarramento a soglie del 10 % circa.In pratica vieta il ricambio elettorale.E i risultati si vedono.Nelle piccole province per l'elettore è inutile

votare per un partito che non sia dei primi dueo tre. Quindi la scelta è obbligata, e quindi,dopo decenni, le opposizioni e le maggioranzesono diventate indistinguibili nella culturapolitica, nei programmi, nella prassi (a chialludo? fate voi).Per superare questo sbarramento formidabilebisogna quindi avere nelle province maggioriuna percentuale così alta da vincere lo"scoraggiamento" delle liste minori nellepiccole province (in pratica anche lì circa il 10%).Con la riforma paventata questo sbarramentosi alza ancora trasformando l'Assemblea in una

roccaforte oligarchica inespugnabile.È questo che vogliamo?È questo che serve alla Sicilia?Mettano da parte i "nostri" deputati lademagogia e si mettano a lavorare, visto che illavoro - come ho detto e mi pare dimostrato -non manca certo.E se proprio sono preoccupati dei costidell'Assemblea, diminuiscano del 50 % leindennità, magari a partire dalla prossimalegislatura per essere realistici. E nel frattemposperiamo che l'aula bocci questo passo indietrodell'Autonomia.Lo Statuto va applicato non cambiato!

Lo meritano i siciliani che hanno pazientato 65anni e che, quando cominciano a svegliarsi,trovano queste cattive sorprese e imboscate. Siricordino i Deputati che sono i rappresentantidel Popolo Siciliano e non dei partiti"nazionali".

Massimo Costa

“Lo Statuto va applicato

non cambiato!Lo meritano i siciliani

che hanno pazientato 65 annie che, quando cominciano

a svegliarsi, trovano questecattive sorprese e imboscate.

Si ricordino i Deputatiche sono i rappresentanti

del Popolo Sicilianoe non dei partiti "nazionali". 

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Così come la nostra progenitrice Eva osservòche il frutto dell'albero proibito «era buono amangiarsi, piacevole all'occhio e

desiderabile», ne colse il frutto e ne mangiò,istigata a far ciò dal serpente tentatore, allo stesso

modo accadde, sia pure nel suo piccolo, ai nostriprogenitori ottocenteschi, i quali stanchi deldiscreto governo borbonico, si lasciarono tentaredalle teste calde liberal-massoniche del tempo ecredettero di poter trovare la panacea a tutti inostri mali, intrinseci d' altronde a tutte Ie societàumane, nel mito dell'Unità Italica.Per la verità la stragrande maggioranza delpopolo siciliano rimase però indifferente e così imestatori e gli illusi ebbero successo.Nel compendio del nuovo catechismo cattolico del pontefice regnanteBenedetto XVI leggiamo che il peccato originale «è un peccato da noicontratto, non commesso; è una condizione di nascita e non un attopersonale» e che si trasmette a noi con la natura umana «non per imitazione, ma per propagazione».Applicando tali basilari e lineari principi al così detto «risorgimento italico»,non c'è chi non veda che questo apportò la perdita e l'affossamento per noisiciliani della plurimillenaria indipendenza ed autonomia e che Ie conse-guenze di tale dannosa quanto insensata perdita sono ricadute sullegenerazioni seguenti e quindi su di noi così come è avvenuto con il fatidicopeccato originale di Adamo ed Eva.A questo punto il lettore sprovveduto si domanda: Ma in sostanza in checosa è consistito questo peccato originale conseguente all'unità d'Italia dicui noi tuttoggi ne risentiamo Ie conseguenze?La risposta semplice, lineare ed inequivocabile a questa domanda è unaed una sola e cioè che i nostri progenitori non scelsero contrattualmente eliberamente di aderire all'anzidetta unità ma furono assoggettati e

soggiogati, con la forza bruta della guerra, alIa conquista da parte delRegno del Piemonte guidato da Casa Savoia. Infatti è di una evidenza

solare ed indiscutibile che il Regno delle DueSicilie, come pure tutti gli altri Stati all'epocaesistenti nella penisola italiana, fu conquistato conla forza bruta della guerra, tra l'altro mai dichiaratanei confronti del legittimo Stato Borbonico,all'epoca vigente in Sicilia. Le cruente battaglie diMilazzo e del Volturno, senza parlare dellabattaglia-scaramuccia di Calatafimi, vinta dagliinvasori garibaldini per il chiaro e palesetradimento del generale borbonico FrancescoLandi, costituiscono Ie prove inconfutabili dellaconquista bellica della Sicilia da parte dei Savoia,senza Ia libera adesione del popolo ad un pro-gettato Stato italico.

Qualche sprovveduto esaltato e gioiosodell'impresa garibaldina potrebbe obiettare che aprescindere da ogni altra considerazione più omeno esatta e veritiera, il popolo nella suastragrande maggioranza ratificò con il plebiscitodel 21 Ottobre 1860 l'unione della Sicilia al RegnoSavoiardo Piemontese. Nulla vi è di più falso emenzognero. AI voto del plebiscito venneroammessi appena 432.720 elettori su una

popolazione di 2.400.000 abitanti. Il voto tra l'altro era palese e non segretoe pertanto il detto plebiscito è radicalmente nullo. Infatti i voti venivanodepositati coram populo in due distinte urne: una per il sì e l'altra per il no.Il voto, quindi, tra l'altro non fu nemmeno libero, ma controllato. Il risultatofu di 432.053 sì e di appena 67 no. Stranamente non vi furono astensioni:cosa veramente strana e forse unica nel suo genere. Nemmeno Stalindella Russia Sovietica potè vantare risultati elettorali così ver-gognosamente spudorati e fasulli.Da questa mancata libera adesione del Popolo Siciliano alla così dettaunita d'Italia, rivelatasi una vera e propria conquista dello StatoPiemontese, nacquero Ie incomprensioni, Ie resistenze attive e passive, Ierivolte e Ia sfiducia persistente verso lo Stato, nato da una vera e propriaoccupazione violenta e non contrattata.Da questo gravissimo peccato di origine ne discende Ia mancataamalgamazione dei Popoli dello Stato Italiano tuttora persistente cosìcome sarà meglio chiarito in seguito.Questa succinta premessa a mio giudizio, puo aiutare il lettore a capire gliavvenimenti, i fatti ed i comportamenti tenuti dal popolo, e non solo

siciliano, verso lo Stato unitario, italiano, che in seguito saranno trattati conparticolare riferimento alla prima guerra mondiale del 1915-'18.

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

Salvatore Riggio Scaduto,già Magistrato a Caltanissetta, apprezzato

per il suo autentico Sicilianismo, è unimpegnato studioso di storia e di etnologia.

IL PECCATO ORIGINALE DELLA COSI’ DETTA UNITA’ D’ITALIAIL PECCATO ORIGINALE DELLA COSI’ DETTA UNITA’ D’ITALIAIL PECCATO ORIGINALE DELLA COSI’ DETTA UNITA’ D’ITALIA 

L’OPINIONE DEL MAGISTRATO 

Vivano tutti i popoli che anelano a vedere il giornoin cui l'odio sarà bandito

dai Paesi del mondo intero,quando ogni compatriota sarà libero

e il confinante non sarà nemico, ma vicino

(Inno nazionale sloveno)

LA MALA SIGNORIA DEI MODERNI ANGIOINILA MALA SIGNORIA DEI MODERNI ANGIOINILA MALA SIGNORIA DEI MODERNI ANGIOINI 

Data parvenza di legalità alla conquista bellica con la farsa delplebiscito, nel 1861 venne estesa alla Sicilia l'onerosa ed odiatalegge piemontese con cui si imponeva la coscrizione obbligatoria

del servizio militare di leva della durata di ben sette anni, che sino alloraera completamente sconosciuta dai Siciliani. Chi aveva soldi, però,barattava I'esonero come fece lo scrittore Giovanni Verga; chi era poveroo non voleva pagare doveva subire la spropositata ferma, di leva.Assai lungo sarebbe, poi, ricordare tutte Ie atrocità ed i massacri compiuti

dal novello Stato Unitario Italiano nei confronti dei veri o dei presuntirenitenti alla leva. Ricordo per tutti il sordomuto dalla nascita AntonioCappello da Palermo, che venne torturato a morte con ferri roventi, perchéritenuto erroneamente simulatore dal medico divisionale Antonio Rastellidi Milano. II Rastelli, invece di essere processato e punito per il suobarbaro comportamento e per la sua crassa ignoranza, venne insignitodell'onorificenza della croce dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Sandro Attanasio nel suo libro «Gli Occhiali di Cavour » a pag. 83, cosìscrive: «Nella provincia di Trapani Ie operazioni, dirette dal colonnelloEberhardt , ebbero caratteristiche di particolare ferocia. Trapani, Salemi,Monte San Giuliano e Castelvetrano, posti sotto state d'assedio, ebbero asubire l'interruzione delle condutture d'acqua. Anche in questi Paesi i  parenti dei ricercati furono presi in ostaggio e incarcerati ».Anche la nostra Salemi venne sottoposta ad operazioni di rastrellamentodei veri o presunti renitenti sotto il comando del maggiore Raìola. Per tre

giorni la popolazione e gli animali vennero privati dell'acqua. Il 28 Agosto1863 il deputaro salemitano Simone Corleo inviò per tale privazione untelegramma di protesta e di denunzia al Prefetto di Trapani dal quale siapprende che anche una madre moribonda di un presunto renitente allaleva venne incarcerata. II Corleo, chiese, perciò, che venisse subito levatoil comando «a tale persona dal feroce aspetto», «autore di violenze controleggi e contro natura» perché altrimenti sarebbe stato costretto ad andare

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

a chiudersi a Salemi per resistere alla testa della popolazione.Agli amministratori di Marsala che ogni anno celebrano con incoscientegiubilo lo sbarco garibaldino dei Mille ricordo che ben duemila soldati pie-momesi cinsero letteralmente d'assedio quella città, minacciarono dirappresaglia il Sindaco se non avesse consegnato loro i renitenti entrodieci ore, arrestarono e rinchiusero in una buia cava di tufo circa tremila

persone ammassandoIe «come sacchi di paglia» così come disse poi inParlamento il deputato Vito D'Ondes Reggio.A Petralia il tenente Dupuys impunemente fece bruciare vivi un contadino,Alberto Gennaro Bonè e due suoi figli minori. Il tre Gennaio 1862 aCastellammare del Golfo il generale piemontese Pietro Quintino, fecefucilare ben sette persone tra cui una bambina di nove anni di nomeAngela Romano ed il sacerdote Benedetto Palermo.Il 13 Gennaio 1863 Francesco Crispi rivolgendosi a Garibaldi così diceva:«Ho visitato la carceri e Ie ho trovate zeppe di individui che ignorano ilmotivo per il quale sono prigionieri. E che dirvi del loro trattamento..., lapopolazione in massa DETESTA IL GOVERNO D'ITALIA». II giornale «llMovimento» di Genova del 21-9-1863 così scrisse: «Arresti persecuzioni etorture come ai tempi di Attila».L’on. Vito D'Ondes Reggio chiese un'inchiesta parlamentare sulle atrocità

commesse dalle forze d'occupazione piemontesi in Sicilia, coordinate dalcrudele generale Govone. La richiesta venne a gran maggioranza respintaed il Govone, anzicchè essere sottoposto ad inchiesta e punito, ottenneuna promozione. Lo stesso Garibaldi sdegnato per questi comportamentied altri deputati della sinistra rassegnarono Ie dimissioni con questamotivazione: «Per non rendersi complici indiretti di colpe non sue dinanzi alvituperio della Sicilia».Nessun Re della tanto vituperata dinastia Borbonica si rese responsabile ditante e così gravissime nefandezze. Ecco perché il nostro grandeconterraneo Ruggero Settimo, artefice della rivoluzione antiborbonica del1848, consapevole di tutte queste nefandezze del governo savoiardodominante in Sicilia, in seguito all'invasione garibaldina anzidetta, vollerimanere esule a Malta sino alIa morte, nonostante i reiterati inviti aritornare in patria.Stanchi di queste angherie del governo unitario savoiardo nel mese diSettembre del 1866 Palermo insorse al grido di «Viva la Repubblica e S.Rosalia» e per sette giorni e mezzo Ie strade di Palermo si trasformaronoin un campo di battaglia. Per riconquistare Palermo e Ie altre Città insortevenne impiegata la Marina Militare, che bombardò duramente la Cittàcapoluogo. Poi vennero impiegati 40.000 soldati per ristabilire l'ordinedettato e voluto dai conquistatori sotto il comando del generale RaffaeleCadorna, padre del generale sconfitto a Caporetto e nonno del partigianocomunista, che non risparmiò massacri, violenze ed atrocità nelladurissima repressione che ne seguì.Questa rivoluzione conosciuta dagli studiosi come «la rivolta del sette emezzo» perché repressa con inaudita ferocia dopo sette giorni e mezzo, èstata sempre totalmente ignorata negli insegnamenti scolastici e qualificata

dagli studiosi ascarizzati, anche nostrani, come una rivolta di briganti,

mentre in tutti i libri scolastici di storia non si trascura il modesto episodio diPietro Micca.Questo comportamento si chiama mistificazione ed occultamento volonta-rio di verità storiche inoppugnabili. Nello stesso anno (1866) della rivoltasiciliana del «sette e mezzo», il governo liberal-massonico del tempo,animato da sentimenti palesemente anticlericali, approvò Ie leggi eversiveche portarono alla soppressione delle corporazioni religiose edall'incameramento dei beni ecclesiastici, mascherando questa maldestra

operazione come un atto di giustizia sociale verso i manuali coltivatori dellaterra. Non potendosi portare via dalla Sicilia i beni immobili espropriati gliinvasori italo-piemontesi, vendettero agli stessi siciliani, i beni espropriatiaIle corporazioni religiose e portarono via dalla Sicilia il cospicuo capitaleliquido ricavato, depauperando così i Siciliani del denaro liquido ricavato,che ovviamente venne impiegato al Nord.Il disposto spappolamento dei conventi e l'incameramento dei beni eccle-siastici provocò inoltre un danno incalcolabile al nostro patrimonio artistico,storico, librario e culturale in genere, che in buona parte andò distrutto, di-sperso e in mille modi perduto.L'inesauribile e smodata sete di denaro dei governanti savoiardi italici checi liberarono dagli innocui Borboni fu tale che inventarono un vero e propriosistema doganale in tutti i punti di accesso alle Città, compresi quelli dellacampagna, al fine di spillare soldi ai cittadini: con questo sistema i cittadini

erano costretti a pagare il dazio per qualsiasi prodotto, anche minimo, chedalla campagna veniva introdotto nel centro abitato.L'aborrita tassa borbonica suI macinato si rivelò, perciò, una semplice baz-zecola rispetto all'odioso dazio anzidetto: eppure il lavaggio del cervellosavoiardo-italico continua ancora a spiegare i suoi effetti anche sullegenerazioni del nostro tempo.

Salvatore Riggio Scaduto

 ATTO DI NASCITA DI UNA ... NAZIONE

http://www.meridiosiculo.altervista.org/

CITTÀ DI SALEMI

I primi abitatori del sito furono gli Elimie il borgo che sorse sul colle prese ilnome di Alicia successivamente

denominata Saleiman (luogo di delizia)durante la dominazione araba. La cittàconserva tutt'oggi il fascinoso paesaggiodel medievale borgo inerpicato, nato dalle originarie esigenze disicurezza e controllo di un territorio a prevalente economiacerealicolo-pastorale.La visita della città antica inizia in piazza Alicia, dove sorge ilmaestoso Castello Svevo-Normanno, eretto nel XIII secolo daFederico II di Svevia.Accanto al castello si notano i resti della Chiesa Madre, crollata per ilterremoto del 1968 dal quale si è salvato il solo campanile. Dalla viaFrancesco d'Aguirre si giunge all'ex Collegio dei Gesuiti (XV secolo),che ospita il Museo civico di Arte Sacra, dove sono conservatioggetti liturgici e reperti archeologici provenienti dalla necropoli

preistorica di Mokarta e dagli scavi di monte Pòlizo.Annessa al collegio è la Santa Casa di Loreto, modellata sull'originaleda Giovanni Biagio Amico (1684-1754), celebre teologo e architettotrapanese. A circa 1 km dal versante meridionale della città, sisviluppa il villaggio paleolitico di Mokarta, esteso insediamento dellatarda età del bronzo (XV-XII secolo a.C.)Un altro notevole areale archeologico è quello di monte Pòlizo, acirca 2 km dal centro abitato. Qui recenti scavi hanno riportato allaluce un'altra città èlima, forse un quartiere della policentrica Alicia(VII-V secolo a.C.).Salemi è caratterizzata da segni, come il quartiere arabo del Rabatoe il quartiere ebreo della Giudecca, che sono oggi la testimonianzadell'integrazione culturale fra i popoli che nei secoli passati qui

hanno convissuto. Grande attenzione è dedicata alla conservazionedi talune feste popolari, come la festa di S.Giuseppe, ricorrente il 19marzo in occasione della quale vengono allestiti degli altari chiamati"Cene", adorni di arance, limoni e pane artisticamente lavorato. 

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

“La rivendicazione nazionale, si dice qua elà, è una fase che l’umanità ha superato.Ora è il momento dei grandi insiemi e i ritardatari del nazionalismo devonocorreggere i loro errori in conseguenza. Noi  pensiamo invece che l’errore, grave di 

conseguenze, consisterebe nel voler saltarela tappa nazionale” Franz Fanon

“…La Sicilia parve non aspettare che luogo etempo a sottrarsi alla dominazioneitaliana…” Cesare Cantù

“In Sicilia la questione dell’indipendenza prevaleva sempre su tutte le altre. Nel lorozelo di rendere libera l’Isola, Nobiltà, Clero,Gesuiti, Avvocati, Mercanti, Contadini eranoall’unisono.” Bolton King

“…la coscienza nazionale siciliana,istintivamente fiera e gelosa delleistituzioni, dei costumi e delle tradizioni indigene, trovava il fulcro nella sua propriasecolare autonomia e nelle franchigiecostituzionali isolane” Ernesto Pontieri 

“E’ innegabile che la Sicilia è una razza a  parte e che il suo sogno secolare èinvariabilmente la propria indipendenza” 

Renè Bazen“…la Sicilia si è sempre rifiutata di pagarenulla di quanto il Dittatore (Garibaldi) ledomandava… Egli ordinava la leva enessuno si presentava… qualche volontarioche veniva al mattino, se ne partiva la sera, portando con se fucile, scarpe, coperte…” Nino Bixio

“ …i siciliani nel 1848 si apparecchiarono eserbarono le armi non all’indipendenza verae nazionale d’Italia; ma, profanando il nome, a quella che si osò chiamare

indipendenza di una provincia italiana…” Cesare Balbo

“La Sicilia ha dimostrato in numeroseoccasioni di vivere una vita a caratterenazionale proprio, più che regionale.”  Antonio Gramsci 

 Art. 1

La religione dello Stato è la cattolicaapostolica romana. Quando il re non vorrà

 professarla sarà ipsofacto decaduto. Art. 2

La Sicilia sarà sempre Stato indipendente. Il Re de' Siciliani non potrà regnare ogovernare su verun altro paese. Ciòavvenendo sarà decaduto ipsofacto. La solaaccettazione di un altro principato ogoverno lo farà anche incorrere ipso factonella decadenza.

 Art. 3

La sovranità risiede nella universalità dei 

cittadini Siciliani: niuna classe, niunindividuo può attribuirsene l'esercizio.

I Poteri dello Stato sono delegati e distinti secondo il presente Statuto. (...) 

(STATUTO COSTITUZIONALE 

DEL REGNO DI SICILIA, 1848)

A chi sostiene che “I Siciliani furono findall’inizio, insieme ad alcuni Liguri,

Piemontesi e Lombardi, fra i “soci  fondatori” di questo paese ( l’Italia ),” voglio ricordare che la Storia della Sicilia è

la Storia del Popolo Siciliano che nella suaunità, nella sua lingua, nelle sue civilissimetradizioni, nello splendore del suo passatoe, soprattutto, nelle prerogativecostituzionali, tramandate per quasi milleanni, ha sempre costituito una specificaidentità nazionale, resa quasi indelebilenell’animo di ogni siciliano anche dallanatura di Isola della sua patria, la cuiposizione centrale nel mare mediterraneo,pur avendola resa sempre meta ambita epunto di incontro o di scontro tra le diverse

civiltà del mondo, non ha mai acconsentitodi scalfire il senso di appartenenza dei suoiabitanti ed il loro spirito diautodeterminazione.

E non è il caso qui di riscrivere l’elencocronologico dei sovrani del Regno di Sicilia,che va dal 1086 al 1816 e che dimostracome la Sicilia, lungi dal volersi isolare, erasempre pronta ad offrire la corona del suoregno anche a re stranieri, purchèrispettassero le sue centenarie prerogativecostituzionali di nazione.

L’identità nazionale dei siciliani è, dunque,

toricamente incontrovertibile ed è unasola! 

MILLE ANNI D’IDENTITA’ NAZIONALEMILLE ANNI D’IDENTITA’ NAZIONALEMILLE ANNI D’IDENTITA’ NAZIONALE  ««««Storicamente e politicamente, la“questione siciliana” non può esserediluita nella genericità della

“questione meridionale”, poiché vi si oppongono numerose ragioni geografiche,storiche e politiche. Con questo non

intendiamo riaprire la “querelle”, ormai superata, intorno al Nord. Oggi si va verso unaconfigurazione diversa dell’Europa, nella qualecerti “Stati nazionali”, più o menoartificiosamente costituiti, dal punto di vistacostituzionale ed amministrativo (e lo Stato“unitario” italiano è fra questi), tendono asciogliersi nella più moderna realtà delle “areeregionali”. Detto ciò giova ribadirel’antistoricità e l’inopportunità politica dellasoluzione separatistica, per quanto riguarda laSicilia. Non riusciamo, quindi, a comprenderecerte reazioni “antisicilianistiche”, di siciliani,giunte al limite del grottesco e al fondo del piùsuperficiale provincialismo. È ben provinciale,infatti, e frustrato, chi disprezza la propriagente, vergognandosi di farne parte, e chi disprezza la tradizione del proprio paese -qualcuno, infatti, afferma che non esiste unatradizione siciliana - certo che, per questo suocomportamento, il “settentrionale” che loascolta, lo distingua dalla “massadamnationis” sudista e lo salvi da essa. È ben provinciale e frustrato chi pensa ed agisce così.Ed anche illuso. Questo suo comportamento gli  procaccia dal “settentrionale” - bene inteso daquello intelligente - ironia, compatimento,

disprezzo». «Se il significato del termine “Nazione” consiste nella capacità di dare vita ad uno“stile proprio di vita” e a manifestazioni d’artee di cultura che siano autenticamente sèstesse, non vediamo come questa definizionenon competa alla Sicilia» 

Massimo Ganci“La nazione siciliana, 1978”  

««««

I siciliani generalmente sono piùastuti che prudenti, più acuti chesinceri, amano le novità, sono

litigiosi, adulatori e per natura invidiosi; sottili critici delle azioni dei governanti, ritengono sia  facile realizzare tutto quello che loro dicono  farebbero se fossero al posto dei governanti.D’altra parte, sono obbedienti alla Giustizia,  fedeli al Re e sempre pronti ad aiutarlo,affezionati ai forestieri e pieni di riguardi nellostabilirsi delle amicizie. La loro natura è fattadi due estremi: sono sommamente timidi esommamente temerari. Timidi quandotrattano i loro affari, poiché sono moltoattaccati ai propri interessi e per portarli abuon fine si trasformano come tanti Protei, si sottomettono a chiunque può agevolarli ediventano a tal punto servili che sembranoappunto nati per servire. Ma sono d’incredibiletemerità quando maneggiano la cosa pubblica, e allora agiscono in tutt’altro modo».

Scipione Di Castro Avvertimenti a Marco Antonio Colonna

“ Viva la matri nostra. Iddiu la guardi !

Amatila e ‘un circati ‘na matrigna… ”

( Giovanni Meli )

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i tempi degli antichi romani non era certo facile vivere ridotti inschiavitù. Gli schiavi erano privati della libertà personale,dovevano lavorare in condizioni disumane, non si potevano

muovere liberamente, si rimettevano nelle mani del padrone che decidevadella loro vita o della loro morte.Era normale che ogni persona ridotta in schiavitù avesse come massimaaspirazione quella di riuscire a liberarsi da quella vita di stenti e diprivazioni per ottenere tutti i diritti dei cives romanorum, poter decideredella propria vita ed essere finalmente un uomo libero.I termini della questione erano chiari: chi era più forte, sfruttava l’altro e loteneva imprigionato, l’altro invece cercava di liberarsi con ogni mezzo. Nelcorso dei secoli, infatti, affrancarsi dalla schiavitù per ottenere la libertà èstata l’origine di molte rivolte e battaglie di popoli contro altri popoli.Quando un uomo è privato della sua libertà, diventa una belva inferocitadifficile da sconfiggere. E’ per questo che nel tempo il potere ha affinato lesue strategie ed ha capito che è inutile ridurre in schiavitù persone e popoli

che immancabilmente si rivolteranno; la cosa migliore per mantenere ilpotere è sottrargli l’energia, il denaro e avere masse di schiavi che nonsanno di esserlo. Secondo voi è impossibile?Invece no. Riguardo al denaro basta appropriarsi della facoltà di stamparlorendendolo una “merce” rara e se conosci i meccanismi del cervello umanopuoi rendere docili come agnellini masse imponenti di persone senza faretroppa fatica, per nostra fortuna queste sono alcune delle molte veritànascoste che stanno emergendo e su cui dobbiamo lavorare.Sul meccanismo di creazione del denaro ne abbiamo parlatoapprofonditamente (es.: http://www.cronologia.it/biogra2/moneta.htm) inaltre occasioni, oggi invece ci concentreremo su quell’organo che crea lanostra realtà fisica: il cervello.Dovete sapere che il nostro cervello lavora per immagini, se io vi dico: pollo arrosto con patate,

immediatamente nella vostra testa si forma l’immaginedi una casseruola con un pollo fumante e croccantecon tante patate e immediatamente in bocca comparequell’acquolina che fa pregustare già il suo buonsapore. Come avete visto una parola scatenaun’immagine che a sua volta fa aumentare lasalivazione, un fatto fisico innescato da qualcosa diimmaginario.Il cervello traduce in immagini ogni parola o concetto emolte di queste immagini producono effetti fisici oemozioni, pensate solo alle sensazioni di ansia chescatena la lettura di un libro giallo o alle lacrime chesgorgano dal vedere film d’amore o alle reazioni

“fisiche” generate da immagini erotiche ispirate dallavista di un bel corpo.Secondo molti studiosi addirittura la frequenza delle immagini in un cervelloaddirittura scava dei sentieri neurali per cui la reazione ad uno stimolo saràsempre la solita e difficilmente la si potrà scardinare oltre al fatto che ilnostro subconscio farà di tutto per compiacerci cercando di riprodurre nelnostro mondo reale quello che le nostre immagini interiori e i nostri pensierigli hanno trasmesso.Ed è proprio questo che è la chiave del tutto: il nostro cervello è creatoredella nostra realtà e può essere programmato come un computer. Questoè quello che scoprirono ad esempio John Grinder e Richard Bandler cheproprio di computer si occupavano prima di scoprire una tecnicarivoluzionaria la Programmazione Neuro-Linguistica. In realtà la cosa erastata scoperta tanto tempo prima e faceva parte degli insegnamenti delle

scuole esoteriche riguardo alla Metafisica (oltre la fisica), ma Grinder eBandler ebbero il pregio di farla diventare di dominio pubblico a metà deglianni ’70. Con la PNL si hanno risultati sbalorditivi e veloci nella cura difobie, traumi emotivi e miglioramento della propria autostima.Una una cosa importante che si è compreso è che il nostro subconscio nonè tanto “intelligente” e tende a riprodurre nella nostra realtà le immagini cheabbiamo evocato senza tener conto delle “sottigliezze”.

Cercando di essere più chiari se pensiamo alla “lotta fra bene e male” nellanostra mente si formerà una immagine di LOTTA ed il nostro subconsciotenderà a riprodurre nella nostra vita quotidiana esattamente quella,tralasciando che il bene vince sempre ed il male perde perché a lui questonon interessa un bel niente.Se volete fate una prova: prendete un foglio e dividetelo in due colonne:quello che voglio da una parte e quello che non voglio dall’altra.Bene, la statistica dice che la colonna di quello che voglio è semprescarna, mentre quella del non voglio è sempre affollatissima.Non voglio essere povero, non voglio morire, non voglio la guerra, nonvoglio invecchiare, non voglio soffrire, non voglio la tirannia ecc. ecc.Ora la nostra mente sarà affollata di immagini che riproducono proprioquello che non vogliamo, la povertà, la morte, la guerra, l’invecchiamento,la sofferenza e la tirannia e sapendo come reagisce il nostro subconscio, inostri buoni propositi rischiano di dare luogo ad un vita di inferno, infattinon capendo la sottigliezza della negazione egli si attiverà per far diventare

reali tutte quelle immagini. Oltretutto per lui sarà più facile trasformare inrealtà le immagini in cui il trasporto emotivo è maggiore e poiché tutte lecose negative hanno un trasporto emozionale notevole ecco che in unbattito di ciglia la nostra realtà “infernale” è pronta.Ma sapete perché tutti riempiamo maggiormente la colonna del non voglio?Semplicemente perché siamo stati “programmati” per dare risalto alle cosenegative.Da bambini intanto ci leggevano orribili favole come quella di Hansel eGretel dove i bambini erano affamati e tenuti prigionieri dalla stregamalvagia, o la favola di Biancaneve che veniva avvelenata anche lei dallastrega malvagia e Cenerentola soffocata.

Poi giocavamo (noi maschietti) alla guerra, cresciamoe ci fanno vedere i film di guerra ed i telefilm di poliziadove c’è sempre, guarda caso, una lotta tra bene e

male.L’idea che ci siamo fatti del mondo è che è un’eternadivisione e lotta tra bene e male, destra e sinistra,onesti e disonesti, dove c’è sempre qualcuno cheviene sopraffatto da un cattivo che nel film, telefilm estorie varie non vince mai, ma questo ai fini del nostrosubconscio, che è sempre poco sveglio, è ininfluente elui da buon genio della lampada esegue solo quelloche la mente gli ha fatto vedere cioè le immaginievocate dalle parole in grassetto e sottolineate.Vogliamo spendere una parola anche sui telegiornali?Se siete dei fini osservatori vi sarete accorti che negliultimi anni la cronaca (sempre nera) da un angolino

ritagliato quasi alla fine del giornale prima dello sport,ora è in prima pagina e addirittura spesso viene datacome notizia di apertura mentre le trasmissioni pomeridiane e serali sonopiene di approfondimenti su efferati delitti, stupri e violenze varie.A causa di questo martellamento, che viene messo in atto appena veniamoal mondo, il nostro cervello trasmetterà all’inconscio sempre e solo ununico messaggio: io non valgo niente (da dove pensate che provengano ipensieri negativi su noi stessi che ci tarpano sul nascere qualsiasi nostrosforzo di uscire dal grigiore quotidiano?), il mondo è pieno di cattivi e la vitaè una lotta continua e piena di privazioni.Per cui la nostra vita sarà tutta piena di continue frustrazioni e se anche ciribellassimo, non faremo altro che esprimere tutte le cose negative cheabbiamo imparato e con rabbia e violenza affronteremo il sistema(manifestazioni, terrorismo, rivoluzioni ecc.) e da questo con altrettanta

forza verremo repressi. Il bello è che ognuno di noi è a sua volta un“portatore insano” di questo virus e complice inconsapevole del potere:essendo educatori dei nostri figli, nipoti, trasmetteremo loro quello che disbagliato abbiamo imparato perpetuando la nostra schiavitù (non farequesto perché caschi , non fare quello perché ti fai male). Fatto questo ilpotere trova un terreno fertilissimo e riesce a vivere e prosperare

(Segue a pagina 21)

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

La chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagineLa chiave per la libertà in un’immagine 

Vogliamo spendere unaparola anche sui telegiornali?Se siete dei fini osservatori visarete accorti che negli ultimianni la cronaca (sempre nera)

da un angolino ritagliatoquasi alla fine del giornaleprima dello sport, ora è inprima pagina e addirittura

spesso viene data comenotizia di apertura mentre letrasmissioni pomeridiane e

serali sono piene diapprofondimenti su efferati

delitti, stupri e violenze varie. 

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

Un « menu » tutto siciliano

Che la Sicilia sia terra della cucina particolarmente appetitosa, è unfatto noto fin dall’antichità: non per nulla il primo trattato digastronomia che si conosca è dovuto al siciliano Archèstrato da

Gela, che nel IV secolo a.C. scrisse il trattato culinario intitolatoHedypàtheia (che significa “ II dolce gusto ”), da cui poi trassero Ie loroopere di gastronomia gli scrittori romani Ennio nel III secolo(Hedyphagetica) e Apicio nel I secolo (De re coquinaria); e non per nullaCicerone nelle sue Discussioni Tuscu/ane ( V, 100) e Orazio nei suoiCarmi (III, 1) esaltano i manicaretti siciliani.In Sicilia si riscontra pertanto, una tale abbondanza di termini gastronomicianche nelle denominazioni geografiche dell'isola, che, incredibile ma vero,servendoci soltanto di questi termini toponomastici, possiamo ammannireun menu completo. Non ci credete? Facciamo la prova, e vi convincerete.Per gli ingredienti da adoperare per il nostro menu, cominciamo col monteFrumento  sull'Etna, con Quattropani  nell'isola di Lipari, con monteFormaggio  (presso Mazzarino, Caltanissetta) e con monte Milingiana,che in siciliano significa "melanzana", e si trova tra Butera e Ravanusa;cuciniamo con Buonfornello (Palermo), oppure, secondo il bisogno, conFornazzo (Catania), servendoci di Larderia (Messina), o anche di Ciccia (un monte presso Messina, nei Peloritani); e, se occorra, di un po' diLingua  (dell'isola di Salina, nelle Eolie) o di Linguag/ossa (Catania);condiamo il tutto con Cozzo Cipolla o con Portella Cipolla, che si trovanoin provincia di Caltanissetta, l'una vicino Riesi; e l'altra presso Palma diMontechiaro (Agrigento); con qualche Olivarella  (Messina); con MilitelloRosmarino  (Messina) e con Scordia (Catania), perché il suo nome, ingreco bizantino, significa "agli"; aggiungendovi un po' di Petrosino (Trapani), che nella Sicilia occidentale indica il "prezzemolo", mentre in

quella orientale si chiama  puddusinu; ed evitiamo di bruciarci Ie dita,adoperando la Presa (che si trova presso Piedimonte Etneo, in provinciadi Catania).Per completare il pasto, ci vogliono frutta e bevande: ma non c'è nessunproblema, perche basterà rivolgersi al vallone del Fico  o al bosco dellaFicuzza (Palermo), al lago Arancio (Agrigento), al torrente Noce(Palermo) e al monte Cirasa (“ ciliegia ”), che si trova sull'Etna.Per il dessert, c'e il monte Do/ce (anch'esso sull'Etna), e capo Granito/a(Trapani) o Graniti , in provincia di Messina; per Ie bevande, se la staturace lo consente, berremo ad A/tofonte (Palermo), o meglio a Francofonte in quel di Siracusa (capirete, si beve gratis!), dissetandoci con  Acquedo/ ci (Messina) o Aquaviva Platani (Caltanissetta): cercando pero’ di evitare,se possibile, l'  Acqua dei Corsari (Palermo). Se proprio si ha una gransete, si vada in contrada Cento Pozzi  (Ragusa), o a Pozzallo, che è purein provincia di Ragusa, e significa "grande pozzo", oppure a Pozzillo (Catania), dove c'è davvero una ricca sorgente di acqua minerale, oquanto meno alle Tre Fontane (Trapani).Chi volesse un goccetto, potrà prenderlo alIa Betto/a de/ Capitano (traIspica e Modica, in provincia di Ragusa); se invece è astemio, si guardidal passare da 1mbriaca  (tra Polizzi Generosa e Corleone, Palermo), eassolutamente eviti Marsa/a (Trapani).Se dopo il pasto si avesse voglia di fumare, potremo rivolgerci aTabaccaro (tra Marsala e Paceco, nel Trapanese); e se si preferisce undigestivo, lo si potrà prendere a Sambuca (Agrigento), oppure a Rosolini  (Siracusa).Chi invece, dopo il pasto, preferisse distendersi, non ha che da munirsi di  Matarazzo, che è un monte tra Santa Caterina Villarmosa e Resuttano, in

provincia di Caltanissetta.A noi non resta che augurargli "Buon riposo", senz'altro utile e proficuodopo un simile pasto "tutto siciliano"; e naturalmente, se si fosse fattotardi, gli augureremmo Buonanotte  (che e la denominazione di untorrente presso San Mauro Castelverde, in provincia di Palermo).

Tratto da Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiositàdella Sicilia di Santi Correnti - (Newton Compton Editori)

Tél.: +32 (0) 2 252 22 70

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

Salve, vi scrivo in merito all’articolo relativo al Risorgimentoitaliano e all’opinione di Salvatore Riggio Scaduto.Concordo pienamente con l’articolo però vorrei porre l’attenzione(e mi sembra che il vostro sito abbia la cultura per farlo) sullaresponsabilità della Sicilia nell’unità d’Italia.Da Siciliano non posso negare che l’unità l’ha voluta la classedirigente siciliana per liberarsi dei borboni… usando la solitatecnica di aiutare lo straniero per rimanere padroni di fatto a casa  propria… insomma vendersi ai piemontesi nella speranzarinunciassero alle riforme illuministiche dei Borboni. Io credo, nonda solo che questa classe dirigente abbia fatto questo patto con i   piemontesi mettendo loro a disposizione la mafia e fomentandoanche il consenso popolare.Insomma, mentre penso che il Sud abbia perso a tutti i livelli, in

Sicilia c’è chi (a spese degli stessi siciliani e degli altri uomini del regno delle due sicilie) ha guadagnato.L’accordo esplicito tra il governo unitario e la Sicilia è sempre statoquello di convogliare lo sviluppo economico e le risorse nazionali al Nord e garantire alla classe dirigente siciliana il potere di vicerè di  fatto sulla Sicilia stessa.Credo, tra Siciliani, sia importante essere consapevoli che non tutti in Sicilia “sono stati presi in giro” nel 1861. Credo sia importante perché quel patto vige ancora adesso. Anzi credo che mai più cheadesso il Nord pretenda tutte le risorse lasciando al Sud la garanziache le clientele, le mafie, la criminalità prevalgano.La Sicilia riceve un quinto di quanto riceve la Lombardia ininvestimenti dello Stato, ma in cambio riceve la libertà di lasciare

che quel poco vada ai soliti noti… gli altri Siciliani? Chiediamoci questo…gli altri…perché non si ribellano? Perché quel patto stipulato con il Crispi dei Mille vale ancora? Il Nord ci sfrutta, ma solo perché noi abbiamo deciso così, forse c’èda chiedersi dove sta la nostra intelligenza, dove la furbizia, dovela capacità superiore di un popolo ricco di storia?   A me sembra che in 150 anni quattro ignoranti del Nord hannodimostrato di esser più in gamba di noi. Forse è arrivato il momento di darci da fare.Restituiamo loro il diritto ai nostri vizi, rinunciamo al diritto di mantenere clientele e mafie, di agire per raccomandazione,rinunciamo ai sussidi ed ai posti socialmente utili, rimandiamo aRoma quegli spiccioli e pretendiamo strade e ferrovie, ospedali,

servizi, rinunciamo al diritto di far pagare un deputato regionalecome un senatore e pretendiamo stazioni ferroviarie ed aeroporti ogni 20 km come al Nord. Fatto questo il lavoro, il pane e laricchezza arriveranno automaticamente.Come farlo? Roma è piena di politici siciliani e se la politicasiciliana pretende lo Stato sarà costretto a dare.Rinunciamo a votare l’amico, chi ci dà il posticino, chi ci dà 30 

euro o chi ci ha suggerito il picciotto del quartiere e votiamo chi 

  pretende acquedotti, metropolitane, chi risana gli enti chi fa in

modo che mai ci si debba vergognare dei propri politici e

amministratori così come mi vergogno io.

Se ci vorremo più bene a fronte di un piccolo sacrificio potremmo

ribaltare una situazione centenaria.Saluti. Michele, @

Per farci conoscere il vostro parere indirizzate le vostre lettere a:

L’ISOLA - Bld. de Dixmude, 40 / bte 5 B - 1000 Bruxelles

tranquillamente commettendo ogni sorta di abuso e sopraffazione, se è indifficoltà crea un nemico ed il popolo degli schiavi gli delega tutto il suopotere per poter essere “salvato”. Gli strumenti non gli mancano, politica,

religione, denaro, mass media, cinema, tutti pronti a servirlo. Mantieneuna sempre leggera dose di scarsità, soprattutto di denaro, per rinforzaretutti i condizionamenti negativi. In certi momenti storici, come questo,esaspera gli animi alimentando lotte, diminuendo le libertà e aumentandole differenze tra ricchi e poveri.Oggi però finalmente abbiamo messo a nudo il meccanismo che ci hafatto recitare il ruolo degli schiavi, finalmente sappiamo che le sbarre sonodentro di noi e che la libertà è alla nostra portata quindi non resta chemettere in atto una forma di decontaminazione facendo sempre piùattenzione alle parole. ai pensieri ed alle immagini che passano nel nostrocervello.Quando parliamo, cerchiamo di non usare termini che evochino lotta odivisioni (combattiamo contro la guerra, la povertà), ma trasformiamo lefrasi in positivo (lavoro per la pace e per l’abbondanza). Ascoltiamo il

meno possibile i notiziari e quando lo facciamo, facciamolo in manieracritica e non passiva, lo stesso quando guardiamo i film o ascoltiamo ipolitici; per i nostri figli scegliamo videogiochi che non abbiano sceneviolente, ma soprattutto quando un “non posso”, un “non ce la faccio”, unascena di scarsità o un senso di colpa si affaccia alla nostra mente,apriamo un’immaginaria pattumiera e…buttiamo tutto dentro!

Pierluigi Paoletti

La chiave per la libertà in un’immagine 

Caro Direttore, Caro Francesco Paolo Catania,

con la presente desidero ringraziarTi, a nome di tutta la nostra  famiglia, per le belle parole e la pubblicazione della foto dei miei indimenticabili genitori Ignazia e Peppino.  Abbiamo sia ricevuto le copie del giornale, e contiamo di abbonarci per il prossimo 2011 per sostenere la Tua Voce, siaabbiamo visto sul sito l'articolo su Zina che, sinceramente, ci hacommosso.Mi dispiace proprio non poterTi più ricevere a casa Belfiore aPiedimonte Etneo o Giarre, mi dispiace proprio non poterTi faregustare il limoncello siciliano fatto in casa ed i fior di mandorla preparati da mia madre, con mio padre poi, caro Paolo, non potrai  più "litigare" su Castrogiovanni e Canepa e sul quello che avrebbe potuto fare l'EVIS e non ha fatto.

  Altri tempi, altri valori, altri mondi, altri ideali. L'arrivismo, il cinismo, la mediocrità della politica di oggi hanno, purtroppo, il sopravvento su quei contenuti morali che hanno animato unagenerazioni di autentici "combattenti", nel senso migliore del termine, che hanno speso la propria vita per migliorare la nostraamata Sicilia come educatori, come padri, come professionisti integerrimi, seri, generosi ed, consentimi, affettuosi.  A nome della famiglia Belfiore - Silvestri desidero ringraziarTi ancora e, se lo desideri, invitarTi a lanciare, attraverso le paginedel Tuo combattivo foglio, un premio speciale, riservato ad una  personalita' siciliana che nel campo artistico, politico,  professionale ed umano più in generale si è distinta per serietà,impegno, competenza, creatività portando avanti quei valori chesono stati dei miei genitori: famiglia, lavoro, generosità,laboriosità, creatività e, soprattutto, "sicilianità". Rimango a Tuacompleta disposizione per concordare i dettagli e stabilire i criteri di selezione del premio. Colgo l'occasione per augurare a Te ed agli amici Siciliani un sereno 2011.

 prof. Felice Belfiore, @ 

“Fanno tenerezza i Siciliani che si sforzano di parlare inun improbabile italiano e che rimproverano i figli che

parlano in dialetto, perché oggi in Sicilia parlare in LinguaSiciliana o anche solo parlare con l’accento siciliano èvergogna, è ignoranza, è devianza. Questo, in altri paesi,si chiamerebbe genocidio culturale.  

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LA POSTA DEI LETTORI

Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

L’ETNA: IL VULCANO INCOMPRESO 

L’Etna per comunicare qualcosad’importante festeggiando l’inizio del 

nuovo anno 2011, ancora una volta si esibisce offrendo ai siciliani e, a qualcheturista di passaggio, uno scenarioeruttivo unico, spettacolare e innocuo,

composto da fumi bianchi, bagliori di fuoco e faville. Come dire ai siciliani: ”Io sono qui per offrirvi la mia potenza energetica infinitae pura che è sotto i vostri piedi. Essa, se adeguatamentetrasformata è in grado di darvi sviluppo, ricchezza, AUTONOMIA E LIBERTÀ, senza ricorrere alla trappola del nucleare imposta dal traballante Governo, ora in procinto di compiere un importantecompleanno senza festeggianti”.In modo rafforzativo l’Etna con sbuffi di gas ripete in siciliano:“Comu vi laddiri, cantannu o sunannu? La Sicilia, da sempre terra

sismica o ballerina che dir si voglia, non ha bisogno di impianti nucleari!” Se i siciliani doc vogliono risolvere veramente il   problema dell’energia, ancora oggi dipendente dall’ENEL checontinua ad emettere bollette esose avallate da strani contatori,basta dire sì agli impianti geotermici. Ovviamente da rivedere,modificare e innovare con le ultime novità tecnologiche che nonsono poche e, dare inizio alla produzione di tutta l’energia elettricada consumare in proprio per gli usi vari a prezzo simbolico (anche per alimentare mezzi di locomozione e trasporto di ogni genere) e,in particolare per venderla a prezzo normale alle altre regioni bisognose del Nord, che intendono rinunciare al nucleare.

Cordiali saluti. G. Sammartano, @ 

Egregio Direttore,

Una patria la si riconosce dal rispetto per tutti i suoi territori, dallaeguaglianza di trattamento per tutti i suoi cittadini, dalla curanell'amministrazione della cosa pubblica.Ora, quale rispetto per la Sicilia ha mai mostrato questa patria lontana setutti i territori sono sventrati e sconvolti ? quale eguaglianza se i figli migliori dell'Isola devono trovare altrove le

 possibilità di lavoro e di futuro che la "Roma ladrona" di leghista memorianega all'Isola ? quale cura dell'amministrazione pubblica se in ogni confronto elettorale i 

  partiti romani piombano sull'Isola come feroci saladini per accapparrarsene i tesori attraverso i loro paria e i loro schiavi ? Nel ringraziarLa per l’ottimo lavoro che fate per la Sicilia, Si riceva i miei 

 più cordiali saluti.

Pietro Gancitano , @

Petite pièce de monnaie en argent (drachme) de Syracuse. Cette

 figure à trois jambes ailées, avec, au centre, une tête de Gorgone,est le symbole de la Sicile. Elle doit son origine à la formetriangulaire de l'île, raison pour laquelle les Grecs donnèrent également a cette dernière le nom de «Trinacrie».Cette monnaie date de l'époque d'Agathocle (361-289 av. J.-C.).  

LINGUA SICILIANA Per l’Unione europea la Lingua Siciliana si deve ritenere una linguaregionale minoritaria ai sensi della “Carta europea delle lingueregionali o minorotarie”, che all’Art. 1 afferma che per “lingueregionali o minoritarie si intendono le lingue... che non sono dialetti

della lingua ufficiale dello stato”. La “Carta europea delle lingueregionali o minoritarie” è stata approvata il 25 giugno 1992 ed èentrata in vigore il 1° marzo 1998.L’Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l’ha ancoraratificata.  

Merci d’avoir répondu aussi nombreux au concours paru

dans notre édition de Janvier-Février, malheureusement 

deux personnes seulement ont répondu exactement. Tous

les autres ont fait la même erreur en traduisant ‘Arrenniri’ 

(se rendre) en Rendere (rendre). La réponse exacte est «porsi 

 per terra con le ginocchia (se rendre) ». 

CONCORSO 

Senza fine

è l’ingratitudine

Se fai del benea qualcunoNon sognarti neppuredi avernein cambio da lui.Senza fineè l’ingratitudine.Il bene che fai è silenzio,anzi fonte di amaroe di male più acuto.Di un uomoche mi è nemicotra i più implacabili 

tra i più accaniti,Io sono stato il solovero amico.

Marco Valerio Catullo

Ciao a tutti. Il nostro è un paese strano. Tunisia,

Egitto, e tanti altri stati sono in rivolta contro i vari 

regimi e fanno scappare i politici all’estero.

Da noi, invece, i politici fanno scappare gli italiani 

all’estero. A, @ 

“ Nessuno è più schiavo di colui che siritiene libero senza esserlo ” [ Goethe ]

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Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n° 2 - ( Marzo - Aprile ) 2011

www.altamentenatura.be - Tél.: +32 (0) 2 252 22 70  

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Tél.: +32 (0) 2 252 22 70

Nero d’Avola

I l Nero d'Avola rappresentail vitigno principe tra quelli 

siciliani e viene coltivato inquasi tutta la regione, anchese il suo territorio d'origine ela Sicilia sud-orientale (Eloro,Pachino, Noto e la provinciadi Ragusa). È conosciuto

anche con il nome di Calabrese o Calabresed'Avola, forse ad indicarel'antica ed originaria provenienza, o più probabilmente per un'erratatraduzione della formadialettale calaurisi" ("calea" signitica uva, "aulisi" di Avola, paese in provincia di Siracusa).Coltivato principalmente ad alberello o a spalliera, questovitigno aveva sempre prodotto un uva ad alta

concentrazione zuccherinache gli permetteva di arrivareoltre i quindici gradi alcolici (per questo motivo venivacommercializzato come vinoda taglio). Attualmente,grazie a particolari criteri di coltivazione, si è riusciti ad abbassarne il contenuto di zuccheri e ad aumentarnel'acidità; inoltre vinificandoloin purezza, con tecnologiemoderne, si è rivelato uno dei  più grandi rossi italiani di struttura, dal carattere

 possente e intenso, armonico,caldo, adatto all'affinamentoin pregiati legni.Da questo vitigno,caratterizzato da un grappolonon molto grande e con unacino medio-piccolo dal colorevioletto intenso, ne deriva unvino dal colore rosso rubinointenso, brillante, vivace, conriflessi violacei se giovane ogranati dopol'invecchiamento. II suoaroma complesso evidenzianote di viola e spezie

(liquirizia e chiodi di garofano), prugna secca, ciliegia, mora, ribes mora, lampone ecioccolato, cuoio e tabacco come descrittori secondari.Si tratta di un vino robusto, equilibrato, contannini abbondanti ma morbidi che vieneabbinato solitamente a carni rosse, arrosti di carni bianche e a formggi mediamente stagionati. IINero d'Avola, oltre ad entrare nella composizionedel Cerasuolo di Vittoria , viene spesso abbinatoanche a vitigni dal sapore più internazionale,originando connubi eleganti e sorprendenti comeNero d'Avola-Sirah , Nero d'Avola-Cabernet Sauvignon e Nero d'Avola-Merlot.    

TOUS LES DIMANCHES VENEZ DÉGUSTER NOS PRODUITS 

Chez  Salvatore CarrelagesSCHAARBEEKLEI 350 - 1800 VILVOORDE 

INFO: +32 (0) 475 822 530

‘a putia di Salvaturi  Qualità siciliana