l'isola n° 9

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www.laltrasicilia.org 1 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007 « Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! » Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9 - 1/15 novembre 2007 Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756 Lo strapotere delle banche centrali Lo strapotere delle banche centrali Lo strapotere delle banche centrali sui destini dei popoli sui destini dei popoli sui destini dei popoli Il fantasma del Il fantasma del Il fantasma del disavanzo pubblico disavanzo pubblico disavanzo pubblico Pagin 4 & 5 Pagin 4 & 5 Pagin 4 & 5 Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto (Mafia estiva 1) (Mafia estiva 1) (Mafia estiva 1) Vedo me stesso Vedo me stesso Vedo me stesso (Mafia estiva 2) (Mafia estiva 2) (Mafia estiva 2) Pagine 2 & 3 Pagine 2 & 3 Pagine 2 & 3 Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Siciliani illustri Il 3 novembre ricorre il 206° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini Il “cigno” Il “cigno” Il “cigno” della della della musica musica musica nat nat nato sotto o sotto o sotto il vulcano il vulcano il vulcano n momento dell'assemblea Cgie a Miami Le Chiavi della Città di Miami Beach al palermitano Emanuele Viscuso Il riconoscimento alla carriera di un grande artista siciliano Pagina 6 Pagina 6 Pagina 6 Pagina 11 Pagina 11 Pagina 11 Il sistema bancario islamico Il sistema bancario islamico Il sistema bancario islamico Interessi e usura: i divieti del corano Interessi e usura: i divieti del corano Interessi e usura: i divieti del corano Pagine 5 & 7

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L'ISOLA, il quindicinale politicamente incorretto della Diaspora Siciliana

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Page 1: L'ISOLA n° 9

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1111 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007

«««« Chiù dugnu… chiù sugnu!Chiù dugnu… chiù sugnu!Chiù dugnu… chiù sugnu!Chiù dugnu… chiù sugnu! »»»»

Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9 - 1/15 novembre 2007

Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Lo strapotere delle banche centrali Lo strapotere delle banche centrali Lo strapotere delle banche centrali sui destini dei popolisui destini dei popolisui destini dei popoli

Il fantasma del Il fantasma del Il fantasma del disavanzo pubblicodisavanzo pubblicodisavanzo pubblico

Pagin 4 & 5Pagin 4 & 5Pagin 4 & 5

Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto (Mafia estiva 1)(Mafia estiva 1)(Mafia estiva 1)

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Pagine 2 & 3Pagine 2 & 3Pagine 2 & 3

Siciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustri

Il 3 novembre ricorre il 206° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini

Il “cigno”Il “cigno”Il “cigno” della della della musicamusicamusica

natnatnato sottoo sottoo sotto il vulcanoil vulcanoil vulcano

n momento dell'assemblea Cgie a Miami

Le Chiavi della Città di Miami Beach al palermitano

Emanuele Viscuso

Il riconoscimento alla carriera di un grande artista siciliano

Pagina 6 Pagina 6 Pagina 6 Pagina 11Pagina 11Pagina 11

Il sistema bancario islamicoIl sistema bancario islamicoIl sistema bancario islamico

Interessi e usura: i divieti del coranoInteressi e usura: i divieti del coranoInteressi e usura: i divieti del corano

Pagine 5 & 7

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Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto Fuochi di ferragosto (Mafia estiva 1)(Mafia estiva 1)(Mafia estiva 1)

DDD urante la pausa d'agosto, le notizie estive in Italia scorrono lente ed inconsistenti, pronte a spegnersi non appena i magnacci che siedono nei vari parlamenti tornano alla carica

con la loro cronica incapacità (e rapacità) dello gestire la cosa pubblica.

Intorno al ferragosto però, due fatti (o meglio fattacci) hanno contribuito a gettare un squarcio di luce su quello che sta accadendo intorno a noi, senza che ancora il Popolo Siciliano riesca a diventare attore protagonista nella recita delle vicende che più da vicino lo riguardano.

Il primo è senz'altro l'eccidio di sei italiani a Duisburg, in Germania. Calabresi, è bene precisare. Come hanno prontamente fatto tutti i m e d i a i t a l i a n i , proponendo il classico ritornello dell'inferiorità e della bestialità (nel senso di ferocia) dei meridionali.

Subito uno strano particolare traspare dalla storia riguardante proprio l'origine di assassini ed assassinati: i giornalisti fanno a gara a mettere in risalto il fatto che il gruppo proviene da un paesino di 4000 anime. Secondo loro questo sarebbe ulteriore prova della necessità che i meridionali siano confinati dietro un muro ben guardato. La logica però fa nascere uno strano dubbio: come è possibile che da un paesino di 4000 anime non si riesca a snidare tanta ferocia?

Anche qui i pennivendoli fanno a gara citando le minchiate più inverosimili, tipo la conformazione orografica della zona, i retaggi tribali che ancora pervaderebbero la società calabra, l'onnipresente omertà. Insomma, l'intero arsenale della repressione antisiciliana trasferito a piè pari oltre lo stretto. E giù tutti i gonzi dello stivale (a nord come a sud) a bersela come aperitivo di una nuova stagione televisiva fatta di tette al vento, frodi sportive ed oscenità varie.

Prima di esaminare questo “spostamento” di mira, è bene ragionare un altro po' sulle 4000 anime. A poche ore dalla strage, tutti i giornali già riportavano i dettagli delle faide di quel paesino (vedi ad esempio http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/15/duisburg_italiani.shtml): le alleanze, gli screzi, le appartenenze, gli affari, persino il conto dei proventi. Ma allora che ci andate cercando agli sfortunati compaesani di quelle bestie? Per assurdo, sembra quasi che questi articoli così dettagliati siano un avvertimento contro chi voglia ribellarsi (stai attento: sappiamo tutto e non facciamo niente. A buon intenditore...).

Sarebbe un assurdo. Ma non è un assurdo che uno stato del G7 non

riesca a controllare un paesino di 4000 anime (a parte la lavata di faccia del "blitz" ben 15 giorni dopo l'eccidio)? Non è assurdo che sia accaduto quello che è accaduto senza che nessuno abbia capito quello che covava sotto la cenere? Certo lo stato Italiano è oramai allo sbando, e può anche darsi che dopo aver creato i mostri, non sia più capace di controllarli e la violenza di questi cani sciolti (l'idea che dalla Calabria sia stata lanciata un'organizzazione criminale internazionale degna di un film di James Bond è risibile) stia tracimando oltralpe. Ma può anche darsi che la tracimazione sia pianificata e voluta, all'interno della guerra sotterranea che si profila in Europa per la spartizione delle spoglie della Pseudo-Repubblica italiana, già da tempo in odore di estrema unzione.

E qui, noi che amiamo le cospirazioni, cominciamo a sguazzare a nostro agio. Perchè se a Duisburg “si è lasciato fare”, ciò può avere due obiettivi in verità molto simili. Cambia solo l'occhio dietro il mirino. Si è forse trattato di un colpo di coda del regime padano che “avverte” l'Europa di lasciare a loro il controllo altrimenti ci saranno delle conseguenze per tutti? Oppure, spostando lo sguardo di 180 gradi, si è già al lavoro per sostituire l'oppressione nazionale in una continentale, paventando un pericolo a scala europea?

Tutte queste sono solo ipotesi di lavoro. Ma certo l'episodio di Duisburg è significativo, molto oltre quello che i servi che scrivono di mafia sui mezzi ufficiali vogliano farci credere. Dispiace comunque che i meridionali ed i siciliani non capiscano ancora che in un paesino di 4000 anime certe cose non possano mai succedere senza una precisa pianificazione politica. Una pianificazione partita da nord, ben oltre il muro di gomma che circonda le nostre città ed i nostri paesi.

Vedo me stesso Vedo me stesso Vedo me stesso (Mafia estiva 2)(Mafia estiva 2)(Mafia estiva 2)

C'è di luntanu cu ni fa la cucca

Ca cogghi tutti cosi e si l'ammucca

...

Viru a me stissu e paru casu stranu

nascìu n'Sicilia e sugnu talianu

Nun sacciu comu nun mi vota la testa

Pinsandu a lu presenti e a lu passatu

EEE d ora scendiamo in Sicilia. Qui anche gli scecchi si sono accorti che dopo le stragi del '92, qualche cosa è cambiato. Senza lasciarci travisare dai professoroni dell'antimafia, che

parlano di spostamento di strategia da parte della mafia, sembra invece opportuno rilevare il cambio di strategia del regime che, come detto nel post precedente, ha trasferito paro paro l'arsenale di oppressione antisiciliana, da sempre camuffato sotto la scusa della lotta alla criminalità organizzata che imperversava nell'isola, in Calabria.

Da quei fatidici giorni dello scorso decennio, i fatti in Sicilia hanno preso una piega diversa rispetto alle altre regioni del Sud Italia, dove

ANALISI

««« Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.»Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.»Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.»

George OrwellGeorge OrwellGeorge Orwell

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poco o niente è cambiato. Sicuramente le condizioni di vita dei siciliani non sembrano essere migliorate (anzi!). Sicuramente la politica isolana ha continuato la sua folle corsa verso il fondo scavando nella nuda roccia. Ma stranamente si nota una certa “euforia” generalizzata, raramente equilibrata da fatti concreti, difficile da definire ma che anche i visitatori di pochi giorni riescono a percepire.

Non vorremmo metterla troppo sul poetico, ma viene da sospettare che tutto ciò non sia altro che l'istinto storico dei siciliani che li avverte che uno di quei cambiamenti geopolitici epocali sia prossimo, uno di quelli che in pubblico ci piace prendere con quello sguardo tipico di chi le ha viste di tutti i colori, salvo poi in privato lamentarci di non essere stati attori decisivi dello svolgersi degli eventi.

Tornando a cose più concrete, le recenti dichiarazioni di Borsellino (vedi il post http://ilconsiglio.blogspot.com/2007/07/una-democrazia-fondata-sul-sangue.html e http://www.laltrasicilia.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1133 su L'Altra Sicilia), la condanna definitiva di Contrada, il processo ad Andreotti (i cui atti sarebbe interessante studiare in dettaglio) svelano cosa furono in realtà la stagione delle stragi e l'operazione dell'esercito in cui tutto si risolse, la famigerata operazione “vespri siciliani”: un cambio di potere camuffato in tragedia e sfociato in una farsa.

Il sovrapporsi del crollo della DC con il crollo del sistema mafioso degli anni 80 la storia non potrà mai sdoganarlo come una semplice coincidenza. E se questa non è stata una coincidenza, allora vuol dire tolti i protettori è stato un gioco da ragazzi togliere di mezzo anche i protetti. Ma visto che i Siciliani oramai avevano capito il gioco, un paio di bombe misero a tacere i testimoni scomodi. Come confezionare tutto questo per l'opinione internazionale? Con il fiocco dei sacchi di sabbia negli aeroporti e dei fucili che non avevano nemmeno il colpo in canna, per evitare tragici errori che potevano facilmente tramutarsi in sommossa popolare: l'operazione dei Vespri si concluse senza un sol colpo sparato, perchè di colpi letteralmente non ce n'erano!

Sembra di essere tornati al 1861, non al periodo risorgimentale, in sé poco significativo dal punto di vista dell'inquadramento storico, ma al periodo dei preparativi per l'apertura del canale di Suez, preparativi dei quali fece parte anche lo sbarco a Marsala. Oggi il nuovo evento è la cosiddetta globalizzazione, o meglio una riapertura del mercato globale come non si era vista sin da prima che i guasti dell'impero britannico travolgessero il mondo. Ed in questo contesto la Sicilia fa gola a molti, se non a tutti. E nessuno si sogna di lasciarla in godimento a quattro padani “arripudduti” (probabilmente Roma non riesce a ricostituire il sistema “mafioso” allora distrutto a causa di una forte opposizione esterna).

Ne tantomeno di riconsegnarla ai siciliani. Malgrado tutto i padani e la DC, che in realtà ERA l'Italia, e senza la quale l'Italia unita non potrà mai esistere nella forma che tutti conosciamo, sembrano non volere mollare la presa. Ed è proprio qui che potrebbe inserirsi il secondo scoop degno di nota dell'estate: l'accordo a quanto pare oramai fatto tra UDC ed MPA (http://www.laltrasicilia.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1125), un altro colpo di coda del sistema che guidò la padania al decollo (ed il sud a picco) dopo la seconda guerra mondiale. Il re è nudo, anche se i sarti vogliono convincerlo che i sud-diti vedranno la magnificenza delle stoffe MAI indossate.

E noi tutti a vedere noi stessi (citando la bella canzone di Alfio Antico da cui sono tratti i versi iniziali) stretti tra l'incudine ed il martello della storia, tra le ganasce di un destino che per millenni abbiamo tenuto a bada, ma che ogni tanto riesce a schiacciarci in dolorosi intervalli di schiavitù.

Questa è la grande occasione. Il momento in cui i siciliani potrebbero inserirsi nel gioco della politica internazionale per reclamare i propri diritti, cercando di porsi in equilibrio tra le laide voglie di tutti quelli che puntano a papparsi la nostra patria continuando a trattarci da appestati. Il tempo stringe e bisogna muoversi.

Solo i siciliani uniti e liberi dagli ascari potranno dire la loro, mentre già i nostri nemici interni stanno andando in giro alla ricerca del loro nuovo Mangiafuoco.

Abate VellaAbate VellaAbate Vella www.ilconsiglio.blogspot.com

Sosta Vietata

Tutti uomini del presidente?

« La Sicilia ha bisogno di siciliani forti che siano in grado di andare contro la loro stessa natura di siciliani, affinché

possiamo riscrivere la storia “Bisogna che tutto cambi perché tutto deve essere cambiato”, per il

bene di tutti noi. »

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SSS i pensa comunemente che le Banche di Emissione siano istituzioni pubbliche che hanno a cuore gli interessi dei cittadini e che non siano quindi a scopo di lucro. In realtà non

si tratta affatto di enti statali ma di società private che generano utili colossali col “prestarci” il nostro denaro, contro la consegna di titoli fruttiferi. Sembra un’assurdità, ma è così che si genera il disavanzo dello Stato, quel famigerato debito pubblico che penalizza tutte le

azioni di governo e grava sulle spalle dei cittadini.

Ecco come funziona. La banca - oggi la Banca Centrale Europea, una volta la Banca d’Italia - stampa le banconote e iscrive al passivo nel proprio bilancio il loro ammontare, come se fosse una somma di proprietà della Banca e conferita da questa allo Stato. Allo stesso tempo, dal Ministero del Tesoro la Banca incamera titoli di Stato e iscrive il loro ammontare all’attivo del proprio bilancio.

A questo punto tali titoli vengono “piazzati” (leggi: “venduti“) presso le banche e gli istituti di credito che, a loro volta, li vendono ai loro clienti. Con questa operazione, la Banca centrale incassa subito sul mercato le somme che ha “prestato”allo Stato, il quale poi questi stessi titoli li rimborserà alla scadenza.

Dal canto suo lo Stato (contestualmente alla Banca centrale e per la medesima partita) iscrive al passivo nel proprio bilancio le somme che la Banca gli ha “prestato“, quelle banconote che in realtà appartengono ai cittadini e quindi dovrebbero essere iscritte all’attivo del bilancio dello Stato.

Così si attua la mostruosità contabile dell’iscrizione contestuale al passivo, da parte di due contraenti, delle somme relative alla medesima transazione.

E’ con queste operazioni che si produce il debito pubblico, che per effetto dell’erronea iscrizione in bilancio diventa quindi pari al doppio delle somme transate.

Ma come si è potuti arrivare ad accettare e istituzionalizzare una situazione di questo genere?

La storia comincia con l’abbandono del gold standard, quando nessuna moneta ebbe più copertura aurea. Fu in seguito agli accordi di Bretton Woods e dopo la dichiarazione del 15 Agosto 1971 del presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon, che a Camp David dichiarò che il dollaro, che sino ad allora era stata l’unica valuta convertibile, non sarebbe più stato cambiato col metallo prezioso.

Ma era già dal tempo della fondazione della Banca d’Inghilterra che le banche centrali, le quali battevano moneta per conto degli Stati, avevano cominciato a introdurre progressivamente sui mercati le monete cartacee (il cosiddetto oro - carta) che di fatto non erano più, come si voleva continuare a far credere, “fedi di deposito“, poichè nei

forzieri non esisteva più una quantità di oro corrispondente al denaro circolante.

Si era così prodotto il fenomeno che consentiva agli enti di emissione di consegnare agli Stati la carta moneta, come se invece di essere i cassieri degli Stati essi fossero i proprietari della moneta. Fu così che le banche cominciarono a “prestare”non l’oro o un titolo che rappresentava l’oro, ma della carta stampata, conferita a titolo di “prestito”su cui vanno pagati gli interessi.

La moneta cartacea è moneta fiduciaria, il cui valore cioè non deriva da chi la stampa (la Banca Centrale) ma dalla collettività dei cittadini che l’accetta come mezzo di pagamento, poichè prevede di usarla a sua volta come mezzo di pagamento.

È chiaro che così la Banca centrale lucra indebitamente sia l’interesse sia il valore intercorrente fra il valore facciale (o nominale) delle banconote in circolazione ed il costo tipografico che ha sostenuto per produrle.

Si tratta con ogni evidenza di una struttura iniqua e una prassi che penalizza e affama l’intera società. Ogni emissione produce di per sè un indebitamento e di conseguenza genera la paradossale situazione di deflazione del mezzo di scambio. E’ per questo che i vari esecutivi non riescono mai ad escogitare nessuno stratagemma valido per uscire dalla situazione debitoria endemica.

Il “mercato” dimostra con evidenza le conseguenze: Il pesante affaticamento di tutte le attività produttive e la costante rincorsa della spirale salari-prezzi (scarsi e non remunerativi), che contrappone drammaticamente e spesso con esiti tragici le componenti della compagine sociale (conflittualità sociale indotta). Viviamo così in una situazione di costante stagflazione, dove la perdita di potere d’acquisto è contestuale alla scarsità monetaria, poichè la moneta emessa è sempre più insufficiente per essere resa alla banca centrale aumentata degli interessi che la banca stessa pretende.

Invano si studiano mezzi per favorire le famiglie e aiutare i giovani. Le stesse forme di pagamento dilatorio concesse per l’acquisizione di beni primari come la casa sono fonte di angoscia per via delle scadenze ineludibili. Si scoraggiano così le attività produttive e si impinguano soltanto gli istituiti di credito.

Questa appropriazione indebita, autorizzata dalle leggi dello Stato con un’operazione che si può, a pieno titolo, definire masochistica, incide su tutte le classi sociali e massimamente sulle più deboli ed indifese, producendo fenomeni esecrabili e tragici di usura e di indigenza ai limiti della sopravvivenza. Lo vediamo ogni giorno di più dalla cronaca che pure mostra solo la punta dell’ iceberg. E’ soprattutto questa situazione disperante che induce al suicidio e alimenta la malavita organizzata e non. (Si sa, la fame è cattiva consigliera).

È straordinario che di questa usura macroscopica nessuno parli. Anche quando si riesce ad intavolare l’argomento con persone che, per titoli accademici o per professione, dovrebbero conoscerlo a fondo, si scopre invariabilmente una incredibile ignoranza oppure una ostilità che non oppone ragioni obiettive nè fatti significativi,

Lo strapotere delle banche centrali sui destini dei popoliLo strapotere delle banche centrali sui destini dei popoliLo strapotere delle banche centrali sui destini dei popoli

Il fantasma del disavanzo pubblicoIl fantasma del disavanzo pubblicoIl fantasma del disavanzo pubblico

ECONOMIA

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oppure infine una reticenza e sufficienza sospette e una neppure troppo mascherata intenzione di depistare o troncare l’argomento. Mai ci è capitato che ad argomenti logici stringenti, si rispondesse con obiezioni costruite logicamente o con fatti assodati e validi a controbattere.

Tuttavia a tutto ciò il rimedio esiste ed è un rimedio che risponde a giustizia e a carità. Si tratta di ristabilire il diritto delle collettività attraverso lo Stato, che può (et ergo, debet) raddrizzare la situazione legiferando in modo da riappropriarsi, in nome e per conto della collettività, della sovranità perduta. Sussistono, per altro, dei precedenti parziali a questo affrancamento. Lo Stato italiano ad esempio alcuni decenni or sono stampava in proprio, attraverso i Poligrafici dello Stato, la carta moneta nella pezzatura da 500 lire. Esse non recavano l’iscrizione “pagabili a vista al portatore“, e infatti non incrementavano il debito pubblico, ma erano iscritte all’attivo nel bilancio dello Stato. Erano biglietti di Stato.

Anche attualmente le monete da 1 euro e da 2 euro, essendo metalliche e non cartacee, non sono sottoposte al signoraggio della Bce, ma costituiscono un attivo per il bilancio dei vari Stati membri della Comunità Europea soggette all’euro. Inoltre si sono già avute nel mondo alcune micro economie che, stampando da sè la propria moneta, hanno risolto radicalmente i loro problemi economici. Tale è, per esempio, il caso dell’Isola di Guernsey, la maggiore delle Isole Normanne. Dopo le guerre napoleoniche l’Isola versava in condizioni disperate. Oggi invece è la plaga più prospera del Regno Unito, ad onta delle panie frapposte dalla Banca d’Inghilterra, timorosa che il precedente possa far scuola e sottrarle così quanto lucra dall’attuale situazione di signoraggio.

E’ evidente che, data la mole enorme degli interessi in gioco, occorre una preparazione culturale che informi le collettività affinchè prenda coscienza del giogo che grava sulle spalle di tutti. �

AFORISMI SUL SIGNORAGGIO

I politici non sono altro che i camerieri dei banchieri. [Ezra Pound]

Che cos'è una rapina in banca a confronto della fondazione di una banca? [Bertolt Brecht]

Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla [William Paterson, fondatore Bank of England, 1694]

Il sistema bancario islamicoIl sistema bancario islamicoIl sistema bancario islamico Interessi e usura: i divieti del Interessi e usura: i divieti del Interessi e usura: i divieti del coranocoranocorano

L'islam è una realtà sempre più presente nel nostro paese anche se, per molti aspetti, ancora poco conosciuta. Ad esempio, non molti sanno che il sistema economico islamico non accetta il concetto di banca occidentale, perché l'islam proibisce il prestito a interesse. Oggi però anche alcune banche italiane stanno pensando a uno sportello speciale per clienti musulmani come in altri paesi europei.

LLL e migrazioni di popolazioni arabe e islamiche verso l'Europa chiedono di ampliare il dibattito sul diritto alla diversità di persone provenienti da una civiltà differente sotto molti profili,

dalla vita sociale all'economia, dal diritto alla religione. La presenza di centinaia di migliaia d’immigrati musulmani porta oggi la società italiana a dover accogliere al proprio interno una cultura profondamente diversa attraverso l'analisi dei sistemi di valore, dell'etica pubblica e privata, della religione, ma anche attraverso le strutture sociali ed economiche che ne sono derivate o che possono derivarne. Tali conoscenze sono strumenti indispensabili per favorire l'accoglienza dei musulmani; ed anche le risposte negative, che inevitabilmente saranno date a richieste troppo conflittuali con gli ordinamenti e con i valori della società italiana, dovranno derivare da una conoscenza approfondita della società e della cultura musulmana d'origine.

Di qui la necessità di rendere concreto ogni strumento, ivi compreso quello bancario e finanziario, che consenta il rispetto di tale diversità. Ciò richiede una verifica delle possibilità di impiego degli strumenti operativi predisposti dalla prassi bancaria islamica all'interno del sistema finanziario occidentale al fine di "servire" i musulmani cittadini, residenti o migranti ed incentivare le relazioni commerciali con gli stati islamici.

In ambito economico l'islam vieta ai musulmani di riscuotere o pagare interessi, indipendentemente dallo scopo dei prestiti e dal tasso di interesse. I tentativi di distinguere fra usura e interesse, fra prestiti destinati al consumo e prestiti destinati alla produzione, sono stati da lungo tempo rifiutati.

Tranne qualche sporadica opinione discorde, il giudizio unanime della maggioranza sostiene che non vi sia alcuna differenza tra usura (riba) e interessi e che sia dal corano sia dallo hadith (la tradizione relativa agli atti e alle parole del profeta Maometto) risulti inequivocabilmente che qualsiasi pagamento supplementare rispetto a quanto è stato prestato è riba. Sulla base dell'interpretazione comunemente accettata dallo hadith, i giuristi musulmani sono concordi nel sostenere che un bene tangibile debba essere restituito nella stessa sostanza (mithl): oro per oro, argento per argento, orzo per orzo, grano per grano, datteri per datteri, sale per sale, simile per simile, uguale per uguale, da una mano all'altra.

Il fatto che l'interesse sia proibito dall'islam non significa tuttavia che i capitali non abbiano alcun costo. L'islam si limita a proibire la determinazione a priori del costo dei capitali. La religione stabilisce che ai proprietari del capitale vada una quota della produzione che,

(Segue a pagina 7)

Riprendiamoci Riprendiamoci Riprendiamoci Riprendiamoci

le nostre banche le nostre banche le nostre banche le nostre banche

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A lberto Sordi si rammaricava di non essere riuscito a realizzare un film che lo vedesse impersonare quell’italiano che, nel 1876, fu il solo sopravvissuto del 7º

cavalleggeri del generale Custer, annientato da una coalizione di nativi americani nella battaglia del Little Big Horn. Forse, oggi, un altro attore italiano potrebbe essere affascinato dall’idea di vestire i panni di Salvatore Catalano, il nocchiero palermitano che, all’inizio del secolo XIX, guidò una flottiglia statunitense nella rada di Tripoli di Libia, in un’azione di rappresaglia contro gli Stati barbareschi, colpevoli di ripetuti atti di pirateria contro il traffico americano. Di questa vicenda parla il volume di Giuseppe Restifo «Quando gli Americani scelsero la Libia come «nemico» (1801-1805) (Armando Siciliano Editore, pagg. 200, euro 20), ricostruendo nei dettagli quell’episodio bellico, definito dall’ammiraglio inglese Nelson come «il più ardito gesto di eroismo dell’epoca».

Ma quanto accaduto nel porto del Mediterraneo, nella notte del 16 febbraio 1804, era molto più di un semplice esempio di bravura militare. Il forzamento della ben munita città di Tripoli metteva in luce la precoce strategia d’intervento degli Usa fuori dai loro confini. Fu l’Inghilterra a rendere inevitabile il primo intervento americano all’estero, da un lato chiudendo i Caraibi al commercio Usa, che da quel momento si orientò verso il Mediterraneo, e dall’altro lasciandolo alla mercé della guerra di corsa dei raìs nordafricani. Il rifiuto di Londra di concedere protezione al naviglio statunitense spinse, nel 1801, il presidente Jefferson a promuovere una coalizione delle potenze dell’area per la tutela armata della libertà di navigazione. Aderì però soltanto il Regno di Napoli, mentre Francia, Spagna, Portogallo rifiutarono di partecipare.

Fu allora che Jefferson decise l’invio di una squadra al comando del commodoro Richard Dale, per contrastare la pirateria del pasha di Tripoli, Yusuf Qaramanli. Gli scontri si trascinarono fra alterne vicende, fino a quando nell’ottobre del 1803 la fregata americana «Philadelphia» finì incagliata su uno scoglio e si arrese senza combattere. La notizia della cattura di una nave da guerra, con 307 marinai, suscitò un’ondata di indignazione e di patriottismo e costrinse il Congresso ad approvare il Mediterranean fund , una tassa sul valore aggiunto del commercio per finanziare una nuova spedizione. Di lì a pochi mesi, grazie alla perizia del pilota palermitano Salvatore Catalano (poi divenuto capitano di vascello dell’US Navy), il tenente di marina Stephen Decatur, al comando di tre imbarcazioni, riuscì ad entrare nel porto di Tripoli e a distruggere la «Philadelphia», lavando l’onore della Grande Nazione.

Soltanto un anno più tardi gli Usa non si limitarono più ad una semplice azione dimostrativa, ma procedettero all’attacco e alla conquista della città libica di Derna, che venne realizzata da un corpo misto di mercenari arabi, levantini, spagnoli, tedeschi, siciliani, affiancati da un drappello di marines. Avvenuta in un teatro troppo periferico, quell’azione non entrò nell’epopea nazionale statunitense. Nel 1934, però, il neopresidente Franklin Delano Roosevelt decise di far pubblicare i documenti relativi alle US Wars with the Barbary Powers. Difficile escludere che il futuro artefice della Carta atlantica non presagisse già allora che un nuovo «destino manifesto» indirizzava gli Stati Uniti non più soltanto verso il Pacifico, ma anche verso l’antico mare nostrum europeo.

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Quel palermitano che salvò l’onore della marina UsaQuel palermitano che salvò l’onore della marina UsaQuel palermitano che salvò l’onore della marina Usa

Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...Lo sapevate che...

Le Chiavi della Città di Miami Beach Le Chiavi della Città di Miami Beach Le Chiavi della Città di Miami Beach al palermitano Emanuele Viscusoal palermitano Emanuele Viscusoal palermitano Emanuele Viscuso

Il riconoscimento alla carriera di un grande artista siciIl riconoscimento alla carriera di un grande artista siciIl riconoscimento alla carriera di un grande artista siciliano liano liano

I l presidente del Sicilian Film Festival, lo scultore siciliano Emanuele Viscuso,

ha ricevuto dall'assessore Michael Gongora e dal Consiglio Comunale di Miami Beach le "Chiavi della Città" nella sala consiliare del palazzo di città di Miami Beach, il giorno 17 ottobre.

Lo scultore che per buona parte dell´anno vive in Florida è nato a Palermo nel 1952. Iniziò la sua carriera a Milano, realizzando opere d´altissimo livello che ora fanno parte di collezioni private e sono esposte in musei , banche ed aeroporti tra i quali quello di Malpensa, dove si può ammirare la sua celebre scultura "Wave-bridge on the Imaginary".

Viscuso è un artista raffinato, un siciliano geniale e dai numerosi interessi culturali, sempre attivissimo ed operante in vari campi culturali ed artistici. E' la prima

volta nella storia di Miami Beach che un residente siciliano riceva una tale onorificenza. Viscuso è infatti un artista che ha lasciato ovunque l´impronta inconfondibile del suo genio e della sua grande creatività e che da quindi lustro non solo al suo paese natale ma anche a quello dove risiede ed opera. Il sindaco di Miami Beach, David Dermer, aveva già dato allo scultore un grande riconoscimento per la creazione del Sicilian Film Festival proclamando ufficlalmente il 16 maggio "Sicilian Film

Festival Day". Il nome di Emanuele Viscuso compare su Wikipedia, l´enciclopedia internet, tra i nomi dei siciliani più celebri d´America. Le congratulazioni di Barbara Bouchet, Peter Fonda, Franco Battiato e tanti altri sono giunte all'artista per il riconoscimento. �

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7777 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLA Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana

Editore: L’ALTRA SICILIA Bvd.de Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles

Direttore responsabile Francesco Paolo Catania

0032 (0) 475 8107560032 (0) 475 8107560032 (0) 475 810756 [email protected]@[email protected]

naturalmente, non può essere predeterminata. I precetti islamici negano dunque ai proprietari dei capitali il diritto di richiedere un tasso di remunerazione fisso: non è legittimo domandare un pagamento supplementare senza condividere i costi connessi all'operazione. Pertanto, nel caso di un semplice prestito che non comporta la spartizione di alcun rischio, ogni rimborso che superi l'ammontare di quanto prestato è certamente riba e quindi haram (vietato).

Tuttavia, i detentori di capitali (rabb-ul-mal) possono effettuare "investimenti" consentendo ad altre persone (mudarib), che hanno idee ed esperienza, di utilizzare i loro fondi a fini produttivi: gli eventuali profitti vanno divisi con i mudarib, mentre le perdite sono a carico dei proprietari del capitale. Questo tipo di accordo, detto mudaraba, è compatibile con la posizione dell'islam a proposito della funzione del capitale come fattore di produzione. In alternativa, i proprietari di capitale possono costituite una società (mushararka), ponendo la partecipazione ad essa come base per la condivisione di profitti e perdite.

Dal punto di vista islamico i moderni finanziamenti bancari equivalgono invariabilmente a un riba. Il sistema bancario islamico si pone come alternativa al sistema convenzionale dal momento che è in grado di agire come mudarib, può ricevere depositi sotto forma di mudaraba e, a sua volta, può investire le risorse stipulando un altro accordo di mudaraba con i suoi clienti. In alternativa, la banca potrebbe concludere con i clienti accordi di mushararka. In entrambi i casi, il tasso di remunerazione per il capitale investito non è predeterminato Le banche islamiche possono inoltre fornire finanziamenti per operazioni commerciali che presuppongono una maggiorazione del prezzo (murabaha): la banca acquista i beni per conto del cliente, ricavandone un margine di profitto. Secondo il parere dei giuristi, questo accordo è lecito nel caso in cui sia la banca ad avere la piena responsabilità delle merci, finché queste non vengano consegnate al cliente. Una banca islamica può anche effettuare operazioni di leasing (ijara) acquistando beni destinati ad essere ceduti in locazione a un certo prezzo.

Essa può, inoltre, acquisire per conto di un cliente proprietà da rivendere a un prezzo maggiore, con pagamento rateale (bai-muajjal). Analogamente, una banca può finanziare un progetto produttivo acquistando anticipatamente il prodotto a un prezzo predeterminato (bai-salam).

Il coinvolgimento delle banche islamiche nell'economia risulta dunque assai più diretto e attivo di quanto non accada per le banche di tipo tradizionale. La banca islamica partecipa effettivamente alle attività produttive e commerciali, assumendo una quota del capitale e non limita il suo coinvolgimento agli interessi che può ottenere in aggiunta al capitale mutuato.

Naturalmente, l'attività bancaria svolta secondo i principi islamici comporta rischi maggiori, ma è proprio la condivisione dei rischi che giustifica all'interno del sistema islamico la partecipazione ai profitti e quindi la riscossione di un utile sul capitale impiegato.

Ibrahim Sh. Hussein

Il sistema bancario islamico - Interessi e usura: i divieti del corano

Senza fine è l’ingratitudine

Se fai del bene a qualcuno Non sognarti neppure di averne in cambio da lui. Senza fine è l’ingratitudine. Il bene che fai è silenzio, Anzi fonte di amaro e di male più acuto. Di un uomo che mi è nemico tra i più implacabili tra i più accaniti, Io sono stato il solo vero amico

Marco Valerio Catullo

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8888 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007

Sabina Pellegrino Sabina Pellegrino Sabina Pellegrino

S abina Pellegrino ha pubblicato il volume di poesie " Pagine ingiallite " nel 1981.

Dopo essere stata in diverse "Radio Private" curando diversi programmi di poesie, si è ritirata a vita privata. Con il volume "Pagine Ingiallite" Sabina ha dato tutta se stessa all'amore, con grande spontaneità e gran dedizione.

CatiniCatiniCatini

Lu solu ca carpisu

è m'pastatu di sangu.

Lu sangu di la patria mia.

'Ntisi sulu ora lu sò chiantu,

ca curri ppi trazzeri

arrivannu puru ccà,

'tra 'sti palazzi signurili.

Iu non sinteva lu scrusciu di catini

pirchì ammenzu ddi catini ci nascivi.

Non lu sapeva prigiuneru

pirchì di libertà non 'ntisi mai parrari.

Ma sugnu figghia tò, Sicilia mia,

lu gridu ccu'sta vucca

e ccu 'stu cori.

E vidiri 'sta matri riddutta malamenti,

li manu mei e lu cori mettu avanti

contru li priputenti.

M'addinocchiu ccà, matruzza mia,

dumannannu pirdunu

su prima iu nun 'ntisi

lu gridu tô strazianti:

lu gridu di la Santa Libirtà.

� � �

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAPOESIA

Arriàlati la SiciliaArriàlati la SiciliaArriàlati la Sicilia Cari amichi/amici, cari cuncitatini.

N'antica fàbrica di Giugali Siciliani prisenta sulu pi li nostri soci 'i

novi cullizioni pi li riali di fini d'annu.

Zòccu c'è di meghiu di na lucenti Trinacria di Curadhu, un

Carrittinu Sicilianu tuttu dicuratu o na Sicilia cu tutti li pruvinci

mustrati bonu cu coccia di perli pî to riali 'i fini d'annu.

Senza parrari dî pinnaghiedhi d'oru ca, garantutu 18 carati, ponnu

addimostrari 'a to sicilianitati cu gustu e finizza!

'I nostri orèfici, cu riguri Siciliani e di àuta scola siciliana, sunnu a

to disposizioni puri pi criari ad hoc qualunchi mudellu o suggettu

chi po sèrviri pi ricurrenzi particulari (matrimoni, vattìi, crèsimi,

cumplianni, làurii, annivirsari, ecc.).

Grazii a la nostra organizzazioni 'i po cuntattari sùbitu, pi

sudisfari tutti 'i to pritisi .

Siciliani saluti,

Francesco Paolo Catania

Per informazioni: [email protected]

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9999 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007

COMUNICATO STAMPACOMUNICATO STAMPACOMUNICATO STAMPA

PREMIAZIONE PREMIAZIONE PREMIAZIONE 2° Concorso di Lingua Siciliana2° Concorso di Lingua Siciliana2° Concorso di Lingua Siciliana

L’ Associazione Pro loco “Siculiana”, in collaborazione con il Comune di Siculiana, l’Assessora alla Cultura Maria Samaritano sabato giorno 20 ottobre 2007 alle ore 18,30 nel teatro del Centro Sociale di

Siculiana ha svolto la premiazione “2° Concorso di Lingua Siciliana”. Nonostante il perseverare del maltempo in tutta la Sicilia la partecipazione di pubblico è stata numerosa. La serata è stata allietata dalla interpretazioni delle opere vincitrici dei propri autori, per dare maggiore risalto alle parlate locali e per un vero checkup della nostra lingua siciliana, accompagnati dal pianoforte di Alessandro Doria. I lavori sono stati condotti dalla prof. Patrizia Iacono, vice presidente della Pro loco Siculiana. I presidenti di Giuria: Paola GALIOTO GRISANTI (SEZIONE POESIA); Stella CAMILLIERI (SEZIONE POESIA GIOVANI); Angelo SEVERINO (SEZIONE TIATRU); Il COMITATO DEL CONCORSO e la presidente, di questa seconda edizione, poetessa Giuseppina MIRA, sono stati conformi nell’esprimere le difficoltà nella scelta dei vincitori, per la qualificata partecipazione dei concorrenti e grande soddisfazione per la riuscita della manifestazione. Il presidente della Pro loco Siculiana Alphonse DORIA preannuncia che di seguito “partirà il 3° Concorso di Lingua Siciliana all’insegna del recupero della nostra Identità, il bene più prezioso dove potere poggiare il futuro della Nostra Terra.”

Ecco i vincitori:

SEZIONE POESIA:

I ° POSTO: U PIRU NANU - SCIORTINO Salvatore - FAVARA (AG); 2° POSTO: A COLLOQUIU - INFANTINO Giuseppe - SANTA ELISABETTA (AG); 3° POSTO LU FADALEDDU - NERI NOVI Margherita - Cefalù (PA).

MERITEVOLI:

♦ LU DIALETTU - MINEO PALMA DI MAIO – TRAPANI ♦ LU ME DULURI - INSERAUTO Salvo - Santa Flavia (PA) ♦ VILLALBA E MICCICHE’ - ANDOLINA Calogero - Villalba (CL) ♦ UN OMU VERU GRANNI - MARINO Giovanni Andrea – Marsala (TP)

SEZIONE POESIA GIOVANI:

1° POSTO STORIA DI UN OMU CHE E MIGRA - ACCURSO TAGANO Calogero Agrigento

PREMIO SPECIALE ISTITUTO COMPRENSIVO “VINCENZO REALE” Via A. Di Giovanni 35 C/da Fontanelle Agrigento

SEZIONE KUNTURA:

1° POSTO: LEGGI ATAVICHI - ZARBO Francesco - Casteltermini (AG) 2° POSTO: PATRI BINUZZU - PALILLA Nicola - Siculiana (AG) 3° POSTO: U SONNU DI MASCIU PEPPI - BUTTICE’ Tonino - Agrigento

MERITEVOLE:

♦ LU SACRISTANU E L’ANGILU - MARCHETTA Domenico - Ribera (AG)

♦ NA STORIA ANTICA PAISANA - MANTISI Calogero - Agrigento ♦ A SOLITA VITA - AIELLO Vincenzo - BAGHERIA (PA)

SEZIONE TIATRU:

1° POSTO: LU NIDU DI LI VECCHI ZITI - GAGLIO Salvatore - Santa Elisabetta (Ag); 2° POSTO: LU MIRACULU DI LU MURU MASTRU - BUCCHERI Giancarlo - Mazara Del Vallo (TP); 3° POSTO L’AMURI ETERNU - STABILE Maria - VITA (TP).

MERITEVOLE:

♦ GIUFA’ - DI NOTO Giuseppe & OCCHIPINTI Franco - RAGUSA ♦ A ME PUISIA - SCICOLONE Maria Letizia - Aragona (AG)

PREMIO SPECIALE ISTITUTO COMPRENSIVO “Vincenzo Reale” Via A. Di Giovanni 35 C/da Fontanelle Agrigento

Per la sensibilità e l’impegno a partecipare al nostro invito, r ing raz iando i l d i r igen te scolastico dottor Roberto Navarra e l’insegnate di lettere.

Ringraziamenti per il loro operato gratuito e il loro contributo alla riuscita della manifestazione:

Al funzionario del Comune di Siculiana Dottoressa Giovannella TORRE, per la gentilezza e la grande disponibilità; al volontario Servizio Civile Comune Siculiana Paolo INDELICATO per la realizzazione della grafica del manifesto del Concorso; al membro del Comitato del Concorso Lingua Siciliana Vincenzo LO IACONO che ha realizzato il servizio fotografico della serata di premiazione; al pittore Giuseppe DI NOLFO che ha realizzato le riprese video della serata di premiazione; a Giusy DORIA che brillantemente ha eseguito il servizio di hostess durante la serata di premiazione; a Mario e Gioacchino DORIA che nella mattinata cortesemente si sono recati ad Agrigento a ritirare le targhe della premiazione. �

IN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIAIN SICILIA

Il Presidente A. Doria con la responsabile

dell’Istituto Comprensivo

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10101010 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 9– 1/15 novembre 2007 Page Page Page Page 10101010

“ Le autorità siciliane spendono miliardi per fare conoscere i nostri prodotti all’estero

dimenticando che le comunità siciliane all’estero conoscono i

prodotti tipici siciliani, li cercano, li trovano, li mangiano, li amano.

Questi prodotti rappresentano uno dei ricordi più potenti, insieme al paesaggio di Sicilia, che le nostre comunità si sono lasciate dietro le

spalle con nostalgia.

COMPRA SICILIANO !COMPRA SICILIANO !COMPRA SICILIANO !

ACCATTA SICILIANU !ACCATTA SICILIANU !ACCATTA SICILIANU !

Un vostro parereUn vostro parereUn vostro parere

O ggi ad un corso che sto seguendo si parlava con un avvocato, di legislazione turistica e ad un certo punto si è arrivati all’art.117 della Costituzione, con cui lo Stato decentra alle Regioni alcune competenze. Allora sono intervenuto io dicendo che la Sicilia in base al suo Statuto, aveva a priori questa esclusività legislativa. Alla fine questo avvocato mi ha spiegato che lo Statuto è una farsa, in quanto non permette di legiferare norme coercitive. Ad esempio, nel campo urbanistico, dove la Sicilia ha esclusività legislativa, essa in realtà può soltanto dire, per esempio, che le case si debbano costruire ad un piano, ma non può fare nulla se qualcuno contravviene a questa norma e quindi deve rifarsi alle normative italiane. Quindi lo Stato con un paio di competenze tiene comunque in pugno lo Statuto e la Sicilia; di conseguenza aveva ragione Andrea Finocchiaro-Aprile, a sostenere che lo Statuto era un danno per la Sicilia, in quanto teneva sempre in conflitto la Sicilia con l’Italia. Alla luce di ciò non ha senso continuare a sostenere l’applicazione dello Statuto, anche come primo passo verso l’indipendenza, anzi proprio l’applicazione dello Statuto smorzerà ogni velleità indipendentista. Vi invio questa e-mail per avere il vostro parere.

Cordiali Saluti

Marcello (27/10/07 - 12:18)

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Caro Marcello,

Fermo restando quello che diceva

Finocchiaro Aprile: "Invano si è creduto di

riparare ai molti guai della Sicilia con la

concessione dell'autonomia. Questa non

risolverà nulla; verrà forse di più il

conflitto, perché è chiaro che la classe

dirigente italiana mai sopporta questo

allentamento dei vincoli dell'antica

compressione, e già si pensa a revocare o a

restringete le maggiori facoltà recentemente

attribuite all'Isola.

Contro il disposto della legge e in abolizione

sostanziale di essa, si vuole fare tornare

esclusivamente allo Stato il potere di

imporre e di esigere i tributi, salva qualche

delegazione secondaria;

♦ si vuole che le valute pregiate, ricavate

dalle merci esportate all'estero, non

restino più in Sicilia, come era stato

stabilito, ma passino tutte allo Stato,

facendo di fatto cessare quella stanza di

compensazione, autorizzata per la

bisogna, e trasformandola in una

delegazione degli istituti valutari

italiani;

♦ si vuole, non più monopolizzare soltanto

la politica doganale, ma incamerare

addirittura le entrate doganali siciliane;

♦ si vuole sopprimere il diritto del governo

dell'Isola di avere ai suoi ordini le forze

di pubblica sicurezza e di istituire una

polizia regionale;

♦ si vuole che la protezione del lavoro sia,

contrariamente alla legge ed alla logica,

sottratta agli organi siciliani."

l'avvocato risponde da perfetto siciliano

colonizzato.

Che vuol dire che la Regione non può

emettere "norme coercitive"?

Forse vuol dire che le competenze

autonome, amplissime, sono in campo

amministrativo ma non in campo penale. Ma

ai sensi dell'art.20 tutte le funzioni dello

Stato in Sicilia sono devolute alla Regione e,

fra queste e con articolo apposito, anche

quelle di polizia.

Che significa questo?

Facciamo l'esempio dell'illecito urbanistico.

L'illecito amministrativo dipende da norma

regionale. Se un cittadino lo commette alla

Regione spettano, già così imperfetta com'è,

tutti gli strumenti amministrativi per

chiedere il ripristino della legalità da un

punto di vista amministrativo, comprese le

sanzioni di tipo civile, che peraltro oggi

dovrebbe chiedere per essere eseguite alla

polizia di stato e che, statuto alla mano

potrebbe "ordinare" alla polizia. Ma anche

per il "penale", la Regione (che non può

istituire reati perché NON HA questa

competenza, bisogna ammetterlo) può

utilizzare la polizia di stato come polizia

giudiziaria per ripristinare l'ordine "secondo

il codice penale dello stato italiano".

Sono quindi favole che la Sicilia ha

un'autonomia farsa. La vera farsa è la nostra

rappresentanza politica. Altro è che,

comunque, qualunque autonomia si presta a

questo gioco ambiguo ed è quindi peggiore

della vera indipendenza. Ma in mancanza del

cioccolato non rinunciamo pure al surrogato

altrimenti ci dimentichiamo del tutto qual è

il sapore.

Massimo Costa

LE VOSTRE LETTERELE VOSTRE LETTERELE VOSTRE LETTERE

Le lettere vanno indirizzate a:

[email protected]

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Siciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustriSiciliani illustri

Il 3 novembre ricorre il 206° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini

Il “cigno” della musica nato sotto il vulcanoIl “cigno” della musica nato sotto il vulcanoIl “cigno” della musica nato sotto il vulcano

V incenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini nacque a Catania, in un appartamento del palazzo Gravina-Cruylas sito in piazza San Francesco d’Assisi ed ancora oggi sede del

Museo belliniano, da una famiglia che di musica viveva. Il padre Rosario era infatti un organista ed un compositore ed il nonno materno, Vincenzo Tobia, era anch’egli un musicista. Già da bambino mostrò spiccatissime doti musicali che il padre ed il nonno fece ro d i t u t t o pe r incoraggiare facendolo studiare musica.

Nel periodo che va dai nove ai sedici anni iniziò a comporre musica sacra (1810-15) e nel 1819 il Comune di Catania, notando

il suo straordinario talento, gli conferì una borsa di studio di 36 onze per poter studiare a Napoli, all’epoca capitale del Regno delle Due Sicilie. Al conservatorio partenopeo il giovane Vincenzo ebbe come maestro il celebre Nicola Zingarelli che infuse appieno nel suo allievo i dettami della “scuola musicale napoletana”.

Fra i banchi del conservatorio conobbe colui che rimase un suo fraterno amico per tutta la vita: il calabrese Francesco Florimo che, dopo la prematura scomparsa del giovane talento catanese, ne curò, fra i primi, una biografia. Durante gli studi continuò a comporre musica sacra ed iniziò a dar vita anche ad opere ed arie. Tra questi lavori rimase celebre l’aria da concerto (poi trasformata in aria da camera) “Dolente Immagine”. Vincenzo Bellini concluse il suo corso in composizione musicale nel 1825 componendo l’opera “Adelson e Salvini” che fece il suo debutto al teatrino del conservatorio. A questa rappresentazione assistette il celebre Gaetano Donizetti che ebbe a mostrare al giovane catanese tutta la sua ammirazione ed il suo plauso. Nel 1826 Vincenzo Bellini arrivò nel mondo dell’opera “professionale” con “Bianca e Gerando” (il titolo originale era “Bianca e Fernando”) al Teatro San Carlo di Napoli e fu un successo clamoroso tanto che lo stesso Donizetti ebbe a dire: “l’opera ebbe felicissimo incontro, ed il pubblico in folla accorreva tutte le sere al teatro per udire la seconda produzione di questo giovine allievo del Collegio, e giudicare del suo

avvenire”.

A Napoli il giovane Vincenzo si era invaghito della giovane Margherita Fumaroli che, tuttavia, non potè mai frequentare perché il padre di lei era contrario al matrimonio della figlia con un musicista. Fu anche per questo che Bellini accolse volentieri la prospettiva di lasciare Napoli per andare a lavorare a Milano dove Domenico Barbaja, per conto del Teatro alla Scala, gli aveva commissionato un’opera. Fu così che videro la luce “Il Pirata” (1827) e “La Straniera” (1829).

Queste due opere del periodo milanese ebbero così tanto successo che la stampa cominciò a parlare di Bellini addirittura come capace di esprimere uno stile personale da poter contrapporre a Gioacchino Rossini. Durante il periodo “milanese” egli lavorò anche per il teatro di Parma (“Zaira” - 1829) e per il teatro La Fenice di Venezi “Capuleti e Montecchi” - 1830, “Beatrice di Tenda” - 1833) con alterne fortune. Ma le altre opere che compose per la Scala, “La Sonnambula” (1831) e “La norma” (1831), lo lanciarono definitivamente nel firmamento degli “immortali”.

Nel 1832 ritornò per un mese a Catania e quando la lasciò non sapeva che non l’avrebbe mai più rivista da vivo.

Nel 1834 lasciò l’Italia per stabilirsi brevemente a Londra e poi andare a Parigi dove ricevette la sua consacrazione internazionale

stringendo amicizia con Chopin, Liszt, Sand e Rossini e dove scrisse l’imperituro capolavoro dei “Puritani” che andò in scena al Thèatre Italien di Parigi il 25 gennaio del 1835 riscuotendo un trionfo ed un successo clamorosi. Nel settembre del 1835, al culmine del successo, si ammalò di un’infezione intestinale (forse colera) che ne stroncò la giovanissima vita nel giro di pochissimi giorni. Il 23 settembre del 1835, a soli 34 anni, Vincenzo Bellini, il “cigno”, si spense a Parigi e fu tumulato al cimitero del Pere-Lachaise. Solo nel 1876 la sua salma potè tornare nella natia Catania ed essere tumulata nel Duomo dove ancora oggi si può vedere nella navata destra. Lo stile musicale di Bellini resta, ancora oggi, pervaso da un’aura magica e melodiosa che armonizza la classicità e la bellezza unite in cesellature raffinate ed armoniose, come se egli portasse il sincretismo e la cultura mediterranee che gli erano proprie nella sua opera. La sua città gli ha dedicato un museo, il

teatro dell’opera e la piazza dove esso sorge, il più grande ed antico giardino pubblico, il conservatorio musicale e, recentemente, anche l’aerostazione.

ENZO LOMBARDO (tratto da La Voce dell’Isola)

La tomba di Bellini nella Cattedrale di Catania Foto: Augulino Giovanni

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te ne innamorerai !te ne innamorerai !te ne innamorerai !

Foto © Reti e Sistemi: Tramonto sulle saline di Mozia (Mothia),in provincia di Trapani

Vieni in Sicilia... Vieni in Sicilia... Vieni in Sicilia...

Veduta dell'Isola Bella a Taormina