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72 - Writers Magazine Italia E fu… borgiamania: i machiavellici Borgia! M a facciamo qualche passo indietro. Il pri- mo a parlare (o spar- lare) della famiglia Borgia forse fu Alexandre Dumas con il suo Les Borgias poi, tra quelli che contano, cito l’indimenticabile Lucrezia Borgia di Maria Bel- lonci, la smaliziata versione di I Borgia di Gervaso e l’intrigante e fascinoso affresco sulla famiglia: O Cesare o nulla di Manuel Va- squez Montalban. Tutti signori libri, da rileggere assolutamen- te! Ma, in realta, è stato Requiem per il giovane Borgia delle sorelle Martignoni, edito la prima vol- rubrica di Patrizia Debicke Lo scaffale della Storia Le colpevoli dell’attuale borgiamania sono proprio loro, le due brave e vere amiche della storia, le sorelle Martigno- ni, Elena e Michela, che definirò madri- ne ufficiali del revival sui Borgia che impazza in libreria

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72 - Writers Magazine Italia

E fu… borgiamania: i machiavellici Borgia!

Ma facciamo qualche passo indietro. Il pri-mo a parlare (o spar-

lare) della famiglia Borgia forse fu Alexandre Dumas con il suo Les Borgias poi, tra quelli che contano, cito l’indimenticabile Lucrezia Borgia di Maria Bel-lonci, la smaliziata versione di I Borgia di Gervaso e l’intrigante e fascinoso affresco sulla famiglia: O Cesare o nulla di Manuel Va-squez Montalban. Tutti signori libri, da rileggere assolutamen-te! Ma, in realta, è stato Requiem per il giovane Borgia delle sorelle Martignoni, edito la prima vol-

rubrica di Patrizia Debicke

Lo scaffale della Storia

Le colpevoli dell’attuale borgiamania sono proprio loro, le due brave e vere amiche della storia, le sorelle Martigno-ni, Elena e Michela, che definirò madri-ne ufficiali del revival sui Borgia che impazza in libreria

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ta in Italia da Carte Scoper-te nel 2005, poi pubblicato in Spagna nel febbraio del 2007 dalla casa editrice Al-gaida, contemporaneamente al film televisivo Los Borgias di Antonio Hernandez, ad appiccare il fuoco alle polve-ri, durante il trionfale giro di promozione fatto dalle due scrittrici e da Sergio Mũniz, l’attore spagnolo che inter-pretava Juan Borgia, su tutte le piazze iberiche. Un fuoco inestinguibile, in-controllabile, fatale. I Borgia dilagano, imperano, mettono piede in altri romanzi. Intan-to, sempre delle sorelle: Vor-tice d’inganni e Autunno rosso porpora, poi, solo nel 2012, L’eretico di Carlo Martigli, Il sigillo dei Borgia di Mauro Marcialis e Sangue giudeo di Luca Filip-pi. Ma, ciliegina sulla torta, anche Tom Fontana, l’ideatore della serie europea che si dichiara esperto di papi e rina-scimento, passione nata pare perché sua sorella è una suora, non pago del successo televisivo, ha scritto anche il romanzo I Borgia, pubblicato in Italia ad agosto 2012. Ma, a danza avviata, sfidandosi a col-pi di fioretto... no, perdonate, allora si duellava a colpi di pugnale, bastarda o molto più semplicemente strangolando o propinando veleno, ben due serial te-levisivi invadono le scene mondiali con storie, amori, aberrazioni lussuriose e delitti della famiglia Borgia. Ma anche intrighi e misfatti hanno preceduto il decollo del progetto tele-visivo. Vado per ordine e comincio da

The Borgias, ideato da Neil Jordan con Micheal Hirst (biglietto da visita pro-fessionale più recente: The Tudors) una coproduzione internazionale diretta da un irlandese, girata in Ungheria e pro-dotta in Canada. Due stagioni finora su Showtime: la prima ad aprile 2011, la seconda ad aprile 2012, che riscuo-tono un successo strepitoso su tutto il vasto mercato anglosassone, eccetera… La terza è in fabbricazione. Attore di spicco: Jeremy Irons, geniale nell’in-terpretare lui bello, magro e ascetico, il bruttarello, buliminoso e volgaruccio Rodrigo Borgia. In Italia non si è vista e probabilmente non la si vedrà mai, perche la parte del leone in zona me-diterraneo la fa il serial europeo I Bor-gia, una coproduzione televisiva franco tedesca, diretta da Oliver Hirshbiegel e ideata da Tom Fontana. Uscita in ritar-

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do rispetto alla serie canadese, ma tutti i dodici primi episodi sono stati passati in settembre e ottobre 2011 da Canal+ in Francia e da Sky Cinema in Italia.E quindi, per usare un termine squi-sitamente calcistico, si tratta di un match, anzi di un vero e proprio derby. Ma perché due serie dedicate al futuro Alessandro VI e al suo clan sono uscite quasi contemporaneamente?Be’, perché le due serie avrebbero do-vuto essere una sola, perché la catena americana Showtime aveva proposto a Canal+, che traccheggiava sui Borgia dal 2009, la fusione dei due progetti. Proposta inizialmente rifiutata perché al di là dell’Atlantico si era ancora allo stadio di progetto mentre i francesi di Canal+ avevano già scritto i primi dodi-ci episodi. Si cercò di superare l’impas-se, di trovare un punto d’accordo, ma alla fine Showtime fece marcia indietro, strinse i tempi per il suo The Borgias,

mise in cantiere un progetto ambizioso con un mostro sacro come Jeremy Irons che prometteva una larga distribuzione, e tagliò il traguardo ad aprile, sei mesi prima di Canal+, che per i Borgia ave-va ingaggiato attori praticamente sco-nosciuti. Benché la coproduzione europea aves-se girato tutti i suoi episodi in inglese, sembrava che il mercato americano fos-se perduto e con questo la speranza di aver realizzato un prodotto redditizio, ma Netflix, il primo distributore di vi-deo in streaming del mondo, ha com-prato i diritti per la diffusione di I Bor-gia negli Stati Uniti mentre Canal+ si è assicurata a colpi di milioni i diritti di The Borgias per la Francia con lo scopo dichiarato di impedirne la diffusione sul mercato francese. Uno pari, palla al centro? Insomma è lotta serrata. Chi vincerà? Impossibile dirlo. I produttori europei hanno girato a luglio

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a Caprarola, stupen-do gioiello voluto dal gran cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, al-cune scene della loro seconda serie, per poi tornare al set di Praga, dove hanno ricostrui-to la cappella Sistina (senza volta miche-langiolesca, spero).Ma a questo punto (contagiata dell’at-mosfera iberica) mi lancio anch’io nell’arena con due parole su questa grande famiglia tanto malfamata anche per colpa della mala-lingua e malapenna del Burcardo.

Tutto cominciò a Xativa, culla natale dei Borja, da un diplomatico giurista eme-rito, al servizio di Alfonso V il Magna-nimo re d’Aragona e di Napoli, Alfonso Borja, vescovo di Valenza e precettore di Ferrante, suo unico figlio maschio legittimato che, come vice cancelliere e consigliere reale, seguì e appoggiò il Magnanimo a Napoli nella guerra che lo vide vittorioso contro Renato d’An-giò e lo incoronò. Di là Borja venne nominato cardinale da papa Eugenio IV e ci fu la calata della nobile famiglia catalana a Roma. Nel 1449 due nipoti di Alfonso Borja: Rodrigo de Llançol Borja e Pedro Louis de Mila, lo rag-giunsero. Rodrigo, diciassettenne, andò a completare brillantemente gli studi di diritto a Bologna, tornò a Roma e iniziò a scalare i gradini del potere. Alfonso Borja a 77 anni fu eletto papa, mise in testa ai nipoti la berretta car-

dinalizia e nominò Rodrigo vescovo di Valencia e Vice Cancelliere. È fatta! Ci vorranno due pontificati ,ma lui è un predestinato: dopo la morte di Inno-cenzo VIII, dal conclave del 1492 uscirà papa. Non sarà un pessimo papa.Ma è nepotismo esasperato, i figli come pedine per alleanze, il potere, le illusio-ni, la sconfitta? Perché scandalizzarsi al-lora del Machiavelli, che elesse Cesare, figlio del papa a suo modello di princi-pe? Ma poi tramontata la stella dei Bor-gia, fu pronto a riconvertirsi al fianco di Giulio II che gli regalò i servigi del boia del Valentino, Michele Corella, che fece Bargello di Firenze.

Dei Borgia è stato detto e inventato tutto, di più e altro si potrebbe dire, dimenticando cos’erano il mondo e i costumi di allora. Ma le inesattezze storiche delle due serie televisive sono tante, forse troppe. La più divertente e che avrebbe sbalordito l’autore: l’Inno d’incoronazione di Händel, da lui com-posto nel 1727, suonato per l’investitu-ra di Alessandro VI (1492)!