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Lo sguardo di Gesù Bambino abbracci la nostra vita Il piccolo bambino Gesù, stando sulle ginocchia della madre, vedeva le generazioni e i popoli passare dinanzi a sé, con tutto il peso delle loro ansie, tribolazioni, lotte, ma anche con tutte le loro speranze. La fede cristiana ci insegna sì a tener conto di ciò che sta intorno a noi, ma a guardare anche e soprattutto in alto; e a guardare lontano. Beato Giovanni XXIII Dicembre 2012 VITA DELLA COMUNITÀ DI DALMINE S. GIUSEPPE

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Lo sguardo di Gesù Bambino

abbracci la nostra vitaIl piccolo bambino Gesù, stando sulle ginocchia della madre,vedeva le generazioni e i popoli passare dinanzi a sé, con tutto il peso delle loro ansie, tribolazioni, lotte, ma anche con tutte le loro speranze.La fede cristiana ci insegna sì a tener conto di ciò che sta intorno a noi, ma a guardare anche e soprattutto in alto; e a guardare lontano.

Beato Giovanni XXIII

Dicembre 2012

VITA DELLA COMUNITÀ DI DALMINE S. GIUSEPPE

1 Editoriale3 Abbiamo bisogno di un angelo

COMUNITÀ IN CAMMINO4 L’inizio dell’anno catechistico 5 Pellegrinaggio Duomo 7 Festa della Madonna (litanie)11 Annunciazione

… CON ALTRE COMUNITÀ12 Omelia del Vescovo ad Azzano14 Dal consiglio pastorale vicariale (relazioni sull’accogliere)18 Commissione interparrocchiale di Pastorale giovanile19 La Caritas22 Un osservatorio diocesano sul mondo del lavoro e del sociale

TEMPI E LUOGHI PER I NOSTRI FIGLI23 I gruppi catechistici25 Scuola dell’infanzia

LA VOCE DEI NOSTRI GRUPPI31 Gruppo Padre Pio 31 Apostolato della preghiera 32 San Vincenzo34 Pesca mercatino

LE NOSTRE RADICI35 Nono solo poesie

IN AGENDA36 Anagrafe38 Calendario

Articolo di fondo 3 Parola Amica

ABBIAMO BISOGNO DI UN ANGELO

È così bella la notte di Natale che ogni parola potrebbe ri-schiare di rovinarla. Ci vorrebbero le parole della poesia, per ridestare in noi quelle antiche emozioni che sono capa-

ci di farci ritornare alla fede semplice e profonda di cui abbiamo bisogno.Il Natale è per tutti noi un momento sempre molto particolare: l’oscurità della notte, il freddo, le luci, i segni della festa, il fascino del presepio, la forza e la dolcezza dei canti, il rimando sponta-neo ai luoghi e ai gesti dell’infanzia, le sensazioni di stupore che il Natale suscita ancora dentro di noi. Il Signore in questa notte ci regala una nuova occasione, una gra-zia nuova, che non vogliamo vada perduta.Ci vogliono però le parole della poesia, la poesia che ci apre alla grandezza di questo mistero.Meditando i vangeli della nascita di Gesù mi sono soffermato quest’anno su un particolare, che abbiamo forse sempre dato un po’ per scontato, a Natale. Dentro la mangiatoia di Betlemme c’è Maria, Giuseppe, i pastori, i magi, cosa avevano in comune tutte queste persone? Tutti hanno avuto la grazia, il dono, di aver visto un angelo e di aver ascoltato dall’angelo l’interpretazione degli eventi: Maria senza l’incontro con l’angelo non poteva conoscere il progetto di Dio e l’am-piezza di questa maternità; Giuseppe senza i segni dell’angelo si sarebbe separato da Maria e non sarebbe stato compagno buono della sua sposa e padre premuroso; I pastori senza la parola dell’angelo non avrebbero compreso nulla di quanto è avvenuto e di quanto hanno visto; I magi senza l’istruzio-ne dell’angelo sarebbero arrivati dritti da Erode e avrebbe-ro consegnato alla cattiveria umana il bambino nato.Senza la parola dell’angelo tutto resterebbe oscuro. Mi ha molto colpito questa presenza degli angeli. Dio nella storia d’amore con gli uomini ha sempre affidato ai suoi angeli il compito di portare le notizie. Nella Bibbia la presenza degli angeli si riscontra per ben 350 volte circa, e soprattutto nella vita di Gesù, dall’Incarnazione all’Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’ado-razione e dal servizio degli angeli.Ed è proprio questo annuncio che strappa via il velo che copre la realtà. È proprio l’annuncio dell’angelo che permette ai pa-stori di decifrare la presenza di Dio che agisce nella storia, anche se il segno è del tutto modesto, un bambino avvolto in fasce. Così questi pastori si faranno angeli e a loro volta, per annunciare agli altri quanto hanno visto.Senza questo annuncio Dio sarebbe continuato a resta-re nascosto e sconosciuto, oppure prigioniero delle maschere che gli mettono addosso gli uomini.Ma non pensiamo all’angelo con le ali e i ricci d’oro. Ci sono ancora gli angeli oggi? Chi sono gli angeli per noi? Cosa fanno gli angeli per noi?

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L’Esistenza degli angeli è una verità di fede.Gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Essi “ve-dono sempre la faccia del Padre… che è nei cieli” e sono “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola”.Accanto a noi c’è sempre un angelo, posto dal Signore per Anche noi abbiamo un angelo. E avremmo biso-gno di ascoltarlo perché ci conduca sulle tracce di Dio e ci sveli il loro significato, perché ci faccia sentire la dolce melodia della presenza del Signore, perché ci protegga, ci incoraggi e ci indichi la strada. L’uomo non sempre riesce a comprendere l’esperien-ze che vive. Tutti per esempio viviamo una certa cosa, ma non tutti riescono a coglierne il significato reale. Tutti per esempio, vediamo un bambino nascere, ma non tutti ci lasciamo sorprendere da questo fatto.Noi a Natale abbiamo bisogno di un angelo che ci sveli il senso di ciò che stiamo vivendo. Senza la spiegazio-ne dell’angelo nessuno sarebbe mai riuscito a capire il significato e il valore di quel bambino. Tutti l’hanno

visto quel bambino, ma l’hanno compreso solo colo-ro che hanno avuto la grazia di ascoltare l’annuncio dell’angelo. Abbiamo bisogno di una angelo, Signore, abbiamo no-stalgia del canto degli angeli.Ecco l’augurio per queste feste: celebriamo il Natale di Cristo, il Signore morto e risorto per la nostra sal-vezza: che il nostro angelo ci spieghi il valore di que-sto evento, ci istruisca veramente sul senso del Natale e ci indichi la strada della gioia. Forse per molti, anche in questo Natale, c’è qualche motivo, leggero o grave, di angoscia, di tristezza o di dolore. Oppure potreb-be esserci quella nebbia leggera di indifferenza o la durezza del cuore o altri motivi che ci ostacolano e ci impediscono di gioire. La tua presenza Signore, sia per tutti noi, oggi e sempre, la ragione della nostra fiducia, perché solo se confidiamo in possiamo vivere nella pace. Buon Natale a tutta la Comunità

Don Roberto

RICOMINCIA IL CATECHISMO!

Terminata la pausa estiva, an-che per il silenzioso esercito dei catechisti è arrivata l’ora di

ricominciare: volti nuovi, riunioni or-ganizzative, fervidi preparativi hanno accompagnato l’apertura di un nuovo anno catechistico. Un inizio all’inse-gna di una grande novità: quest’anno, o meglio, da quest’anno, la catechesi dell’iniziazione cristiana si svolgerà la

domenica mattina dalle ore 11 alle 12. Non si tratta di un cambiamento arbi-trario né di una soluzione logistica, ma di una scelta educativa che vorrebbe aiutare la nostra comunità a ricono-scere il giorno del Signore, con al cen-tro l’Eucarestia, come il momento co-stitutivo e il motore segreto della vita parrocchiale... Una scelta coraggiosa che non si preoccupa della chiesa dei grandi numeri ma di rinforzare quel legame inscindibile fra Evangelizzazio-ne ed Eucaristia che proprio nell’an-no della fede deve essere vissuto con consapevolezza da tutti i credenti per passare da una religione delle conven-zioni e dei precetti ad una fede cele-brata vissuta e testimoniata. Per comunicare quest’ importante no-vità e per presentare e condividere il cammino del nuovo anno catechistico, mercoledì 19 settembre don Roberto e i catechisti hanno incontrato i geni-tori nella sala della comunità. È stata scelta la modalità assembleare per offrire un’occasione di conoscenza e confronto reciproco, per porre le pre-messe di una continua collaborazione fra genitori e catechisti per aiutare i genitori a comprendere che iscrivere i propri figli a catechismo non significa delegare il compito dell’educazione

alla fede. Terminate le iscrizioni, i ca-techisti e don Roberto hanno deciso di vivere un pomeriggio di ritiro spiri-tuale; domenica 23 settembre si sono recati nella verdeggiante Blello, dove hanno trascorso alcune ore di pre-ghiera e condivisione accompagnate da una cena comunitaria... un mix di contemplazione e azione per inco-minciare con la giusta carica il nuovo anno catechistico che si è aperto uf-ficialmente domenica 7 ottobre. Du-rante la S.Messa delle 9.30 i catechisti, hanno ricevuto il mandato dalla co-munità; con questo rito i catechisti si sono assunti il compito di educare alla fede le nuove generazioni, certi di non essere mai lasciati soli ma di essere sempre sostenuti e accompagnati da tutta la comunità cristiana. Riprenden-do le parole del nostro Vescovo Mons. Beschi, mi permetto di sottolineare come l’intera comunità cristiana, sia il soggetto fondamentale della cate-chesi, spero quindi che cresca in noi la consapevolezza di essere comunità di credenti facendo in modo che tutto quanto avviene nella nostra parroc-chia possa sempre essere ricondotto a quell’esperienza vitale che è la fede in Cristo Gesù.

M. M.

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PELLEGRINAGGIO IN DUOMO PER L’INIZIO DELL’ANNO CATECHISTICO

Con la benedizione di Don Roberto al termine della S. Messa delle ore 10.30, è iniziato il pelle-grinaggio per la comunità di S. Giuseppe verso

il Duomo di Città Alta. Alle ore 11.45 accerchiati tutti intorno al nostro Don, abbiamo iniziato il cammino pastorale di questo nuo-vo anno sociale.Che bello ritrovarsi in così tanti!!! Qualcuno ci ha contati eravamo circa 120. Osservavo i volti degli ade-renti al cammino e notavo la gioia, il sorriso, il senso dell’avventura che Don Roberto ci avrebbe fatto vive-re di lì a poco. Presenti tutte le fasce d’età, dai piccoli spinti nel car-rozzino, ai più maturi. I ragazzi tutti attorno a don Ro-berto.Accompagnati da un piacevole sole abbiamo speri-mentato la precarietà di essere sulla strada, il piacere

di scambiare due parole con chi ti passava vicino. Si è avuta la possibilità di conoscere meglio volti ami-ci che incontri in oratorio, ma che per diversi moti-vi non hai modo di approfondire l’amicizia. Invece, la strada ti aiuta ad aprirti, a condividere e a tenere anche il passo di chi fa più fatica a camminare, (vedi la strada acciottolata che ci ha portato su in città Alta).

6 Parola Amica Comunità in Cammino

Altro momento di convivialità è stato il pranzo presso l’oratorio di Loreto. Abbiamo apprezzato la magnifica struttura e i servizi a disposizione di quella comunità! Un panino, un po’ di frutta, un dolcetto condiviso tra chiacchiere, risate e relax e poi via per l’altra metà del cammino.Momento clou è stato il ritrovo davanti al Battistero del Duomo, in piazza vecchia. Don Roberto ha indos-sato la tunica, il coro si è unito intorno a Fabio che con la sua chitarra ha dato il via alla breve ma intensa cerimonia per confermare la nostra adesione a Cristo.Lì al battistero ci hanno raggiunti altri membri della comunità arrivati con le macchine. Il Gruppo, così è cresciuto e nel momento della processione per entra-re in Duomo, abbiamo dato un forte segno di come la comunità di S. Giuseppe di Dalmine vuole crescere nella fede con Gesù e tra di noi. In Duomo abbiamo ascoltato, tra l’altro, un passaggio della lettera del Ve-scovo sulla fraternità cristiana, in cui appunto il Vesco-

vo sottolinea come per i battezzati, oltre ad esserci un legame con Cristo, c’è un legame fraterno con ogni uomo, un senso di fraternità non esclusivo ma che si apre al servizio di tutti gli uomini.Con questo messaggio così intenso e potente, abbia-mo ricevuto la benedizione di Don Roberto e conclu-so il pellegrinaggio. Le due ore successive sono state dedicate alla libertà di ognuno di godersi Piazza Vecchia, piena di persone anche per l’iniziativa di Bergamo Scienza. Qualcuno si è recato a visitare il neo museo del Duomo da pochis-simo aperto al pubblico, altri a gustare un bel gelato, i più temerari hanno rifatto a piedi il cammino di ritor-no. Il resto del gruppo è tornato a Dalmine in autobus. Negli occhi dei bambini si notava la stanchezza, che comunque era in ognuno di noi, ma c’era la gioia e la felicità per aver sperimentato questa avventura che ha immesso in ognuno di noi la forza per affrontare il nuovo anno pastorale.

Comunità in Cammino 7 Parola Amica

BEATA VERGINE MARIAREGINA DEL SANTO ROSARIO

In occasione della Festa Patronale di Maria Regina del Rosario ci siamo lasciati condurre nella nostra meditazione da tre immagini, da cui abbiamo rica-

vato tre litanie di Maria, litanie che non appartengono all’elenco tradizionale, ma che possiamo utilizzare per la nostra preghiera.

MADONNA DELL’EQUILIBRIOLa prima immagine: nell’anno 1967 un monaco cister-cense delle Frattocchie a Roma, mentre in soffitta rior-dina oggetti fuori uso, trova il dipinto di una donna: l’Al-ma Aequilibri Mater, Santa Maria dell’equilibrio. Vi è raffigurata una Madonna che si mantiene in equili-brio ritta in piedi con le mani allargate. Il dipinto viene donato al Papa Paolo VI. Quando il Papa la vide, ne fu molto consolato ed esclamò: «Ah, proprio quella che ci vuole!», sentendosi incoraggiato nel difficile compito di guidare la Chiesa in un momento assai travagliato.L’equilibrio di Maria non è saggezza di uomini, ma il dono di colei che è “piena di grazia”. Maria non si è smarrita alle parole dell’angelo; si è affidata, ha medi-tato, ha custodito il mistero, si è nutrita della Parola. Maria è sobria di parole, ma è presenza certa accanto a noi, è fortezza, è la madre che ci dona la fede e la certezza di un amore che va oltre i nostri timori e le nostre passioni.Maria è colei che ci ricorda che per stare in equilibrio non possiamo guardarci i piedi, ma dobbiamo tenere lo sguardo fisso a Colui che solo ci dona la pace.Preghiamo Maria, perché doni alla nostra vita il dono dell’equilibrio e della saggezza e la capacità del di-scernimento cristiano.

Maria, noi ti chiediamo il dono dell’equilibrio, tanto necessario al mondo e alla Chiesa di oggi. Liberaci dal male e dalle nostre meschinità, salvaci dai compromessi e dai conformismi: dallo scoraggiamento e dall’orgoglio, dalla timidezza e dalla sufficienza, dall’ignoranza e dalla presunzione, dall’errore, dalla durezza di cuore.Donaci la tenacia nello sforzo, la calma nella sconfitta, il coraggio per ricominciare, l’umiltà nel successo.Apri i nostri cuori alla santità: donaci una perfetta semplicità, un cuore puro, l’amore per l’essenziale, la forza di impegnarci senza calcolo alcuno, la lealtà di conoscere i nostri limiti e di rispettarli.

Accordaci la grazia di sapere accogliere e vivere la parola di Dio. Accordaci il dono della preghiera.Apri i nostri cuori a Dio: noi ti chiediamo l’amore alla Chiesa, così come tuo Figlio l’ha voluta, per partecipare in essa e con essa, in fraterna comunione con tutti i membri Del popolo di Dio - gerarchia e fedeli - alla salvezza degli uomini nostri fratelli.infondici per gli uomini comprensione e rispetto, misericordia e amore.Apri il nostro cuore agli altri: mantienici nell’impegno di vivere e di accrescere questo equilibrio, che è fede e speranza, sapienza e rettitudine, spirito di iniziativa e prudenza, apertura e interiorità, dono totale, amore. Santa Maria noi ci affidiamo alla tua tenerezza.

MADONNA CHE SCIOGLIE I NODILa seconda immagine: Nella chiesa romanica di San Pietro ad Augsburg si trova un dipinto (probabilmen-te del 700) che rappresenta la figura di Maria. L’im-magine è quella di una giovane donna, bella, vestita di rosso con un drappo blu come mosso dal vento sopra le spalle e i fianchi. Ha un atteggiamento sereno, ma è tutta concentrata sul compito che le è affidato: sciogliere i grossi e piccoli nodi di un nastro bianco, aggrovigliato, offertole da sinistra da un Angelo, per poi lasciarlo scivolare ai destra, ormai libero e liscio, nelle mani di un altro Angelo. Ecco la seconda litania: Madonna che scioglie i nodi.L’icona descrive il conforto che ispira “il sapere che esiste una mano capace di sciogliere i nodi”, ed an-che la speranza di chi si presenta a Maria per mostrar-

le la confusione del proprio vissuto, il tormento di nodi interiori spesso non facili da sciogliere.Noi sogniamo per noi per la nostra famiglia una vita felice, ricca di soddisfazioni, di gioia, di esperienze po-sitive, arricchenti e stimolanti. E in questo orizzonte progettiamo il nostro futuro. Poi capita l’imprevisto, subentrano le difficoltà, sopraggiunge la fatica. Altre volte un’ingiustizia oppure le circostanze della vita rischiano di mettere in crisi quanto abbiamo costru-ito. E diviene più facile chiudersi, allontanarci gli uni dagli altri. Ci sentiamo come “legati”, con nodi stretti e aggrovigliati. Facciamo fatica ad intravedere una via di uscita. E allora ci Dimentichiamo della grazia e della benedizione di Dio, che viene prima e ci precede, e che non ci abbandona mai.Ma se torniamo a guardare alla nostra vita con fiducia e con speranza, ci accorgiamo della presenza di Dio e di Maria e riconosciamo il volto amico di tante per-sone che Dio stesso ci ha messo accanto e sul nostro cammino, persone che ci aiutano a “sciogliere i nodi” della nostra esistenza. Purché riconosciamo con umil-tà di averne bisogno.

Madre di Gesù e Madre nostra, Maria, Santissima Madre di Dio.Tu sai che la nostra vita è piena di nodi, piccoli e grandi.Ci sentiamo soffocati, schiacciati, oppressi e impotenti nel risolvere i nostri problemi.Ci affidiamo a te, Madonna di Pace e di Misericordia.Ci rivolgiamo al nostro Dio Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo, uniti a tutti gli angeli e ai santi.Maria, incoronata da dodici stelle, che schiacci con i tuoi santissimi piedila testa del serpente e non ci lasci cadere

8 Parola Amica Con altre Comunità

Con altre Comunità 9 Parola Amica

nella tentazione del maligno.Donna gloriosa, la luna e il vento sono subordinati al tuo volere:liberaci da ogni schiavitù, confusione e insicurezza.Dacci la tua grazia e la tua luce, per vedere nelle tenebre che ci circondano e seguire la giusta strada.Madre generosa, ti presentiamo supplichevoli la nostra richiesta d’aiuto.Ti preghiamo umilmente: sciogli i nodi dei nostri disturbi fisici e delle malattie incurabili. Sciogli i nodi dei conflitti psichici dentro di noi, la nostra angoscia e paura, la non accettazione di noi stessi e della nostra realtà.Sciogli i nodi nei rapporti con il prossimo, nel giudicare, disprezzare e criticare,nell’essere superbi, presuntuosi, intolleranti e offensivi.Sciogli i nodi della nostra possessione diabolica.Sciogli i nodi nelle nostre famiglie e nel rapporto con i figli.

Sciogli i nodi nella sfera professionale, nell’impossibilità di trovare un lavoro dignitoso o nella schiavitù di lavorare con eccesso.Sciogli i nodi dentro la nostra comunità parrocchiale e nella nostra Chiesa, che è una, santa, cattolica e apostolica. Sciogli i nodi fra le varie Chiese Cristiane e confessioni religiose e dacci l’unità nel rispetto delle diversità.Sciogli i nodi nella vita sociale e politica del nostro Paese.Sciogli tutti i nodi nel nostro cuore, per essere liberi di amare con generosità.Maria che sciogli i nodi, prega per noi tuo Figlio Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

SANTA MARIA DONNA DEL SORRISOPer la terza litania ci lasciamo illuminare da due imma-gini: il “Crocifisso che sorride” nel monastero di Lerins in Francia e la Madonna del sorriso statua nella Chie-sa di San Gabriele dell’Addolorata a Messina.

10 Parola Amica Con altre Comunità

Nella Bibbia, il salmo 126, presenta l’esperienza del popolo d’Israele rimpatriato dopo l’amara vicenda dell’esilio in Babilonia: “Quando il Signore ricondus-se i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. Allora si diceva tra i popoli: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia. Questo salmo prefigura la consolazione di chi vive, malgrado l’esperienza della fatica e della sofferenza, la gioia profonda della comunione con il Signore.Il sorriso si presenta spontaneamente in tutti i bam-bini, non viene dunque appreso per imitazione. Na-sce come reazione fisiologica per poi diventare una espressione con intenti comunicativi. In questo senso il sorriso può essere considerato un comportamento tipico e distintivo della specie umana nei confronti delle altre specie animali. Nei neonati, quello che sem-bra un sorriso è un semplice stiramento delle labbra. Esso si osserva soprattutto durante il sonno ed è la conseguenza di stimoli dell’attività del sistema nervo-so, o da stimoli rumorosi esterni, ad esempio la voce di una persona. Verso la quinta settimana di vita del bambino, il sor-riso viene provocato alla visione di un volto umano, ancora non ben definito e quindi ancora non ricono-sciuto dal bambino. Questo viene considerato il pri-mo sorriso sociale. Dal quarto mese, il sorriso acquista un’ulteriore maturazione, diventando non più o non solo una semplice reazione ad uno stimolo, ma una vera e propria espressione dell’individuo. Durante la conoscenza dell’ambiente e il riconoscimento degli oggetti, del proprio corpo e delle altre persone, il bam-bino utilizza sempre più il sorriso come linguaggio, rivolgendosi prima agli oggetti che ha intorno, come ad esempio le proprie mani, e poi alle altre persone, diventando a tutti gli effetti uno dei primi strumen-

ti comunicativi. Anche l’espressione in sé ormai non coinvolge più solo la bocca ma tutto il volto. Dopo i sei mesi, il sorriso diventa definitivamente una forma di socializzazione.“Per togliersi il muso, bisogna imparare a vivere sen-za strategie. Bisogna ritrovare lo stupore e l’ascolto, altrimenti ci si ammala. La faccia si deforma, e dopo i quarant’anni non c’è più niente da fare, la bocca di-venta una lamentosa U capovolta. E dopo i quarant’an-ni, come dicono i saggi, ognuno ha la faccia che si merita”. (Bianchi)

O Maria, Madre di Dio e Madre mia, ascolta la preghiera del mio cuore.Sono venuto qui, per chiederti un dono: la gioia del tuo sorriso!Un sorriso di Grazia che mi liberi sempre dal peccato e da ogni male;un sorriso di luce che illumini la mia mente e custodisca in me e nella mia famiglia l’inestimabile dono della Fede;un sorriso di amore che diffonda nel cuorela pace e mi liberi da ogni invidia, cattiveria, egoismo;un sorriso di speranza che mi salvi dalla disperazione, che mi conforti nel dolore e mi sostenga nelle prove della vita con la certezza del Paradiso.O Madre mia, concedimi il tuo sorriso perché possa donarlo a tutti sempre e dovunque!Concedi che la mia presenza porti a tutti grazia e consolazione.Nell’ora della morte vieni, Madre mia, per accogliermi con il tuo sorriso e portarmi con Te in Paradiso. Amen.

Con altre Comunità 11 Parola Amica

ANNUNCIAZIONE

Nella Festa dell’Immacolata è stata donata alla Chiesa Parrocchiale un’opera d’arte dello scultore, nostro parrocchiano, Luigi Oldani. La medaglia, intitolata “Annunciazione”, collocata accanto all’am-

bone, è stata benedetta Sabato 8 Dicembre nella Messa delle 10.00.I versi della poetessa Aurora Cantini ci aiutano a cogliere il significato dell’immagine e a farne risaltare la bellezza:

Tra chiari pensieri di lucee sogni di ragazza semplice, lo sguardo segue la scia del cuore, inondando la mente e i giorni di attese e speranze.

12 Parola Amica Con altre Comunità

La forza della fraternità cristianaL’omelia del Vescovo Francesco alla celebrazione vicariale

di apertura del nuovo anno pastorale

Cari fratelli e sorelle, alla luce della rilettura del brano degli Atti, vorrei consegnarvi sei consi-derazioni, che spero siano scaturite dall’ascol-

to di questa Parola.

La prima considerazione è questa: “La Parola ci consegna una novità, e lo stile con cui questa novità viene affronta-ta”.Ci sono delle situazioni nuove, al-lora, come oggi. Queste situazioni nuove spingono a delle spiegazioni, e spesso ognuno di noi interpreta queste novità dal suo punto di vista. È però necessario, in qualche caso, pren-dere delle decisioni; allora non si tratta semplicemente, di fronte alle novità, di avere un parere piuttosto che l’altro: quando è il momento di decidere, allora si tratta di vedere quali ragioni sono prevalenti, che cosa bisogna fare, e, da credenti, qual è la volontà di Dio dentro questa situazione nuova.La situazione nuova che noi stiamo vivendo è questo cambiamento che ci sembra non abbia fine; per molti il cambiamento è un pericolo: noi vogliamo leggere il cambiamento come un’istanza missionaria. Il cam-biamento di questi decenni, che ci sembra appunto non ancora concluso, rinnova la coscienza missiona-ria della comunità cristiana. Non vi leggo alcune pas-saggi della lettera che ritroverete, se avrete la bontà di leggerla.

La seconda considerazione la possiamo fare a par-tire da come la comunità vive la fraternità. Abbiamo detto: si pone una questione, che crea delle tensio-ni all’interno della comunità. Queste tensioni non si esauriscono lì, quasi come la comunità si chiuda in sé stessa: no. Queste questioni, queste tensioni, questa novità, mettono in moto, avviano un percorso, ed un percorso che non è fatto soltanto da alcuni; è bellissi-mo questo viaggio ad Antiochia a Gerusalemme, dove Paolo e Barnaba raccontano ai fratelli, che gioiscono all’ascolto. Ecco, allora la novità, il cambiamento come istanza missionaria, che coinvolge l’intera comunità, che non è soltanto di qualcuno, che è condivisa dai fratelli: un percorso di fraternità porta Paolo e Barna-ba a Gerusalemme, ed anche lì questa fraternità, che

non è un buon sentimento, un vogliamoci bene facen-do finta che non succeda nulla, che non ci siano di-verse interpretazioni della realtà, a volte degli scontri anche notevoli; ebbene si approda a questa comunità

e si sperimenta la fraternità, la forza della fra-ternità cristiana, che scaturisce nella fede

in Cristo Gesù. Ecco, la seconda consi-derazione ci porta a riconoscere che la comunità cristiana è una comuni-tà di fratelli, e che questa fraternità scaturisce nella fede nel Signore, anzi è un dono che il Signore ci fa: è Lui che ci dona la fraternità, con la

Sua persona e quindi tra noi; e questo dono ci viene rivelato perché in Gesù

ci riconosciamo figli dello stesso Padre, e quindi fratelli. La seconda considerazione che

vi voglio lasciare è questa: la fraternità non è un impe-gno morale prima di tutto; la fraternità è una costata-zione. La comunità cristiana è una comunità di fratelli, anzi, dirà Gesù, di fratelli i cui legami sono addirittura più dicisibili rispetto a quelli familiari. Cari fratelli e sorelle, così diciamo tante volte in chiesa. Questo è il dono del Signore, questa è la nostra identità, questa è l’identità della comunità cristiana; vuol dire che non succede niente e che non faremo niente di evangeli-co se dimentichiamo il dono di Dio. I nostri impegni pastorali, i nostri programmi pastorali, a partire dalla coscienza che siamo una comunità di fratelli e sorelle nel Signore, per il Signore, per grazia del Signore. E quindi, tutto ciò che succede lo dovremo condividere come fratelli nel Signore.È l’anno della Fede, è l’anno della fraternità nella Fede, è l’anno della fraternità nel Signore.

La terza considerazione: proprio per quello che vi ho detto, non esiste alcuna missione, non esiste alcu-na nuova evangelizzazione, non esiste alcuna trasmis-sione della Fede senza una comunità cristiana viva e unita nella Fede. Quanto ci ingegniamo, in mille strate-gie, quante novità ricerchiamo per poter comunicare la Fede, per poter evangelizzare, per poter consegnare la Fede alle giovani generazioni. Permettetemi di dire che senza una comunità fraterna di cristiani, non ci sarà nessuna trasmissione della Fede, avessimo le tec-niche più raffinate, le persone più competenti.

Con altre Comunità 13 Parola Amica

Una comunità cristiana viva e unita nella Fede. Viva! Viva che cosa vuol dire? Che produce molte attività? No! Viva vuol dire che è la Fede che sta a cuore a tutti coloro che formano quella comunità fraterna. Attor-no alla Fede si appassionano; nella Fede che li unisce, sono molto diversi. Mi permetto questa piccola parentesi: la giustizia fa uguali, i diversi. La giustizia, le legge è uguale per tutti. La giustizia fa uguali i diversi: belli, brutti, intelligenti, medi, piccoli, grandi; la giustizia fa uguali, i diversi. La fraternità rende possibile agli uguali di essere diver-si, perché una comunità viva come una famiglia, viva proprio delle diversità di ciascuno, delle esperienze di fede di ciascuno, delle sensibilità di ciascuno: questo rende viva una comunità, dei carismi di ciascuno. Una comunità senza carismi è una comunità ingessata, pa-ralizzata. Una comunità solo di carismi è una comuni-tà che sembra a dei fuochi d’artificio. Una comunità viva ed unita: questa sarà la condizione fondamentale per consegnare la Fede agli uomini. Ed allora vediamo, Antiochia diversa da Gerusalemme, i Pagani diversi dagli Ebrei, coloro che custodiscono la tradizione dei Padri diversi da coloro che hanno colto la novità, di cui il Vangelo è capace. Una Chiesa: una, Chiesa, ma viva! La Chiesa è una comunità fraterna, a partire pro-prio da queste innumerevoli diversità e articolazioni, ma essenzialmente è una. Esiste, (scrivo), anche il pericolo di concepire la Chie-sa come una somma di confederazioni di chiese, siano esse le diocesi o le parrocchie o altre forme di vita comunitaria cristiana. La Chiesa non è una somma,di tante Chiese; la Chiesa è una e si articola in tante di-versità, in tante esperienze ed anche in tante comu-nità.Noi, per poter consegnare la Fede, siamo chiamati a vivere questa vivezza e questa unità.

La quarta considerazione, ci porta a riconoscere, nella pagina che abbiamo ascoltato, che con la vivez-za comunitaria, si esprime non soltanto attraverso la discussione, non soltanto attraverso la diversità delle posizioni, ma attraverso il senso di responsabilità nei confronti della Fede. La responsabilità nei confronti della Fede, che vede gli apostoli in prima linea, Pietro Giacomo, non è soltanto degli apostoli, ma è di tutta la comunità: in questo sta la soggettività della comunità cristiana.Cari fratelli e sorelle, dirò, nella lettera: “invochiamo il Signore, che ci doni sempre sacerdoti”, ma non iden-tifichiamo la comunità con il sacerdote: il sacerdote è al servizio della comunità; la comunità è il soggetto vivente della Fede in Gesù Cristo, la comunità di fra-

telli; il sacerdote, fratello, è chiamato ad esercitare un ministero di guida, ponendosi al servizio della Fede della comunità. È una grande responsabilità! È una grandissima responsabilità!Provate, se avrete la possibilità di rileggere questa pa-gina, a vedere quanti sono i soggetti di questo percor-so fraterno: la comunità di Antiochia, Paolo, Barnaba, i fratelli che incontrano lungo il percorso, che sono incoraggiati e gioiscono, i farisei convertiti al Vangelo. Poi dice: gli apostoli, gli anziani, i presbiteri, e la Chie-sa, (elenca proprio questi tre soggetti), poi si riuni-scono…, gli apostoli ed i presbiteri…, parla Pietro…, poi parla Giacomo…. Quando ritornano mandano al-tri due,Giuda e Sila, tornano ad Antiochia e Antiochia accoglie con…Guardate che protagonismo di singole persone con servizi e ministeri diversi, ma emerge la soggettività nella Fede della comunità cristiana; la Fede è un dono, è una responsabilità della comunità, e di coloro che si riconoscono fratelli nella Fede.

La quinta considerazione è rappresentata da un modo di vivere la fraternità, che è evidentissimo nella pagina che abbiamo ascoltato, che è quello del discer-nimento comunitario.Si, io penso alle nostre discussioni, penso…, io penso a noi, che nella Fede, insieme, ci interroghiamo sul-la volontà di Dio rispetto alle situazioni storiche che viviamo, al cambiamento, alle novità, alla fedeltà al Vangelo. Che cosa può essere, da noi, il discernimento comunitario.È comprendere la volontà di Dio, insieme, in questo passaggio della nostra storia, del nostro cammino. Fra-telli nella Fede che si interrogano insieme sulla volon-tà di Dio: questo è il motivo che ci spinge ad eserci-tare il discernimento, che è un’opera dello Spirito: si discerne, pregando; si discerne, ascoltando la Parola del Signore; si discerne condividendo ed ascoltando a volte anche le interpretazioni più diverse, e poi, pian piano in questo clima, il Signore ci permette di far emergere, a volte proprio attraverso la Parola del Pa-store, la sintesi di questo lavoro.Permettete di leggervi questo passaggio: “In questi anni ho cercato di ascoltare e rilanciare ciò che sta a cuore alla comunità dei cristiani, ed anche quella più vasta di tutti, cercando di perseguire uno stile di condivisione, sperimentato nella bellezza e la difficol-tà. In particolare, avverto il desiderio di rinnovare la convinzione e lo spirito dei Consigli Diocesani, con la speranza che possano diventare un segno esemplare anche per quelli Vicariali, Parrocchiali e di ogni orga-nismo ecclesiale. La strada è ancora lunga, ma percepi-

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sco la sincera volontà di percorrerla, soprattutto adot-tando il criterio del discernimento comunitario, che è il metodo caratteristico della comunità cristiana”.

Ed infine la sesta considerazione, che mi sembra possa scaturire dalla pagina ascoltata, è questa: la fra-ternità cristiana veramente percepita come un dono e una responsabilità, è un segno profetico del mondo intero, per una società in cui a volte le diversità sono percepite come pericolo e le frammentazioni attra-versano anche le strutture più consolidate, come la fa-miglia. Allora la fraternità cristiana non è una fraterni-tà esclusiva: noi siamo i fratelli e gli altri sono fuori, ma è la fraternità sacramentale, è una fraternità profetica, è di diventare un segno di speranza, perché uomini e donne, cominciando dalle famiglie, le famiglie dei nostri figli, le famiglie di chi in questo momento non si riconosce nella chiesa, le famiglie di chi addirittu-ra appartengono ad altre religioni, o sono indifferenti ad ogni religione, possano vedere che una fraternità è

possibile, pur con tutti i limiti, i peccati, ma è possibi-le; è veramente un segno che Dio da agli uomini. Ecco quindi, la comunità cristiana vive la fraternità come un segno di speranza, e qualche volta anche di denuncia, per il mondo intero.

Cari fratelli e sorelle, abbiamo vissuto questa sera la preghiera, disponendoci proprio ad ascoltare la Pa-rola del Signore. Permettete di dirvi che questa è la strada: i problemi che ci stanno a cuore, proprio come credenti, perché abbiamo a cuore il Signore e la Fede, noi li potremo guardare, non dico risolvere, ma star-ci, se continuamente alimentiamo la nostra Fede alla Parola del Signore, una Parola condivisa, una Parola che alimenta non soltanto la nostra Fede, ma una Fede vissuta fraternamente.Al di là di quello che io ho commentato, resta il gran-de dono del Signore, che attraverso lo Spirito Santo stasera ha raggiunto ciascuno di noi, e attraverso di voi raggiunge tutte le nostre comunità.

LA SACRALITÀ DELL’ACCOGLIENZAL’incontro del Consiglio Pastorale Vicariale

Sabato 10 Novembre, presso l’oratorio di Mariano si è riunito il Consiglio Pastorale Vicariale, per il primo dei tre incontri programmati per l’anno in

corso.Nella mattinata abbiamo partecipato alla preghiera del-la Lectio Divina sul capitolo 18 di Matteo, il discorso di Gesù sulla vita comunitaria. Nel pomeriggio, dopo aver condiviso il pranzo, ci siamo soffermati per la riflessio-ne e i lavori di gruppo nelle quattro Unità Vicariali, su “I verbi della pastorale”: partendo dalla Lettera Pastorale del Vescovo abbiamo scelto un percorso in tre tappe: nei tre incontri consideriamo tre aspetti di un unico titolo: Accogliere - per essere fratelli - nella riconcilia-zioneNel primo incontro abbiamo considerato il verbo ACCOGLIERE approfondito attraverso una relazione a tre voci.Di seguito proponiamo le tre riflessioni. Nei lavori di gruppo abbiamo cercato di rispon-dere alla domanda: accogliere significa pren-dersi a carico l’altro. Come si traduce que-sta verità nell’ambito pastorale che ogni Unità Vicariale sta considerando?

L’ACCOGLIENZA NELLA BIBBIAApriamo la riflessione con tre immagini bibliche - Abramo e i tre visitatori (Gn 18,1-10): accogliere dei pellegrini sconosciuti è accogliere il Signore!

- Elia e la vedova (1 Re 17): chi dona al Signore, riceve. L’ospitalità aiuta gli uomini a vivere meglio nel mon-do. Dio non aiuta soltanto il suo popolo, ma anche gli stranieri, perché il suo amore è universale e non fa dif-ferenze, e la fede, l’obbedienza e la generosità le puoi trovare anche là dove non pensi, anche fuori del tuo popolo, della tua chiesa e del tuo gruppo.

- Marta e Maria: Lc 10,38-42: alla radice c’è la tensione fra il troppo e l’essenziale, il secondario e il necessario.

Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio. Fare mol-to è segno di amore, ma può anche far mori-re l’amore. L’ospitalità ha bisogno di compa-gnia, non soltanto di cose.

Molti sono i riferimenti evangelici sull’acco-glienza:- “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie

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me accoglie colui che mi ha mandato… - Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo… non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,40-42).

- “Chi accoglie uno di questi bambini accoglie me” (Mc 9,37).

- Il dovere di essere ospitali rientra nei doveri cristiani comuni, dal vescovo (1 Tm 3,2; Tito 1,8) alla vedova (1 Tm 5,10).

- Nella lettera ai Romani la virtù dell’ospitalità si trova accanto alla perseveranza nella preghiera e alla solle-citudine per i fratelli.

- La terza lettera di Giovanni, insiste perché il presbitero Gaio si comporti fedelmente nei suoi doveri verso i fratelli, anche stranieri (3 Gv 5).

Il verbo privilegiato per esprimere l’accoglienza nella Bibbia è dechomai (e i suoi numerosi composti) che si-gnifica accogliere, ma anche sen-tire e capire, per esempio le pa-role dell’ospite, i suoi desideri e i suoi bisogni. Sempre dice la com-piacenza e la gentilezza. I compo-sti sottolineano poi l’amicizia, la stima verso l’ospite, anche se sco-nosciuto. E suggeriscono anche di accogliere qualcuno facendolo entrare nella comunità e nel pro-prio paese.Ma forse l’affermazione di Gesù più ricca e paradossale si trova nel Vangelo di Matteo: “Ero fore-stiero e mi avete accolto” (25,35).L’ospitalità è più ampia del sem-plice aiuto, perché significa aprir-si alla persona e non soltanto ai suoi bisogni. Significa aprire la casa e non soltanto dare un aiuto. E c’è di più: il forestiero da ospitare è nel contempo il prossimo da trattare come se stesso e il Signore da ser-vire con tutto il cuore. Perciò deve essere accolto come si riceve il Signore, cioè con riguardo, con delicatezza, e persino umilmente.La lettera agli Ebrei pone l’uno accanto all’altro l’amore fraterno e l’ospitalità, “praticando la quale alcuni hanno accolto degli angeli senza saperlo” (13,2). Una delle caratteristiche della nostra civiltà è l’anoni-mato e, forse, anche la diffidenza e la paura di chi è forestiero. Abitiamo nello stesso palazzo e non ci co-nosciamo. E c’è molta solitudine. In questo contesto l’ospitalità acquista ancora tutto il suo valore e la sua urgenza, anche se è vero che deve esprimersi in for-me nuove, diverse da quella del tempo di Abramo o di Gesù. Deve dare, per esempio, un’anima e un po’ di cuore alle strutture sociali; deve creare famiglie aperte

all’accoglienza dell’altro, del più bisognoso soprattut-to; deve creare luoghi di accoglienza per l’immigrato e il forestiero; deve creare esempi di comunità cristiane, pluraliste e accoglienti.

LA GIOIA DELL’ACCOGLIENZAL’accogliere di cui stiamo parlando oggi può essere fonte sia di gioia che di fatica: in questo mio breve in-tervento mi soffermerò sulla gioia che nasce dall’ac-coglienza, cercando di individuare le occasioni in cui questa gioia si può manifestare, anche se a volte questa gioia nelle nostre comunità non si manifesti per il fatto che viviamo le celebrazioni, gli incontri, le attività con una certa “tristezza” e di rado capita di vedere volti ra-diosi e sorrisi allegri nelle nostre parrocchie. Ma questa è una fatica e quindi non vado oltre.

Ma perché parlare di gioia? Per-ché è stato proprio Gesù a dire ai suoi discepoli durante l’Ultima cena che “ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno po-trà togliervi la vostra gioia” (Gv 16, 22): Egli è risorto come aveva promesso e la gioia che scaturisce da quell’evento deve permeare la vita delle nostre comunità. Gesù del resto è la prima perso-na che dovremmo accogliere con gioia e il nostro modello sotto questo aspetto è Zaccheo, che su-bito scese dal sicomoro colmo di gioia e accolse Gesù con grande gioia nella sua casa. Ma se questo incontro con il Signore non si ve-rifica pienamente, risulta poi diffi-

cile accogliere con gioia l’altro.Devo anche premettere che ovviamente la mia riflessio-ne ha avuto come riferimento principale l’esperienza vissuta nella comunità di Stezzano, ma credo che molte di queste situazioni si siano verificate e si verifichino in tutte le parrocchie del nostro vicariato.Il primo esempio di gioia che deriva dall’aver incontra-to il Signore è rappresentato dalla ricchezza, dalla viva-cità e dalla disponibilità di tante persone e gruppi nel-le varia attività proposte dalle nostre parrocchie. Don Mauro nei giorni scorsi, confrontandomi con lui su que-sto tema, mi ha raccontato la gioia che egli prova dopo la Messa domenicale con i ragazzi, quando può fermarsi sul sagrato e fare quattro chiacchiere con le persone, soprattutto quelle che non incontra di frequente.Passando invece a situazioni di accoglienza dell’altro, la prima occasione di incontro che mi è venuta in men-

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te è l’accoglienza dei genitori che chiedono il Batte-simo per i loro figli: penso che per un parroco o per le coppie incaricate della catechesi battesimale sia una grande gioia poter incontrare coppie che spesso per la prima volta entrano in contatto con la parrocchia e da lì partire per costruire relazioni con chi finora è rima-sto ai margini della vita comunitaria, e spesso non per loro scelta, ma per il semplice fatto che sono venute da poco ad abitare in paese e nessuno le ha aiutate a inserirsi.Questi genitori li ritroviamo alcuni anni dopo quando ci affidano i loro figli per il catechismo: per una parte di essi, almeno inizialmente, la motivazione si ferma alla richiesta dei sacramenti per i figli “così sono a posto”; ma se noi riusciamo a entrare in relazione con loro, an-dando un po’ più a fondo rispetto a quello che emer-ge in superficie, si trova spesso il desiderio di trovare risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza umana e sul senso della vita, non solo per i figli, ma soprattutto per se stessi. E una comunità cristiana che sa accogliere questa richiesta, accompagnando discretamente e sen-za giudicare questi genitori, non può che provare una grande gioia dal cammino che essi intraprendono. Gli adolescenti, se la proposta è preparata bene, tenen-do conto di quelle che sono le loro aspettative e sa-pendoli ascoltare, vengono a iscriversi al catechismo e alle altre attività pensate per loro durante i mesi della scuola e la loro presenza riempie l’oratorio non solo d’estate, ma la loro vivacità è garantita tutto l’anno. E a loro volta gli adolescenti si trovano dalla parte di chi accoglie non solo, ma soprattutto durante l’estate con il CRE: le settimane precedenti sono segnate da un’in-tensa preparazione che poi, dopo quei momenti di an-sia che precedono il primo lunedì mattina nell’attesa trepidante che si aprano i cancelli, sfocia in una gioia incontenibile di fronte al fiume di bambini e ragazzi che riempiono l’oratorio. Per quattro settimane instan-cabilmente i nostri adolescenti stanno con il gruppo loro affidato, prendendosene cura nel gioco e nella pre-ghiera, nella gite o anche solo passando un po’ di tem-po con loro. E la commozione, a volte le vere lacrime che segnano i loro volti, al termine della serata finale del CRE sono il segno più visibile di una gioia che nasce dall’aver incontrato l’altro.Come non ricordare, poi, la folla in occasione dell’inau-gurazione del nuovo edificio dell’oratorio o per il salu-to al curato che diventa parroco e al prete novello che arriva: quale migliore occasione per non dedicarsi ai “soliti noti”, ma per incontrare persone viste spesso di sfuggita o per ritrovare qualcuno con cui si erano persi i contatti, scambiare qualche parola e magari darsi l’ap-puntamento per una prossima occasione; e la relazione può nascere o ripartire da dove si era interrotta e allora la gioia di quell’evento festoso è veramente completa.

Le coppie che chiedono di sposarsi in chiesa spesso vedono il corso di preparazione al matrimonio cristia-no come un mero obbligo da assolvere il più in fretta possibile: molte volte, invece, la proposta alla fine vie-ne apprezzata, le coppie sono contente dell’esperienza vissuta e per i conduttori è occasione per pensare di continuare con loro il cammino di accompagnamento iniziato.L’incontro di preghiera mensile, la Giornata missionaria mondiale, la Giornata parrocchiale della carità, la Gior-nata del Migrante sono tutte occasioni per far sì che gli stranieri si sentano parte viva della comunità e questa a sua volta possa beneficiare della loro gioia di vivere e di celebrare la fede, per smuovere un po’ di quel torpore cui facevo riferimento all’inizio.Mi preme anche sottolineare che spesso intendiamo l’accoglienza come preparare delle proposte aspet-tando che il destinatario si decida a parteciparvi: nella realtà odierna dovremmo invece sempre più metterci nell’ottica che si accoglie anche prendendo l’iniziativa e andando verso l’altro con gioia.Per concludere, veramente in tutte queste occasioni che si possono verificare nella vita di una comunità cristiana l’accoglienza è fonte di gioia? Sicuramente ci sono fatiche e tra poco ne sentiremo parlare: ciò non toglie che questo deve essere l’obiettivo cui tendiamo quando incontriamo l’altro per essere fedeli al mandato ricevuto dal Signore Gesù.

Manuel Giacomo Barachetti

LE FATICHE DELL’ACCOGLIENZAQuando mi è stato chiesto di preparare alcune brevi riflessioni legate alle concrete fatiche dell’accogliere nelle nostre comunità parrocchiali mi è parso che avrei avuto poco da dire se non un elenco di difetti scontati, di luoghi comuni nei quali facilmente ciascuno di noi avrebbe potuto riconoscersi (si pensi alle questioni più comuni che riguardano i divorziati risposati, gli extra-comunitari spesso cattolici nei paesi d’origine e da noi assenti dalle chiese, le persone con disabilità, le famiglie trasferite da poco…). Ho pensato allora di fare un passo oltre la semplice riflessione culturale e di lasciare che anzitutto la preghiera, la Parola e lo Spirito mi guidas-sero a guardare la nostra storia, senza prescindere dalla sua incarnazione storico culturale, ma con lo sguardo della fede. Mi sono fatta aiutare in questo anche da alcu-ne pagine ispirate a don Primo Mazzolari lette in questi giorni proprio sulla rivista del clero italiano.La premessa fondamentale alla quale vorrei rimandas-se ogni parola che dirò è quella della quale si fece in-terprete lo stesso Mazzolari e cioè che la Chiesa deve essere anzitutto Missionaria, e solo così essa è chiesa

Con altre Comunità 17 Parola Amica

accogliente, capace di spalancare le porte ai lontani giacchè quando essa viene meno alla propria vocazio-ne all’accoglienza viene meno proprio al suo stesso essere chiesa. Questa consapevolezza, secondo uno scritto ancora dello stesso Mazzolari nasce da un dato di fatto: ogni cristiano è lontano dal Vangelo. Proprio alla luce di questa “lontananza” che ci accomuna tutti è necessario prendere consapevolezza che nessuno deve essere definito un “lontano” a priori. Siamo noi tutti lon-tani e bisognosi di continua accoglienza da parte del Signore. Noi siamo quel “resto di Israele” per il quale il Signore è venuto e continua a venire nel tempo. Se non partiamo da questa premessa non ci è possibile capire la necessaria umiltà e disponibilità di cui serve alimen-tare continuamente il cuore per non cedere alla fatica che sovrabbonda sempre quando la prova del tempo logora le relazioni e ci rende incapaci di veri gesti di accoglienza.Uno degli errori più deplorevoli in cui cadiamo spesso come chiesa è quello di prendere una certa distanza dalla realtà, dalla vita reale dell’uomo, mancando così di accogliere la pienezza della persona in tutto il suo vissuto, a tratti ultimamente anche molto faticoso, stori-co, culturale e sociale. Abbiamo lasciato che nel tempo l’organizzazione pastorale sostituisse il senso buono della vita comunitaria, non che essa non sia necessaria ma non può sostituire una qualità delle relazioni. Così la parrocchia rischia di perdere la parte più bella della sua vitalità, cioè la sua capacità di interpretare il vissu-to dei credenti, creando una dicotomia tra quel che il cristiano fa nei luoghi ecclesiali e la sua ordinaria vita quotidiana. Ci siamo dedicati ad una organizzazione che, quanto a capacità di accogliere la storia, l’esistenza reale delle persone, ha fatto il suo tempo. Siamo passati da così da una parrocchia che un tempo era il tutto del-la vita della comunità, fino ad esercitare una funzione sociale, ad una parrocchia insignificante, che ha perso il senso dell’accogliere.Pare così chiaro come siamo divenuti sempre più inna-morati dei nostri schemi di pastorale, di catechesi, di funzione religiosa, che attenti alla reale comunità cri-stiana e innamorati delle persone alle quali annuncia-mo il Vangelo. Sappiamo accogliere proposte sempre più radicali o innovative di orari e schemi di pastorale ma sempre meno capaci di fare spazio all’incontro rea-le con la singola persona. La pastorale non può ridursi a proporre orari nuovi, a volte rigidi, per la catechesi, per le funzioni, tempi molto lunghi e distesi per le cele-brazioni, per eventi formativi puramente teorici e chiu-diamo le porte con out\out drastici a quanti non sono disponibili a rientrare nei nostri schemi organizzativi. Ormai alziamo steccati prima ancora di avere creato porte di apertura.Manchiamo di accoglienza ogni volta che ci chiudiamo

in uno spiritualismo disincarnato e lasciamo il mondo reale con i suoi problemi fuori dalla porta delle chie-se o degli oratori. La fede allora diventa improponibile. Specialmente per i giovani, i primi a rimanere chiusi fuori da questo volto di chiesa, e per le persone che sono in ricerca e che vogliono capire, e che non pos-sono chiudere gli occhi per non vedere la dicotomia proposta ma insostenibile tra mondo spirituale e mon-do reale. “I lontani si allontano sempre più da una pre-ghiera che non diviene carità, da una processione che non aiuta a portare le croci dell’ora”. Non siamo acco-glienti ogni volta che accanto a noi nel banco non vi è il tossicodipendente e l’anziano, il disoccupato e il ricco mecenate, la vedova in cassaintegrazione e il separato divorziato… e al termine della Eucarestia non abbiamo il tempo di fermarci a parlare con loro, a conoscere le loro storie perché siamo troppo occupati in mille riu-nioni e incontri formativi. “Il dramma della non acco-glienza oggi nelle nostre parrocchie si gioca in questa distanza sempre più grande tra la fede e la vita, tra la contemplazione e l’azione” (don P. Mazzolari).In questo quadro è evidente come sia ancora poco ac-colto il ruolo del laico responsabile ma non clericaliz-zato. Il laico infatti è in grado di leggere e interpretare il bisogno religioso del proprio ambiente così come di esservi in esso testimone primo di accoglienza con una specificità unica che non appartengono al sacerdote. Il contributo dei laici non è tuttavia frequentemente accolto e nelle alte strutture gerarchiche la sua voce risuona ancora troppo poco. La sua testimonianza man-cante è una grave fatica nell’accoglienza poiché priva la storia della chiesa di una fondamentale ricchezza. Il laico è infatti colui che consente l’incarnazione del Vangelo in tutti gli ambiti della vita, realizzando quel-la reciproca accoglienza tra mondo religioso e mondo laico che opera l’Unico mondo che esiste davanti a Dio, cioè il mondo “pieno”. “Nella chiesa devono allora trovare accoglienza tutte le voci del proprio tempo. Il parrocchiano ha diritto di incontrarvi il suo travaglio, la sua passione, la sua fatica quotidiana, non solo, come spesso accade, attraverso l’asprezza del pulpito o del bollettino parrocchiale, ma della verità del giudizio cri-stiano, il quale, mentre dà il criterio di ciò che dovrebbe essere, dà pure la forza di superare certe posizioni in-complete e false” (don P. Mazzolari).Siamo tutti chiamati dunque e anzitutto ad una acco-glienza reciproca tra laici, preti e consacrati-e poiché solo la reciproca accoglienza della diversità dei carismi nella luce dell’Unico Spirito consente di trovare sem-pre nuove e feconde strade di vera accoglienza verso ogni lontano. Verso quel “resto di Israele” per il quale Dio si è fatto Carne.

Elena De Santis

18 Parola Amica Con altre Comunità

È NATA LA COMMISSIONEDI PASTORALE GIOVANILE…

Qualcuno di voi si sarà accorto, sbirciando il ca-lendario liturgico settimanale, che è nata una nuova realtà per il sostegno e la collaborazio-

ne tra le nostre comunità cristiane: la commissione di pastorale giovanile. Ne fanno parte alcuni laici che lavorano nei nostri Oratori: alcuni catechisti che suo-no il percorso in preparazione alla Cresima; un anima-tore degli adolescenti per parrocchia; giovani che non sono impegnati direttamente in attività o in gruppi ecclesiali. A loro vanno aggiunti don Roberto, parroco di S. Giuseppe, e i curati presenti sul nostro territorio.Altro gruppo, altre riunioni, altre attività da preparare e organizzare… starete pensando voi. Stiamo calmi! Il nostro primo obbiettivo non è quello di buttare al-tra carne al fuoco, visto che i nostri calendari-agende sono già fitti come non mai, con proposte belle e di-versificate per ogni fascia d’età. Questo vuole essere un “pensatoio”, definiamolo così, dentro il quale na-

scono idee e progetti che poi vengono concretizza-ti e attualizzati nelle singole comunità. Prima di fare, sentiamo il bisogno e la necessità di avere uno stile comune, un sentire simile, altrimenti richiamo di par-lare “lingue” diverse, pur abitando uno vicino all’altro; richiamo di avere in mente progetti e metodologie di-verse pur prendendo in considerazione le stesse per-sone con le stesse caratteristiche. Avere un po’ di idee nella testa, allora, poche ma chiare, per remare tutti dalla stessa parte, seguendo la medesima rotta.

Ma perché la pastorale giovanile? Perché l’ambito de-gli adolescenti e dei giovani è il vero banco di prova della bellezza e della vivacità delle nostre comunità. E poi, mano a mano che il tempo passa, con il calo delle vocazioni vengono a mancare i preti impegnati negli Oratori. Un coinvolgimento più sicuro e deciso dei laici è necessario; che non sia però solo basato sulla buona volontà ma che si riconosca in metodi e obbiettivi condivisi con altri. Stiamo lavorando per creare una mentalità che aiuti tutti a sentirsi parte di un unico progetto, pur appartenendo e lavorando in parrocchie diverse.

Anche la medesima definizione “pastorale” è stata og-getto della nostra riflessione. Cosa vuol dire? Capiamo di cosa parliamo o utilizziamo vocabolari e riferimenti diversi? La pastorale è l’insieme delle azioni che la comuni-tà ecclesiale fa, sotto la guida potente dello Spirito di Gesù, per dare pienezza di vita e di speranza ad ogni uomo. La pastorale è una sola: il servizio alla vita in Gesù, il Signore della vita, l’unico nome in cui pos-siamo avere vita. Essa si diversifica nelle differenti realizzazioni pastorali, perché si incarna in situazioni diverse e concrete. Diventa pastorale giovanile quando il servizio alla vita in Gesù si realizza nel mondo dei giovani. La Pastorale giovanile è una dimensione della pastora-le di tutta la Chiesa e dunque essa non può interessare soltanto i ragazzi, gli adolescenti, i giovani… ne tanto-meno solo i preti giovani!Il soggetto attivo e propositivo è la parrocchia come comunità di credenti che interpreta la sua identità e la sua azione alla luce dell’apertura missionaria verso le nuove generazioni.

Con altre Comunità 19 Parola Amica

Per dare ancora più sostanza e profondità alla nostra riflessione, ci siamo lasciati aiutare da ciò che dice la Chiesa: “La pastorale delle nuove generazioni, costitui-sce il cuore stesso della missione evangelizzatrice del-la Chiesa… i giovani, in essa, non sono soggetti passivi ma vi prendono parte da veri protagonisti. La Chiesa italiana ha fatto della pastorale giovanile una opzio-ne primaria del suo apostolato… li vuole incontrare questi giovani “fino agli estremi confini”. Con questo lavoro,attento e scrupoloso noi (Chiesa), formiamo il laicato di domani. Papa Benedetto XVI invita a crea-re “una rete”… unire le forze ed evitare i singolaristi (vero attentato alla pastorale giovanile!): scuole, mo-vimenti, gruppi… tutti insieme per una nuova evan-gelizzazione… una pastorale integrale! Una pastorale che non dimentichi il contenuto che vuole veicola-re… qualcuno e non qualcosa; una persona e non una ideologia! Necessario è allora ricordare il centro di questa azione pastorale: l’incontro con Lui nella paro-la, nella preghiera nel servizio! Dare Dio… “Chi non da Dio, dà troppo poco”. In questo apostolato,infine, bisogna tenere conto di un principio fondamentale: il

principio del granellino di senapa: “grandi cose inizia-no dal piccolo… non avere la pretesa di raggiungere subito grandi successi; è Dio che sa quando il granelli-no deve diventare pianta!... la legge dei grandi numeri non è la legge del Vangelo!”… e l’uso delle calcolatrici non appartiene all’azione della pastorale della chie-sa… tantomeno alla Pastorale giovanile! (Cardinale Stanislaw Rilko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici).Poteva sembrare banale l’introduzione che abbiamo fatto al primo incontro di questa commissione, e inve-ce ha permesso a tutti di spaziare a 360° sulla realtà e le attività che le nostre comunità propongono per i ragazzi e gli adolescenti. Alcuni primi passi, importanti proprio perché siamo all’inizio, sono stati quelli di mettere un po’ di ordine in ciò che si fa già, per valorizzare ancora meglio le proposte e lì convogliare energie e tempi. Non dob-biamo inventare nulla di nuovo, ma sentire maggior-mente nostro quanto le nostre realtà offrono.Il cammino è cominciato, i frutti si stanno vedendo… ne siamo sicuri: lo Spirito soffia anche qui!

LA COLLOCAZIONE DELLA CARITAS NELLA CHIESA

Manifesti e slogan ci hanno fatto intuire che il tema “Caritas” è fondamentale in questo anno pastorale liturgico. Discorsi, catechesi,

testimonianze ci vogliono introdurre in questo mon-do così significativo per tutta la Chiesa. Ma cosa è, come è nata, quali obbiettivi si pone? In poche parole: dove vogliamo arrivare?La storia della nascita della Caritas Italiana (1971) è significativa per comprendere la sua stessa natura. La creazione della Caritas è stata voluta come organo pastorale da Paolo VI e dalla Conferenza Episcopale Italiana dopo che aveva sciolto la Pontificia Opera di Assistenza (POA). La Caritas non nasce, però, dalle ceneri della Poa in quanto le due istituzioni sono ca-ratterizzate da differenze sostanziali. La Poa, nata nel secondo dopoguerra, era un organismo di assistenza, distribuzione aiuti e gestione di servizi per i più po-veri. La Caritas, invece, è un organo di animazione della comunità cristiane e di promozione di inizia-tive di solidarietà a partire dalla conoscenza dei

bisogni. Inoltre la Poa dipendeva direttamente dal Va-ticano con delegazioni regionali e diocesane, mentre la Caritas nasce nelle singole diocesi, per volere ve-scovile, e mantiene un’autonomia e originalità legate al territorio di appartenenza.

La Caritas Italiana è un organismo pastorale costi-tuito dalla Conferenza Episcopale ItalianaLa Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di pro-muovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vi-sta dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica (Statuto Caritas Italiana, n.1).

Nel Cuore della pastorale della testimonianza della carità.

20 Parola Amica Con altre Comunità

La pastorale della testimonianza della carità agisce principalmente sulla dimensione comunitaria piut-tosto che sui singoli fedeli. Ciò non significa svilire della responsabilità dei singoli, bensì sottolineare che il soggetto della pastorale è la Chiesa nel suo insieme, come corpo e sacramento di Cristo. Questo è l’indi-rizzo segnato dal Vaticano II: in ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At.10,35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nel-la santità. (LG n.9). La testimonianza della carità è fac-cenda di tutti i cristiani nella comunione ecclesiale.

Una crescita del popolo di Dio nello spirito del Con-cilio Vaticano II, non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la comunità cri-stiana delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei suoi membri. La Carità resterà sempre per la Chiesa il banco di prova della sua credibilità nel mondo: “Da questo riconosceranno tutti che siete dei miei” (Gv.13,35).(PaoloVI, discorso al I Convegno nazionale della Cari-tas italiana, 1972)

IL RUOLO DEL LAICATOIl Concilio Vaticano II ha riscoperto il ruolo del laicato in seno alla Chiesa. Ha ribadito con autorità la parteci-pazione dei laici al sacerdozio comune, alla funzione profetica del Cristo e al servizio regale. Di questo slan-cio è stata investita la stessa Caritas che sostiene e promuove la corresponsabilità di tutti i fedeli nella testimonianza della carità.Il popolo santo di Dio partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di Carità, e con l’offrire a Dio un sacrificio di lode. (LU-MEN Gentium, n.12)

I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’u-nico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chia-mati chiunque essi siano, a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Crea-tore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua santificazione permanente. (Lumen Gentium, n. 33)

LA FUNZIONE DELLA CARITASLa funzione della Caritas si concretizza in una stra-tegia d’azione, in uno stile di presenza e di solleci-tazione. La Caritas sollecita la comunità cristiana, sia le parrocchie che i gruppi ecclesiali, a prendere co-scienza delle situazioni di disagio e bisogno prossime e lontane, leggendone le cause, individuando le re-sponsabilità e fornendo risposte efficaci, continuative e impegnative.Porre delle domande di senso e di valore alla base del-le numerose attività di aiuto e sostegno ai più poveri è il modo con cui è possibile far crescere la coscienza dei credenti, rendendoli adulti nella fede, nella speran-za e nella testimonianza della carità. La Caritas aiuta a porre domande, ma altresì sostiene e sollecita la ricerca di risposte coerenti e significative.

Riscoprire la prevalente funzione pedagogica come impegno fondamentale verso l’intera comunità par-rocchiale è la difficile sfida che sta di fronte alla Cari-tas. Educare è pensare il cammino di crescita della co-munità cristiana all’interno di un articolato processo che tenga conto della complessità delle persone, del loro vivere sociale, delle non sempre facili proposte comunitarie. Di qui la necessità di:- uno stile progettuale che aiuta a superare sia la logi-ca dell’emergenza che quella dei programmi a tavoli-no, pronti per l’uso;

- una progettualità che passi attraverso: l’analisi at-

Con altre Comunità 21 Parola Amica

tenta della realtà; l’intelligente coinvolgimento delle risorse personali, comunitarie e istituzionali (dalla vicina di casa all’assistente sociale, dal catechista al sindaco, dal volontario all’imprenditore…); la costru-zione di reti di comunicazione e solidarietà all’inter-no di un chiaro orizzonte educativo; l’individuazione di luoghi di verifica personali e comunitari.

TRA ANIMAZIONE E FORMAZIONELa Caritas, nello svolgere il suo mandato di educare la comunità cristiana al senso della solidarietà e delle fraternità, attua un compito di animazione e di for-mazione. L’animazione consiste nello scuotere dal torpore la Chiesa e la società evidenziando i bisogni e le situazioni di ingiustizia dei più poveri e soli. La formazione, invece, intende responsabilizzare, far assumere agli uni il peso degli altri in corrispondenza allo spirito evangelico, affinchè si creino delle vere e proprie reti di solidarietà attraverso le quali compiere la condivisione fraterna.Per quanto attiene al lavoro della Caritas, ecco alcune piste da seguire:- assumere come centrale e costante la dimensione formativa (con particolare attenzione alla formazio-ne dei parroci);

- sviluppare le occasioni di studio, riflessione teologica, ricerca (con particolare riferimento al sorgere di la-boratori e al mettere a tema nei Seminari e negli Isti-tuti di formazione teologica la teologia della carità);

- preoccuparsi di un costante confronto da una parte

con la teologia e dall’altra con le varie discipline del-le scienze umane (pedagogia, psicologia, sociologia, economia ecc.);

- ricercare livelli di collaborazione che sviluppino progetti comuni con il concorso solidale delle varie componenti;

- avere sempre chiaro che le persone (anche chi è portatore d’una quantità di problemi e di sofferenza) sono sempre la prima risorsa.

IL PRIMATO DELLA PEDAGOGIA DEI FATTIL’efficacia dell’esempio è ciò che sostiene la scelta metodologica della Caritas per l’educazione della co-munità. Questa pedagogia dei fatti si concretizza nella proposta di stili di vita semplici, sobri, capaci di ribal-tare la mentalità corrente di consumo indiscriminato. Una conversione globale della propria esistenza è ciò che rende plausibile ogni gesto caritativo riportando all’essenzialità e verità valori come la condivisione e la giustizia sociale.La testimonianza di carità rende capaci del gesto concreto verso chi è nel bisogno, qui e ora.La testimonianza di carità rende capaci del gesto con-creto verso chi è nel bisogno, qui e ora; educa a la-vorare insieme e a camminare al passo degli ultimi; insegna l’attenzione al povero che è sempre persona, mai riducibile a un numero,a un caso; aiuta a scoprire che l’altro, per quanto sfigurata possa essere la sua sembianza, è sempre un volto in cui rispecchiarsi e riconoscersi simili, fratelli.

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22 Parola Amica Con altre Comunità

Un osservatorio diocesanosul mondo del lavoro e del sociale

“A volte ho l’impressione che subiamo passivamente e acriticamente i cambiamenti o semplicemente li prendiamo dalle mani di altri. La stessa crisi finanziaria ed eco-nomica che in questi mesi ci ha attraversato e che rischia nei prossimi tempi di col-

pire pesantemente i posti di lavoro e le stesse strutture che lo producono, è apparsa come una sciagura imprevedibile e comunque preparata lontano dal nostro vivere quotidiano. (…) La Chiesa, la comunità di coloro che credono in Cristo, è chiamata non a subire la storia, ma a farla giorno per giorno, insieme a tutti gli uomini…”.

DALLA LETTERA DEL VESCOVO FRANCESCO BESCHI ALLE FAMIGLIE

Di recente nascita l’Osservatorio diocesano del mondo del lavoro e del sociale: un nuovo organi-smo costituito da 24 laici volontari, uno per ogni vicariato, con compiti di animazione e supporto ai vicariati e alle comunità cristiane impegnate ogni giorno nel dialogo con il territorio sui temi del la-voro e del sociale. L’Osservatorio è il risultato del lavoro pastorale svolto in questi anni da parte della Chiesa di Berga-mo dopo il manifestarsi dell’attuale crisi economi-ca, sociale e occupazionale. Giunge a seguito di un lungo e impegnativo processo di crescita e di con-fronto: dopo l’attivazione del Fondo di solidarietà, dopo i “Dialoghi con il territorio”, il convegno “Il lavoro cambia e ci cambia” e il programma pastora-le dell’anno 2011. Una concreta possibilità per le realtà parrocchiali, uno spa-zio di riflessione e di ri-cerca capace di opera-re attivamente con le comunità locali per l’occupazio-ne e la crescita. È un modello innovativo attra-verso il quale la Chiesa rinnova il suo dialogo e la sua presenza con il territorio per affron-tare i temi del sociale e della crisi del lavoro - in

particolar modo con le categorie più fragili. Un legame solido con il mondo laico, che diviene la risorsa operativa dell’Osservatorio: il compito dei laici nel progetto, è, infatti, di contribuire ad una lettura concreta della situazione socio-economica del territorio, utilizzando anche i dati già a disposi-zione e collaborando i Consigli pastorali e vicariali. L’obiettivo è quello di interpretare quanto sta av-venendo e capire in quale direzione andare, come e dove orientare le forze per trovare soluzioni alle criticità aperte. I laici hanno, quindi, il compito - di grande valore e responsabilità - non solo di leggere realtà e critici-tà, ma anche di dialogare con la propria comunità parrocchiale, interpretando le chance espresse dal

territorio. L’Osservatorio è già operativo e

coordinato dall’Ufficio per la pastorale sociale, con

la motivazione ad ac-compagnare il cam-

biamento in atto nella nostra socie-tà, nella ricerca di una dimensione propositiva, nel-la valorizzazione delle risorse a

nostra disposizio-ne per affrontare e

superare la crisi, con una particolarissima at-

tenzione ai nostri giovani.

Tempi e luoghi per i nostri figli 23 Parola Amica

1a elementare 2a elementare

4a elementare

5a elementare

3a elementare

prima media seconda media

terza media

ADO 1

ADO 2ADAADDDDA

ADO 324 Parola Amica Tempi e luoghi per i nostri figli

Tempi e luoghi per i nostri figli 25 Parola Amica

...S. FILIPPO NERI... PRONTI VIA!!?La scuola interparrocchiale “S. Filippo Neri” vi aspetta: troverete un luogo accogliente in cui, nel rispetto del-le varie individualità, si promuove la piena formazione della personalità di ogni bambino, partendo dalle sue potenzialità e dai suoi vissuti. La nostra scuola ha inoltre a cuore la collaborazione con i genitori: la vostra pre-senza sarà fondamentale... sarete chiamati ad aderire concretamente al progetto scolastico e a condividere la corresponsabilità educativa.A tutti i genitori interessati ad accedere alla Scuola dell’infanzia e ai servizi di Sezione Primavera e Nido integra-to che la scuola S. Filippo Neri offre, ecco i prossimi appuntamenti che non dovete perdere di vista...

Scuola dell’infanziaPer i bambini dai tre ai cinque anni, abbiamo a disposi-zione ampi e strutturati ambienti che caratterizzeran-no il loro primo luogo, nel quale imparare ad appren-dere, fuori dal contesto familiare.Per soddisfare eventuali esigenze di assistenza educa-tiva, la scuola dispone dei servizi di anticipo dalle ore 7:30 e di posticipo sino alle 18.00.Perché, alla scuola dell’infanzia, l’obiettivo è diventare autonomi, rafforzare la propria identità e mettere a frutto le competenze di ciascun bimbo.Insieme alle insegnanti, ciò sarà possibile proponendo annualmente tematiche di progettazione integrate da progetti e laboratori specifici, che tengano conto dei traguardi di sviluppo e facciano riferimento ad una continua flessibilità ed inventiva operativa e didattica.

OPEN DAYSABATO 25 GENNAIO 2013

ORE 16-18Inizio Iscrizioni14 Gennaio 2013

dalle 9:30 alle 11:30

dalle 15:00 alle 16:30Termine

iscrizioni:22 febbraio 2013

presso la segreteria della scuola

Sezione PrimaveraI bambini dai 24 ai 36 mesi, per rispondere alla cre-scente richiesta di servizi socio-educativi aggiuntivi, vengono accolti in una sezione sperimentale che of-fre un luogo adeguato e stimolante per i più piccoli e propone un percorso progettuale attraverso attività di gioco e l’utilizzo di diversi materiali per esperienze concrete.In orari flessibili, dalle 8:30 alle 16:30 o dalle 7:30 alle 18:00, applicati ad una dimensione di continuità edu-cativa tra servizio e famiglia, le educatrici accoglieran-no i bambini sotto i tre anni per garantire a ciascuno un processo di apprendimento attivo e naturale nel rispetto delle loro tappe evolutive.

OPEN DAYSABATO 25 GENNAIO 2013

ORE 16-18Iscrizioni a partire

da lunedì 4 Marzo 2013fino ad esaurimento posti...

Nido “Arcobaleno”Aperto da lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.00, da settembre a luglio, il nido “Arcobaleno” accreditato, darà la possibilità di scegliere, tra quattro opzioni, la fascia oraria più rispondente alle esigenze delle fami-glie.Le educatrici, in un ambiente stimolante, proporranno molteplici esperienze legate alla quotidianità, al gioco libero, all’interesse... per crescere, socializzando, con-frontandosi con capacità e desideri propri e dei pari.

26 Parola Amica Tempi e luoghi per i nostri figli

A… come AmiciziaNel nome dell’Amicizia

per iniziare bene un nuovo anno scolastico?

Domenica 30 settembre anche la nostra famiglia ha preso par-te alla Festa dell’Amicizia, gior-

nata di gemellaggio fra la nostra Scuola e la Scuola dell’infanzia di Martinengo.Cosa c’è di meglio di una giornata di festa in compagnia con la scuola dell’Infanzia di Martinengo? La gior-nata, ben organizzata, ha preso il via con un primo momento di accoglien-

za presso l’Oratorio di Martinengo, poi la Santa Messa, la visita alla Scuola dell’Infanzia ed il pranzo comunitario. Nel pomeriggio giochi, attività e una golosa merenda hanno allietato il po-meriggio di grandi e piccini.Una giornata intensa all’insegna dell’a-micizia che ha consentito alle famiglie della San Filippo Neri di ri-trovarsi in-sieme all’inizio del nuovo anno scola-

stico, ma anche alle famiglie inserite solo da pochi giorni nella nostra Scuo-la di fare nuove conoscenze. Al tempo stesso è stato bello e interessante spe-rimentare la calorosa accoglienza che ci hanno riservato Don paolo, le inse-gnanti e la comunità di Martinengo. Ancora una volta osservare i bambini ci ha insegnato molto: una canzone, un foglio bianco da colorare con le impronte delle manine sono state oc-casioni per stare insieme fra loro, in amicizia.

Una mamma della sezione Gialli

LA FAMIGLIA:dono e impegno, gioia e speranza per la comunità

Anche quest’anno è iniziato il percorso che il Gruppo Forma-tivo propone ai genitori della

Scuola San Filippo Neri. È, come sempre, un percorso culturale che vede i genitori protagonisti in pri-ma persona.In questa prima parte dell’anno gli incontri sono stati tre, due guidati da Don Roberto e uno guidato dal Dottor Marcoli. Il primo e il secondo incontro sono stati una riflessione sull’essere coppia,

sull’essere famiglia e sull’essere co-munità. Con l’aiuto di Don Roberto ci siamo confrontati su cosa vuol dire es-sere coppia e quale impegno compor-ta. Abbiamo scoperto che l’impegno non è la parte iniziale del cammino, ma la parte terminale, perché alla base di tutto ci sta il “dono”, quel dono di se stessi che porta a sommare le pro-prie capacità, a non sottrarre risorse e a scoprire che, se ognuno pensa al bene dell’altro, le risorse non si divi-dono ma si moltiplicano. E tutto que-

sto donarsi uno all’altro fa nascere la famiglia, la genera. Ed è allora che scat-ta la fase due: la “manutenzione” della stessa attraverso il dialogo e la revisio-ne del progetto “famiglia” che, con la presenza dei figli, si allarga e si espan-de. E si sviluppa anche la capacità di perdonarsi perché solo così la coppia può accogliersi per essere energia vi-tale che si dirama alla comunità e che si fa testimonianza dentro la comunità.

Un’insegnante della Scuola dell’infanzia

Tempi e luoghi per i nostri figli 27 Parola Amica

…Un magico viaggiocon il folletto Marameo…

...Anche i “piccoli” del Nido e della Sezio-ne Primavera han-

no intrapreso un nuovo ed emo-zionante viaggio alla scoperta di un magico mondo incantato con la compagnia di un nuovo amico: il folletto Marameo, il quale li accom-pagnerà per tutto l’anno scolastico e farà conoscere loro le meravi-glie del mondo che ci circondano. Dopo l’inserimento di settembre, periodo delicato e di fondamenta-le importanza per la frequenza dei piccoli nella nuova realtà scolasti-ca, il folletto Marameo si è presen-tato ai bambini e insieme hanno in-trapreso un percorso dedicato alla scoperta dei colori, attraverso atti-

vità ed esperienze concrete come la digito-pittura, attività di manipo-lazione e tante magie con i colori creando mescolanze… In sezione, in particolare ai piccoli del Nido, viene sempre offerta l’opportunità del gioco euristico, con la scoper-ta di nuovo e stimolante materiale. Con l’arrivo del mese di dicembre

e l’avvicinarsi del Santo Natale, il magico folletto, presenterà ai bam-bini un nuovo amico: l’angioletto Benedetto che farà conoscere e cercherà di trasmettere ai bimbi la gioia del Natale e l’immenso amore che Gesù ci dona ogni giorno at-traverso piccoli gesti come la rea-lizzazione del presepe all’interno della propria sezione. Ma il viaggio non termina qui… la scoperta del magico mondo continuerà anche nei prossimi mesi, nei quali “Mara-meo” farà vivere nuove e stimolanti avventure all’insegna di tanto tanto divertimento e di curiose esperien-ze!!!

Le educatrici del nido e della sezione Primavera

Un incontro formativosul metodo “fare storie”.

Nel terzo incontro, che si è te-nuto il 24 novembre, abbia-mo riflettuto con il Dottor

Marcoli, psicoterapeuta e socioanali-sta svizzero, sul “Fare storie”.È il metodo che lui propone alle scuole del Canton Ticino per aiutare i bambini a raccontare e a raccontar-si con le proprie domande e certez-ze. È un metodo che serve, in par-ticolare, a far esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti.Attraverso il racconto del “Fare sto-rie”, il dottor Marcoli ci ha suggerito di creare uno spazio dove i bambini possano raccontare il loro pensiero, lo possano rendere visibile e possa-no vedere e sperimentare che effet-to fa sugli altri.

Il professor Marcoli ci ha racconta-to anche come si vive il “Fare storie” dentro una struttura come la scuola, con la descrizione precisa di come suddividere l’aula e il salone pensati per il “Fare storie”, ci ha descritto il metodo comunicativo e l’interagire tra il bambino e l’adulto che fa da figura di riferimento.Ma, pur attraverso il racconto diver-tente, ha sottolineato alcuni aspetti

che ogni genitore può vivere a casa con i propri figli.In particolare ha evidenziato come possiamo aiutare i nostri bambini offrendo loro punti di riferimento stabili, in grado di indirizzarli a rico-noscere i limiti propri e altrui, per arrivare a scoprire che ognuno di noi è figlio e ha bisogno di qualcun altro che lo aiuta. È il primo passo verso la conoscenza serena di se stessi e del mondo che li circonda, nella certezza che in un mondo sem-pre più individualista, scoprire che tutti abbiamo bisogno degli altri per-metterà ai nostri figli di costruire un futuro migliore.

Un’insegnante della Scuola dell’infanzia

28 Parola Amica Rubrica

….Un viaggio speciale tra le meraviglie del cielo e della terra…

Anche quest’anno i bambi-ni della scuola dell’infan-zia sono protagonisti di

un fantastico ed entusiasmante viaggio alla scoperta del mondo e della realtà che li circonda. Dopo il mese di settembre, interamente dedicato all’inserimento e all’acco-glienza dei piccoli di 3 anni all’in-terno del gruppo-classe, i bambini si sono trasformati in veri e pro-pri “esploratori”; alzando il loro sguardo al cielo hanno intrapreso un intrigante viaggio tra le mera-viglie che risplendono “sopra di noi”,conoscendo così i nomi di al-cune stelle che di notte illuminano le nostre città e sperimentando un primo approccio alla conoscenza dei pianeti. Con l’arrivo del mese di dicembre e con l’avvicinarsi del Santo Natale, i nostri “piccoli esploratori”, hanno stretto amici-

zia con una stella molto importan-te e particolarmente significativa per il periodo natalizio: la stella Cometa che migliaia di anni fa ha annunciato la nascita di Gesù, un grande amico cha da lassù, tra le bellezze del firmamento, ci osser-va sempre e non ci abbandona mai. Nei prossimi mesi il viaggio conti-nua e i bambini da “piccoli esplo-ratori” del cielo si trasformeranno in veri e propri cittadini per cono-scere la loro città e le figure più significative che vi operano; impa-reranno a muoversi per le strade e a riconoscere gli spazi più impor-tanti che la città di Dalmine offre. Nel percorso educativo intrapreso sino ad oggi, non sono mancati i laboratori che offrono ai bambini momenti d’incontro sempre nuo-vi e avvincenti e il gioco, il quale ha una valenza fondamentale per

questa fascia di età. A settembre si è quindi iniziato un viaggio specia-le, che ha protagonisti non solo i bambini ma anche le insegnanti e i genitori, che per primi prendono parte a questa avventura e offro-no sostegno e stimolo per vivere esperienze ancor più arricchenti. Proprio per questo motivo, la “San Filippo Neri” da anni si adopera per creare una profonda collabo-razione scuola-famiglia al fine di creare una continuità educativa tra ciò che i bambini vivono a scuola e ciò che vivono tra le mura di casa, avendo come finalità il benessere dei vostri figli. A tal proposito, an-che nel corso di questo anno, la nostra scuola, con l’aiuto dei vari gruppi di genitori, ha offerto oc-casioni d’incontro per le varie fa-miglie, come la festa dell’Amicizia e la merenda dell’11 novembre e ha proposto incontri di formazio-ne aventi come tema centrale il concetto di famiglia… La parteci-pazione alle varie iniziative è stata positiva, ma comunque l’intenzio-ne è quella di continuare “a lavo-rare” per garantire e mantenere viva questa stretta e fondamentale collaborazione tra noi scuola e voi famiglie… In fondo il viaggio intra-preso dai vostri bimbi alla scuola dell’infanzia è un viaggio unico e irripetibile: è giusto che alcuni rita-gli di viaggio non li vivano da soli ma in vostra compagnia, cammi-nando con voi mano nella mano…

Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia

2828 882828 Parrrrrrrolololololololaololololololol AAAAmAmAmAAmAmAmAmAmAmAmAmAAAmAmAmA icaicaicaicaicaicaicaica RRRRRRRubububbbubububbbubbbririririririririririririririririririrr cacacacaacaacaacaccacaaaaaaRR

g ggpreso dai vostri bimbi alla scuola dell infanzia è un viaggio unico edell’infanzia è un viaggio unico eirripetibile: è giusto che alcuni rita-gli di viaggio non li vivano da soli ma in vostra compagnia, cammi-nando con voi mano nella mano…

Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia

Tempi e luoghi per i nostri figli 29 Parola Amica

Una festa a sorpresain compagnia della GALLINA HILDA

Sempre attivo e pieno di pro-poste il “Gruppo Ricreativo” che domenica 11 novembre

ha organizzato un altro momento di aggregazione per tutte la fami-

glie della San Filippo Neri. Un po-meriggio in allegria, animato dallo spettacolo HILDA - LA GALLINA CHE NON MOLLAVA MAI. I bam-bini hanno seguito con trasporto l’avventura di Hilda, impavida gal-lina che intraprende un movimen-tato viaggio per conoscere i pulci-ni appena nati da una zia; in tanti le danno un passaggio... persino i pompieri... e Hilda si diverte molto nello slalom tra il traffico cittadino, appollaiata sulla scala del camion. Arrivata a destinazione compren-de la meraviglia e l’importanza del-la famiglia fino a desiderarne una... e dopo essersi informata su come nasce un pulcino, grazie a un bel cartellone che lo ha illustrato an-che ai piccoli spettatori, riesce ad eludere anche la contadina, ultimo ostacolo prima di realizzare il suo sogno e diventare mamma. A se-

guire, nella sala da pranzo, è stata allestita una ricca merenda: bimbi e genitori hanno riempito piatti e bicchieri tra chiacchiere e giochi... Come sempre in queste occasioni la partecipazione delle famiglie è stata numerosa: tra vecchie e nuo-ve conoscenze la gioia dei nostri bambini nel condividere la loro Scuola.

Una mamma della sezione Verdi

Un presepe nascosto

Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo ri-guardante il Presepe ho

temuto di non riuscire a scrivere nemmeno due righe. Il Presepe è una tradizione costante nella mia crescita, ma forse, proprio per que-sto, scontata. Nella mia famiglia, ogni 8 dicembre, la mamma pren-deva dalla cantina albero, Presepe e addobbi per iniziare, così, un’in-terminabile giornata di preparativi per rendere la casa luogo gioioso. Quando ero piccola costruire un ambiente in miniatura, con statui-ne colorate, personaggi che si spo-

stavano seguendo una stella come-ta e che lasciavano le impronte nel deserto fatto di farina di semola, aspettare che quella semplice cul-la ospitasse un dono prezioso, era un’emozione grandissima. Per ore, coccolata dalla famiglia, mi ritro-vavo a costruire paesaggi, posizio-nare pecorelle, sognare racconti e storie animate dai vari personaggi. Mi immaginavo i discorsi di stupo-re di quei pastori un po’ assonnati che ad un tratto venivano avvisati dall’angelo della nascita di una per-sona importantissima, immaginavo le statuine che bussavano nelle

porte delle varie casette per comu-nicare un avvenimento speciale, uno di quegli eventi che costrin-geva tutti a scendere dal letto per precipitarsi a vedere cosa stava ac-cadendo… immaginavo il fermen-to e la volontà di voler partecipare a qualcosa che, ancora era ignota, ma che prometteva già tanta me-raviglia e gioia. Allora ero bambina, ma oggi ricordo molto bene quan-to aspettavo il Natale. La mamma, il papà, mia sorella, le mie catechiste, il don… tutti gli adulti che mi cir-condavano mi sembravano felici, gioiosi e queste sensazioni mi en-travano nel cuore fino a farle di-ventare mie.Quando sono entrata nell’adole-scenza, nonostante i tentativi, qua-si assillanti, della mamma, fare il Presepe mi sembrava più un obbli-go che un gioco. Non capivo più il senso. Non apprezzavo il tempo da dedicare alla preparazione perché, appena iniziate le vacanze scola-

stiche, preferivo uscire con le mie amiche. La mamma insisteva, per cui, il Presepe era da fare!!! Oggi che sono grande, così mi di-cono, il Presepe che significato ha assunto?!! Ha valore? C’è ancora qualcuno che lo costruisce come ai vecchi tempi o tutti comprano quelli già pronti?Negli ultimi anni ho avuto la fortu-na di accompagnare la giuria del concorso del “Museo del Presepe” della Parrocchia di Brembo, il con-corso prevede la visita di molte fa-miglie che decidono di mettere in mostra la propria opera d’arte! È stato affascinate scoprire la quanti-tà di famiglie che, insieme ai loro bambini, dedicano del tempo per questa tradizione. Mi sono ritrovata da adulta ad osservare con meravi-glia ciò che la mia famiglia faceva con me quando ero bambina. Sen-za accorgermene il valore del Pre-sepe, che sembrava essere svanito con l’adolescenza, si è rifatto sen-tire e con maggior intensità mi ha insegnato a comprendere i signifi-cati nascosti di questa tradizione cristiana. Ho riscoperto la bellezza e l’unicità dei momenti trascorsi insieme, l’importanza di essere cir-condata da adulti emozionati nel tramandare questa tradizione, il valore dell’attesa intrepida di “posi-zionare” Gesù bambino nella culla,

attesa che solo gli occhi speranzosi dei bambini ci sanno trasmettere. Ora ringrazio quella mamma che mi “costringeva” a fare il Presepe, ora capisco quanto voleva trasmet-termi in tutto questo fare.Il Presepe della nostra scuola, quest’anno, ha voluto seguire que-sta direttiva. Ha voluto rispecchiare la ricchezza del Natale attraverso la semplicità e l’essenzialità. Il no-stro Presepe non è affollato, qual-cuno direbbe che c’è “il minimo indispensabile”. Maria, Giuseppe, i tre Re Magi, l’angelo, una pastorel-la e un gregge di pecore. Ci sono tanti sentieri e una piazza. Tutti sono rivolti alla capanna, le strade conducono a essa, ma Chi stanno aspettando? La strada principale non termina nel Presepe, ma vuol essere invito aperto a ciascuno di potervi partecipare. Quel Presepe nascosto ora è di-ventato un dono. Ogni volta che ci passo davanti, anche per caso, ho ben chiaro in testa cosa Gesù Bam-bino voleva dirci.Il mio augurio personale è di poter riscoprire insieme ai vostri figli la bellezza di questa tradizione, di far-vi contagiare dalla loro meraviglia e fantasia, di scoprire quell’amore nascosto che, sempre presente, guida la nostra vita.

Federica

La voce dei nostri gruppi 31 Parola Amica

FONDAZIONE DI RELIGIONE E DI CULTO“Casa Sollievo della Sofferenza”

OPERA DI SAN PIO DA PIETRELCINA

Gentile Signora Marisa Calvi,esprimo a Lei ed ai componenti del Gruppo di Preghiera “S. Giuseppe Artigia-no” di Dalmine i sensi della mia gratitudine per il generoso contributo desti-

nato al Reparto di Pediatria Oncologica di Casa Sollievo della Sofferenza.Quest’Opera della Provvidenza cresce e si perfeziona grazie a tutti voi che generosa-mente la sostenete e con la preghiera la alimentate, memori del disegno di San Pio da Pietrelcina che la voleva bella e grande al servizio dei sofferenti.RicordandoVi presso le spoglie mortali del Fondatore, Vi esorto ad essere sempre perseveranti e fervorosi nella preghiera e certi che il Signore ascolta ed esaudisce, concedendo grazie spirituali e temporali.Sempre grato della Sua collaborazione, e con l’augurio di ogni bene in Dio, invio fra-terni cordiali saluti.

+ Michele Castoro - Arcivescovo

L’Apostolato della Preghiera

LA TENTAZIONE

La tentazione non è peccato, lo è se la cerchiamo volontariamente e non la contrastiamo.Non dobbiamo sopravvalutare le nostre forze.

Dobbiamo chiedere aiuto al Signore tempestivamente e dobbiamo dire, come nel Padre Nostro: “Signore non abbandonarci nella tentazione”.La tentazione è salutare quando è combattuta, allon-tanata con determinazione; rinforza il carattere ed esercita la propria volontà. Come l’atleta che si allena per vincere una gara sportiva accetta la fatica e la sofferenza dello sforzo fisico musco-lare e morale per divenire più forte degli awersari, il credente deve lot-tare contro i propri istinti sui quali insiste la tentazione per mantenersi integro nella sua fede e questo costa sacrificio e fatica in continuo e per questo deve chiedere aiuto al Signo-re, ai Suoi Santi e al proprio Angelo Custode!Ma deve anche evitarla, “fuggirla” come dice l’Atto di dolore per non mettersi in occasione di peccato.In questo caso chi fugge non è un

debole o un vigliacco ma è un forte perché lo stare nella tentazione a volte può essere piacevole, ma ciò che piace non sempre fa bene al corpo come all’a-nima e quasi sempre, anzi sempre, cadere nella ten-tazione è colpa grave ed è peccato da confessare e riparare.Da qui il dovere del credente è di vigilare sempre e di fare opera di discernimento nel valutare situazioni

e anche persone in continuo perché il male non sempre è evidente subi-to, ma è nascosto e si presenta sotto diverse spoglie apparentemente in-nocue per la nostra salute spirituale.Da non dimenticare che l’angelo delle tenebre, causa di ogni male nel mondo, tende e tenderà sempre a minimizzare la gravità di ogni atto di peccato e a banalizzare ogni opera che porti a mantenere e promuove-re la virtù.Comunque la migliore difesa è sem-pre la preghiera continua per stare sempre con il Signore che è più for-te dei nostri nemici.

L. C.

32 Parola Amica La voce dei nostri gruppi

CONFERENZA DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI

RICORDANDO I NOSTRI ANZIANI

Nei momenti forti delle nostre tradizioni, a Na-tale e a Pasqua, i confratelli vanno a visitare gli ospiti della Casa San Giuseppe per stare

insieme con loro un pomeriggio, conversando e pre-gando, partecipando alla Santa Messa e lasciando loro

un “ricordino” di contenuto religioso. Questi momenti sono di gioia e di affetto per tutti. Gli ospiti aspettano questi incontri e, da qualche tempo, ricambiano i “re-galini” con lavoretti fatti con le loro mani.L’ambiente è bello ed accogliente e gli ospiti sono trat-tati, come è giusto che sia, con molto amore dalle suo-re, dai volontari e da tutti gli operatori, ma certamente in ciascuno di loro c’è il rimpianto della famiglia e della casa e in noi l’amarezza per la loro condizione.Purtroppo la società, così com’è organizzata oggi, ten-de a trascurare, o peggio, a emarginare chi non è più abile o chi non serve più alla produzione di beni.L’etica cristiana della famiglia predilige la presenza dell’anziano nel nucleo famigliare. Ieri era più facile che questo avvenisse perché il lavoro era organizzato diversamente, mentre oggi l’uomo e la donna sono costretti ad uscire di casa e unirsi ad altri per pro-durre beni o erogare servizi necessari alla comunità. L’anziano non autosufficiente o bisognoso di cure che resta solo a casa è costretto ad avere “badanti” quasi sempre straniere, o essere ospitato in case di acco-glienza, oggi molto diffuse.L’anziano, per la nostra cultura, è stato ed è una risorsa e una ricchezza perché trasmette valori e dà contribu-ti di esperienza di vita che difficilmente si ricevono nella scuola e nell’attività lavorativa.Sarebbe pertanto necessario che rimanesse in fami-glia cosicché i giovani potrebbero trarre vantaggio da questa presenza anche per il loro equilibrio affettivo. La società oggi è proiettata a valori utilitaristici e non facilita questo disgregando la famiglia nei suoi com-ponenti. A questo fenomeno contribuisce un certo at-teggiamento di chi rimane fisicamente, ma si isola, fa-vorito dai moderni mezzi di comunicazione (TV) e di studio o ludici (Internet) cosicché la famiglia non vive più, come una volta, in un regime di comunione ma di isolamento e si parla sempre meno tra i suoi membri.L’anziano in famiglia è invece un’occasione di coesio-ne che favorisce il colloquio e la conoscenza di fatti e di idee, permette atti d’amore e di sentimenti: in una parola l’esercizio della Carità cristiana.Infine l’aspetto spirituale: l’anziano dedica molto del suo tempo alla preghiera, perciò per la famiglia e i suoi membri è un vantaggio averlo in casa perché procura la benedizione del Signore su tutti ogni gior-no ed è una testimonianza di fede per i più giovani in fase di formazione.

L. C.

Rubrica 33 Parola Amica

La R.S.A. Fondazione San Giuseppe di Dalmine acco-glie 88 ospiti in forma definitiva, 2 in forma temporanea

e 10 in Centro Diurno, l’equipe multidisciplinare opera ri-spondendo ai bisogni e alle necessità dell’anziano e dei suoi familiari secondo un’ottica globale. L’anziano che accede alla struttura viene assistito e supportato da tutto il perso-nale, in modo da garantirne l’assistenza, le cure sanitarie ne-cessarie e la partecipazione ad attività varie (come quelle di fisioterapia e di animazione). Queste ultime sono progettate per mantenere e/o a rafforzare le capacità funzionali, moto-rie, cognitive e relazionali necessarie alla vita quotidiana. È inoltre favorita al massimo la continuità dei rapporti affettivi con la famiglia di provenienza.Gli obiettivi e le modalità di intervento di ogni servizio ven-gono ridefiniti in base alle necessità espresse e manifesta-te dagli anziani e dai loro familiari: le periodiche riunioni dell’équipe con questi ultimi sono momenti utili di confron-to e di stimolo.Nell’ultimo anno il servizio educativo ha posto i seguenti obiettivi primari:- la realizzazione di attività ludiche, musicali, di laboratorio e di assistenza individuale sia per l’R.S.A. che per il C.D.I.;

- la realizzazione delle attività di attivazione della memoria procedurale durante i momenti della colazione e della me-renda;

- l’attività motoria al piano;- la formazione e la progettazione di attività dedicate alle persone affette da patologia di demenza (da realizzare nel prossimo anno 2013).

Per quanto riguarda l’assistenza medica, il servizio medico con passare degli anni ha incrementato i servizi offerti dal-l’RSA. Oltre al servizio garantito quotidianamente dai medi-ci della struttura sono stati attivati - il servizio di telecardio-logia: un’applicazione della telemedicina che prevedela trasmissione e refertazione a distanza di elettrocardio-grammi e l’effettuazione di teleconsulti cardiologici. - La collaborazione con medici specialisti esterni: in partico-lare neurologo e fisiatra, che eseguono valutazioni specia-listiche direttamente in RSA e collaborano con i medici ed

i fisioterapisti della struttura per impostare, ove possibile, adeguati interventi riabilitativi.

Centrale importanza viene sempre data alla formazione e all’informazione sia degli operatori che della popolazione del territorio. Secondo quest’ottica sono stati proposti due diversi percorsi di formazione dell’ambito e della Provincia:- Il “Progetto Melograno. Conversazioni sul lavoro di cura” - attivo dal 22 settembre al 1° dicembre 2012 - indirizzato a tutti coloro (in primis familiari ma anche operatori) che si occupano dell’assistenza agli anziani;

- il corso di aggiornamento “Il girasole. Incontri dedicati allo star bene per curare bene” dedicato agli A.S.A. e 0.S.S. delle R.S.A. e C.D.I.

Durante il corso dell’anno sono inoltre organizzati percorsi interni di formazione per tutto il personale.- Trasporto Ospiti per accompagnamento visite specialiste in Convezione con “Anteas”, la quale si occupa anche del trasporto di ospiti al centro diurno.

- Volontariato: attiva nell’R.S.A. l’Associazione “L’Antenna”, coordinata dalla presidente Sig.ra Marina; i volontari (circa una ventina a rotazione) sono una presenza significativa per lo svolgimento delle attività, per l’accompagnamento e la compagnia agli ospiti.

- Presenti in R.S.A. anche tre religiose, che curano ed orga-nizzano i momenti spirituali delle giornate e le festività re-ligiose, assicurando una presenza assidua e confortante per gli ospiti e i familiari. Inoltre forniscono un supporto alle attività di assistenza e di animazione quando è necessario.

- Ambulatorio medico Geriatrico: in futuro, con il contributo del Direttore Sanitario della struttura Dr. Marianna Caloni, si prevede l’apertura di un ambulatorio specialistico geria-trico. Tale ambulatorio mira a rispondere alle sempre più frequenti richieste provenienti dal territorio dalminese, in merito alla gestione delle patologie tipiche dell’età avan-zata, con un approccio multidimensionale volto alla cura della persona nella sua globalità.

Lavori nuova ala: dal dettembre 2012 sono ripresi i lavori per la definizione degli spazi: 12 camere Alzheimer, 23 Ca-mere RSA, 17 mini alloggi protetti.

34 Parola Amica La voce dei nostri gruppi

Volendo fare un bilancio del lavoro da noi svolto nell’an-no 2012 possiamo dire di essere molto soddisfatte. Ab-biamo avuto una buona affluenza di signore presso la

nostra sede e sono venute a trovarci molte persone all’oratorio; infatti abbiamo fatto un ottimo incasso tra pesca-mercatino e sottoscrizione. Ovviamente questo ci induce a migliorarci ul-teriormente, cercheremo di trovare idee nuove per allestire i mercatini del 2013.Dobbiamo però ringraziare alcune persone che ci hanno aiu-tato:

per l’allestimento degli standche ci hanno portato tutti gli scatoloni

che ha arrotolato tutti i biglietti della lotteria e che inol-tre ci aiuta tutto l’anno portandoci il frutto del suo lavoro personale

che sono state presenti presso gli stand per la vendita,le Signore dell’oratorio che sono state sempre gentili e di-sponibili con noi nei giorni della pescail nostro Don Roberto sempre pronto ad ascoltare nuove idee ed aiutare a svilupparlele persone che ci hanno aiutato a vendere i biglietti della sottoscrizione a premii negozi che ci hanno sponsorizzato la sottoscrizione a pre-mii negozianti (Maglificio Dalmine, Sax, Rosti e Cornali Gioielli) e i privati che ci hanno regalato premi da vendere.

Infine il nostro ringraziamento più grande va a tutti gli abitan-ti di Dalmine che sono venuti a trovarci e a comprare i nostri lavori e che si sono congratulati per il lavoro da noi svolto, così da spronarci a fare di più. Vi ricordiamo che tutti i martedì sia-mo presenti presso la nostra sede (casa delle suore) dalle 15,00 alle 17,30; chi vuole venire a trovarci troverà la porta aperta e un sorriso di benvenuto.

Gruppo Mercatino Parrocchiale

GRUPPOMERCATINOPARROCCHIALE

Non solo Poesie 35 Parola Amica

La rubrica “le nostre radici” ci aiuta a gustare oggi ciò che altri hanno fatto, detto, gustato già da qualche tem-po. Facendo tesoro dunque del “bello” che ci è arrivato da loro, vogliamo leggere anche in questo numero del Bollettino Parrocchiale alcune poesie del dott. Fabiani. Sono riflessioni e preghiere, poesia e prosa, aneddoti personali e sogni per sé e per gli altri… Un grazie di cuore a chi ci permette di arricchire queste pagine. Un grazie di cuore a nonno Sergio.

POESIE...nonsolo

Canto di NataleN ella Notte Santa la Cometa annunciatrice abbaglia il Cielo e dischiude il Paradiso:un Oceano di pace si diffonde

tra musiche d’Angeli e canti di Pastori. Intorno alla misera Stallac’è pienezza di vita, c’è beatitudine:garanzie di vittoria certa sugli iniqui araldi di subdoli veleni, sugli uragani di sangue, sul gelo degli immensi deserti della ribellione. Svegliatevi! Svegliamoci! S’è fatto giorno! Celebriamo la vita con riconoscenza, contempliamo il Creato, costruiamo sulla desertificazione dell’anima la vera realtà di noi stessi, senza gli eccessi d’orgoglio, le manie di grandezza e della false speranze. Godiamo il Natale! Celebriamo la festa! Godiamo la presenza del Dio Bambino, seminando amore e affrontando le paure con il grande valore della fede. Scoppia in Cielo il trionfo delle Schiere Angeliche:dalla Vergine è nato l’Onnipotente!

VorreiE sser una bianca nuvola vorrei e del vento volar nella brezza e vagare, vagar con leggerezza

finché pioggia non diventerei. E poi mi metterei in vibrazione per ripulire, con molta decisione, il Mondo che impazzisce di sozzura, sporcando ogni umana creatura. E poi gridare vorrei, vorrei, vorrei fino all’estrema mia fatale ora: vorrei, vorrei nel Mondo creder ancora.

e:

o Poesie

36 Parola Amica In Agenda

Anagrafe parrocchiale

I BATTESIMI

Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. (SALMO 130)

Formentini Stefano e Nespoli Chiara per il figlio Filippo, Domenica 21 Ottobre 2012Arcangeli Andrea e Conti Martina per il figlio Davide, Domenica 21 Ottobre 2012 Rocci Fabrizio e Palmieri Alessandra per il figlio Andrea, Domenica 21 Ottobre 2012Valle Alessandro e Zucchinali Alessandra per la figlia Giorgia, Domenica 18 Novembre 2012Fumagalli Michele e Ghirardi Licia per la figlia Viola, Domenica 18 Novembre 2012

I MATRIMONI

Petrignano Sergio e Graco Federica il 1° Dicembre 2012

I NOSTRI CARI MORTI

Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me.

Bugada Pierina di anni 100

morta il 30 Settembre 2012

Ferrari Alessandro di anni 88

morto il 12 Ottobre 2012

Nozza Luigia di anni 90

morta il 24 Ottobre 2012

In Agenda 37 Parola Amica

Bugini Giuseppina di anni 86

morta il 27 Ottobre 2012

Pozzi Mariangela di anni 53

morta il 3 Novembre 2012

“Non siate tristi per me, ricordatemi con un sorriso, sarò sempre con voi.

Corti Andrea di anni 83

morto il 03 Novembre 2012

Paris Giovanni di anni 81

morto il 21 Novembre 2012

Esempio di vita onesta e generosa per gli amati figli e nipoti, stimato dalla co-munità per la sua operosa presenza. Nel dolore di sua moglie Regina e della famiglia, indelebile è il suo ricordo.

Pesenti Maria Lina di anni 83

morta il 04 Dicembre 2012

Lallio (Bergamo)Telefono: 347.100.14.53

38 Parola Amica In Agenda

CALENDARIO PASTORALE PARROCCHIALE

DICEMBRE 2012

Mar 25 Natale del Signore GesùMer 26 Festa di Santo Stefano Gita con le famiglie ad AssisiDom 30 Festa della Sacra Famiglia Lun 31 Messa di Ringraziamento, canto de Te

Deum; Cena di Capodanno

GENNAIO 2013

Mar 1 Festa di Santa Maria - Giornata della Pace - Capodanno

Mer 2 Campo invernale interparrocchiale per adolescenti

Ven 4 Primo Venerdì del mese: adorazione eucaristica

Dom 6 Festa dell’EpifaniaMar 8 Incontro catechisti interparrocchialeGio 10 Messa Gruppo Padre Pio Consiglio Pastorale ParrocchialeDom 13 Celebrazione dei Battesimi Terzo Incontro dei genitori dei

Sacramenti Inizio del Corso dei FidanzatiMer 16 Messa Madri Cristiane Gruppo liturgicoGio 17 Incontro di formazione genitori Scuola

MaternaVen 18 Settimana di preghiera per l’unità dei

cristiani Scuola di preghiera in Seminario Incontro Gruppo MissionarioDom 20 Incontro Azione Cattolica Inizio della convivenza degli

adolescenti Incontro Gruppo CoppieMer 23 Consiglio dell’oratorioVen 25 Incontro vicariale dei catechisti con il

Vescovo FrancescoSab 26 Incontro del Consiglio Pastorale Vicariale Concorso canoro nella Festa di san

Giovanni BoscoDom 27 Festa di san Giovanni BoscoLun 28 In settimana Comunione agli ammalatiMer 30 Incontro per gli educatori e dei volontari

dell’Oratorio

Gio 31 Festa di san Giovanni Bosco - Fiaccolata

FEBBRAIO 2013

Ven 1 Primo Venerdì del mese: adorazione eucaristica

Sab 2 Presentazione del Signore: Festa della Candelora

Dom 3 Festa della VitaLun 4 San Biagio: Benedizione della gola Mar 5 Incontro catechisti interparrocchialeMer 6 Gruppo liturgicoGio 7 Incontro per gli animatori della

Preghiera nelle caseVen 8 Consiglio Pastorale ParrocchialeDom 10 Festa di Carnevale Giornata del SeminarioLun 11 Festa mondiale dell’AmmalatoMer 13 Sacre Ceneri Inizio della QuaresimaGio 14 Messa Gruppo Padre PioVen 15 Via Crucis Scuola di preghiera in Seminario Incontro Gruppo MissionarioDom 17 Celebrazione dei Battesimi Incontro Azione Cattolica Corso interparrocchiale preparazione al

Battesimo Quarto Incontro dei genitori dei

SacramentiMar 19 Corso Biblico con Mons. Scalabrini a S.

AndreaMer 20 Messa Madri Cristiane Consiglio dell’oratorioGio 21 Preghiera nelle caseVen 22 Via CrucisSab 23 Convegno Missionario Diocesano Ritiro per giovani e adolescentiDom 24 Messa con il CVS Incontro Gruppo Coppie Corso interparrocchiale preparazione al

BattesimoLun 25 In settimana Comunione agli ammalatiMar 26 Corso Biblico con Mons. Scalabrini a S.

Andrea

In Agenda 39 Parola Amica

Mer 27 Cena di condivisione genitori Scuola Materna

Gio 28 Preghiera nelle case

MARZO 2013

Ven 1 Via Crucis Primo Venerdì del mese: adorazione

eucaristica Consiglio Pastorale ParrocchialeLun 4 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi SpiritualiMar 5 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi Spirituali Corso Biblico con Mons. Scalabrini a S.

AndreaMer 6 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi SpiritualiGio 7 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi SpiritualiVen 8 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi SpiritualiSab 9 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi Spirituali Incontro dei Cresimandi con il Vescovo

in DuomoDom 10 Settimana di animazione comunitaria:

Esercizi Spirituali Lun 11 Incontro di preghiera genitori Scuola

Materna

Mar 12 Corso Biblico con Mons. Scalabrini a S. Andrea

Mer 13 Gruppo liturgicoGio 14 Messa Gruppo Padre Pio Preghiera nelle caseVen15 Via Crucis Scuola di preghiera in Seminario Incontro Gruppo MissionarioSab16 Cena poveraDom17 Incontro Azione Cattolica Conclusione del Corso dei FidanzatiLun18 In settimana Comunione pasquale agli

ammalatiMar 19 Festa Patronale di San GiuseppeMer 20 Messa Madri Cristiane Corso Biblico con Mons. ScalabriniGio 21 Preghiera nelle caseVen 22 Via Crucis Consiglio dell’oratorioDom 24 Domenica Palme - Veglia di

preghiera per i giovani con il Vescovo

Incontro Gruppo CoppieMar 26 Confessioni Elementari e Medie Confessioni AdolescentiMer 27 Giornata Penitenziale con le ConfessioniGio 28 Messa in Coena Domini con la lavanda

dei piediVen 29 Morte del Signore Actio Liturgica Rappresentazione della Passione del

SignoreSab 30 Solenne Veglia PasqualeDom 31 Pasqua di Risurrezione

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIInnnnnn nnn nnnnnnnnnnnn Agege dndndndndndndndndndndndndndnddndnddndndaaA 3939 39 39 3939 39 39 3999 PPParPPPPPPPaParParPPPPP olaolao Ammicaaicaaaaaaaaa

Tanti auguri di buon Natale!

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addobbi - vestizioni - pratiche

Osio Sotto piazza Agliardi 1A tel. 035.4823679

Abit. Dalmine via Beltrami 7 tel. 035.561544

Bergamo via B. Palazzo 25H tel. 035.212179

Presezzo via Capersegno 6 tel. 035.616135

CONSORZIO FIDI FRA IMPRESE ARTIGIANE

DELLA PROVINCIA DI BERGAMO