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Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo VI. Discorso e conversazione 1 La comunicazione come discorso La comunicazione è un’attività pervasiva che attraversa le innumerevoli forma della vita umana. Nello scambio fra due o più persone, la comunicazione si configura come DISCORSO, ossia come pratica sociale di produzione di senso.

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Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011

Capitolo VI. Discorso e conversazione Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011

Capitolo VI. Discorso e conversazione

1

La comunicazione come discorso

La comunicazione è un’attività pervasiva che attraversa le innumerevoli forma della vita umana.

Nello scambio fra due o più persone, la comunicazione si configura come DISCORSO, ossia come pratica sociale di produzione di senso.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011

Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La comunicazione è:

condivisione di significati e partecipazione nella costruzione di percorsi di senso fra due o più soggetti.

La comunicazione non è:

un dato, ma è un processo che presenta caratteristiche di stabilità e che è soggetta a continue variazioni e cambiamenti.

Il luogo della comunicazione è quindi nello spazio tra

ESSERE e DIVENIRE.

Essere una certa evidenza e simultaneamente trasformarsi in qualcosa d’altro.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011

Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La comunicazione è discorso, ossia etimologicamente“correre qua e la”.

Comunicare è “discorrere” poiché nella comunicazione non vi sono né ordine logico né necessità matematica, ma si passa da un argomento all’altro in modo apparentemente casuale e disordinato.

In questa prospettiva :Discorso è una pratica sociale di produzione di senso in riferimento a persone, eventi, idee e cose.

E’ dire qualcosa a proposito di qualcosa d’altro adottando un certo punto di vista.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La produzione dei significati è un processo relazionale

l’esito di pratiche sociali connesse in modo dialettico con altri elementi della realtà.

Di conseguenza:

ogni discorso non è mai neutro ma è sempre la creazione di un percorso di senso in funzione del momento contingente e delle

appartenenze sociali, istituzionali e culturali.

Il discorso non va inteso come la manifestazione di una precedente realtà ma è costitutivo della realtà stessa nel momento in cui la esprime.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Le origini dello studio del discorso

Nel 1978 gli studiosi hanno attuato uno spostamento dell’attenzione dallo studio della frase a quello del discorso e ciò ha consentito di conoscere

meglio una serie di fenomeni:

• il ricordo delle proposizioni di un testo è influenzato dal loro livello di gerarchia

• la differenza fra una informazione già data e una nuova è segnalata dal tempo di lettura e di comprensione

• la struttura di un discorso organizzata secondo la grammatica delle storie favorisce il ricordo e la sintesi

• l’organizzazione retorica di un discorso facilita l’abilità espositiva nel parlante e la capacità di fare inferenze nel destinatario

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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L’analisi del discorso segna il passaggio

DALLA

grammatica del testo: studio della coerenza semantica e sintattica fra le frasi attraverso il riconoscimento delle relazioni locali fra di esse esistenti

(microstrutture )

ALLA

elaborazione del testo: considerazione ai rapporti fra testo e contesto poiché la comprensione di un testo non dipende dalle singole frasi isolate, ma dalla totalità del testo (macrostrutture).

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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L’attenzione si focalizza ulteriormente

sul discorso in quanto processo

ossia come attività eminentemente umana che consiste nel comprendere, produrre, riprodurre, comporre, ricordare, sintetizzare, scomporre e

riaggiustare le diverse componenti di un discorso.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Il punto di vista della etnometodologia

• attenzione focalizzata sugli scambi interattivi e comunicativi fra due o più soggetti nel corso della vita di tutti i giorni

• etno = conoscenza “etnica”, propria del senso comune; metodologia = ragionamento pratico a cui fanno ricorso i membri di una società nel costruire e valutare azioni ed eventi

• assunto di partenza: le attività attraverso cui le persone producono e gestiscono le relazioni quotidiane sono identiche ai procedimenti usati dai membri della comunità medesima per renderle “spiegabili” (accountable)

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Caratteristiche fondamentali delle pratiche quotidiane

Indessicalità

legame inestricabile delle pratiche quotidiane (e del loro significato) con il

contesto d’uso

Riflessività

legame fra il “fare società” (le pratiche concrete quotidiane) e lo “spiegare la

società” (le categorie per comprendere tali pratiche)

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Programma dell’etnometodologia:

• analizzare le proprietà formali del ragionamento pratico

i dati vanno inseriti nel loro contesto per essere compresi e spiegati

non vi sono norme ma “glosse”, che rendono interpretabile il significato di quanto sta accadendo

si ricerca il senso delle pratiche concrete quotidiane tali pratiche sono procedure da costruire, ricostruire e,

di volta in volta, portare a compimento

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Importanza attribuita dall’etnometodologia allo studio delle pratiche discorsive e della conversazione

regole che governano la conversazione

Procedure ad hoc

collegano a un contesto specifico gli aspetti razionali del proprio agire

sociale, con particolare attenzione alle norme

Pratiche di glossa

disambiguano la comunicazione e mostrano come essa vada intesa

da parte di chi vi partecipa

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La psicologia del discorso

Psicologia discorsiva: studio sistematico dei processi psicologici sottesi all’attività discorsiva degli esseri umani.

Scopo della psicologia discorsiva: analizzare in che modo i discorsi sono costruiti, come si svolgono e che esiti pragmatici producono.

La psicologia discorsiva implica un superamento del cognitivismo: insiste più sull’azione che sulla cognizione.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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L’attività umana porta gli individui a orientarsi attivamente verso date condizioni di realtà, scegliendo concretamente una certa sequenza di azioni e mostrando un proprio potere casuale.

Nello stesso tempo, essi formulano le proprie credenze e provano emozioni che rendono comprensibili e spiegabili le loro azioni.

Tutto questo si manifesta in modo ostensibile nei discorsi fatti fra le persone.

Di conseguenza: il discorso è un’attività inestricabile dalle categorie e dagli orientamenti mentali dei

partecipanti.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La psicologia discorsiva ha quindi una natura costruttivistica in senso lato, poiché le categorie, come pure le spiegazioni impiegate dai parlanti, sono da loro «costruite» ed elaborate

La psicologia discorsiva ha portato a una revisione del concetto di

Atteggiamentointeso come «posizionamento» e dispositivo comunicativo in quanto esprime il proprio orientamento ideologico su un certo ambito.

Costituisce una «pratica valutativa», in quanto manifesta la propria posizione nell’attribuire valori e nel fornire giudizi su ciò di cui si sta parlando.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Billig ha posto in evidenza la funzione retorica del discorso

Quando le persone parlano non seguono le regole della logica formale, ma fanno ricorso a mezzi comunicativi utili per convincere gli altri

Il discorso presenta un’organizzazione retorica nella:• disposizione degli argomenti• nella scelta delle parole e delle frasi• nell’enfasi da porre a certi segmenti del discorso piuttosto che ad altri.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La psicologia discorsiva oggi

Lo studio del discorso oggi assume un carattere interdisciplinare interagendo con le:

• neuroscienze: rilevazione dei potenziali evocati al fine d’identificare le aree cerebrali che partecipano in modo elettivo a specifiche attività discorsive

• linguistica computazionale: si applica su un dato corpus, ossia sulla raccolta di protocolli di scambi che siano rilevanti ai fini di una particolare ricerca, poi, facendo ricorso a precisi procedimenti statistici, la linguistica è in grado di classificare un corpus secondo numerosi e distinti parametri discorsivi

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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• informatica: sviluppo di agenti virtuali intelligenti, capaci di comunicare e di conversare in modo analogo a quanto avviene in una conversazione naturale

• psicologia della cultura: diventare membro di una cultura significa capire e partecipare ai discorsi di quella cultura . Conoscere i discorsi di una cultura significa conoscere gli standard e le pratiche che regolano l’interazione comunicativa fra i parlanti

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Il discorso come costruzione sociale della realtà

Costruzionismo sociale (socio-costruzionismo): pone in evidenza il primato delle pratiche relazionali, sociali e conversazionali come fonte di conoscenza.

La costruzione della conoscenza è un processo corale e collettivo, condiviso dai partecipanti.

Il costruzionismo sociale è fatto coincidere da parte di alcuni studiosi con la

psicologia postmoderna, che sostiene che i soggetti procedono alla creazione (più che alla scoperta) della loro realtà personale e sociale.

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Il costruzionismo sociale attribuisce grande importanza:• al linguaggio • al discorso

Il modo in cui le persone parlano di se stesse e del proprio mondo determina la natura della loro esperienza.

Le pratiche discorsive

Tracciano l’orizzonte di riferimento di ciò che le persone considerano come reale

Producono importanti effetti pragmatici nella gestione delle relazioni di potere

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Analisi critica del discorso (critical discourse analysis, CDA) [Fairclough 1989, 1991; van Dijk 1991]

La CDA è un indirizzo di studio che:• partecipa attivamente ai dibattiti sociali

• si propone di scoprire le reti delle pratiche discorsive implicate nei processi di decisione a livello sociale e istituzionale

• costituisce l’esito convergente di una successione di modelli interpretativi del discorso proposti da diversi studiosi

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La CDA fa riferimento in particolare :

al dialogismo di Bachtin

alla prospettiva di Foucault

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Principali premesse teoriche all’analisi critica del discorso

1.Il dialogismo di Bachtin

Teoria del dialogismo: il significato di un testo non è determinato solo dal suo autore, bensì dalla relazione con il suo destinatario

• concetto di eteroglossia (o eterofonia): evidenzia la trama polifonica sottesa all’atto enunciativo

• il significato linguistico di una parola è una mera potenzialità; si realizza soltanto quando quella parola incontra un “contesto di enunciazione”, che è determinato nella sua unicità, per cui quella parola diventa il “tema” e il fuoco di un atto comunicativo globale

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Il “Circolo di Bachtin”

Discorso

“L’espressione organizza l’esperienza. L’espressione è ciò che per prima dà all’esperienza la sua forma e la sua specificità di

senso” (Bachtin)

Generi primari

danno forma alla comunicazione verbale così come si realizza nell’immediatezza della vita

quotidiana

Generi secondari

impegnano i formati del flusso culturale così come sono

variamente costituiti dalle modalità di interazione istituzionale, dalle

pratiche letterarie e dai programmi mass mediatici

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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2. La teoria sociale di Foucault

Foucault: • era interessato all’origine dei processi discorsivi• procede a una inversione fra soggetto e discorso: il soggetto deve

conformarsi alle condizioni dettate dal discorso prima di potersene servire.

• il significato non trae origine dal parlante, ma è generato dalle regole di formazione dei discorsi

• l’identità sociale del soggetto è «frammentata» in funzione dei discorsi praticati

Di conseguenza

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Foucault:• si sofferma sulla importanza decisiva del potere, inteso come forma

capillare che pervade ogni tipo d’interazione sociale. Gli individui sono sempre nella condizione di subire ed esercitare fra loro varie forme di potere

• la regolarità delle cose, una volta enunciata, attribuisce alla parvenza di razionalità il valore di comando.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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In questo ambito, assumono particolare rilevanza due «tecniche discorsive» dominanti:

a) la confessione (per esempio, il counseling e il colloquio nelle sue varie forme, come il colloquio medico-paziente, la psicoterapia ecc.)

b) l’esame (ossia la rilevanza attribuita alla raccolta «discorsiva» d’informazioni come pratica quotidiana, impiegata nei diversi ambiti sociali e istituzionali).

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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L’approccio socio-cognitivo di van Dijk

• van Dijk: Analisi Critica del Discorso (ACD)

analizza, comprende e affronta i problemi sociali

Scopo: focalizzare il ruolo del discorso nella produzione e riproduzione dell’abuso del potere e delle varie forme di disuguaglianza sociale

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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• Van Dijk: parte dall’assunto che esista un intreccio profondo fra struttura del discorso

e struttura della società: le pratiche discorsive

contribuiscono in modo costitutivo

a generare e a modificare l’assetto

sociale stesso

riflettono l’assetto sociale

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Ogni discorso presenta una interfaccia socio-cognitiva, in quanto manifesta un certo modo di rappresentarsi gli eventi umani.

van Dijk distingue fra:

- la conoscenza personale (che fa riferimento a eventi personali e specifici)

- la conoscenza di gruppo (caratteristica di una organizzazione, di un partito ecc.)

- la conoscenza culturale (condivisa da tutti i componenti di una certa società)

I discorsi, pertanto, sono simili a iceberg, in cui solo specifiche forme esplicite di conoscenza sono espresse e in cui le conoscenze presupposte sono implicite e date per scontate.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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In ogni discorso è rintracciabile una certa ideologia

Ideologia: ossia un sistema di credenze e di opinioni, condivise dai membri di un gruppo, in grado di rappresentare e «spiegare» gli accadimenti.

Fra le diverse ideologie, il razzismo e il fondamentalismo costituiscono due forme ideologiche particolarmente rilevanti e pericolose.

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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microstrutture locali: indicano gli argomenti affrontati nel corso di un dato discorso

macrostrutture semantiche: ciò di cui parla il discorso (aboutness) e forniscono il suo significato globale. Esse non sono

direttamente evidenti ma rimandano ai modelli mentali sottesi al discorso

modelli del contesto

le rappresentazioni che fanno riferimento all’insieme delle proprietà della situazione

discorsiva in atto

modelli degli eventi

le rappresentazioni mentali concernenti i fatti e i modi

con cui tali fatti sono definiti e interpretati

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La prospettiva dialettica di Fairclough

Fairclough:- mantiene una posizione improntata al realismo critico (o analitico)

riconoscimento che la conoscenza, pur essendo parzialmente costruita dal soggetto, in quanto adotta un certo punto di vista, rimanda a eventi, situazioni

e pratiche sociali, che mantengono la loro consistenza e la loro solidità

- prevede un confronto continuo e uno scambio interdipendente fra:

forza ed efficacia dei discorsi

condizioni del mondo sociale dall’altro

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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I discorsi sono una pratica sociale in tre sensi generali:

a) sono rappresentazioni della vita sociale caratterizzate da un certo posizionamento

b) costituiscono generi, ossia modi di operare, d’interagire e di vivere la vita sociale

c) caratterizzano stili, ossia modi di essere nella definizione della propria identità

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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La prospettiva dialettica di Fairclough

• costituiscono forme relativamente stabili di azione sociale

• definiscono l’Ordine sociale

prodotto dal modo in cui le rappresentazioni, i generi e gli stili s’intrecciano fra loro

Strutture sociali astratte Pratiche sociali Eventi concreti

mediano la relazione tra

Si riflette nel

Ordine del discorso

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Enunciazione e argomentazione

Enunciazione e assunzione di prospettiva

Scuola di Praga: distinzione fra tema (delimita l’ambito del discorso) e rema (vertice della significazione del discorso)

Rapporto fra enunciazione e assunzione di prospettiva: selezione dei percorsi comunicativi e dei mezzi espressivi adeguati alla situazione

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Capitolo VI. Discorso e conversazione

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Argomentazione e retorica

• Argomento: prova per dimostrare la verità di un’asserzione (conclusione), in base alla verità di un insieme di altre asserzioni (premesse)

• Nuova retorica: combinazione fra attenzione al discorso e logica

• Passaggio da teoria della dimostrazione a teoria dell’argomentazione: orientamento alla nuova retorica e alla persuasione

Mentre la logica è impersonale e atemporale, l’argomentazione del parlante fa appello a ragioni che possono convincere alcuni ma

non altri, oggi ma non domani, qui ma non altrove

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Dalla logica informale alla pragma-dialettica

•Nella logica informale l’attenzione è rivolta al linguaggio quotidiano

•Si parla di accettabilità all’interno di una data situazione e non più di validità e fondatezza di un argomento

•La pragma-dialettica riprende l’importanza della dimensione sociale e pragmatica dell’argomentazione sottolineando anche l’aspetto dialettico come strumento di risoluzione e sintesi di opinioni differenti

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La nuova dialettica

• Ragionamento interpersonale: nella comunicazione quotidiana facciamo riferimento al coinvolgimento dei partecipanti e all’uso del ragionamento pratico attraverso una serie di inferenze.

•Tale struttura inferenziale consiste in una forma di ragionamento presuntivo che consiste in una forma di ragionamento possibile che permette alla comunicazione quotidiana di procedere su base razionale, sia pure in modo provvisorio e contingente

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Analisi della conversazione

Si propone di individuare la “grammatica” della conversazione

e di rendere leggibili i diversi fenomeni comunicativi che sono

sottesi a questo processo ricorrente

Conversazione: forme più o meno familiari di interazioni discorsive in cui due o più partecipanti si alternano spontaneamente a parlare e a manifestare il proprio punto di vista

• attività polifonica che occupa buona parte del nostro tempo

• pratica comunicativa complessa e caotica in apparenza

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Organizzazione complessiva della conversazione

• variabilità e flessibilità della conversazione attività comunicativa che si adatta a una gamma oltremodo estesa di situazioni e a una grande varietà di contesti

• la conversazione ha una organizzazione complessiva che risponde a una definita struttura e che segue precisi standard culturali

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Una conversazione è caratterizzata da diverse fasi:

• la sezione di apertura: comprende l’avvio della conversazione grazie all’iniziativa di uno dei partecipanti con i saluti che possono essere più o meno formali

i saluti rispondono a definite regole di “buona cortesia” servono a stabilire il contatto informale di avvio implicano il riconoscimento immediato reciproco fra

persone con un sufficiente grado di vicinanza sociale diventa possibile giungere alla reciproca identificazione

come premessa per la prosecuzione della conversazione

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• sviluppo di uno o più argomenti a cui i partecipanti sono interessati

impegno comunicativo diretto e personale dei partecipanti, soprattutto se sono due

associazione libera: l’articolazione degli argomenti risulta piuttosto casuale

contiguità temporale con cui sono legati gli argomenti: garantisce il valore di spontaneità e di libertà della conversazione

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potenziale di continuità di un argomento affrontato entro un certo turno, tale da essere proseguito anche nel turno successivo

inerzia comunicativa dell’argomento, predispone l’altro a continuare nel medesimo ambito

fuoco comunicativo, la cui condivisione è la premessa per l’individuazione del percorso di senso

cambiamento di argomento, segnalato e marcato sul piano comunicativo a livello verbale e non verbale

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• sezione di chiusura: di norma, è prevista una conclusione dolce, con la presenza di coppie adiacenti simmetriche

la ripetizione simmetrica di frasi di commiato serve a gestire il momento della chiusura che comporta un’esperienza di separazione, anche se momentanea

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L’avvicendamento dei turni

Si ha una conversazione quando si ha un avvicendamento dei turni: in una conversazione a due, il partecipante A parla, poi si ferma, l’altro partecipante B inizia a parlare e poi si ferma, riprende A e così via secondo una sequenza del tipo A-B-A-B ecc.

• le sovrapposizioni fra i due parlanti coprono meno del 5% del parlato

Sistema a gestione locale: consente un’alternanza regolare e fluida dei turni

• ogni parlante è responsabile della costruzione del turno, inteso come l’unità minima di parole compresa fra due possibili segnali di intesa fra i partecipanti

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• Punto di rilevanza transizionale (PRT): punto in cui i partecipanti possono avvicendarsi nel turno

• tale passaggio è regolato dalla norma della minimizzazione della pausa fra i turni (gap)

• i PRT sono governati da una serie di regole che consentono uno spazio di negoziazione fra i parlanti medesimi

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Principi che regolano i PRT:

• conservazione del turno

aumento dell’intensità vocale; profilo di intensità ascendente

incremento della velocità di articolazione

uso di pause piene (il parlante segnala che ha finito un pensiero ma che non ha ancora terminato di parlare)

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• Cessione del turno

uso di pause vuote che si alternano ai segmenti di suono

rallentamento del ritmo dell’eloquio

abbassamento della tonalità della voce

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• Richiesta di turno

uso di segnali vocali caratteristici quali gli inizi balbettanti (slutter start), inseriti nella conversazione mentre il parlante continua a tenere il suo turno

incremento del ritmo dei cenni di assenso del capo e dei commenti vocali non verbali

se ciò non bastasse, aumento del volume della voce in modo da superare, per intensità, quella del parlante

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• Rifiuto del turno

uso di segnali di ritorno (back-channel system) che diano un sostegno positivo alla prosecuzione del turno da parte del parlante, quali

o cenni di assenso del capo

o espressioni facciali di approvazione

o uso dello sguardo e di vocalizzazioni quali “ah, aha”

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• Conversazione continua o discontinua

È data dalla frequenza e dalla durata dei periodi di silenzio fra un turno e quello successivo

silenzio interno: pausa che non va interrotta da altri silenzio situato in un punto di transizione: interruzione della continuità del parlato silenzio prolungato:rende difficoltosa la conversazione, crea imbarazzo, indica atteggiamento negativi

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Questo sistema consente di evitare le sovrapposizioni. Qualora si verifichino, entra in gioco un sistema di risoluzione rapida (uno dei parlanti si ritrae e la persona designata a parlare sintetizza la parte resa incomprensibile dalla sovrapposizione)

Sistema variabile di segnali non verbali (sguardo, espressioni facciali, qualità soprasegmentali della voce): regola l’alternanza dei turni

Processo di negoziazione comunicativa: far convergere e sintonizzare interessi, stili, atteggiamenti, tratti di personalità differenti in un’attività di mutua partecipazione

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Sequenze complementari: processo conversazionale a gestione locale; coppie comunicative domanda/risposta, saluti/saluti, invito/accettazione, scusa/minimizzazione. Alcune proprietà:

• sono normalmente adiacenti fra loro

• sono prodotte da parlanti diversi

• prevedono una distinzione di ordine fra la “prima parte” e la “parte complementare” (o complemento)

• costituiscono routine comunicative, in quanto una prima parte richiede necessariamente il complemento

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Il concetto di “preferenza”

E’ da intendersi a livello comunicativo come marcatezza:

• i complementi preferenziali sono “non marcati” (semplici e fluenti)

• i complementi non preferenziali sono “marcati” (più elaborati e complessi)

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Secondi turni non preferenziali

Sono marcati a livello comunicativo da una serie di indizi:

• indugio tramite le pause e gli inserti

• prefazione come l’annuncio di turni non preferenziali quale ‘beh’, la manifestazione di scuse ecc.

• spiegazione come giustificazione del proprio rifiuto

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Marcatezza comunicativa: consente all’interlocutore di gestire in modo meno dirompente sul piano relazionale l’esplicitazione del rifiuto a un invito o a una domanda

L’analisi delle sequenze complementari pone in evidenza che nella conversazione compaiono dei vincoli comunicativi che occorre tenere presenti

I vincoli si possono trasformare in opportunità: offrono gradi di libertà ai partecipanti grazie ai quali sono in grado di declinare le loro mosse a proprio vantaggio per raggiungere i loro scopi

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Le sequenze preferenziali e la correzione

Correzione: serve a mantenere la continuità della conversazione e ad affrontare eventuali incomprensioni

Ordine di correzione previsto dalle sequenze preferenziali:

• autocorrezione spontanea

• correzione sollecitata attraverso l’iniziatore di correzione nel turno successivo

• correzione richiesta dall’interlocutore

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Le presequenze

Scambi conversazionali che prevedono dei turni preliminari

L’appello iniziale (preliminare) di A precede il turno successivo in cui spiega la ragione dell’appello medesimo

La logica comunicativa è la seguente: a) una domanda preliminare volta ad accertare se è soddisfatta una certa precondizione, b1) l’indicazione che tale precondizione è soddisfatta, c1) attuazione della proposta e dell’invito da parte del parlante; oppure: b2) la precondizione non è soddisfatta, c2) l’invito da parte del parlante non si realizza

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Organizzazione conversazionale dei preannunci:

a) il turno preliminare serve ad attivare l’attenzione, l’interesse e la partecipazione dell’interlocutore

b) la risposta di quest’ultimo risulta positiva

c) il parlante ha modo di esprimere al meglio la notizia preannunciata

I pre-annunci, oltre a focalizzare l’attenzione dell’interlocutore, servono a garantire al parlante il turno successivo e a consentirgli uno spazio notevole proporzionale all’importanza della notizia da riferire

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Le prerichieste

• Sono funzionali per la gestione delle richieste che costituiscono uno scambio delicato fra i partecipanti, in quanto, accanto al loro accoglimento, possono dare luogo a forme di rifiuto

• Hanno un preciso valore di negoziazione comunicativa: precedono la richiesta e danno la possibilità al parlante di valutare se formulare o meno la richiesta medesima in funzione della risposta dell’interlocutore

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Variazioni culturali nella conversazione

La conversazione è un sistema comunicativo universale (si ritrova presso tutte le culture); tuttavia, un’analisi comparata della conversazione pone in evidenza la presenza di rilevanti e sistematiche variazioni culturali

• in termini di loquacità e di frequenza nell’attività del conversare (culture loquaci vs culture del silenzio)

• in termini di pausa fra un turno e l’altro

• in termini di alternanza dei turni (regola del tutti-assieme-adesso)

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Variazioni culturali nella conversazione

• in termini di gerarchia sociale (maggiore/minore peso dello status sociale)

• in termini di gestione delle coppie adiacenti (forme di precedenza nel rivolgersi i saluti e nella coppia domanda/risposta sono differenti nelle diverse culture)

• nella sezione di chiusura (formule di ringraziamento doverose/proibite)

Per comprendere tali differenze occorre adottare la concezione situazionista che evidenzia come ogni

conversazione sia strettamente connessa al proprio contesto culturale di riferimento.