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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Indice 1. Comunicato stampa Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 2. Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI 3. Graziano Delrio, Sindaco di Reggio Emilia Giovanni Catellani, Assessore alla cultura della città di Reggio Emilia 4. Massimo Mezzetti, Assessore Cultura, Sport Regione Emilia-Romagna 5. Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura 6. Giordano Gasparini, Direttore della Biblioteca Panizzi 7. Francesca Fabiani, Responsabile delle collezioni di fotografia MAXXI Architettura 8. Laura Gasparini, Curatore della Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. 9. Giuliano Sergio, curatore della mostra 10. Sponsor: Arcus 11. Sponsor: Il Gioco del Lotto 12. Sponsor: Alcantara

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre

Indice

1. Comunicato stampa Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture

2. Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI

3. Graziano Delrio, Sindaco di Reggio Emilia Giovanni Catellani, Assessore alla cultura della città di Reggio Emilia 4. Massimo Mezzetti, Assessore Cultura, Sport Regione Emilia-Romagna

5. Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura

6. Giordano Gasparini, Direttore della Biblioteca Panizzi

7. Francesca Fabiani, Responsabile delle collezioni di fotografia MAXXI Architettura

8. Laura Gasparini, Curatore della Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.

9. Giuliano Sergio, curatore della mostra

10. Sponsor: Arcus

11. Sponsor: Il Gioco del Lotto

12. Sponsor: Alcantara

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AL MAXXI UN GRANDE MAESTRO DELLA FOTOGRAFIA

LUIGI GHIRRI. PENSARE PER IMMAGINI Icone Paesaggi Architetture

300 scatti, soprattutto vintage prints, ma anche menabò, libri, cartoline, dischi e riviste per un ritratto a 360 gradi dell’artista

dal 24 aprile al 27 ottobre 2013 | inaugurazione martedì 23 aprile

www.fondazionemaxxi.it

Roma 23 aprile 2013. Oltre 300 scatti, soprattutto vintage prints, in una grande antologica per raccontare un maestro indiscusso della fotografia in Italia. E’ la mostra Luigi Ghirri. Pensare per immagini, al MAXXI dal 24 aprile al 27 ottobre 2013, organizzata dal MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione e curata da Francesca Fabiani, Laura Gasparini e Giuliano Sergio. Nata dalla collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e la Biblioteca Panizzi, che custodisce molti dei documenti originali del suo archivio (fotografie, menabò, libri, cataloghi e negativi), la mostra racconta i diversi profili di questa complessa e poliedrica figura di artista. “Il MAXXI è un hub per la cultura, aperto a ogni forma di linguaggio: design, fotografia, moda, cinema, danza. Dice Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI. Con questa mostra, di cui sono particolarmente soddisfatta, rendiamo omaggio a uno dei più grandi e complessi autori italiani celebrato in tutto il mondo. Per questo progetto il MAXXI ha lavorato con la Biblioteca Panizzi e con il Comune di Reggio Emilia, ha collaborato con l’Archivio degli Eredi Ghirri e ottenuto prestigiosi prestiti dallo CSAC di Parma, l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e altri collezionisti privati. Questa rete culturale è uno dei punti fermi della missione del museo”.

"Con l'esposizione dedicata a Luigi Ghirri il Museo consolida ed esplicita la propria vocazione a riconoscere e intercettare le forme più dense e originali dell'espressione artistica, dalla metà del secolo scorso al presente -dice Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura- In questo senso Ghirri è a tutti gli effetti un innovatore, uno sperimentatore che ha inventato un modo nuovo di intendere la fotografia e di guardare il paesaggio contemporaneo". Luigi Ghirri. Pensare per immagini è un percorso nell’opera del fotografo emiliano (1943-1992) attraverso i suoi inconfondibili scatti ma anche menabò di cataloghi, libri della sua biblioteca privata, riviste, recensioni, collezioni di fotografie anonime, cartoline e dischi, per raccontare la sua collaborazione con gli artisti concettuali degli anni Settanta, i suoi riferimenti culturali e artistici, il suo interesse per la musica e i suoi rapporti con musicisti come i CCCP e Lucio Dalla. Un Ghirri non solo fotografo, ma anche editore, curatore, teorico e animatore culturale, in costante dialogo con architetti, musicisti, scrittori e artisti.

La mostra è organizzata in tre sezioni tematiche – Icone, Paesaggi, Architetture - e invita a ripercorrere la fasi della ricerca artistica di Ghirri: le icone di quotidiano, i paesaggi come luoghi di attenzione e di affezione e le architetture, da quelle anonime a quelle d’autore. I vintage prints, conservati presso la Fototeca Panizzi, il MAXXI, lo CSAC di Parma, l’Istituto nazionale per la Grafica di Roma, presso l’Archivio degli Eredi Ghirri e altri collezionisti privati, costituiscono il nucleo centrale della mostra. Ad essi si affianca una ristretta selezione di new prints (tratte dai negativi della Fototeca Panizzi) che offre un ulteriore strumento per lo studio e la comprensione della sua opera. Il percorso di mostra sarà accompagnato da citazioni da testi di Ghirri, scelte per rivelare la qualità della sua scrittura e guidare il pubblico a comprendere le ricerche dell’autore attraverso le sue stesse parole. “La scelta di procedere per temi e non secondo un criterio cronologico riprende una modalità tipicamente ghirriana: la fotografia intesa come oggetto non concluso, come un gigantesco work in progress in costante elaborazione” dicono i curatori Francesca Fabiani, Laura Gasparini e Giuliano Sergio.

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Le pubblicazioni e le mostre che Ghirri realizzò nel corso della sua vita contenevano spesso un numero sterminato di fotografie; il fotografo organizzò queste immagini per “serie”, ripensandole spesso, modificando le sequenze, utilizzando fotografie nate all’interno di un progetto per riposizionarle in nuovi contesti, a distanza di anni. Il percorso tematico intende dunque far comprendere la logica del lavoro di Ghirri, mettendo in evidenza non soltanto la sua particolare tecnica fotografica ma anche il modo in cui guardava, sceglieva, sistemava e ordinava le fotografie, alla ricerca di un inedito approccio critico al pensare l’immagine, al pensare per immagini.

Luigi Ghirri è una figura fondamentale per la fotografia del secondo Novecento. Ha influenzato profondamente sulla cultura visiva internazionale soprattutto grazie alla sua capacità di immaginare l’esercizio della fotografia come accesso al mondo e alle sue rappresentazioni. La sua ricerca si nutre di diversi apporti che lo conducono ad esplorare soggetti e direzioni inedite: la fotografia amatoriale, i montaggi che miscelano realtà e rappresentazione, il quotidiano, i paesaggi, le architetture d’autore e quelle ordinarie. Il mondo, per Ghirri, è uno spettacolo che il fotografo ha il compito di decifrare, interpretare e tradurre. Le sue fotografie ci ricordano oggi che la sua importanza supera di gran lunga la sua fama.

Dopo il MAXXI la mostra sarà ospitata in altre sedi museali tra cui, nel maggio 2014, presso la prestigiosa sede dei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, durante il Festival Fotografia Europea. Catalogo Electa

MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo www.fondazionemaxxi.it - info: 06.399.67.350; [email protected] orario di apertura: 11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica) 11.00 – 22.00 (sabato) giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1° maggio e il 25 dicembre Ufficio stampa MAXXI +39 06 3225178, [email protected]

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI Luigi Ghirri è stato uno dei più influenti fotografi europei cui si devono contributi e iniziative che hanno vivacizzato l’atmosfera della fotografia italiana dalla metà degli anni settanta in poi. Ghirri è stato capace di ritrovare nella fotografia e attraverso la fotografia la gioia di vedere e far vedere il senso, la necessità e il mistero di ogni figura che appare al mondo. Il suo percorso, caratterizzato dalla sua straordinaria abilità di assumere un nuovo sguardo sulla realtà, pieno di stupore e di meraviglia, lo ha portato a superare ogni intento squisitamente descrittivo, per farne una lente attraverso cui guardare o interpretare il mondo. Come lui stesso ha più volte affermato, la fotografia si configura come una tecnica per raffigurare gli oggetti, i luoghi, i volti del nostro tempo, non per classificarli o definirli ma per offrire delle immagini che siano nuove possibilità di percezione. Ghirri trasforma l’ordinario in metafisico, come se la macchina fotografica riuscisse a instaurare con i soggetti scelti una prossimità e un’intimità singolari. Egli è un fotografo del paesaggio nella sua accezione più ampia e aperta, non da intendere come zona geograficamente limitata quindi, ma, per usare le sue parole, “luogo del nostro tempo, nostra cifra epocale”. Attraverso i suoi occhi il fotografare si trasforma in un vedere, esperire, relazionarsi, a cui noi del pubblico siamo chiamati a partecipare. Nata dalla collaborazione tra il Museo MAXXI, il Comune di Reggio Emilia e la Biblioteca Panizzi, la mostra Luigi Ghirri. Pensare per immagini presenta il lavoro dell’artista attraverso la sua attività di fotografo, editore, critico e collezionista. Questa mostra è un omaggio e un approfondimento alla ricerca di questo straordinario interprete della realtà. Il MAXXI, coerentemente al suo impegno come centro di eccellenza, promozione ed esposizione delle forme di espressività del nostro tempo, ha confermato in questa occasione il suo ruolo, lavorando in collaborazione con altre istituzioni a una mostra e a un libro che sono integrati in un discorso più ampio di ricerca e promozione di una personalità, ricca, sfaccettata e preziosa come quella di Luigi Ghirri.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Graziano Delrio, Sindaco di Reggio Emilia Giovanni Catellani, Assessore alla cultura della città di Reggio Emilia «E Luigi ha fatto questo, ha reso eterni una spiaggia, un casolare, un pioppeto, un fosso, lo spigolo di un muro, perché ha saputo cogliere l’attimo in cui queste cose appaiono nella loro essenza visiva che colpisce l’occhio per la sua momentanea bellezza che noi però non sapremmo cogliere a meno che non sia un artista a farcelo notare». (Daniele Benati) Il narratore, più di altri, mostra cosa ci ha donato Luigi Ghirri con i suoi scatti, con le sue fotografie. Nessuna testimonianza per i posteri, nessuna volontà di rappresentare la realtà, nulla di tutto ciò in Luigi Ghirri: semplicemente la predisposizione a “saper raccogliere” l’eternità di ogni momento. Uno sguardo, o forse meglio un colpo d’occhio, fragile e delicato che non impone un punto di vista, ma si rende disponibile a cogliere la bellezza momentanea di ogni cosa. Luigi Ghirri ci ha donato un’arte rispettosa che, pur senza pretenderlo, ci dice qualcosa in più del nostro essere al mondo e di come possiamo vedere ciò che ci circonda. Le sue fotografie costituiscono un patrimonio di bellezza che rivela una possibilità differente del vedere l’attimo della nostra vita: quasi più un riguardo che uno sguardo. Dobbiamo essere molto riconoscenti a questo nostro cittadino, a questo grande artista che ci ha fatto vedere le cose nella loro bellezza essenziale, che ci ha anticipato come da anziani si possa tenere per mano la persona amata su un prato di montagna, che ci ha fatto vedere il nostro mare come lo abbiamo sempre visto senza saperlo, che ci ha fatto cogliere la bellezza insospettabile di un casolare e il respiro profondo della nostra nebbia. La speranza è che una mostra così importante possa permettere a tanti cittadini del mondo di conoscere questi momenti di bellezza, che appartengono a tutti e alla quotidianità di ognuno di noi.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Massimo Mezzetti, Assessore Cultura, Sport Regione Emilia-Romagna «Cerco un punto di vista sul mondo esterno e una visione su un mondo più nascosto, interiore, di attenzione, di memorie spesso trascurate». Non poteva descriversi con parole più appropriate Luigi Ghirri, ancora fortemente rimpianto a ventun anni dalla scomparsa. Le sue opere, il suo pensiero – nonostante lo scorrere del tempo – sono un punto di riferimento imprescindibile per la ricerca sulle espressioni del mezzo fotografico, soprattutto nel nostro presente, vissuto a tratti come transitorio e perennemente in attesa di “sviluppi” definitivi. Ciò che colpisce sempre di lui è la capacità di rendere straordinario ciò che i più considerano normale, unita all’abilità di conferire valore e importanza alle “piccole cose”. In una società letteralmente sopraffatta dalla tecnologia e dall’informazione, le immagini rischiano di non lasciare più segni tangibili. Attraverso le sue riflessioni intellettuali, Ghirri tenta invece di dare significato alla fotografia, rinunciando a trovarle a tutti i costi una definizione, vivendola come arte che fonde la staticità della pittura e il dinamismo del cinema. È complesso raccontare in poche righe l’uomo e l’artista che tanto ha influenzato il secondo Novecento, tanto quanto è difficile scorporare, dal grande corpo unico in continua evoluzione qual è la sua opera, le mille sfaccettature di una professionalità divenuta tecnica sublime e poesia. Come ogni territorio fiero di poter essere associato a un grande talento, l’Emilia-Romagna non fa eccezione con Luigi Ghirri: i paesaggi, i contesti, le storie immortalate lungo l’amata via Emilia, grazie a questa importante mostra, possono ora essere presentati a tutto il mondo,onorando e divulgando con orgoglio la ricerca e l’arte di un uomo che,“semplicemente” guardando dentro una macchina fotografica, ci ha insegnato a osservare la vita con occhi e prospettive differenti.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Margherita Guccione , Direttore MAXXI Architettura «Homage a Luigi Ghirri, Boullée, shadows, silent objects, Fragments, the Landscape of my mind». Con queste parole velocemente annotate su un occasionale pezzo di carta nel 1987 Aldo Rossi sintetizza i contenuti del contributo che avrebbe redatto per il catalogo di una mostra di suoi progetti a York1. La sequenza cripticamente sintetica dei termini rispecchia effettivamente la struttura del testo poi pubblicato. Il primo punto trattato è dunque l’omaggio a Ghirri, autore delle fotografie in mostra, perché, espliciterà poi Rossi, “da anni fotografa e interpreta le mie costruzioni dando loro, come è naturale, una loro unità particolare che è anche la sua unità, cioè la visione di artista della fotografia, come dire di colui che fissa la vicenda, del testimone”. La mostra Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone Paesaggi Architetture vuole dare conto di questa “visione di artista della fotografia” attraverso le sue stesse immagini, quelle immagini di cui si compone il suo pensiero e attraverso cui si definisce la sua modalità di azione e interazione con il mondo. Per parafrasare ancora una volta Rossi, Luigi Ghirri è un testimone di ombre, oggetti silenti, frammenti, paesaggi della mente e del reale. Il fatto che la descrizione dell’opera di Rossi possa così suggestivamente essere calata sulla fotografia di Luigi Ghirri non sorprende se si considerano i punti di convergenza tra i due, uno tra tutti l’attrazione per il paesaggio padano. Del resto, molti sono i suoi contatti con architetti, artisti, musicisti e scrittori, giacché, come la mostra non esiterà a rimarcare, Luigi Ghirri è anche editore, curatore, teorico e animatore culturale. E nell’ambito della sua produzione prevalente, non è solo fotografo di architettura, meno che mai solo d’architettura d’autore. Se Ghirri raccoglie e fissa immagini dal mondo, l’architettura non ne è che un frammento: a partire dagli anni settanta egli è infatti un interprete di luoghi – naturali, artificiali, interni, esterni, in luce o in ombra, animati da figure umane o solitari e silenti – fissati dallo scatto fotografico in un’immagine che non è altro che il risultato inatteso dell’incontro tra diversi soggetti: icone, paesaggi, architetture del reale chi si fanno atmosfere impreviste ed emozionali. Icone, paesaggi e architetture sono dunque le sezioni tematiche in cui si articola la mostra, individuate come tappe dell’intimo procedere di Ghirri in un reale che è comune e condiviso: le icone del quotidiano; i paesaggi come luoghi di attenzione e di affezione; le architetture, da quelle anonime a quelle d’autore. Se l’operazione attuata da Ghirri è una traduzione della realtà in immagini fotografiche – la realtà ordinaria e la realtà straordinaria dell’arte e dell’architettura – questa mostra viene a costituire un’ulteriore conferma dell’interesse del MAXXI Architettura per la fotografia come linguaggio per indagare la contemporaneità, per rappresentarla e mostrarla. Con l’esposizione su Ghirri, il MAXXI consolida ed esplicita la propria vocazione a riconoscere e intercettare le forme più dense e originali dell’espressione artistica, dalla metà del secolo scorso al presente. In questo senso Ghirri è a tutti gli effetti un innovatore, uno sperimentatore, il creatore assoluto di una visione nuova del paesaggio antropico e naturale, foriera di una lettura che ha fondato una nuova estetica, quasi trasfigurando le sembianze del paesaggio. Frutto di una preziosa sinergia con il Comune di Reggio Emilia e con la Biblioteca Panizzi che conserva l’archivio di Luigi Ghirri, e di un progetto curatoriale condiviso, la mostra pensata dal MAXXI Architettura presenta oltre trecento fotografie attraverso le quali il lavoro del maestro emiliano è proposto in modo originale, esulando da una più facile esposizione cronologica, per consentire la lettura della sua figura e della sua opera in una chiave più consapevole e contemporanea. Si è voluto infatti richiamare l’attenzione sui molteplici significati della sua opera, sui sensi interconnessi, rivisti e modificati del suo work in progress che lo conduceva a organizzare le immagini per serie tematiche dai confini fluidi e mutevoli, sulle atmosfere rarefatte eppure nette che le sue fotografie esprimono. Proprio in virtù del suo modus operandi non sarebbe infatti coerente fissare l’indagine sull’opera di Ghirri in un apparato critico predefinito. Per la stessa ragione sono stati chiamati a contribuire al presente volume, oltre ai curatori del museo e della mostra, anche autori internazionali quali Quentin Bajac, Bice Curiger, Larisa Dryansky e un artista come Thomas Demand con Christy Lange. Tali contributi propongono riflessioni e riletture destinate ad allargare l’obiettivo e mettere a fuoco aspetti meno indagati della fotografia ghirriana. Alle attuali interpretazioni che questo nuovo approccio alla figura di Ghirri ha sollecitato, sono affiancati una selezione di scritti del maestro stesso e una fondamentale antologia critica: uno strumento di analisi da cui partire nell’esplorazione dell’universo ghirriano.

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Indispensabile è stata infine la partecipazione degli Eredi di Luigi Ghirri, come di collezionisti privati e istituzioni pubbliche quali lo CSAC di Parma, l’Istituto Nazionale per la Grafica, la Galleria Civica di Modena, che hanno messo a disposizione le opere presenti nelle relative collezioni al fine di restituire nuovi sguardi su Ghirri. Molte sono dunque le ragioni che hanno indotto il MAXXI Architettura ad accogliere l’opera di Luigi Ghirri negli spazi del museo e a esplorarne le ragioni più profonde. La fotografia del resto offre una visione del paesaggio potenzialmente strumentale alla trasformazione architettonica, come l’architettura si fa oggetto e soggetto per l’obiettivo che ne mette a nudo qualità e criticità. Tra la fotografia, strumento di osservazione del reale, e l’architettura, strumento di intervento sul reale, la relazione è dunque strettissima e se è vero che – come sosteneva Le Corbusier – bisogna avere occhi che sanno vedere, le fotografie di Luigi Ghirri, invertendo il punto di vista, sono le immagini impresse nei suoi occhi. Occhi che sanno vedere.

1 Aldo Rossi, Fragments, in Aldo Rossi Architect, catalogo della mostra alla York City Art Gallery, York (dal 20 novembre 1987 al 3 gennaio 1988) e al Royal Institute of British Architects, Londra, a cura di U. Barbieri, A. Ferlenga, Electa, Milano Londra, 1987. Note, testo manoscritto e dattiloscritto, Archivio Aldo Rossi - Collezione MAXXI Architettura.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Giordano Gasparini, Direttore della Biblioteca Panizzi Non è un caso che la prima presentazione del progetto di questa importante esposizione dedicata a Luigi Ghirri sia avvenuta a Reggio Emilia nel corso della passata edizione di Fotografia Europea, in occasione dell’inaugurazione della mostra Un’idea e un progetto. Luigi Ghirri e l’attività curatoriale, che indagava per la prima volta, attraverso una puntuale ricognizione critica, l’attività di Luigi Ghirri quale “curatore”, organizzatore di iniziative, ideatore di progetti. Progetti attorno ai quali aveva la capacità di coinvolgere fotografi, scrittori, artisti, amici. Da qui siamo partiti nell’affrontare e costruire la mostra Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone Paesaggi Architetture, proprio perché volevamo ancor più indagare, svelare e fare conoscere il modo in cui Ghirri concepiva il suo lavoro libero e ininterrotto, in un intreccio fecondo e inscindibile tra pensiero, ricerca e immagine. La scelta del comitato scientifico è stata quella di far emergere la grande capacità e l’innata propensione di Ghirri a operare attraverso “progetti visivi”, indagini percettive a tutto campo, sorretto com’era da attente e ampie letture e affettuosamente guidato dalle più diverse/i immagini/immaginari: dai fotografi a cui amava riferirsi, Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander, sino alla sua raccolta di cartoline/souvenir. I materiali presenti in mostra provengono dai due nuclei più importanti dell’archivio Ghirri: quello della Biblioteca Panizzi che, proprio per volontà di Luigi Ghirri, conserva l’importante patrimonio del fotografo (oltre 150.000 tra negativi e diapositive, catalogati, conservati e accessibili in un apposito database) e quello dei vintage prints conservati nella casa di Roncocesi. L’archivio di Ghirri riflette la sua idea di archivio fotografico: non solo, pur se indispensabile, luogo della conservazione ma luogo di studio, di ricerca, motore di nuovi progetti interdisciplinari. Anche quest’idea di archivio, che lo stesso Ghirri ha più volte definito, ci ha guidato nella costruzione della mostra e nella scelta dei materiali. Particolare rilievo rivestono i contributi critici contenuti nel catalogo. Due di questi si riferiscono a recenti e fortunate iniziative che hanno rappresentato importanti momenti di riflessione sulla sua opera e hanno contribuito a definire il percorso di elaborazione della mostra, precisando e sviluppando alcuni aspetti dell’impianto concettuale: Thomas Demand, curatore della mostra dal titolo La Carte D’Après Nature tenuta nel 2010 nel Principato di Monaco, e Bice Curiger, che ha dedicato a Ghirri una sezione della Biennale di Venezia 2011 dal titolo ILLUMInazioni. Gli altri importanti saggi sono di Quentin Bajac, Pippo Ciorra e Larisa Dryansky, oltre che dei tre curatori della mostra. La scelta della curatela a “più voci”, affidata a Laura Gasparini, Francesca Fabiani e Giuliano Sergio, ha consentito, con la collaborazione degli altri membri del comitato scientifico, di attivare un fecondo confronto il cui esito presentiamo agli studiosi, agli appassionati di fotografia e all’intera collettività, e vorremmo riuscire a suscitare nel pubblico che visiterà la mostra le stesse emozioni che noi abbiamo provato nel pensarla e costruirla. Le tre parole chiave individuate, Icone paesaggi architetture, rappresentano alcune delle tematiche centrali della ricerca di Ghirri, ne caratterizzano il pensiero e l’opera e sono state declinate per offrire una rinnovata comprensione del suo pensiero e del suo linguaggio. Per una lettura attenta e corretta dell’opera di Ghirri risulta imprescindibile l’intreccio tra gli scritti e le immagini. I suoi testi, raccolti nell’ormai introvabile Niente di antico sotto il sole, consultabile, insieme a molti altri rari materiali, sulla BDLG - Biblioteca Digitale di Luigi Ghirri, nel sito della Biblioteca Panizzi - hanno rappresentato una guida fedele nel pensare e nell’ordinare l’esposizione. La presenza nel percorso espositivo di numerosi riferimenti ai suoi scritti vuole proprio evidenziare la complessità e la ricchezza del suo pensiero, del suo lavoro e la sua raffinata intellettualità. Vi possiamo leggere quasi una “sfida” tra parole e immagini nell’opera di Luigi Ghirri. L’ampiezza dei suoi interessi, le sue modalità di ricerca e di lavoro, la ricchezza dei suoi riferimenti culturali sono testimoniate anche dai diversi materiali presenti in mostra: menabò, libri d’artista, cartoline, volumi della sua biblioteca, dischi e oggetti. La realizzazione di questo progetto tanto complesso e impegnativo è stata possibile grazie ad una ferace collaborazione tra il Comune di Reggio Emilia - Biblioteca Panizzi e Fondazione MAXXI - Museo delle Arti del XXI secolo, con il fondamentale e convinto sostegno di Massimo Mezzetti, Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna. Un ringraziamento particolare ad Adele Ghirri e Maria Fontana, sempre al nostro fianco in questi anni di definizione e di preparazione della mostra e un ricordo sempre vivo a Paola Ghirri con la quale abbiamo iniziato questo progetto.

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L’interesse suscitato in diverse importanti istituzioni culturali internazionali ci porta a pensare che, dopo la sua presenza al MAXXI e la tappa successiva a Reggio Emilia nell’ambito di Fotografia Europea 2014, la mostra potrà essere ospitata e apprezzata in altri paesi.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre A proposito di Ghirri. Conversazione con i fotografi Mario Cresci, Guido Guidi, Vittore Fossati, Andrea Abati, Franco Fontana, William Guerrieri, Francesco Jodice

Francesca Fabiani, Responsabile delle collezioni di fotografia MAXXI Architettura

«… che il nostro lavoro sia solo il momento di partenza per l’avventura di un altro»

Luigi Ghirri, 1987 «Tornare a Ghirri per me è come rimettere in moto i pensieri, mi rimette sui binari. E’ come ripartire dalla base, da qualcosa di molto semplice e molto vero. È come se nelle sue fotografie ci fosse qualcosa di fondamentale. Ecco, Ghirri mi riporta a riscoprire la grandezza della semplicità». Sono i primi pensieri che Vittore Fossati ha espresso in merito a Luigi Ghirri. E li ha pronunciati con una tale veemenza da non lasciare dubbi sull’importanza di quell’incontro, tutt’ora vitale. A ben guardare, alcuni tra i fotografi più interessanti del panorama italiano contemporaneo hanno incontrato Luigi Ghirri sulla loro strada, scegliendo di condividerne, per breve o per lungo tempo, parte del percorso. E non è un caso. Nel contesto della rilettura critica che questa mostra intende offrire, è sembrato utile presentare (con un contributo in catalogo) un ritratto di Ghirri attraverso la voce, i ricordi, le riflessioni di alcuni fotografi, nel tentativo di ristabilire con uno sguardo senza pregiudizi (lo stesso che egli invocava come necessario per ogni processo di vera conoscenza) il significato che la sua figura ebbe - e ha tutt’ora - per il mondo della fotografia, evitando tanto le apologie quanto le critiche che ne hanno, in qualche caso, influenzato la lettura a posteriori. Per molti - e non a torto - Luigi Ghirri rappresenta un mito. Ma poiché confrontarsi con i miti è sempre problematico e rischia di generare false prospettive, ripartire dalla “semplicità” delle testimonianze è sembrato un buon punto di osservazione. Questa sorta di “carotaggio” nel terreno della fotografia parte dall’ascolto di alcuni autori che con Ghirri condivisero concretamente alcuni progetti nonché evidenti affinità di ricerca come Mario Cresci, tra i primi in Italia ad interrogarsi sulla specificità del linguaggio fotografico con un metodo sperimentale; Vittore Fossati, tra gli autori più fedeli a quel tipo di sguardo sul paesaggio; Guido Guidi, la cui autorevole ricerca si sviluppò in quegli stessi anni, trovando punti di evidente tangenza con alcune impostazioni ghirriane; e il più giovane Andrea Abati, che interpretò aspetti importanti della sua poetica, attirando con ciò l’attenzione del fotografo emiliano. Ma poiché la fotografia di paesaggio di quegli anni non fu segnata solo da quel tipo di indagini, si è voluto ascoltare un autore che, pur nella manifesta e consapevole diversità, condivise con Ghirri alcuni progetti ma soprattutto una lunga e sincera amicizia: Franco Fontana. Nella consapevolezza che l’influenza di Ghirri sul mondo della fotografia travalica di gran lunga l’ambito della sua contemporaneità, sono stati poi chiamati in causa alcuni autori che, pur non avendo lavorato direttamente con lui, hanno fatto proprie alcune impostazioni di metodo, come William Guerrieri che con l’Associazione Linea di Confine per la fotografia Contemporanea da anni porta avanti una ricerca costante e programmatica sul territorio e sulle sue modificazioni, e il più giovane Francesco Jodice, per verificare in che misura le ricerche di quegli anni hanno inciso sulla nuova generazione di fotografi che ha individuato nell’analisi dei luoghi il punto focale del proprio lavoro1. Il confronto con i fotografi procede lungo un percorso segnato da “pietre miliari” del pensiero ghirriano. Temi e questioni ricorrenti, che Ghirri seppe enunciare con poetica chiarezza nei suoi scritti, hanno costituito la stella polare di questo breve viaggio (e sono stati un’insostituibile guida anche per delineare l’impostazione critica della mostra): il reagente affettivo come indispensabile veicolo per ogni conoscenza; lo stupore come antidoto all’anestesia dello sguardo; l’abitabilità e il sentimento di appartenenza per ri-conoscere i luoghi; il superamento dello stereotipo; l’originalità del banale, l’ironia del kitsch e l’illusorietà del risaputo; la lentezza; il

1 I fotografi che si sono prestati a raccontare e a condividere ricordi e punti di vista sono più di quelli che qui

risultano. In base allo spazio a disposizione, e di comune accordo, si è scelto di riportare solo alcune interviste. Ringrazio però anche tutti gli altri, senza nominarli: loro sanno chi sono.

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dualismo interno/esterno come ricerca di un equilibrio tra il sé e il mondo; l’etica del vedere; la fotografia come domanda; la noncuranza per lo stile; i meccanismi e le trappole della percezione e il linguaggio dei segni, e molto altro. Parole e concetti che, nelle riflessioni del fotografo emiliano, si ammantano di significati nuovi e vanno a costituire una sorta di “lessico ghirriano” che rivela tutto lo spessore del suo pensiero. Verificare oggi la rilevanza (o l’irrilevanza) di alcune questioni attraverso le riflessioni di altri fotografi, è sembrata una interessante esplorazione. A questo si è aggiunta la spontaneità dei ricordi che si affiancano alla storia ‘ufficiale’. I due piani si intrecciano liberamente e ordiscono un racconto di amicizia e collaborazioni, riunioni e viaggi in macchina, pensieri e sigarette. Una feconda coincidenza di arte e vita, crescita esistenziale e ricerca artistica, affetti e passioni condivise, che costituì il principio su cui Ghirri impostò la sua breve, ma molto intensa, vita.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Luigi Ghirri tra ricerca e attività curatoriale. Laura Gasparini, Curatore della Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Ghirri, fin dagli esordi della sua carriera, sviluppa una grande capacità di coinvolgere e attirare a sé giovani desiderosi di misurarsi con la fotografia, confrontarsi attraverso il dialogo per costruire insieme nuovi spazi di ricerca. La sua esperienza nel campo artistico ed editoriale, matura grazie alla frequentazione degli amici artisti Franco Guerzoni, Claudio Parmiggiani, Franco Vaccari, Carlo Cremaschi e Giuliano Della Casa, è stata per lui fondamentale per la sua attività, oltre che di ricerca, anche in qualità di curatore e promotore di iniziative legate alla cultura fotografica. Nel cercare una sua dimensione d’autore Ghirri si muove a largo raggio attraverso la musica, la letteratura, la saggistica ampliando sempre più la sua già ricca biblioteca e collezione di fotografie storiche, raccolte di cartoline raffiguranti paesaggi anonimi, monumenti e luoghi famosi, che diventeranno anch’essi materiali di studio e fonti d’ispirazione per la ricerca legata ad un tema a lui caro: l’occultamento dell’autore. Scrive infatti Ghirri: “Da un lato non mi piace essere lo scrutatore occulto per carpire segni di vita, né tantomento mi piace essere un implacabile e inflessibile occhio, che guarda direttamente in faccia, e che inevitabilmente, fotografando giudica. E’ piuttosto in me la convinzione che in questo teatro [della realtà], tra fondali, quinte, attori, il mio ruolo di fotografo non vuole essere né quello dell’autore, del cronista, dello spettatore, o del suggeritore, ma è quello identico dei fotografati” (1979). Dal 1974 in poi stringe una stretta collaborazione con i fotografi della sua generazione e nel 1978 fonda la casa editrice Punto&Virgola. Il tema a loro caro è quello della fotografia del territorio, della scena urbana come luogo d’indagine per riflettere sul linguaggio della fotografia. E’ in questo contesto che Ghirri oltre ad avere il ruolo di autore, assume ruolo di curatore e promotore di iniziative di cultura fotografica, nel tentativo di creare un “progetto di possibile visione unitaria”. Si inventa la formula delle esplorazioni sul territorio che vedono impegnati non solamente i fotografi, ma anche scrittori, musicisti, artisti e registi. Nascono progetti come Viaggio in Italia (1984), Esplorazioni lungo la via Emilia. Vedute nel paesaggio (1986), Giardini in Europa (1988), In prospettiva. Fotografie d’architettura in Europa (1990) per citare solo i più importanti. Autore poliedrico, intellettuale a tutto tondo, Ghirri attraversa gli anni Ottanta in pieno postmoderno, in cui il territorio d’indagine non è la centralità, ma la periferia, accompagnata da una certa ostilità al concetto di stile. Il sodalizio con Gianni Celati e in seguito con Lucio Dalla sono la testimonianza della contaminazione dei linguaggi e di un sentire comune. Lungo questo filone e grazie all’amicizia di Vittorio Savi (1981), con cui nasce una intensa collaborazione di ricerca e curatoriale fatta di incontri d’eccezione, come l’opera di Aldo Rossi, si intreccia con la rivista Lotus-International, la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano con cui collabora sia come autore sia come curatore. Numerosissime sono le sue attività in questo campo. Celati ha scritto di recente: “E’ morto improvvisamente in un’alba d’inverno, dopo che un dottore gli aveva detto che stava benissimo. Forse è morto soltanto di stanchezza perché negli ultimi tempi ne faceva troppo. Anche lui, come Giacometti è morto a forza di lavorare, di pensare, di ricercare senza risparmio”.

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Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture 24 aprile – 27 ottobre Giuliano Sergio, curatore della mostra

Luigi Ghirri ha trasformato la crisi della fotografia degli anni Settanta in una straordinaria occasione per rileggere il sistema dei generi fotografici, creando un universo visivo capace di offrire un nuovo modo di pensare per immagini. La mostra propone un percorso attraverso tre sentieri possibili - icone, paesaggi, architetture - tre punti di vista reversibili che a volte si sovrappongono e che introducono quell’ “ars combinatoria” dell’autore che tanto ci affascina. Nel 1969 il fotografo inizia a frequentare un gruppo di giovani artisti di Modena, Franco Guerzoni, Claudio Parmiggiani, Carlo Cremaschi e Giuliano Della Casa. Saranno incontri fondamentali di amicizia e di scambio culturale grazie ai quali Ghirri accetterà l’azzeramento dell’estetica fotografica proposto dalle avanguardie cogliendo dall’interno quanto stava accadendo tra arte e fotografia.

Icone In Ghirri, sin dai primi lavori, vi è un’attenzione alla facoltà del “guardare”, al processo estetico ed etico che questa sottende. I progetti degli anni Settanta sono catalogazioni del suo sguardo fotografico per svelare le icone che popolano il mondo contemporaneo. “Vedere con chiarezza” significa rivelare la fotografia con la fotografia, mostrare come un mondo ormai completamente fotografato nasconda dietro di sé il reale. Se le immagini non sono traccia di un evento, ma icone di un mondo ormai già completamente fotografato, la rappresentazione del quotidiano evoca non solo un “luogo comune” ma anche un “tempo comune”. Analizzando i generi della fotografia Ghirri scopre che questi hanno un risvolto temporale, che raggiungono le categorie della memoria. Così le foto di foto, le vetrine, le pubblicità, le finestre, gli specchi, e i mappamondi incontrati nei suoi “viaggi domenicali minimi”, ci coinvolgono e ci attraggono senza raccontarci nulla, posseggono un’aura, sono icone di una memoria possibile.

Paesaggi Il ritorno alla pittura alla fine degli anni Settanta lascia un’eredità artistica importante: i fotografi restano i soli a continuare la sperimentazione aperta dalla neo-avanguardia; ormai non sono più semplici “operatori”, ma dialogano con gli architetti e gli storici dell’arte. In quegli anni Ghirri trasforma il genere del paesaggio. Nei progetti e nei lavori monografici come Viaggio in Italia (1984), Esplorazioni sulla Via Emilia (1986), Paesaggio italiano (1989), Il profilo delle nuvole (1989), compone accostamenti emotivi che superano geografie, itinerari e cronologie, dove i paesaggi si susseguono agli interni, le chiese ai teatri, gli affreschi alle piazze e ai traguardi dei cancelli. Ad ogni fotografia Ghirri afferma la possibilità di “continuare a vedere il mondo”, di poterne esprimere un giudizio, di poterlo avvicinare oltre il suo monotono apparire, senza per questo strutturare uno stile. Ecco in parte spiegato l’enigma della visione: Ghirri giudica al di fuori di un discorso precostituito, il pensiero nasce dal reale, come immagine, e ci porta al suo autore e all’attesa dell’immagine successiva.

Architetture Le architetture sono sfondo e supporto dell’esistenza e, come le icone, sono uno strumento fondamentale della narrazione fotografica. Ghirri si è interessato all’architettura anonima con le immagini delle periferie dei primi anni Settanta, e poi negli anni Ottanta, con le committenze sugli architetti contemporanei nate attraverso una serie di incontri, prima con il critico Vittorio Savi e poi con l’architetto Aldo Rossi. Anche i giardini sono per il fotografo fusione di architettura e immagine, puro luogo artificiale, teatro che Ghirri ricompone e dove le statue solitarie, le serre e i porticati diventano altrettanti scenari metafisici. Icone, paesaggi e architetture sono le vie d’accesso all’opera del fotografo per delineare un suo ritratto possibile, costruito con i tasselli di un grande mosaico. Ghirri amava citare il racconto di Borges in cui un pittore alla fine della sua vita, radunando tutte le sue opere, scopre che esse compongono il suo autoritratto. Negli anni Settanta il fotografo aveva pensato anche a un’altra forma di autoritratto, l’Identikit (1976-1979), una ricognizione all’interno della propria casa quale luogo privilegiato dove ritrovare i segni di una biografia intellettuale. Anni dopo Ghirri farà lo stesso omaggio anche a due artisti amati, immortalando lo studio di Aldo Rossi e l’atelier di Giorgio Morandi: nelle immagini di questi paesaggi intimi, colmi delle tracce di studio e di lavoro, l’incontro del fotografo con l’architetto e con il pittore sembra l’inaugurazione di una nuova, riconciliata, accademia.

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Arcus S.p.A.Via Barberini, 86 - 00187 Roma

Tel. 06 42089 Fax 06 42089227 E-mail: [email protected]

ARCUS: UNO STRUMENTO DI INTERVENTO A SOSTEGNO DEI BENI CULTURALI.

Nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è stata costituita Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura edello spettacolo S.p.A., ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’ope-ratività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni le Attività Culturali – che esercitaaltresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture. Arcus può anche sviluppare iniziative autonome.

Il compito dichiarato di Arcus è di sostenere in modo innovativo progetti importanti e ambiziosi concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anchenelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese.Nella missione di Arcus sostenere progetti significa individuare iniziative importanti, aiutarne il completamento progettuale, intervenire negli aspetti orga-nizzativi e tecnici, partecipare - ove opportuno o necessario - al finanziamento del progetto, monitorarne l’evoluzione, contribuire ad una conclusione feli-ce dell’iniziativa.E’ importante che venga ben compresa la specificità operativa di Arcus, così come emerge da quanto precede: la Società interviene a sostegno organiz-zativo e finanziario su progetti di rilievo, mentre in nessun modo è assimilabile un’agenzia di erogazione di fondi, né può essere annoverata fra i “distribu-tori a pioggia” di fondi pubblici o privati.Arcus, quindi, si propone come uno strumento originale per il sostegno e il lancio di iniziative e progetti importanti e innovativi nel panorama della cul-tura italiana. Il supporto economico, se interviene, deve essere visto come del tutto strumentale nell’ambito di un progetto culturale che sia concettual-mente valido e operativamente condiviso.

Scendendo in qualche particolare, Arcus fornisce assistenza ad iniziative finalizzate, fra l’altro, a:

* predisporre progetti per il restauro, il recupero e la migliore fruizione dei beni culturali;

* tutelare il paesaggio e i beni culturali attraverso azioni e interventi volti anche a mitigare l’impatto delle infrastrutture esistenti o in via di realizzazione;

* sostenere la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi nel settore dei beni culturali;

* promuovere interventi progettuali nel settore dei beni e delle attività culturali e nel settore dello spettacolo;

* individuare e sostenere progetti di valorizzazione e protezione deibeni culturali attraverso interventi a forte contenuto tecnologi-co;

* sostenere progetti inerenti il turismo culturale nell’accezionepiù ampia del termine;

* promuovere la nascita e la costituzione di bacini culturali, cioè di aree geografichesulle quali insistono beni culturali emblematici, in una visione integrata e sistemica capacedi collegare ai beni culturali locali le infrastrutture, il turismo, le attività dell’indotto, i trasporti;

* intervenire nell’ampio settore delle iniziative tese a rendere pienamente fruibili i beni culturali da parte dei diversamente abili.

Per la realizzazione delle proprie attività Arcus si avvale delle risorse di cui all’articolo 60 della legge 27 dicembre 2002, n. 289(Legge Finanziaria 2003). La norma dispone che annualmente il 3% degli stanziamenti previstiper le infrastrutture sia destinato alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei beni edelle attività culturali. Arcus è individuata come la struttura destinataria di tali fondi. Aisensi, poi, dell’articolo 3 della legge 31 marzo 2005, n. 43, la percentuale sopra indicataviene incrementata annualmente di un ulteriore 2%.La Società, inoltre, può ricevere finanziamenti stanziati dall’Unione Europea, dallo Statoe da altri soggetti pubblici e privati.Arcus si muove anche nell’ottica di aggregare attorno ai progetti i possibili stakeholderspotenzialmente interessati. Di volta in volta, pertanto, vengono contattate fondazioni di origine ban-caria e non, enti locali, esponenti delle autonomie e della società civile, università e anche soggetti pri-vati, al fine di coagulare attorno alle iniziative risorse crescenti e finanziamenti coordinati.Il progetto ambizioso di Arcus è così di diventare il “collante” che consente di rendere operativa la capa-cità sistemica di promozione e sostegno progettuale per la realizzazione di iniziative mirate a miglio-rare il quadro dei beni e delle attività culturali, in un’ottica di sempre migliore conservazione, fruizio-ne e valorizzazione. Arcus, muovendosi opportunamente, favorisce la necessaria convergenza ditutti i soggetti, contribuendo quindi al successo dei progetti culturali di volta in volta identificati.

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Il Gioco del Lotto a sostegno dell’arte e della cultura in Italia

Il gioco del Lotto ha una tradizione secolare, nel corso della storia, infatti, ha vissuto alternando la clandestinità alla celebrazione, osteggiato, ma poi legalizzato perché portatore di entrate destinate, in parte, ad opere pie e di pubblica utilità. Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620 a Genova. Più tardi nella seconda metà del XVII secolo si diffuse il "Lotto della Zitella". Anche questa versione del gioco divenne famosa in tutta Europa. Nello Stato della Chiesa, il gioco del Lotto godette di alterne fortune. Il 9 dicembre 1731, nel quadro degli interventi a sostegno della finanza pubblica, venne definitivamente istituzionalizzato. Grande fu il successo della prima estrazione avvenuta il 14 febbraio 1732 sulla piazza del Campidoglio. Questa improvvisa disponibilità finanziaria permise al papa Clemente XII, di promuovere il rinnovamento edilizio di Roma con la costruzione, tra l'altro, della Fontana di Trevi, della facciata di S. Giovanni in Laterano, del Palazzo della Consulta al Quirinale, della facciata di S. Giovanni dei Fiorentini. L'importanza dei proventi del gioco del lotto per interventi di valenza culturale non verrà meno nei decenni successivi, anzi si consoliderà con la nuova straordinaria impresa museale promossa dai pontefici a Roma: l'istituzione dei Musei Vaticani nel 1771. Molte altre furono le città che beneficiarono dei proventi del Lotto, come, ad esempio, il porto di Ancona, il rifacimento del ponte di Tiberio a Rimini, e la ristrutturazione dell'acquedotto a Perugia. In seguito lo storico legame tra il gioco del Lotto e i beni culturali si è definitivamente consolidato nel 1996 quando, con l’introduzione della seconda estrazione settimanale del mercoledì, una parte dei proventi derivanti dal gioco è stata destinata, in base a una programmazione triennale, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il recupero e la conservazione del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico (legge n.662/96). Da diversi anni, Il Gioco del Lotto è impegnato in progetti e attività di sostegno a iniziative portatrici di valori educativi e sociali. Per questa ragione, Il Gioco del Lotto ha legato il proprio nome alle più importanti istituzioni culturali con il desiderio di contribuire ad arricchire la comunità con iniziative di qualità. E’ quindi nell’ambito di una sempre maggiore attenzione agli interventi finalizzati alla valorizzazione del territorio che il Gioco del Lotto in passato ha partecipato al recupero di luoghi di rilevante impatto sociale nella città di Roma e oggi ha scelto di affiancare importanti istituzioni come il Palazzo delle Esposizioni, le Scuderie del Quirinale, il Vittoriano, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini e, dalla sua apertura, il MAXXI. Tutti questi sono solo alcuni degli esempi più significativi di come il Gioco del Lotto contribuisca attivamente alla crescita della vita culturale italiana e di come da anni si impegni nella valorizzazione del patrimonio artistico con iniziative di promozione e comunicazione destinate ad avvicinare la cultura a tutti i cittadini.

Lottomatica è il più grande operatore di lotterie al mondo in termini di raccolta ed è l’azienda leader in Italia nel settore dei giochi. In qualità di concessionaria esclusiva dello Stato, la Società gestisce dal 1993 la principale lotteria del mondo, il “Lotto”, e dal 2004 le lotterie Istantanee e Differite. Lottomatica prosegue con successo nella strategia di crescita attraverso la diversificazione del proprio portafoglio giochi (Giochi sportivi, Apparecchi da intrattenimento, Videolotterie, Scommesse a totalizzatore), fornendo tutti i relativi servizi tecnici. Facendo leva sul proprio presidio distributivo e su importanti competenze di processing, Lottomatica offre inoltre servizi automatizzati di pagamento. La Società, della quale il Gruppo De Agostini è azionista di maggioranza, distribuisce giochi e servizi attraverso una delle reti di collegamento on-line in tempo reale più estese in Europa.

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Alcantara® è un marchio registrato di Alcantara S.p.A.

Alcantara S.p.A. – Via Mecenate 86, 20138 Milano Italia – Tel. +39 02 58030.1 - Fax. +39 02 5063886

[email protected] – www.alcantara.com – www.facebook.com/Alcantara.Company

Alcantara e MAXXI: eccellenza e creatività nell’arte Materiale senza tempo, dalle molteplici potenzialità espressive e unico nel suo genere, Alcantara incontra l’arte e l’architettura aprendosi a nuovi linguaggi interpretativi. Dopo il successo dell’iniziativa CAN YOU IMAGINE?Progetto Alcantara® - MAXXI, una ricerca sperimentale che ha dato origine ad una mostra aperta al pubblico dal 7 Ottobre fino al 13 Novembre 2011, continua la collaborazione tra l’azienda italiana che produce l’omonimo materiale e il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Se la prima fase del progetto pluriennale aveva visto protagonisti 11 grandi designer internazionali chiamati a interpretare le caratteristiche di Alcantara in altrettante installazioni, il secondo step prevede che le stesse peculiarità del materiale siano declinate secondo uno specifico tema da designer internazionali under 35, scelti attraverso un concorso su invito che il 15 maggio 2012 ha avuto il suo epilogo con l’elezione degli otto finalisti. Sebastian Herkner (Germania), Lanzavecchia + Way (Italia & Singapore), Mischer’ Traxler (Austria), Society of Architecture (Korea), Matteo Zerzenoni (Italia), Vittorio Venezia (Italia), Paradisi Artificiali (Italia), Mana Bernardes (Brasile): questi gli otto finalisti. I progetti saranno esposti a novembre 2012 nella mostra Shape your life! Progetto Alcantara - MAXXI, curata da Giulio Cappellini Art Director di Alcantara e Domitilla Dardi Design Curator MAXXI Architettura. Partendo dalla considerazione di uno stile di vita che si fa sempre più nomadico e dinamico,

portandoci a vivere più spesso fuori casa che non dentro le mura domestiche, la sfida proposta

dalla mostra è proprio quella di interpretare i nuovi scenari dell’abitare “(con) temporaneo”, quel

“fuori casa” dove si trascorre oramai la maggior parte del tempo.

Il compito dei giovani designer è dunque creare “habitat attrezzati”: oggetti e spazi in Alcantara,

per sentirsi a proprio agio e “ a casa fuori casa”.

SHAPE YOUR LIFE! Progetto Alcantara®- MAXXI conferma la vivace collaborazione tra un museo dalla vocazione interdisciplinare e un’azienda che crede fortemente nella ricerca e nel costante dialogo con la creatività. Alcantara nasce nel 1972 e rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy.

L’head quarter gestionale dell’azienda si trova a Milano, mentre lo stabilimento produttivo e il centro

ricerche sono a Nera Montoro, in Umbria. Alcantara è un materiale di rivestimento unico e innovativo, frutto

di una tecnologia unica e proprietaria, scelto da aziende leader in svariati campi di applicazione. Offre una

combinazione straordinaria di sensorialità, estetica e funzionalità, associate ad una consapevolezza etica

e sociale che definisce uno stile di vita contemporaneo: lo stile di vita di chi ama godere appieno dei

prodotti che usa ogni giorno nel rispetto dell’ambiente.

Alcantara è un marchio registrato di Alcantara S.p.A. Alcantara ha ottenuto la certificazione “Carbon Neutral”: per fare questo, in un solo anno sono state ridotte

del 49% le emissioni di anidride carbonica derivanti dall’intero processo produttivo del materiale, ed il

residuo è stato compensato finanziando progetti internazionali legati alle energie rinnovabili.

A partire dal 2009 è inoltre disponibile il Bilancio di Sostenibilità aziendale che documenta il percorso di

Alcantara in questo ambito.