l'universo smise di essere un noioso parallelepipedo

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 DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA  21 Percorsi Storie, date, biografie, reportage, inchieste Junin toiro : dieci persone, dieci colori. È il proverbio giapponese con cui si vuole sottolineare quanto siano diversi i gusti, le scelte, i modi di vedere la vita. Con questo spirito è nato I dieci colori dell’elega nza. Saggi in onore di Maria Teres a Orsi (a cura di Matilde Mastrangelo e Andrea Maurizi, Aracne, pagine 664,   25): 35 scritti su letteratura, storia, arte, religione, cinema giapponese dedicati a una delle più grandi yamatologhe italiane. Tutti i colori del Giappone { Sushi style di Annachiara Sacchi L’universo smise di essere  u n no i oso p a ra l le l e p i p e d o di PAOLO GIORDANO C redo di avere incubato la fasci- nazione per la fisica molto tem- po fa, da bambino, grazie so- prattutto alla relatività generale. Ne conoscevo giusto il nome, com’è ovvio, ma quello era suffi- ciente a darmi l’idea elettrizzan- te di un sapere assoluto, «generale» appunto, e avevo visto alcune animazioni rozze nelle quali le masse dei pianeti deformavano la ge- ometria dello spazio: mi avevano sconvolto. I residui di poche parole — «spaziotempo», «relatività», «gravitazione» —, uniti alle istantanee colorate e inquietanti delle nebu- lose immobili ai confini nell’universo, preval- sero al momento giusto su altre curiosità svi- luppate nel frattempo, e io mi ritrovai a stu- diare fisica all’università. Dovetti attendere il penultimo anno di cor- so per addentrarmi nella teoria che mi aveva motivato fin dall’inizio. La relatività generale, sebbene si tratti di un campo non più nuovo, fa ancora parte delle frontiere più avanzate della scienza e richiede un allenamento ago- nistico per essere affrontata nello specifico. Il professore che teneva i due moduli del corso aveva il vizio di non scrivere alla lavagna. Pre- tendeva di farci comprendere i calcoli astrusi della relatività da seduto, sviluppando tensori e integrali nell’aria trasparente di fronte a sé. Spesso interrompeva le lezioni con lunghe te- lefonate in russo, alle quali assistevamo per- plessi e rispettosi. Riteneva, come molti ini- ziati alle scienze più radicali, che avremmo dovuto essere in grado di occuparci da soli delle minuzie dei conti, impresa che io tentai e ritentai in quegli anni, sempre senza una piena soddisfazione. «È un vero miracolo che i metodi moderni di istruzione non abbiano ancora completa- mente soffocato la sacra curiosità della ricer- ca», scriveva Einstein a proposito del proprio accidentato percorso di studi. Ed è altrettanto miracoloso, per me, che l’ammirazione per la sua teoria più grandiosa sia uscita indenne, rinvigorita semmai, dai miei anni universitari e dai tentativi falliti di dominarla, al punto che, a cento anni esatti dal suo concepimento, sento il bisogno di festeggiarla come merita. Einstein presentò il suo lavoro sulla relativi- tà generale il 25 novembre 1915 davanti all’Ac- cademia prussiana delle scienze. All’epoca era già una celebrità per via dei tre articoli pubbli- cati nel 1905, tra cui quello sulla relatività ri- stretta e quello sull’effetto fot oelettrico che gli avrebbe valso il Nobel, ma sarebbe stata la re- latività generale a renderlo l’icona indiscussa della fisica moderna, della scienza in genere, del pensiero umano stesso. Come accade non di rado, Einstein appro- dò a un risultato capitale partendo da un pro-  blema concett uale piuttosto sempl ice e da una convinzione personale, si potrebbe quasi dire da un principio «di buon senso». Era per- suaso che le leggi naturali, le leggi fondamen- tali della fisica, dovessero essere le stesse da qualunque parte le si osservasse o, per dirla più precisamente, in qualunque sistema di ri- ferimento si effettuassero le misure. Non si trattava di una convinzione nuova per lui. Nel- l’articolo sulla relatività ristretta aveva mo- strato con eleganza come ciò fosse vero per due osservatori che si muovono a velocità co- stante l’uno rispetto all’altro: il «buon senso» di Einstein valeva, a patto di accettare che la luce viaggiasse a una velocità fissa per chiun- que dei due la misurasse. Il problema, tutta-  via, sussisteva ancora nel c aso di due osserva- tori che avessero un’accelerazione l’uno ri- spetto all’altro. Nel 1907, mentre lavorava an- cora presso l’ Ufficio brevetti di Berna, Einstein iniziò a preoccuparsi di questa possibile estensione. In uno dei suoi «esperimenti mentali» — che l’iconografia ci ha abituato, forse un po’ ingiustamente, a pensare come divagazioni li-  bere durante il tedio del l’ufficio — Einstein immaginò un uomo in caduta libera insieme ad altri oggetti. Un pensiero poetico, insom- ma. Immedesimandosi in quell’uomo e le-  vandogli le complicazioni del dove e perché stesse precipitando, dell’aria in faccia, del ter- rore di morire schiantato, intuì che non ci fos- se modo per lui, durante la caduta, di accor- gersi dell’esistenza della gravità, nessuna mi- surazione glielo consentiva. Che l’esperimen- to mentale tradisse una sinistra carenza di empatia, Einstein si accorse forse in seguito, al punto di scrivere nella sua Autobiografia scientifica: «Se un individuo ha il dono di pensare con chiarezza, può darsi benissimo che questo lato della sua natura si sviluppi maggiormente a spese di altri lati, e determini quindi più la sua mentalità». Comunque sia, grazie alla sua «mentalità» e alla noncuranza per le sorti dell’uomo in caduta libera, Ein- stein creò la prima sinapsi tra il concetto di accelerazione e quello di attrazione gravita- zionale, la base della relatività generale. Per formalizzare compiutamente la teoria gli ci vollero altri otto anni, i trasferimenti da Berna a Praga, poi a Zurigo e infine a Berlino, la separazione dalla prima moglie Mileva, dai figli, e — qui sta l’eccezionalità dell’impresa Qui sopra e nella pagina successiva due immagini del Nasa Jet Propulsion Laboratory: la nebulosa Helix (700 anni luce dalla Terra) nella costellazione dell’Acquario; la riunione delle galassie NGC 2207 e IC 2163 (130 milioni anni luce dalla Terra) nella costellazione del Canis Maior. A sinistra: Albert Einstein e Paolo Giordano CONTINUA A PAGINA 22 1915-2015 Il 25 novembre di un secolo fa Albert Einstein presentò la teoria della relatività generale. Il cielo non fu più quello che fino ad allora era stato pensato, ma si trasformò in  una stru ttur a vi va, mobile ed elastica, piena di fosse, cunicoli e pendii

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di Paolo Giordano

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  • DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 21

    PercorsiStorie, date, biografie, reportage, inchieste

    Junin toiro: dieci persone, dieci colori. il proverbio giapponese con cui si vuole sottolineare quanto siano diversi i gusti, le scelte, i modi di vedere la vita. Con questo spirito nato I dieci colori delleleganza. Saggi in onore di Maria Teresa Orsi (a cura di Matilde Mastrangelo e Andrea Maurizi, Aracne, pagine 664, 25): 35 scritti su letteratura, storia, arte, religione, cinema giapponese dedicati a una delle pi grandi yamatologhe italiane.

    Tutti i colori del Giappone

    {Sushi styledi Annachiara Sacchi

    Luniverso smise di essereun noioso parallelepipedodi PAOLO GIORDANO Credo di avere incubato la fasci-nazione per la fisica molto tem-po fa, da bambino, grazie so-prattutto alla relativit generale.Ne conoscevo giusto il nome,com ovvio, ma quello era suffi-ciente a darmi lidea elettrizzan-

    te di un sapere assoluto, generale appunto,e avevo visto alcune animazioni rozze nellequali le masse dei pianeti deformavano la ge-ometria dello spazio: mi avevano sconvolto. Iresidui di poche parole spaziotempo,relativit, gravitazione , uniti alleistantanee colorate e inquietanti delle nebu-lose immobili ai confini nelluniverso, preval-sero al momento giusto su altre curiosit svi-luppate nel frattempo, e io mi ritrovai a stu-diare fisica alluniversit.

    Dovetti attendere il penultimo anno di cor-so per addentrarmi nella teoria che mi avevamotivato fin dallinizio. La relativit generale,sebbene si tratti di un campo non pi nuovo,fa ancora parte delle frontiere pi avanzate della scienza e richiede un allenamento ago-nistico per essere affrontata nello specifico. Ilprofessore che teneva i due moduli del corsoaveva il vizio di non scrivere alla lavagna. Pre-tendeva di farci comprendere i calcoli astrusidella relativit da seduto, sviluppando tensorie integrali nellaria trasparente di fronte a s.Spesso interrompeva le lezioni con lunghe te-lefonate in russo, alle quali assistevamo per-plessi e rispettosi. Riteneva, come molti ini-ziati alle scienze pi radicali, che avremmodovuto essere in grado di occuparci da solidelle minuzie dei conti, impresa che io tentaie ritentai in quegli anni, sempre senza unapiena soddisfazione.

    un vero miracolo che i metodi modernidi istruzione non abbiano ancora completa-

    mente soffocato la sacra curiosit della ricer-ca, scriveva Einstein a proposito del proprioaccidentato percorso di studi. Ed altrettantomiracoloso, per me, che lammirazione per lasua teoria pi grandiosa sia uscita indenne,rinvigorita semmai, dai miei anni universitarie dai tentativi falliti di dominarla, al puntoche, a cento anni esatti dal suo concepimento,sento il bisogno di festeggiarla come merita.

    Einstein present il suo lavoro sulla relativi-t generale il 25 novembre 1915 davanti allAc-cademia prussiana delle scienze. Allepoca eragi una celebrit per via dei tre articoli pubbli-cati nel 1905, tra cui quello sulla relativit ri-stretta e quello sulleffetto fotoelettrico che gliavrebbe valso il Nobel, ma sarebbe stata la re-lativit generale a renderlo licona indiscussadella fisica moderna, della scienza in genere,del pensiero umano stesso.

    Come accade non di rado, Einstein appro-d a un risultato capitale partendo da un pro-blema concettuale piuttosto semplice e dauna convinzione personale, si potrebbe quasidire da un principio di buon senso. Era per-suaso che le leggi naturali, le leggi fondamen-tali della fisica, dovessero essere le stesse daqualunque parte le si osservasse o, per dirlapi precisamente, in qualunque sistema di ri-ferimento si effettuassero le misure. Non sitrattava di una convinzione nuova per lui. Nel-larticolo sulla relativit ristretta aveva mo-strato con eleganza come ci fosse vero perdue osservatori che si muovono a velocit co-stante luno rispetto allaltro: il buon sensodi Einstein valeva, a patto di accettare che laluce viaggiasse a una velocit fissa per chiun-que dei due la misurasse. Il problema, tutta-

    via, sussisteva ancora nel caso di due osserva-tori che avessero unaccelerazione luno ri-spetto allaltro. Nel 1907, mentre lavorava an-cora presso lUfficio brevetti di Berna, Einsteininizi a preoccuparsi di questa possibileestensione.

    In uno dei suoi esperimenti mentali che liconografia ci ha abituato, forse un poingiustamente, a pensare come divagazioni li-bere durante il tedio dellufficio Einsteinimmagin un uomo in caduta libera insiemead altri oggetti. Un pensiero poetico, insom-ma. Immedesimandosi in quelluomo e le-vandogli le complicazioni del dove e perchstesse precipitando, dellaria in faccia, del ter-rore di morire schiantato, intu che non ci fos-se modo per lui, durante la caduta, di accor-gersi dellesistenza della gravit, nessuna mi-surazione glielo consentiva. Che lesperimen-to mentale tradisse una sinistra carenza diempatia, Einstein si accorse forse in seguito,al punto di scrivere nella sua Autobiografiascientifica: Se un individuo ha il dono dipensare con chiarezza, pu darsi benissimoche questo lato della sua natura si sviluppi maggiormente a spese di altri lati, e determiniquindi pi la sua mentalit. Comunque sia,grazie alla sua mentalit e alla noncuranzaper le sorti delluomo in caduta libera, Ein-stein cre la prima sinapsi tra il concetto diaccelerazione e quello di attrazione gravita-zionale, la base della relativit generale.

    Per formalizzare compiutamente la teoriagli ci vollero altri otto anni, i trasferimenti daBerna a Praga, poi a Zurigo e infine a Berlino,la separazione dalla prima moglie Mileva, daifigli, e qui sta leccezionalit dellimpresa

    Qui sopra e nella pagina successiva due immagini del Nasa Jet Propulsion Laboratory: la nebulosa Helix (700 anni luce dalla Terra) nella costellazione dellAcquario; la riunione delle galassie NGC 2207 e IC 2163 (130 milioni anni luce dalla Terra) nella costellazione del Canis Maior. A sinistra: Albert Einstein e Paolo Giordano

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    1915-2015Il 25 novembredi un secolo fa Albert Einstein present la teoria della relativit generale. Il cielo non fu pi quello che fino ad allora era stato pensato, ma si trasform in una struttura viva, mobile ed elastica, piena di fosse, cunicoli e pendii

  • 22 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015

    PercorsiLa Citt dei ragazzi, spazio pensato dal Comune di Cosenza per piccoli e piccolissimi, propone un corso di writing e graffiti. Diversi artisti con anni di esperienza nel campo dellarte urbana e visiva daranno vita a Street art school (8 lezioni,

    per ragazzi dai 10 anni in su). Liniziativa volta a promuovere tra le nuove generazioni una forma darte di crescente importanza sociale, insegnando a distinguere la bellezza di unopera dai segni del vandalismo.

    A scuola di graffiti. Dai 10 anni in su

    {Sulla stradadi Davide Francioli

    unimmersione in rami sofisticatissimidella matematica, che pochi allepoca imma-ginavano potessero rivelarsi utili per descrive-re la realt. Bernhard Riemann, un allievo ge-niale di Carl Friedrich Gauss, aveva studiato lacurvatura delle superfici immerse in spazi amolte dimensioni, e da pi parti nel mondo venivano esplorate da anni le propriet fanta-siose delle geometrie cosiddette non eucli-dee: geometrie nelle quali decadono certeipotesi sullo spazio cos come lo sperimentia-mo, nelle quali le rette parallele prima o poisincontrano, la somma degli angoli internidei triangoli diversa da centottanta gradi epercorrendo a piedi un quadrato non ci si ri-trova infine al punto di partenza. Sembravanoarzigogolii tipici della matematica pura, mo-delli strampalati, e invece attendevano pa-zienti di debuttare da protagonisti nel mondofenomenico.

    Einstein pens allo spaziotempo come auna struttura geometrica che viene deforma-ta, curvata dalla presenza della materia dallenergia e dalla massa, dalle stelle, dai pia-neti, dai gas e seppe trovare la relazione esatta fra lammontare della curvatura e laquantit di materia necessaria a produrla.Einstein dice che lo spazio curvo e che cau-sa della curvatura la materia, sintetizz Ri-chard Feynman anni dopo. Se fino a un atti-mo prima luniverso era un noioso parallele-pipedo punteggiato di corpi celesti, il 25 no-vembre 1915 esso si trasform allimprovvisoin una struttura viva, mobile ed elastica, pienadi fosse e rigonfiamenti e cunicoli e pendiiscoscesi.

    Da visualizzare non semplice, anzi im-

    possibile. Per quanto dotato intellettivamen-te, nessun essere umano in grado di raffigu-rarsi lo spaziotempo in quattro dimensioni, eancor meno una sua deformazione. Possiamos intuire lesistenza di una quarta dimensio-ne, quella temporale, attraverso analogie bril-lanti, ma non certo coglierla appieno. A di-spetto delle intuizioni di Einstein e delle ela-borate concezioni attuali, il tempo resta pernoi una variabile disaccoppiata dallo spazio,newtoniana, qualcosa che scorre in avanti ebasta, con esasperante regolarit.

    Non solo. Non siamo nemmeno in grado dirappresentare mentalmente un volume di spazio che viene curvato. Sappiamo farlo be-ne con una superficie basta pensare allef-fetto di una sfera di metallo poggiata su unlenzuolo ben teso , ma con una dimensionespaziale aggiuntiva siamo gi persi. Allimma-gine istintiva della relativit generale man-cano, quindi, sempre due dimensioni e ci valido per tutti, per Einstein come per ciascu-no di noi.

    La teoria, al di l dellostico formalismo ma-tematico, presenta un bizzarro aspetto demo-cratico: non pu essere davvero visualizzatada nessuno. La sua comprensione sempreassimilabile, con pi o meno sofisticazioni, aquella della sfera di metallo che crea una con-ca nel lenzuolo. Per i fisici moderni, abbando-nare in tal senso il conforto della percezione,di quella visiva in particolare, ormai diventa-to una prassi. Non solo la relativit generale,ma anche la meccanica quantistica (perfino inmisura maggiore) richiedono alluomo di al-lentare i lacci dellintuitivit, di chiudere gli occhi e fidarsi da un certo punto in poi dellamatematica e della sua interpretazione atten-ta. Certa fisica, in effetti, non la si comprendedavvero, piuttosto ci si abitua. Se fossimo mi-

    nuscoli, molte di quelle che appaiono come elucubrazioni sarebbero per noi ovvie, esperi-bili, ma cos non . Il Novecento ha segnato inmolti ambiti questo passaggio a una scienzadellinvisibile, di ci che troppo elusivo,troppo piccolo, troppo distante per essere ac-ciuffato, se non con il pensiero o levidenza indiretta.

    Ci che della relativit generale conquisttutti, prima ancora del suo significato, fu cheera espressa da unequazione, una sola, ele-gantissima e apparentemente innocua (per inciso, non si tratta di quella associata a Ein-stein nei poster, E=mc2, che ha a che vederecon la relativit ristretta, bens di unaltra dal-laspetto pi esotico). I fisici sono facilmentesedotti dalla sinteticit delle formule. Malgra-do la compattezza, per, nel momento in cuiil fisico malcapitato decideva di aprire lequazione di Einstein, essa si rivelava di unacomplessit quasi mostruosa, come un nododi serpenti velenosi, ognuno dotato di parec-chie teste. La ricerca di soluzioni, sempre par-ticolari, ha occupato non soltanto i fisici, maeserciti di computer strapotenti, fino a oggi. Eogni soluzione trovata ha inaugurato unanuova branca della ricerca e una rivoluzionenel nostro modo di intendere il cosmo.

    Non esiste altra teoria scientifica che in ununico balzo abbia portato luomo cos in altonella comprensione della realt e al tempostesso lo abbia annichilito tanto gravemente.Se scoprire che la Terra non era al centro di tutto e il Sole non le ruotava attorno fu un du-ro colpo alle nostre certezze istintive, stata larelativit generale a sancire la totale irrilevan-za delluomo, almeno a livello cosmico. Ein-

    SEGUE DA PAGINA 21

    E luomo a livello cosmicodivenne del tutto irrilevante

    ProspettiveOgni soluzione ha inaugurato

    una nuova branca

    della ricerca

    Passaggi

    Il Novecentoha celebrato

    latomo, questo sar il secolo

    della relativit

    Una rivoluzione

    Albert Einstein present lateoria della relativit

    generale il 25 novembre1915 come unestensionedella teoria della relativit

    ristretta, che lo stessoscienziato aveva esposto nel

    saggio Sullelettrodinamicadei corpi in movimento,

    pubblicato nel 1905. Glistudi scientifici di Einstein

    rivoluzionarono i concetti dispazio e di tempo,

    unificandoli nellambito diuna nuova struttura aquattro dimensioni, lo

    spaziotempo. Nella suavisione la gravit una

    propriet dello spaziotempo,che viene curvato in modo

    significativo da oggettidotati di grande massa, quali

    le stelle o i buchi neriLa biografia

    Einstein nacque a Ulm, inGermania, nel 1879, mavisse per lungo tempo in

    Svizzera, Paese di cuiassunse la cittadinanza. Per

    qualche tempo lavorallUfficio brevetti di Berna e

    riusc ad affermarsi in campoaccademico solo a partire dal

    1905. Nel 1921 ricevette ilpremio Nobel per la Fisica

    per la sua spiegazionedelleffetto fotoelettrico.Insegn allUniversit diBerlino dal 1914 fino al

    1933, quando espatri negliStati Uniti per sfuggire alle

    persecuzioni antisemite.Mor a Princeton nel 1955

  • DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 23

    Cessate le scomuniche, i Verdi ora temono labbraccio dei cattolici, che in trentanni sono passati dalla distinzione del sinistro Dossetti (Ma noi sappiamo che questo mondo finir, 1984) allavversione del destro Biffi

    verso il culto ateo della natura di animalisti ed ecologisti (2007); fino allavvolgente concorrenza di papa Bergoglio: Custodire il Creato? Ma no, sono i Verdi! No, non sono i Verdi: questo cristiano (9 febbraio 2015).

    Benedetti siano i Verdi

    {Due parole in crocedi Luigi AccattoliUna copertinaun artista

    Il naufragio di TongianiUn naufragio. Uomini edonne disperati in baliadelle onde. Un dipintoche evoca la celebreZattera della Medusa diGricault, ma uno deitanti barconi simbolodelle tante tragedie,

    spesso sconosciute, del nostro Mediterraneo. unumanit sottomessa al dolore in cerca di una speranza, uninfinit di esistenze in lotta con la morte. Vito Tongiani (Fiume, 1940) interpreta con questo dipinto la grande tragedia dei nostri giorni. Tongiani, pittoree scultore, un artista che appartiene alla tradizione della figura. Sia i suoi dipinti (sensuali ritratti di donne, spesso giovani nordafricane: Tongiani vive tra Camaiore e il Marocco), sia le sue sculture raccontano di un mondo solitario e misterioso in cui convivono armonia e sospesa inquietudine. Tongiani, che ha partecipato a diverse Biennali ed presente in numerose collezioni pubbliche (Pinacoteca del Senato; suo il monumento a Lucca dedicato a Puccini), lavora con la precisa volont di essere aderente alla realt e interprete del presente. Anche quando la pittura diventa testimonianza civile di un tempo dolente. (gianluigi colin)

    Supplemento culturale del Corriere della Seradel 22 febbraio 2015 - Anno 5 - N. 8 (#169)

    Direttore responsabile Ferruccio de BortoliCondirettoreVicedirettori

    Luciano FontanaDaniele MancaVenanzio PostiglioneGiangiacomo SchiaviBarbara Stefanelli

    Supplemento a curadella Redazione cultura Antonio Troiano

    Pierenrico RattoStefano BucciAntonio CariotiSerena DannaMarco Del CoronaCinzia FioriLuca MastrantonioPierluigi PanzaCristina Taglietti

    Art director Gianluigi Colin

    2015 RCS MediaGroup S.p.A. Divisione QuotidianiSede legale: via A. Rizzoli, 8 - MilanoRegistrazione Tribunale di Milano n. 505 del 13 ottobre 2011REDAZIONE e TIPOGRAFIA:Via Solferino, 28 - 20121 Milano - Tel. 02-62821RCS MediaGroup S.p.A. Dir. Communication SolutionsVia A. Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25841www.rcscommunicationsolutions.it COPYRIGHT RCS MediaGroup S.p.A. Divisione QuotidianiTutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo prodotto puessere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali.Ogni violazione sar perseguita a norma di legge.

    stein stesso crebbe con lidea di un universocostante, immutabile. In pochi decenni la re-lativit generale ci ha invece informati che luniverso ha avuto unorigine microscopica edrammatica, il Big Bang, e che avr anche unafine, sebbene sia ancora dibattuto quale; ci hainformati che esso si sta espandendo intornoa noi sta lievitando rende forse megliolidea e lo fa sempre pi in fretta; che nonsolo occupiamo un posto periferico nella no-stra galassia, ma la nostra galassia solo unafra le innumerevoli; che le stelle hanno desti-ni diversi e commoventi e il nostro Sole sarinfine ridotto a una miserevole nana bianca;che balliamo tutti quanti intorno a un buconero che inghiotte e inghiotte materia, insa-ziabile, azzerando ogni memoria di ci cheera prima; che ci che vediamo e sentiamo etocchiamo non che il quattro per cento diquello che realmente esiste l fuori, perci ilresto lo chiamiamo Materia oscura o Energiaoscura e non abbiamo idea di che accidentisia.

    Proprio in ragione della loro drammaticit,Einstein fu il primo a opporre resistenza a cer-te conseguenze della sua teoria. Che luniver-so avesse avuto un inizio gli sembrava unas-surdit e per tutta la vita tratt i buchi neri co-me dei meri intoppi matematici di cui sbaraz-zarsi. Nessuna mente, per quanto geniale, sarebbe disposta ad accettare una tale mole dicambiamenti tutta insieme. Al contrario, pernoi quasi impossibile pensare alluniverso senza contemplarne linizio esplosivo, guar-dare il cielo notturno senza essere da qualcheparte consapevoli dei buchi neri incastonatinelle sue profondit. Se anche non abbiamostudiato quelle cose, esse si sono imposte inqualche strato della nostra coscienza. La rela-tivit generale, come ogni grande rivoluzione

    della scienza, stata anche un gigantesco trauma collettivo e varrebbe forse la pena, og-gi, di indagare come abbia influenzato il no-stro modo di essere, la fiducia che riponiamoin noi stessi.

    Si tratta, con ogni probabilit, anche dellateoria che ha generato pi equivoci di sempre.Il suo nome, relativit generale, ha portatomolti alla conclusione sbrigativa e superficia-le che, secondo Einstein, tutto quanto fosserelativo. Hans Reichenbach diede al fisico parte della responsabilit di ci, sottolinean-do come in ragione della sua scoperta egli fos-se diventato un filosofo implicito, pur rifiu-tando per tutta la vita un simile ruolo. Que-sta la sua forza e la sua debolezza a un tem-po: la sua forza, perch ha reso tanto pi concreta la sua fisica; la sua debolezza, perchha lasciato la sua teoria esposta ai travisamen-ti e alle interpretazioni sbagliate.

    In realt, se si riflette sul presupposto diEinstein, ovvero che le leggi della natura deb-bano essere equivalenti da qualunque parte lesi osservi, si capisce facilmente come la relati-vit generale affermi semmai il contrario del-la sua vulgata pi deteriore.

    Allo stesso modo, sbagliato considerarelimpresa di Einstein come la supremazia delpensiero puro, teorico, sulla scienza speri-mentale. Lo conferma il fatto stesso che tuttele sue intuizioni muovessero da veri e propriesperimenti, seppure immaginati. Parados-salmente Einstein, lemblema della ragioneche domina la concretezza, era un fisico lega-to in tutto e per tutto allempirismo. Si premu-r, fin da subito, di trovare delle prove checonvalidassero la sua teoria. La prima era gi

    disponibile: si sapeva da tempo che lorbita diMercurio intorno al Sole si comportava in ma-niera anomala, almeno stando alla legge di gravitazione di Newton. Per giustificare le ir-regolarit nella sua rivoluzione si era perfinoipotizzata lesistenza di un pianeta aggiuntivonel nostro sistema solare, Vulcano, peccatoche nessuno riuscisse a vederlo. Lanomalia, si scopr, era un effetto puro della relativit.

    Levidenza schiacciante arriv nel 1919,quando Arthur Eddington organizz una spe-dizione allIsola di Principe, nel Golfo di Gui-nea, e l, durante uneclissi totale di Sole, fu ingrado di fotografare la deflessione dei raggiluminosi, il modo in cui il segnale provenien-te dalle stelle giungeva a noi curvato dal cam-po gravitazionale intorno al Sole.

    Ma ci sono aspetti della teoria che attendo-no ancora un verdetto a cento anni dalla sco-perta. Se la relativit generale vera cos comeEinstein lha formulata, allora devono esisterenel cosmo delle onde gravitazionali. Di nuovo il cervello simbatte in un limite intrin-seco nel tentativo di visualizzare queste ondeche si muovono nello spaziotempo a quattrodimensioni mettendolo in agitazione, e dinuovo si rifugia nella sfera poggiata sul len-zuolo: lasciate cadere la sfera da una leggeraaltezza ed essa provocher delle increspaturenel tessuto. Si suppone che onde gravitazio-nali generate da eventi catastrofici, come la fusione di due buchi neri, ci attraversino in continuazione, deformandoci, ma i loro effet-ti sono cos leggeri da esserci sempre sfuggiti.Pi che a uno specchio dacqua, lo spazio-tempo somiglia a una lastra dacciaio straordi-nariamente compatta, che vibra a malapenaanche se percossa nel modo pi violento pos-sibile (Pedro G. Ferreira).

    Alcune generazioni di fisici sperimentalihanno ormai sacrificato la propria vita alla frustrazione di non riuscire a rilevare le ondegravitazionali. Dai grossi cilindri di metallosospesi in aria da Joseph Weber si passati amisurazioni sempre pi sofisticate, a scrutarei sistemi binari di stelle relegati ai margini re-moti delluniverso, fino a concepire lesperi-mento pi ardito che lumanit abbia mai so-gnato, per certi versi pi ardito dellattuale collisore del Cern. Gli ideatori del Laser Inter-ferometer Space Antenna Project, Lisa in bre-ve, proposero di mandare in orbita intorno alSole tre satelliti, che avrebbero disegnato untriangolo virtuale con un lato di cinque milio-ni di chilometri e comunicato fra loro attra-verso fasci laser e specchi. Le onde gravitazio-nali, con il loro passaggio, avrebbero incurva-to le traiettorie dei laser, modificandone inmaniera lieve gli spettri di interferenza. GliStati Uniti si sono per tirati indietro spaven-tati dal costo dellimpresa, stellare anchequello, e Lisa stato ridotto alla sua versioneeuropea, eLisa, con bracci di solo un milio-ne di chilometri, e il cui lancio previsto per il2034.

    Pedro G. Ferreira, nel suo libro La teoriaperfetta, giura che il nostro sar il secolo dellarelativit generale, dopo che il Novecento hacelebrato tutto lo splendore e lorrore della fi-sica atomica. Se vero, ci siamo entrati pienidi domande, la principale delle quali comesia possibile unificare la gravit con le altreinterazioni fondamentali della natura inununica visione sintetica, una questione allaquale gi Einstein dedic decenni infruttuosidella sua vita e che tiene la fisica teorica in unadelle pi lunghe impasse di sempre, una im-passe che tuttavia, come accade tanto nellascienza quanto nellarte, ha prodotto nel frat-tempo teorie collaterali intrepide e inattese: lateoria delle stringhe, la gravit quantistica e leipotesi secondo le quali il nostro universo nonsarebbe che un piccolo rigonfiamento di uncosmo immensamente pi esteso e composi-to.

    probabile che Einstein, da innovatoreprofondamente reazionario che era, avrebbescartato con sprezzo la gran parte di questecongetture. La storia insegna che spesso sba-gli nel farlo. Per noi, che non dobbiamo pre-occuparci del rigore delle equazioni, non hatroppa importanza. Possiamo goderci la rela-tivit generale e i suoi costrutti pi estremicome un immaginario estatico e potente, be-arci di come la ragione umana, attraverso losforzo di un uomo e di tutti coloro che lo han-no seguito, abbia saputo cogliere un misterotanto intrinseco della natura. E forse, per unavolta, rallegrarci di vivere in unepoca che haalmeno questo di speciale: il cosmo che ci cir-conda non mai stato cos tumultuoso e cosgrande.

    Paolo Giordano RIPRODUZIONE RISERVATA

    Non esiste altra teoria scientifica che in un unico balzo abbia portato luomo cos in alto nella comprensione della realt e lo abbia annichilito tanto gravemente. In pochi decenni la relativit generale ci ha informati che luniverso ha avuto unorigine microscopica e drammatica, il Big Bang, e che avr una fine; che si sta espandendo e lo fa sempre pi in fretta; che le stelle hanno destini diversi e commoventi e il nostro Sole sar ridotto a una miserevole nana bianca; che balliamo intorno a un buco nero che inghiotte materia, insaziabile, azzerando ogni memoria