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Vita Sac ville-West. OGNI PASSIONE SPENTA. Copyright 1935 Arnoldo Mondadori Editore. Unica traduzione autorizzata dall'inglese di Alessandra Scalero. Titolo dell'opera originale: "All Passion Spent". Prima edizione: settembre 1935. Seconda edizione: aprile 1940. Terza edizione: agosto 1942. Quarta edizione: dicembre 1950. Su concessione Arnoldo Mondadori Editore. "Tratta dal grande evento una verace, Nuova saggezza, l'anima contenta, Avea dis messo i servi e stava in pace, La mente calma, ogni passione spenta." SANSONE AGONISTA. PARTE PRIMA. Tanto a lungo aveva durato la vita di Enrico Lyulph Holland, primo conte di Slan e, che il pubblico aveva cominciato a considerarlo immortale. Il grosso della massa trova una certa sicurezza nella sola idea della longevità, e trascorso l'indispensabile interludio di reazione, è disposto a riconoscere nell' estrema vecchiezza un segno di eccellenza. Il longevo ha trionfato di uno almeno degli iniziali ostacoli umani: la brevità de lla vita. Truffare una ventina d'anni al sonno eterno significa imporre la propria superio rità su di un programma prestabilito: tanto breve è la scala sulla quale disponiamo i nostri valori. Fu dunque con un moto di autentica incredulità che i borghesi della City, aprendo il loro giornale in treno nel tepido mattino di maggio, lessero che Lord Slane e ra mancato improvvisamente dopo cena, la sera avanti, in età di novantaquattro ann i. Insufficienza di cuore dissero, con l'aria di saperla lunga, per quanto citasser o alla lettera i giornali; e sospirando aggiunsero: Beh, un'altra vecchia bandie ra che se ne va. Quella era l'impressione predominante: un'altra vecchia bandiera che se ne andav a, un altro "memento" della precarietà umana. E i giornali, in un razzo finale di pubblicità, riepilogarono e celebrarono gli ev enti e le tappe della vita di Enrico Holland; li raccolsero insieme in una manci ata dura come un palla da "cric et", e li gettarono in faccia al pubblico, dai t empi della sua "brillante carriera universitaria" all'epoca in cui Holland, a un 'età sorprendentemente giovanile, aveva occupato un seggio nel Consiglio dei Minis tri, sino a quell'ultimo giorno in cui il Conte di Slane, K. G., G. C. B., G. C. S. I., G. C. I. E. (Abbreviazioni di titoli accademici e onorifici inglesi; per esempio K. G.: " Knight of the Garter", Cavaliere della Giarrettiera [Nota del Traduttore]), ecce tera, eccetera, (le onorificenze minori strascicavano in ultimo come la coda d'u na cometa) s'era accasciato nella sua poltrona dopo cena, e la somma di novant'a nni era passata bruscamente alla storia. Si sarebbe detto che il tempo avesse fatto un piccolo balzo in avanti, ora che n

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Vita Sac�ville-West.OGNI PASSIONE SPENTA.

Copyright 1935 Arnoldo Mondadori Editore.Unica traduzione autorizzata dall'inglese di Alessandra Scalero.Titolo dell'opera originale: "All Passion Spent".Prima edizione: settembre 1935.Seconda edizione: aprile 1940.Terza edizione: agosto 1942.Quarta edizione: dicembre 1950.Su concessione Arnoldo Mondadori Editore.

"Tratta dal grande evento una verace, Nuova saggezza, l'anima contenta, Avea dismesso i servi e stava in pace, La mente calma, ogni passione spenta."

SANSONE AGONISTA.

PARTE PRIMA.Tanto a lungo aveva durato la vita di Enrico Lyulph Holland, primo conte di Slane, che il pubblico aveva cominciato a considerarlo immortale.Il grosso della massa trova una certa sicurezza nella sola idea della longevità, e trascorso l'indispensabile interludio di reazione, è disposto a riconoscere nell'estrema vecchiezza un segno di eccellenza.Il longevo ha trionfato di uno almeno degli iniziali ostacoli umani: la brevità della vita.Truffare una ventina d'anni al sonno eterno significa imporre la propria superiorità su di un programma prestabilito: tanto breve è la scala sulla quale disponiamo i nostri valori.Fu dunque con un moto di autentica incredulità che i borghesi della City, aprendo il loro giornale in treno nel tepido mattino di maggio, lessero che Lord Slane era mancato improvvisamente dopo cena, la sera avanti, in età di novantaquattro anni.Insufficienza di cuore dissero, con l'aria di saperla lunga, per quanto citassero alla lettera i giornali; e sospirando aggiunsero: Beh, un'altra vecchia bandiera che se ne va.Quella era l'impressione predominante: un'altra vecchia bandiera che se ne andava, un altro "memento" della precarietà umana.E i giornali, in un razzo finale di pubblicità, riepilogarono e celebrarono gli eventi e le tappe della vita di Enrico Holland; li raccolsero insieme in una manciata dura come un palla da "cric�et", e li gettarono in faccia al pubblico, dai tempi della sua "brillante carriera universitaria" all'epoca in cui Holland, a un'età sorprendentemente giovanile, aveva occupato un seggio nel Consiglio dei Ministri, sino a quell'ultimo giorno in cui il Conte di Slane, K. G., G. C. B., G. C. S. I., G. C.I.E. (Abbreviazioni di titoli accademici e onorifici inglesi; per esempio K. G.: "Knight of the Garter", Cavaliere della Giarrettiera [Nota del Traduttore]), eccetera, eccetera, (le onorificenze minori strascicavano in ultimo come la coda d'una cometa) s'era accasciato nella sua poltrona dopo cena, e la somma di novant'anni era passata bruscamente alla storia.Si sarebbe detto che il tempo avesse fatto un piccolo balzo in avanti, ora che n

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on c'era più la figura del vecchio Slane a frenarlo con braccio teso.Da quindici anni in qua non aveva più preso parte attiva alla vita pubblica, ma era presente; e, all'occasione l'irrefutabile soavità, il buon senso, i sarcasmi della sua eloquenza parlamentare avevano scomposto, anche se in ultima analisi non avevano il potere di arrestarli, i colleghi più estremi sull'orlo della loro follia.Dichiarazioni simili erano occorse raramente, ché Enrico Holland era stato sempre uomo da apprezzare il valore della misura, ma la loro stessa rarità generava un'impressione collettiva di malessere: ben sapevano, gli uomini, che si fondavano su di una leggenda di esperienze: se il gran vecchio, l'ottuagenario, il nonagenario, arrivava al punto da non disdegnare il cammino sino a Westminster per alleggerirsi, con la sua maniera incomparabile, di opinioni sapientemente, moderatamente, ma anche cinicamente covate, allora la stampa e il pubblico erano costretti a prestare attenzione.Nessuno aveva mai attaccato seriamente Lord Slane.Nessuno aveva mai accusato Lord Slane di essere una mezza figura.Il suo spirito, il suo fascino, le sue pigrizie e il suo buon senso lo avevano reso sacrosanto a tutte le generazioni e a tutti i partiti, cosa che, fra tanti uomini di stato e politicanti, di lui solo forse si poteva dire.Forse perché dava l'illusione d'aver provato la vita in tutte le sue manifestazioni, pur rimanendo estraneo alla vita, quella quotidiana, per virtù del suo proverbiale disinteresse, Lord Slane non s'era mai attirato le antipatie e le diffidenze a cui non sfuggivano uomini più competenti di lui.Edonista, umanista, uomo di sport, filosofo, erudito, buon parlatore, bello spirito, era uno di quei rari Inglesi che hanno la fortuna di esser nati muniti di una mentalità schiettamente adulta.La sua ostentata riluttanza a occuparsi di qualsiasi questione pratica aveva formato, alternativamente, la gioia e la rabbia dei suoi colleghi e subalterni.Non era facile, cavar da quell'uomo un sì o un no.Più importante era il caso, più egli lo prendeva alla leggera. "Sì," scriveva in fondo a un promemoria che illustrava i vantaggi di due opposte linee di condotta; e i suoi mirmidoni, che non capivan più nulla, si passavan la mano sulla fronte.Come uomo di stato era negativo, dicevano, perché vedeva sempre i due lati della questione; ma anche se lo dicevano con dispetto non lo dicevano sul serio, perché sapevano che all'occasione, pòsto con le spalle al muro, si sarebbe dimostrato più incisivo, più micidiale di qualsiasi uomo installato in pompa magna e pieno d'importanza su di un seggio ministeriale.A Lord Slane bastava gettare un'occhiata su di un rapporto per coglierne subito la forza e la debolezza, prima che un altro avesse avuto tempo di leggerlo da cima a fondo.Coi suoi modi squisiti, da gran signore, era capace di annichilire parimenti l'ottimismo e la miopia del suo interlocutore.Cavalleresco sempre, e civile, stendeva al suolo i propri competitori.Anche le sue idiosincrasie personali erano care tanto al pubblico quanto ai caricaturisti; la sua cravatta di raso nero, l'occhialino che dondolava a capo di uno stravagante nastro largo un dito, i bottoni di corallo che portava al panciotto da sera, la carrozza privata che serbò a lungo dopo che era già di moda l'automobile erano tutte cose che lo sostenevano attraverso la confusa giustizia e ingiustizia della leggenda; e quando, a ottantacinque anni, riuscì a vincere finalmente il Derby, non ci fu mai uomo che avesse ricevuto maggiori ovazioni.Sua moglie sola sospettava quanto strettamente quelle idiosincrasie fossero connesse con una condotta basata su un partito preso.La meno cinica delle donne per sua natura, aveva imparato a verniciarsi d'uno strato di cinismo, dopo settanta anni di vita in comune con Enrico Holland.Caro vecchietto, dicevano i borghesi della City in treno beh, se n'è andato.Se n'era andato per davvero, stavolta, definitivamente e irrimediabilmente.Così pensava la sua vedova, guardandolo sul suo letto di morte, nella casa di Elm Par� Gardens.Le persiane non erano chiuse; sempre Lord Slane aveva manifestato il desiderio che non si facesse scuro in casa quand'egli venisse a morire, e pur dopo la sua m

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orte nessuno si sarebbe sognato di disobbedire ai suoi ordini.In piena luce egli giaceva, e allo scalpellino sarebbe stata risparmiata la fatica di scolpire la sua effigie.Il suo beniamino fra i pronipoti, al quale tutto era concesso, diceva spesso celiando che il bisnonno "avrebbe fatto un bellissimo cadavere"; e ora che la celia era diventata realtà, la realtà diventava tanto più solenne, in quanto era stata preceduta da una celia.La faccia di Lord Slane apparteneva a quel tipo che anche in vita profeticamente si associa alla suprema dignità della morte.L'ossuta architettura del naso, del mento e della tempia spiccava in più saliente rilievo per il lieve decader delle carni; le labbra assumevano una linea più ferma, suggellando un'intera vita di saggezza.Inoltre, ed essenzialmente, Lord Slane appariva altrettanto "soigné" in morte, quanto lo era stato in vita.E, malgrado lo celassero le coperte, non c'era chi non avrebbe detto: "Ecco un 'dandy'".Eppure, con tutta la sua dignità, la morte recava una rivelazione.Il viso, che in vita era stato così nobile, in morte perdeva un tantino della sua nobiltà; le labbra, ch'erano state troppo facete per esser sgradevolmente sardoniche, ora tradivano la loro sottigliezza; l'ambizione scrupolosamente dissimulata si rivelava ora in pieno nella piega orgogliosa delle narici.Priva della maschera d'un sorriso, la durezza che s'era travestita di modi squisiti imperava sola.Lord Slane era bellissimo, ma meno piacevole.Sola nella stanza, la sua vedova lo contemplava; e i pensieri che le brulicavano in mente avrebbero grandemente sorpreso i suoi figli, se avessero potuto leggerglieli scritti in fronte.Ma non erano già qui per osservarla, i suoi figli.Erano radunati in sala, tutti e sei; e, con due mogli e un marito in più, sommavano a nove.Un'adunata di famiglia abbastanza formidabile - vecchi corvi neri, pensava Edith, la più giovane, che cascava sempre dalle nuvole e sempre si affannava a costringere le cose entro la forma d'una frase, come se versasse acqua in una brocca, salvo che poi, invariabilmente, grossi goccioloni di significato e di implicito traboccavano, si rovesciavano per ogni dove e si perdevano.Tentar di ricuperarli dopo ch'eran traboccati era inutile come cercar di tenere dell'acqua in mano.Forse, se uno avesse avuto un taccuino e un lapis sempre pronti... ma allora il pensiero sarebbe andato perduto nel mentre che si cercava la parola esatta; e poi, non era mica facile scriver di nascosto in un taccuino.Stenografare? - Ma no, non bisognava lasciar a quel modo la briglia sul collo ai propri pensieri; bisognava disciplinarli, mantenere ferma la propria attenzione sul momento presente, come facevano gli altri, senza difficoltà, a quanto pareva; benché, a dir la verità, se quella lezione uno non l'aveva imparata a sessant'anni, non c'era speranza d'impararla mai.Una formidabile riunione di famiglia, pensava Edith, tornando in sé: Erberto, Carry, Carlo, Guglielmo e Kay; Mabel, Lavinia; Rolando.Erano entrati a gruppi: gli Holland, le cognate, il cognato; poi s'erano assortiti diversamente: Erberto e Mabel, Carry e Rolando; Carlo; Guglielmo e Lavinia; e Kay da solo.Non accadeva spesso che s'incontrassero tutti, senza che ne mancasse uno solo - curioso, pensava Edith, che dovesse esser la morte a convocarli, come se i vivi si precipitassero assieme in cerca di protezione e di mutuo sostegno.Povera me, come siamo vecchi! Erberto deve aver sessantotto anni, e io ne ho sessanta; e papà passava i novanta, e mamma ne ha ottantotto.Edith, che aveva cominciato a far la somma delle età dei presenti, suscitò la sorpresa generale domandando: Quanti anni hai tu, Lavinia? Còlti così alla sprovvista, rimproveravano Edith con la sola severità dello sguardo; sempre lei, Edith: non ascoltava mai quel che si diceva, e poi tutt'a un tratto saltava fuori con qualche osservazione sconnessa.

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Edith, dal canto suo, avrebbe potuto dir loro che durante tutta la sua vita aveva tentato di dir quel che aveva in mente, senza pur mai riuscirvi.Troppo spesso invece aveva detto precisamente il contrario di ciò che voleva dire.Il suo terrore era che un giorno o l'altro, per sbaglio, le scappasse detta una parola indecente; Non è una bellezza che papà sia morto? avrebbe potuto dire, invece di Non è una disgrazia...; e c'erano altre prospettive ben più spaventevoli di usare una parola proprio scandalosa, di quelle che i garzoni dei macellai scarabocchiano col lapis sulle bianche pareti nel corridoio del sottosuolo, e di cui non si può fare a meno di accennare, sia pure evasivamente, alla cuoca.Un compito ingrato; di quei compiti che spettavano a Edith in Elm Par� Gardens, e a migliaia di Edith sparse per tutta Londra.Ma erano preoccupazioni che i suoi parenti ignoravano.Furono ricompensati dal rossore di Edith, ora, e dal gesto nervoso della mano che saliva a gingillarsi tra le ciocche di capelli grigi; e significava, quel gesto, che essa non aveva aperto bocca.E dopo averla così mortificata, tornarono ai loro discorsi, funerei e in sordina, com'era di circostanza.Persino Erberto e Carry avevano attutito le loro voci, di solito imperiose.Là, di sopra, giaceva il padre loro; e la loro madre era con lui."Mamma è ammirevole." Quella frase, pensava Edith, l'avevano ripetuta all'infinito.C'era uno stupore nel tono con cui la pronunciavano, quasi che si fossero attesi a veder la loro madre urlare come un'energumena, smaniare, piangere, darsi per persa.Edith sapeva benissimo che, in cuor loro, i suoi fratelli e le sue sorelle professavan la teoria che la loro madre fosse piuttosto sempliciotta.Ogni tanto essa lasciava cader certe osservazioni inconciliabili col più comune buon senso; non aveva la terra ferma sotto i piedi; ed era capace di frasi impetuose che, benché dette in inglese, apparivano altrettanto scucite come se fossero state pronunziate in qualche lingua ultraplanetaria.Mamma era una povera di spirito, avevan detto spesso garbatamente, con l'accento agrodolce riserbato agli scherzi di famiglia; ma ora, in questo nuovo frangente, avevan trovato una frase nuova: Mamma è ammirevole.Era una frase di circostanza; e la dicevano e la ripetevano, come un ritornello che sbucava periodicamente nella loro conversazione e la sollevava verso più alte cime.Poi, la conversazione tornava ad abbattersi, e diventava pratica.Mamma era ammirevole, ma che cosa farne di mamma? Evidentemente non poteva continuare a essere ammirevole per tutto il resto della sua vita.In qualche luogo, in qualche modo bisognava pur concederle di abbandonarsi finalmente al suo dolore; dopo di che bisognava sistemarla; trovarle una casa, aver cura di lei.Fuori, per le vie, c'erano gli affissi che a lettere cubitali dicevano: MORTE DI LORD SLANE.I giornalisti correvano su e giù per Fleet Street a raccogliere i loro appunti; e frugavano il casellario quel macabro colombario - dove i necrologi attendevano già bell'e pronti; e cercavan di carpirsi a vicenda le informazioni: E' vero che il vecchio Slane teneva sempre il denaro in spiccioli di rame? e che portava le suole di gomma? e che bagnava il pane nel caffelatte? Tutto serviva a fare un bell'articolo.I fattorini telegrafici suonavano il campanello, appoggiavano le biciclette rosse in equilibrio contro il bordo del marciapiede, consegnavano i loro messaggi di condoglianza, da tutte le parti del mondo, da tutte le parti dell'Impero Britannico, specie da quei luoghi dove Lord Slane era stato in servizio governativo.I fiorai consegnavano le corone già lo stretto vestibolo ne era pieno - un'indecenza, così presto diceva Erberto, malgrado scrutasse poi gelosamente le carte da visita dietro il suo monocolo.Vecchi amici venivano a far visita (Erberto che disgrazia improvvisa - certo, certo, comprendo che è impossibile vedere la vostra cara mamma...) Ma saltava agli occhi che avevan contato di vederla, che avevano sperato di essere l'unica eccezi

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one, e Erberto li liquidava con una certa maligna soddisfazione: Capirete, mamma è un po' abbattuta, naturalmente; è stata ammirevole, bisogna dirlo: ma in questo momento, lo capirete, ne son sicuro, non vuol vedere nessuno all'infuori di noi; e accompagnato dalle numerose strette di mano di Erberto il visitatore veniva garbatamente congedato senza che fosse arrivato più in là del peristilio o del vestibolo.E i cronisti passeggiavan sul marciapiede, con gli apparecchi fotografici penzolanti come nere fisarmoniche.Tutte queste cose accadevano fuori di casa, ma dentro casa, intanto, là di sopra con papà c'era la mamma, e il problema del suo avvenire gravava sui suoi figli.Mamma, s'intende, non avrebbe discusso la praticità di qualsiasi soluzione decisa da loro.Mamma non aveva una volontà sua; graziosa e soave, per tutta la sua vita era stata interamente remissiva: un'appendice.Andava da sé, che essa non avesse testa abbastanza da far valere una sua personalità.Grazie a Dio diceva talvolta Erberto mamma non è una delle donne moderne.Che essa potesse aver delle idee che teneva per sé, questo ai suoi figli non passava neppur per l'anticamera del cervello.La loro madre non avrebbe dato loro dispiaceri: di questo ne erano certi.Che essa potesse fare un voltafaccia e giocar loro un tiro - parecchi tiri, anzi, - dopo esser stata, per tanti anni, nulla più d'una timida amabile presenza tra di loro, anche questo non entrava affatto nelle loro vedute.Mamma non era una donna moderna.Chissà come sarebbe stata riconoscente ai figli che pensavano a sistemarla per quei pochi anni che le restavano.Erano là in sala, in gruppo, a ballar da un piede all'altro, tutto men che comodi, ma a nessuno veniva in mente di sedersi.Sarebbe parso loro irriverente.Con tutta la loro gran provvista di buon senso, la morte, anche se non inattesa, li sconcertava un pochino.Spirava, quel gruppo, quella cert'aria d'inquietudine e d'incertezza che circonda coloro che stanno per mettersi in viaggio, o la cui esistenza è stata gravemente scombussolata.Edith avrebbe ben voluto sedersi, ma non osava.Come erano tutti grandi e grossi! pensava; grandi e grossi e neri e parecchio attempati, già nonni a lor volta.Una vera fortuna, pensava, che già abitualmente vestissero tutti di nero, perché certo non avrebbero potuto vestirsi a lutto in quattro e quattr'otto, e che sconvenienza sarebbe stata per Carry dover arrivare con una camicetta rosa! Ma così, erano tutti neri come tante cornacchie, e i guanti di Carry eran là sullo scrittoio, neri, assieme al boa e alla borsetta.Le signore di casa Holland portavano ancora il boa, colletti alti, e gonne lunghe che dovevan tirar su nell'attraversare la strada; e pareva loro che le concessioni alla moda non si addicessero alla loro età.Edith ammirava sua sorella Carry.Non le era punto affezionata e la temeva, ma l'ammirava e l'invidiava immensamente.Carry aveva ereditato il naso aquilino e la persona imperiosa del padre; era alta, pallida, e signorile.Anche Erberto, Carlo e Guglielmo erano alti e signorili; Kay e Edith soli erano piuttosto tarchiati.E i pensieri di Edith tornavano a divagare: potremmo essere di un'altra famiglia, Kay ed io.Di fatto Kay era un vecchio signore piccolo e rotondetto, con un par d'occhi azzurri vivaci e una bella barbetta bianca; diverso anche in ciò dai fratelli ch'eran sbarbati.Cosa strana, l'aspetto esteriore; capriccio della sorte, il quale stabiliva i termini della stima altrui per tutta la vita di un individuo.Se uno aveva l'aria insignificante, veniva giudicato insignificante; con tutto c

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he, probabilmente, uno non aveva l'aria insignificante se non se lo meritava.Ma Kay sembrava felicissimo; non si preoccupava di darsi dell'importanza, lui, né di altro al mondo; il suo appartamento di scapolo, la sua collezione di bussole e astrolabi lo soddisfacevano evidentemente quanto la pubblica considerazione, o quanto una moglie e una vita un po' più originale.Perché Kay era la più grande autorità vivente in fatto di mappamondi, bussole, astrolabi e altri strumenti del genere; beato lui - pensava Edith - che aveva saputo concentrarsi e contentarsi in un ambito così limitato. (Curiosi simboli da scegliere, però, per uno che non aveva mai amato il mare né mai era salito su di una montagna; per Kay erano pezzi di collezione, classificati ed etichettati, mentre per Edith, la romantica, un vasto e oscuro mondo si ergeva dietro gli esili ottoni e mogani, dietro l'intrico di cardini e sostegni, dischi e circoli, ottone color d'oro di zecchino e legno color mallo di noce, segni zodiacali e delfini zampillanti sull'oceano; vasto oscuro mondo, sulle cui carte nulla era segnato fuorché regioni di pericolo e desolazione, e dove uomini laceri masticavan cartucce per smorzar la lor sete.) E poi, c'è la questione della rendita stava dicendo Guglielmo.Proprio caratteristico di Guglielmo, mischiare l'avvenire di mamma con questioni di rendite; perché per Guglielmo e Lavinia la parsimonia rappresentava di per sé una missione.Una mela ammaccata da una prematura caduta dall'albero doveva immediatamente trasformarsi in tortello perché non si sprecasse.Lo spreco era lo spauracchio dell'esistenza di Guglielmo e di Lavinia.Persino i giornali arrotolavano a zipoli per risparmiare i fiammiferi.Avevano una vera passione per comprare la roba "per niente".Ogni mora della siepe era un incubo per Lavinia fino a che non l'aveva nel barattolo sotto forma di marmellata.A Godalming, dove abitavano circondati da tre acri di terreno, passavano serate di alterne gioie e torture a calcolar se si poteva allevare un maiale con gli avanzi di cucina, e se una dozzina di galline compensavano in uova il granturco che beccavano.Certo, pensava Edith, non dovevan passare le giornate in ozio, con preoccupazioni così costanti; ma chissà che spina al cuore era per loro l'idea di tutti i sacchi d'oro profusi da quando s'erano sposati! Vediamo un po': Guglielmo è il quarto, deve avere sessantaquattro anni; saranno trent'anni che è sposato, dunque se hanno speso millecinquecento sterline all'anno, tra l'educazione dei bambini e tutto quanto, fanno quarantacinquemila sterline; sacchi e sacchi d'oro, di quelli che i palombari cercano in continuazione a Tobermory.Ma Erberto stava dicendo qualcosa.Erberto aveva sempre un subisso di notizie; e, caso sorprendente per un uomo così insulso, di solito erano giuste.Posso dirvelo io come stanno le cose.Cacciandosi due dita nel colletto se lo accomodò, levò il mento in aria, si schiarì la gola e raccolse in un'occhiata preliminare la famiglia intera.Ve lo dico io, come stanno.Ne ho discusso con papà, me ne ha parlato, direi quasi, confidenzialmente.Ehm! Papà, lo sapete, non era ricco, e gran parte delle sue entrate si estinguono con lui.Mamma resta con una rendita netta di cinquecento sterline all'anno.Gli altri mandarono giù la pillola.Guglielmo e Lavinia si scambiavano occhiate, da cui si vedeva che la loro mente lavorava a rapidi ed esperti calcoli.Edith, che in famiglia passava segretamente per un poco scema, all'occasione sapeva essere d'una finezza stupefacente: aveva l'abitudine di leggere dritto le intenzioni della gente attraverso le loro parole, e di trarre le sue deduzioni con una franchezza che riusciva più sconcertante che discreta.Sapeva benissimo quel che Guglielmo stava per dire ora; ma per una volta tanto tenne la lingua a posto.Però, quando glie lo sentì dire non seppe frenare un risolino tra pelle e pelle.Papà non ti ha mica parlato dei gioielli, nelle sue confidenze, vero, Erberto? Sicuro.

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I gioielli, come sapete, erano la parte non meno cospicua del suo patrimonio.Erano di sua proprietà, e ha creduto bene di lasciarli alla mamma, incondizionatamente. "Uno scacco per Erberto e Mabel" pensò Edith.Certamente si aspettavano che papà lasciasse i gioielli al figlio maggiore, in qualità di beni inalienabili.Un'occhiata a Mabel le mostrò tuttavia che la notizia non la coglieva di sorpresa.Evidentemente Erberto aveva già ripetuto le confidenze paterne alla moglie; e Mabel poteva dirsi fortunata, se Erberto non le aveva fatto scontare la propria irritazione per aver mancato quella grossa parte dell'eredità. In tal caso, disse Guglielmo in tono deciso, perché se anche lui e Lavinia avevano sperato in una parte dei gioielli, era un gran piacere il saper che Erberto e Mabel erano delusi in tal caso, mamma vorrà certo venderli.E ha ragione.Perché dovrebbe tener in banca tanti gioielli inutili? Secondo me, commerciati a dovere, potrebbero rendere da cinque a settemila sterline.Ma c'è una questione più importante dei gioielli o della rendita avanzò Erberto.Ed è questa: dove andrà a vivere la mamma? Non si può mica lasciarla sola.In ogni modo, non ha i mezzi per seguitare a tenere questa casa: bisogna venderla.E allora, dove andrà la mamma? Altra occhiata.Il nostro dovere è di aver cura di lei: è chiaro.Essa dovrà scegliersi una dimora fra di noi.Meglio di così non si poteva parlare."Tutti questi vecchi," pensava Edith "che si voglion disfare di una persona ancor più vecchia!" Eppure, pareva inevitabile.Mamma avrebbe spartito la sua annata: tre mesi con Erberto e Mabel, tre con Carry e Roland, tre con Carlo, tre con Guglielmo e Lavinia.Ma come ci sarebbero entrati, lei e Kay, allora? Tornando una volta ancora alla superficie delle sue riflessioni, Edith lanciò una delle sue osservazioni improvvise e a sproposito: Ma son io che dovrei sobbarcarmi alla fatica... ho sempre vissuto in casa... non sono sposata.Fatica? disse Carry, voltandosi di botto verso di lei.Subito Edith si sentì annichilita.Fatica? Ma cara la mia Edith! Chi ha parlato di fatica? Io credo che tutti noi consideriamo come una gioia... come un privilegio... di poterci dividere la cura della nostra mamma, in questi pochi e tristi anni che le restano... perché debbono esser ben tristi, senza la sua unica ragione di vita...Fatica non mi par proprio la parola adatta, Edith.Remissiva, Edith assentì: non era la parola adatta.Detta così, ripetuta a più riprese, senza l'ausilio del verbo che usualmente l'accompagnava, acquistava sembianze strambe e inusitate.Diventava una parola rude, una parola sassone, come "woad", l'antico guado dei tintori, o "witenagemot", l'adunata dei savi; una parola brusca.E che significava poi, sobbarcarsi alla fatica? Che cos'era una fatica, in tutti i modi? No, fatica non era la parola adatta.Ecco, disse Edith credo sarebbe dovere mio andare ad abitare con mamma.Vide il volto di Kay rasserenarsi, sollevato; era evidente ch'egli doveva aver pensato alle sue tranquille stanzette e alla sua collezione.La voce di Erberto era stata la tromba che minacciava le mura della sua Gerico.Anche gli altri consideravano la possibilità che Edith offriva.La figlia zitella; ecco la soluzione ovvia.Ma gli Holland non erano gente da scansare un dovere, e, più penoso era il dovere, meno lo avrebbero scansato.La gioia era un tema che raramente prendevano in considerazione, mentre il dovere era perennemente lì accanto a loro, serio sempre e talvolta arcigno.Il padre aveva tramandato loro la propria energia; poco importava se per istrada s'era un poco inacidita.Carry parlò per tutta la famiglia.Carry era buona; ma, come tanta gente buona, non sapeva fare a meno di tirar le orecchie agli altri.

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C'è qualcosa di giusto in quel che dice Edith.Essa ha sempre vissuto in casa, e per lei il cambiamento non sarebbe poi tanto grande.Naturalmente, lo so che tante volte essa ha desiderato la libertà e una casa tutta sua; cara Edith... e qui s'interruppe con un sorriso ma molto giustamente, secondo me, riprese poi essa s'è sempre rifiutata di lasciare papà e mamma sino a che ha potuto esser loro utile.Ma mi sembra che ora dobbiamo assumerci tutti la nostra parte.Non dobbiamo sfruttar la generosità di Edith, né quella di mamma.Son certa che interpreto il tuo pensiero, Erberto, e anche il tuo, Guglielmo.Sarebbe un gran vantaggio per mamma se, invece di sobbarcarsi alla fatica di una nuova casa, essa potesse trovarne una per turno presso tutti noi.Giustissimo, approvò Erberto, e tornò ad accomodarsi il colletto giustissimo, giustissimo.Altre occhiate correvano tra Guglielmo e Lavinia.Naturalmente, cominciò Guglielmo Lavinia e io saremmo ben contenti di accogliere mamma, anche se le nostre rendite non sono brillanti.Però, però, mi pare che un accordo finanziario non sarebbe inopportuno.Mamma si troverebbe tanto più soddisfatta! E non si sentirebbe imbarazzata. Due sterline la settimana, forse, o trentacinque scellini...Son perfettamente d'accordo con Guglielmo disse Carlo di punto in bianco.Nel mio caso, per esempio, una pensione da generale è una cosa tanto misera e insufficiente che una persona in soprappiù sarebbe un grave pericolo per le mie risorse.Lo sapete: vivo molto modestamente, nel mio alloggetto.Non ho nemmeno una camera da letto in più.Certo, non mi mancano le speranze che un giorno o l'altro la questione delle pensioni venga a essere accomodata.Ho mandato un lungo memorandum in proposito al Ministero della Guerra, e anche una lettera al "Times", che senza dubbio la tiene in riserva fino a che si presenti l'occasione propizia, perché finora non l'ha pubblicata; benché, lo confesso, veda ben poche prospettive di riforma con lo sciagurato governo che abbiamo ora.Carlo sbuffò.Gli pareva che fosse un bel discorso, il suo, e si guardò d'attorno in cerca dell'approvazione famigliare.Non per nulla era il generale Sir Carlo Holland.Non è una cosa piuttosto delicata?... cominciò la novella Lady Slane.Stai zitta, Mabel disse Erberto.Di rado lo si sentiva rivolgere altra frase a sua moglie, né a Mabel succedeva spesso di poter arrivare più in là di cinque o sei parole d'esordio.Prego: questa è in tutto e per tutto una questione di famiglia.In ogni caso, non possiamo discuterla per filo e per segno che dopo - ehm - dopo i funerali del povero papà.Non so proprio come mai abbiamo tirato in ballo questo antipatico discorso. ("Questa è per Guglielmo", pensò Edith.) Nel frattempo, s'intende che il nostro primo pensiero deve andare alla mamma.Bisogna fare tutto il possibile per risparmiarla...Dopo tutto, non dobbiamo dimenticare che la sua vita è spezzata; lo sapete, essa viveva soltanto per papà.E ci attireremmo critiche severe e ben giustificate se ora l'abbandonassimo alla sua solitudine.Ah! Ecco la faccenda, pensava Edith: che cosa dirà la gente? Quel che vogliono, dunque, è metter d'accordo una buona opinione pubblica con l'intascare un po' dei quattrini di mamma.Beghe, beghe, pensava; perché ne sapeva qualcosa, lei, di discussioni in famiglia.E saranno settimane di beghe per via di mamma, come cani intorno a un vecchio osso; oh! quanto vecchio.Kay solo cercherà di tenersene alla larga.Guglielmo e Lavinia saranno i più accaniti; faranno il possibile per tirarsi in casa la mamma come pensionante, e abbasseranno modestamente gli occhi quando i lor

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o amici li porteranno alle stelle.E Carry metterà su un'aria da martire.Ecco le cose che tocca vedere quando muore qualcuno. Poi, Edith scoprì che sotto quella corrente di pensieri ne fluiva un'altra che si poteva riassumere così: avrebbe finalmente potuto far vita da sé, ora? E vedeva il piccolo appartamento che sarebbe suo; il salottino accogliente; l'unica domestica, e la chiave di casa; e le sere accanto al caminetto, con un libro.Non più corrispondenza da sbrigare per papà; non più mamma da accompagnare a inaugurar padiglioni d'ospedali; non più conti di casa da tenere; non più passeggiate nel Parco con papà.E finalmente avrebbe anche potuto tenere un canarino.Come poteva impedirsi di sperare che Erberto, Carry, Carlo e Guglielmo si dividessero la mamma, tra tutti?...Per quanto urtata dalla loro prosopopea, in cuor suo riconobbe di non esser migliore del resto della sua famiglia.Sgomento invase Edith, all'idea di esser lasciata in quella strana casa, sola tra la madre viva e il padre morto.Pur non osando confessare le sue paure, fece il possibile per procrastinare la partenza dei fratelli e delle sorelle.Persino la presenza e la compagnia di Carry e di Erberto, pei quali non nutriva troppo affetto, e quella di Carlo e di Guglielmo, che non stimava troppo, le sembravano grate.Ricorse a pretesti per trattenerli, paventando il momento in cui il portone di casa si chiuderebbe definitivamente dietro di loro.Magari Kay, piuttosto che niente.Ma Kay se la svignò prima degli altri.Furtiva, Edith gli corse dietro sul pianerottolo; egli si volse a vedere chi lo seguiva; si volse, con la sua bella barbetta bianca e la pancetta attraversata dalla catena dell'orologio.Te ne vai, Kay? Lo seccò il rimprovero che immaginò nel tono di Edith, là dove in realtà non avrebbe dovuto scoprire che una preghiera.Era seccato, perché già si sentiva colpevole nella sua intenzione di mantenere un certo appuntamento; forse che invece avrebbe dovuto rimanere a cena a Elm Par�? Ma poi, mise in pace la propria coscienza con la riflessione che non bisognava dar lavoro eccessivo alla servitù.Così, quando Edith gli corse dietro, si volse con un'aria seccata, per quanto Kay fosse capace di apparir seccato.Te ne vai, Kay? Kay se ne andava.Doveva pur cenare.Sarebbe tornato più tardi, se Edith lo desiderava.Aggiunse quelle parole, vigliaccamente indulgente verso se stesso e premuroso di evitar seccature a ogni costo.Fortunatamente per lui anche Edith era vile; e ritrattò immediatamente qualsiasi rimprovero o preghiera che avesse avuto in animo.Ma no, Kay, neppur per sogno; perché dovresti tornare? Ci penso io a mamma.Verrai domattina? Sì, disse Kay, sollevato; sarebbe venuto domattina.Per tempo.Si baciarono.Da tanti anni non s'erano più baciati: ma era questo uno degli strani effetti della morte, che fratelli e sorelle anziani dovessero beccarsi le guance a vicenda.I nasi, per mancanza d'abitudine, eran d'impiccio.Dopo essersi baciati, Kay e Edith guardarono entrambi per la nera tromba dello scalone, verso il piano dove giaceva il padre loro; e poi, còlto da improvviso imbarazzo, Kay scappò via, scendendo i gradini a quattro a quattro.Trasse un gran respiro, quando vide il portone chiuso e si sentì in istrada.Una sera di maggio, una Londra normale; tassì che passavano in su e giù per King's Road; e FitzGeorge che lo aspettava al Club.Non doveva far aspettare Fitz.Non sarebbe andato con l'omnibus.Avrebbe preso un tassì.

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FitzGeorge era il suo più vecchio, anzi il suo unico amico.Oltre vent'anni di età li separavano, ma, varcata la sessantina, discrepanze simili cominciavano ad appianarsi.I due vecchi signori avevano molti gusti in comune.Entrambi appassionati collezionisti, unica differenza tra di loro era una differenza di mezzi.FitzGeorge era immensamente ricco: un milionario.Kay Holland era povero - tutti gli Holland, anche se il loro padre era stato Viceré delle Indie, erano relativamente poveri.FitzGeorge poteva permettersi di comprare tutto quel che gli piaceva, ma la sua eccentricità era tale che egli viveva come un poveraccio in due stanze all'ultimo piano d'una casa in Bernard Street, e un'opera d'arte non gli dava piacere se non era una scoperta sua e un affare.Provvisto d'un istinto straordinario per le scoperte e per gli affari - capace di scovare un insospettato Donatello nel sottosuolo d'un grande negozio di mobili in Tottenham Court Road - aveva ammassato con poca spesa (con gran delizia sua, e invidiosa se pure incondizionata ammirazione da parte di Kay) un'eclettica collezione d'arte, oggetto delle brame del British e del South Kensington Museum.Nessuno sapeva in che modo egli avrebbe disposto delle sue cose; era altrettanto probabile che le lasciasse in eredità a Kay Holland, come pure che ne facesse un falò in Russell Square.Eredi noti non ne aveva, più di quanto non fossero noti i suoi progenitori.Intanto, si teneva ben stretti d'attorno i suoi tesori; i pochi eletti ammessi nelle sue due stanze ne erano usciti con certe storielle di statuine di Ming avvolte entro un paio di calzini, di disegni leonardeschi accatastati nel camerino da bagno e di ceramiche elamite schierate sulle seggiole.Sicuramente, durante la visita si era costretti a rimanere in piedi, perché non c'eran seggiole libere; e bisognava scostar coppe di giada prima che FitzGeorge si decidesse a malincuore a offrirvi una tazza di tè, di quello che costava meno; e faceva bollire lui stesso l'acqua su un fornello a gas.I soli visitatori che ricevessero un secondo invito erano quelli che rifiutavano il tè.Non c'era chi non lo conoscesse di vista. "Ecco il vecchio Fitz" diceva la gente quando lo vedeva entrare da Christie, cappello duro e pastrano fuori moda.Estate e inverno, il suo modo di vestire era sempre lo stesso: cappello duro e pastrano; e di solito aveva un involto sottobraccio.Che cosa contenesse l'involto non veniva reso noto; tanto poteva essere una tazza di porcellana di Dresda, come un pezzo di baccalà per la cena.I londinesi gli volevano bene, come a uno dei loro genuini eccentrici, ma nessuno, neppure Kay Holland, si sarebbe sognato di chiamarlo Fitz in faccia, per quanto disinvolti dicessero poi: "Ecco il vecchio Fitz" quando lo vedevano passare.Si diceva che l'avvenimento più felice della sua vita fosse stato la morte di Lord Clanricarde; quel giorno, il vecchio Fitz era stato visto in Saint James Street con un fiore all'occhiello, e tutti gli altri signori seduti alle finestre del loro club ne sapevano perfettamente la ragione.Pur essendo amici da quasi trent'anni, tra FitzGeorge e Kay Holland non c'era nessuna intimità personale.Quando cenavano assieme spettacolo ormai consueto, da Boodle o al Thatched House Club; e ciascuno pagava per sé, e bevevano orzata - discutevano prezzi e cataloghi con l'inesauribilità con cui due amanti parlan delle loro emozioni; ma oltre a ciò nessuno dei due ne sapeva qualcosa sul conto dell'altro.FitzGeorge, naturalmente, non ignorava che Kay era figlio del vecchio Slane, ma Kay non la sapeva più lunga degli altri sulla famiglia di FitzGeorge.Con tutta probabilità, neppur questi ne sapeva nulla; così almeno diceva la gente, basando i propri sospetti sul suggestivo prefisso al suo nome.Certo è che Kay non lo aveva mai interrogato; non aveva mai nemmeno insinuato alcuna curiosità in proposito.I loro rapporti erano mirabilmente indipendenti.Ciò spiegherà perché FitzGeorge attendesse alquanto agitato l'arrivo di Kay, vagamente conscio, e con un certo malumore, che sarebbe stato doveroso far qualche allusi

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one al luttuoso evento in casa Holland, mentre in cuor suo rifuggiva da quell'infrazione al loro tacito patto.Ce l'aveva con Kay; era sconsiderato da parte sua aver perduto il padre, sconsiderato non aver disdetto il loro appuntamento; con tutto che FitzGeorge sapeva benissimo che un appuntamento disdetto era un delitto che lui non perdonava mai.Di pessimo umore, aspettava da Boodle l'arrivo di Kay, tamburellando sul cristallo della vetrina.Certo, qualche parola bisognava dirla; meglio cavarsi subito quel dente e non pensarci più.Kay non avrebbe mica fatto tardi? Non aveva mai fatto tardi, in trent'anni.FitzGeorge trasse dal taschino un'enorme cipolla d'argento - prezzo cinque scellini - e guardò l'ora.Le otto e diciassette minuti.Confrontò con l'orologio di Saint James Palace.Kay era in ritardo.Due minuti buoni.Ma eccolo là che scendeva da un tassì.Buona sera disse Kay, entrando.Buona sera disse Fitz.Siete in ritardo.Povero me! Avete ragione disse Kay.Sarà meglio andar subito a cena, non vi pare? Mentre cenavano parlarono di due coppe di Sèvres che FitzGeorge asseriva d'aver scoperto in Fulham Road.Kay, che le aveva viste anche lui, era d'opinione che fossero dei falsi, e quella divergenza condusse a una di quelle discussioni che erano una vera bazza pei due vecchi signori.Ma questa sera tutto il piacere di FitzGeorge era amareggiato; non aveva detto quel che gli bruciava la lingua, e ogni attimo che passava rendeva il dirlo vieppiù goffo e assurdo.Donde aumentava la sua irritazione verso Kay.Era la prima cena mal riuscita tra loro due, e la delusione ispirava a FitzGeorge la riflessione che l'amicizia è sempre un errore; mal disposto, rimpiangeva d'essersi lasciato trascinare a compromettersi con Kay; le altre persone aveva sempre saputo tenerle a rispettiva distanza, un sistema oltremodo raccomandabile; era un errore, un grave errore il voler fare delle eccezioni.E attraverso la tavola guardava di brutto Kay, che beveva la sua orzata e s'asciugava la bella barbetta bianca, ignaro degli ostili sentimenti che andava destando.Caffè? domandò FitzGeorge.Credo di sì - sì, caffè. "Povero ragazzo! ha l'aria affaticata", pensò d'un tratto FitzGeorge; "non è arzillo come al solito; è un po' abbattuto; avrà fatto uno sforzo per parlare." Prendete un "brandy"? disse.Kay alzò il capo, stupito.Non prendevano mai "brandy".No, grazie.Ma sì.Cameriere, un "brandy" al signor Holland.Mettetelo sul mio conto.Davvero... cominciò Kay.Baie.Del migliore, cameriere... di quello del 1840.Tutto ben considerato, Holland, quando penso che vi ho visto nella culla...Il "brandy" del 1840 non aveva che una trentina d'anni su per giù, allora.Sicché, non fate storie.Sbalordito com'era dall'improvvisa rivelazione che il vecchio Fitz lo aveva visto nella culla, Kay non fece storie.Precipitosamente la sua memoria si tuffò nel tempo e nello spazio.Tempo: 1874; spazio: India.Dunque il vecchio Fitz doveva essere stato in India nel 1874.Non mi avete mai detto che eravate a Calcutta a quei tempi disse Kay, centellina

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ndo il brandy sopra la sua barbetta alla Vandyc�.Non ve l'ho mai detto ? disse il vecchio Fitz, indifferente, come se si trattasse di cosa da poco.Beh, ci son stato.I miei tutori non approvavano gli studi universitari, e mi mandarono in giro per il mondo invece di farmi studiare. (Oh, strana rivelazione! dunque ilvecchio Fitz era stato sotto tutela nella sua prima giovinezza?) I vostri genitori sono stati molto cortesi con me seguitava FitzGeorge.Naturalmente vostro padre, il Viceré, non aveva molto tempo, ma vostra madre, mi ricordo, è stata gentilissima; incantevole.Era giovane, allora; giovane e molto bella.Ricordo d'aver pensato che era la più bella cosa che avessi visto in India. - Ma tornando a quelle coppe, vi sbagliate, Holland.Voi non ne capite un'acca di porcellane - non ne avete mai capito e non ne capirete mai niente.Son gusti troppo fini per voi.Dovreste limitarvi a carabattole come i vostri astrolabi.Quella è roba che fa per voi.Ma voler far finta di intendervi di porcellane, caspita! E con me, che a proposito di porcellane ho scordato più di quanto ne abbiate mai imparato voi! A quelle sgarberie Kay era abituato.Gli piaceva sentirsi maltrattaredal vecchio Fitz; gli metteva indosso piccoli fremiti di delizia.Senza batter ciglio lasciava che l'altro gli dicesse che non meritava neppure il nome di conoscitore, e che avrebbe fatto mille volte meglio a mettersi a fare il collezionista di francobolli.Sapeva benissimo che il vecchio Fitz non pensava una parola di tutto ciò e solo si compiaceva di beccarlo come un vecchio piccione battagliero e pettoruto; e lui, Kay, torceva il capo da una parte come se parasse i colpi, ridacchiando, il furbacchione, e poi abbassava lo sguardo sulla tovaglia, carezzando coltelli e forchette.I loro rapporti avevano miracolosamente riacquistato l'equilibrio, e quel ritorno alla normalità risollevò gli spiriti di FitzGeorge al punto da fargli dichiarare che voleva esser dannato se non prendeva un "brandy" anche lui.S'era interamente dimenticato di quella difficile allusione che aveva in animo di fare, o credeva d'essersene dimenticato; ma forse l'aveva avuta in mente durante tutta la cena, invece, perché quando uscirono insieme dal Club, mentre stavano per congedarsi, sul peristilio, e Kay infilava i guanti di camoscio - il vecchio Fitz non aveva mai posseduto un paio di guanti in vita sua, mentre nessuno aveva mai visto Kay Holland senza le mani inguantate di color paglierino - con sua gran sorpresa FitzGeorge si udì grugnire: Son spiacente per... per via di vostro padre, Holland.Là! Era detta, e Saint James Street non s'era spalancata a ingoiarlo.Ma che cosa diavolo gli suggeriva di andare avanti, per profferire la più incredibile, la più inutile delle proposte? Forse un giorno o l'altro mi condurrete a far visita a Lady Slane.Via! Come mai gli era saltato in mente di dir quelle parole? Kay - e ne aveva di che parve trasecolare.Oh sì - sì, sicuro, se vi farà piacere venire disse frettolosamente.Beh, buona notte... buona notte.E scappò via in fretta, mentre il vecchio Fitz era rimasto lì a guardarlo andarsene, e si domandava se non si fosse mai precluso per sempre ogni relazione con Kay Holland.In casa regnava una strana atmosfera - così Edith proseguiva il corso dei suoi pensieri - tanto era il contrasto fra ciò che accadeva di dentro e ciò che accadeva di fuori.Fuori, tra gli affissi, e i giornalisti che ancora ciondolavano davanti alla casa, e le chiacchiere circa l'Abbazia di Westminster, e i discorsi alle due Camere, era tutto un tonitruante dispiego di pubblicità.Dentro, era un bisbigliar segreto che sapeva di congiura; i domestici sussurrava

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no, la gente saliva e scendeva le scale senza far rumore; e ogni volta che Lady Slane entrava nelle stanze tutti tacevano e si alzavano, e c'era sempre qualcuno che le andava incontro e l'accompagnava dolcemente a una poltrona.La trattavano un po' come se non stesse troppo bene in salute, o come se si trovasse momentaneamente fuor di senno.Eppure, Edith avrebbe giurato che sua madre non voleva essere accompagnata a sedere in poltrona, né esser baciata con tanto muto rispetto, né sentirsi chiedere se proprio non desiderava che le servissero da pranzo in camera sua.L'unica persona che trattasse Lady Slane in modo normale era Genoux, la sua vecchia cameriera francese, che aveva quasi la stessa età e stava con lei fin da quando Lady Slane si era sposata.Genoux girava per la casa rumorosamente come sempre, parlando tra sé com'era sua abitudine, brontolando sulle sue faccende, in uno straordinario guazzabuglio di francese e di inglese; e come sempre irrompeva senza cerimonie in sala da pranzo in cerca della sua padrona, chiunque vi si trovasse, e scandalizzava la famiglia radunata domandando: Pardon, miladi, est-ce que a vaut la peine d'envoyer le camicie de milord à la bucata? Tutti quanti guardavano Lady Slane quasi che dovessero vederla andare in pezzi, come un vaso di porcellana che abbia ricevuto un colpo; ma essa, la voce quieta come al solito, replicava che sì; le camicie di Suo Onore dovevano certamente esser mandate in bucato; e poi, vòlta a Erberto, diceva: Che cosa credi che si debba fare della roba di tuo padre, Erberto? Pare un peccato, darla tutta quanta al domestico, e tanto non gli andrebbe bene.Mamma e Genoux erano le uniche persone che si rifiutavano di intonarsi alla strana atmosfera della casa, pensava Edith.E leggeva la disapprovazione negli occhi di Erberto, di Carry, di Carlo e di Guglielmo, benché non potessero esprimerla apertamente.Non sapevano far altro che insistere, implicitamente, affinché si accettassero le loro vedute: la vita di mamma era spezzata, mamma mostrava una rassegnazione ammirevole, mamma doveva lasciarsi proteggere, all'ombra della sua stessa sciagura, dall'esperienza dei suoi figli e della figlia sua, fintantoché si sbrigavano gli affari inevitabili, mentre si mantenevano gli inevitabili contatti col mondo.Edith, poverina, non era di grande aiuto.Tutti sapevano che Edith era buona soltanto a dir cose inopportune al momento inopportuno, e a lasciare a mezzo tutto quello che avrebbe dovuto fare, con la scusa che aveva "troppo da fare"; neanche Kay sarebbe stato di grande aiuto, ma già, Kay contava a mala pena come un membro della famiglia.Erberto, Carry, Guglielmo e Carlo erano il baluardo tra la loro madre e il mondo esterno.Ogni tanto, tuttavia, a qualche voce speciale veniva concesso insinuarsi oltre le barriere: il Re e la Regina avevano mandato parole molto sentite - ecco una notizia che a Erberto sarebbe trasudata da tutti i pori.Huddersfield, la città natale di Lord Slane, desiderava il consenso della famiglia per un servizio funebre.Il Re sarebbe stato rappresentato ai funerali dal Duca di Gloucester.Le allieve della Scuola Reale di ricamo avevano eseguito - in gran furia - un drappo mortuario, di cui il Presidente del Consiglio avrebbe retto un capo, e il "leader" dell'opposizione l'altro capo.Il Governo francese inviava un suo rappresentante; e correva voce che il Belgio avrebbe mandato il Duca di Brabante.Queste notizie venivano comunicate alla madre da Erberto, a piccole dosi e con gran cautela; egli tastava terreno, prima, per vedere come essa le avrebbe accolte.Lady Slane le riceveva con la più completa indifferenza.Molto gentile da parte loro, certo! diceva; e una volta disse anche: Sono contenta, caro, se fa piacere a te.Quell'osservazione soddisfece e irritò al tempo stesso Erberto.Ogni omaggio reso al padre era reso anche a lui, in certo qual modo, nella sua qualità di capo di famiglia; eppure il posto di sua madre era, per diritto, al centro del quadro.Di posseder tanto senso delle sfumature, Erberto si faceva credito.

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Ci sarebbe stato tempo a iosa per affermarsi come Lord Slane, dopo.Ogni generazione doveva camminare nelle orme della generazione precedente; era, questa, una legge di natura; ma fino a che permaneva in casa la presenza corporea del padre, il diritto all' autorità spettava alla madre.Con la sua indifferenza, essa abdicava alla sua posizione, con una fretta che non era né conveniente né necessaria. Per quei tre o quattro giorni avrebbe dovuto radunare i suoi spiriti in uno sforzo supremo, in onore alla memoria del marito; qualsiasi rinuncia ai propri diritti era indecorosa.Tale il codice di Erberto.Ma forse, chiacchierava il folletto entro Edith - forse papà l'ha sfruttata tanto in vita che ora ella non vuol più starsi a seccare con la memoria di lui? Certo, quella singolare atmosfera che aveva pervaso la casa intera non vi aveva regnato mai, né tornerebbe a regnarvi mai più.Papà non poteva morir due volte.La sua morte aveva creato quella particolare situazione - una situazione che lui, sicuramente, non aveva mai previsto; una di quelle situazioni che non si possono prevedere sino a che non ci si trova veramente di fronte ad esse.Nessuno avrebbe mai potuto prevedere che papà, il quale era di per sé un personaggio così invadente, così maestoso, pel solo fatto di morire avrebbe trasformato mamma nella figura più preminente.Questa sua preminenza poteva non durar che tre o quattro giorni; ma per quel breve lasso di tempo doveva essere assoluta.Tutti gli altri dovevano ceder le armi.Lei, e lei sola doveva decidere se le porte dell'Abbazia di Westminster dovessero girar sui loro cardini o no; una nazione intera doveva attendere il suo responso, un Decano e un Capitolo sottomettersi ai suoi desideri.Bisognava consultarla su ogni punto, dolcemente, cautamente, e interpretar le sue intenzioni.Strano davvero, che una persona tanto poco invadente si trovasse di punto in bianco a occupare un posto così importante.Era come un gioco; rammentava a Edith certi giorni in cui papà, quand'era di buon umore, entrava in salotto dopo l'ora del tè a sorprender mamma con tutti i bambini d'attorno, intenta a legger loro ad alta voce una fiaba; le chiudeva il libro e diceva che ora avrebbero giocato tutti quanti a "Seguite la guida", e che la guida sarebbe stata mamma.E così cominciava il gioco; e si ballonzolava per uffici silenziosi, su lucidi pavimenti di sale da ballo dove i lampadari pendevano nelle loro fodere di rigatino; e si facevano ogni sorta di buffonate - mamma aveva una fantasia inesauribile - e papà seguiva per ultimo, formando la retroguardia, ma era sempre il più buffo di tutti e scimmiottava ogni cosa malamente, e mamma si volgeva con Kay attaccato alle sue gonne e diceva, fingendosi severa: Insomma, Enrico! Più di un'ambasciata e di un palazzo governativo avevano echeggiato così delle loro risa.Ma una volta, ricordava Edith, mamma (essa era giovane, allora) aveva scompigliato certe carte in un casellario dell'archivio, e mentre i bambini sgambettando giocondi accrescevano la confusione, papà s'era fatto scuro, all'improvviso, manifestando il suo scontento con un cipiglio da "grande", e la sua allegria e quella di mamma erano svanite assieme come una rosa che si sfogliasse ai quattro venti; e il ritorno in salotto era stato accompagnato a una specie di mortificato silenzio, come se Giove disceso dall'Olimpo avesse sorpreso un mortale che durante la sua assenza si fosse preso qualche libertà con le sue alte cure.Ma ora mamma poteva giocare a "Seguite la guida" a suo piacimento; per tre o quattro giorni mamma poteva giocare, e far ballare i dignitari dell'Impero britannico e di tutta Europa fino a Golders Green o a Huddersfield, secondo la sua fantasia, invece di contentarsi dell'Abbazia di Westminster o del Cimitero di Brompton, come si sperava; ma la delusione - sempre secondo il folletto nella testa di Edith - stava nel rifiuto di mamma di far da guida.Essa si limitava ad accettar tutto ciò che le proponeva Erberto: né più né meno che se Erberto, quand'aveva sette anni, durante una di quelle scorribande, le avesse suggerito: Adesso scappiamo in cucina; e tanta acquiescenza, oggi, quando mamma aveva ottantotto anni e Erberto sessantotto, urtava Edith come una cosa incongrua.

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Soltanto per quei tre o quattro giorni - una volta che giocava a un gioco e aderiva a una convenzione Erberto chiedeva alla madre di manifestar le sue opinioni.Ma al tempo stesso, tale era il suo mascolino spirito di contrarietà, che si sarebbe adontato di qualsiasi decisione contraria alle proprie idee.Via via che vedeva messe in pratica queste idee, e riusciva a convincersi che provenivano da sua madre e non da lui, Erberto diventava tutto latte e miele.Dalla stanza della madre tornava a scendere - non la finiva di scendere, pareva a Edith ai fratelli e ai congiunti adunati in salotto.Mamma desiderava l'Abbazia; e l'Abbazia sarebbe stata, quindi.Tutti i figli illustri d'Albione erano sepolti nell'Abbazia.Lui, Erberto, avrebbe preferito la chiesa parrocchiale a Huddersfield - così disse -; e parlando per sé, credeva d'interpretare il pensiero di tutti quanti, ma bisognava aver riguardo per i desideri di mamma.Bisognava rassegnarsi ai clamori dell'Abbazia.Dopo tutto, era un onore; un grande onore - il supremo onore che coronava la vita del padre loro.Carry, Guglielmo e Carlo chinarono il capo in silenzio, di fronte a quel pensiero solenne.Ma Edith, per conto suo, pensava quanto si sarebbe divertito papà, e quanto, al tempo stesso, sarebbe stato soddisfatto, malgrado il suo dichiarato scetticismo, se avesse potuto assistere alle sue esequie nell'Abbazia di Westminster.Il drappo funebre lavorato dalle allieve della Scuola Reale di ricamo era assai sontuoso, non c'era dubbio, con gli emblemi araldici ricamati in rilievo sul velluto viola.Il Presidente del Consiglio reggeva doverosamente il suo capo, con una bella faccia compunta e un'aria di circostanza così soddisfacente che nessuno, al solo vederlo, avrebbe esitato a dire: Ecco là un Presidente del Consiglio, o per lo meno un Ministro del Regno Unito...Il leader dell'opposizione teneva il passo col Presidente del Consiglio; per un'oretta avevano seppellito le loro divergenze, le quali, a dir la verità, facevano parte anch'esse del gioco, dato che, sotto la cura d'una medesima responsabilità, avevano imparato tutti e due la medesima lezione, anche se poi i loro compagni di fede proibivan loro di ripeterla con le stesse parole.I due giovani principi reali, frettolosamente e ossequiosamente accompagnati ai loro seggi, si domandavano forse perché mai il destino li avesse isolati dagli altri giovani della loro età, condannandoli a tagliar nastri inaugurali attraverso nuove strade, o a onorar uomini di stato assistendo alle loro esequie.Ma era molto più probabile che considerassero quelle cose come parte della loro fatica quotidiana.Ma dov'era, intanto, la realtà? si andava domandando Edith. Passati i funerali, a Elm Par� Gardens ogni cosa impercettibilmente mutò.La deferenza verso Lady Slane non era diminuita, ma vi si insinuava una nota d'impazienza, una nota di autorità, tenuta con una certa insistenza da Erberto e da Carry.Erberto aveva ormai preso definitivamente il posto di capo di famiglia, e Carry gli teneva bordone: ed erano pronti ad assumere verso la loro madre una linea di condotta cortese ma ferma.Ancora la si accompagnava alla poltrona, e dopo averla fatta accomodare le si batteva dolcemente sulla spalla, con affettuoso gesto di protezione; ma era ora di farle capire che gli affari di questo mondo non potevano poi esser rimandati alle calende greche, e che questa pausa di omaggio concessa alla morte non poteva seguitare in eterno.Non altrimenti delle carte nei cassetti dello scrittoio di Lord Slane, anche Lady Slane doveva esser rimossa; dopo di che, Erberto e Carry avrebbero potuto tornare alle loro faccende.Nulla - a meno di parlar chiaro e tondo - poteva esser sottinteso più schiettamente di così.Molto quieta, molto aristocratica, molto antica, molto fragile, dalla sua poltrona Lady Slane guardava ai figli e alle figlie.Usi a vederla, essi non si stupivano più del suo aspetto, ma gli estranei asseriva

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no meravigliati che non le si potevano dare più di settant'anni.Era davvero una bellissima vecchia: alta, sottile e pallida, non aveva perduto nulla della sua grazia, né del suo portamento.Sul corpo suo gli abiti cessavano di essere abiti e diventavano drappeggi; essa aveva il segreto della linea.Una fluida leggiadria correva per tutte le sue membra.Aveva occhi grigi e profondi; un naso breve e dritto; le mani composte erano le mani di un Vandyc�; un velo di merletto nero le scendeva con rara eleganza dai candidi capelli.Da molti anni ormai le vesti di Lady Slane erano morbide, indefinite, e d'un nero senza rilievo.Guardandola, si credeva volentieri che a una donna riuscisse facile esser bella e graziosa, così come del resto tutte le opere di genio ci persuadono che la perfezione non costa sforzo.Più difficile riusciva credere a quell'attività indefessa di cui Lady Slane aveva imparato a riempire la propria esistenza.Doveri, d'ogni sorta: beneficenza, i figli, obblighi di società, cerimonie pubbliche - di queste cose erano piene le sue giornate; e ogni volta che si pronunciava il suo nome, seguiva rapido e facile il corollario: Che mirabile aiuto per il marito, nella sua carriera! Eh sì, pensava Edith, mamma è la grazia in persona; mamma, come dice Erberto, è ammirevole.Ma Erberto si schiarisce la gola.Che cosa c'è, ora? Mamma, cara...Un'apostrofe tra l'infantile e il convenzionale; e Erberto si caccia le dita entro il colletto.Pure, una volta essa sedeva in terra insieme con lui, e gli insegnava a far girare la trottola.Mamma, cara...Abbiamo discusso... voglio dire, abbiamo provato una certa ansia, naturale del resto, riguardo al tuo avvenire.Sappiamo quanto tu fossi affezionata a papà, e comprendiamo quanto vuoto la sua perdita debba aver lasciato nella tua vita.Ci siamo pòsti una domanda... e per questo ti abbiamo pregato di radunarci tutti quanti qui in sala prima che ce ne torniamo alle nostre rispettive case.Ci siamo domandati dove e come vorrai organizzare la tua vita, d'ora in avanti? Ma avevi già deciso tu per me, non è vero, Erberto? disse Lady Slane con la massima dolcezza.Con due dita entro il colletto, Erberto tossicchiava e sbuffava tanto che Edith temeva ch'egli soffocasse.Ecco! Deciso per te, mamma, cara! Deciso non è proprio la parola giusta.Vero è, piuttosto, che avevamo abbozzato un piccolo progetto, e desideravamo sottoporlo alla tua approvazione.Abbiamo preso in considerazione i tuoi gusti, e pur rendendoci conto che non ti piacerebbe separarti da tanti tuoi interessi e occupazioni, nel medesimo tempo...Un momento, Erberto disse Lady Slane.Che cosa hai detto? Interessi e occupazioni...? Ma certo, mamma, cara disse Carry in tono di rimprovero.Erberto vuol dire tutti i tuoi comitati: il Circolo per le Povere Operaie di Battersea, il Brefotrofio, l'Organizzazione per le Sorelle Derelitte, il...Ah, sì, i miei interessi e le mie occupazioni disse Lady Slane.Sicuro.Continua pure, Erberto.Son tutte cose che cadrebbero, senza di te disse Carry.Ce ne rendiamo conto.Parecchie le hai fondate tu stessa: sei stata un'animatrice, per tante altre.Non vorrai mica abbandonarle proprio adesso...E poi, cara Lady Slane disse Lavinia - non aveva mai acquistato tanta indipendenza di rivolgersi alla suocera con altro nome comprendiamo benissimo quanto vi annoiereste, con niente da fare.

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Voi che siete così attiva, così piena d'energia! Oh, no, non sapremmo immaginarvi altrove che a Londra.Ma ancora Lady Slane taceva.Il suo sguardo andava dall'uno all'altro con un'espressione che in una creatura così dolce riusciva di un'ironia sorprendente.Nel medesimo tempo, riprese Erberto, tornando al suo originario discorso di cui aveva tollerato l'interruzione, paziente se pure seccato, le tue entrate non sopporterebbero le spese di una casa come si addice al tuo rango.Perciò proporremmo...E qui tratteggiò il progetto che già abbiamo sentito discutere, e che vi risparmieremo quindi la noia di ascoltare.Lady Slane lo ascoltò, tuttavia.Aveva passato gran parte della sua vita ad ascoltare, senza far troppi commenti; e ora ascoltava il figlio maggiore senza farne affatto.Quanto a lui, rimase imperturbabile, di fronte a quel silenzio.Sapeva che per tutta la sua vita, la madre era stata abituata a che altri stabilissero i suoi arrivi e le sue partenze e i suoi soggiorni, sia che si trattasse di prendere il piroscafo per Capetown, per Bombay o per Sydney, o di trasportare guardaroba e "nursery" in Downing Street; o di accompagnare il marito a Windsor dal sabato alla domenica.In tutte queste occasioni essa aveva seguito le istruzioni che le venivan date, prontamente e senza mostrarsi mai sorpresa.Sempre ugualmente elegante e vestita in modo appropriato, in qualsiasi momento s'era trovata pronta ad aspettare, su di un molo o sotto una pensilina, accanto alla catasta dei bagagli, sino a quando la venivano a prendere.Erberto non aveva alcuna ragione di dubitare che sua madre avrebbe ricusato di spartire il proprio tempo secondo quanto era stato predisposto, nella camera per gli ospiti in casa dei suoi figli e delle sue figlie.Sei stato molto previdente, Erberto disse essa quand'egli ebbe finito.Mi farai un vero favore, se fin da domani metterai questa casa in mano degli agenti.Magnifico! disse Erberto.Son ben contento che tu sia d'accordo.Ma non hai nessun bisogno di scalmanarti.Senza dubbio ci vorrà un po' di tempo prima che la casa possa essere venduta.Mabel e io siamo pronti ad accoglierti quando ti farà comodo.E si chinò a darle sulla mano un buffetto affettuoso.Ma... un momento disse Lady Slane, levando la mano.Era il primo gesto che essa avesse fatto.Vai troppo presto, Erberto.Non sono affatto d'accordo.Tutti si volsero a guardarla costernati.Non sei d'accordo, mamma? No disse Lady Slane con un sorriso.Non andrò ad abitare con te, Erberto, e nemmeno con te, Carry; né con te, Guglielmo; né con te, Carlo... per quanto siate tutti molto buoni con me.Ma andrò a vivere da sola.Da sola, mamma? Ma è impossibile... e in ogni modo, dove vorresti abitare? A Hampstead replicò Lady Slane, chinando tranquillamente il capo, quasi in risposta a un suo intimo pensiero.A Hampstead...? Ma troverai una casa che vada bene per te? comoda, e non troppo cara?...Davvero, disse Carry eccoci qui a discutere la casa di mamma come se tutto quanto fosse già combinato.E' assurdo! Non so proprio a che gioco giochiamo...C'è una casa disse Lady Slane, tornando ad accennar col capo.L'ho veduta.Ma, mamma, non sei stata affatto ad Hampstead! Una cosa insopportabile, insomma.Da quindici anni almeno Carry aveva seguito ogni passo della madre, giorno per giorno, e si ribellava alla sola idea che essa fosse stata a Hampstead a insaputa di lei.

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Simili libertarie allusioni erano un oltraggio, e rasentavano la rivolta.L'unione tra Lady Slane e la sua figlia maggiore era stata sempre così stretta e continua! Il piano per la giornata veniva architettato in comune; Genoux veniva inviata al mattino con un biglietto; oppure erano telefonate interminabili, tra madre e figlia; o Carry arrivava a Elm Par� Gardens subito dopo la prima colazione, alta, fremente di praticità, equipaggiata per la giornata con guanti, cappellino e boa, la lista delle compere e i promemoria per le adunanze del pomeriggio nella borsetta; e le due vecchie signore chiacchieravano del più e del meno mentre Lady Slane seguitava a sferruzzare, fino a che, verso le undici e mezzo, uscivano insieme, le due alte figure nere ben note alle altre vecchie signore del vicinato: o se per una volta tanto le loro faccende non le portavano dalle stesse parti, Carry dava almeno una capatina a Elm Par� Gardens verso l'ora del tè, a farsi raccontar per filo e per segno come la madre aveva trascorso la giornata.No, no, era impossibile che Lady Slane avesse potuto occultare una spedizione a Hampstead.Trent'anni fa disse Lady Slane.Ho veduto la casa allora.Tolse dal cestino da lavoro una matassa di lana e la porse a Kay.Per favore, Kay, me la reggi? E dopo aver spezzato con cautela il cordoncino che tratteneva i fili cominciò ad avvolgere il gomitolo.Appariva l'incarnazione della placidità.Sono certa che la casa c'è ancora disse, dipanando con cura la lana; e Kay, ritto in piedi di fronte a lei, con l'esperienza d'una lunga abitudine, moveva ritmicamente le mani in su e in giù affinché la lana scorresse senza ingarbugliarsi.Sono certa che la casa c'è ancora ripeté Lady Slane: e il suo tono era qualcosa di mezzo tra una visione di sogno e una fiduciosa certezza, come se esistesse una segreta comprensione fra lei e la casa, e questa, dopo trent'anni, attendesse ancora pazientemente.Era una villetta molto conveniente, aggiunse, prosaica non troppo piccola e non troppo grande...Genoux potrebbe tenerla da sola, credo, con una donna a mezza giornata per le faccende grosse, forse...E c'era un bel giardino con una spalliera di pesche, che guardava a mezzogiorno.Era da affittare quando l'ho veduta io, ma naturalmente, a vostro padre non sarebbe punto piaciuta.Ricordo ancora il nome dell'agente.E come si chiamava, questo agente? buttò lì Carry.Era un nome un po' buffo rispose Lady Slane.Sarà forse per questo che lo ricordo.Buc�trout.Gervasio Buc�trout.Mi pareva che s'addicesse molto bene alla casa.Oh! fece Mabel, giungendo le mani.Davvero che dev'essere una bellezza... una spalliera di pesche, e quel signor Buc�trout...Sta zitta, Mabel disse Erberto.Certo, mamma, se ti sei fissata su di un progetto così... ehm... eccentrico, non ci resta altro da dire.Dopo tutto, della tua volontà sei padrona tu.Ma non sembrerà un tantino strano, agli occhi del mondo, che tu vada a ritirarti a viver da sola a Hampstead, quando hai tanti figli che ti vogliono bene? Con ciò, sono ben lontano dal volerti far cambiare idea.Non credo affatto che sia come dici tu, Erberto disse Lady Slane; e siccome aveva finito di dipanare la sua matassa, disse: Grazie, Kay, e facendo un cappio su di un lungo ferro da calza incominciò un nuovo lavoro a maglia.Hampstead è pieno di vecchie signore che si ritirano a viver da sole.A parte questo, ho dato retta agli occhi del mondo per tanto tempo, e credo sia tempo che mi prenda un po' di vacanze.Se non cerchiamo di accontentarci quando siamo vecchi, quando dobbiamo mai accontentarci? E' così poco il tempo che ci rimane! Bene disse Carry, facendo buon viso

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a cattivo gioco.Quanto meno, staremo attenti a che tu non ti senta troppo sola.Siamo in tanti, e tra tutti possiamo ben fare in modo che tu abbia almeno una visita ogni giorno.Benché, bisogna riconoscerlo, Hampstead è un poco fuori di mano, e non riesce sempre facile aggiustarsi per via della macchina aggiunse, con un'occhiatina significativa al mingherlino consorte, che annuì avvilito.Ma ci sono sempre i tuoi nipotini seguitò rasserenandosi.Non ti dispiacerà mica che vadano e vengano e ti portino un po' di vita per casa; oh, lo so che saresti infelice senza queste cose! Al contrario disse Lady Slane.Ecco un'altra cosa alla quale mi sono già rassegnata.Vedi, Carry, ho stabilito di diventare molto egoista, e di non essere più altro che una vecchia barbogia.Niente nipoti: sono troppo giovani; non ce n'è ancora nessuno che sia arrivato ai quarantacinque anni.E nemmeno pronipoti; sarebbe ancora peggio.Non voglio persone giovani e piene d'energia, che non si contentano di fare una cosa ma vogliono anche sapere perché la fanno.E non voglio che mi portino i loro figli; non farebbero che ricordarmi lo sforzo terribile che dovranno fare quelle povere creature prima di arrivar sane e salve alla fine dei loro giorni.Preferisco scordare che ne esistano al mondo.Non voglio altra gente intorno a me all'infuori di quelli che sono più vicini alla fossa che non alla culla.Erberto, Carry, Carlo e Guglielmo avevano già deciso che alla loro madre doveva aver dato di volta il cervello.Già l'avevano sempre creduta un po' semplice; ora facevano un passo avanti, e pensavano addirittura a una forma di demenza senile.Per fortuna la sua pazzia si delineava in una forma innocua, anzi, persino comoda.Forse, Guglielmo volgeva un pensiero di rimpianto verso lo sfumato sussidio al suo bilancio domestico; forse, Carry e Erberto rimanevano un poco incerti riguardo agli occhi del mondo, ma, in complesso, era già un bel sollievo scoprire che mamma aveva sistemato i suoi affari da sé.Kay andava scrutando la madre.Tanto aveva creduto - così come avevan creduto gli altri, del resto - nella sua docilità, nel suo disinteresse, nella sua attività molteplice e incolore; e ora, per la prima volta in vita sua, saltava agli occhi di Kay che certe persone, per quanto uno le conoscesse per filo e per segno, potevano sempre riserbar delle sorprese.Edith sola giubilava in cuor suo.Non la credeva pazza la mamma, lei; la credeva intelligente, e come! Godeva al veder Carry ed Erberto sconfitti, mentre la madre, tranquillamente.si districava dalle loro reti.Dolcemente Edith batté le mani e sussurrò: Avanti, mamma! Avanti! Un rimasuglio di prudenza le impedì di gridarlo forte.Provava una gioia pazza, di fronte alla novella eloquenza materna, la quale non era l'ultima delle sorprese di quella mattinata sorprendente, poiché Lady Slane, di solito, era oltremodo moderata nelle sue parole e riservata nelle sue opinioni, e dissimulava persino l'espressione del viso, quando, chino il capo sul lavoro a maglia o sul ricamo, il suo indifferente "Sì, caro?" tradiva ben poco del suo intimo pensiero.Ora soltanto faceva capolino in Edith il sospetto che in tanti anni la madre, dietro il rifugio della sua affettuosa sollecitudine, potesse aver vissuto un'intera esistenza tutta sua.Quante cose aveva osservato? notato? criticato? accumulato? Ecco che già parlava di nuovo, mentre rovistava nella borsa da lavoro...Ho tolto i gioielli dalla banca, Erberto.Sarà meglio che li dia a te e a Mabel.Già una decina d'anni fa avrei voluto darli a Mabel, ma tuo padre faceva delle dif

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ficoltà, allora.In ogni modo, qui ce n'è una parte e parlando rovesciò la borsa, versandone in grembo il contenuto.Ne piovvero alla rinfusa scatoline di pelle, carta velina, alcune pietre sciolte e delle matasse di lana.Lady Slane riordinava tutto quanto con le mani sottili.Suona per Genoux, Edith disse, alzando la testa.Non me ne ha mai importato molto, dei gioielli, lo sapete, e parlava piuttosto tra sé che alla famiglia adunata ed è stato davvero un peccato - uno sciupìo - che abbia dovuto averne tanti in vita mia.Vostro padre diceva sempre che ne avevo tanti da coprirmene tutta, all'occasione.Quando eravamo in India, riscattava tante cose alle aste del Tash-i-Khane.Secondo lui, i principi dovevano esser contenti di vedermi portare i loro stessi doni, anche se sapevano benissimo che li avevamo ricomperati noi.Credo non avesse poi torto, ma a me è sempre pàrsa una cosa sciocca - una vera commedia.Avevo un grosso topazio, una volta, un grosso topazio color bronzo non incastonato, con tante sfaccettature; forse ve ne ricorderete...? Quand'eravate bambini, vi facevo sempre guardar nel fuoco attraverso quel topazio.Mandava centinaia di fiammelle, alcune andavano all'insù, altre all'ingiù.Quando scendevate, dopo il tè, ci sedevamo davanti al caminetto e guardavamo il fuoco attraverso il topazio, come Nerone all'incendio di Roma, solo che il fuoco era giallo invece che verde.No, forse non ve ne ricordate.Saranno passati sessant'anni.Naturalmente, l'ho perduto; uno perde sempre le cose che tiene più care.Non ho mai perduto nient'altro; forse perché affidavo sempre tutto a Genoux - essa sapeva inventare nascondigli straordinari per i miei gioielli - non si fidava delle casseforti, e di solito lasciava cadere i miei diamanti in fondo alla brocca dell'acqua e diceva che a nessun ladro sarebbe venuto in mente di guardar là dentro.Sovente pensavo che se Genoux fosse morta da un momento all'altro, non avrei saputo neppure io dove trovare i miei gioielli... ma il topazio me lo portavo sempre in tasca.A questo punto le reminiscenze di Lady Slane vennero bruscamente interrotte; era entrata Genoux, frusciando come un serpe nell'erba secca, scricchiolando come una vecchia sella di cuoio, poiché fino alla fine di maggio, per nulla al mondo Genoux avrebbe abbandonato i diversi strati di carta da pacchi che rinforzavano il suo busto e le sue sottovesti contro il rigore del clima inglese.Miladi a sonné? Già, pensava Edith, per Genoux, qui non c'è altri che mamma; mamma soltanto può aver suonato il campanello; mamma soltanto può avere ordini da dare, anche se ci siamo tutti noi, qui: Erberto che dimena il collo entro il suo colletto, Carry impettita e oltraggiata, Carlo che si torce i baffi come se facesse la punta a un lapis... ma chi si dà pensiero di Carlo? Neppure il Ministero della Guerra, e Carlo lo sa.Lo sanno tutti, che nessuno si dà pensiero di loro; per questo chiacchierano così forte.Mamma non ha parlato mai tino ad oggi; eppure, ecco che Genoux entra come se in tutta la stanza, in tutta la casa, mamma fosse l'unica persona capace di dare un ordine.Genoux sa a chi si deve rispetto.Genoux non bada alle voci pettegole.Miladi a sonné? Genoux, vous avez les bijoux ? Mais bien sr, miladi, que j'ai les bijoux.J'appelle a le trésor.Miladi veut que j'aille chercher le trésor? Se non vi dispiace, Genoux, disse Lady Slane in tono deciso, benché Genoux avesse abbracciato con uno sguardo il cerchio di famiglia, quasi che Erberto, Carry, Carlo, Guglielmo e persino la sgomentata e innocua Mabel fossero quei tali ladri per timor dei quali essa ogni notte ave

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va affondati i diamanti nella brocca dell'acqua.In passato, verande indiane e "stoeps" sudafricani avevan cigolato, nella fantasia di Genoux, sotto i passi furtivi di ladri che miravano ai viceregali gioielli - "ces sales nègres" - ma ora un pericolo più immediato, perché più legittimo e più britannico, minacciava quelle ricchezze tanto gelosamente custodite.Di miladi, così dolce, così distratta, così assente, non ci si poteva mai fidare, né per lei né per quel che le apparteneva.Genoux era per sua natura un cane da guardia.Miladi se souviendra au moins que les bagues lui ont été très spécialement données par ce pauvre milord? Lady Slane chinò lo sguardo sulle sue mani.Erano, come si suol dire, cariche di gemme: un modo di dire che significa, per quanto un modo di dire abbia un significato - e ogni modo di dire, ogni metafora ha le sue lontane radici in qualche cosa che è strettamente connesso a un'esperienza umana - che le gemme in causa erano troppo grevi per le mani che le portavano.In verità, le mani di Lady Slane erano sovraccariche di anelli.Così erano state sovraccaricate da Lord Slane - pegni d'affetto, certamente, ma anche pegni d'abbellimento, come si addiceva alle mani della sposa di Lord Slane.La gran mezzaluna di diamanti le circuiva comodamente metà del dito. (Lord Slane soleva osservare che le mani di sua moglie erano morbide come ala di colomba; cosa vera, sotto un certo aspetto, ché a stringerle parevano fondersi in nulla; mentre sotto un altro aspetto non era vero affatto, ché all'occhio che le guardava apparivano d'una bellezza scultorea e piene di carattere; ma era quasi certo che Lord Slane dovesse coglierne il primo e più femmineo aspetto e ignorare l'altra idea, più complicata e men riguardosa.) Quasi che per la prima volta Genoux l'avesse invitata a farlo, Lady Slane volse dunque lo sguardo alle proprie mani.Poiché di tutte le parti del nostro corpo la mano è quella che da un momento all'altro ci appare più staccata; subitamente la vediamo lontanissima; e ne osserviamo le meravigliose articolazioni, e il miracoloso modo col quale essa risponde alla trasmissione di istantanei messaggi, quasi appartenesse a un'altra persona, o a un altro meccanismo; e il nostro occhio ne valuta e ne discerne financo l'ovale delle unghie, i pori della pelle, le pieghe delle falangi e del polso, le morbidezze o le asperità; le mani sono i nostri servi, dopo tutto, e non abbiamo neppur scrutato la loro personalità; quella personalità che, ci assicura la chiromanzia, è così strettamente connessa alla nostra.A seconda del caso, vediamo mani cariche d'anelli o indurite dal lavoro; e così dunque Lady Slane considerava le proprie mani: quelle mani che per tutta la sua vita erano state con lei, che da mani pienotte di bimba s'eran mutate in decrepite mani eburnee e liscie.Vagamente, in preda alle sue reminiscenze, essa andava rigirando il semicerchio di diamanti e quello di rubini.Da tanto tempo li portava, che li sentiva ormai quasi parte di se stessa.No, Genoux, disse soyez sans crainte; lo so che gli anelli sono miei.Ma le altre cose non erano sue allo stesso modo; e non voleva serbarle, proprio non lo voleva.Uno dopo l'altro Genoux estrasse i gioielli e li porse a Erberto, contandoli come una contadina avrebbe contato una dozzina d'uova al compratore.Erberto, a sua volta, li riceveva e li passava a Mabel come un muratore che passasse dei mattoni al suo compagno.Erberto aveva l'istinto dei valori, ma non quello della bellezza.Dalla sua poltrona, Lady Slane lo osservava.Lei, che non possedeva istinto pei valori, aveva quello della bellezza.Il costo di quelle cose, il loro prezzo commerciale, non significava nulla per lei.Molto significava invece per lei la loro bellezza, anche se non provava nessun senso di proprietà; e moltissimo significavano i ricordi che vi andavano uniti, e che rappresentavano l'intero sfondo della sua esistenza nei suoi aspetti più fantastici.Quelle verghe di giada, che le eran state recate dagli emissari del Gran Lama! Come rammentava la cerimonia della presentazione! e gli emissari vestiti di giall

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o, i quali, accoccolati a terra, traevano certe note acute da ossa lunghe quanto una tibia di mammut.E rammentava come, seduta tranquillamente accanto al Viceré nel palazzo di Durbar, aveva frenato il riso; l'aveva frenato pensando che quell'ilarità faceva il paio con la meschina ilarità britannica all'ingrato e inconsueto susseguirsi di consonanti in un nome polacco.Che cosa, salvo la novità, la costringeva a sorridere ai miagolii che uscivan da una tibia tibetana? Allo stesso modo, Kubeli� avrebbe potuto far sorridere il Gran Lama.Poi, erano venuti principi indiani, a portarle i loro doni; quelli stessi che ora Genoux consegnava a Erberto, l'erede, in Elm Par� Gardens.I principi indiani sapevano benissimo che i loro doni sarebbero stati messi all'asta nel Tash-iKhane, per esser poi riscattati a seconda della borsa e della discrezione del Viceré.Perle bitorzolute e smeraldi non sfaccettati, tagliati rozzamente, passavano ora dalle sdegnose mani di Genoux a quelle pudicamente avide di Erberto.Astucci di velluto cremisi si schiudevano per sfoggiar braccialetti e collane; "tout est bien en ordre" diceva Genoux, richiudendo di scatto gli astucci, i quali, prima che fossero passati tutti quanti, ingombravano un intero tavolino.Sarà meglio che t'impresti una borsa da viaggio, cara Mabel disse Lady Slane.Disdetta! Gli occhi di Guglielmo e di Lavinia mandavano scintille.Lady Slane ignorava quegli sguardi bramosi, e tanto risentimento di fronte a una distribuzione così poco equa.Ma a Lady Slane non era neppur passato per la mente che avrebbe forse dovuto spartire i gioielli; era una cosa inconcepibile per lei.Lavinia e Carry guardavano, mute di rabbia.Tanta semplicità rasentava la dabbenaggine.Ma Erberto se n'era accorto; e - tanto amabili sono i nostri sentimenti più segreti - tripudiava.Godeva della sconfitta della sorella e della cognata, e per renderla più clamorosa, una volta tanto si rivolse a Mabel affettuosamente: Metti le perle, cara; son certo che ti staranno molto bene.Che le stessero proprio a meraviglia non si poteva dire, a quel visuccio appassito di Mabel; poiché Mabel, che una volta era stata graziosa, invecchiando era avvizzita, seguendo la triste sorte di tutte le bionde, sì che la sua carnagione appariva più scura dei capelli, e i capelli, senza lustro, avevano preso il color della polvere.Quelle perle che già avevano stillato il loro splendore tra i merletti e le soavi morbidezze di Lady Slane, ora pendevano inanimate dallo scarno collo di Mabel.Molto bene, Mabel disse Lavinia, inalberando l'occhialino.Ma non è curioso, che questi doni che fanno gli Orientali siano poi sempre di qualità così scadente, in fondo? Davvero, ora che le vedo da vicino..queste perle sono gialle come dei tasti vecchi.Non me n'ero mai accorta prima, quando le portava la mamma.A proposito della casa, mamma cominciò Carry, ti farebbe comodo andarla a vedere domani? Ho il pomeriggio libero, se non sbaglio.E già consultava un taccuino che aveva tirato fuori dalla borsetta.Ti ringrazio, Carry disse Lady Slane, coronando con un'ultima uscita le sorprese che aveva fornito ai suoi figli, ma ho già preso appuntamento per andare a vedere la casa domani.E quantunque sia molto gentile da parte tua offrirti di accompagnarmi, preferisco andarci sola.

La gita da sola a Hampstead fu una vera avventura per Lady Slane; e soltanto quando ebbe cambiato treno a Charing Cross essa respirò sollevata.La sua esistenza, un tempo limitata unicamente dalle frontiere dell'Impero Britannico, s'era alquanto ristretta, da che era cominciata l'era di Elm Par� Gardens.O forse Lady Slane era una di quelle creature su cui un'incessante conoscenza con paesi stranieri produce scarsa impressione, e che sino all'ultimo rimangono se

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stesse.O forse, la verità era che essa invecchiava.A ottantotto anni è permesso confessarlo.Quella coscienza, quella sensazione dell'età eracuriosa e interessante.La mente era fresca come sempre, forse più fresca che mai, acuita dal senso dell'immanente interruzione finale; spronata dalla necessità di non perdere un attimo dei giorni che restavano.Soltanto il corpo era un poco malfermo, non troppo sicuro di poter fare affidamento su di sé, neppur molto sicuro del proprio senso d'orientamento, timoroso d'inciampar su di un gradino, di rovesciare una tazza di tè; nervoso, tremulo; conscio di non doversi affannare, né affrettare, tanta era la paura di tradire la propria fragile insufficienza.Di queste cose i giovani non parevano accorgersi sempre, così come non facevano concessioni; e, se se ne accorgevano, non sapevan celare un'irritabilità lieve, indugiando un po' troppo a bella posta per tenere il passo con gli incerti piedi.Per questa ragione a Lady Slane piaceva poco tener dietro a Carry fino all'angolo della via dov'era la fermata dell'autobus.Ma ora, mentre andava sola verso Hampstead, non si sentiva affatto vecchia; si sentiva più giovane di quanto non si sentisse da anni, e la prova ne era che accettava a cuor sereno quel principio d'un nuovo periodo della sua vita, dovesse pur essere l'ultimo.E non dimostrava davvero l'età che aveva, seduta dritta, lasciandosi cullar lievemente dall'ondeggiar del treno, nella ferrovia sotterranea; stretti a sé l'ombrello e la borsetta, il biglietto previdentemente infilato nell'apertura del guanto.Non le veniva neppure in mente di domandarsi che cosa avrebbero mai pensato i suoi compagni di viaggio, se avessero saputo che due giorni prima essa aveva accompagnato suo marito all'estrema dimora nell'Abbazia di Westminster.Molto più le premeva abbandonarsi al l'impressione straordinaria di essersi liberata di Carry.(Leicester Square.) Come fosse stata la morte di Enrico, il movente di quest'improvvisa emancipazione, essa non riusciva ancora a concepirlo.Non era che un altro esempio di ciò che, vagamente, essa aveva notato tutta la sua vita: come certi avvenimenti si tirassero dietro conseguenze apparentemente incoerenti.Una volta aveva domandato a Enrico se lo stesso fenomeno si potesse osservare anche nell'àmbito della politica, ma benché egli le avesse accordato (come sempre, come a chiunque) la più grave e cortese attenzione, era evidente che non aveva capito ciò che essa volesse dire.Eppure era raro che Enrico non cogliesse il significato di quel che gli altri intendevano dire.Al contrario, li lasciava discorrere, senza toglier loro di dosso gli occhi vivi e ilari; e poi coglieva a volo il problema centrale di ciò che avevano in animo, per quanto goffamente si fossero espressi; e afferrandolo tra le sue mani, lo gettava in qua e in là, come un giocoliere una palla d'oro, sino a che da una povera cosa sterile nasceva una spuma, una fontana tutta scintillìo e significato sotto il gioco della sua incomparabile intelligenza; perché era questo che colpiva e attraeva, in Enrico, questo che gli aveva procurato la fama di esser l'uomo più affascinante del mondo: che alla minima richiesta egli concedeva a chiunque il meglio della sua intelligenza; si trattasse di un ministro in pieno consiglio, o di una giovane signora timidetta che si trovasse a esser sua vicina di tavola.Non era mai altezzoso, né superficiale, né sprezzante.S'impadroniva subito di qualsiasi soggetto, anche banale; e più lontano era dal suo lavoro o dalle sue competenze più vi si appassionava.Era capace di parlar di abiti da ballo con una signorina alle prime armi, di cavallini da polo con un suo subalterno, o di Beethoven con tutt'e due.Così illudeva legioni di persone, dando loro a credere di esser veramente riuscite a destare il suo interesse.(Tottenham Court Road.) Ma quando sua moglie gli aveva pòsto quella domanda a proposito di avvenimenti e conseguenze incoerenti, Lord Slane non era pàrso disposto a

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entrare in materia, e s'era limitato a giocar con gli anelli alle dita della moglie.Anche ora essa li vedeva, gli anelli, che facevan bozze sotto i guanti neri.Sospirò.Tante volte essa, a mo' di tentativo, aveva toccato una leva di scambio; ma lo spirito di Enrico non aveva corrisposto.Essa aveva finito per rassegnarsi, rifugiandosi nel pensiero che probabilmente era lei l'unica creatura al mondo con cui egli non si sentiva in dovere di fare uno sforzo.Era un complimento arido forse, ma sincero.Ora, tuttavia, l'assaliva il rimpianto; c'erano tante cose di cui avrebbe voluto discutere con Enrico; cose impersonali, che non avrebbero dovuto seccarlo.Per quasi settant'anni essa s'era trovata a portata di mano quell'opportunità unica, quel privilegio impareggiabile, ed ecco che ora era svanito, sepolto sotto le lastre di marmo dell'Abbazia di Westminster.(Goodge Street.) Chissà come si sarebbe divertito, al veder sua moglie emanciparsi da Carry.Non aveva mai voluto bene a Carry; e Lady Slane dubitava che avesse mai voluto bene a nessuno dei suoi figli.Non criticava mai nessuno - era una delle sue caratteristiche - ma Lady Slane lo conosceva abbastanza bene (sebbene in un certo senso non lo conoscesse affatto) per sapere quando approvava una persona e quando no.I suoi complimenti erano sempre misurati; ma quando, per contrasto, egli si mostrava reticente, la loro assenza diventava densa di significato.Lady Slane non riusciva a ricordare che Carry gli avesse mai ispirato una sola parola di approvazione; a meno che "una donna maledettamente attiva, mia figlia" non contasse per approvazione.L'espressione degli occhi di Enrico quando si posavano su Erberto era inconfondibile; né Carlo, con tutte le angherie subìte, era mai riuscito a ispirar troppa compassione al padre. (Euston.) Lord Slane pareva piuttosto considerare il Generale suo figlio con tutta l'aria di voler dire: "E adesso, debbo farmi coraggio e spiattellare a questo fanfarone, a questo permaloso, quel che penso degli uffici governativi, un ramo in cui, dopo tutto, sono mille volte più competente di lui, oppure debbo starmene zitto?" Per quel che ne sapeva Lady Slane, era stato sempre zitto.Aveva preferito tollerare il figlio in silenzio.Quanto a Guglielmo, lo aveva manifestamente evitato, benché Lady Slane, con disonesta solidarietà verso il figlio, avesse sempre cercato di attribuire la condotta del marito a un'antipatia per Lavinia. "Cara mia," aveva risposto una volta Enrico alle sue premurose esortazioni "io provo una certa difficoltà ad adattarmi alla mentalità di un mondo pareggiato come un libro mastro." E Lady Slane aveva sospirato, dicendo che sì, bisognava pur riconoscere che Lavinia aveva procurato un certo danno a una natura come quella del povero Guglielmo. "Danno?" aveva replicato Lord Slane. "Se sono due anime in un nocciolo!" E per lui, era già una risposta salata.(Camden Town.) Per Edith, egli aveva nutrito un affetto un poco egoista.Edith era rimasta in casa; s'era mostrata compiacente; lo aveva accompagnato a passeggio; lo aveva aiutato a rispondere a qualche lettera.Vero è che l'aveva fatto malamente; aveva spedito lettere non firmate, o, se erano firmate, senza indirizzo, nel qual caso venivan ritornate dall'Ufficio delle corrispondenze inesitate, con sopra tanto di "Slane, Elm Par� Gardens".Erano inconvenienti, quelli, che avevan sempre suscitato più l'ilarità che lo sdegno di Lord Slane, il quale non aveva certo occasioni di chiamar sua figlia Edith una donna maledettamente attiva.Qualche volta, Lady Slane era stata tràtta a pensare che suo marito volesse bene a Edith più per le occasioni di stuzzicarla che essa gli porgeva, che non per l'affidamento che gli dava l'aiuto di lei, che del resto era pieno di buone intenzioni.(Chal� Farm.) Kay.Ma prima che Lady Slane si ponesse a considerare come suo marito avesse risolto

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quel bizzarro problema che aveva nome Kay, prima di infilzare un altro pesciolino sulla lunga lenza della memoria, le tornò alla mente una restrizione che aveva imposto a se stessa; e cioè, di non lasciar la briglia sul collo alla sua memoria fino a che non venissero i giorni di completa libertà; di non goder di quelle gioie, fino a quando non avesse potuto goderne interamente e liberamente.Il suo festino non doveva esser sciupato da bocconcini assaporati in anticipo.Il treno stesso le venne in aiuto, poiché, dopo aver sobbalzato su alcuni scambi, entrò in un'altra stazione amattonelle bianche, dove, entro una cornice di mattonelle rosse, spiccava il nome: Hampstead.Tendendo la mano in cerca dell'aiuto d'una sbarra, Lady Slane si levò malsicura in piedi; era in quei momenti, e in quelli soli, quando era costretta a combattere con l'impeto della vita meccanica, che essa si rivelava una vecchia signora.Allora diventava un poco tremante, un poco sgomenta.Si vedeva quanto, nella sua fragilità, temesse d'essere sballottata.Eppure, nella sua premura di non riuscir d'impaccio agli altri, prendeva sempre alla lettera i conduttori, e s'affrettava obbediente, quando essi gridavano: "Avanti avanti, signori"; così come poi, timorosa di farsi troppo avanti, lasciava sempre salire gli altri prima di lei in treno o in autobus e restava cortesemente indietro.Quei sistemi le avevan fatto perdere più di un treno, più di un autobus, spesso sotto gli occhi di Carry esasperata, la quale invariabilmente s'era già assicurato il suo posto e si vedeva portar via, mentre la madre restava a terra.Fu un miracolo che a Hampstead Lady Slane riuscisse a scendere in tempo, sana e salva con l'ombrello, la borsetta, e il biglietto infilato nel guanto; ma discese felicemente, insomma, e si trovò fuor della stazione, nella tepida aria estiva; e laggiù, in basso, c'erano i tetti di Londra.I passanti, usi alla vista di tante vecchie signore, a Hampstead, la ignoravano.Chi sa se ricordava ancora la strada, si domandò, incamminandosi; ma Hampstead non pareva nemmeno una parte di Londra: così assonnato e rurale, con le casette d'un rosso vivo di mattone e le prospettive d'alberi e di lontananze che le ricordavan gradevolmente le pitture di Constable.Andava adagino, ma tutta contenta, e senza timore, come verso un luogo amico e solitario; e non pensava più alle opinioni che a Enrico avevano ispirato i suoi figli, non pensava a nulla, a dir la verità, se non alla necessità di ritrovar la casa, la sua casa, che trent'anni fa era una tra le tante di quelle file, una casetta di mattoni rossi col giardino dietro.Non era strano? Ora, fra pochi istanti l'avrebbe riveduta.Trent'anni.Dieci anni di più di quanto impiegava il bambino per svilupparsi sino alla piena coscienza.Chi poteva sapere quel che avrebbe potuto accadere alla casa durante quel tempo? e se era stata teatro di scompiglio, di desolazione, o soltanto di pace?

La casa, oh miracolo, da molti anni era in attesa di chi entrasse ad abitarla.Da quando trent'anni prima l'aveva veduta Lady Slane non era stata affittata che una sola volta: a una placida vecchia coppia la cui storia non era gran che diversa dalla storia della media comune; abbastanza ricca di avvenimenti, Dio lo sa, secondo il loro modo di vedere, ma così comune in sé, da perdersi anonima nel gran mare delle vite umane; una pacifica vecchia coppia, dunque, che da tempo s'era lasciate addietro le proprie peripezie, e che era venuta qui per avvizzir lentamente, per scomparir dolcemente dalla vita.E così erano avvizziti, così erano scomparsi, l'uno e l'altro; e avevan esalato l'ultimo respiro là in quella camera da letto che guardava a mezzodì, sopra i peschi...Così raccontò a Lady Slane la custode, quasi per incoraggiarla a modo suo; e intanto tirava su le persiane, lasciando entrare il sole, sempre parlando, e col grembiule spazzava via una ragnatela dal davanzale, e si volgeva a guardar Lady Slane come a dire: "Ecco qua, ora potete vedere di che si tratta - non c'è poi un gran che da vedere - una casa da affittare, né più né meno decidetevi presto, per amor di Dio, e lasciatemi tornare a casa a prendere in pace il mio tè".

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Ma Lady Slane, in piedi nella stanza vuota, disse tranquillamente che aveva un appuntamento col signor Buc�trout.Andasse pure, disse Lady Slane alla custode; non c'era nessun bisogno che aspettasse; e una nota di viceregale autorità doveva pur aver vibrato nella sua voce, perché l'antagonismo della custode si trasformò come per incanto in una specie di untuosa ossequiosità.Tanto era lo stesso, disse; doveva pur chiudere.Ecco le chiavi.Ogni giorno aveva aperto la casa, per darci una passata frettolosa con uno strofinaccio da polvere, e l'aveva chiusa di nuovo, restituendola al suo silenzio e a qualche pioggerella di intonaco dai muri.Durante la notte l'intonaco cadeva, e al mattino bisognava spazzarlo via. Da non dirsi, in che stato si riduceva una casa disabitata.Fin l'edera vi cresceva dentro, entrando dalle finestre; e Lady Slane guardò anche l'edera, pallida giovine fronda che si moveva distrattamente nel sole.Il vento agitò qualche pagliucola, sul pavimento.Un ragno enorme sgattaiolò rapido su per la parete e sparì entro una fessura.Sì, disse Lady Slane alla custode, andasse pure; certo il signor Buc�trout sarebbe stato tanto gentile da chiudere lui. La custode si strinse nelle spalle.Dopo tutto, non c'era niente in casa che Lady Slane potesse rubare, e lei aveva voglia di andare a prendere il suo tè.Quand'ebbe in mano una mancia di mezza corona, se ne andò.Lady Slane rimase sola in casa; udì sbattere la porta d'ingresso; la donna era uscita.Quanto portavano male il loro nome, le custodi: e custodivano così poco.Qualche spruzzo superficiale d'acqua nerastra in un secchio, cui seguiva un'asciugata con uno straccio sporco, e già credevano d'aver fatto il loro dovere.Del resto, non era tutta colpa loro; per quei pochi scellini alla settimana, doversi incallir le mani per custodire una casa alla quale si era poco o punto affezionate.Non si poteva pretender da loro che vi dedicassero quelle cure che vengono dal cuore.Pochi mesi di quel lavoro ingrato avrebbero smussato lo zelo di chiunque, e anche le custodi avevano la loro vita davanti a sé.Né si poteva pretendere che capissero quale strana cosa era una casa, specie una casa vuota; non soltanto un sistematico accumularsi di mattoni su mattoni, regolato nella costruzione da piombini e livelle, interrotto a tratti da porte e finestre; ma un'entità che viveva di vita propria, quasi che un qualche soffio vivificatore fosse stato insufflato entro quell'aria confinata in una scatola di mattoni, per restarvi sino a che le pareti che l'imprigionavano non cadessero, esponendola agli sguardi di tutti.Era un cosa segreta, una casa; segreta di quella segretezza noncurante di spranghe e catenacci.E se questa superstizione pareva irrazionale, si poteva replicare che l'uomo stesso non era che un'accolta di atomi, così come la casa non era che un'accolta di mattoni; eppure l'uomo si rivendicava un'anima, uno spirito, una facoltà di registrare e percepire, che non aveva nulla a che vedere coi suoi irrequieti atomi, non più di quel che la casa avesse a che fare coi suoi immoti mattoni.Convinzioni simili andavano oltre qualsiasi spiegazione razionale; e non si poteva pretendere che una custode ne facesse caso.Lady Slane provava la curiosa impressione comune a tutti coloro che per la prima volta si trovano soli in una casa destinata a diventare, forse, la loro dimora.Si affacciò alla finestra del primo piano; ma la sua mente saliva e scendeva le scale e faceva capolino nelle stanze, poiché già a quella prima visita la topografia della casa le era famigliare; e questo fatto era di per sé un segno che lei e la casa sarebbero andate d'accordo.Scendeva financo in cantina, la mente, dove Lady Slane non era scesa, ma di cui non le erano sfuggiti i gradini rivestiti di muschio; e vagamente si domandava se vi crescevano funghi, non gli ovuli gialli maculati, ma i funghi biancastri ve

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lenosi, che l'avrebbero resa insalubre in modo più sgradevole.Le sembrava probabile che tra gli intrusi di quella casa ci dovessero essere anche i funghi; e quel pensiero ricondusse la mente di Lady Slane alla stanza nuda dove si trovava, coi suoi sfrontati abitanti che si muovevano, s'agitavano, sgattaiolavano mentre stavano ad ascoltar lei...Quelle cose - le pagliucole, l'edera, il ragno - se l'erano goduta per tanto tempo, la casa.Non pagavano la pigione, e con ciò disponevano a piacere di pavimento e finestre e muri, durante la lor lieve ed effimera esistenza.E non era quella la compagnia di cui andava in cerca Lady Slane? non ne aveva abbastanza di trambusti, di rivalità, e di vedere ambizioni affannarsi a sopraffare altre ambizioni? Non desiderava che fondersi con quelle cose che animavano una casa vuota; anche se non avrebbe tessuto la sua tela come il ragno.No; si sarebbe contentata di muoversi alla brezza, di verdeggiare alla luce del sole, e di andare alla deriva, insieme agli anni, sino a che dolcemente la Morte l'avrebbe sospinta fuori, chiudendo la porta dietro di lei.Altro non desiderava se non essere passiva, e subire la volontà di quelle cose esteriori.Ma prima d'ogni altra cosa, bisognava sapere se avrebbe potuto avere la casa.Un lieve rumore a piè delle scale - era una porta che s'apriva? - le fece tendere l'orecchio.Il signor Buc�trout, forse? L'appuntamento era per le quattro e mezzo, e l'ora era già suonata.Non si poteva fare a meno di parlare con costui, pensò Lady Slane, che odiava gli affari e avrebbe preferito prender possesso della casa al pari della paglia, dell'edera e del ragno, semplicemente unendosi a essi.Sospirò, prevedendo una quantità di noie, prima di potersi sedere in pace nel giardino; documenti che bisognava firmare, ordini da dare, tende e tappeti da scegliere, e diversi e svariati esseri umani messi in moto, provvisti chi di martello e di chiodi, chi d'ago e di filo, prima che lei e i suoi averi potessero trovar riposo dopo quell'ultimo viaggio.Ah! Poter avere l'anello di Aladino! Ma, per quanto si volesse semplificare l'esistenza, non si potevano mai sfuggire per intero le sue infinite complicazioni.Le sorse alla mente l'idea che il signor Buc�trout, di cui s'era annotato il nome trent'anni addietro, potesse esser stato sostituito da un figlio giovane e attivo; e respirò sollevata quando, sporgendosi oltre la balaustra, cioè sul vestibolo, le apparve - curiosamente raccorciato, così dall'alto - lo spettacolo rassicurante di un vecchio signore.Oltre la testa calva, si vedevano due spalle, niente corpo, e un paio di scarpe nere.Il signore appariva titubante; forse non sapeva che la sua cliente era già arrivata, forse non se ne curava.Lady Slane pensò che molto più probabilmente non se ne curava.In ogni modo, non sembrava per nulla premuroso di accertarsene.Lady Slane scese di qualche gradino, per studiarlo un po' meglio.Egli portava un lungo camice di tela, di quelli che indossano gli imbianchini; aveva un faccino roseo e pienotto, e teneva un dito contro le labbra, come se seguisse furbesco e malizioso un problema che gli passava pel capo.Chissà mai che cosa vuol fare, adesso, pensava Lady Slane, osservando quel bizzarro ometto.Sempre col dito sulle labbra, come se assaporasse il suo silenzio, in punta di piedi egli attraversò il vestibolo e si avvicinò a una certa macchia del muro, la quale indicava che là, una volta, ci doveva esser stato appeso un barometro; e diede tre o quattro colpettini al muro, come un picchio che picchiasse un albero; scosse il capo; borbottò: Scende! Scende! e, raccogliendosi delicatamente le falde del camice eseguì due eleganti piroette, che lo riportarono proprio nel bel mezzo del vestibolo, col piede graziosamente puntato dinanzi a sé.Il signor Buc�trout? disse Lady Slane scendendo le scale.Con uno sgambetto, il signor Buc�trout ricadde sull'altro piede.Sostò, per ammirarsi la caviglia; poi alzò lo sguardo.

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Lady Slane? disse, con un inchino che era un capolavoro di elaborata cortesia.Sono venuta per la casa disse Lady Slane con la più gran naturalezza del mondo, attratta da una fulminea simpatia verso quell'eccentrico personaggio.Il signor Buc�trout lasciò ricadere le falde del camice e si rimise su due piedi come un qualsiasi mortale.Ah sì, la casa; disse me n'ero scordato.Gli affari prima di tutto, anche se il barometro scende.Dunque, vorreste vedere la casa Lady Slane.E' una bella casa, così bella che non mi curo di appigionarla a chicchessia.E' casa mia, capite; sono il proprietario e l'agente.Se fossi stato soltanto l'agente e avessi trattato per conto di un proprietario, sarebbe stato dovere mio appigionarla quando mi si presentava l'occasione.Ecco perché è rimasta vuota per tanto tempo.Ho avuto molte richieste, ma non c'era nessuno che mi andasse a genio.Ma ora la vedrete voi...E poneva una leggera enfasi in quel "voi".L'ho già veduta disse Lady Slane.La custode mi ha condotta per ogni dove.Certo, certo.Un'orrida femmina.Così rozza, così sordida.Le avete dato una mancia? Sì rispose Lady Slane, che si divertiva un mondo.Le ho dato mezza corona.Oh! Che peccato! Troppo tardi, ormai.Beh, la casa l'avete veduta.Avete veduto tutto quanto? Camere da letto, tre; camerini da bagno uno; gabinetti, due, uno al piano di sopra e uno a pianoterra; stanze di soggiorno, tre; anticamera; e i servizi.Acqua potabile; impianto d'elettricità.Mezzo acro di giardino; alberi da frutta annosi, compreso un gelso.Bella cantina; ci tenete ai funghi? Potreste farne crescere in cantina.Le signore, per quanto ne so, di solito si curan poco del vino, sicché tanto vale usarla per i funghi, la cantina.Non ho ancora conosciuto una signora che si desse pensiero di metter giù una botte di Porto.Sicché, Lady Slane, una volta che la casa l'avete veduta, che cosa ve ne pare? Lady Slane esitava: le passava per la mente la capricciosa idea di spiattellare al signor Buc�trout quei pensieri che aveva accarezzato mentre lo aspettava; fiduciosa che egli li avrebbe accolti con molta serietà e senza punto stupirsene.Si limitò invece a dire, con tutta la cautela e reticenza di un possibile inquilino: Credo che mi converrebbe benissimo.Il signor Buc�trout tornò a recare il dito alle labbra.Ah! Ma voi converrete alla casa? Ecco la questione.Però, però, ho idea che le converrete.E in tutti i casi, non vorrete mica affittarla fino alla fine del mondo.Mi aspetto a che la mia fine venga prima d'allora sorrise Lady Slane.Purché non siate molto in età disse gravemente il signor Buc�trout.Fra due anni avremo la fine del mondo - posso convincervene con pochi e semplici calcoli matematici.Ma forse non v'interessa la matematica.Poche signore se ne occupano.Ma se il soggetto v'interessa, potrei venire un giorno a prendere il tè, quando sarete stabilita qui, e esporvi la mia dimostrazione in quattro e quattr'otto.Ah! Dunque verrò a stabilirmi qui? disse Lady Slane.Credo di sì - già - credo di sì disse il signor Buc�trout, piegando il collo e sbirciando di traverso Lady Slane.Mi par verosimile.Altrimenti, perché avreste dovuto ricordarvi della casa per trent'anni - così mi dicevate nella vostra lettera - e perché io dovrei aver rifiutato tanti inquilini? Non sembra anche a voi che queste due cose combacino, convergano in un punto dopo

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aver descritto due archi separati? Io ho una gran fede nei disegni geometrici del destino.Ecco un'altra cosa che mi piacerebbe dimostrarvi, un bel giorno, se mi permetterete di venire a prendere il tè.Naturalmente, se fossi soltanto un agente non mi prenderei mai la libertà di invitarmi; sarebbe una sconvenienza.Ma siccome sono anche il proprietario, mi sembra che, una volta liquidati gli affari, potremmo anche incontrarci su un piede d'eguaglianza.Davvero, signor Buc�trout, spero verrete quando vi farà piacere disse Lady Slane.Siete molto gentile, Lady Slane.Io ho pochi amici, e trovo che più s'invecchia più si ricerca la compagnia dei propri coetanei e si rifugge da quella dei giovani.Sono così uggiosi! Così farfallini! Oggigiorno, non tollero più compagnie che non abbian settant'anni almeno.I giovani vi costringono a interessarvi a una vita piena di sforzi.I vecchi invece vi permettono di guardarvi addietro, verso una vita in cui ogni sforzo è finito e liquidato.E' una cosa che riposa.Il riposo, Lady Slane, è una delle cose più importanti che ci siano nella vita, eppure, quanti sono quelli che ne convengono? Quanti sono quelli che lo desiderano, anzi? I vecchi lo sopportano; o sono invalidi, o stanchi.Ma la gran maggioranza sospira ancora le energie perdute.Che errore! Ecco in ogni modo un errore che non mi si può rinfacciare disse Lady Slane; e provava un gran sollievo a palesarsi così al signor Buc�trout.Davvero? Allora, andiamo d'accordo su uno almeno degli argomenti essenziali.E' terribile aver vent'anni, Lady Slane.Altrettanto brutto quanto il dover correre il Gran Premio Nazionale per amore o per forza.Si può esser quasi certi di cadere nel Ruscello della Concorrenza, e di rompersi una gamba saltando la Staccionata delle Delusioni, e di incespicar sulla Siepe degli Intrighi; e si può giurar che si finirà a piangere sull'Ostacolo dell'Amore.Quando si è vecchi, invece, ci si può buttare a sedere come un fantino la sera dopo la corsa, e pensare: Beh, questa è stata l'ultima volta che ho corso...Lady Slane andava scavando nella sua memoria Ma dimenticate che quando eravamo giovani, ci piaceva vivere pericolosamente - non desideravamo altro - non eravamo spaventati.Sì, disse il signor Buc�trout, è vero.In gioventù, ho servito negli Ussari.Il mio più gran passatempo era la battuta al cignale.Vi accerto, Lady Slane, che toccavo il cielo con un dito quando mi vedevo venire incontro una bella coppia di zanne.Ne serbo ancora parecchie a casa mia, ben montate; sarei ben lieto di farvele vedere.Ma non avevo nessuna ambizione, nessuna ambizione militare. Non ho mai provato il più lontano desiderio di comandare il mio reggimento.Così, ho finito per dare le dimissioni, una volta che mi sono convinto che le gioie della vita contemplativa sono più grandi di quelle della vita attiva.La visione di un signor Buc�trout agghindato a uso ussaro, evocata da quei discorsi pazzerelli e forbiti al tempo stesso, suscitò in Lady Slane un'allegria ch'ella si guardò bene dal palesare.Non le riesciva davvero difficile credere che il signor Buc�trout non avesse mai accarezzato ambizioni bellicose.Lo trovava proprio di suo gusto; ma forse era consigliabile richiamarlo alla vita pratica, benché lo sapeva Iddio quanto volentieri Lady Slane indulgesse in quella conversazione sconnessa, che rappresentava per lei un diletto nuovo e insolito.Dicevamo, signor Buc�trout, a proposito della casa... cominciò, proprio così come Carry aveva ripreso il tema con lei, dopo il fuggevole sfolgorar di gioielli; e un ritorno alla dignità viceregale ricondusse il signor Buc�trout dalla battuta al cignale nel folto della macchia alla questione dei prezzi delle pigioni a Hampste

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ad.La casa mi piace disse Lady Slane e a quanto pare aggiunse con un sorriso che mitigò la viceregale dignità io vi soddisfo come inquilina.Ma... se parlassimo un poco d'affari? Della pigione? Il signor Buc�trout la guardò spaurito; era chiaro che nel frattempo aveva avuto il suo da fare a correr dietro ai cignali; era tornato ai tempi in cui serviva negli Ussari, dimentico di essere un padrone di casa e un agente.Si recò il dito al naso, questa volta, sbirciando Lady Slane, e parve riflettere.Anche se reminiscenze di una certa qual perizia in fatto d'affari si facevan sentire, toccando certe corde nella sua mentalità, il tema gli pareva fastidioso; egli viveva naturalmente in un mondo dove le pigioni non avevano grande importanza.La stessa cosa capitava a Lady Slane; sicché, non si sarebbe potuto immaginare una coppia peggio e meglio assortita per trattar di pigione.La pigione... la pigione... disse il signor Buc�trout, come chi fa vani tentativi di ristabilir contatto con qualche parola di una lingua straniera che un tempo gli era famigliare.Poi s'illuminò in viso.Certo, certo: la pigione disse, tutto vispo.Preferireste affittar la casa con contratto annuale? domandò, ritrovando il suo vocabolario dopo quella scorribanda indietro di cinquant'anni, ai tempi delle battute al cignale e degli Ussari.Per voi, non vale davvero la pena di fare un contratto che vada oltre un anno aggiunse.Potreste sgombrar la casa da un momento all'altro, e i vostri eredi non sarebbero certo contenti di trovarsela sulle spalle.Su queste basi, credo, potremo venire a un accomodamento soddisfacente.A me garba l'idea di un inquilino che possa restituirmi la mia casa a breve scadenza.A parte la mia simpatia personale per voi, Lady Slane, e per quanto repentina possa essere questa simpatia, mi piace la prospettiva che questa casa mi venga restituita dopo breve intervallo.Già da questo punto di vista solo, sareste per me l'inquilina ideale.Ci sono poi altri punti di vista - come ci sono sempre, a questo mondo - ma nell'interesse dei nostri affari è meglio ch'io li ignori, pel momento.Sono punti di vista puramente sentimentali - "id est", che vi vedo volentieri in questa casa (parlando come proprietario e non come agente) e che mi permetto di rallegrarmi al pensiero di simpatiche conversazioni all'ora del tè, in cui mi sarà concesso presentare a una signora di spirito come siete voi, qualcuna delle mie dimostrazioncelle.Ma sono considerazioni che debbono rimanere in disparte pel momento.Adesso siamo qui per discutere la questione della pigione.Avanzò un piede; si raccapezzò in tempo; tirò indietro il piede; e fece a Lady Slane un occhiolino pieno di soddisfazione e di trionfo.Ha pòsto la questione in modo ammirevole, molto delicato, pensava Lady Slane; non ne vale la pena, ch'io prenda la casa con un contratto che vada oltre un anno, visto che da un giorno al l'altro posso sgombrarla uscendone coi piedi in avanti.Ma che accadrebbe, se il signor Buc�trout mi premorisse? Perché, se è vero che io sono una donna d'età, non è men vero che lui non è più un giovanotto.Qualunque delicatezza di linguaggio, fra gente così vicina alla morte, è certamente assurda; ma la gente non è mai troppo disposta a parlar chiaro e tondo di morte, per quanto la sua imminenza gravi sul cuore, sicché Lady Slane fece a meno di far rilevare al signor Buc�trout l'eventuale fallacia dei suoi calcoli, e si limitò a dire: Un contratto di un anno mi andrebbe benissimo.Però questa non è ancora una risposta alla mia domanda circa la pigione.Il signor Buc�trout appariva manifestamente imbarazzato, al sentirsi messo con le spalle al muro.Benché padrone di casa e agente in uno, apparteneva a quella razza di persone a cui spiace veder le loro fantasie ridotte in soldi e quattrini.Inoltre, per nulla al mondo avrebbe voluto lasciarsi scappare un'inquilina come Lady Slane.

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Temporeggiò.Bene, bene, Lady Slane, vengo incontro alla vostra richiesta.Che pigione sareste disposta a pagare? Altre delicatezze, pensò Lady Slane.Non dice: "Che pigione potete permettervi di pagare?" Quella schermaglia, quel girarsi intorno come due piccioni che si corteggiassero, stava diventando una cosa ridicola.Enrico sarebbe piombato frammezzo a essi, spaccando in due la situazione con l'ascia del più freddo buon senso.Eppure, a Lady Slane piaceva quel bizzarro omino, e dal profondo del cuore ringraziava il Cielo, per aver rifiutato la compagnia di Carry.Come il padre, Carry sarebbe drasticamente intervenuta, infrangendo così una situazione nata e cresciuta da sé, rapida e squisita come una minuscola e perfetta nave di vetro soffiato, in cui ogni filo si solidifica istantaneamente non appena dal cannello esce all'aria, pur rimanendo così fragile che basta una nota falsa, vibrando sulle eteree increspature, a frantumarla.Ritraendosi in sé, Lady Slane disse una somma troppo grande, che il signor Buc�trout immediatamente dimezzò, riducendola a una somma troppo esigua.Ma a forza di fare, finirono per mettersi d'accordo, e si separarono soddisfattissimi l'uno dell'altro.Non era quello, veramente, il miglior sistema di trattar gli affari, ma a loro accomodava perfettamente.Carry trovò la madre stranamente reticente, quando cercò di avviare il discorso sulla casa.Sì, l'aveva veduta; aveva parlato con l'agente; sì, aveva stabilito di prenderla.Con un contratto annuale.Carry proruppe in esclamazioni.E se l'agente avesse ricevuto un'offerta migliore, e non avesse poi voluto rinnovare il contratto? Lady Slane sorrise con l'aria di chi la sa lunga.L'agente, disse, non avrebbe fatto nulla di tutto questo.Ma gli agenti, diceva Carry, erano degli ignobili individui, delle arpìe - era naturale, del resto - era il loro mestiere, quello dell'arpìa - e che garanzia aveva lei, mamma, che alla fine dell'anno non fosse costretta a cercarsi un'altra casa? Lady Slane disse che non s'aspettava affatto una cosa simile; il signor Buc�trout non era affatto un ignobile individuo.Sì... ma...badava a dire Carry esasperata, il signor Buc�trout doveva pur pensare al suo interesse, vero? Affari e filantropia eran due cose ben diverse.Ed eran venuti a qualche accomodamento, per quel che riguardava le riparazioni, la decorazione delle stanze, domandò, attaccandosi a un altro discorso, vista perduta ogni speranza di poter capire come stavano le cose col contratto; in che stato erano le tappezzerie nelle stanze? si dovevano cambiare? E c'erano crepature nel tetto? Aveva pensato a tutte queste cose? Carry, che per tanti anni aveva controllato ogni decisione della madre, si sentiva mortificata, in preda ad ansie indicibili, intensificate ancora dall'impossibilità di dar libero corso alla propria indignazione, ché non poteva ragionevolmente esercitar la sua autorità su una vecchia signora di ottantotto anni, una volta che questa vecchia signora da un giorno all'altro si compiaceva di significarle che, raggiunta ormai l'età di ottantotto anni, i propri affari era capace di sbrigarseli da sé.Carry era ben sicura che sua madre non ne fosse niente affatto capace; a parte la costernazione al sentirsi così destituita, le faceva sinceramente male al cuore, il vedere la propria madre gettarsi a capofitto e irreparabilmente in un mare di guai.Lady Slane, intanto, replicava calma calma che il signor Buc�trout aveva promesso di occuparsi lui di falegnami, decoratori, lattonieri e tappezzieri.Tanta agitazione da parte di Carry era molto gentile, ma perfettamente inutile.Lady Slane e il signor Buc�trout avrebbero pensato loro a tutto il necessario.Carry sentì che il solo pronunciar la parola "preventivo" sarebbe stato fiato buttato.Sua madre sembrava essersi allontanata da lei, per andar dritto filato verso un mondo governato dal sentimento, e non dal buon senso.

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Un mondo di cui gli abitanti pigliavan per buoni i bei sentimenti e le delicatezze altrui.Un mondo che, Carry non lo ignorava, non aveva affinità con nessun altro su questo pianeta.Era tutt'uno con la straordinaria indifferenza e ottusità dimostrata dalla madre a proposito dei gioielli.Chi mai avrebbe dato via cinque, forse settemila sterline di gioielli, così, come se nulla fosse? A chi, avendo un'oncia di discernimento, non sarebbe saltato agli occhi che Carry e Lavinia avrebbero dovuto averne almeno una parte? Per non dir di Edith.Povera Edith, chi di loro le avrebbe negato una spilla? Non era anche lei figlia di papà, dopo tutto? Ma no; ecco che mamma aveva regalato via tutto, come se si trattasse di carabattole inutili, così come ora s'era consegnata, allegramente, lei e la sua borsa, nelle mani di quel vecchio gaglioffo, di quel Buc�trout.Carry si trovò tuttavia ricompensata dalla gran consolazione che provò discutendo inesauribilmente e ripetutamente e per filo e per segno la faccenda coi suoi congiunti.E la solidarietà famigliare ne fu notevolmente accresciuta.Tutti assaporarono i conciliaboli intorno al tavolino da tè (forse perché era il più a buon mercato, il tè era il loro pasto favorito), e poco importava a ciascuno di essi quante volte gli altri dicessero la stessa cosa, anche se con le medesime parole; l'ascoltavano ogni volta con rinnovellato consenso, assentendo col capo come di fronte a una nuova scoperta che fosse venuta a recar luce improvvisa.Carry e i suoi trovavano una grande forza d'animo nell'asserzione e riasserzione. Provatevi a ripetere una cosa infinite volte, e finirà per diventar vera; a forza di conficcar pali della stessa misura uno accanto all'altro, essi erigevano un baluardo tra loro e i più tremendi pericoli della vita.La frase "Mamma è ammirevole", ch'era stata di moda tra la morte e il funerale, venne rapidamente sostituita dalla frase "Cara mamma - così poco pratica nelle cose della vita".Ma a forza di dirla, e di ripeterla con una perseveranza degna di miglior causa, in Queen's Gate dove abitavano Guglielmo e Lavinia, in Lower Loane Street dove abitavano Carry e Rolando, in Cromwell Road dove Carlo aveva il suo alloggio, in Cadogan Square dove abitavano Erberto e Mabel, finirono per convincersi che era inutile combattere con quella mamma così soavemente poco pratica.Così docile era sempre stata, così malleabile, ed ecco che li aveva debellati tutti - lei e la sua casa a Hampstead e il suo Buc�trout.In quanto a costui, nessuno lo aveva veduto; a nessuno era stato concesso vederlo; persino Carry era stata respinta, lei e le sue offerte di aiuto con l'automobile; ma l'invisibilità di Buc�trout non era che olio sul fuoco della loro diffidenza.Buc�trout era diventato "quell'uomo che è riuscito ad abbindolare mamma".Se Lady Slane non avesse già avventatamente regalato le sue perle, le sue giade, i suoi rubini e i suoi smeraldi a Erberto e a Mabel, l'avrebbero sospettata di averli consegnati "brevi manu" al signor Buc�trout, dietro consiglio del suddetto Buc�trout.Quel Buc�trout, con tutte le sue nebulosità riguardo a un contratto d'affitto, così servizievole nel diriger falegnami, pittori, lattonieri e tappezzieri, che cosa poteva essere se non un gaglioffo della più bell'acqua? Nel miglior dei casi, per Carry e la sua famiglia i moventi di Buc�trout si risolvevano nella sinistra parola "Provvigione".Nel frattempo, il signor Buc�trout si era assicurato i servigi di un certo signor Gosheron.Dovete capire spiegava a cotesto stimabile artigiano che Lady Slane, malgrado la sua alta posizione, è una signora che dispone di mezzi limitati.Caro signor Gosheron, qualche volta la sbaglia chi crede che i nobili siano sempre dei ricconi.Che un signore sia stato Viceré delle Indie e Primo Ministro d'Inghilterra, non vuol ancora dire che la sua vedova nuoti nell'oro.I nostri pubblici servizi, signor Gosheron, si basano su principi assai differen

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ti.Perciò è vostro dovere mantenere il vostro fabbisogno tanto basso quanto sarà compatibile col vostro giusto profitto.Come agente, e anche come proprietario di stabili, non mi manca qualche esperienza in materia.E vi accerto che avrò cura di controllare il fabbisogno per i lavori di Lady Slane, come se si trattasse di cosa mia.A sua volta, il signor Gosheron accertò al signor Buc�trout che non si sarebbe neppur sognato di approfittarsi di Suo Onore.Sin dal primo momento in cui lo vide, Genoux prese in simpatia il signor Gosheron.Voilà un monsieur qui connat son travail sentenziò.Il sait par exemple quali piombi il faut mettre dans les rideaux.Et il sait faire de la peinture che non appiccica.J'aime le bon travail - pas trop cher, mais pas de pacotille.Liberatesi di Carry, Genoux e Lady Slane passavano giorni felici col signor Buc�trout e col signor Gosheron.Quest'ultimo andava molto a genio a Lady Slane, a cominciar dal suo aspetto, il quale era in tutto e per tutto rispettabile.Egli portava un vecchio cappello duro, verde per età; non se lo toglieva mai, neppure dentro casa, ma, per dimostrare il suo rispetto a Lady Slane, se lo cacciava in avanti con un colpettino alla tesa, quindi se lo rimetteva a posto.Quel colpettino gli scompigliava invariabilmente i capelli, che dovevan esser stati castani, ma ora erano grigi e unti; e un ciuffetto che in conseguenza del colpettino sporgeva sulla nuca, all'insaputa del proprietario, affascinava particolarmente Lady Slane.Il signor Gosheron aveva sempre una matita infilata dietro l'orecchio, una matita così larga e così morbida, che non poteva servire per altro se non per tracciar misure su assi di legno, ma che Lady Slane non gli vide mai usare se non per grattarsi in testa.Nel signor Gosheron essa individuò subito uno di quegli operai che trovano da ridire a ogni lavoro che non sia stato eseguito sotto i loro auspici.Una pessima qualità di zinco borbottava il signor Gosheron, esaminando la cappa sul fornello in cucina.Non perdeva un'occasione di lasciar intendere che, se un tal lavoro lo avesse fatto lui, sarebbe riuscito cento volte meglio.Però, però, lasciava intendere al tempo stesso, un uomo della sua esperienza poteva accomodar le cose, e migliorare, anche se non in modo interamente soddisfacente, un lavoro malfatto.Taciturno di solito, riservato in presenza del signor Buc�trout, all'occasione si concedeva un piccolo sfogo per conto suo.Quegli sfoghi rallegravano particolarmente Lady Slane (per esempio, gli sfoghi contro le casette smontabili a tetto di amianto), ed erano tanto più preziosi in quanto erano rari.Io, signora mia diceva non comprendo come la gente possa vivere senza un po' di estetica.Il signor Gosheron l'estetica la vedeva anche in un'asse d'abete, purché piallata a dovere; benché preferisse un'asse di quercia, s'intende. E pensare diceva che certa gente ricopre la fibra con la vernice! Non era giovane, il signor Gosheron; aveva poco meno di settant'anni, ma le sue tradizioni risalivano a cent'anni e più.Questi autocarri! diceva.Fanno crollare i muri.Enrico Slane, che camminava sempre coi tempi, aveva veduto l'estetica negli autocarri così come il signor Gosheron la vedeva in un'asse ben piallata; ma Lady Slane, che per tanti anni aveva fatto lodevoli sforzi per scoprir l'estetica negli autocarri, ora si trovava trasportata in una cerchia di valori che assai più corrispondeva all'indole sua.Si attardava in giro per ore e ore, col signor Buc�trout e con Gosheron, e Genoux li seguiva, come una eco stolida e fittizia.

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Ancora salda in gambe, scricchiolante di carta da imballaggio, Genoux che aveva trascorso la sua vita a disapprovare i principi altrui, fatte poche eccezioni, considerava il signor Buc�trout e il signor Gosheron con un'approvazione che rasentava l'amore.Quanto, e quanto bizzarramente e simpaticamente erano diversi dai figli di miladi! Non che, con ciò, Genoux non professasse pei figli di miladi un timoroso rispetto.Ma i due vecchietti sembravano così schiettamente premurosi che Lady Slane avesse tutto quel che desiderava, pur risparmiandole, per quanto possibile, le spese superflue; quando essa azzardava qualche idea, come per esempio l'applicazione d'un piano di vetro smerigliato nel camerino da bagno, o qualsiasi cosa fosse, i due si scambiavano un'occhiata, un cenno di complicità, e invariabilmente dicevano che "ci poteva entrare".Così piaceva veder trattata miladi, a Genoux: come se fosse una creatura preziosa, fragile e disinteressata, la quale aveva bisogno che altri insistesse per arrogarle diritti che mai essa avrebbe rivendicato da sé.Mai nessuno prima d'allora l'aveva trattata proprio così.Milord, s'intende, le aveva voluto bene, e l'aveva sempre custodita come si doveva (milord, che sapeva trattar tutti così da signore), ma era lui stesso una personalità così invadente che per forza di cose gli altri restavano nell'ombra, accanto a lui.I suoi figli le volevano bene, o almeno, così credeva Genoux, perché le pareva inconcepibile che un figlio, anche se aveva passato i sessanta, non dovesse voler bene alla propria madre; ma certe volte, Genoux non arrivava ad approvare il modo come trattavano Lady Slane; Lady Charlotte, per esempio, era una vera tiranna, e piombava a Elm Par� Gardens a tutte le ore del giorno, e bastava il suo aspetto a far venire la tremarella a una povera vecchietta timida.Troppo spesso le sue parole celavano una velata impazienza.Del resto, se si eccettuava Lady Edith e il signor Kay, eran tutti quanti troppo energici, a dir di Genoux; e strapazzavano quella povera signora, parlando forte, considerando una cosa naturale che essa fosse ancora in forze come loro.Una volta, uscendo col signor Guglielmo, Lady Slane aveva arrischiato la proposta di un tassì, ma il signor Guglielmo aveva detto che no, che potevano benissimo prendere l'autobus; e a Genoux, che apriva loro la porta d'ingresso, per poco non era venuta la voglia di tirar fuori il proprio borsellino per offrire al signor Guglielmo diciotto "pence".E ora, quasi rimpiangeva di non essersi permesso quel tratto ironico.Era ragionevole, trattare una signora di ottantotto anni come se ne avesse sessantacinque? Genoux, che contava appena due anni di meno di Lady Slane, diventava verde dalla stizza ogni volta che posava le soprascarpe di gomma della sua padrona nel vestibolo di Elm Par� Gardens, e le porgeva l'ombrello per uscire quando pioveva.Non era giusto; specie se si considerava com'era stata abituata Lady Slane, che in altri tempi usciva in pompa magna su un elefante, con un "mahout" dietro di lei che le reggeva il parasole.Genoux preferiva di gran lunga Calcutta a Elm Par� Gardens.Ma a Hampstead, grazie al signor Buc�trout e al signor Gosheron, Lady Slane si trovava nell'ambiente che le si addiceva.Era un ambiente modesto; non c'erano né aiutanti di campo né principi, ma quanto meno era pieno di cordialità, di affetto, di rispetto; e vi si trovavano premure e generosità, proprio come doveva essere.Il signor Buc�trout si esprimeva in uno stile che a Genoux pareva il colmo della distinzione.Era un po' strambo, certo, ma era un signore - un vrai monsieur.Aveva idee bizzarre e magnifiche; non si scalmanava mai; s'interrompeva a metà del lavoro per discorrer di Descartes o di un disegno soddisfacente.E quando parlava di un disegno, non intendeva mica il disegno d'una carta da parati; intendeva il disegno della vita.Anche il signor Gosheron non si scalmanava mai.Qualche volta, a mo' di corollario, dava un colpettino alla tesa di dietro del s

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uo cappello duro e si grattava in testa con la matita.Parlava pochino, e sempre a bassa voce.Deplorava la decadenza del lavoro manuale nel mondo moderno; per conto suo, si rifiutava d'impiegar uomini appartenenti ai sindacati, e aveva alle sue dipendenze un gruppetto di operai che in gran parte aveva istruito lui stesso, e che in conseguenza erano così vecchi che qualche volta Genoux aveva paura di vederli cascar dalle scale a piuoli.Anche questi operai facevano parte della congiura per compiacere Lady Slane; quand'essa arrivava, l'accoglievano sempre con sorrisi raggianti, si toglievano il berretto e si affrettavano a rimuovere i barattoli di vernice dal suo passaggio.Con tutto ciò, malgrado quell'aria d'indolenza che spirava per casa, il lavoro pareva proceder spedito, e c'era sempre qualche piccola sorpresa pronta per Lady Slane, ogni volta ch'essa capitava a Hampstead.Il signor Buc�trout le faceva financo dei piccoli regali, per quanto la sua delicatezza li riducesse a esser di natura così modesta e poco costosa che Lady Slane poteva accettarli senza alcun imbarazzo.Qualche volta era una pianta pel giardino, qualche volta un vaso di fiori che, posto sul davanzale in una stanza vuota, provocava singolari effetti di luce.Il signor Buc�trout spiegava d'esser stato costretto a metterlo sul davanzale, non essendoci ancora né tavoli né altri mobili, ma Lady Slane aveva il sospetto che in realtà egli avesse preferito il davanzale, dove poteva disporre il suo dono in modo che i raggi del sole vi cadessero sopra all'ora precisa in cui egli aspettava la sua inquilina.Qualche volta, Lady Slane lo stuzzicava arrivando mezz'ora in ritardo, ma il signor Buc�trout non si dava per vinto; e una volta lo aveva tradito una tonda macchia umida tre pollici più in là: vedendo che Lady Slane tardava, era risalito per spostare i suoi fiori verso il sole.Si vede proprio che la vecchiaia si contenta di piccoli piaceri, pensava Lady Slane, giudicando da quanto dava conferma alle proprie supposizioni.Stanca, debilitata, con un piede nella fossa, si divertiva ancora a certi piccoli tornei in miniatura col signor Buc�trout e col signor Gosheron; era una specie di minuetto danzato al suono d'una musichetta tenue, artificioso forse, ma che simbolizzava una realtà quale Lady Slane non l'aveva mai conseguita coi suoi figli.L'artificiosità stava nel modo, la realtà nel cuore che l'inventava.La cortesia cessava d'esser vuota artificiosità, quand'era dettata da una stima sincera, per diventar semplicemente una delle Grazie modeste e pudibonde.Era una formula che poteva anche tradurre un più profondo sentimento.Erano, tutti e tre, troppo vecchi per reagire ancora con vivacità; per gareggiar tra di loro e circonvenirsi e trovar nuovi accenti.Dovevan contentarsi di ricadere nell'antica cadenza del minuetto, in cui basta l'inchino del cavaliere a esprimere tutta l'ammirazione, la galanteria verso la donna; e il ventaglio della dama desta una brezza che neppur le scompiglia i capelli.Era la vecchiaia, quella; quando si conosceva la vita tanto bene da non potersi più concedere il lusso di esprimerla altrimenti che in simboli.Erano lontani quei giorni in cui i sentimenti prorompevano oltre i loro confini e colavano come acciaio liquido; quando il cuore pareva voler scoppiare, tanto era gonfio di desideri complessi e contraddittori; ora non restava nulla, se non un paesaggio a tinta monocroma; il disegno era rimasto ma le tinte erano svanite; e non era più se non un gesto senza parole.Il signor Buc�trout recava i suoi piccoli regali, e Lady Slane li gradiva maggiormente quando assumevano la forma di fiori.Via via che i giorni passavano, essa scopriva in lui numerose piccole abilità, tra cui un vero dono per disporre un mazzo di fiori.Osava combinazioni audaci e sorprendenti per colore e per forma, e ne derivava un risultato che s'avvicinava più a una natura morta che a un mazzo di fiori vivi, ma che tuttavia viveva di una vita con cui nessuna pittura avrebbe potuto rivaleggiare.Pòsti sui davanzali delle finestre, luminosi al sole d'una luminosità che spiccava v

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ieppiù tra le assi nude e l'intonaco che li circondava, il tessuto di quei fiori appariva illuminato dall'interno più che dall'esterno.Né la fonte di tanta fantasia inaridiva mai, ché se questa settimana il signor Buc�trout inventava un mazzo stravagante e chiassoso al pari d'una zingara, tutto azzurro e arancione e porpora, già la settimana dopo il mazzo era discreto come un pastello, tutto rosa e grigio con un tocco appena di giallo, e qualche po' di verzura lieve come piuma, con uno spruzzo appena di crema.Lady Slane, che avrebbe potuto essere pittrice, apprezzava quegli effetti.Il signor Buc�trout, essa diceva, era un artista; e persino Genoux, alla quale non piacevano i fiori per casa, perché lasciavano cadere i petali sui tavoli, e quando si buttavano nel cestino della carta colavano e facevano pozze in terra, persino Genoux sentenziò un giorno che Monsieur aurait d se faire floriste.A poco a poco, vedendo graditi i suoi sforzi, i doni del signor Buc�trout diventavano più personali.Al vaso di fiori si aggiunse un mazzolino da appuntarsi al petto.Il primo mazzolino avendo dato luogo a difficoltà, perché Lady Slane, malgrado cercasse tra i suoi merletti e le sue balze, premurosa di non esser sgarbata col vecchio signore, non riuscì a scovare neppure uno spillo; e dopo d'allora egli provvedeva sempre una grossa spilla di sicurezza nera, ben fermata agli steli avvolti in carta d'argento; e Lady Slane non mancava di servirsene, benché avesse sempre cura di portarne una con sé.Simili piccole tacite e mutue cortesie rinsaldavano i loro rapporti.Un giorno essa gli domandò perché mai egli si disturbasse tanto per lei.Perché s'era data la briga di trovarle un signor Gosheron, di sorvegliare il fabbisogno, di badare a tutti i particolari dei lavori? Quelle cose non facevano certo parte delle abitudini degli agenti, e nemmeno di un agente che fosse anche il proprietario.Subito il signor Buc�trout si fece tutto serio.Già m'aspettavo che mi poneste questa domanda, Lady Slane.Son ben contento che mi abbiate interrogato, perché io son sempre propenso a lasciar penetrare la luce del giorno entro le foreste del malinteso.Avete ragione: non è l'uso.Diciamo che lo faccio perché ho pochissimo d'altro da fare, e che, fino a che non avete nulla in contrario, vi son riconoscente per avermi procurato un modo di passare il tempo.No, disse Lady Slane, timida ma risoluta non è quella la ragione.Perché v'incaponite a fare il mio interesse? Perché vedete, signor Buc�trout, non solo sorvegliate il signor Gosheron - a dir la verità, se c'è un artigiano che non abbia bisogno di esser sorvegliato, è proprio il signor Gosheron - ma fin da principio vi siete fatto un dovere di farmi risparmiare il più possibile.Può darsi ch'io non abbia molta esperienza in fatto di cose pratiche, aggiunse col suo incantevole sorriso ma conosco abbastanza il mondo per capire che gli affari, di solito, non si trattano con sistemi come i vostri.Inoltre mia figlia Carlotta... oh, ma lasciamo stare mia figlia Carlotta.Resta il fatto che io sono un po' intrigata, e anche piuttosto incuriosita.Non vorrei che mi credeste un sempliciotto, Lady Slane disse il signor Buc�trout, assai grave.Titubava, quasi si chiedesse se doveva confidarsi con lei; poi col vento in poppa s'imbarcò in un altro discorsetto.Non sono un sempliciotto, no, e nemmeno un vecchio bamboccione.Odio la puerilità e simili leziosaggini.Mi spazientiscono quelli che pretendono che il mondo è diverso da quello che è.Il mondo, Lady Slane, è d'una bruttezza miseranda.E' brutto, perché si basa su di una gara per arrivare a ogni costo; e davvero non si saprebbe se chiamare il movente di quella gara una convenzione o una necessità.Si tratta di qualche formidabile illusione, o è legge di vita? E' una legge primitiva, da cui forse un giorno la civiltà sarà capace di liberarci? Così come stanno le cose, Lady Slane, a me pare che l'uomo abbia basato i suoi calcoli su di un sistema matematico fondamentalmente errato.Per i suoi scopi, le somme ch'egli tira gli risultano giuste, perché, a forza di s

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tiracchiarlo in lungo e in largo, ha costretto il suo pianeta ad accettar le sue premesse.Giudicate secondo altre leggi, anche se i risultati fossero giusti, le premesse non apparirebbero che pazze; abbastanza ingegnose, ma sempre pazze.Forse un giorno o l'altro avremo l'avvento di una grande, di una vera civiltà, che tirerà un gran frego su tutti i nostri risultati.Ma la strada che ci resta da fare è ancora lunga - molto lunga.Scosse il capo, avanzò il piede, e s'immerse nelle sue riflessioni.Allora, disse Lady Slane, desiderosa di scuoterlo dalle sue astrazioni voi credete che chi si ribella a questa formidabile illusione aiuta il cammino della civiltà? Lo credo, Lady Slane; lo credo sicurissimamente.Ma in un mondo così com'è costituito ora, è un lusso che soltanto i poeti possono permettersi, o le persone molto avanti in età.Vi assicuro che quando mi sono messo negli affari, dopo esser uscito dall'esercito, ero un uomo feroce.E' la vera parola.Feroce.Non c'era nessuno che me la facesse in barba! E più rigoroso era il mio modo di procedere, più rispetto mi fruttava.Nulla che frutti tanto rispetto, e così rapidamente, quanto il lasciar capire ai colleghi che siete un avversario rispettabile.Altri sistemi vi frutteranno rispetto a lunga scadenza, ma se volete far presto, non c'è nulla che valga quanto il porre alla vostra persona un prezzo salato e forzar gli altri ad accettarlo.Modestia, moderazione, scrupoli, gentilezza sono baie; non valgono la spesa.Se mai veniste ad incontrare uno dei miei antichi colleghi di quei tempi di gioventù, Lady Slane, vi potrebbe dire che allora ero un vero orco.E quand'è che avete rinunciato a questi princìpi di crudeltà, signor Buc�trout? domandò Lady Slane.Non mi sospetterete mica di raccontarvi delle spacconate, Lady Slane, vero? disse il signor Buc�trout, guardandola di traverso.Vi dico tutte queste cose per farvi capire che l'ingenuità non è il mio punto debole.Come ho detto, non voglio neppur per sogno che mi crediate un sempliciotto Quand'è che ho rinunciato a questi principi? Ecco; mi sono posto un termine; ho deciso che a sessantacinque anni avrei dato l'addio agli affari propriamente detti.Il mattino del mio sessantacinquesimo compleanno mi sono svegliato uomo libero.Perché l'esercizio dei miei affari, per me, era stato sempre piuttosto una disciplina che un'inclinazione.Ma... e questa casa? domandò Lady Slane Mi avevate detto che per trent'anni l'avete rifiutata a tutti quelli che non vi andavano a genio.Anche questa era inclinazione; o non è così? Non si può mica chiamar uomo d'affari uno che agisce a questo modo.Ah! fece il signor Buc�trout, recandosi il dito alla punta del naso.Siete troppo fina, Lady Slane: avete troppo buona memoria.Ma non siate troppo dura verso di me, via! Questa casa è stata sempre il mio piccolo grano di follia.O devo piuttosto chiamarlo il mio grano di giudizio? Mi piace essere esatto nei miei modi di dire.Vedo, vedo, Lady Slane, che vi piace stuzzicarmi.Non voglio essere impertinente, con ciò.Se le signore non ci stuzzicassero, noialtri uomini rischieremmo di prenderci troppo sul serio.Ecco, vi dirò che m'è sempre piaciuto accarezzar l'idea di finire i miei giorni in questa casa; e così, naturalmente, desideravo che la sua atmosfera non venisse contaminata da influenze antipatiche.Forse avrete notato anzi, l'avete certamente notato - che l'atmosfera di questa casa è curiosamente stagionata e distaccata dalle cose di questo mondo.Ho custodito con la più gran cura quest'atmosfera perché se è impossibile creare un'atmosfera, si può almeno salvaguardarla contro gli squilibri.

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Ma se voi stesso volete venire a vivere qui dentro - diciamo pure, se volete morire qui dentro, disse Lady Slane, vedendo che Buc�trout aveva alzato una mano e stava per correggerla perché l'avete data in affitto a me? Oh, disse pronto il signor Buc�trout, come per consolarla il vostro contratto d'affitto, Lady Slane, non contrasterà probabilmente con le mie intenzioni.Perché riguardo a questo il signor Buc�trout, per quanto cortese fosse, restava incrollabilmente antisentimentale, e intendeva chiaro e tondo che Lady Slane avrebbe occupato la casa per breve tempo soltanto.Ogni volta che la dissuadeva da spese inutili, lo faceva per la ragione che non ne valeva la pena.Se Lady Slane parlava di riscaldamento centrale, egli era là per ricordarle che essa non avrebbe trascorso che pochi inverni - se pure non sarebbe stato uno solo - in quell'ultima dimora.Per quanto, s'intende, non c'è ragione per cui non si debba star comodi, mentre si può aggiungeva bonariamente.Sorvolando su quell'ultima osservazione, Genoux chiamava la religione in aiuto alla sua indignazione.Monsieur pense donc qu'il n'y a pas de radiateurs au paradis? Il se fait une idée bien mièvre d'un Bon Dieu poco moderno.Tuttavia, il signor Buc�trout persisteva nell'idea che si potevan riscaldar le stanze con le stufe a petrolio.Fece il calcolo della quantità di galloni di petrolio che si sarebbero consumati in un inverno, e la paragonò al costo di una caldaia e delle tubature.Ma... signor Buc�trout disse, non senza malizia, Lady Slane mi sembra che, come agente, dovreste incoraggiarmi a far mettere il riscaldamento centrale.Pensate un po', che richiamo sarebbe pel vostro prossimo inquilino.Lady Slane, replicò il signor Buc�trout i riguardi pel mio prossimo inquilino rimangono in un reparto separato dai riguardi pel mio inquilino presente.Questa è stata sempre la mia regola; grazie a essa, ho potuto tenere ben distinti i miei rapporti.Io ho gran fede nelle distinzioni nette.Odio la minutaglia.Gran parte degli uomini cadono nell'errore di far della propria vita una serie di minutaglie; non contentano nessuno, a cominciar da loro stessi.Il compromesso è l'avanguardia della negazione.Contentar pienamente una persona sola piuttosto che contentarne mediocremente un gran numero, ecco la mia teoria; non importa se si pestano i piedi alla gente, con questo sistema.Io, nella mia vita, i piedi alla gente li ho pestati parecchio, eppure, non c'è caso in cui me ne sia pentito.Bisogna far sempre l'interesse del momento.La vita è così fuggevole, Lady Slane, che bisogna metterle il sale sulla coda mentre vi vola vicino.Pensare al ieri o al domani non serve a nulla.Ieri è già passato, e domani è problematico.Dio sa se anche oggi è precario abbastanza! Perciò, Lady Slane, in verità, vi dico sentenziò il signor Buc�trout in tono biblico e avanzando il piede come a sottolinear le sue parole non fate mettere il riscaldamento centrale, poiché non sapete se vivrete tanto da godervelo a lungo.Quanto al mio prossimo inquilino, vada pure a riscaldarsi all'inferno.Io son qui per consigliarvi; e il mio consiglio è: comperate una stufa a petrolio - anzi, parecchie stufe a petrolio.Vi riscalderanno e vi faranno buon uso, per quante volte doveste cambiare i lucignoli.Cambiò di piede e sventolò le falde del camice, quasi un bello svolazzo apposto alla sua perorazione.Un po' imbarazzato, il signor Gosheron si diede un colpettino al cappello.Lady Slane non tardò a scoprire che se Buc�trout era convinto della fugacità della sua permanenza in quella casa, era per due ragioni: l'idea ch'egli si faceva dell'età di lei, e le sue profetiche teorie sull'imminente fine del mondo.

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Di questa egli discorreva gravemente e imperterrito in presenza di Genoux e del signor Gosheron, i quali preferivano evitar quel tema e parlare rispettivamente di armadi per la biancheria e di pittura a tempera.Ma eran costretti ad aspettare, le lenzuola di Genoux e i piccoli dischi di colore del signor Gosheron, lune piene in miniatura che avevan nomi come Rosso pompeiano, Grigio pietra, Verde oliva, Rosa gambero.L'attenzione del signor Buc�trout era troppo strettamente rivolta all'eternità, perché armadi e tempere destassero in lui un interesse più che superficiale.Sopportava quelle brave persone per cinque minuti; non uno di più.Dopo di che, volgeva le frecce dei suoi sarcasmi verso il signor Gosheron, con delle uscite di questo genere: che il suo "yard" variava in lunghezza secondo le stanze, secondo ch'esse si stendevano da nord a sud, o da oriente a occidente; o che era follia sperare che i palchetti negli armadi di Genoux fossero mai perfettamente in piano, dato che l'universo intero si basava su di una curva.Tutte cose che scombussolavano grandemente Genoux e il signor Gosheron, ma incutevano alla prima gran rispetto per la scienza del signor Buc�trout, e al secondo spingevano il cappello fin quasi sulla punta del naso.Tanta confusione, che non sfuggiva al signor Buc�trout, lo riempiva tutto d'un sadico piacere.Sapeva di avere in Lady Slane un pubblico che lo apprezzava, fintantoché egli teneva un piede su questa terra tanto da protegger la vecchia signora.Nel mezzo d'una stanza non ancora terminata, perorava, mentre gli imbianchini lo stavano a sentire col pennello in aria.Come saprete, esistono almeno quattro teorie che predicono la fine del mondo.Fiamme, diluvio, gelo, e collisione.Ce ne sono anche altre, ma così poco scientifiche e improbabili, che non è il caso di considerarle.Poi, ci sono i numeri profetici, naturalmente.In quantoché io credo i numeri parte fondamentale delle armonie eterne, sono un convinto pitagorico.I numeri esistono di per sé; è impossibile immaginare la distruzione dei numeri, anche immaginando la distruzione dell'universo.Con ciò, non voglio dire ch'io presti fede a ingenuità come il gran numero sacro dei Babilonesi, dodici milioni novecentomila e sessanta, ricordate? E nemmeno a calcoli come quelli di Guglielmo Miller, il quale con un sistema di addizioni e deduzioni ha stabilito che il mondo finirebbe il 21 marzo 1843.No; io ho elaborato il mio bravo sistema, e vi posso accertare, Lady Slane, per quanto mi rincresca, che esso è irrefutabile.Il grande annientamento è alle porte.Eccolo alle prese col suo tema favorito; in punta di piedi andò al muro, e con gran cura vi tracciò "ROME" con un pezzetto di gesso.Dopo di che s'avvicinò un imbianchino col suo pennello, e lo cancellò altrettanto accuratamente.Mais en attendant, miladi, disse Genoux mes draps... ? Mai Lady Slane aveva trovato una compagnia così gradevole.Mai in vita sua s'era trovata bene come con quei due vecchietti.Aveva recitato la sua parte tra personaggi brillanti, personaggi importanti, s'era adattata alla loro conversazione; durante quegli anni in cui si occupava di cose materiali, aveva imparato a ricucire i dispersi brani di nozioni che le riusciva tanto difficile collegare o anche soltanto ricordare; ricordava i suoi anni di fanciulla, quando le pareva che il suo sapere fosse tutto pieno di vaste lacune e non capiva mai che cosa la gente volesse dire quando parlava della Questione Irlandese o del Movimento Femminista, o del Libero Scambio o del Protezionismo, due enigmi, questi, che di primo acchito non riusciva mai a distinguere l'uno dall'altro benché glie li avessero spiegati una dozzina di volte.Dissimular la propria ignoranza di fronte a Enrico le erasempre costato una fatica enorme.Alla fine aveva imparato il giochetto a meraviglia, e Enrico si scaricava volentieri delle sue perplessità politiche senza sospettare neppur lontanamente che da tempo sua moglie aveva perso il filo del discorso.

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In segreto, essa si vergognava amaramente della propria incapacità.Ma che cosa ci poteva fare? Non riusciva - no, non ci riusciva proprio - a ricordare perché Asquith non potesse soffrire Lloyd George, né quali fossero esattamente le mire dei laburisti, quel nuovo e allarmante partito.Non le restava che nasconder la sua ignoranza, mentre nel suo cervello andava disperatamente annaspando in cerca di qualche reminiscenza, di un'associazione d'idee che le permettesse di dare una risposta acconcia.Particolarmente aveva sofferto durante gli anni di Parigi, dove il brio della conversazione francese, da lei ammirata sinceramente, faceva sì ch'essa si sentisse una povera di spirito; e se per ore e ore era capace di ascoltar rapita quel fuoco d'artificio di brillanti epigrammi e motti di spirito, e non rifiniva di stupire di fronte all'abilità di racchiudere entro una frase qualche aspetto della vita che a lei, per la sua importanza, avrebbe richiesto una vita intera di riflessione, il suo tranquillo godimento era sempre turbato dal terrore che da un momento all'altro qualcuno tra i presenti, troppo cortese e zelante, le si rivolgesse gettandole la palla ch'essa non avrebbe saputo cogliere a volo: Et Madame l'Ambassadrice, qu'en pense-t'elle? In cuor suo, Debora era certa d'aver capito quel che dicevano mille volte meglio di quanto non l'avessero capito loro stessi; perché la conversazione dei Francesi sembrava sempre svolgersi sui temi che più profondamente la interessavano, e dei quali sentiva di capir veramente qualcosa, solo che avesse potuto esprimerlo.Eppure, rimaneva lì a bocca aperta come una sciocchina, diceva qualcosa di poco importante o che non rispondeva affatto al suo pensiero, conscia, nel frattempo, che Enrico, seduto là poco lontano, doveva soffrir la morte per la misera figura che faceva sua moglie.E sì che egli soleva dire, per quanto raramente, che sua moglie era la donna più intelligente ch'egli conoscesse, perché, se pure non sapeva esprimersi, non diceva mai una sciocchezza.Che queste sue sofferenze non trapelassero: ecco la sua preghiera costante; né Enrico, né gli invitati alla sua tavola dovevano mai conoscerle.C'erano anche altre debolezze affini di cui essa si vergognava, benché un po' meno: la sua incapacità, per esempio, di scrivere correntemente un assegno - badare a che la somma fosse la stessa in cifre e in lettere, ricordarsi poi di annullarlo, ricordarsi di firmarlo; la sua incapacità a capire che cosa fosse un vaglia di deposito, oppure la differenza tra cedole ordinarie e differite.Piena di buona volontà, essa supponeva che quelle cose avessero un'importanza enorme, visto che, palesemente, era sulla base di queste cose che si muoveva il mondo: supponeva che partiti politici e guerra e industria e alta natalità, rivalità e diplomazia segreta e diffidenza reciproca fossero tutti elementi di un gioco incomprensibile per lei, ma senza dubbio necessario, dal momento che il popolo più intelligente che essa conoscesse lo praticava su vasta scala.Sì, così doveva essere; benché sempre più sovente provasse l'impressione di assistere a una ridda di figure che si muovevano nella vanità di un sogno terribile e grottesco.Tutto il tragico sistema pareva fondato su di una straordinaria convenzione, incomprensibile quanto la teoria della carta moneta la quale (così le avevano detto) non era affatto in relazione alle attuali riserve auree.Era un puro caso, quello che aveva spinto gli uomini a convertire in un simbolo l'oro piuttosto che la pietra; un caso, per cui gli uomini erano stati indotti a eleggere a principio la discordia, piuttosto che l'amicizia.Che il pianeta sarebbe andato avanti molto meglio con pietre e amicizia - soluzione semplice - era un fatto che, a quanto pareva, non era mai saltato agli occhi dei suoi abitanti.Malgrado gli sforzi di Lady Slane, i suoi figli erano cresciuti con le stesse tradizioni.Naturalmente.Eccoli là, ad affannarsi in gara con gli altri, non contenti di esistere soltanto.Erberto, sputasentenze, infarcito delle sue stupide ambizioni; Carry coi suoi comitati e la sua voce aspra e autoritaria, pronta sempre a ficcar il naso negli affari di gente che non aveva voglia di lasciarglielo ficcare, unicamente per amo

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r di ficcanasare, di questo Lady Slane ne era certa; Carlo con le sue eterne querimonie; Guglielmo e Lavinia, per i quali il contare il soldo era già di per sé un'occupazione.No; nessuno di loro aveva un po' di vera bontà d'animo, di grazia, di tatto.Edith e Kay soltanto ispiravano alla madre una certa simpatia: Edith eternamente negli impicci, sempre intenta a sbrogliar matasse che non facevano che arruffarsi di più, Edith che si affannava a tirarsi indietro per guardar la vita a volo d'uccello, un'impossibilità alla quale gran parte della gente si rassegnava, ma che per Edith rappresentava una spina al cuore, una vera infelicità (però, la sua inquietudine parlava in suo favore); Kay - di tutti i figli di Lady Slane, Kay, sempre alle prese con le sue bussole e i suoi astrolabi, era forse quello che lottava e s'agitava di meno; quello che, senza saperlo, aveva il maggior senso della propria entità, quando, chiusa dietro di sé la porta di casa sua, tirava fuori lo strofinaccio e si dava da fare lungo i suoi scaffali schierati in bell'ordine...Sì, Kay e Edith erano quelli che più le erano vicini; e questo sarebbe stato uno dei segreti, una delle burle che Lady Slane avrebbe portato con sé nella tomba.In quanto al resto, essa era stata una donna solitaria, sempre alle prese coi diversi "credo" ai quali apparentemente si conformava.Ogni tanto, qua e là, le era capitato qualche squisito incontro, con uno spirito intonato al suo.C'era stato il giovane che li aveva accompagnati a Fatihpur Si�hri; un giovane di cui aveva dimenticato il nome, se pure l'aveva mai saputo; ma entro gli occhi di colui, essa aveva affisso per un istante i suoi, e poi, turbata, lo aveva allontanato col gesto stesso di scostarsi per andare a raggiungere il Viceré e il gruppo dei suoi funzionari in elmetto di sughero.Rari erano stati, incontri simili, e, grazie alle circostanze della sua vita, brevi. (Lady Slane era tuttavia fermamente convinta che molti spiriti fossero fondamentalmente intonati, ma così imbacuccati nelle formule del mondo, che non si poteva più toccare la corda atta a far risonare quella data nota necessaria.) Col signor Buc�trout e col signor Gosheron, essa si trovava interamente a suo agio.Senza alcun imbarazzo poteva confessare al signor Buc�trout di non capire la differenza fra tasso e tasse.Poteva confessare al signor Gosheron di non saper distinguere un volta da un ampère.Né l'uno né l'altro cercavano di dilucidarglielo.Vi rinunciavano subito, e dicevano: lasciate fare a me.Lady Slane lasciava fare, e sapeva che la sua fiducia non sarebbe stata mal collocata.Strano, il conforto, il sollievo che le recava quella compagnia! Era dovuto forse alla stanchezza dell'età, o al tanto atteso ritorno all'infanzia, il quale concedeva di lasciar nelle mani altrui ogni decisione, ogni responsabilità, sì che ci si sentiva liberi di sognare, in un mondo del cui caldo sole, della cui benignità si era convinti? Pensava Lady Slane: potessi tornar giovane, mi atterrei a tutto ciò che è calma, contemplazione, a tutto ciò che è opposto all'attività, alle macchinazioni, alle lotte, alle falsità - sicuro! le falsità, esclamò, picchiandosi col pugno la palma dell'altra mano, con inusitata energia; ma poi, cercando di riprendersi, si domandava se il suo non fosse un credo negativo, una negazione della vita: forse una confessione di mancanza di vitalità; e ne venne a concludere che così non era, perché la contemplazione (e anche il rievocar l'unica vocazione alla quale aveva dovuto rinunciare) le avrebbe aperto la via a una vita più felice assai più facilmente dei figli suoi, i quali giudicavano le cose dai risultati e dalle apparenze.Rammentava: attraversando il deserto persiano, il carro sul quale viaggiava con Enrico era circondato dalla folle danza di sciami di farfalle bianche e gialle, che ora volavano avanti in un movimento concertato, ora ritornavano addietro come per accompagnare il carro, quasi le divertisse frenar la loro rapida frivolezza attorno a quell'ingombrante veicolo, pur essendo incapaci di disciplinare il loro passo a tanta misura; e allora, per sfogar la loro impazienza si libravano in aria o si tuffavano addirittura sotto al carro, uscendone dalla parte opposta prima che i cavalli avessero avuto tempo di posare a terra un altro zoccolo; e incessantemente le farfalle proiettavano sulla sabbia piccoli fiocchi d'ombra, pa

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ri a minuscole àncore nere che, pur vincolandole al suolo come per invisibili gomene, erano costrette a seguirle trascinate da quella capricciosa prestezza.Cullata dal monotono progredire che si strascicava dietro al sole dall'alba al crepuscolo, come un aratro che inseguisse l'astro tracciando un unico solco dritto attorno al mondo, Lady Slane pensava che così era la sua vita: un inseguire Enrico Holland come il sole, capitando ogni tanto in un nugolo di farfalle ch'erano gli stessi suoi irriverenti, irrilevanti pensieri, guizzanti e danzanti, ma che non ritardavano di un attimo il progredir del veicolo; mai lo sfioravano con le ali, svolazzando, evadendo senza posa; scagliandosi talora in avanti, ma per ritornar tosto, a stuzzicare, a folleggiar vanitosi, tuffandosi tra le ruote; viventi una lor vita ribelle e leggiadra, stormo di furfantelli che aleggiava sulle sabbie del deserto e attorno al lento carro.Ma Enrico, che viaggiava per compiere certe inchieste, non sapeva dire altro che: Terribile, l'oftalmia tra questa gente, bisogna proprio che vi porti rimedio; e sapendo che suo marito aveva ragione e che avrebbe parlato in proposito coi missionari, Lady Slane aveva distolto la sua attenzione dalle farfalle per dedicarla al proprio dovere, e aveva stabilito che non appena arrivati a Yezd o a Shiraz, o dove si sarebbero fermati, anche lei avrebbe persuaso le mogli dei missionari a prendersi a cuore l'oftalmia nei villaggi, e avrebbe procurato che dall'Inghilterra venisse inviato un rifornimento supplementare di acido borico.Ma - quanta perversità - il turbinar delle farfalle restava pur sempre la cosa più importante.

PARTE SECONDA."Stava il suo cuore muto e silenzioso Nel fragore della strada e nel gran chiasso, Eran le mani sue queste in riposo, Tranquillo era il suo passo." CRISTINA ROSSETTI.L'estate moriva.A Hampstead, seduta al sole, con le mani in grembo, sotto il muro a mezzodì e la spalliera di pesche già mature, Lady Slane ricordava il giorno in cui s'era fidanzata a Enrico.Giorno per giorno ora essa poteva abbandonarsi alla gioia di riveder la sua vita; come un tratto di terra che, ormai attraversato, rivela finalmente un paesaggio invece di tante zone separate, così, invece di anni e giorni distinti, la vita le appariva compatta, ed essa poteva ammirar l'intero panorama, e persin discernere quel dato campo, e tornare a percorrerlo in ispirito, pur vedendolo dall'alto, coi suoi confini ben delineati dalla siepe, e accanto il campo vicino, nel quale s'entrava pel buco della siepe.Così, pensava Lady Slane, posso finalmente circoscrivere la mia vita.Lentamente attraversava quel dato giorno, proprio come si va per un campo, prendendo pel viottolo tra l'erba, e le acetoselle e i ranuncoli s'inchinano sul ciglio; lo riattraversava lentamente, dall'ora di colazione sino all'ora di coricarsi, e ogni ora, col passar delle lancette da un'ora all'altra, riacquistava la propria fisonomia: ecco l'ora, pensava, in cui sono scesa dondolando pei nastri la cappellina, quel giorno; e questa è l'ora in cui Enrico m'indusse a scendere in giardino, e ci siamo seduti assieme sulla panca in riva al lago, ed egli mi disse che non era vero che d'un sol colpo d'ala un cigno potesse spezzare la gamba a un uomo.La giovinetta aveva ascoltato attenta, volgendosi a guardare il cigno che intanto s'era avvicinato a riva, presso alla loro panca: esso tuffava il becco in acqua, poi si piegava a tentar irritato la nivea piuma del petto; ma lei pensava meno al cigno che alle giovanili fedine di Enrico: solo che i pensieri le si confondevano - chi sa, se i ricci bruni di Enrico eran morbidi come la piuma sul petto del cigno; e per poco non tendeva una languida mano a sentirli...Quasi non fosse stato che un pretesto per mascherar la propria esitazione, Enrico s'era distolto dal cigno, e già essa s'avvedeva ch'egli le parlava gravemente; curvo in avanti, si gingillava con la balza della veste di lei, come ansioso, se

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pure inconsapevole della propria ansia, di stabilir tra di loro un'unione qualsiasi; ma per lei, ogni vera unione s'infrangeva nel momento stesso in cui egli le parlava così gravemente, togliendole ogni desiderio di stendere la mano per toccar le inanellate fedine.Quelle parole che egli doveva pronunciar sì gravemente affinché il suo tono colpisse nel segno; quelle parole che egli pareva estrarre da qualche recesso grave e segreto, attingendole dal profondo del pozzo della propria personalità; quelle parole appartenevano a una regione di cose ponderose e mature; quelle parole lo allontanavano da lei più vertiginosamente di un'aquila che glie lo involasse al cielo tra gli artigli.Enrico era sparito.L'aveva abbandonata.E mentre coscienziosamente lo guardava e gli porgeva ascolto, essa sapeva ch'egli era già miglia e miglia lontano.Era entrato nella sfera dove i mortali si sposano, generano e partoriscono figli, li allevano, impartiscono ordini alla servitù, pagano tasse, s'intendono di dividendi, tengon conciliaboli misteriosi in presenza dei fanciulli, prendono decisioni da sé, mangiano quel che pare e piace a loro, e vanno a letto all'ora che a loro fa comodo.Il signor Holland la invitava ad accompagnarlo in quella sfera.Egli le chiedeva di essere sua moglie.In cuor suo, le parve impossibile accettare.Era un'idea assurda.Non era possibile seguire il signor Holland in quella sfera; lui meno di qualsiasi altro uomo, poiché essa non ignorava già ch'egli era un giovane di grande ingegno, e segnato in fronte per quel remoto e imponentissimo fra tutti i misteri che si chiama una Carriera.Essa aveva sentito dal padre che il giovane Holland sarebbe diventato Viceré delle Indie in men che non si dica.Ciò significava che lei avrebbe dovuto essere un giorno Viceregina, e a quel solo pensiero aveva vòlto a lui lo sguardo d'una cerbiatta impaurita. Fulmineamente interpretando quello sguardo in accordo coi propri desideri, il signor Holland l'aveva stretta tra le braccia, e con moderato ardore l'aveva baciata sulle labbra.Che doveva mai fare una povera fanciulla? Prima ancora ch'essa si rendesse conto di ciò che accadeva, ecco la madre sorridente tra le lagrime, il padre con una mano sulla spalla di Enrico Holland, e le sorelle intorno a chiederle se avrebbero potuto fare da damigelle d'onore, tutte quante, e Enrico Holland dritto impettito, oltremodo fiero e silenzioso, che con un sorrisetto le si inchinava e la guardava con un'espressione che anche l'inesperienza di lei non avrebbe saputo definire altro che autoritaria.Così in un batter d'occhi, dalla giovinetta che era, essa s'era trovata trasformata in un'altra, completamente diversa.O forse non era affatto così? Certo è che non riusciva a scoprire in sé alcuna metamorfosi tale da giustificare l'improvvisa messe di sorrisi sul volto di tutti.Non le pareva di essere mutata.La novità di sentirsi richiedere il proprio parere a ogni piè sospinto le ispirava una specie di terrore; e s'affrettava a rimettere ogni decisione nelle mani degli altri.Con quel sistema, sentiva, avrebbe forse procrastinato il momento in cui definitivamente e irrevocabilmente sarebbe diventata "quell'altra persona".Per un po' di tempo ancora poteva continuare a essere, in segreto, se stessa.Ma che cosa era stata, a voler essere esatti, si domandava la vecchia signora, riandando col pensiero alla fanciulla d'un tempo? Quella domanda rappresentava per la mente la più dolce, la più mesta delle fatiche; non che fosse malinconia; era, piuttosto, l'ultima, la suprema voluttà; una voluttà alla quale per tutta la vita aveva atteso di potersi abbandonare.E per abbandonarvisi pienamente c'era appena tempo, in quella tregua foriera della morte.Che altro aveva da fare, dopo tutto? Per la prima volta in vita sua - no, per la prima volta da quando era andata sposa - non aveva altro da fare.

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Guardando la morte in faccia, le era concesso esaminare la vita.E intanto, l'aria era piena d'un ronzìo d'api.Si rivedeva, giovinetta, andar lungo le rive del lago.Camminava adagio, dondolando la cappellina; camminava meditabonda, a occhi bassi, e camminando cacciava la punta del parasole nella terra spugnosa.Portava allora le femminee mussole a balze del 1860.I capelli aveva inanellati, e un ricciolo scendeva ad accarezzarle il collo.Uno "spaniel" dal pelo ricciuto le teneva dietro, annusando qua e là pei cespugli.E tutta la scena - la fanciulla col cane - sembrava tolta a una miniatura in un "�eepsa�e" sentimentale.Sì, quella era lei: Debora Lee, non Debora Holland, non Debora Slane.E la vecchia chiudeva gli occhi per meglio abbracciare la visione.Ignara era la giovinetta che camminava in riva al lago, ma la vecchia ne vedeva l'intera adolescenza, come chi sorprendesse un petalo nell'atto di schiudersi; rugiadosa, fluttuante, virginea, ardente, spinta da impulsi generosi e timidi, pavida come un leprotto, svelta e fiduciosa come un daino che occhieggi fra i tronchi, leggera come una ballerina in attesa fra le quinte, molle e olezzante come una rosa damaschina, tutta trillante di risa come una cascatella...Sì, così era la giovinezza, esitante come chi si affacci a una soglia ignota, eppure pronta a esporre il proprio petto a una lancia nemica.E la vecchia guardò più attenta; vide le tenere carni, le curve fragili, gli occhi profondi e lucidi, la non baciata bocca, le mani spoglie di anelli; e, attratta da quella giovinetta ch'ella era stata, cercava di coglierne un accento almeno della voce; ma la giovinetta, quasi che si movesse dietro una parete di vetro, rimase silente.Era sola.Sembrava, quella solitaria meditazione, una parte della sua intima essenza.Qualsiasi altra cosa vi potesse essere nella sua mente, certo non era né amore, né romanticherie, né alcuna delle emozioni che si attribuiscono di solito alla gioventù.Se essa sognava, non sognava di nessun giovine Adamo.E Lady Slane rifletteva che anche in ciò non si dovrebbe far torto alla gioventù, attribuendole un unico genere di pensieri; la gioventù è assai più ricca: non soltanto l'amore esiste, per essa, ma anche altre cose come fama, perfezione, genio - quel genio che può albergar nel nostro cuore e picchiare tumultuoso contro le costole...Chi sa? su presto, ritiriamoci entro quella torricella, e stiamo a vedere se il genio non si paleserà.Ma, povera me, pensava Lady Slane, meschina fanciulla, quella che nel 1860 se ne stava in attesa del genio.Poiché Lady Slane era tanto fortunata da poter leggere nel cuore di quella giovinetta ch'ella era stata.Non solo discerneva il passo lento, interrotto da qualche sosta, la fronte corrugata, i buchi del parasole nella terra, gli spezzati riflessi che increspavan d'un fremito le acque del lago; leggeva anche i pensieri che accompagnavano quel vagabondar solitario.Era in grado di partecipare a tanto mistero, a tanta stravaganza.Perché bisogna sapere che i pensieri che s'agitavano dietro quel delicato e virgineo sembiante erano di una stravaganza tale da fare onore anche a un giovane scapestrato.Erano, nientemeno, pensieri di fuga e di travestimento; un finto nome, una fanciulla sotto spoglie maschili, e la libertà in qualche città straniera; progetti che facevano il paio con quelli d'un ragazzo che mediti la fuga a bordo d'una nave.Quelle anella? Cadrebbero sotto la forbice - e qui una mano s'alzava furtiva, quasi a carezzar profetica una liscia chioma recisa.Quel "fichu"? Verrebbe sostituito da una camicia - e qui le dita tentavano il nodo d'una cravatta.Queste gonne? Verrebbero buttate per sempre alle ortiche - e qui, assai timida questa volta, la mano scendeva verso l'apertura d'una tasca di pantaloni.Svaniva l'immagine d'una fanciulla, per dar luogo a un aitante giovinetto.Un giovinetto, sì; ma essenzialmente una creatura asessuale, un puro simbolo, un'e

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manazione di giovinezza, un essere che aveva rinunciato per sempre alle gioie e ai diritti del proprio sesso per servir quello che alla sua riottosa fantasia sembrava un più nobile scopo.Per farla breve, a diciassette anni Debora aveva deciso di diventar pittore.Il sole che aveva riscaldato le vecchie ossa di Lady Slane e le pesche della spalliera declinava ora a poco a poco dietro una casa, sì che Lady Slane rabbrividì lievemente, e si alzò per attirar la sua seggiola verso l'erba ancora assolata.Avrebbe seguito quella defunta ambizione sin dalla dubbia nascita e attraverso quei mesi in cui la sentiva rafforzarsi e crescere e scorrere entro di sé come sangue; sino al giorno in cui, malgrado tutti gli sforzi per mantenerla in vita, illanguidì e si avvilì.Ora la vedeva così com'era, quell'ambizione: l'unica cosa preziosa che fosse mai entrata nella sua vita.Di realtà, o di ciò che le altre donne stimavano per tale, ne aveva avuto in abbondanza, ma ora non poteva entrare a fondo in questa realtà, doveva aggrapparsi a quell'altra trascendentale realtà.Sino a quando fosse riuscita a trattenerla essa le sarebbe apparsa come una certezza, l'avrebbe resa felice, col solo ricordo del conforto che un tempo le aveva dato; e non era un vago parlarne, ora, era un sentimento che tornava a provare, profondo in qualche intima parte dell'animo suo; aveva la natura invadente dell'amore quando l'amore è forte, e non rassomigliava in nulla al freddo racconto di una reminiscenza d'amore. Ancora una volta essa ardeva in quell'estasi, in quell'esaltazione.Ah! Com'era bello vivere in quel continuo rapimento! Com'esso era bello, arduo, supremamente degno d'esser vissuto! Una monaca nel suo noviziato non avrebbe potuto esser più vigile di quella giovinetta.Tutta tesa come una corda di metallo, essa aveva vibrato a un tocco solo; ed era stata prudente come un giovine iddio nell'economia della creazione.La sua mente tumultuava d'immagini; ma ognuna di queste doveva essere d'una natura stravagante e lirica.Diversamente non poteva essere.Un mantello scarlatto, una spada d'argento non erano abbastanza sontuosi né puri per esprimere gli ardori di quella natura.Per Dio! esclamava Lady Slane, e il giovine sangue tornava a scorrerle generoso entro le vene, quella era una vita che valeva la pena d'esser vissuta! La vita dell'artista, del creatore che vede davvicino, che sente ampiamente; particolare e orizzonte racchiusi in una stessa rapida occhiata.Ricordava l'ombra sul muro, delizia maggiore della cosa in sé; e ricordava come aveva guardato a un cielo tempestoso, a un tulipano nel sole; e socchiudendo gli occhi aveva costretto quelle cose a riferirsi a tutto ciò che creava un motivo entro il suo spirito.Così per molti mesi aveva vissuto d'intensa vita segreta, costruendo nell'attesa, quantunque non toccasse mai la tela col pennello, e solo sognasse di veder se stessa in un lontano avvenire.Valutava l'oziosità della vita quotidiana, secondo le debolezze del proprio spirito, ogni qual volta la fiamma ardeva più bassa.Quei fugaci bagliori di futilità la sgomentavano oltre ogni dire.La fiamma si è spenta, pensava, al colmo del terrore, quando la sentiva languire; non si ravviverà mai più; e lei sarebbe rimasta al freddo e senza lume.Non imparava mai a persuadersi che la fiamma sarebbe tornata, quando ancora una volta la grande ghirlanda del ritmo si fosse librata verso l'alto, inondata di luce, calda come il sole nascente, incandescente come una stella; e allora anche la giovinetta tornava a librarsi su ali che il volo stesso rafforzava.Così essa passava da un estremo all'altro, ora al colmo dell'estasi, e subito dopo affranta e smarrita.Ma di tutto ciò, non una sola bolla s'agitava alla superficie.Un lontano istinto, forse, l'avvertiva di non confidare a nessuno quel suo segreto, ben sapendo essa che i genitori, indulgenti ma di mente limitata, avrebbero accolto le aspirazioni della figlia con un sorriso e una carezza sui capelli, scambiandosi uno sguardo d'intesa e dicendo con la più gran semplicità: "Veh, il nostr

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o uccellino! Il primo bel giovanotto ch'essa incontrerà manderà a monte tutte coteste ubbìe".O forse era soltanto il riserbo, il pudor dell'artista che la tratteneva dal parlare.Dove trovare creatura più docile di lei? In casa, essa era sempre pronta a fare ogni sorta di commissioni per la madre; raccoglieva la lavanda entro un panno, ne faceva tanti sacchetti da riporre tra le lenzuola, scriveva le etichette pei barattoli della marmellata, pettinava il canino, e finito di pranzare andava a prendere il lavoro a punto in croce senza farsi pregare.I conoscenti invidiavano a quei genitori la loro figlia maggiore; e ce n'erano parecchi che già avevan messo gli occhi su di lei, come una buona moglie pel loro figlio.Ma si diceva che una vena d'ambizione corresse per quella modesta e assennata famiglia, una sola vena, perché i genitori di Debora, raggiunta ormai la maturità con la loro nidiata di maschi e femmine, preferivano a tutti gli onori mondani la loro comodadomesticità campagnuola; ma in quanto a Debora, le loro mire erano assai diverse: Debora doveva diventare la moglie di un onest'uomo, certo; ma tanto meglio sarebbe stato, se avesse incontrato un uomo nella cui carriera avesse potuto essere un aiuto e un ornamento.Di ciò, naturalmente, non dicevano nulla a Debora; era inutile montar la testa alla bambina.Ancora una volta Lady Slane si alzò e trasse la seggiola verso il sole; l'ombra che lenta cominciava ad avanzare la infreddoliva.Il fratello maggiore, rammentava, era lontano; aveva ventitre anni; come tanti giovani, se n'era andato fuori di casa; fuori, nel mondo.Che cosa facevano i giovani, fuori, nel mondo? si domandava talvolta Debora.Ridevano, si scatenavano; se n'andavano in giro a loro piacimento; rincasavano all'alba per le vie deserte, da spacconi; oppure chiamavano una vettura e si facevan condurre a Richmond.Parlavano con persone estranee; entravan nei negozi; frequentavano i teatri.Avevano un circolo - parecchi circoli, anzi.Donne importune li accostavano nell'ombra, e per una notte essi potevan stringere quei corpi in uno spensierato abbraccio.Qualsiasi cosa facessero, la facevano con una magnifica noncuranza, con una bella libertà; e quando tornavano a casa non c'era bisogno che rendessero conto delle loro azioni a nessuno; di più: regnava, tra uomini, una certa aria di frammassoneria, basata sulla comune libertà, sempre indiscreta e personale e in certo qual modo un pochino oscena, e assai diversa dalla frammassoneria tra donne.Ma se Debora s'avvedeva della differenza tra la propria sorte e quella del fratello, non diceva nulla.Accanto alle innumerevoli occasioni, alla vastità d'esperienza che questi aveva, era forse giustificato che Debora si sentisse un poco costretta.Se lui, che aveva scelto la carriera d'avvocato, veniva incoraggiato dalla famiglia e approvato nella sua scelta, perché essa, che voleva fare il pittore, doveva nutrir tanto timore di rivelare questa vocazione, da sentirsi tentata a segreti piani di travestimento e di fuga? Ci doveva pur essere qualche cosa che non andava.Ma tutti sembravan d'accordo, tanto d'accordo che la faccenda non si discuteva neppure: la via aperta alle donne era una sola.L'incrollabilità di quell'accordo si manifestò a Debora sin dal momento in cui il signor Holland la riaccompagnò dalle rive del lago presso la madre.Se Debora era stata sempre la figlia prediletta, mai i raggi dell'approvazione erano scesi tanto caldi su di lei.Le occorse alla mente una di quelle pitture di primitivi italiani, in cui si vedono i cieli aperti e il Padre Eterno che misericordioso guarda in terra tra un ventaglio di raggi dorati; e le altre figure tendono le mani per riscaldarsi all'ardor di tanta benignità, come verso un gran braciere.Così accadeva ora a Debora; i genitori, per non dir del resto del suo mondo, le facevan sentire che fidanzandosi al signor Holland essa aveva compiuto un atto di

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eccessiva se pure gioconda virtù; aveva, insomma, accondisceso a ciò che sempre ci si era atteso da lei; e, oltre al recare agli altri una soddisfazione immensa, aveva anche appagato pienamente se stessa.Ed ecco che Debora si trovò ad un tratto circondata da un esercito di supposizioni.Si supponeva ch'essa fremesse di gioia in presenza di Enrico Holland, languisse in sua assenza, esistesse unicamente (e umilmente) per la buona riuscita delle di lui ambizioni; che lo stimasse il più grand'uomo dei suoi tempi, non altrimenti che lei era la più fortunata delle donne: un'opinione proterva, questa, che pero tutti erano affettuosamente disposti a perdonarle.Tale era l'unanimità di queste supposizioni, che Debora si trovò quasi allettata a credere che fossero verità.Tutto andava dunque per il meglio, e per un po' di tempo la giovinetta stessa acconsentì a quella commediola, convinta che riuscirebbe poi a liberarsi senza troppe difficoltà: in fondo non aveva che diciott'anni, ed è pur bello sentirsi portare alle stelle, specie da chi ci ispira affetto e rispettoso timore.Ma tosto s'avvide che innumerevoli sottilissime fila, vere tele di ragno, le si andavano avvolgendo ai polsi e alle caviglie; e che ognuna di quelle fila aveva l'altro capo radicato nel cuore di qualcuno.C'era il cuore di suo padre, e quello del signor Holland - che Debora aveva imparato a chiamare, non troppo sollecitamente, è vero, Enrico - e c'era il cuore di sua madre: oh, quanto a quello, era una vera stazione ferroviaria, tanti erano i fili che s'irradiavano a vista d'occhio, pari a rilucenti rotaie... fili di orgoglio e d'amore e di sollievo e di materna agitazione e di femminea gioia per tanto trambusto.Debora era rimasta impastoiata e perplessa, non sapendo qual partito prendere.E mentr'era là, goffa come un arcolaio ingarbugliato, scorgeva l'orizzonte popolarsi di figure cariche di doni, tutte dirette a lei come vassalli che recassero tributi: Enrico con un anello (l'infilarlo al dito di Debora costituì una vera e propria cerimonia); le sorelle con un servizio da toeletta, regalo comprato in comune coi loro denari; e la madre con tanta tela da attrezzare un veliero: tovaglie, tovaglioli, asciugamani (da mano e da bagno), tovaglie da tè, canavacci da cucina, strofinacci, cenci da polvere, e, naturalmente, lenzuola, che una volta dispiegate si rivelarono lenzuola per letti matrimoniali; tutto con un monogramma ricamato che Debora non riuscì a decifrare a prima vista, ma da cui, dopo un attento esame, districò le lettere D. H.Dopo di ciò, Debora fu perduta.Perduta essa fu tra la spuma e i marosi di seta, raso, popelina e alpaca, mentre donne inginocchiate ai suoi piedi le strisciavano d'attorno a quattro gambe con la bocca piena di spilli, la facevano star ritta in piedi, girare, incurvare il braccio, poi tenderlo di nuovo, e le dicevano di camminare adagino, mentre la gonna descriveva un circolo sul pavimento; e le consigliavano di stringersi uno zinzino nel busto, perché la fodera della vita era stata tagliata d'un'ombra troppo stretta.A Debora pareva d'essere eternamente stanca; e la gente le dimostrava il proprio affetto stancandola ancor più, colmandola di gentilezze e ballandole intorno fino a che essa non sapeva più se era ferma o se girava come una trottola; e anche il tempo sembrava associarsi maliziosamente alla congiura, accorciando le giornate, le quali pigliavan la corsa e in ultimo non eran più che un turbinìo di bigliettini e carta velina e rose bianche che il fioraio mandava ogni giorno per ordine di Enrico.E da mane a sera, quasi una corrente sotterranea, le donne anziane parevan sussurrarsi in coro un lor segreto, pretesto a discreti sorrisi e a occhiate, un segreto per cui una parte almeno delle forze di Debora dovevasi risparmiare da quel dolce scompiglio, onde esser tenuta in serbo per un più grande compito che le verrebbe imposto.Quelle settimane prima delle nozze erano interamente consacrate ai riti di un misterioso femminismo.Mai Debora s'era sognata di trovarsi in mezzo a tante femmine.Regnava il matriarcato.

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C'era da credere che sul nostro pianeta gli uomini fossero ridotti al nulla.Enrico stesso non contava un gran che. (Eppure era presente, terribilmente presente, nello sfondo della scena; e Debora pensava talora che così le madri tebane dovevano aver addormentato le loro figlie prima di mandarle dal Minotauro.) Da ogni parte spuntavan donne: zie, cugine, amiche, sarte, bustaie, crestaie, e persino una giovane cameriera francese destinata al servizio di Debora, la quale guardava la nuova padrona con occhi stupiti, come una su cui gli Dèi avessero riversato le loro grazie.In quei riti Debora - altra bella supposizione - doveva recitare una parte oltremodo complicata: si supponeva che la sapesse per filo e per segno, pur restandogliene occulto l'intimo e misterioso significato.Doveva ricevere sorridenti congratulazioni, pur lasciandosi dire: "Piccola Debora!", un'esclamazione dalla quale essa sospettava mancasse per un pelo l'aggettivo "povera"; doveva lasciarsi stringere in lunghi abbracci, che nella loro benevolenza sapevan quasi di commiato.Ah! Quanto strepito fanno le donne intorno al matrimonio! pensava Debora, eppure, chi saprebbe fargliene loro una colpa, se si pensa che il matrimonio - e le sue conseguenze - sono l'unica cosa intorno a cui le donne, in tutta la loro vita, possano fare un po' di strepito? Magro divertimento, ma in mancanza di meglio...E non è per questa funzione che sono state formate, ammaestrate, agghindate, educate - se una faccenda tanto sommaria si può chiamare educazione salvaguardate, tenute all'oscuro, segregate, represse; affinché poi a un dato momento vengan consegnate (o possan consegnare le loro figlie) all'Uomo, in qualità di Ancelle? In che modo poi avrebbe fatto da ancella a Enrico Holland, Debora non lo sapeva.Sapeva soltanto che a tutte quelle storie sulla meravigliosa vita che le si apriva, essa rimaneva completamente estranea.Se si scrutava, non le pareva di essere innamorata di Enrico, ma se anche lo fosse stata, non avrebbe visto in ciò una ragione per rinunciare ad avere una sua intima esistenza.Enrico era innamorato di lei, ma nessuno esigeva da lui rinunce di sorta.Al contrario; si sarebbe detto che, accaparrandosi Debora, egli aggiungesse qualcosa alla propria vita.Ma Enrico avrebbe continuato a pranzare coi suoi amici, a far giri di propaganda elettorale, e a passar le serate alla Camera dei Comuni; a godersi la sua libera e movimentata vita mascolina, senza un anello al dito, senza un diverso nome che indicasse un cambiamento di stato civile; ma ogni volta che gli saltasse il ticchio di tornarsene a casa, lei, Debora, doveva farsi trovare là, svelta a posare il suo libro, il suo giornale, le lettere che stava scrivendo; pronta a porgere ascolto a quello di cui a lui piacesse parlare; e doveva ricevere le amicizie politiche di lui; e le avesse egli fatto cenno di seguirla fino in capo al mondo, essa doveva obbedire.Tutto ciò, pensava Debora, ricordava alquanto Ruth e Booz ed era molto piacevole per Enrico.Senza dubbio egli avrebbe adempito alla sua parte presso di lei, così come egli la concepiva.Seduto accanto alla moglie intenta al ricamo, egli guarderebbe amorosamente la testa china di lei, in cuor suo stimandosi ben fortunato d'avere in casa una così bella mogliettina.La sua dignità di Ministro non gl'impedirebbe di esprimersi come un qualsivoglia marito borghese o operaio.Non era dovere di Debora alzare il capo ricompensata? Con tutta la sua maestà, la sua desiderabilità di Governatore o di Viceré, Enrico Holland non si sarebbe degnato di ascoltar le lusinghe di donne ambiziose nell'interesse dei propri mariti... non oltre quel tanto di galanteria indispensabile ai rapporti sociali; egli sarebbe stato fedele a Debora, sì che mai il verde serpe della gelosia striscierebbe attraverso la strada di lei.Egli avrebbe conseguito onori, e con sincero orgoglio avrebbe visto una corona gentilizia posarsi sulla testa della piccola ombra nera che da tanti anni camminava al suo fianco.

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Ma dove, dove, in un programma simile, c'era posto per uno studio da pittore? No, non poteva stare che Enrico, tornando a casa una sera, si trovasse l'uscio di legno davanti al naso.Non poteva stare che Enrico, uscendo imbestialito dalla sua stanza perché gli mancava l'inchiostro o la carta asciugante, si sentisse dire che la signora Holland era occupata con la modella.Non era possibile dire a Enrico, nominato Governatore d'una lontana colonia, che il tal maestro, disgraziatamente, abitava a Londra.A Enrico che desiderava un altro figlio, Debora non poteva dire che appunto s'era messa a studiar certe tendenze nuove.In quel mondo di supposizioni, a lei non era permesso supporre di avere gli stessi diritti di Enrico.Il matrimonio non era stato istituito per privilegi simili.Il matrimonio era stato istituito per ben altri privilegi.Debora andò nella sua camera da letto, prese il suo libro di preghiere e vi cercò la "Funzione del Matrimonio".Il matrimonio era stato istituito per la procreazione dei figli - oh, queste cose Debora le sapeva; un'amica glie le aveva dette prima ch'essa avesse avuto tempo di turarsi le orecchie.Il matrimonio era stato istituito affinché le donne si dimostrassero amorose e cortesi, fedeli e obbedienti al proprio sposo, buone e pie matrone in tutta calma, pace e castità.Senza dubbio questo doveva essere, fino a un certo punto, quel che si chiama un linguaggio parlamentare.Pure, una certa relazione coi fatti c'era.Ma ancora Debora si domandava dove, in questo sistema di vita, vi fosse posto per uno studio.Sempre affascinante, sempre cortese, ormai innamorato cotto, Enrico ebbe il più indulgente dei sorrisi allorché Debora osò finalmente domandargli se avrebbe trovato qualcosa da ridire ove essa, dopo che fossero sposati, avesse continuato a dipingere.Qualcosa da ridire! Naturalmente, non avrebbe trovato nulla da ridire! La pittura era una dilettevole occupazione assai elegante, e che molto si addiceva a una signora.Confesso disse che fra tutte le occupazioni dilettevoli io propendo per il pianoforte, ma una volta che il tuo talento segue altre vie, mia cara, vada per la pittura.Certo, sarebbe stata una gran bella cosa per ambedue, seguitò a dire, se essa avesse serbato una documentazione dei loro viaggi; e disse qualcosa di un album di acquerelli, ch'essi avrebbero poi potuto far vedere agli amici, a casa.Ma quando Debora replicò che non era proprio questo che intendeva lei e che aveva in animo qualcosa di molto più serio - e aveva il cuore in gola quando disse così - allora Enrico tornò a sorridere, più innamorato e indulgente che mai; quanto a questo, disse, c'era tempo di pensarci, ma a parer suo, credeva che una volta sposata, essa avrebbe trovato tante altre belle cosine che l'avrebbero aiutata a passar le giornate.Allora Debora si sentì còlta in trappola, si ribellò.Oh, capiva benissimo quel che Enrico intendeva dire.Odiò quell'olimpica superiorità, quel sentirsi al disopra delle cose di questo mondo, quelle premure amorose eppur presuntuosette, quella disinvolta galanteria; più di tutto odiò Enrico per l'impossibilità di dargli torto.Non si poteva dargli torto.Egli non faceva che prender per buone le cose che era suo diritto prender per buone; con ciò si schierava dalla parte delle donne, entrando nella congiura generale ordita per defraudar Debora della vita ch'essa si era scelta.Debora era molto bambina; procedeva per tentativi, ancora incerta e ignara.Ma seppe riconoscere che quella conversazione era stata di un'importanza decisiva.La risposta l'aveva avuta.E non tornò mai più su quel discorso.

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Non già che fosse una femminista.Era una donna troppo intelligente per permettersi certi lussi, quali un martirio immaginario.L'abisso che correva tra lei e la vita non era già l'abisso tra l'uomo e ladonna, ma l'abisso tra il lavoratore e il sognatore.Che lei fosse una donna e Enrico un uomo, era unicamente opera del caso.Essa non sarebbe mai andata oltre il riconoscere che il fatto di essere donna rendeva la sua situazione di un punto più difficile.Questa volta, Lady Slane spostò la sua seggiola fino a mezza via verso il giardinetto.Genoux la vide dalla finestra e scese con una coperta, "pour m'assurer que miladi ne prendra pas froid.Que dirait ce pauvre milord, s'il pensait che miladi prenait froid? Lui, qui avait toujours tant de soin de miladi!" Sì: aveva sposato Enrico, e Enrico s'era dimostrato sempre estremamente premuroso a che essa non prendesse freddo.Aveva avuto per lei le cure più sollecite; veramente, essa poteva dire d'esser stata trattata coi guanti. (Ma era poi questo che aveva desiderato?) Sia in Inghilterra che in Africa, in Australia o in India, Enrico aveva procurato sempre di risparmiarle ogni noia.Forse era quello il suo modo di ricompensarla della libertà cui essa aveva rinunciato per amore di lui.Forse Enrico - che idea stramba le veniva ora! - aveva capito più di quanto non gli facesse comodo ammettere.Forse egli, coscientemente o incoscientemente, aveva tentato di soffocar le aspirazioni di Debora sotto un cumulo di coperte e cuscini, come chi mettesse un cuore infranto a riposare su un letto di piuma.Debora s'era trovata sempre circondata da servitori, segretari, aiutanti di campo, i quali adempivano alla funzione di quei tamponi che impediscono alle navi di cozzar troppo violentemente contro l'approdo.Bisognava riconoscere che tutta quella gente faceva più del proprio dovere, per pura devozione verso Lady Slane, per puro desiderio di proteggerla e risparmiarla, lei che era così soave, così impavida, così modesta, e così femminile.La sua fragilità risvegliava la cavalleria degli uomini, la sua modestia precludeva la via all'antagonismo delle altre donne, il suo spirito destava rispetto negli uni e nelle altre.Quanto a Enrico, non disdegnava di folleggiare con donne belle e oziose, e spesso si curvava su di esse in un certo modo che era una spina al cuore di Debora; ma trovava che al mondo non c'era altra donna che valesse nemmeno un'unghia di sua moglie.Protetta dalla coperta di cui le pareva che Enrico stesso le avesse avvolto le ginocchia, Lady Slane si domandava quanto profonda fosse stata la comunione tra loro due.Che ora essa fosse capace di valutar con tanta freddezza i loro rapporti, era cosa che la sgomentava un poco; eppure si sentiva stranamente trasportata a quei giorni in cui aveva architettato progetti per eludere i suoi genitori e consacrarsi a un'esistenza tutt'altro che irreprensibile secondo le convenzioni, ma che avrebbe dovuto essere votata alla più severa e scrupolosa integrità.ALLORA essa si era trovata faccia a faccia con la vita, e ciò le era pàrso un'ottima ragione per la necessità di vederci chiaro; ORA si trovava faccia a faccia con la morte, e questa tornava a essere una ragione per la più veritiera stima dei valori, senza mezzi termini.Soltanto nel periodo di mezzo aveva regnato una gran confusione.Confusione.Altri non avrebbero giudicato così.Altri avrebbero additato quel matrimonio come un matrimonio perfetto; e lei e Enrico come la perfetta moglie e il perfetto marito.Si diceva di essi che non "guardavano" mai altri.Suscitavano l'invidia altrui, come compagni di una carriera degna di elogio e fondatori di una dinastia lodevole e promettente sotto tutti gli aspetti.Ora la gente compiangeva lei che era rimasta sola; pur riflettendo che, dopo tut

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to, una donna di ottantotto anni che la sua vita l'aveva avuta non faceva poi tanto pena, e poteva ben passare quei pochi anni che le restavano ad aspettare il giorno in cui il marito, miracolosamente ritornato giovane, inghirlandato di fiori e rivestito di una specie di camicia da notte, le si farebbe incontro a salutarla, dall'Altra Sponda.E la gente diceva soprattutto che essa era stata felice.Ma che cos'era la felicità? Lady Slane era stata felice? Era una strana parola, quella che gli uomini avevano coniato, e che in tre sillabe esprimeva il sommario di una vita intera.Felice.Si era felici in quel dato momento, infelici due minuti dopo; e non sempre si era felici o infelici per una buona ragione; che cosa significava dunque? Significava, se un significato ci doveva essere, che qualche inquieto desiderio voleva che il nero fosse nero, che il bianco fosse bianco; significava che nella giungla dei terrori della vita, gli inermi omiciattoli cercavan di rincuorarsi con una formula.Certo, c'eran stati momenti di cui si poteva dire: ALLORA ero felice; e con maggior certezza ancora: ALLORA ero infelice (come quando il piccolo Roberto era là nella sua bara, coperto di petali di rose dalla balia siriaca in lacrime); ma tra questi istanti si stendevano intere regioni, le quali non erano che esistenza.Assurdo domandare se in quei momenti, essa era stata felice o infelice.Le sembrava di sentirsi porre una domanda a proposito di un'altra donna che non era lei; e la domanda si compendiava in una parola che non aveva alcun rapporto con l'ingannevole, scaltro, iridescente gioco della vita.Voler rispondere era impresa disperata, come tentar di comprimere le acque di un lago entro una dura sfera solida.Quel lago era la vita, pensava Lady Slane seduta al tepor del muro a mezzodì, tra il profumo di pesche; un lago che a tanti riflessi offriva lo specchio piano, dorato dal sole, inargentato dalla luna, scurito da un'effimera nube, increspato da una brezza, ma piano sempre, superficie contenuta entro limiti, impossibile a foggiarsi in una sfera dura e solida tanto piccola da tenersi in una mano: proprio quel che pretendeva di fare la gente, quando voleva sapere a ogni costo se la vostra vita era stata felice o infelice.No, non era quella una domanda da porsi né a lei né ad altri.Le cose non erano affatto così semplici.Le avessero domandato se aveva amato suo marito, senz'esitare avrebbe potuto rispondere di sì: lo aveva amato.Non c'eran stati momenti in cui potesse differenziare e dire: ALLORA, in quel tal momento, lo amavo; e: ALLORA, nel tal altro momento, non lo amavo.L'intensità s'era serbata costante.Il suo amore per lui era stato una nera grafica che aveva attraversata dritta la sua vita.Ella ne aveva sofferto, si era sacrificata, sminuita, ma era stata incapace di scostarsene.Tutto ciò che in lei non apparteneva a Enrico Holland tirava, tirava con forze opposte, eppure quel gigante d'amore, da solo, aveva tirato tutto dalla sua parte, come la squadra più forte nel tiro alla fune.Tutto in Debora aveva ceduto: le sue ambizioni, la sua esistenza segreta.Tanto essa lo aveva amato, che persino il suo rancore era passato in seconda linea.Non poteva serbargli rancore, neppur per il sacrificio che egli le aveva imposto.Con ciò, non era una di quelle donne, nelle quali la voluttà di sacrificio giunge a un punto per cui il sacrificio cessa di essere tale.I sogni giovanili di Debora erano pur stati incompatibili con un amore simile, e nel rinunciarvi essa sapeva di rinunciare a qualcosa che aveva un valore incomparabile.Questo essa aveva fatto per Enrico Holland; e Enrico Holland non l'aveva mai saputo.Dopo tanto tempo, ella poteva gettar su se stessa e sul marito uno sguardo retro

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spettivo; meglio ancora, si sentiva capace di considerarlo senza venirgli meno, di astrarre dall'accanita fedeltà del passato.Non che la passione fosse svanita dalla sua memoria.Ancora erano vivi i giorni in cui, per la salute e per la felicità di Enrico Holland, superstiziosamente aveva pregato un Dio nel quale non aveva mai creduto fermamente.Puerili e ardenti le eran salite alle labbra le parole, secondo la necessità. "Signore," così aveva pregato ogni sera "abbi cura del mio caro Enrico, rendilo felice, difendilo, o Signore, da tutti i pericoli, dalle malattie e dalle disgrazie, serbalo a me che lo amo più d'ogni cosa in questo mondo o in quell'altro." Così essa aveva pregato; e ogni sera le parole rivivevano, in tutta la loro crudezza; bisbigliando "difendilo da tutti i pericoli, dalle malattie e dalle disgrazie", essa vedeva Enrico investito da un furgone, Enrico rantolante con la polmonite, vedeva al vivo l'una e l'altra sciagura.Quando bisbigliava "per me che lo amo più di ogni altra cosa in questo mondo o in quell'altro", ogni sera aveva patito l'ansia del dubbio, se l'allusione a quell'altro mondo non fosse offesa a un Dio geloso; perché il vantarsi d'avere Enrico più caro d'ogni cosa in cielo e in terra era certo uno sfiorar la bestemmia, era una sfida a Dio in persona, a quello stesso Dio che essa intendeva propiziarsi; e la bestemmia poteva colpire più profondo della preghiera ch'essa aveva in animo...Eppure persisteva in una preghiera che, a rigor di termini, faceva a pugni con la logica.Enrico le era molto, molto più caro di qualsiasi cosa in questo mondo o in quell'altro.Egli l'aveva conquisa, fino a riuscirle più caro delle proprie ambizioni.Debora non avrebbe potuto parlar diverso a un Dio che (pòsto che esistesse) conosceva certo il suo cuore, vuoi che essa glie lo rivelasse nel bisbiglio di una preghiera o no.Perciò, tanto valeva ch'essa si concedesse, ogni sera, il lusso di bisbigliar la verità, sperando che giungesse alle orecchie di Dio; e non a quelle - sperava - di Enrico Holland.Era un gran conforto per lei; dopo la preghiera poteva addormentarsi, avendo assicurato la salute di Enrico Holland per ventiquattr'ore almeno.Era il limite che essa poneva all'efficacia della propria preghiera.E sì che Enrico Holland era stato un tesoro difficile e pericoloso da salvaguardare, sia pur coll'ausilio di segrete intercessioni.Quanto attiva era stata la sua carriera, quanto lontana dalla sicura vita che era nelle aspirazioni di Debora! Lei, che per lui avrebbe scelto la metodica esistenza d'un coltivatore di bulbi olandese, di un "mynheer" intento a travolgenti occupazioni quali la fertilizzazione di un nuovo tulipano (nelle gabbie di vimini, le colombe tubavano e spiegavano le ali al sole), lei aveva dovuto vederlo vivere in un'eterna processione, minacciato dalle bombe, in groppa a un elefante per le vie di città indiane; precluso sempre a lei dalle cerimonie o dal lavoro; e quando il pericolo fisico si trovava momentaneamente sospeso in qualche sicura capitale, Londra, Parigi o Washington, quando il servizio di Lord Slane, grande servitore dello Stato, richiedeva eh'egli rimanesse in patria o si recasse all'estero per qualche pacifica missione, allora altre esigenze venivano imposte alla vigile Debora: essa doveva essere pronta a scoprire il suo bisogno di conforto, ogni volta che lo assaliva un fugace scoraggiamento; quando, contrariato, egli trovava la via a lei, e si curvava sulla sua poltrona senza nulla dire, ma in attesa (Debora lo sapeva) della dolce protezione di cui essa lo avrebbe avvolto come d'un mantello.Tutto doveva accadere senza un'allusione esplicita; Debora doveva rafforzar la convinzione di lui, che l'ostruzionismo del Governo o l'opposizione degli avversari fosse dovuta alle loro corte vedute o alle loro invidie, e non alle manchevolezze di un Enrico Holland; ma non bisognava lasciargli intravedere d'aver indovinato il suo malumore o la sfiducia verso se stesso, che altrimenti l'intero edificio di quel conforto crollerebbe.Finito poi quel compito, quella costruzione di estrema delicatezza e di estrema solidità, quand'egli la lasciava, per tornar riconfortato al proprio lavoro, allor

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a, con in grembo le mani inerti che sole tradivano la sua spossatezza, con un soave vuoto entro di sé, quasi che il suo io fosse finito entro le vene di un altro essere, allora, come annegata in un languor senza fine, Debora si domandava se in segreto non avesse toccato le più alte cime dell'estasi.Ma nemmeno questo, nemmeno la conferma di quell'amore e il ricordo delle sue più ardue esigenze, soddisfaceva Lady Slane, così ridotto alla massima semplicità.La conferma che essa aveva amato, anche se inconfutabile, ammetteva ancora infinite complessità.Chi era la Debora, l'"Io" che aveva amato? E Enrico, chi e che cosa era? Una presenza corporea, minacciata dal tempo e dalla morte e perciò tanto più cara? O era, questa presenza corporea, soltanto la proiezione palpabile, il simbolo di qualcosa che a ragione si poteva chiamare se stesso? Celato dietro il simbolo della loro corporeità, indubbiamente in lui come in lei si agitava qualcosa che era il loro Io.Ma a quest'Io era difficile giungere; offuscato dalle troppo famigliari cianfrusaglie di voce, nome, aspetto, occupazione, circostanze, anche quella fugace percezione dell'Io diventava equivoca e confusa.E ce n'erano tanti, di Io.Debora non sapeva mai essere con Enrico lo stesso Io di quando era sola; e anche quel solitario Io che essa inseguiva se la svignava, mutava, sfumava non appena essa lo accostava; e non riusciva mai a cacciarlo in un angolo scuro, e là afferrarlo alla gola e metterlo con le spalle al muro come un ladro notturno, quel duro nocciolo del proprio Io cacciato nel vicolo cieco del rifugio.Le parole stesse che rivestivano i pensieri di Debora non erano che un'altra contraffazione; di quelle parole non ce n'era una che potesse star da sola, come una colonna di granito o un tronco d'albero; no, subito dovevan scatenarsi in un lussureggiante garbuglio di associazioni di idee: fatto, evidentemente, altrettanto misterioso quanto l'Io stesso.Una visione esatta diventava possibile solo in uno stato di dormiveglia senza parole.Era un dormiveglia puramente sensorio, uno stato ultrafisico, in cui nulla, oltre un formicolar lieve alle punte delle dita, rievocava un'esistenza corporea, e una serie di immagini senza nome e sconnesse fluttuavano per la mente.Uno stato simile, immaginava Debora, era quello che maggiormente l'avvicinava all'Io nascosto nell'intimo suo, ma era uno stato che con Enrico non aveva nulla a che vedere.Era forse per questo che aveva accolto con gioia e alla cieca quell'amore che con le sue stesse torture le dava un'illusione di realtà? Dopo tutto, Debora era una donna.Stroncata come artista, era possibile che trovasse appagamento in altre cose? La convinzione prevalente che la donna dovesse far da ancella presso l'uomo, aveva dunque un fondamento? Avevano avuto ragione le generazioni, e torto gli sforzi individuali? C'era qualcosa di bello, qualcosa di attivo, qualcosa di fecondo anche nella sua apparente sottomissione a Enrico? Non poteva essa bilanciarsi sulla corda tesa dei suoi rapporti con lui, così pericolosamente e precariamente come nell'atto di creare un quadro? Non era possibile vedere i toni e i mezzi toni della sua vita in comune con lui, così come avrebbe potuto vedere le ombre turchine e viola di un paesaggio? E metterli in relazione e coordinare i loro valori in modo da costringerli entro una forma di bellezza? Non era anche questa un'impresa di un genere che particolarmente si addiceva alla donna? Di un genere quale la donna sola sapeva compire? Un privilegio, una prerogativa da non disprezzarsi? Tutta la donna in lei rispondeva: Sì.Tutto l'artista in lei ribatteva: No.E, d'altra parte, certe donne, nel loro nuovo spirito di riforma, non defraudavano il mondo di un misero resto d'incanto, di un'illusione insensata, ma bella? Questa volta, la donna e l'artista rispondevano a una sola voce: Sì.Ricordava Debora una giovine coppia conosciuta a Parigi, dove il marito era segretario all'ambasciata; eran quasi due ragazzi, e ricevevano le visite della loro ambasciatrice con tutto il dovuto rispetto.Debora sentiva che, pur essendo loro simpatica, quelle visite erano un disturbo.

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Li indovinava così innamorati da lesinare agli altri ogni mezz'ora estorta a quel dato numero d'anni che il destino aveva assegnato loro da trascorrere insieme.Per lei, quelle visite erano un tormento, eppure si sentiva attirata verso quei due, un po' per affetto, un po' per un morboso desiderio di martirizzarsi con la vista della loro unione. "Maschio e femmina Egli li ha creati", ripeteva tra sé ogni volta che usciva da quella casa; e qualche volta sentiva la sua posizione in rapporto a Enrico tanto falsa che il fardello della vita le pesava troppo, e desiderava di morire.Non era una frase; lo desiderava realmente.Era troppo onesta per non soffrire sotto il peso di tanta falsità.Anelava a rapporti semplici, naturali, onesti come quelli tra quei due giovani così poco interessanti in fondo, ma simpatici.Invidiava Alec, quando, ritto davanti al caminetto con le mani in tasca, faceva tintinnar gli spiccioli guardando la moglie raggomitolata in un angolo del sofà.Invidiava a Madge l'indiscusso consenso per tutto ciò che Alec diceva o faceva.E sì che, nel cuore della sua invidia, qualcosa la offendeva: quell'insopportabile alterigia maschile, quella gretta remissività femminile.Dov'era la verità, allora? Tiranno d'amore, Enrico aveva defraudato Debora della vita ch'essa s'era scelta, ma le aveva dato un'altra vita, grandiosa, certo, splendida di mondanità (ove lei avesse avuto gusto a queste cose) o una vita, alternativamente, che la relegava nella stanza dei bambini.Alla vita di Debora egli aveva sostituito la sua coi suoi interessi; o le vite dei loro figli con le loro potenzialità.Secondo il modo di vedere di lui, essa doveva lasciarsi assorbire dall'una o dall'altra, se non da entrambe, con gioia identica.Non gli era mai neppur passato pel cervello che Debora potesse preferire di essere semplicemente se stessa.Una parte in lei s'era sottomessa.All'acquiescenza era andato unito il sogno di proiettar se stessa entro le vite dei figli, specie dei maschi, come se la loro essenza fosse immensamente più importante della sua, e lei altro non fosse che lo strumento della loro creazione e l'asilo dei loro anni più vulnerabili.Rammentava la nascita di Kay.Aveva voluto chiamarlo così, perché poco prima ch'egli nascesse aveva letto Malory.Fino allora, i suoi figli avevano automaticamente assunto i nomi di famiglia - Erberto, Carlo, Roberto, Guglielmo - ma al quinto, per chissà qual ragione, Debora era stata interpellata, e quand'essa aveva suggerito il nome di Kay, Enrico non s'era opposto.Era di buon umore; "Fai un po' a modo tuo", aveva detto.Così, debole ancora com'era, essa aveva trovato che Enrico era generoso.Guardando il rosso visino raggrinzito del suo piccino - Dio sa se i visini rossi raggrinziti non erano più una novità per lei, alla sesta replica aveva capito la responsabilità di lanciar nella vita la creaturina contrassegnata da un nome non scelto da lui, come se si trattasse di varare una corazzata, solo che invece di torricelle e ponti e cannoni, qui c'era un mirabile tessuto di carne e materia cerebrale.Era onesto chiamare un bimbo Kay? Un nome, un'etichetta che esercitavano un'influenza invisibile e incessante.C'era chi diceva che gli individui crescono conformemente al loro nome.In tutti i modi Kay non era cresciuto esageratamente romantico, anche se non si poteva dire che rassomigliasse ai fratelli e alla sorella.Di tutti i figli, Carry era stata quella che le aveva dato meno fastidio; Carry se l'era spianata da sé la via per venire al mondo.Erberto, il maggiore dei figli, era arrivato in pompa magna e con difficoltà.Guglielmo era stato un bimbo silenzioso e mediocre, coi suoi occhietti piccoli, avido, deciso a sfruttar tutta la provvista del seno materno così come oggi lui e Lavinia, vera compagna sua, eran decisi a sfruttar sino all'ultimo la loro latteria.Carlo aveva fatto il suo ingresso nel mondo protestando come protestava oggi: solo che allora nulla sapeva del Ministero della Guerra.

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Edith avevano dovuto sculacciarla per farle tirare il primo respiro; incapace a farsi le sue ragioni con la vita in principio così come verso la fine.Restava il fatto che in Kay e in Edith soltanto Debora divinava un'inespressa simpatia.Tutti gli altri erano i figli di Enrico, con l'energia paterna male applicata.Pure, quand'erano piccoli, quei figli - cosini che non stavan ritti da sé; tanto giovani e deboli che per metterli a sedere bisognava sostener loro la malcerta testolina - Debora, quasi in cerca di compenso alla propria perduta libertà, aveva fatto uno sforzo per guardare avanti, dal giorno in cui si salderebbe il loro cranio là sopra quel punto che pulsava così spaventoso e aperto; e la loro presa sulla vita non sarebbe più così precaria, e lei, la madre, non avrebbe più timore di vederli esalare l'ultimo respiro da un momento all'altro, quando in assenza della nutrice si curvava sulla loro culla.Aveva cercato d'indovinare il giorno un cui avrebbero sviluppato un loro carattere; in cui manifesterebbero vedute diverse da quelle dei loro genitori, e disporrebbero di sé a loro piacimento.Anche in queste cose essa era stata repressa, contrastata. "Chissà come sarà divertente, quando comincerà a scriverci delle lettere da scuola" aveva detto a Enrico, mentre guardavano insieme Erberto dietro la rete della sua culla.A Enrico non era punto piaciuta l'osservazione; subito Debora aveva intuito il suo scontento.Enrico stimava che una vera donna doveva preferire i propri figli inermi, e deplorare i giorni in cui comincerebbero a farsi grandicelli.Le vestine lunghe eran da preferirsi alle blusette; le blusette ai calzoncini; i calzoncini ai pantaloni lunghi.Enrico aveva idee ben definite e virili sulle donne e sulla maternità.Quantunque segretamente orgoglioso dei suoi maschietti, faceva finta anche con se stesso che fin quando non fossero cresciuti interessassero unicamente la madre.Così, istintivamente Debora aveva procurato di far sue quelle vedute.A due anni Erberto era stato destituito in favor di Carry; Carry a un anno in favor di Carlo.Era stabilito che l'ultimo venuto fosse il cocco della mamma.Ma eran tutte cose che non avevano un fondo di verità.Pensieri disgustosi, contro natura, le si affollavano alla mente. "Non mi fossi mai sposata... non avessi mai avuto figli." Eppure, amava Enrico - sino allo spasimo - e amava i suoi figli - sino al sentimentalismo.Intorno ad essi tesseva teorie che confidava poi a Enrico, in momenti di intimità e di espansività.Erberto sarebbe diventato un uomo politico: non l'aveva interrogata (a dodici anni) su problemi di politica interna? E Kay non le aveva chiesto (a quattro anni) di portarlo a vedere il Tai Mahal? Enrico aveva accondisceso a quelle fantasie senza accorgersi che di fatto chi accondiscendeva era lei.Ma tutto questo era ancora nulla, a paragone delle ambizioni di Enrico, che la traevano per uno spinoso sentiero.Tutto, nella concezione che Enrico aveva del mondo, era stato contrario alle più intime fibre di Debora.Realista e idealista; quei due rappresentavano gli estremi opposti dei loro punti di vista, con la differenza che là dove Enrico non aveva bisogno di far mistero del suo credo, Debora doveva proteggere il proprio dall'onta del ridicolo.E anche qui si trovava in preda alla confusione.V'erano momenti in cui le era facile provar l'emozione del gran gioco che Enrico rischiava senza posa; momenti in cui l'esistenza discreta, specializzata, intensa e bella dell'artista - se le erano stati negati in pratica, a quegli ideali di vita essa agognava tuttora disperatamente, con la forza dell'immaginazione - le pareva una misera cosa, egoistica e troppo delicata, a confronto del virile lavoro dell'imperialismo e della politica e dell'accanita lotta tra uomo e uomo.V'erano momenti in cui essa poteva capire, non soltanto col cervello ma anche con la sua sensibilità, come Enrico bramasse quella vita d'azione, così come lei bramava una vita contemplativa.

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Erano, in verità, le due metà di un mondo separato.

PARTE TERZA."Spento è il respiro della nostra Vita; E' la Morte che in suo pellegrinaggio Vacilla i primi passi del suo viaggio."

CRISTINA ROSSETTI.Trascorsa l'estate, i giorni d'ottobre non erano più abbastanza caldi da permettere a Lady Slane di starsene seduta in giardino.Se voleva prendere un po' d'aria, doveva fare una passeggiatina; e Genoux la caricava di mantelli e di pelliccie, accompagnandola poi fino alla porta d'ingresso per accertarsi che non si liberasse di nessuna di quelle coperture, nel passar per l'anticamera.Lady Slane protestava, qualche volta, mentre Genoux tirava fuori dall'armadio un capo di vestiario dopo l'altro.Ma...Genoux, mi ridurrai ad aver l'aria di un vecchio fagotto.Miladi est bien trop distinguée pour avoir jamais l'air d'un vaux fagotto replicava Genoux avvolgendole ben fermo attorno alle spalle l'ultimo mantello.Ti rammenti, Genoux, diceva Lady Slane infilandosi i guanti quando volevi farmi mettere le calze di lana, se andavo a cena fuori di casa? Era vero.Quando faceva freddo, Genoux si rassegnava a malincuore a preparare le calze di seta con l'abito da sera della sua padrona: o se lo faceva, dopo molte rimostranze, vi aggiungeva anche un paio di calze di lana, nella speranza che Lady Slane si decidesse a metterle sotto alle altre.Mais pourquoi pas, miladi? sentenziò giudiziosamente Genoux.Dans ce temps-là les dames, mme les jeunes dames, portaient les jupes convenablement longues, et un jupon par dessus le marché.Pourquoi s'enrhumer, pour des chevilles qui n'y paraissent pas? C'était la mme histoire pour les combinaisons que miladi voulait à tout prix ter pour le dner, précisément au soir lorsqu'il fait plus froid.E chiacchierando su questo tono accompagnava Lady Slane in basso; aveva riacquistata tutta la sua vivacità, da quando Elm Par� Gardens e la servitù britannica dai modi freddi e discreti erano lontani.Come una vecchia chioccia girava attorno a Lady Slane, sgridandola e vezzeggiandola.Miladi n'a jamais su se soigner.Elle ferait beaucoup mieux d'écouter sa vieille Genoux.Les premiers jours d'octobre, c'est tout ce qu' il y a de plus malin. a vous attrape sans crier gare.A l'ge de miladi on ne doit pas prendre des libertés.Non mi sotterrare finché non ce ne sarà bisogno disse Lady Slane, sfuggendo agli anglicismi e al pessimismo della vecchia cameriera.Scese cauta i gradini; aveva gelato, e potevano esser scivolosi.Sapeva che Genoux stava a guardarla dalla finestra, sicché all'angolo dovette voltarsi a salutare con la mano.Genoux s'offendeva se la sua miladi si scordava di voltarsi.Con tutto che il gesto non la rassicurava punto; e stava in pena, fino a quando non aveva aiutato a rientrar sana e salva entro casa la figura imbacuccata della vecchia signora; e allora la conduceva di sopra, le toglieva le scarpe da passeggio, le portava le pantofole, magari una tazza di brodo bollente, riponeva i mantelli, e lasciava miladi nel suo salotto, accanto al caminetto e col suo bravo libro.

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Con tutto ciò la vecchia Genoux, malgrado le sue sentenze e le sue catastrofiche predizioni, era un'anima buona, allegra, piena di filosofia e di robusta saggezza contadina. (E rispondeva al cenno di saluto di Lady Slane, dopo che questa, all'angolo, volgendosi doverosamente svoltava e lentamente seguitava la sua via verso la Brughiera.) Poi, Genoux tornava in cucina, cianciava col gatto, mentre si dava da fare intorno ai fornelli.Lady Slane la sentiva, qualche volta, che diceva: Viens, mon bobo, nice dinner, loo�, that's all for you.Perché Genoux s'era fitta in capo che gli animali inglesi capissero soltanto l'inglese; e una volta, udendo gli sciacalli ululare intorno a Gula-he�, aveva osservato con Lady Slane: C'est drle tout de mme, miladi, comme on entend tout de suite que ce ne sont pas des Anglais.Insomma, tutto ben sommato era una bella vita, quella che facevano ora lei e Genoux, pensava Lady Slane salendo lentamente l'altura verso la Brughiera; lei e Genoux, in un'intimità indisturbata, reciprocamente legate da gratitudine e devozione, e anche da un altro legame, quello tacitamente inteso delle congetture su chi abbandonerebbe prima la compagna.Ogni qual volta la porta di casa si chiudeva dietro a una delle rare visite, tutt'e due provavano un certo vago sollievo al veder l'intruso andarsene.Il tran-tran della vita quotidiana era tutto ciò che desideravano; a dir la verità, non restava loro energia per altre cose.Anche se si guardavano bene dal confessarselo a vicenda, ogni più piccolo sforzo le stancava.Fortunatamente, gli intrusi erano rari.Sulle prime erano venuti i figli di Lady Slane, a rotazione, per dovere, ma quasi tutti davano a vedere chiaro e tondo che arrivar così lontano, fino a Hampstead, era un gran disturbo, tanto che la madre s'era sentita in dovere di pregarli di risparmiarsi la fatica, e, tolta l'eccezione di qualche visitina, tutti s'affrettarono a prenderla in parola.Lady Slane era abbastanza accorta per immaginare quel che dicevan tra di loro, per mettere in pace la coscienza: Insomma, abbiamo pur offerto a mamma di venir ad abitare con noi...Edith sola aveva dimostrato una certa premura di farsi vedere spesso e, come diceva lei, di aiutare.Ma ormai Edith viveva in un tale stato di beatitudine, nel suo alloggetto, che le era stato facile persuadersi che mamma non sapeva proprio che farsene di lei.Quanto a Kay, Lady Slane non lo vedeva da un po' di tempo.L'ultima volta che era venuto, dopo molti giri di parole e molto tossicchiare imbarazzato, aveva detto che un suo amico, il vecchio FitzGeorge, aveva chiesto il permesso di farle visita.Mi sembra d'avergli sentito dire aggiunse, frugando nel fuoco con l'attizzatoio che ti aveva conosciuto in India.In India ? disse Lady Slane, vagamente.Sarà ben possibile, caro, ma non ricordo quel nome.Sai, veniva sempre tanta gente; spesso eravamo in venti a pranzo.Non potresti rimandar la visita con un pretesto, Kay? Non vorrei essere sgarbata, ma mi par proprio di non sentirmela più di ricever degli estranei.Kay moriva dalla voglia di domandare alla mamma che cosa intendesse Fitz, dicendo d'averlo visto nella culla.Di fatto, era venuto a Hampstead risoluto a far luce su quel mistero.Va da sé che se ne andò via senza saperne più di prima.Niente pronipoti; avevano la proibizione di venire.I nipoti non contavano; come generazione di mezzo, erano insignificanti.Ma ai pronipoti, che non erano insignificanti ma avrebbero potuto disturbare Lady Slane, essa aveva proibito le visite.E, con la singolare fermezza dispiegata a volte e improvvisamente dalle persone più docili, Lady Slane s'era mantenuta conseguente alle sue idee.Unico visitatore regolare era il signor Buc�trout, che veniva a prendere il tè una volta alla settimana, il martedì.Ma il signor Buc�trout non la stancava punto; e la conversazione del signor Buc�

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trout correva, correva come un ruscello mormorante, e Lady Slane, secondo come se la sentiva, ascoltava o no.Era bello, lassù alla Brughiera, tra alberi ingialliti e azzurre lontananze.Seduta su una panca, Lady Slane riposava.Alcuni ragazzini facevano volar degli aquiloni; correvano sul prato trascinandosi dietro lo spago, fino a che l'aquilone, come un uccellaccio goffo, s'alzava, e la lunga coda ingarbugliata si stagliava sul cielo.Lady Slane ricordava altri ragazzetti che facevano volare degli aquiloni, in Cina.Troppo spesso, ora, le passate memorie di paesi stranieri e quelle del presente in Inghilterra ballavano una specie di quadriglia nella sua mente, frammischiandosi e sovrapponendosi; a volte essa si domandava se la memoria non le si confondesse un poco, tanto immediate e simultanee si rivelavano le due impressioni.Non si trovava ora su una collina nei dintorni di Pechino, con Enrico, e là, a rispettosa distanza, non c'era il garzone che faceva passeggiar su e giù i loro cavalli? Oppure, vecchia e sola e vestita di nero, si riposava su una panca, nella Brughiera di Hampstead? Ah, ecco là i comignoli di Londra, a rassicurarla.Non c'era dubbio, quei ragazzini erano piccoli "coc�neys" cenciosi, non già monelli del Celeste Impero vestiti di cotone turchino; e le stesse sue membra, entro le quali un certo pizzicor reumatico si fece sentire allorché essa si mosse un poco sulla dura panca, nulla avevano a che fare con la giovane creatura sana e fiorente che insieme a Enrico aveva preso al galoppo il fianco della riarsa altura.Quasi brancolando in una penombra di ricordi, Lady Slane tentò di rivivere la sensazione di quel benessere fisico; ma le fu impossibile.Un'obbediente intima voce, rievocata dal passato come una vecchia melodia, fluttuava inafferrabile sul limitar delle memorie, riproducendo in parole i fatti di quella sensazione, ma senza suscitare risposta nel vecchio corpo ormai ottuso.Invano essa si diceva che una volta s'era risvegliata in un mattino d'estate, desiderosa di balzar dal letto e di correre fuori, all'aria aperta, per dar sfogo alla sua esuberanza.Invano, malgrado i suoi sforzi, tentava di rinnovar l'orgasmo dell'attesa di quel momento in cui sospesa la loro vita ufficiale - al buio essa si volgerebbe tra le braccia di Enrico.Ormai, non erano che parole, spoglie d'ogni realtà.Le uniche cose cònsone alla realtà erano quelle che componevano l'umile vita quotidiana in compagnia di Genoux; i piccoli interessi di quella vita - i fornitori che suonavano il campanello alla porta di servizio, l'arrivo di un pacco di libri dalla libreria Mudie, i conciliaboli, se era meglio comprare dei "muffins" o dei "crumpets" per il tè settimanale del signor Buc�trout; e l'agitazione che causava un'annunciata visita di Carry; e il progredir di certi acciacchi ai quali Lady Slane cominciava davvero ad affezionarsi.Quel suo corpo, di fatto, stava diventando il suo compagno, la sua costante risorsa e preoccupazione; tutte le piccole miserie fisiche a lei sola note, insignificanti e presto scacciate in gioventù, con la vecchiaia diventavano prepotenti ed esercitavan sul serio la tirannia che avevan sempre minacciato.Eppure, non era da dire che non fosse una tirannia simpatica e interessante.Un sospetto di lombaggine, costringendo Lady Slane ad alzarsi dalla poltrona con mille cautele, le rammentava quel certo giorno in cui aveva fatto uno sforzo alle reni, a Nervi; dopo d'allora, non aveva mai più potuto fidarcisi molto, della sua schiena.E come le eran noti i piccoli segreti della sua dentatura, per cui doveva mangiare adagino, masticando da una parte piuttosto che da un'altra.Istintivamente aduncava un dito - il medio della sinistra per sfuggire allo spasimo della neurite.Un'unghia che minacciava d'incarnarsi obbligava Genoux a usare il calzascarpe con la più gran precauzione.E tutte queste parti del corpo diventavano prepotentemente personali: la mia schiena, il mio dente, il mio dito, la mia unghia; e ancora una volta, era Genoux l'unica persona che sapesse esattamente quel che significava un'improvvisa esclamazione della sua padrona mentre si lasciava cadere nella poltrona; e i legami tr

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a Lady Slane e Genoux raggiungevano le incommensurabili altezze di un legame tra amanti, di un'assoluta intimità fisica.Di simili piccole cose era fatta ormai la vita: dell'unione con Genoux, dell'interesse verso il proprio corpo che si disintegrava, delle attenzioni del signor Buc�trout e delle sue visite settimanali, della gioia che le dava il pruinoso mattino coi fanciulli che facevan volare gli aquiloni sulla Brughiera; persino del timor di scivolare su un gradino ghiacciato, ben sapendo quanto fragili fossero le vecchie ossa.Tutte cose insignificanti, trascurabili, che sole nobilitava il loro vasto sfondo, lo sfondo della Morte.Certi pittori di scuola italiana dipingevano alberi - pioppi, salici, ontani - con ciascuna foglia separata, e netta, e venata, contro un cielo verde translucido.Di tale specie erano le piccole cose, le armoniose foglie della vita presente di Lady Slane: redente dalla loro banalità, dalla giustapposizione su di una luminosa eternità.Lady Slane si esaltava, evadeva da una troppo ovvia meschinità, da una vita banale, ogni qual volta le tornava alla mente che nessuna avventura poteva ormai accaderle fuorché l'avventura suprema, quella per cui tutte le altre non erano che preparazione.Ma aveva fatto male i suoi calcoli, tuttavia, dimenticando che le sorprese della vita sono inesauribili, e lo sono fino alla fine.Rientrando in casa quel giorno, scorse sul tavolo nell'ingresso un cappello maschile di forma inusitata; e Genoux, al colmo dell'agitazione, l'accolse bisbigliando: Miladi! il y a un monsieur... je lui ai dit que miladi était sortie, mais c'est un monsieur qui n'écoute pas... il attend miladi au salon.Faut-il servir le thé...Miladi tera bien ses souliers, de peur qu'ils ne soient humides?

Lady Slane riandava con la mente al suo incontro col signor FitzGeorge, così come il signor FitzGeorge riandava con la mente al suo incontro con Lady Slane.Dopo aver aspettato a lungo e invano che Kay lo conducesse con sé, FitzGeorge aveva pensato bene di far di testa sua, ed era andato solo.Da quello spilorcio che era malgrado i suoi milioni, era venuto sino a Hampstead con la ferrovia sotterranea; aveva fatto a piedi il tratto dalla stazione alla casa di Lady Slane; e fermatovisi davanti, ne aveva apprezzato la georgiana dignità con gli occhi di un conoscitore, esclamando con soddisfazione: Ah! Ecco la casa di una donna di gusto.Ben presto doveva constatare il proprio errore; riuscito a farsi strada fin nell'anticamera, imperterrito di fronte alle obbiezioni di Genoux, aveva trovato che Lady Slane non aveva gusto affatto.La scoperta gli procurò un perverso piacere.La stanza in cui la riluttante Genoux lo introdusse era semplice e comoda. Delle poltrone, dei "chintzes"...E le luci al posto giusto bofonchiava passeggiando avanti e indietro.La prospettiva di rivedere Lady Slane lo scombussolava oltre ogni dire.Ma quand'essa entrò, apparve subito evidente che non si rammentava affatto di lui.Lo salutò cortesemente, con un ritorno alla maniera viceregale; si scusò d'essersi trovata fuori, lo invitò ad accomodarsi; disse che Kay gli aveva ben fatto il di lui nome; aggiunse che il tè sarebbe stato pronto fra un minuto; ma era chiaro che non riusciva a capire qual buon vento lo avesse mai condotto da quelle parti.Forse aveva un vago sospetto ch'egli intendesse scrivere la vita di Lord Slane? Còlto da quell'idea, FitzGeorge ruppe in un riso chioccio, e alquanto inesplicabile per Lady Slane.Non gli riusciva facile spiegare, lì su due piedi, come fosse stata la Viceregina, e non il Viceré, che più di mezzo secolo prima, a Calcutta, aveva attirato la sua attenzione.Così come stavano le cose, fu costretto a spiegare che, in gioventù, era venuto con delle lettere di presentazione al Palazzo del Governo e aveva ricevuto un superficiale invito a pranzo.

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FitzGeorge, tuttavia, era ben lungi dall'essere imbarazzato, troppo lontano com'era da convenzioni sociali di questo genere.Parlò di sé con molta semplicità e senza raggiri.Vedete, disse ero un giovane senza nome, al quale un padre ignoto aveva lasciato un'enorme fortuna, esprimendo il desiderio ch'io facessi il giro del mondo.Naturalmente, non vedevo di meglio che approfittar di un'occasione simile.E' sempre una bella cosa, poter soddisfare dei desideri che coincidono coi nostri.Gli avvocati, che erano anche i miei tutori, aggiunse in tono asciutto lodarono il mio zelo nell'accondiscendere al desiderio espresso nel testamento.Secondo le vedute di quei vecchi barbogi che muffivano in Lincoln's Inn, un giovanotto che disertava Londra per l'Estremo Oriente dietro semplice consiglio paterno era davvero un figliuolo obbediente! Probabilmente, stimavano i ridotti dei teatri di Shaftesbury Avenue più affascinanti dei bazar di Canton.Beh, la sbagliavano.Metà dei tesori della mia collezione attuale, Lady Slane, li devo a quel viaggio intorno al mondo compiuto sessant'anni fa.Era evidente che Lady Slane non aveva mai udito parlare della collezione FitzGeorge.Così gli fece capire, almeno.FitzGeorge gongolava, così come aveva gongolato alla scoperta che Lady Slane non aveva gusto.Magnifico, Lady Slane! La mia collezione, mi figuro, ha il doppio almeno del valore di quella di Eumorphopoulos, ed è altrettanto celebre - per quanto possa permettermi di dire che l'ho pagata la centesima parte del suo valore attuale.E, a differenza della maggior parte degli esperti, non ho mai perso di vista un sol momento la bellezza.Rarità, curiosità, antichità non sono abbastanza per me.Io ho bisogno della bellezza, o, quanto meno, della perfezione tecnica.E sono stato ricompensato.Oggigiorno non c'è pezzo nella mia collezione, per cui qualunque museo non darebbe i suoi migliori.Lady Slane, che non s'intendeva molto di queste cose, pareva divertirsi a quelle puerili vanterie.E lo incitava a proseguire, quella vecchia gazza ladra con un fondo d'ingenuità, quel collezionista di cose belle, che improvvisamente aveva trovato la strada della casa di lei, e ora sedeva là vicino al caminetto, e faceva il fanfarone, dimentico di quel tal pranzo a Calcutta e della sua amicizia con Kay, le sole cose che avrebbero potuto giustificare la sua indiscrezione.Sin dal primo istante, egli aveva avuto per lei il fascino di una figura completamente staccata e isolata.Il fatto stesso che non aveva conosciuto genitori, che non possedeva un nome legittimo, ma era puramente e semplicemente se stesso, lo rivestiva agli occhi di Lady Slane di un certo leggendario incanto.Ne aveva avuto abbastanza, nella sua vita, di gente che esibiva come passaporto la propria posizione sociale.Di questi passaporti, il signor FitzGeorge non ne possedeva; nemmeno la sua ricchezza poteva considerarsi come tale, ché la sua nomèa di avarizia distruggeva istantaneamente le speranze del più intraprendente cacciatore di benefici.Curioso davvero, poi, che l'avarizia di FitzGeorge non urtasse Lady Slane come quella di suo figlio Guglielmo.Guglielmo e Lavinia erano degli avari furtivi; non potevano fare a meno della taccagneria; l'avevano nel sangue la loro parsimonia (Lady Slane ricordava d'aver pensato, quando s'erano fidanzati, che era quello il vero legame tra di loro), ma non avevano il coraggio delle loro opinioni, e cercavano di dissimularle.FitzGeorge indulgeva alla propria debolezza su vastissima scala, e non ne faceva mistero.A Lady Slane piacevano le persone che, se avevano dei vizi, non se ne vergognavano; disprezzava ogni travestimento dettato dall'ipocrisia.Così, quando il signor FitzGeorge le confessò che gli rincresceva enormemente separa

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rsi dai propri quattrini, e che non lo faceva se non di fronte alle irresistibili tentazioni della bellezza, e non si consolava che all'idea di fare un buon affare, Lady Slane rise francamente, dicendo che non per questo meritava meno rispetto.Dall'altra parte del caminetto, egli la guardava.Lady Slane osservò che portava un vestito spelacchiato.A Calcutta, se ben ricordo, avete riso di me disse FitzGeorge.Di Calcutta egli pareva ricordare un'infinità di cose.Lady Slane, ribatté scherzoso allorché essa gli rinfacciò la sua ottima memoria non avete ancora osservato che i ricordi di gioventù si acuiscono con l'avanzar dell'età? Quel piccolo "ancora" tornò a farla ridere: ecco che egli recitava la parte d'un uomo il quale vuol far credere a una donna che essa è ancora giovane...Essa aveva ottantotto anni, ma la molla principale che andava da uomo a donna s'arrotolava tuttora come un cobra tra loro due.Molti erano gli anni trascorsi da quando essa aveva sentito quello stimolo; e giunse come un risorgere inatteso, un tremolìo, un gesto di commiato che la turbò stranamente, ridestando un'eco la cui melodia essa ne riusciva a rievocare interamente.Aveva veramente veduto FitzGeorge prima d'allora, o quella lieve e antiquata galanteria ridestava soltanto in lei un generico ricordo di anni in cui non incontrava quasi occhio d'uomo senza leggervi l'ammirazione? Comunque fosse, la presenza di costui la inquietava, benché non potesse negare che quella lievissima agitazione non fosse men che piacevole; e del resto egli l'aveva guardata in modo da farle capire che, solo ch'egli volesse, era anche capace di fornirle la spiegazione.E dopo ch'egli se n'era andato, essa se n'era rimasta là a fissare nel fuoco, sforzandosi di ricordare, sforzandosi di metter la mano su qualche cosa che, come un supplizio di Tantalo, s'ostinava a rimaner fuor di portata, a sfuggirle...Qualcuno aveva bussato al suo cuore, come il batacchio d'una vecchia campana fessa in un campanile abbandonato.Nessuna squilla si ripercuoteva per le valli, ma dentro il campanile un tintinnìo, una vibrazione appena si propagava, tanto da disturbar gli stornelli nei loro nidi e da far rabbrividire le ragnatele.Il mattino dopo, s'intende, Lady Slane rise delle ubbìe della sera avanti.Che bizzarri ghiribizzi sentimentali l'avevan mai còlta? Per due ore aveva sognato come una signorina! Era stata tutta colpa di quel FitzGeorge, che s'era introdotto a quel modo in casa sua, che aveva tirato in ballo il passato, prendendola garbatamente in giro per la sua dignità di giovine Viceregina, guardandola con l'aria di voler dire: e questo che dico non è niente... il bello verrà poi; colpa di quel FitzGeorge, che s'era dimostrato un poco beffardo, un poco galante, rivelando un'incondizionata ammirazione e una segreta commozione.Se pure i modi di lui s'eran mantenuti assai superficiali, Lady Slane sapeva che a quella visita egli doveva aver dato un certo peso.Chissà se sarebbe ritornato? Se quel signore fosse ritornato, domandava Genoux, doveva farlo passare avanti? Questa volta, sarebbe preparata, e non l'avrebbe scostata da banda (come se lei, Genoux, fosse un giornale vecchio) per entrar dritto filato in anticamera e posar sul tavolo quel ridicolo cappelluccio.Ah, mon Dieu, miladi, quel drle de chapeau! E si piegava in due, soffregandosi le mani lungo le coscie mentre rideva, rideva.A Lady Slane piaceva veder ridere Genoux così di cuore su tutto ciò che a lei pareva ridicolo.Per tutta risposta a quell'allegria, si permise un sorriso sul cappello del signor FitzGeorge.Chissà dove li prendeva, quei cappelli? domandava Genoux; car je n'ai jamais vu un pareil chapeau en devanture.Li faceva fare apposta per lui, su misura? E la sciarpa che aveva al collo...Suo Onore l'aveva vista? Tutta a scacchi, come un garzone di scuderia.C'est un original concluse saggiamente Genoux; ma, diversamente da una cameriera inglese, non le bastava ridere alle spalle del signor FitzGeorge.Avrebbe voluto saperne di più sul conto suo.

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Una cosa che faceva pena, diceva, essere a quel modo - un vieux monsieur, e tutto solo.Non aveva mai avuto moglie? A vederlo, non aveva l'aria di avere avuto una moglie.E Genoux andava dietro a Lady Slane, avida d'informazioni che questa non era in grado di fornirle.Aveva preparato un buon tè, diceva Genoux; quella giacca mal ridotta le aveva fatto supporre un'eccessiva povertà.J'ai vite couru au coin de la rue, attraper l'homme au "muffins"; ma apparve alquanto contrariata, quando Lady Slane le disse, in tono piuttosto asciutto, che per quanto ne sapeva lei il signor FitzGeorge era milionario.Un milliardaire! Et s'affubler comme a! Genoux non sapeva darsi pace.Ma insomma, che doveva fare? domandò.La prossima volta, doveva farlo passare avanti o no? Lady Slane rispose che non credeva che il signor FitzGeorge sarebbe tornato, ma nell'attimo stesso in cui disse così, seppe d'aver detto una bugia; FitzGeorge, nell'accomiatarsi, trattenendole la mano, aveva chiesto il permesso di ritornare.Perché doveva mentire, con Genoux? Sì, lo farai passare avanti... disse, incamminandosi verso il salotto.Erano tre, ora, tre vecchi: il signor Buc�trout, il signor Gosheron, e il signor FitzGeorge.Un bizzarro trio - un agente d'immobili, un capomastro e un amatore d'arte! Tutt'e tre vecchi, tutt'e tre eccentrici, tutt'e tre misantropi.Che strana vicenda era stata, che essa si fosse staccata da tutto il complesso che formava la sua vita le sue attività, i suoi figli, e Enrico - per sostituirla, in quel breve interludio prima della fine, con una nuova esistenza popolata secondo i suoi desideri! Forse era stata lei a volere così, ma non arrivava a figurarsi come vi fosse riuscita.Forse disse ad alta voce si ha sempre quel che si desidera, quando si è alla fine.Tolse da uno scaffale un vecchio volume, lo aprì a caso e lesse:

"Cessate i vostri giuramenti, cessate le vostre bestemmie, Cessate le vostre pompe, cessate la vostra vanagloria, Cessate il vostro odio, cessate i vostri spergiuri, Cessate le vostre malizie, cessate le vostre invidie, Cessate le vostre ire, cessate le vostre lascivie, Cessate le vostre frodi, cessate i vostri inganni, Cessate di profferir, con la vostra lingua, calunnie.Non era strano che qualcuno avesse espresso il suo pensiero nel diede uno sguardo alla data - nel 493? Lesse la strofa che seguiva:

Fuggi falsità, fallacia, fragilità e ferocia, Fuggi favori e follie, Fuggi finzioni e favole, Fuggi festosità frammiste a frode, Fuggi frenesie, fuggi frivole fantasie, Fuggi i fanfaroni che fingono adulazioni...Tutto essa aveva fuggito, fuorché le frivole fantasie; non erano forse, quei suoi tre vecchietti, frivole fantasie?... frivoli fantasmi, corresse sorridendo.Quanto alle pompe, alle vanaglorie, e alle lingue che profferivan calunnie, erano cose che ormai non oltrepassavano più la soglia di casa sua, fuorché quando glie le portava dentro Carry, con una folata d'aria gelida.Poi, si colse in fallo: come mai accettava subito in blocco quel FitzGeorge e lo ammetteva tra i suoi intimi? Tolta una civile frase di commiato, che ragione aveva di credere ch'egli si sarebbe fatto ancora vedere? FitzGeorge tornò a farsi vedere, e Lady Slane udì che Genoux lo faceva passare avanti come un vecchio amico.Sì, Suo Onore era in casa; sì, Suo Onore aveva lasciato detto che sarebbe stata ben contenta di ricevere monsieur, a qualsiasi ora.Lady Slane tendeva l'orecchio, desiderosa che Genoux non sfoggiasse tanta ospitalità per conto della sua padrona.Ora non era più tanto sicura che le facesse piacere veder le porte di casa sua spalancate a quell'invadente signor FitzGeorge.Proprio, bisognava dire a Kay di farglielo capire delicatamente.Lo ricevette, intanto; si levò, morbida tra i neri panneggi, gli porse la mano col sorriso ch'egli non aveva dimenticato.

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Perché non doveva riceverlo? Dopo tutto, erano due vecchi, erano molto vecchi, tanto vecchi che non riuscivano a togliersela di mente, la loro età; e a tanta età era pur bello starsene lì come due gatti nel canto del fuoco, a riscaldarsi le vecchie ossa, tendendo mani così diafane da lasciar trasparire rosea la fiamma, mentre la conversazione ferveva o languiva senza sforzo alcuno.Tutta la sua vita, Lady Slane aveva saputo dare agli altri l'impressione che potevano parlare se così garbava loro, ma anche star zitti se così preferivano; ed era stata, questa, una delle ragioni che avevano spinto Enrico a sposarla.Possedendo nell'intimo suo un gran fondo di calma, era capace di comprendere che anche gli altri godessero nella calma.Enrico Holland soleva dire che poche donne sapevano esser quiete senza esser noiose, e meno donne ancora sapevano parlare senza dar fastidio; ma Enrico Holland, a cui pure piacevano le donne, aveva poca stima di esse, e non ce n'era nessuna che lo soddisfacesse, all'infuori di sua moglie.FitzGeorge l'aveva diagnostizzato con un acume non comune, là a Calcutta, dove Dio sa se il Viceré ne aveva avute attorno a sé di donne graziose e spiritose, tutte amabilmente illuse dalle assiduità che il Viceré dedicava loro per turno.Grazie a Dio, pensava FitzGeorge, Lady Slane non aveva gusto.Egli era sazio di donne che si vantavano di aver gusto e quindi presupponevano segrete armonie con un conoscitore come lui.Non c'era rapporto, fra le due cose - fra "decorazione" e bellezza vera.Le opere d'arte delle sue collezioni appartenevano a un mondo ben diverso da quello deglistilizzati "interni" di quelle dame di gusto.Quasi con tenerezza FitzGeorge guardava le lampade dai paralumi rosa e i tappeti turchi di Lady Slane.Chi desiderasse un po' di bellezza non aveva che a riposar lo sguardo su di lei, così fine e decrepita e bella, pari a un avorio scolpito; lei che fluiva come un'onda nella sua poltrona, tanto leggere ed esili erano le sue membra; e la fiamma del caminetto gettava riflessi rosei sui suoi lineamenti e sui capelli nivei.Nessuna giovinezza aveva la bellezza incomparabile d'un vecchio volto; il volto della giovinezza era una pagina bianca.Incapace era la giovinezza di starsene seduta così immobile, in riposo assoluto, quasi che ogni impeto, ogni movimento fossero esauriti, passati ormai, per far luogo all'attesa e alla rassegnazione.FitzGeorge ringraziava il Cielo che gli aveva risparmiato la vista di Lady Slane nella sua maturità, sì ch'egli aveva potuto serbare intatta la memoria di lei così come ell'era nella sua giovinezza vivace e piena di fuoco; e ora completava quel ricordo con questa visione di una Lady Slane giunta in fondo al libro della sua vita.La stessa donna; ma lui all'oscuro di come s'era svolta, tra i due capi, la storia.FitzGeorge s'accorse che da cinque minuti buoni non aveva aperto bocca.Lady Slane pareva essersi dimenticata di lui.Eppure non dormiva, ché guardava quieta quieta nel fuoco, in grembo le mani inerti nella posa consueta, i piedi riposanti sul parafuoco.FitzGeorge era sorpreso ch'essa lo accettasse con tanta naturalezza."Vero è che siamo vecchi," pensò "e le nostre sensazioni sono mutate.Essa trova naturale che io me ne stia seduto qui come se l'avessi conosciuta per tutta la mia vita." Lady Slane disse ad alta voce non credo che la vostra viceregalità fosse una gran soddisfazione per voi.Aveva una voce piuttosto aspra e sardonica di natura, né faceva sforzi per addolcirla neppure in presenza di Lady Slane.Disprezzava l'umanità, e ne faceva tanto poco caso che di rado parlava senza sogghigno.Kay era suo amico, ma anche a Kay, FitzGeorge non risparmiava le frecciate della sua lingua.Mossa da un ravvivarsi della solidarietà verso suo marito, Lady Slane s'irrigidì un poco.Anche la viceregalità ha la sua ragione d'essere, signor FitzGeorge.

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Ma non per creature come voi ribatté imperterrito FitzGeorge.Lo sapete, seguitò curvandosi in avanti che mi faceva stizza vedervi imprigionata fra quelle mummie? Voi vi rassegnavate e recitavate la vostra parte - oh, a meraviglia! - ma non facevate che smentire la vostra natura.Rammento quella sera che con altri ospiti attendevo l'arrivo vostro e di Lord Slane, prima di pranzo; eravamo radunati, una trentina, credo, in un gran salone, tutta gente ingioiellata e in uniforme, tutti più o meno con l'aria imbambolata, sull'immenso quadrato d'un tappeto.Rammento che c'era un gran lampadario, con tutte le candele accese, tintinnante ogni volta che qualcuno, al piano di sopra, camminava.Chi sa se era il vostro passo che faceva tintinnire quel lampadario? E poi, due battenti si spalancarono, e voi entraste col Viceré, e tutte le signore s'inchinarono.Finito il pranzo, voi due avete tenuto circolo, dicendo qualche cosa a ogni invitato...Eravate vestita di bianco, con dei diamanti nei capelli, e mi avete domandato se speravo di poter prender parte a una partita di caccia grossa.Forse pensavate che era quello il genere di domande da porsi a un giovinotto ricco; non potevate sapere quanto mi fosse odiosa la sola idea di uccidere un animale.Risposi di no; ero soltanto un viaggiatore.Ma non credo che, per quanto m'abbiate sorriso attenta, ascoltaste la mia risposta.Certo stavate pensando a qualcosa da dire a chi veniva dopo di me, e senza dubbio dev'essere stato qualche cosa di altrettanto cortese e poco appropriato.Fu il Viceré e non voi a lanciare l'idea che vi accompagnassi nel vostro viaggio.Il nostro viaggio? fece Lady Slane, stupita.Sapete che modo facile e amabile aveva di lanciar le idee? Nella maggior parte dei casi, si sapeva benissimo che non dava importanza a quel che diceva, e che non s'aspettava affatto che uno accettasse le sue proposte.Bisognava inchinarsi e dire: "oh grazie, magnifica idea davvero..." e poi, non parlarne mai più.Lord Slane era capace di dire: "la Cina? sicuro, vado in Cina la settimana ventura; paese interessantissimo, la Cina; dovreste venire con me".Ma sarebbe rimasto molto stupito se uno lo avesse preso in parola, quantunque oserei dire che la sua perfetta educazione avrebbe dissimulato la sua sorpresa.Non trovate che ho ragione, Lady Slane ? Senza aspettare che Lady Slane gli desse ragione, egli continuava.Ma questa volta trovò qualcuno che lo prese in parola.E quel qualcuno ero io. "Voi che siete un antiquario, FitzGeorge", mi disse Lord Slane - per lui, antiquario era un termine vago - "e non avete fretta, perché non venite con noi a Fatihpur Si�hri?" Il gioco di pazienza nella mente di Lady Slane si metteva improvvisamente a posto.Le note ricordate a mezzo ritrovavano la loro melodia.Lady Slane era là, sulla terrazza della deserta città indiana, e guardava il paesaggio bruno, dove nugoli di polvere segnavano, a tratti, la strada verso Agra.Poggiava il braccio al parapetto torrido e roteava lentamente l'ombrellino.Roteava l'ombrellino, perché si sentiva un poco a disagio.Lei e il giovane che le stava accanto erano isolati dal resto del mondo.Il Viceré s'era allontanato; ispezionava la moschea ornata di bassorilievi di madreperla, accompagnato da un gruppo di funzionari in uniformi bianche e elmetti di sughero; accennando col bastoncino, disse che si sarebbero dovuti allontanare i colombi di sotto le grondaie.Il giovane accanto a Lady Slane disse piano che era un gran peccato, quella condanna dei colombi: se una città era stata abbandonata dagli uomini, perché non dovevano ereditarla i colombi? I colombi, le scimmie, e i pappagalli, seguitava, poiché un litigioso volo di cacatoe verde giada li sfiorò nel passare; guardate quelle piume verdi contro queste mura damascate, aggiunse, levando il capo a guardar lo stormo che turbinava come una manciata di smeraldi attorno alla casa del Poeta...Era una cosa unica, disse, una città di moschee, palazzi e cortili abitata soltant

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o da uccelli e animali; chi sa che cosa avrebbe pagato, lui, per vedere una tigre salire i gradini di A�bar, e un cobra ravvolger pulitamente le sue spire nella sala del consiglio.Quanto più si addirebbero alla rossa città, di quegli uomini in stivaloni e "topees".Lady Slane, che lo ascoltava distratta, intenta a osservare ogni movimento del Viceré e del suo gruppo, aveva sorriso a quelle fantasie e aveva decretato che il signor FitzGeorge era un romantico.FitzGeorge.Il nome le tornava alla mente.Non c'era da stupirsi che, tra qualche migliaio di nomi, essa lo avesse dimenticato.Ma le tornava alla mente, ora, come le tornava alla mente lo sguardo che egli le aveva dato allorché essa lo aveva così garbatamente ripreso.Era stato più che uno sguardo; era stato un momento da lui creato, mentre tratteneva gli occhi di lei e li riempiva di tutto ciò che non osava o non voleva dire.A lei era parso di esser nuda dinanzi a lui.Sì disse FitzGeorge, guardando Lady Slane, che era là dall'altra parte del caminetto, a Hampstead.Avevate ragione; ero un romantico.Essa trasalì, al sentire che egli si ricollegava così alle sue stesse memorie; dunque quel momento aveva avuto un identico significato, un'identica intensità per entrambi? Quel significato l'aveva turbata, aveva fatto sì che per qualche minuto essa si sentisse più a disagio di quanto non volesse riconoscere.La sua fedeltà verso Enrico era senza macchia; ma dopo la partenza di FitzGeorge, quel giovine giramondo di cui la sua coscienza non aveva neppur registrato il nome, essa s'era sentita come se qualcuno avesse fatto esplodere una carica di dinamite nel suo più profondo recesso.Qualcuno, con uno sguardo, aveva scoperto la via a una camera segreta che essa nascondeva financo a se stessa.Quell'uomo aveva commesso l'audacia suprema di guardare entro l'anima di lei.FitzGeorge la guardava ancora.Buffo, non vi pare ? disse.E dopo che ci avete lasciati, ad Agra, disse Lady Slane disinvolta, mal disposta a confessare che egli l'aveva scossa che cosa avete poi fatto? Risalii verso il Cashmir disse FitzGeorge appoggiandosi allo schienale della poltrona e giungendo le punte delle dita.Risalii il fiume per una quindicina di giorni, con una barca.Avevo tempo finché volevo per pensare ai casi miei, e mentre guardavo i laghi cosparsi di fiori di loto rosei, pensavo a una donna giovane, vestita di bianco, così mirabilmente ammaestrata all' obbedienza, e così ribelle in cuor suo.Mi lusingavo, dicendomi che per un minuto le ero stato molto vicino; poi, ricordavo che dopo un solo sguardo essa si era distolta da me e s'era avvicinata a suo marito.Ma se l'avesse fatto perché aveva paura, o per mettermi a posto, questo non l'ho saputo mai.Forse per l'una e l'altra ragione.Se essa aveva paura, era di lei, non di voi disse Lady Slane; e quelle parole sorpresero tanto lei quanto FitzGeorge. Non mi sono mai lusingato che avesse paura di me disse FitzGeorge.Già fin d'allora sapevo che non avevo fascino per le donne, specie per una gran dama giovane e bella come voi.Non lo desideravo nemmeno aggiunse: e guardò Lady Slane con aria di sfida, per quanto glie lo permetteva la sua aria alquanto goffa di vecchio scapolo.Certo, non lo desideravate disse Lady Slane, rispettosa di fronte a quegli ultimi bagliori d'un contrastato amor proprio.No di certo disse FitzGeorge, riabbandonandosi nella sua poltrona, rappacificato.Eppure, sapete, aggiunse, come spinto ancora da un bisogno sempre vivo di sincerità benché non mi fossi mai innamorato prima, e non mi sia mai innamorato dopo, a Fatihpur Si�hri mi sono innamorato di voi.

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Veramente, credo sia stato fin da quel ridicolo pranzo a Calcutta.Altrimenti, non sarei andato a Fatihpur Si�hri.Era fuor della mia strada, e non son mai andato fuor della mia strada, né per un uomo né per una donna né per un bambino.Tanto vale che ve lo dica chiaro e tondo, Lady Slane; io sono il perfetto egoista.Non c'è nulla fuorché un'opera d'arte che possa tentarmi a uscir dalla mia strada.In Cina, dove andai dopo aver lasciato il Cashmir, rimasi così intossicato dalle opere d'arte che ben presto non pensai più a voi.Quella bislacca, incivile e tarda dichiarazione aveva suscitato in Lady Slane un guazzabuglio di sentimenti.Ne era rimasta offesa la sua fedeltà a Enrico.Turbava la pacata calma dell'età.Rinfocolava i dubbi della sua giovinezza.La urtava leggermente, e la lusingava più di quanto la urtasse.Era l'ultima cosa che si sarebbe attesa al mondo - lei, i cui giorni erano nutriti ormai da sguardi verso il passato e da una sola certezza avvenire.Si sarebbe detto che quel FitzGeorge fosse arrivato col deliberato e maligno proposito di recar scompiglio alla sua rassegnazione.Ma anche in Cina seguitava FitzGeorge trovai tempo e modo di pensare a voi e a Lord Slane.Mi sembravate male assortiti.Dicendo che eravate male assortiti, non voglio dire che, con ciò, non adempiste magnificamente al vostro dovere.Vi adempivate così magnificamente, che la faccenda mi pareva sospetta.Lady Slane, che cosa avreste fatto della vostra vita, se non aveste sposato quel deliziosissimo e sconcertante ciarlatano? Ciarlatano, signor FitzGeorge? No, non un ciarlatano in tutto e per tutto, s'intende; al contrario, è riuscito a essere un valido Primo Ministro per ben cinque e - a quanto mi si è detto - difficili anni.Quasi tutti gli anni, sia detto tra di noi, sono difficili.Forse io lo giudico male.Era uno degli uomini più affascinanti ch'io abbia conosciuto; ora, se il fascino paga la spesa fino a un certo punto, c'è un punto oltre il quale nessun uomo di buon senso dovrebbe andare.Lord Slane passava il segno - lo passava oltre misura.Era troppo buono per esser vero.Voi stessa, Lady Slane, quante volte lo avete mandato a quel paese, il suo fascino! Mancò un pelo a che Lady Slane rispondesse schiettamente e suo malgrado alla domanda, tanta era la naturalezza con cui era pòsta.L'interesse del signor FitzGeorge pareva sincero; eppure, quante volte Lady Slane non ricordava d'aver visto Enrico con la fronte china, pieno d'interesse per qualche questione umana che in realtà non poteva interessarlo, ritirato com'era in un mondo dove gl'interessi umani perdevano di valore, per non lasciargli in fondo al cuore altro che una fredda sardonica ambizione; e se Enrico era stato tale, perché non poteva esserlo anche FitzGeorge? Uomo politico l'uno, amatore d'arte l'altro; ma lei non aveva nessuna voglia di essere esaminata come se fosse una statuina della dinastia dei Tang sospetta d'essere un falso.L'osservare costantemente Enrico era stata per lei una lezione che non avrebbe facilmente dimenticato.Terribile era stata la vita in comune con lui; terribile l'amarlo, quell'essere così seducente, così ingannevole, e così gelido.Enrico, scoprì essa improvvisamente, era stato un uomo molto virile; la virilità, malgrado il fascino e la cultura, era stata la nota preponderante del carattere di Enrico.Malgrado il suo disdegno, egli viveva con tutti e due i piedi attaccati a questa terra.Volevo fare il pittore disse Lady Slane, rispondendo alla penultima domanda.Ah! disse FitzGeorge, col sollievo di chi finalmente ha trovato quel che cercava.

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Grazie.Questo mi dà la chiave.Dunque, potenzialmente eravate un'artista? Ma, essendo donna, non potevate sceglier vie traverse.Capisco.Ora mi è chiaro perché qualche volta, quando i vostri lineamenti erano distesi, avevate un'aria così tragica.Ricordo d'aver pensato, guardandovi: Ecco una donna che ha il cuore spezzato.Ma caro signor FitzGeorge! esclamò Lady Slane.Davvero, non dovreste parlare come se la mia vita fosse stata una tragedia.Ho avuto tutto, tutto quello che molte donne m'invidierebbero: posizione, agi, figli, e un marito che adoravo.Non avevo di che lamentarmi affatto.Se non che siete stata defraudata dell'unica cosa essenziale per voi.Nulla è essenziale per l'artista, se non lo sviluppo del suo ingegno.Lo sapete tanto bene quanto me.Frustrato nelle sue speranze, egli cresce difforme come un albero costretto entro una forma contro natura.La vita perde ogni sapore per lui, e diventa l'esistenza - un ripiego.Abbiate il coraggio di guardar queste cose in faccia, Lady Slane.I vostri figli, vostro marito, gli splendori che vi circondavano non erano che altrettanti ostacoli che vi allontanavano da voi stessa.Erano cose che sceglievate come surrogati per la vostra vera vocazione.Forse, m'immagino, eravate troppo giovane per sapervi regolare, ma quando avete scelto quella vita avete peccato contro la luce.Lady Slane si coprì gli occhi con la mano.Non era più forte abbastanza da sopportare il colpo di quell'accusa.Subitaneamente ispirato come un predicatore, FitzGeorge aveva sconvolto senza pietà la sua placida calma.Sì disse essa, debolmente.Lo so che avete ragione.Sicuro che ho ragione.Il vecchio Fitz può essere un bell'originale, ma un certo senso dei valori ce l'ha.E voi avete peccato contro uno dei primi canoni del mio credo.Non c'è da meravigliarsi ch'io v'abbia sgridata.Non mi sgridate più, disse Lady Slane, scoprendosi gli occhi e sorridendo vi accerto che se ho fatto male, l'ho scontato.Ma non dovete incolpare mio marito.Non lo incolpo.Secondo il suo modo di vedere, vi ha dato tutto quel che potevate desiderare.Soltanto, vi ha uccisa.Gli uomini le uccidono, le donne.Alla maggior parte delle donne piace essere uccise; così mi dicono, almeno.Siccome siete una donna, oso dire che anche voi abbiate provato un certo gusto a quel procedimento.E adesso, siete in collera con me? No disse Lady Slane.Mi sembra di sentirmi piuttosto sollevata, ora che sono stata scoperta.Naturalmente, ora capite che vi avevo già scoperta a Fatihpur Si�hri? Non nei particolari, certo, ma nel complesso.Questa conversazione non è che il seguito della conversazione che non abbiamo avuto.Commossa com'era, Lady Slane rise candidamente.Provava un'immensa gratitudine per quell'antipatico FitzGeorge, il quale, ora che aveva finito di sgridarla, la guardava ilare e affettuoso.Una conversazione che è rimasta interrotta per la bellezza di cinquant'anni disse Lady Slane.E che non potrà mai più essere ripresa disse FitzGeorge con tatto sorprendente, indovinando che essa paventava forse di sentir la lancetta penetrare nuovamente nella riaperta ferita.

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Ma ci sono certe cose che hanno bisogno di esser dette come questa, per esempio.E ora possiamo essere amici.

Sistemata così la loro amicizia, a FitzGeorge parve la cosa più naturale del mondo che la sua compagnia dovesse andare a genio a Lady Slane.Così egli arrivava senza preavviso, s'accomodava in quella che rapidamente diventò "la sua" poltrona, stuzzicava la Genoux che lo adorava, intavolava stravaganti discussioni col signor Buc�trout, imponeva le proprie abitudini in casa, pur adattandosi benone a quelle che costituivano la vita di Lady Slane.L'accompagnava persino nelle lente e malcerte passeggiate alla Brughiera.La mantellina di Lady Slane e il cappello duro del signor FitzGeorge divennero oggetti famigliari sotto gli alberi invernali.Un passo dopo l'altro, i due vecchietti se ne andavano assieme, talora sedendosi su una panca, non ammettendo neppur per sogno di esser stanchi, ma solo facendo mostra di voler ammirare il paesaggio.E quando l'avevano ammirato abbastanza da sentirsi di nuovo in gambe, eran d'accordo che era tempo d'alzarsi e di arrivare un pochettino più in là.Così riandavano ricordi di Constable; e visitarono persino la casa di Keats, quel bianco scatolino di affanni e tragedie abbandonato tra il verde cupo dei lauri come in un'isola deserta.Pari loro stessi a fantasmi, mormorarono piano del fantasma di Fanny Brawne e della passione che aveva dilaniato Keats; e incessantemente, là a portata di mano, voltato appena l'angolo, faceva capolino la passione per Debora Slane che avrebbe potuto dilaniare FitzGeorge, se egli (a differenza di Keats) non fosse stato quel tale accorto egoista, giusto giusto troppo sensato per lasciarsi trascinare da una passione senza speranza per la giovane Viceregina, e giusto giusto tanto insensato da serbarle cinquant'anni di remota fede.Fu sulla Brughiera ch'egli le rievocò un giorno un incidente che essa aveva dimenticato.Vi rammentate disse - quelle due paroline di proemio eran diventate loro così famigliari, ormai, che sorridevano ogni volta che se ne servivano - che il giorno dopo quel tal pranzo ritornai al Palazzo, a colazione? Il pranzo? disse Lady Slane, vagamente; la sua memoria aveva perso un po' di prontezza.Quale pranzo? A Calcutta rispose FitzGeorge con dolcezza; non s'impazientiva mai, quand'era costretto a suggerirle qualche cosa.Siccome avevo accettato di accompagnarvi a Fatihpur Si�hri, il Viceré m'invitò a colazione per il giorno dopo, dicendo che dovevamo accordarci per il viaggio.Arrivai piuttosto presto, e vi trovai sola.Non proprio sola, veramente.C'era Kay con voi.Kay? disse Lady Slane.Oh, ma non mi sembra che Kay fosse già nato a quel tempo...Aveva due mesi.L'avevate nella stanza con voi, nella sua culla.Non ve ne ricordate più? Siete rimasta un po' imbarazzata, trovandovi sorpresa insieme col vostro piccino da un giovanotto estraneo.Ma vi siete rinfrancata subito; rammento che ho ammirato molto la vostra semplicità.E m'avete invitato a guardarlo.Avete sollevato la tendina della culla; per farvi piacere ho dato un'occhiata a quel mostricino che c'era là in fondo, ma in realtà, quel che guardavo era la vostra mano che tratteneva la tendina.Era bianca come la mussola, macchiata appena dal colore dei vostri anelli.Questi anelli disse Lady Slane, toccando i piccoli bozzi sotto i guanti neri.Sarà così...Una volta, ho detto a Kay che lo avevo visto nella culla disse FitzGeorge con una risata chioccia.Me l'ero serbata per anni, quella barzelletta.Gli ho messo una pulce nell'orecchio, ve lo dico io! Ma di spiegazioni non glie ne ho date.

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Fino a oggi che è oggi, non sa ancora come sia andata la faccenda...A meno che non v'abbia fatto delle domande.No disse Lady Slane.Non mi ha mai domandato nulla.E anche se lo avesse fatto, non avrei saputo che rispondergli.No; si dimentica, si dimentica... disse FitzGeorge, spaziando con lo sguardo oltre la Brughiera.Eppure, ci sono certe cose che non si dimenticano.Ricordo la vostra mano sulla tenda, e ricordo l'espressione del vostro viso, mentre guardavate quel cosino stomachevole che più tardi è diventato Kay.Ricordo il contorto sentimento che suscitò in me quell'involontaria irruzione nella vostra intimità.Ma non durò a lungo.Suonaste il campanello, e venne una governante che si portò via Kay con tutta quanta la culla.Siete affezionato a Kay? domandò Lady Slane.Affezionato? fece FitzGeorge, stupito.Ecco - mi sono abituato a lui.Sì, forse si potrebbe dire che gli sono affezionato.Ci comprendiamo tanto bene da lasciarci in pace.Diciamo pure che siamo abituati l'uno all'altro.Alla nostra età, qualsiasi altro rapporto sarebbe fastidioso.Affetto - a dire il vero, pareva una cosa remota anche agli occhi diLady Slane.Affetto era quel che provava per il signor FitzGeorge, o press'a poco, e per Genoux, e per il signor Buc�trout, e, con assai minore intensità, anche per il signor Gosheron, ma erano affetti spogli ormai d'ogni affanno, d'ogni agitazione.Non altrimenti che il vecchio corpo suo era ormai spoglio d'ogni vitalità.Ogni emozione, ora, assumeva un color di crepuscolo.Le era grato, ma nulla più che grato, passeggiare piano piano, e sedersi su alla Brughiera col signor FitzGeorge, mentr'egli evocava ricordi d'un tempo la cui luce, anche attraverso quei veli, riusciva troppo vivida agli stanchi occhi di Lady Slane.Ma anche così, FitzGeorge non aveva detto a Lady Slane la verità tutta intera.Non le aveva detto che quel giorno, quand'era entrato e l'aveva sorpresa sola con Kay nella sua culla in un angolo della stanza, l'aveva trovata ginocchioni in terra, attorniata da una profusione di fiori.A lui che veniva fresco fresco dall'Inghilterra la stagione pareva invernale; eppure, rose, cappuccine, fiori di pisello còlti in un giardino indiano, a fasci assortiti, circondavano Lady Slane.Trasparenti vasi di cristallo pieni d'acqua, tutt'intorno sul tappeto, ponevan scie luminose nell'aria.Lady Slane aveva alzato lo sguardo verso il visitatore inaspettato, che l'aveva sorpresa in un'occupazione che poco s'addiceva a una viceregina, e che sarebbe spettata a qualche segretario o giardiniere, ma che essa preferiva compiere da sé.Le dita gocciolanti, aveva alzato lo sguardo, con la mano rimovendo i riccioli che le adombravano gli occhi.Ma con lo stesso gesto aveva anche scacciato altra cosa dai suoi occhi; tutta la sua vita privata aveva scacciato, sostituendovi la superficiale cortesia con la quale s'era levata, e, porgendogli la mano che prima aveva asciugato in un panno, aveva esclamato: Oh!...Signor FitzGeorge - lo sapeva allora il suo nome, temporaneamente almeno - scusatemi, non credevo davvero che fosse già così tardi.

In Saint James Street si notavano le frequenti assenze di FitzGeorge.Kay Holland stesso osservava che ora Fitz non era più tanto facilmente disponibile per l'ora di cena come una volta; per quanto la vera ragione andasse al di là dei più fieri sospetti di Kay.Ben lontano dall'avvicinarsi alla verità, egli manifestava al vecchio amico immeritate premure, timoroso che forse la stanchezza, forse la sua salute cagionevole

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lo costringessero a coricarsi di buon'ora; ma la loro amicizia s'era sempre avventurata su basi così cerimoniose, che Kay non voleva arrischiarsi a porre domande.Conosceva a menadito l'alloggio di FitzGeorge ed era quindi in grado di farsi un'idea di come vivesse il vecchio signore; riusciva a immaginarselo, a strascicarsi in veste da camera e pantofole tra il disordine delle sue incomparabili opere d'arte, intento a sciogliere un dado di brodo concentrato per prepararsi un po' di minestra sul fornello a gas; economizzando la luce elettrica al punto che una sola lampadina illuminava la scarna figura imbacuccata e sfiorava appena le dorature delle cornici accatastate - o forse che si contentava di un mozzicone di candela infisso nel collo d'una bottiglia? Kay avrebbe giurato che FitzGeorge si lesinava financo il mangiare; come del resto non doveva essere una vita molto sana la sua, tra tutta quella polvere, in stanze basse e inverosimilmente ingombre, dove alla serva che veniva a ore era concesso di badare appena a una sommaria pulizia.Come poi Fitz riuscisse a uscir fuori da quella sordida confusione sempre tutto lindo e strigliato, era un mistero per Kay, che trascorreva gran parte del proprio tempo ad aver cura a che tutto quanto in casa sua fosse lucido come uno specchio.Nessuna zitellona avrebbe potuto essere più pignolo di Kay Holland quando sovraintendeva all'annuale pulizia primaverile; e, le maniche della camicia ben rimboccate, lavava con le sue mani, entro una bacinella piena d'acqua, i più fragili tra i suoi tesori.Ma il vecchio Fitz! Kay si figurava che in quelle stanze non fosse mai stato fatto un po' d'ordine, da quando Fitz, chissà quanti anni fa, era entrato ad abitarvi; vero nido di gazza sotto le grondaie di Bernard Street, pieno zeppo d'oggetti accumulati, portati là dentro a uno a uno; buttati su una seggiola, o in terra se la seggiola si sfondava, cacciati alla rinfusa in un cassetto, ficcati a forza in un armadio che non si poteva più chiudere; mai toccati, mai spolverati, fuorché quando FitzGeorge, consentendo a rivelare i suoi pezzi più belli a un visitatore, soffiava via lo strato di polvere e alzava alla luce la pittura, il bronzo o l'intaglio che fosse.E adesso Fitz si vedeva di rado.Quando entrava al Club, pareva lo stesso di prima, e le apprensioni di Kay svanivano; se mai, si sarebbe detto un poco più arzillo.Maltrattava Kay con più gusto che mai, ammiccando come se si godesse uno scherzo che lui solo capiva.Ed era proprio così.Kay se ne stava lì a sentirlo, rinfrancato e felice.Nessuno lo aveva mai preso in giro come il vecchio Fitz.Ma anche se moriva dalla voglia di ritornar su quel certo discorso, che c'era stato chi lo aveva visto nella culla, timidità e abitudine glie lo proibivano.Fitz, tuttavia, non aveva più chiesto d'esser presentato a Lady Slane, con gran sollievo di Kay, il quale era certo che sua madre non avrebbe gradito affatto l'avvento di un estraneo nel suo romitaggio di Hampstead.Kay s'inorgogliva dell'acume dimostrato in quest'occasione e dell'abilità con cui aveva tenuto a bada il vecchio Fitz.Pure, ogni tanto lo coglieva uno scrupolo; forse non era stata troppo cortese la fermezza con cui aveva scoraggiato l'unico tentativo di Fitz di crearsi una nuova amicizia.Doveva esser costato parecchio sforzo a Fitz, il lanciar quell'idea; e ci voleva uno sforzo ancora più grande per ripeterla.Tuttavia, il primo dovere di Kay andava a sua madre.Né Carry, né Erberto, né Carlo comprendevano il desiderio d'isolamento della lor madre; ma lui, Kay, lo capiva.Era quindi dovere suo proteggere la madre secondandola nel suo desiderio.E l'aveva protetta - per quanto di solito fosse intimidito da Fitz - e grazie alla sua evasività, Fitz aveva apparentemente dimenticato il suo ghiribizzo.Uno di questi giorni, pensava Kay, sarebbe andato a far visita a mamma e le avrebbe raccontato come s'era comportato bene.Seguitò tuttavia a rimandare la spedizione; gennaio s'era messo a mostrare i denti

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sul serio, e Kay, al quale piaceva crogiolarsi al calduccio come a un vecchio gatto, non durò fatica a persuadersi che le stazioni della ferrovia sotterranea, dove tirava un'aria malandrina, non eran proprio il posto adatto per una persona avvezza ai comodi e già avanti negli anni come lui.Bene imbacuccato nel pastrano, con la sciarpa intorno al collo, s'avventurava da casa sua nel Temple attraverso Fountain Court, dove i piccioni eran tanto grassi che non si scostavan nemmeno per lasciarlo passare; scendeva la scalinata fino all'Emban�ment, risaliva Northumberland Avenue e prendendo per il Parco arrivava fino a Saint James Street; era la sua passeggiatina quotidiana di salute, ma più lontano di così non se la sentiva di arrischiarsi.Camminava volentieri a piedi non soltanto per amor dell'esercizio, ma anche perché era sensibilissimo alla presenza dei microbi in tutti i mezzi di trasporto pubblici; un microbo gli ispirava maggior orrore di un rettile; era raro che arrivasse a fine della sua giornata senza figurarsi d'esser vittima d'una malattia mortale almeno, e non beveva mai una tazza di tè senza render grazie alla divinità che aveva predisposto affinché l'acqua bollita fosse sterile.Non era detto, del resto, che non facesse buon viso a una giornata di pioggia o nevischio, che gli forniva il pretesto per rimanere in casa.La sua coscienza la metteva in pace con qualche amabile bigliettino alla madre, in cui le comunicava che era raffreddato, che aveva sentito dire che c'era parecchia influenza in giro, e che sperava che la Genoux avesse cura di lei.Ma tant'è, pensava, alla prima giornata di bel tempo darò una capatina a Hampstead e racconterò a mamma di FitzGeorge.Essa si divertirà un mondo e mi sarà riconoscente.Ma, come tanti più saggi di lui, Kay rimandò il suo progetto d'un tantino troppo per le lunghe.Aveva dimenticato che FitzGeorge era maggiore di lui di ben venticinque anni.Ottantun anno non è più l'età in cui sia permesso giocherellar col tempo.A venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, un individuo poteva dire senza compromettersi: rimandiamo la faccenda all'estate prossima per quanto, a dir la verità, anche a venti l'imprevisto possa starsene in agguato alle nostre spalle ma concedersi dilazioni simili quand'erano in gioco ottantun anno, significava davvero quanto fare un palmo di naso al Fato.Quello che poteva essere un pericolo inaspettato e improbabile a un'altra età, diventava una certezza dopo gli ottanta.Vero è che le vedute di Kay potevano trovarsi leggermente svisate dalla longevità della sua famiglia; ma certamente, la morte di FitzGeorge fu per lui un colpo che ricevette tra incredulo e risentito.Il primo sentore che ne ebbe gli apparve sugli affissi ai chioschi dei giornali: LA MORTE DI UN NOTO CLUB-MAN.Quella notizia, egli la registrava inconsciamente mentre, avviandosi a colazione, scendeva giù per l'Emban�ment e svoltava per Northurnberland Avenue; e non gli fece né caldo né freddo, tale e quale un cartello su uno degli omnibus che risalivano il selciato di Brixton.Qualche centinaio di passi più avanti vide altri affissi, quelli dell'edizione di mezzogiorno: MORTE DI UN MILIONARIO MISANTROPO NEL WEST-END.Se il pensiero di FitzGeorge gli attraversò la mente, Kay lo liquidò subito; Bernard Street, sia pure nella fantasia d'un giornalista, non poteva passare in nessun modo per West-End.Ma Kay non aveva esperienza della fantasia giornalistica.In ogni modo, comperò un giornale.Attraversando il Parco, notò che i fiori di croco incominciavano a sporgere il nasino giallo, nei prati.Migliaia di volte aveva fatto quel cammino.Placidamente entrò da Boodle, ordinò la sua bottiglia d'acqua di Vichy, spiegò il tovagliolo, si accomodò davanti l'"Evening Standard" e cominciò il suo pasto: una fetta d'arrosto con dei sottaceti.Tanto regolari erano le sue abitudini, che non aveva neppur bisogno di dire al cameriere che cosa voleva.Stava scritto là, in prima pagina, seconda colonna: UN NOTO CLUB-MAN TROVATO MORTO

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IN CASA SUA.STRANA ESISTENZA D'UN RECLUSO MILIONARIO FINALMENTE RIVELATA. (Anche in quel momento, accadde a Kay di domandarsi come mai uno potesse esser "club-man" e recluso al tempo stesso.) Poi, lo colpì il nome FitzGeorge...Lo strepito della forchetta e del coltello che Kay aveva lasciato cadere sul piatto fece alzar le teste agli altri avventori che già si stupivano dell'impassibilità di Kay.Ah... ecco che ha sentito... bisbigliarono.Sentito; s'intende che volevano dire "letto".Ma avrebbero anche potuto dire "sentito" senza andar tanto lontano, ché per Kay, l'urlo dei caratteri stampati era stato tanto forte da intontirlo.Gli parve che qualcuno gli avesse menato uno scapaccione sull'orecchio.Fitz - morto? disse a un tale che sedeva al tavolo accanto - un tale che da vent'anni conosceva appena di vista, e che salutava con un cenno del capo per abitudine.Poi, senza saper come ci fosse arrivato, se non per la vaga reminiscenza d'essersi frugato in tasca per pagare il tassì, si trovò in Bernard Street, su per le scale che conducevano all'alloggio di Fitz.La porta di casa era stata forzata - fracassata, scassinata - e c'era la polizia, due giovanottoni tronfi che avevan l'aria di scusarsi d'esser lì; del resto, si dimostrarono molto per bene e accomodanti verso Kay non appena seppero il suo nome.C'era anche Fitz, coricato sul letto in veste da camera, stranamente irrigidito.Sulla tavola c'era una sardina e mezza, un crostino mangiucchiato a metà e i resti d'un uovo sodo, poco appetitosi come soltanto riescono a esserlo i resti freddi d'un uovo sodo.Fitz, oh che sorpresa per Kay! portava una berretta da notte; una berretta da notte con un fiocco che spioveva da una parte.Era press'a poco lo stesso Fitz ch'era stato in vita, eccettuato il fatto ch'era completamente diverso; colpa, forse, della rigidità; ma l'impressione poteva anche attribuirsi al rimorso d'aver spiato il vecchio Fitz, d'averlo còlto nel momento in cui mai occhio umano lo aveva visto, il momento in pantofole, il momento in berretta da notte, il momento in cui aveva tolto dalla credenza le tre ultime sardine.Abbiamo ordine di non toccarlo, signore, disse uno dei giovani poliziotti, attento a che Kay non s'avvicinasse troppo e toccasse il suo amico fino a quando i dottori non saranno soddisfatti.Kay si ritirò nel vano della finestra, paragonando quella morte a quella di suo padre.Quei due avevano scelte vie diverse nella vita, non c'era che dire.Fitz aveva avuto il mondo in gran dispetto, aveva vissuto in segreto, per sé soltanto, trovando le sue gioie entro di sé, senza mai abbandonarsi a nessuno.Una volta sola Kay lo aveva visto agitato; una volta in cui un giornale aveva pubblicato un articolo sugli eccentrici di Londra.Buon Dio! aveva detto.Starsene in disparte significa forse essere eccentrici? Era andato su tutte le furie, vedendo citato il proprio nome.Non capiva la ragione della banale curiosità che gli uomini manifestavano a proposito dei propri simili; gli pareva una cosa volgare, seccante e inutile.Lui non chiedeva altro che d'esser lasciato in pace; non aveva alcun desiderio di prender parte al lavorìo che agitava il mondo; voleva soltanto viversene appartato, nel mondo che da sé si era scelto, assorto nella contemplazione di quelle opere di bellezza che poteva dir sue.Era la sua forma di spiritualità, la sua forma di contemplazione.Donde l'assenza di pathos in quella morte solitaria, che era in armonia con la vita che Fitz s'era scelto.Ma gli uomini della Legge e dello Stato non sapevano darsene pace.Invadevano la stanza, mentre Kay se ne stava lì tutto infelice presso la finestra, a cincischiare una sudicia cortina.Quel signore, dicevano, guardando la rigida silente figura, quel signore era sta

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to un riccone; di fatto, si diceva che la sua fortuna arrivasse a sette cifre.Usi ad aver a che fare con la solitaria morte dei poveri, nessun precedente diceva loro come dovevan comportarsi, in presenza della solitaria morte d'un milionario.Qualche parente doveva pure averlo, dicevano, guardando Kay come se Kay ci avesse colpa lui.Ma Kay disse che no; per quanto ne sapeva, il signor FitzGeorge non aveva parenti; nessun legame con nessuno su questa madre terra.Però, aggiunse può darsi che il South Kensington Museum sia in grado di fornirvi qualche informazione su di lui.A quelle parole, l'Ispettore di polizia sbottò in una grossa risata; ma subito, ricordandosi di essere in presenza d'un cadavere, si mise una mano sulla bocca.Un museo! disse.Bella fonte di informazioni, per uno che era morto.Indubbiamente l'Ispettore doveva avere una pacifica consorte, una fila di mocciosi maleducati, e un davanzale guarnito di vasi di geranii.Però, però, disse, il signor Holland non era poi tanto lontano dal cogliere nel segno, parlando del Museo.Se non fosse stato per via del Museo, lui, l'Ispettore, e i suoi uomini, non si troverebbero qui.La presenza della polizia non era affatto normale, là dove di delitto o di suicidio non c'era sospetto.Soltanto grazie al Museo che aveva telefonato a Scotland Yard, Scotland Yard aveva mandato la polizia a Bernard Street, per far la guardia a oggetti di valore che avrebbero potuto esser stati destinati in eredità alla nazione.Con tutto che l'Ispettore disprezzava manifestamente quegli oggetti, reagì istantaneamente alla parola "di valore".Ma possibile che il signor Holland non sapesse suggerir qualcosa di un po' più umano d'un museo? No, il signor Holland non sapeva...Flebilmente Kay suggerì di cercare se il signor FitzGeorge era nel "Who's Who".Beh, disse l'Ispettore, cavando di tasca un taccuino e mettendosi all'opera, chi era suo padre, in ogni modo? Tenetemi quei giornalisti fuor dai piedi, aggiunse stizzoso ai suoi due subordinati.Non aveva mai avuto un padre, rispose Kay, che si sentiva come un coniglio in trappola e malediceva il momento in cui era venuto in Bernard Street per farsi mettere il piede sul collo dalla polizia.Inoltre, aveva anche un vago sospetto che l'Ispettore varcasse i limiti del suo dovere nell'interesse della propria curiosità, frugando a quel modo nel passato del defunto milionario.L'Ispettore aprì tanto d'occhi, e un motteggio gli balenò nello sguardo, ma la coscienza della propria importanza lo fece svanir subito.Sua madre, allora? disse, significando che, se un uomo poteva fare a meno di un padre, era ben difficile che potesse fare a meno d'una madre.Ma Kay aveva oltrepassato da tempo la regione di allusioni simili; non vedeva FitzGeorge che sotto l'aspetto di una figura isolata, la quale lottava per serbar la propria indipendenza.Non ha mai avuto una madre replicò.Ma che cosa aveva, allora? domandò l'Ispettore, gettando ai suoi subordinati un'occhiata che riassumeva Kay in un sol verbo: "Gli gira".Kay ebbe la tentazione di rispondere: Una vita privata.Si sentiva un po' stordito, e il dissidio tra FitzGeorge e l'Ispettore, con tutto ciò che l'Ispettore pretendeva, era un po' troppo per lui; ma scese a patti: puntando il dito verso il guazzabuglio di opere d'arte che ingombrava la stanza, disse: Questa roba.Non è abbastanza sentenziò l'Ispettore.Era abbastanza per lui disse Kay.Quel ciarpame? ribatté l'Ispettore.Kay tacque.Uno degli uomini entrò, e bisbigliando qualcosa all'Ispettore, gli mostrò un biglietto da visita.

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Sta bene disse l'Ispettore.Fatelo entrare.C'è anche una folla di giornalisti sul pianerottolo, Ispettore.Vi ho già detto di tenerli fuor dai piedi.Dicono che vorrebbero dare appena un'occhiatina alla stanza.Impossibile.Dite loro che non c'è niente da vedere.Benissimo, Ispettore.Soltanto delle cianfrusaglie.Benissimo, Ispettore.Fate passare avanti quel signore del Museo.Nessun altro.A quanto pare, avevamo ragione, riguardo a questo Museo disse l'Ispettore volgendosi a Kay.Eccolo qui, quasi che fosse uno zio del povero morto.Svelto svelto.E porse il biglietto da visita a Kay, che lesse: "Cristoforo Foljambe, Victoria and Albert Museum".Entrò un giovanotto in soprabito turchino, con un cappello duro, guanti di capretto e occhiali di tartaruga.Gettato uno sguardo appena a FitzGeorge, distolse subito gli occhi, che vagarono invece curiosi pel disordine della stanza, stimando ogni cosa, mentre parlava con l'Ispettore.Il suo atteggiamento differiva tuttavia da quello di costui, ché qua e là un bagliore gli si accendeva nell'occhio e la mano gli guizzava in un involontario gesto predace verso certi mucchietti su una seggiola o su un tavolo, i quali di sotto al velo di polvere tradivano il loro valore inestimabile.Il deferente saluto che il giovanotto rivolse a Kay Holland aumentò la stima dell'Ispettore per Kay.Dopo tutto, un museo era sempre una pubblica istituzione, sovvenzionata in modo molto pratico (se pure meschino) da un sussidio governativo; ed eran queste le cose che provocavano, per non dir che comperavano, il rispetto dell'Ispettore, il quale dimostrò verso il signor Foljambe maggior deferenza di quanta non ne avesse dimostrata a Kay Holland.Questi non l'aveva mica scritto in viso di esser figlio di un ex Primo Ministro, mentre il signor Foljambe s'era fatto precedere da una carta da visita che diceva chiaro e tondo: "Victoria and Albert Museum".Il signor Foljambe, rendiamogli giustizia, era un po' imbarazzato.I suoi superiori l'avevano spedito a grande velocità a constatare se la roba del vecchio Fitz fosse custodita a dovere.Grazie a certe paroline lasciate cadere dal vecchio Fitz durante gli ultimi quarant'anni, il Museo accarezzava l'idea di potersi ragionevolmente arrogare un eventuale legato.Ritraendosi di nuovo nel vano della finestra a cincischiar le sucide cortine, Kay concedette all'Ispettore e al signor Foljambe il credito che era loro dovuto.L'Ispettore adempiva al proprio dovere; il signor Foljambe era stato inviato dal suo museo con una missione punto simpatica.La delizia che la scoperta d'un nuovo pezzo procurava a FitzGeorge, la burbera e inespressa estasi sua di fronte a un'opera di pura bellezza, erano cose che appartenevano a un mondo diverso da quella plateale protezione d'un morto, da quell'interesse per le disposizioni lasciate da quel morto.Kay conosceva il mondo, giusto quel tanto da sapere che non poteva essere diverso.Pur trattandosi di un suo amico, non provava una vera ironia.L'Ispettore e il signor Foljambe agivano entrambi secondo le istruzioni ricevute.E specialmente quest'ultimo si dimostrò molto perbene.Naturalmente, so che non ho diritto d'immischiarmene, andava dicendo ma considerando l'immenso valore della collezione, e il fatto che il signor FitzGeorge ci aveva sempre fatto capire che avrebbe lasciato la maggior parte dei suoi averi al

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la nazione, il mio museo si è sentito in dovere di intraprendere qualche passo adeguato per la sicurezza materiale di queste cose.Ho l'incarico di dirvi che se non avete nulla in contrario, possiamo mettere a vostra disposizione uno dei nostri uomini.Se ho ben capito, signore... dicevate che la collezione ha un valore inestimabile? Che ammonta a qualche milione, oserei dire replicò il signor Foljambe, assaporando il suo godimento.Beh... vi dirò che di queste cose, io me ne intendo poco.A me questa stanza fa l'effetto d'una bottega di robivecchi.Ma se lo dite voi, debbo pur crederlo.Il signore e l'Ispettore accennò col pollice a FitzGeorge non aveva famiglia, a quanto pare? No, che sappia io.Una cosa insolita, signore; veramente insolita, per un uomo tanto ricco.E... avvocati? insinuò il signor Foljambe.Nessuno s'è fatto avanti, finora, signore.Eppure, i giornali hanno dato la notizia nell'edizione di mezzogiorno.Vero è che qui non c'è telefono...E l'Ispettore girò attorno uno sguardo scandalizzato.Non potranno fare a meno di presentarsi in persona.Il signor FitzGeorge faceva vita molto ritirata.Lo so, lo so, signore... un vero misantropo, anzi.Io per me, queste cose non le capisco; io sono un uomo di compagnia.E... credete che fosse proprio a posto, signore?.E l'Ispettore si toccò un paio di volte la fronte.Un po' eccentrico, forse; ma niente di più.Uno s'aspetterebbe che un signore di quella fatta avesse almeno occupato qualche carica onorifica, eh? Che facesse parte di qualche comitato ospedaliero, o roba del genere.Non credo che il signor FitzGeorge si curasse molto del bene pubblico disse il signor Foljambe in un tono che Kay non seppe se qualificar di compassionevole o di caustico.E sì che non dovrei dire una cosa simile, aggiunse di un uomo che lascia al suo paese una collezione d'un valore inestimabile.Non dite quattro finché non l'avete nel sacco! sentenziò l'Ispettore.Il signor Foljambe si strinse nelle spalle.Le sue allusioni erano abbastanza chiare.E se non l'ha lasciata alla nazione, a chi volete che l'abbia lasciata? A meno che non vi abbia nominato suo erede universale, signor Holland disse volgendosi a Kay, e tutto ringalluzzito del suo scherzo.Ma il signor FitzGeorge non le aveva lasciate né all'Inghilterra né a Kay Holland, le sue collezioni.Le aveva lasciate, insieme al suo intero patrimonio, a Lady Slane.Il testamento era scritto su mezzo foglio di carta, ma era perfettamente lucido, perfettamente in ordine, legalmente valido, e non lasciava adito ad altre interpretazioni.Esso revocava un precedente testamento, con cui il patrimonio era devoluto a opere di beneficenza e la collezione destinata a essere divisa tra diversi musei, la National Gallery e la Tate Gallery.Specificava che l'eredità lasciata a Lady Slane era assoluta, spoglia da qualsiasi obbligo in quanto alle ultime disposizioni.Resa di pubblica ragione, la notizia suscitò la costernazione generale.La rabbia e lo sgomento dei musei erano eguagliati unicamente dallo stupore e dalla gioia della famiglia di Lady Slane, che si riunì immediatamente e in plotone serrato attorno al tavolino da tè in casa di Carry.La quale si trovava nella fortissima e invidiabile posizione di aver veduto la madre quello stesso pomeriggio; naturalmente, s'era precipitata difilato a Hampstead.Cara mamma! diceva.Non potevo mica lasciarla sola, con una responsabilità simile sulle spalle.Sapete come si trova impacciata, in questi casi...

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Ma come diavolo è venuta fuori tutt'a un tratto, questa storia? diceva Erberto, che quel giorno era particolarmente irruente.Come mai mamma conosceva quel FitzGeorge? E Kay, che cosa ci aveva a che fare? Che Kay e FitzGeorge fossero amici, lo sapevamo; ma non abbiamo mai saputo che mamma lo conoscesse altro che di vista.Non glie l'ho mai nemmeno sentito nominare...E l'irruenza di Erberto scoppiettava come un fuoco di legna secca.Era tutta una congiura, ecco quel che era; e Kay ha lavorato sotto sotto.Kay la voleva per sé, la roba del vecchio.Beh, in ogni modo Kay è stato messo nel sacco come se lo meritava! Ma è poi stato messo nel sacco? disse Carlo.Che cosa ne sappiamo, che Kay non avesse qualche accordo per conto suo con mamma? Kay s'è sempre tenuto molto in disparte da noialtri; e ho sempre avuto l'impressione che Kay, all'occasione, si sarebbe fatto pochi scrupoli...Oh! E' certo che... cominciò Mabel.Stai zitta, Mabel disse Erberto.Son d'accordo con Carlo; certo che Kay mi ha sempre avuta l'aria un po' losca.E mamma non ci ha mai detto nulla riguardo al proprio testamento.Finora, disse Edith, la quale, sebbene provasse una certa riluttanza a farlo, s'era unita alla combriccola dei suoi finora non aveva proprio niente da lasciarci.Come al solito, le parole di Edith passarono inosservate.Io non sono affatto della vostra idea disse Guglielmo, che godeva di gran rispetto in famiglia, e passava per avere la mentalità più pratica, tra tutti quanti.Se tra Kay e mamma c'era un'intesa, non avrebbero fatto in modo che la fortuna di questo FitzGeorge passasse prima alla mamma.Pensate un po' alle tasse...Di successione? disse Edith, senza tatto come sempre, completando la poco grata espressione.Mezzo milione, a dir poco! disse Guglielmo.No.Sarebbe stato molto meglio, se tutto fosse andato direttamente a Kay.Mamma è così poco pratica, purtroppo sospirò Carry.Tragicamente poco pratica disse Guglielmo.Perché non s'è consigliata con uno di noi? Basta, ormai è fatta proseguì in tono alquanto più filosofico.Ma, in nome di Dio, vorrei sapere che cosa se ne fa, mamma, di tutta quella roba! Non m'e parso che la cosa la interessasse molto disse Carry.L'ho trovata che leggeva un libro, mentre Genoux dava da mangiare al gatto in un angolo.Non credo che leggesse, però, perché quando le ho domandato che cosa leggeva di bello - tanto per dir qualcosa - non lo sapeva nemmeno: un libro che le aveva mandato Mudie, il libraio, mi ha detto; ma la mamma, lo sapete, le manda sempre lei le liste dei titoli in libreria, e con che cura! E' stato anche difficile entrare in casa, perché era letteralmente assediata dai giornalisti, al punto che mamma aveva proibito a Genoux di aprire la porta anche se suonavano il campanello.Ho dovuto fare il giro dietro al giardino e gridare: Mamma! sotto le finestre.E poi? disse Erberto, approfittando di una pausa di Carry.Quando sei entrata, che spiegazioni ti ha dato mamma? Nessuna.Sembra che lo avesse conosciuto in India, quel FitzGeorge; e recentemente era stato a farle visita, una volta o due; così mi ha detto mamma.Ma son certa che mi nascondeva qualche cosa.Quando ha detto che FitzGeorge era stato a farle visita, la Genoux, che gironzolava per la stanza, s'è messa a piangere ed è uscita.E bisognava vedere come si asciugava gli occhi nel grembiule.E borbottava "Un si gentil monsieur" o qualcosa di simile.Da cui ho capito che non deve averle lesinato la mancia.Ma la mamma, dico? Aveva l'aria scombussolata? Era tranquilla disse Carry, dopo aver riflettuto un istante.Sì, sì, in complesso son certa che nascondeva qualche cosa.

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Non ha fatto che cercar di cambiare discorso.Come se si potesse parlar d'altro! Non aveva visto gli affissi per tutta Londra, lei; questo è evidente.Cara mamma, e sì che io volevo soltanto aiutarla.Ah! Mi ha fatto pena, sentirmi così fraintesa.Pareva che volesse tenermi lontana... a debita distanza.Ma che cosa si può aver da nascondere all'età di tua madre? disse Lavinia.Non sarà mica... ? Mah! disse Carry.Non si sa mai! Che ne possiamo sapere? No! esclamò Erberto.No! Questo non lo posso credere! E parlava col tono retto e indignato d'un capo di famiglia.Forse no disse Carry, arrendendosi.Mi affido al tuo discernimento, Erberto.Eppure, sai, era un'idea così strana, quella che m'era passata per la testa.Tutti si sporsero in avanti, a sentire la strana idea che era passata per la testa a Carry.No... non ve la posso dire! disse Carry, che gongolava al vedersi centro di tanto interesse.Non posso proprio, nemmeno qui, dove sono certa che non escirebbe da queste quattro mura.Carry! disse Erberto.Lo sai che una volta avevamo fatto il patto di non cominciar mai una frase senza finirla.Quand'eravamo bambini disse Carry, che cominciava a cedere.Naturalmente, se preferisci non dire... disse Erberto.Insomma, se insisti... disse Carry.Ecco l'idea che m'è venuta.Nessuno di noi ha mai saputo che esistesse un'amicizia tra mamma e quel vecchio - quel vecchio FitzGeorge.Essa non ne ha mai parlato con noi.Ora, ecco che tutt'a un tratto vien fuori che si son conosciuti in India press'a poco all'epoca della nascita di Kay... forse un po' prima.E FitzGeorge è stato sempre amico con Kay.Poi, ecco che muore, lasciando la sua fortuna a mamma - non a Kay, è vero.Ma non è una ragione perché mamma, a sua volta, non lasci tutto a Kay.E chissà che non fosse nelle intenzioni di FitzGeorge, questo.Insomma, mamma non sarebbe che un mezzo per arrivare a Kay.Che ne sappiamo, che non fosse altro che una specie di "bluff"? Quei vecchi eccentrici lì, lo sapete, hanno un vero orrore dello scandalo.Perché... disse Erberto.Precisamente.Perché...Oh! No, no! insorse Edith.E' orribile, Carry, è mostruoso.Mamma voleva bene a papà, e non lo avrebbe mai ingannato.Cara Edith! disse Carry.Così ingenua! Per te, tutto quanto al mondo dev'essere o nero o bianco! Ma già essa rimpiangeva d'aver parlato in presenza di Edith, che era capace di spiattellar poi tutto alla madre.E Carry aveva ottime ragioni per desiderar di restare in buoni rapporti con la madre.Ma Edith se ne andò su due piedi, indignata, lasciandosi dietro una compatta famiglia.Tutti accostarono un po' più le seggiole, e Carry riprese il suo racconto.E poi è venuto un giovanotto - un vero villanzone.Un certo Foljambe, mandato da non so quale museo.Genoux s'è comportata in modo molto sconveniente.Suppongo che invece di dirle semplicemente il proprio nome, le avesse dato il biglietto da visita; in ogni modo, lo ha annunciato come Monsieur Follejambe.Ho il sospetto che l'abbia fatto apposta.

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Ma ben presto ho dovuto riconoscere che se l'era meritata.Era chiaro che lui e il suo museo dovevano avere delle mire sulle collezioni ereditate dalla povera mamma.Quel signore pretendeva d'avere dal suo museo un'offerta per ospitare la collezione, nel caso che mamma non avesse dove metterla.Mamma, per una volta tanto, s'è dimostrata di buon senso.Non s'è lasciata strappar nessuna promessa.Ha detto che non aveva ancora deciso che cosa avrebbe fatto.Guardava quel Foljambe come se fosse aria.E poi, Genoux è piovuta nella stanza come fa sempre, per domandare a mamma se preferiva una costoletta o del pollo a pranzo.Un pollo, ha detto, era meno economia, ma se ne poteva avanzare anche pel giorno dopo.E sì che mamma, adesso, avrà almeno un ottantamila sterline all'anno! Lavinia fece udire un mugolìo.Mamma, però, è stata altrettanto reticente con me come con quel giovanotto seguitò Carry.Continuavo a rassicurarla, che volevo soltanto aiutarla - e mi conoscete tutti tanto bene da credere che era la pura verità -, ma essa mi guardava con la stessa aria vaga con cui aveva guardato il signor Foljambe.Aveva l'aria di pensare a tutt'altra cosa.Ricordi sentimentali, forse disse Carry maligna.Non m'ha nemmeno detto di fermarmi a pranzo, quando è entrata di nuovo Genoux a dire che il pollo era quasi cotto e che si sarebbe guastato aspettando.In ultimo non mi rimase che andarmene con Foljambe, e naturalmente ho dovuto offrirgli un posto in automobile.Mi ha detto che la collezione sola, a parte il patrimonio, è stimata un paio di milioni.Povero papà! disse Erberto.E' la prima volta che mi sento contento che non ci sia più.Certo, è un gran sollievo disse Carry.Povero papà! Non aver mai saputo! E digerirono in silenzio quella consolante realtà.Ma, disse Guglielmo, sempre pratico, riprendendo la conversazione che cosa ne farà mamma di tutta quella roba - di tutto quel denaro? Ottantamila sterline all'anno! E due milioni, fermi lì, in opere d'arte! Che! Se le vendesse, arriverebbe a centosessantamila all'anno... di più, se impiegasse la somma al cinque per cento, come potrebbe facilmente.La voce di Guglielmo diventava acuta, come sempre quando si trattava di questioni di denaro.Con mamma, non si sa mai.Guardate in che maniera incosciente s'è comportata coi gioielli.Si direbbe che non abbia idea né di valore né di responsabilità.Non siamo mica sicuri che non faccia donazione dell'intera collezione allo Stato.Il terrore discese sulla famiglia di Lady Slane.Non dici mica sul serio, Guglielmo? Speriamo che le resti almeno un'ombra d'affetto per i suoi figli! Lo dico e lo credo disse Guglielmo, eccitandosi sempre più.Mamma è come una bambina che gioca con dei rubini come se fossero pietruzze.Non ha mai imparato; è passata così, attraverso la vita.Sapete che, tacitamente, abbiamo sempre convenuto che mamma non era proprio una persona normale.Non fa piacere dire di queste cose quando si tratta della propria madre, ma in momenti come questi bisogna pur mettere da parte certe delicatezze esagerate.Da un momento all'altro può commettere qualche grossa sciocchezza, qualche cosa che ci farà torcer le mani dalla disperazione.E siamo impotenti.Impotenti! Eh via, Guglielmo! disse Carry, sentendo che Guglielmo drammatizzava la situazione.La mamma è sempre stata una persona ragionevole.Ragionevole, anche quando se n'è andata ad abitare a Hampstead? disse Guglielmo, d

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i malumore.Non trovo che possa chiamarsi ragionevole una persona che all'età di mamma si crea un'esistenza nuova.Ragionevole, anche quando ha dato via i gioielli in quel modo così ridicolo? E guardava Mabel, che cercava nervosamente di coprire le sue perle con certo merletto finto.No Carry.Mamma è una persona che non ha mai vissuto coi piedi su questa terra.Ha sempre avuto la testa nelle nuvole: quello è il suo stato naturale.E disgraziatamente, le è capitato d'incontrarsi in un altro abitante di quei paesi: il signor FitzGeorge.E quel Buc�trout, eh? disse Carry.Già, dici bene! E se quel Buc�trout la persuadesse a far testamento in suo favore? Povera mamma - così ingenua, così poco pratica.In balìa del primo venuto.Che cosa si può fare?

Nel frattempo, il signor Buc�trout era venuto a trovare Lady Slane per farle le sue condoglianze circa la responsabilità che le era piovuta improvvisamente.Vedete, signor Buc�trout, disse Lady Slane, che aveva l'aria sofferente e agitata il signor FitzGeorge non poteva sapere quel che faceva.Ha voluto che io mi godessi tutta quella bellissima roba questo lo comprendo.Ma che cosa s'immaginava che potessi fare con tanto denaro? Ne ho del mio, più che abbastanza per i miei bisogni.Ho conosciuto una volta un milionario, signor Buc�trout, ed era l'uomo più infelice del mondo.Aveva tanta paura di essere aggredito, che viveva circondato da poliziotti travestiti.Non si permetteva di avere un amico, perché non poteva levarsi dalla testa che non dovesse avere secondi fini.A tavola, stava dal principio alla fine con la paura che il vicino finisse per chiedergli di sottoscrivere qualche cosa per beneficenza.Alla maggior parte della gente non piaceva affatto.A me piaceva molto.Ah! Signor Buc�trout, ho visto tanta gente diffidar degli altri perché fiutavano secondi fini, e non voglio correr il rischio di trovarmi allo stesso caso.Sembra assurdo che tra tutti, sia stato proprio il povero FitzGeorge a mettermi in queste condizioni.Credo non sapesse proprio quel che faceva.Agli occhi del mondo, Lady Slane, il signor FitzGeorge ha riversato sul vostro capo benefici immensi disse il signor Buc�trout.Lo so, lo so disse Lady Slane, profondamente contrariata e angustiata, e preoccupata al tempo stesso di mostrarsi un'ingrata.Tutta la sua vita, pensava, la gente aveva riversato sul suo capo benefici immensi.Enrico che aveva fatto di lei prima una viceregina, poi la moglie d'un grand'uomo politico; e ora FitzGeorge, che sovraccaricava la pacifica esistenza di lei d'oro e di tesori.Non ho mai desiderato altro che starmene in disparte, signor Buc�trout.A quanto pare, questa è una delle cose che il mondo non permette! Nemmeno a ottantotto anni! Anche il più piccolo dei pianeti è costretto a girare intorno al sole sentenziò il signor Buc�trout.Ma questo significa forse che dobbiamo girare tutti quanti alla cieca intorno alla ricchezza, alla considerazione, ai beni di questo mondo? domandò Lady Slane.Credevo il signor FitzGeorge più saggio.Lo capite, voi almeno? E nel suo scoramento, si volgeva al signor Buc�trout.Credevo di essere finalmente sfuggita a tutte queste cose, ed ecco che ora è proprio lui, FitzGeorge, a ricacciarmi nel folto di esse.Che debbo fare, signor Buc�trout? Che debbo fare? Io sono pronta a credere che il signor FitzGeorge raccogliesse delle cose bellissime, ma non m'intendo di ques

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te cose, io.Ho sempre preferito le opere di Dio a quelle degli uomini.Le opere di Dio son date per niente a chiunque sa apprezzarle, sia milionario o povero, mentre le opere degli uomini sono riservate ai milionari; a meno che l'uomo che le ha create non l'abbia fatto per sua soddisfazione... in quel caso, non importa chi sia il milionario che le ha comprate dopo tanti anni.Non che il signor FitzGeorge comprasse le opere degli uomini per via del loro valore.Era un artista, in quanto all'apprezzarle.A parte questo, era un avaro.Si guardava bene dal pagare il prezzo corrente di un'opera d'arte, e si divertiva un mondo quando riusciva ad averne una per un prezzo inferiore a quello corrente.Allora sentiva d'averla acquistata più pel prezzo di un'opera di Dio, che non per quello di un'opera umana... se mi capite.Vi capisco perfettamente disse il signor Buc�trout.Poche persone mi capirebbero.Mi incoraggiate a pensare che v'investite della mia situazione come pochi se ne investirebbero.Io non voglio tutta quella roba preziosa, anche se è roba bellissima.Non vivrei più, se dovessi pensare che sopra al mio caminetto c'è una terracotta del Cellini (Nel testo: "a terra-cotta Cellini". [Nota del Traduttore]) che Genoux non mancherebbe di mandare in pezzi un bel mattino levando la polvere prima di colazione.No, signor Buc�trout.Se ho voglia di veder qualcosa di bello, preferisco salir su alla Brughiera, e guardarmi gli alberi di Constable.Piuttosto che possedere un Constable autentico? le domandò il signor Buc�trout, malizioso.Se non sbaglio, nella collezione del signor FitzGeorge ci dev'essere un bellissimo Constable, un paesaggio della Brughiera di Hampstead.Bene, quello lo terrei, forse disse Lady Slane conciliante.Ma quanto al resto, Lady Slane, escluso qualche pezzo che può farvi piacere di tenere per ragioni personali, che cosa deciderete di farne? La risposta di Lady Slane era stanca, tutt'altro che risoluta.Dar via tutto.Le collezioni alla nazione.Il denaro agli ospedali.Com'era la prima intenzione del signor FitzGeorge.Lasciate che mi liberi di tutto quanto.Ah! Lasciate che me ne liberi! E poi, aggiunse coll'improvviso divagar d'idee al quale il signor Buc�trout era ormai uso pensate soltanto al dispiacere che darò ai miei figli! Egli apprezzava pienamente la finezza del tiro birbone che Lady Slane stava per giocare ai figli.Non che per principio il signor Buc�trout trovasse i tiri birboni divertenti; li disapprovava, come cose sciocche e puerili; ma quello solleticava in particolar modo il suo spirito comico.Pur non avendoli mai veduti, s'era formato dei figli di Lady Slane un concetto "sui generis".Ma quando morirete disse egli con la sua franchezza abituale i vostri necrologi non mancheranno di additarvi all'opinione pubblica come una benefattrice disinteressata.Io non ci sarò più a leggerli disse Lady Slane, che dai necrologi di Lord Slane ne aveva imparato abbastanza sulle possibilità di false interpretazioni.Il signor Buc�trout se ne andò sinceramente preoccupato delle angustie della sua vecchia amica.Non gli passava neppur pel capo che moltissima gente avrebbe considerato le cure di Lady Slane come cure d'un genere affatto nuovo.Quanto a lui, accettava in tutta semplicità il fatto che Lady Slane ripudiava i valori consueti di questo mondo, e gli pareva quindi naturale ch'essa risentisse i

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l fatto di vederseli costantemente imposti.Di più: egli non ignorava le ambizioni giovanili di Lady Slane, né quanto diversa fosse stata da esse la sua vita.Se il signor Buc�trout era un semplice sotto molti aspetti c'era anche chi lo credeva un po' pazzo - non mancava di un certo suo buon senso risoluto e spoglio di pregiudizi: sapeva che le regole debbono esser modificate a seconda delle circostanze, e che è assurdo, anche se assai comune, aspettarsi a che le circostanze si adattino a regole già bell'e fatte.Quindi Lady Slane, secondo lui, meritava altrettanta simpatia per la sua vita frustrata, quanto un atleta colpito da una paralisi.Erano vedute che si scostavano dal comune, certamente, ma il signor Buc�trout non ne metteva in dubbio la bontà.Ci fu tuttavia Genoux che inorridì, quando sentì quel che si proponeva di fare Lady Slane.La sua anima gallica fu còlta da sgomento.Per un paio di giorni aveva toccato il cielo con un dito, tanto che per festeggiare l'avvento di quell'improvvisa, di quell'inaudita vena d'oro aveva comperato una porzione di pesce in più per il gatto. Le sue idee riguardo alla fortuna ereditata da Lady Slane - ne aveva letto l'entità sui giornali, aveva contato gli zeri col dito, ripassando incredula la somma a parecchie riprese - erano stranamente confuse: sapeva benissimo che cos'era un milione, due milioni, ma all'atto pratico ne deduceva soltanto che avrebbe potuto azzardarsi a chiedere a Lady Slane di far venire la donna delle pulizie tre volte la settimana invece di due. Finora, nell'interesse dell'economia domestica, non s'era risparmiata neppure quando i suoi reumatismi la tormentavano più del consueto.Raddoppiata la sua corazza di carta da imballaggio, indossata una sottana di rinforzo, badava alle sue faccende, sperando di trovar sollievo.Sapeva che miladi non era ricca, e preferiva rimetterci in salute piuttosto che aumentare le spese di miladi.Ora la risoluzione di Lady Slane, comunicata negligentemente a Genoux una sera, mentre essa era intenta a sparecchiare, dava il crollo a tutti i sogni di future prodigalità.C'est pas possible, miladi! esclamò la povera donna.Et moi qui pensais voir revenir nos plus beaux jours! Genoux era alla disperazione.Inoltre, s'era rallegrata oltre ogni dire, al veder le luci della pubblicità convergersi una volta ancora su Lady Slane.Giornali quotidiani e settimanali illustrati sfoggiavano fotografie di Lady Slane; fotografie alquanto remote, è vero, dal momento che non ce n'erano di recenti; fotografie che mostravano Lady Slane Viceregina, Lady Slane ambasciatrice, giovane, ingioiellata, in abito da sera con l'elaborata "coiffure" coronata da un diadema; Lady Slane seduta sotto una palma; curiosamente antiquata; con in mano un libro aperto nel quale non leggeva; circondata dai suoi bambini, Erberto vestito alla marinara, Carry tutta in fronzoli - come lo ricordava Genoux quel vestitino! - entrambi appoggiati alle spalle della madre, in atto affettuoso, intenti a guardare il bebé ch'essa reggeva sulle ginocchia (era Carlo? o Guglielmo?).C'era stato persino un giornale il quale, nell'impossibilità di ottenere una fotografia recente di Lady Slane, aveva avuto l'audacia di pubblicarne una di settant'anni addietro, in abito da sposa; e c'era accanto la fotografia gemella di Lord Slane in pantaloni di tela all'indiana, la carabina in mano, un piede su una tigre.Queste cose, che inesplicabilmente spiacevano a Lady Slane, soddisfacevano in Genoux il senso delle convenienze.Non spettava a lei dare consigli a miladi, diceva, ma miladi aveva ben considerato la propria posizione e quel che le era dovuto? miladi, che era stata abituata a tutti quegli aiutanti di campo, a tutta quella servitù - bien que ce n'était que des nègres - a tutti quegli attendenti, pronti a correre a ogni momento con un biglietto, con un'ambasciata? Dans ce temps-là, miladi était au moins bien servie.Poi, nel bel mezzo del suo sconforto, un pensiero colpì Genoux, un pensiero che la costrinse a piegarsi in due dal gran ridere, strofinandosi le mani su e giù per l

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e cosce.Ah, mon Dieu, miladi, c'est Lady Charlotte qui va tre contente! Et Monsieur William, donc! Ah, la belle plaisanterie!

Lady Slane si sentiva sola, ora che FitzGeorge non era più.Il subbuglio destato dal suo dono alla nazione, la frenetica disperazione dimostrata dai figli, tutto era passato su di lei senza lasciar gran traccia.Essa proibì a Genoux di portarle in casa un giornale sino a quando ci fosse ancora qualche notizia che la riguardava, e rifiutò di ricevere i suoi figli sino a quando non si fossero rassegnati a considerar la cosa come non mai accaduta.Carry scrisse una lettera dignitosa, ponzata con molta cura, in cui diceva che qualche settimana, fors'anche qualche mese doveva trascorrere prima che quella terribile ferita potesse risanar tanto da permetterle di rispettare il silenzio imposto dalla madre.Fino ad allora, non era in grado di rispondere di sé.Avrebbe scritto di nuovo, non appena si fosse rimessa un poco.Era chiaro che nel frattempo Lady Slane doveva considerarsi in disgrazia.Ma se pure tutto ciò non la toccava da vicino e se, grazie all'aiuto di Kay e del signor Buc�trout, le furono risparmiate molte seccature con le autorità, e non dovette far altro che firmare qualche documento, ora Lady Slane si sentiva stanca, spiritualmente vuota.La sua amicizia con FitzGeorge era stata una cosa bella e singolare l'ultima cosa bella e singolare ch'essa potesse mai sperare.Ora non desiderava più nulla.Non desiderava che la pace e la fine di tante piccinerie.Di tempo in tempo le capitava di leggere nei giornali qualche notizia che riguardava la sua famiglia.Carry aveva inaugurato un bazar di carità.La nipotina di Carry prendeva parte a uno spettacolo di beneficenza.Carlo era riuscito finalmente a far pubblicare una delle sue lettere sul "Times".Riccardo - il maggiore dei nipoti di Erberto - aveva vinto una gara d'equitazione.Debora, sua sorella, s'era molto vantaggiosamente fidanzata al figlio maggiore di un duca.Erberto aveva pronunciato un discorso alla Camera dei Lords.Si bucinava che il prossimo governatorato generale vacante sarebbe stato concesso a lui.In ogni modo, col nuovo anno gli era stato conferito l'Ordine della Giarrettiera...Dall'immensa distanza dei suoi anni Lady Slane contemplava questi avvenimenti come col cannocchiale alla rovescia; e le portavano un'eco di vicende ch'erano pur connesse in qualche modo alla sua vita.Cose fastidiose, volgari, stantìe e inutili diceva tra sé, scendendo cauta le scale con l'aiuto della canna e della ringhiera; e si domandava perché, verso il tramonto della propria vita, uno dovesse affaticarsi a leggere altre cose fuorché Sha�espeare; oppure all'inizio della vita, poiché egli sembrava aver capito così bene esuberanza e maturità.Ma soltanto quando si era giunti alla maturità, forse, si poteva apprezzar pienamente la profonda comprensione del poeta.Considerava quel gruppo di persone, carne della sua carne; li vedeva a metà della loro carriera, o all'inizio della loro traiettoria.La piccola Debora, si figurava, doveva essere una fidanzata felice, e Riccardo doveva sentirsi fremere la vita entro le vene, mentre galoppava per monti e per valli.Il sorriso di Lady Slane si fece tenero, al pensiero delle due giovani creature.Ma s'incallirebbero, pensava; s'incallirebbero, quando fossero sbolliti in loro gli ardori della giovinezza; diventerebbero padroni di sé e del mondo, ed egoisti.Non avrebbero conosciuto le battaglie della vita, essi, né le intime lotte dell'anima; non avrebbero dovuto far altro che calarsi entro la forma già preparata per l

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oro; e l'avventata generosità della giovinezza farebbe luogo alla prudenza della maturità.Lady Slane sospirò all'idea che, sia pure indirettamente, essa era responsabile della loro esistenza.Il lungo fiacco serpente della posterità si snodava lontano da lei.Essa si sentiva stringere il cuore; e se guardava all'avvenire, era soltanto nella speranza di trovar pace.Tuttavia fece una cosa inesplicabile.Quando l'ebbe fatta - quando, cioè, ebbe scritto la lettera, e dopo avervi pòsto il francobollo l'ebbe consegnata a Genoux perché l'imbucasse - considerando la sua azione si disse che doveva aver agito in sogno.Non avrebbe saputo dire da quale impulso fosse mossa, né quale strano desiderio l'avesse spinta a rinsaldare un anello con la vita che aveva abiurato.Forse la sua solitudine era tanto grande che nessun coraggio umano valeva a sopportarla: forse aveva troppo chiesto alle sue forze.Solo un'anima fortissima era capace di essere completamente sola.Comunque fosse; aveva scritto a un'agenzia specializzata, affinché le venisse inviato qualsiasi ritaglio di giornale che contenesse notizie sulla sua famiglia.In fondo al cuor suo, sapeva che erano soltanto quelle sui suoi pronipoti che desiderava.Le importava ben poco di quel che accadeva a Carry, a Erberto, a Carlo o a Guglielmo; la strada che seguivano era chiaramente tracciata, non offriva sorprese, né belle né brutte.Ma pur nel suo sogno, rifuggiva dal tradirsi, sia pure agli occhi indifferenti di un'agenzia di Holborn Street; e aveva mascherato il proprio vero desiderio sotto la stravaganza d'un ordine generalizzato.Ma quando cominciarono ad arrivare i piccoli pieghi verdi, tutte le notizie sui figli di Lady Slane se ne andavano drittofilato nel cestino della carta, mentre quelle sui pronipoti venivano incollate con ogni cura da Lady Slane in un album comperato dal cartolaio all'angolo della strada.Trovava, in quell'occupazione, una soddisfazione senza pari, che rasserenava le serate sotto al paralume rosa.Siccome i pieghi verdi non arrivavano che due, al massimo tre volte la settimana, Lady Slane economizzava sapientemente la sua piccola provvista, e non si concedeva il lusso che di incollare i ritagli in proporzione, in modo da lasciarne sempre qualcuno per l'indomani.Fortunatamente, due tra i pronipoti di Lady Slane erano adulti ormai, e le loro attività multiformi.Erano, di fatto, due personaggi in vista nel gran mondo, e il loro nome aveva un valore giornalistico corrente nelle colonne dedicate alle "notizie mondane".Quante belle ore passava Lady Slane, a ricostruire il loro carattere, la loro personalità su quegli scampoli d'articoli; con l'ausilio, s'intende, del ricordo che aveva di essi.Era, per la loro bisnonna, una gioia di cui quei giovani erano interamente ignari, e quest'ignoranza contribuiva non poco al piacere tra sentimentale e malizioso di Lady Slane, un piacere tutto suo, un gioco segreto, intenso, olezzante e facile a infrangersi come i petali di una gardenia.Genoux sola era testimone di quelle occupazioni serali; ma Genoux non era un'intrusa; Genoux faceva parte di Lady Slane stessa come i suoi stivaletti o la sua borsa dell'acqua bollente, o come il gatto John, accoccolato accanto al caminetto con incomparabile grazia e dignità.Del resto, Genoux condivideva l'interesse di Lady Slane pei giovani Holland, sia pure da un punto di vista assai diverso.A lei non c'era voluto molto per indovinare il rinnovato interesse della sua padrona, e lo aveva salutato con gioia; e s'affrettava a trotterellar nella stanza, ogni volta che trovava un pacchettino verde nella cassetta delle lettere.Voilà, miladi, c'est arrivé! E se ne stava lì in attesa, mentre Lady Slane apriva la busta e sparpagliava i ritagli.Dio sa se erano futili, quelle brevi note.

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Una "caccia al tesoro" nelle stazioni della ferrovia sotterranea; un ballo; un ricevimento; fotografie, qualche volta: Riccardo vestito per la caccia a cavallo, o Debora in costume di Maria Stuarda, per un ballo mascherato.Cose futili, ma giovanili e innocue.Chi poteva presumere di analizzare i sentimenti di Lady Slane? Ma Genoux batteva francamente le mani, estasiata.Ah, miladi, qu'il est donc beau, Monsieur Richard! Ah, miladi, qu'elle est donc jolie! Era Debora, questa.Lusingata dall'ammirazione di Genoux, Lady Slane sorrideva.Era vecchia, ora, dopo tutto, e la sua vita si rallegrava di assai tenui cose.Sì, diceva, guardando una fotografia di Riccardo, tutto infangato, con una coppa d'argento sotto un braccio e un frustino sotto l'altro un ragazzo ben piantato - pas si mal.Pas si mal! esclamava Genoux indignata.Ma è magnifico; e che eleganza, che chic! Tutte le signore andranno pazze per lui.E farà la strada che ha fatto il suo bisnonno aggiunse Genoux, che sapeva apprezzare il prestigio mondano e diventerà Viceré, Primo Ministro, Dieu sait quoi encore; miladi verra.Perché Genoux non aveva mai approvato il disprezzo di Lady Slane per queste cose.No, Genoux disse Lady Slane.Non sarò più qui a vedere.Vedrebbe soltanto - e a quanta, oh, quanta distanza! - la bella e spensierata giovinezza di quelle creature.Grazie a Dio, non sarebbe più qui a vederli indurirsi in una ancor più spensierata maturità, non riscattata neppur da quei doni irruenti, insensati, ma decorativi.Ninfe e pastori, venite via mormorò Lady Slane, guardando i folti capelli, le snelle membra elastiche.Ah, Genoux, era bello esser giovani! Secondo che razza di gioventù uno ha avuto, disse saggiamente Genoux.Non era bello esser la dodicesima figlia di genitori poveri in canna, ed esser mandata a lavorare in una cascina vicino a Poitiers; dormir sulla paglia in una stalla; alzarsi alle cinque ogni mattina, d'estate e d'inverno, toccarle sode se non si lavorava a dovere; e crescere estranea ai propri fratelli e alle proprie sorelle.Eran quasi settant'anni che Genoux era con Lady Slane, eppure queste cose non le aveva mai rivelate alla sua padrona, la quale ora si volse a Genoux incuriosita.E quando rivedevi i tuoi fratelli e le sorelle, Genoux, ti sembrava molto strano? Affatto, rispose Genoux; il sangue non è acqua.E la nostra famiglia resta sempre la nostra famiglia.A sedici anni era entrata in quell'alloggetto a Parigi, come se ci fosse stata sempre.La cascina nei pressi di Poitiers era svanita, né essa vi pensò mai più, benché sapesse meglio degli al tri dov'era che le galline randage andavano a far l'uovo.Era entrata nella vita dei fratelli e delle sorelle, e aveva preso il proprio posto come se non fosse mai stata assente.C'era stato un guaio con una delle sorelle, che s'era sgravata di due gemelli proprio dopo che le era morto di difterite il suo primo bimbo.Avevano cercato di nasconderle la morte, raccontava Genoux, ma essa l'aveva indovinato, chi sa come, e balzando giù dal letto era scappata via così come si trovava, in camicia da notte, ed era corsa a buttarsi sulla piccola tomba, al cimitero.Avevano mandato lei Genoux, a riprenderla; e non le era parso punto curioso che una missione simile venisse affidata a una ragazza della sua età.La necessità faceva da maestra; e la vecchia mamma Genoux doveva stare a casa a badare ai gemelli.Ma quel soggiorno in famiglia non era stato che un breve interludio.Già il babbo aveva mandato la ragazza in un'agenzia di collocamento, e non era andato molto, e l'avevano chiamata a Londra, dall'altra parte della Manica, per entrare a servizio di miladi.Lady Slane ascoltava non senza emozione quel racconto semplice e filosofico.

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L'assaliva il rimorso, per non aver mai interrogato prima Genoux.In tanti anni, Genoux era diventata una cosa naturale, nella sua vita; eppure, quanta ricchezza d'esperienza racchiudeva quel petto vigoroso! Che passaggio doveva esser stato, quello dalla cascina nei pressi di Poitiers, dove dormiva sulla paglia e le toccava sode, agli splendori del palazzo governativo...A Lady Slane, le vicende dei suoi pronipoti sembravano superficiali a confronto; la stessa sua saggezza le pareva magra ed eccessivamente civilizzata, priva di qualsiasi contatto con la realtà.Lei, che in segreto aveva covato il rimpianto per una vocazione non seguita, non era stata mai costretta a strappare da una fossa recente una sorella disperata.Osservando Genoux, che imperturbabile raccontava quelle pene passate, si andava domandando quali ferite fossero più profonde: le travagliate ferite della realtà, oppure i profondi invisibili colpi della fantasia? Da quei giorni in poi, a Genoux doveva esser stata negata un'esistenza tutta sua, pensava Lady Slane.La sua vita consisteva nel servizio, il suo io era andato sommerso.Lady Slane si giudicò improvvisamente; non era altro che una vecchia egoista.Eppure, rifletté, anche lei aveva donato la sua vita: a Enrico.E non doveva nutrir rimorsi eccessivi se ora, da ultimo, indulgeva nella sua malinconia.Tornò a Genoux.La famiglia Holland aveva rimpiazzato la famiglia di Genoux, aveva assorbito tutto ciò che Genoux aveva di amor proprio, di ambizioni, di piccole vanità.Lady Slane rammentava il peana di gioia di Genoux, quando Enrico era stato creato Pari d'Inghilterra.Ognuno dei figli essa aveva custodito come se fosse suo, e nulla se non il fiero senso di dover difendere a ogni costo la sua padrona avrebbe potuto cavarle di bocca una parola di biasimo verso i figli di casa Holland.Ora trasportava il proprio interesse sui pronipoti, senza che fosse punto intepidito, dal giorno in cui avevano cessato di venire in casa.La sua fedele anima era stata momentaneamente dilaniata dalla riluttanza di Lady Slane a ricevere Debora e Riccardo; ma dopo che miladi le aveva spiegato come tanta giovanile vitalità riuscisse troppo faticosa a una vecchia signora, Genoux aveva rimesso subito in sesto le proprie impressioni: Bien sr, miladi; c'est très fatigant, la jeunesse.Accolse tuttavia con soddisfazione quell'acconcio risveglio di orgoglio famigliare, simbolizzato nei pieghi verdolini e nell'album.Nella profondità del suo contadinesco buon senso, si riconosceva un sano istinto per la perpetuazione della razza.La sua stessa insoddisfatta femminilità si aggrappava in modo commovente a una soddisfazione di seconda mano, conseguita per mezzo della sua idolatrata Lady Slane.a me fait du bien, diceva con le lagrime agli occhi de voir miladi s'occuper avec son petit pot de Stic�paste.E una volta alzò anche il micio John per fargli vedere una fotografia di Riccardo che teneva un'intera pagina del "Tatler".Regarde, mon bobo, le beau gars.John si dimenava, rifiutandosi di guardare.Genoux lo posò a terra, contrariata.C'est drle, miladi; les animaux, c'est si intelligent, mais a ne reconnat jamais les images.Ormai, Lady Slane non sentiva più scrupolo di far sfoggio di buon senso.Piuttosto, le accadeva di domandarsi quel che i giovani della famiglia avessero pensato della sua rinuncia all'eredità di FitzGeorge.S'erano indignati, probabilmente; avevan mandato a quel paese la loro bisnonna, che li defraudava di ricchezze di cui, un giorno, avrebbero goduto anch'essi.Certamente non immaginavano che il suo gesto celasse motivi romantici.Forse essa doveva loro una spiegazione, se non proprio delle scuse? Ma come riprender contatto con loro, specie ora? L'orgoglio le tratteneva il polso, nel momento stesso in cui essa stava per intinger la penna nell'inchiostro.Dopo tutto, s'era comportata verso di essi in una maniera che chiunque avesse un

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po' di senso comune doveva giudicare alquanto bislacca; prima s'era rifiutata di riceverli, poi, aveva allontanato dal loro avvenire la speranza di immense e facili ricchezze.Era naturale che apparisse loro come l'incarnazione dell'egoismo e dell'avventatezza.Lady Slane si sentiva afflitta, eppure sapeva di aver agito soltanto secondo le proprie convinzioni.FitzGeorge stesso, un giorno, non l'aveva rimproverata per aver peccato contro la luce? Ed ecco che còlta da una subitanea ispirazione, capì perché mai egli l'avesse tentata con le sue ricchezze: se l'aveva tentata, era stato unicamente affinché essa trovasse la forza di rigettarle.Non tanto una fortuna le aveva offerto, quanto l'occasione di rimaner fedele a se stessa.Lady Slane si curvò ad accarezzare il gatto, che di solito non godeva dei suoi favori.John, disse John... che fortuna ch'io abbia fatto come voleva lui, prima d'aver capito quel che voleva.Dopo di che si sentì contenta, benché gli scrupoli riguardo ai suoi nipotini seguitassero ad angustiarla.Per una strana ritorsione d'idea, quei rimorsi di coscienza aumentavano proprio ora ch'era riuscita a trovare una spiegazione soddisfacente pel suo modo d'agire, quasi che si accusasse d'aver peccato di eccessiva indulgenza verso se stessa.Forse la sua risoluzione era stata troppo precipitosa? Forse non s'era dimostrata giusta verso quei poveri ragazzi? Forse non bisognava esiger sacrifici dagli altri, quando questi sacrifici dipendevano da un nostro arbitrio? Essa aveva agito unicamente secondo le proprie idee, con l'aggiunta d'una droga che rendeva più raffinato il suo piacere, e cioè, col pensiero di dare un dispiacere a Carry, a Erberto, a Carlo e a Guglielmo.Le era parso ingiusto che ci fossero al mondo dei semplici privati, i quali potessero vantarsi di possedere tesori simili, e ricchezze così esagerate; e perciò s'era affrettata a liberarsi di entrambi: le opere d'arte al pubblico, le ricchezze ai poveri che soffrivano.Era una logica semplice, e che tagliava la testa al toro.Avendola formulata in questi termini, Lady Slane non poteva credere d'aver agito male; ma, d'altra parte, non avrebbe dovuto considerare anche il bene dei suoi pronipoti? Era un problema troppo sottile per poterlo risolvere da sola; e il signor Buc�trout, col quale essa si confidava, non le riusciva di grande aiuto, perché non solo simpatizzava interamente col primo impulso di Lady Slane, ma, in vista della fine del mondo che s'avvicinava, non vedeva che importasse gran che agire in un modo piuttosto che nell'altro.Cara la mia signora, le diceva quando i vostri Cellini, i vostri Poussins, i vostri nipoti e pronipoti saranno tutti quanti ridotti a un po' di pulviscolo astrale, vedrete che i problemi della vostra coscienza perderanno alquanto della loro importanza.Se questa era una verità, non poteva però dirsi un aiuto.Le verità astronomiche, per quanto austere possano sembrare allo spirito, recano scarsi lumi a problemi di natura immediata.Lady Slane seguitava a fissare avanti a sé, angustiata, di un'angustia che al momento stesso in cui ne parliamo si trovava acuita da un improvviso pensiero: che cosa avrebbe detto Enrico, con uno dei suoi corrugar di sopracciglia? Miss Debora Holland annunciò Genoux, spalancando la porta.L'aveva spalancata in modo da far capire chiaro e tondo che scimmiottava, retrospettivamente, la grandiosa maniera del maggiordomo dell'ambasciata a Parigi. Turbata Lady Slane si alzò, col consueto lieve fruscìo di sete e merletti; il lavoro a maglia le scivolò dal grembo; essa si curvò, facendo l'atto di trattenerlo, ma troppo tardi; già la sua fantasia correva, correva impetuosa, nell'ansia di riconciliar quell'inverosimile incontro tra la sua nipotina, il signor Buc�trout e lei.Le circostanze erano troppo complicate per permetterle una decisione rapida e felice, così su due piedi.Non era mai stata capace di dominar situazioni che esigevano presenza di spirito

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; e, considerando la conversazione avuta col signor Buc�trout a proposito dei pronipoti, di cui le si presentava subitamente un campione nella persona della nipote di Erberto, la situazione era tale da esigere uno spirito molto pronto.La mia cara Debora disse Lady Slane, severa e affettuosa, lasciando cadere il lavoro, tentando di ripescarlo, abbandonando il tentativo a metà, e arrivando finalmente a baciar Debora sulle guance.Tra le due, era Lady Slane la più confusa; dacché essa aveva abbandonato la casa di Elm Par� Gardens, Debora era la prima creatura giovane che mettesse piede nella villetta di Hampstead.La casa di Hampstead non aveva aperto le sue porte che a FitzGeorge, al signor Buc�trout e al signor Gosheron, fatta eccezione, s'intende, per i figli di Lady Slane, i quali, se pure non erano i benvenuti, erano ad ogni modo tutta gente piuttosto avanzata in età.Debora era la giovinezza in persona che bussava alla porta...Era graziosa, sotto il berretto di pelliccia; graziosa ed elegante; era, né più né meno, la fanciulla che Lady Slane si sarebbe attesa, a giudicar dalle fotografie nei giornali mondani.Da quando Lady Slane l'aveva veduta l'ultima volta - un anno era trascorso - s'era trasformata: la scolaretta era diventata una signorina.Delle sue attività nel gran mondo, da che s'era trasformata in signorina, Lady Slane aveva avuto ampia prova.Quel pensiero rammentò a Lady Slane l'album dei ritagli, ch'era là sul tavolo, sotto la lampada; e lasciata la mano di Debora, frettolosamente cacciò l'album in un angoletto buio, quasi fosse una tazza sporca; e vi mise sopra la cartella da scrivere.Un incidente imprevisto; fortuna che ne era scappata pel rotto della cuffia; ma ora respirava.Fattasi di nuovo avanti, cerimoniosamente presentò Debora al signor Buc�trout.Il signor Buc�trout ebbe il tatto di alzare i tacchi quasi immediatamente.Ben conoscendolo, Lady Slane temeva ch'egli si profondesse subito in speculazioni della più alta importanza, con allusioni alla recente ed eccentrica condotta di Lady Slane, le quali avrebbero posto in imbarazzo tanto lei quanto la fanciulla.Ma il signor Buc�trout, inaspettatamente, si comportò da uomo di mondo.Buttò lì alcuni commenti che si riferivano all'inizio della primavera - la ricomparsa dei fiori nei barili per le vie di Londra - la longevità degli anemoni in acqua, specie se si ha cura di tagliar gli steli - i fasci di bucaneve che arrivavan dalla campagna, e che ben presto cederebbero il posto a fasci di margherite - e il Covent Garden.Ma di catastrofi cosmiche, o del giudizio universale della bisnonna di Debora Holland non parlò affatto.Una volta soltanto egli sfiorò l'indiscrezione; curvandosi in avanti, si recò l'indice alla punta del naso e disse: Miss Debora, scopro in voi una certa rassomiglianza con Lady Slane che mi onoro di chiamar mia amica.Fortunatamente non tenne dietro a quell'idea; anzi, non appena la correttezza glie lo permise si alzò e si congedò.Lady Slane glie ne fu grata, quantunque lo vedesse andarsene con dispiacere, rimanendo faccia a faccia con la giovane donna che portava quello che una volta era stato il suo nome.Si attendeva, sul principio, una conversazione evasiva e senza senso; paventava la frase fortuita che l'avrebbe avviata sul terreno della realtà, onde avrebbe visto crescere a vista d'occhio l'intrico dei rimproveri; tutto s'aspettava al mondo, tutto fuorché Debora alle sue ginocchia, la quale con parole semplici e leali la ringraziava per ciò ch'essa aveva fatto.Lady Slane non diede risposta; soltanto pose la mano sul capo che la fanciulla le premeva in grembo.Era troppo commossa per rispondere; preferiva lasciar parlare quella voce giovanile, figurandosi d'esser lei che parlava, rivivendo gli anni della sua adolescenza, illudendosi con la fantasia d'aver finalmente trovato un confidente cui palesare i propri pensieri.Era vecchia, era stanca, e di buon grado si smarriva in quella dolce illusione.

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Era un'eco che udiva? o un miracolo aveva cancellato gli anni? rivivevano gli anni, anche se diversi? Lasciò che le sue dita errassero nei capelli di Debora, e, carezzando una corta zazzera invece di lunghi riccioli, immaginò d'aver portato a compimento quei tali progetti di fuga.Era dunque veramente fuggita dalla sua casa, allora? aveva dunque scelto la propria strada, invece di quella di Enrico? E ora sedeva in terra, alle ginocchia d'un'amica fidata, dando libero sfogo alle sue ragioni, alle sue aspirazioni, alle sue convinzioni, con una fermezza e una certezza illuminate da una fiamma interiore? Fortunata Debora! pensava; così sicura di sé, così fiduciosa, e così ben compresa da una persona almeno; ma a quale Debora intendesse alludere, non lo sapeva neppur lei.Dopo la morte di FitzGeorge, Lady Slane s'era detto che mai più nessuna cosa bella e singolare sarebbe entrata nella sua vita.Profezia insensata! Non era singolare, non era bello, quell'inaspettato fondersi della propria vita con quella d'una sua pronipote? La morte di FitzGeorge l'aveva invecchiata, a quell'età, la vecchiaia scendeva per una china precipitosa e allarmante; e forse lei non aveva più la testa troppo a posto; le pareva di averla sempre a posto abbastanza per riconoscere le proprie debolezze, e per dire: Continua pure, tesoro; mi sembra di sentir parlare me stessa.Nell'egoismo della gioventù, Debora non colse subito il significato di quelle parole che a Lady Slane erano sfuggite inavvertitamente di bocca.L'ava non aveva alcuna intenzione di rivelarsi alla nipotina; già con la mano sul chiavistello della porta della morte, non intendeva affatto turbare quella giovinezza col racconto dei propri passati problemi; le bastava, ora, celarsi sotto la maschera di un ascoltatore, di un paio d'orecchi, anche se i suoi segreti seguitavano a folleggiarle nella mente secondo che a lei piaceva. (Non dobbiamo dimenticare che a Lady Slane era sempre piaciuto assaporarseli intimamente, i suoi godimenti.) Questo godimento, ora, era di natura assai intima, anche se non troppo acuto; piuttosto nebuloso che acuto; una serie di percezioni intensificate eppur confuse, che le permettevano di sentire intensamente senza esser costretta a ragionare.Nel crepuscolo di sua vita, che s'infittiva, nella maturità degli anni, essa ritornava alle irresolutezze dell'adolescenza; ancora una volta tornava a essere il giunco fluttuante nel fiumicello, il fragile schifo che, spinto in mare, torna pur sempre a lasciarsi cullare verso le sicure acque del porto.Giovinezza! giovinezza! pensava: e, così vicina alla morte, si figurava che tutti i passati pericoli l'attendessero ancora; ma questa volta avrebbe saputo affrontarli più coraggiosamente, non avrebbe fatto concessioni di sorta, sarebbe stata più animosa e sicura di sé.Questa bimba, questa Debora, quell'Io, quell'altro Io, quella proiezione di un'altra Debora, era animosa e sicura di sé.Il suo fidanzamento, diceva, era stato un errore; e lei vi si era lasciata indurre per far piacere al nonno. (Mamma non conta, diceva, e nemmeno la nonna... povera Mabel!) E il nonno aveva delle ambizioni per lei; non gli spiaceva l'idea di vederla un giorno duchessa; ma che cos'era tutto questo a confronto di quel che voleva diventare lei: una musicista? Quando essa disse "una musicista", Lady Slane subì una piccola delusione, tanto fiduciosamente s'era attesa a che Debora dicesse "una pittrice".Ma era press'a poco la stessa cosa, e la delusione non tardò a guarire.La fanciulla parlava come lei avrebbe potuto parlare.Non avrebbe avuto nulla in contrario a un matrimonio con qualcuno che misurasse i valori che lei intendeva con la stessa misura.Ma era mai possibile un'intesa tra persone che non si trovavan d'accordo se misurare a "yards" o a pollici? Il nonno e il suo ex-fidanzato misuravano ricchezze e titoli a "yards": uno... due... cento... un miglio.Lei, quelle cose le misurava a pollici... mezzo pollice.D'altra parte, per la musica e tutto ciò che seguiva, non esistevano misure terrestri.Quindi, era oltremodo grata alla bisnonna che aveva pensato bene di ridurre il valore di lei sul mercato corrente e umano.

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Capisci, diceva allegramente durante una settimana sono passata per un'ereditiera, e quando si è scoperto che non lo ero affatto, è stato molto più semplice rompere il mio fidanzamento.Quando è che l'hai rotto? domandò Lady Slane, pensando ai suoi ritagli di giornali, che non ne avevano parlato affatto.Ieri l'altro.Genoux entrò con la posta della sera, tutta contenta d'aver trovato un pretesto per dare un'altra occhiata a Debora.Lady Slane fece sgusciare il piego verde sotto il lavoro a maglia.Non sapevo che tu lo avessi rotto disse.E che sollievo era stato! disse Debora con una scrollatina di spalle.No, non voleva più averci nulla a che fare, con quel mondo pazzo.E' proprio pazzo, nonnina? domandò.O sono io che sono pazza? O sono soltanto una persona che non ci si può adattare, a quel mondo? Una delle tante persone che trova importanti altre cose molto diverse? In ogni modo, perché dovrei accettare le idee di altra gente? Le mie possono ben essere altrettanto giuste - almeno, giuste per me.Conosco qualche persona che mi dà ragione, ma è sempre gente che, a quanto pare, non va d'accordo col nonno o con la zia di mamma, la zia Carry.E poi, c'è un'altra cosa...E s'interruppe.Continua pure disse Lady Slane, profondamente commossa da quell'analisi perplessa e inciampante a ogni momento.Ecco, seguitò Debora sembra che ci sia una specie di solidarietà tra il nonno e la zia Carry e le persone che vanno a genio a loro.Come se fossero tutti quanti legati a fil doppio.Ma la gente che va a genio a me, quella si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme.Pare che per loro, esista qualcosa di più importante di quello che il nonno e la zia Carry giudicano importante.Non ho ancora capito bene che cosa sia, questo "qualcosa".Se si trattasse di religione - se volessi farmi monaca invece di studiare la musica - credo che persino il nonno comprenderebbe vagamente di che cosa parlo.Ma non si tratta di religione; eppure, non si può dire che non sia qualcosa che è di natura religiosa.Un accordo musicale, per esempio, mi dà più soddisfazione di una preghiera.Continua disse Lady Slane.E poi, diceva Debora fra questa gente che mi piace, io scopro qualche cosa di duro e di concentrato, di aspro, di crudele, quasi.Una specie di pietra di paragone per l'onestà.Come se fossero decisi di esser fedeli a tutti i costi alle cose che, secondo loro, sono importanti.Naturalmente, aggiunse Debora rispettosa, ricordando forse i commenti del nonno e della prozia so che sono, per così dire, membri inutili della società.E disse queste parole con una gravità tutta infantile.Hanno la loro utilità disse Lady Slane.Agiscono come lievito.Non so mai se questa parola faccia rima con fremito, o con tormento disse Debora.Mi pare che tu abbia ragione, nonnina.Ma ci vuol tempo prima che il lievito agisca, e anche così, non agisce che tra gente che più o meno ha la stessa mentalità.Sì, disse Lady Slane ma gente della stessa mentalità ce n'è più di quanto tu non creda.Si dànno un gran da fare per nasconderlo, e ci vuole una crisi perché venga alla superficie.Per esempio, se tu fossi vicina a morire ma in realtà voleva dire: Se io fossi vicina a morire, forse troveresti che tuo nonno ti (mi) ha capita meglio di quanto tu (io) non pensi.Questi sono sentimentalismi disse Debora risoluta.Certo, la morte è una cosa che spaventa tutti, anche il nonno e la zia Carry...

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ricorda loro certe cose che preferirebbero ignorare.Ma quello che mi piace, in certe persone, è che non si soffermano morbosamente sul pensiero della morte, ma serbano incessantemente il senso di quello che, secondo loro, è essenziale nella vita.La morte, tutto ben sommato, è un episodio.Anche la vita è un incidente.Le cose che intendo dir io sono al di là dell'una e dell'altra.E questo non mi sembra compatibile con la vita che il nonno e la zia Carry vorrebbero farmi fare.Ho torto, o sono loro che hanno torto? Lady Slane aveva individuato un'ultima occasione di stuzzicare Erberto e Carry.La chiamassero pure una vecchia maligna! Lei sapeva di non esserlo.La bimba era un'artista, e bisognava lasciarla fare a modo suo.C'era gente in abbondanza per portare a compimento l'opera del mondo, per guadagnarsi e godersi le sue ricompense, per soffrirne la malizia e render pan per focaccia; alla piccola e rara fratellanza cui apparteneva Debora, indifferente a dorati allettamenti, doveva esser concesso di andarsene oscuramente ma ardentemente per la propria strada.A lungo andare, in quello strano bailamme sempre intento a un lavorìo di selezione, via via che il presente diventava storia, i poeti e i profeti finivano per contare più dei conquistatori.Cristo stesso era della brigata.Dell'ingegno di Debora, Lady Slane non avrebbe saputo farsi un'idea; ma ciò non aveva importanza.L'abilità era una bella cosa, ma quel che contava era lo spirito.Giudicare in merito all'abilità significava far concessioni ai sistemi che imperavano nel mondo; voleva dire allontanarsi dalle teorie austere, esigenti e disinteressate che professavano Lady Slane e i suoi affini in ispirito.Eppure, le parole che essa pronunziò non erano affatto in accordo con le sue riflessioni.Povera me... se non avessi dato via tutta quella fortuna, avrei potuto renderti indipendente! Debora rise.Voleva un consiglio, disse; non del denaro.Lady Slane sapeva benissimo che, in realtà, non era nemmeno un consiglio che voleva; voleva soltanto sentirsi fortificata, appoggiata nella sua risoluzione.Oh! Se era approvazione che voleva, l'avrebbe avuta.Certo, cara, hai ragione disse Lady Slane con serenità.Così seguitarono a discorrere per un poco ancora, ma a Debora, avvolta in un'atmosfera di pace e di simpatia, non sfuggì che lo spirito dell'ava errava un poco entro un confuso labirinto di cui lei temeva di smarrire il filo che l'avrebbe aiutata a uscirne.Era cosa naturale, all'età di Lady Slane.A momenti sembrava parlasse con se stessa, poi si riprendeva, e con commovente goffaggine tentava di riparare al malfatto, e si destava per parlar vivacemente dell'avvenire della fanciulla, e non più di certo avvenimento che in passato non era andato come avrebbe dovuto.Debora si sentiva troppo dolcemente cullata, troppo felice per indagare di che avvenimento si trattasse.Quell'ora di unione con l'ava la calmava come una musica, come una corda lievemente toccata a sera, quando l'ombra scende e già le falene s'infrangono contro i vetri d'una finestra aperta...E s'appoggiava a quelle ginocchia come a un sostegno, come in cerca di un appoggio; annegata, avvolta nel tepore, nell'oscurità, in dolcissimi concenti.La gazzarra s'allontanava; taceva il clamor del mondo; il nonno e la zia Carry perdevano la loro angolosa importanza, rimpicciolivano sino a diventar gesticolanti burattini dalle facce incartapecorite, dalle sciocche mani tentennanti; altri valori sorgevano nella stanza come grandi arcangeli, i quali dominavano, dispiegavano le ali.Inesplicabili associazioni d'idee nascevano nella mente di Debora; ella ricordava d'aver visto una giovane donna biancovestita, che traeva al guinzaglio un levr

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iero russo sul cupo sfondo d'un porto meridionale.Quel contatto fisico e morale con la bisnonna - così lontana d'anni, così intonata a lei nello spirito strappava l'involucro che ricopriva il piccolo tesoro della poca esperienza che gelosamente la giovinetta aveva riposto.Ella si sorprese a chiedersi se in seguito sarebbe riuscita a captare ancora l'incanto di quell'ora, tanto da tradurlo in musica.E il desiderio di tradurre in musica quell'avventura trascendeva financo ogni suo interesse umano verso la bisnonna; ma sapeva che questa non le avrebbe serbato rancore, né avrebbe frainteso quella forma d'egoismo.L'impulso che l'aveva tràtta verso l'ava era stato un impulso giusto.Quell'impressione di sentirsi avvolta di musica ne era la prova.Qualcuno toccava accordi su di un remoto strumento, ed erano accordi che non avevan né senso né entità in un mondo abitato dal nonno e dalla zia Carry, mentre trovavano valore e ragione d'essere nel mondo della bisnonna.Ma non bisognava stancarla troppo, la bisnonna, pensò Debora, improvvisamente rendendosi conto che l'antica voce aveva cessato di mormorare e che l'incanto di quell'ora era spezzato.La bisnonna s'era addormentata.Il mento s'era reclinato tra i merletti, sul petto.Le mani squisite posavano inerti in grembo.Quando Debora silenziosamente s'alzò e silenziosamente uscì in istrada, avendo cura di non sbattere la porta, gli accordi nella sua fantasia morirono.Genoux che entrava un'ora più tardi col vassoio della cena, annunciando Miladi est servie, alterava la sua formula in un improvviso Mon Dieu, mais qu'est-ce que c'est a - miladi est morte!

C'era da aspettarselo diceva Carry, asciugandosi gli occhi col fazzoletto, come non se li era più asciugati dalla morte del padre in qua c'era da aspettarselo, signor Buc�trout.Eppure, è un vero colpo.La mia povera mamma era una donna rara, lo saprete - per quanto non veda come avreste dovuto saperlo: in fondo, non era che la vostra inquilina.Appunto stamane un corrispondente del "Times" ha detto che era uno spirito eletto.Proprio quello che mi dicevo sempre io: uno spirito eletto.Carry aveva dimenticato le molte altre cose che aveva detto.Un carattere un po' difficile, qualche volta disse, colpita da improvvise reminiscenze dell'eredità di FitzGeorge.Per nulla affatto pratica, ma le cose pratiche non sono poi le cose che contano, non è vero signor Buc�trout? Anche questo aveva detto il "Times".La mia povera mamma era un'anima bella.Non dico che io avrei agito sempre come ha agito essa, qualche volta.Certe volte, era un po' difficile seguire le sue intenzioni.Era donchisciottesca, capite, e dobbiamo dirlo? - poco giudiziosa.E poi, era anche capace di esser molto testarda.A volte, si rifiutava assolutamente di lasciarsi consigliare; e data la sua mancanza di praticità, diventava una vera sciagura.Ah! Se soltanto avesse dato retta a noi, ora ci troveremmo tutti in condizioni ben differenti.In ogni modo, non serve a nulla piangere sul latte versato, non è vero? concluse Carry, offrendo al signor Buc�trout la vista di ciò che avrebbe dovuto essere un coraggioso sorriso.Il signor Buc�trout non le diede risposta.Carry non gli era simpatica.Era mai possibile che quella donna così dura e ipocrita fosse la figlia della sua vecchia amica, che in vita era stata così comprensiva, così onesta? Ed egli era risoluto a non rivelar a Carry, né con una parola né con uno sguardo, quanto profondamente lo addolorasse la dipartita di Lady Slane.Giù dabbasso c'è un uomo che può prendere le misure per la bara, nel caso che lo desideraste disse.

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Carry si volse a guardarlo con tanto d'occhi.Non s'erano sbagliati, dunque: quel Buc�trout era proprio un vecchio senza cuore, che non aveva nemmeno quel tanto di creanza da trovare una frase d'occasione, una sola, dico, per la povera mamma; lei stessa, Carry, era stata tanto generosa da ripeter quelle parole sullo "spirito eletto"; davvero che, in complesso, considerava la piccola orazione sulla madre un generoso tributo da parte sua, se ricordava i tiri che mamma aveva giocato a tutti loro.E s'era sentita animata da sentimenti oltremodo bennati, e secondo le vedute di Carry, il signor Buc�trout non avrebbe potuto esimersi dal replicar qualche parola che fosse un po' gentile.Senza dubbio, s'era aspettato che una fetta della focaccia toccasse anche a lui, e la delusione lo aveva amareggiato.Il pensiero della disdetta del "vecchio gaglioffo" consolò alquanto Carry.Il signor Buc�trout aveva tutta l'aria di essere uno di quegli uomini che cercan di abbindolare le vecchie signore ingenue.E ora, gonfio di livore, si vendicava portandosi dietro un uomo per prender le misure della bara.Lord Slane, mio fratello, sarà qui fra poco per provvedere a tutto quanto è necessario rimbeccò Carry altezzosa.Ma il signor Gosheron era già sulla soglia.Entrò dandosi un colpettino al cappello; ma era da mettersi in dubbio se il colpettino fosse dedicato alla silente presenza di Lady Slane là sul suo letto, o a Carry che se ne stava a piè del letto.Il signor Gosheron, che fra le molte sue mansioni esercitava anche quella di impresario di pompe funebri, era avvezzo alla presenza della morte; eppure, aveva sempre nutrito verso Lady Slane sentimenti assai più vivi che non verso una semplice cliente.E già aveva deciso di dar libero sfogo per conto suo alla propria emozione, sacrificando il più prezioso pezzo di legno che avesse in bottega per farne il coperchio della bara.Suo Onore fa un bel cadavere disse al signor Buc�trout.Entrambi ignoravano Carry.Belli in vita, belli in morte, è quel che dico sempre io continuò il signor Gosheron.E' straordinario, come la morte fa risaltar la bellezza.Mio nonno, che era nel mio stesso impianto d'affari, mi diceva la stessa cosa, e per cinquant'anni son stato attento a vedere se avesse ragione. "Finché si è vivi," soleva dire mio nonno, "la bellezza viene dai bei vestiti e da aggeggi simili, ma una volta morti, per esser belli bisogna contar sul carattere." Guardate un po' Suo Onore, signor Buc�trout.E' o non è così come diceva mio nonno? A dirvi la verità, aggiunse in tono confidenziale quando voglio giudicare una persona, con un'occhiata cerco di figurarmela da morta.Non ci si sbaglia, specie quando la gente non sa d'esser guardata.La prima volta che ho dato un'occhiata a Suo Onore, mi son subito detto: Sì, andrà bene, e ora che la vedo tale e quale come me la sono figurata allora, lo ripeto.Del resto, è stata sempre più al di là che al di qua.Sicuro disse il signor Buc�trout, il quale, ora che era arrivato Gosheron, si mostrava ben disposto a parlar di Lady Slane.E non è mai nemmeno venuta a patti col mondo.Con tutto che dal mondo ha avuto il meglio che esso poteva darle - tutte cose di cui poi essa non sapeva che farsene.Essa non disdegnava i gigli del campo, signor Gosheron.No, non li disdegnava.Quanti detti della Bibbia ho applicato a Suo Onore! Ma la gente sopporta nella Bibbia certe verità che non sopporta nella vita A quanto pare, non ne capiscono il significato, se ci si trovano faccia a faccia nelle loro case, anche se metton su un'aria compunta quando le senton leggere dal ministro.Bontà divina! pensava Carry; quando la finiranno quei due vecchi di parlar di mamma sul tono d'un coro greco? Carry era arrivata a Hampstead con uno spirito ben r

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isoluto: sarebbe stata generosa, disposta a perdonare - e non si può dire che non l'avesse aiutata un sincero dolore - ma ora la sua padronanza di sé cominciava a mostrar le crepe, e ne traboccavano tutto il malumore e il rancore che le covava in corpo.Quell'agente e quel beccamorti, che discorrevano con tanta sagacia e sicumera, che cosa potevano saperne di mamma? Forse si lasciò scappare sarebbe meglio che lasciaste recitar l'orazione funebre per mia madre a qualcuno della famiglia.Il signor Buc�trout e il signor Gosheron si volsero gravemente verso di lei.Carry li vide improvvisamente come due figure astratte; figure buffe, certo, ma anche figure di giustizia.I loro occhi la denudavano della pudica scorza d'ipocrisia che la proteggeva.Essa si sentì giudicata; com'era uso e secondo i suoi principi, il signor Gosheron se la figurava cadavere; e aguzzava gli occhi per aiutar il lavorìo della sua fantasia; la distendeva su di un letto, la esaminava priva di quella difesa che non le era più dato di trattenere.Quella frase sullo "spirito eletto" era già ridotta a cenere.Il signor Buc�trout e il signor Gosheron avevan fatto lega con mamma, e di fronte a un'alleanza simile non c'era frase che valesse a coprire la verità.Rifugiandosi in un'ultima convenzione, Carry si rivolse al signor Gosheron: In presenza della morte, potreste almeno togliervi il cappello.