magazine aprile 2010

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COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE Come e perchè rieducare i detenuti PAGINA 2 LA NUOVA LEGGE ALLE CAMERE EDITORIALE “Ambiente e sviluppo sono due facce della stessa medaglia” Lo scrittore francese Nicolas Boileau di- ceva che "spesso la paura d'un male ci con- duce a un male peggiore". Non ci sono parole migliori per descrivere quello che è accaduto in questi anni in Italia sul tema delle infra- strutture. Dopo un primo grande periodo di sviluppo il processo ha rallentato progressi- vamente fino a fermarsi del tutto. Così, oggi, il nostro Paese sconta un gap rispetto al resto d'Europa. A farla da padrona è stata, nella maggior parte dei casi, la paura. Paura ali- mentata anche da normative che, in nome del principio giusto di salvaguardare l'ambiente, sono diventate sempre più complicate. Il con- cetto di fondo è molto semplice: cercare di imbrigliare il comportamento del singolo li- mitandone, con lacci e lacciuoli, gli spazi di libera iniziativa. E questo ha progressiva- mente condizionato la realizzazioni di grandi opere fondamentali per lo sviluppo del Paese. Per dirla in maniera ancora più semplice, si è avuto paura dello sviluppo che, troppo spesso, è stato messo in antitesi con l'am- biente. Così la scelta principale è stata quella di preservare l'esistente. Il nocciolo del pro- blema sta tutto qui. Se vogliamo riprendere a costruire infrastrutture nel nostro Paese dob- biamo anzitutto capire che ambiente e svi- luppo sono due facce della stessa medaglia. E che compito della politica non è impedire lo sviluppo, ma trovare il giusto equilibrio tra l'esigenza di far progredire la nostra società e quella di non deturpare i luoghi in cui vi- viamo. C'è una parola che sintetizza perfet- tamente la difficoltà di questi anni: vincolo. Da sempre, in Italia, esiste l'idea secondo cui se un'area è vincolata non posso costruire. Non è così. Non tutto è vincolato allo stesso modo. Esistono aree sensibili con determi- nate peculiarità che non possono essere toc- cate e quindi tutelate con un vincolo assoluto ed altre, invece, in cui si può intervenire pre- via autorizzazione e quindi tutelate con un vincolo relativo. La paura di assumersi re- sponsabilità ha progressivamente trasfor- mato anche il vincolo relativo in un limite invalicabile. In fondo è più semplice dire no a priori. Ma non è vietando tutto che si rea- lizza il bene del Paese. Al contrario dob- biamo ridare centralità a strumenti come la Il Ministro della Giustizia An- gelino Alfano, in visita in Brianza, si è fermato per deporre una corona di fiori in piazza don Giussani, a cinque anni dalla scomparsa del fondatore di Cl, per poi intervenire a un incontro dal titolo “Costruire il bene co- mune è possibile”, promosso dalla Fondazione Costruiamo Il Futuro. «Senza un buon governo non è possibile costruire il futuro – esor- disce il Guardasigilli - Ringrazio per avermi invitato: è stata un’oc- casione, per me, per conoscere un mondo che esprime una domanda complessiva e collettiva di grande importanza. La passione è viva quando è viva la domanda che la sostiene. E la passione politica è fondamentale perché la politica sia servizio. La domanda che, a mio avviso, sorregge la mia pas- sione politica è: c’è nell’impegno quotidiano di ciascuno di noi un orizzonte più ampio dell’oriz- zonte individuale? C’è un senso più ampio del realizzarsi perso- nalmente? Se la risposta è si, cioè io riesco ad affermare me stesso solo nel momento in cui riesco a farlo in modo più ampio rispetto alla mia vana gloria o al mio suc- cesso personale, allora in quel caso la politica diventa servizio. La politica può essere gestione, organizzazione, ma se non c’è passione e non contempla la vi- sione di qualcosa di più grande della pura gestione, allora non è servizio, ma puro potere. È puro potere che non è eserci- zio di una funzione alta e nobile a cui i cittadini ti hanno delegato, ma è potere per il potere che può diventare abuso poiché si perde di vista l’orizzonte più grande che è il bene comune. La straordinaria possibilità, quando partecipo a in- contri come questo - prosegue il Ministro – è quella di spiegare che esiste un’altra giustizia, che esiste un altro impegno nelle isti- tuzioni al di là di ciò che mediati- camente è glamour. In Italia, al momento, ci sono 5milioni e sei- cento mila processi civili in attesa di giudizio. Ciò significa, dal mo- mento che le parti coinvolte sono almeno due, che ci sono oltre 11 milioni di persone che attendono risposte. In questo senso, accele- rare i tempi della giustizia signi- fica prima di tutto - afferma Alfano - rispondere a chi ha posto un interrogativo allo Stato. E que- sto è il mio preciso impegno. Questo è un modo per mettere la persona al centro, perché dietro a ogni numero c’è un individuo. La sussidiarietà è il modo più moderno per declinare oggi la li- bertà, la sussidiarietà non è astra- zione, è il modo per far funzionare la democrazia. Io vedo la democrazia - conclude Alfano - essenzialmente come un popolo in cammino verso il proprio mi- gliore destino e le regole demo- cratiche rappresentano quell’in- sieme di diritti e di doveri, di li- bertà che consentono a quel po- polo di incamminarsi lungo questa strada. La scelta della sus- sidiarietà è mettere al centro la persona». LA VISITA DEL MINISTRO ALFANO IN BRIANZA La politica come servizio “C’è nell’impegno quotidiano di ciascuno di noi un orizzonte più ampio di quello individuale?” ELEZIONI REGIONALI All’indomani delle elezioni regionali l’eu- foria della vittoria (e l’analisi della sconfitta) deve lasciare posto alla riflessione. E la prima riflessione che dobbiamo fare, come politici di centro destra e di centro sinistra, è quella sull’astensionismo. Il dato è macroscopico e preoccupante. 7-8 punti in più rispetto alle re- gionali del 2005 suonano come un segnale d’allarme che chiede a tutta la classe politica una risposta immediata, se non vuole perdere ulteriore credibilità. Ha ragione chi dice che la gente si è mostrata disinteressata al governo della propria regione. Il caos delle liste in Lombardia e Lazio è certamente servito ad al- lontanare molti cittadini, instillando in loro la convinzione che la politica sia al di sopra della legge. Ma la battaglia delle liste non è stata la sola a diffondere disillusione e cini- smo. È stata il punto culminante di un modo di fare politica contro il “nemico” Silvio Ber- lusconi, e non per i cittadini e al servizio delle istituzioni. Ecco perché queste elezioni regio- nali suonano come l’ultima chiamata per ri- portare tutti alla responsabilità di governo della politica. I cittadini con la loro astensione hanno voluto mandare due segnali: il rifiuto di questa politica rissosa e la fiducia in Ber- lusconi. Ma anche questa volta gli elettori hanno scelto liberamente di premiare la coa- lizione di governo. L’opposizione tenterà di dimostrare che sarà la Lega a dettare l’agenda di governo, ma si sbaglia, perché la Lega non solo cresce - come è stato notato - perché è in grado di fare una proposta comprensibile ai cittadini, ma anche perché è alleata del Pdl. Il nostro augurio invece è che il Pd possa di- ventare una forza politica realmente riforma- trice, che la smetta di seguire Di Pietro e che possa avviare con la maggioranza un con- fronto sincero sulle riforme. E’ vero però che questa stessa maggioranza ora non ha più alibi. Con tre anni senza ele- zioni si deve mettere a punto quel processo di riforme del paese che è ormai ineludibile: la giustizia, il fisco, la scuola e l’università sono la vera grande scommessa ancora da vincere. MAURIZIO LUPI APRILE 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 12 - n. 5 - 15 Aprile 2010 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23,20036 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535 Evitare la ricaduta nei reati. Fornire sicurezza. Portare risparmi alla società intera La buona politica si racconta A PAGINA3 RETE ITALIA: LA DUE GIORNI DI RICCIONE Costruire il bene comune è possibile? Era la domanda sottesa a questo momento di formazione e confronto. Soci e amici commentano l’esperienza vissuta Sant’Agostino in Brianza PAGINA 6 LA MOSTRA A Cassago, le inquietudini e l’amore per la verità del Santo L’ultima chiamata SEGUE A PAGINA2 Da sinistra: il Ministro Angelino Alfano e l’onorevole Maurizio Lupi La sala gremita del Palasport alla Porada, di Seregno.

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Magazine aprile 2010

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Page 1: Magazine aprile 2010

COSTRUIAMOI L F U T U R O M

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Come e perchèrieducare i detenuti

PAGINA 2

LANUOVALEGGEALLE CAMERE

EDITORIALE“Ambiente e sviluppo sono

due facce della stessamedaglia”

Lo scrittore francese Nicolas Boileau di-ceva che "spesso la paura d'un male ci con-duce a unmale peggiore". Non ci sono parolemigliori per descrivere quello che è accadutoin questi anni in Italia sul tema delle infra-strutture. Dopo un primo grande periodo disviluppo il processo ha rallentato progressi-vamente fino a fermarsi del tutto. Così, oggi,il nostro Paese sconta un gap rispetto al restod'Europa. A farla da padrona è stata, nellamaggior parte dei casi, la paura. Paura ali-mentata anche da normative che, in nome delprincipio giusto di salvaguardare l'ambiente,sono diventate sempre più complicate. Il con-cetto di fondo è molto semplice: cercare diimbrigliare il comportamento del singolo li-mitandone, con lacci e lacciuoli, gli spazi dilibera iniziativa. E questo ha progressiva-mente condizionato la realizzazioni di grandiopere fondamentali per lo sviluppo del Paese.Per dirla in maniera ancora più semplice,

si è avuto paura dello sviluppo che, troppospesso, è stato messo in antitesi con l'am-biente. Così la scelta principale è stata quelladi preservare l'esistente. Il nocciolo del pro-blema sta tutto qui. Se vogliamo riprendere acostruire infrastrutture nel nostro Paese dob-biamo anzitutto capire che ambiente e svi-luppo sono due facce della stessamedaglia. Eche compito della politica non è impedire losviluppo, ma trovare il giusto equilibrio tral'esigenza di far progredire la nostra societàe quella di non deturpare i luoghi in cui vi-viamo. C'è una parola che sintetizza perfet-tamente la difficoltà di questi anni: vincolo.Da sempre, in Italia, esiste l'idea secondo cuise un'area è vincolata non posso costruire.Non è così. Non tutto è vincolato allo stessomodo. Esistono aree sensibili con determi-nate peculiarità che non possono essere toc-cate e quindi tutelate con un vincolo assolutoed altre, invece, in cui si può intervenire pre-via autorizzazione e quindi tutelate con unvincolo relativo. La paura di assumersi re-sponsabilità ha progressivamente trasfor-mato anche il vincolo relativo in un limiteinvalicabile. In fondo è più semplice dire noa priori. Ma non è vietando tutto che si rea-lizza il bene del Paese. Al contrario dob-biamo ridare centralità a strumenti come la

Il Ministro della Giustizia An-gelino Alfano, in visita inBrianza, si è fermato per deporreuna corona di fiori in piazza donGiussani, a cinque anni dallascomparsa del fondatore di Cl,per poi intervenire a un incontrodal titolo “Costruire il bene co-mune è possibile”, promossodalla Fondazione Costruiamo IlFuturo.

«Senza un buon governo non èpossibile costruire il futuro – esor-disce il Guardasigilli - Ringrazioper avermi invitato: è stata un’oc-casione, per me, per conoscere unmondo che esprime una domandacomplessiva e collettiva di grandeimportanza. La passione è vivaquando è viva la domanda che lasostiene. E la passione politica èfondamentale perché la politicasia servizio. La domanda che, amio avviso, sorregge la mia pas-sione politica è: c’è nell’impegnoquotidiano di ciascuno di noi unorizzonte più ampio dell’oriz-zonte individuale? C’è un sensopiù ampio del realizzarsi perso-

nalmente? Se la risposta è si, cioèio riesco ad affermare me stessosolo nel momento in cui riesco afarlo in modo più ampio rispettoalla mia vana gloria o al mio suc-cesso personale, allora in quelcaso la politica diventa servizio.La politica può essere gestione,organizzazione, ma se non c’èpassione e non contempla la vi-sione di qualcosa di più grandedella pura gestione, allora non èservizio, ma puro potere.

È puro potere che non è eserci-zio di una funzione alta e nobile acui i cittadini ti hanno delegato,ma è potere per il potere che puòdiventare abuso poiché si perde divista l’orizzonte più grande che èil bene comune. La straordinariapossibilità, quando partecipo a in-contri come questo - prosegue ilMinistro – è quella di spiegareche esiste un’altra giustizia, cheesiste un altro impegno nelle isti-tuzioni al di là di ciò che mediati-camente è glamour. In Italia, almomento, ci sono 5milioni e sei-cento mila processi civili in attesa

di giudizio. Ciò significa, dal mo-mento che le parti coinvolte sonoalmeno due, che ci sono oltre 11milioni di persone che attendonorisposte. In questo senso, accele-rare i tempi della giustizia signi-fica prima di tutto - affermaAlfano - rispondere a chi ha postoun interrogativo allo Stato. E que-sto è il mio preciso impegno.Questo è un modo per mettere lapersona al centro, perché dietro aogni numero c’è un individuo.

La sussidiarietà è il modo piùmoderno per declinare oggi la li-bertà, la sussidiarietà non è astra-zione, è il modo per farfunzionare la democrazia. Io vedola democrazia - conclude Alfano -essenzialmente come un popoloin cammino verso il proprio mi-gliore destino e le regole demo-cratiche rappresentano quell’in-sieme di diritti e di doveri, di li-bertà che consentono a quel po-polo di incamminarsi lungoquesta strada. La scelta della sus-sidiarietà è mettere al centro lapersona».

LAVISITADELMINISTROALFANO IN BRIANZA

La politica come servizio“C’è nell’impegno quotidiano di ciascuno di noi un orizzonte

più ampio di quello individuale?”

ELEZIONI REGIONALI

All’indomani delle elezioni regionali l’eu-foria della vittoria (e l’analisi della sconfitta)deve lasciare posto alla riflessione. E la primariflessione che dobbiamo fare, come politicidi centro destra e di centro sinistra, è quellasull’astensionismo. Il dato è macroscopico epreoccupante. 7-8 punti in più rispetto alle re-gionali del 2005 suonano come un segnaled’allarme che chiede a tutta la classe politicauna risposta immediata, se non vuole perdereulteriore credibilità. Ha ragione chi dice che lagente si è mostrata disinteressata al governodella propria regione. Il caos delle liste inLombardia e Lazio è certamente servito ad al-lontanare molti cittadini, instillando in loro laconvinzione che la politica sia al di sopradella legge. Ma la battaglia delle liste non èstata la sola a diffondere disillusione e cini-smo. È stata il punto culminante di un mododi fare politica contro il “nemico” Silvio Ber-lusconi, e non per i cittadini e al servizio delleistituzioni. Ecco perché queste elezioni regio-nali suonano come l’ultima chiamata per ri-portare tutti alla responsabilità di governodella politica. I cittadini con la loro astensionehanno voluto mandare due segnali: il rifiutodi questa politica rissosa e la fiducia in Ber-lusconi. Ma anche questa volta gli elettorihanno scelto liberamente di premiare la coa-lizione di governo. L’opposizione tenterà didimostrare che sarà la Lega a dettare l’agendadi governo, ma si sbaglia, perché la Lega nonsolo cresce - come è stato notato - perché è ingrado di fare una proposta comprensibile aicittadini, ma anche perché è alleata del Pdl. Ilnostro augurio invece è che il Pd possa di-ventare una forza politica realmente riforma-trice, che la smetta di seguire Di Pietro e chepossa avviare con la maggioranza un con-fronto sincero sulle riforme.

E’ vero però che questa stessa maggioranzaora non ha più alibi. Con tre anni senza ele-zioni si deve mettere a punto quel processo diriforme del paese che è ormai ineludibile: lagiustizia, il fisco, la scuola e l’università sonola vera grande scommessa ancora da vincere.

MAURIZIO LUPI

APRILE 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it

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Evitare la ricaduta nei reati. Fornire sicurezza.Portare risparmi alla società intera

La buona politicasi racconta

A PAGINA3

RETE ITALIA: LADUE GIORNI DI RICCIONE

Costruire il bene comune è possibile? Era la domanda sottesa a questo momentodi formazione e confronto. Soci e amici commentano l’esperienza vissuta

Sant’Agostinoin Brianza

PAGINA 6

LAMOSTRA

A Cassago, le inquietudini e l’amoreper la verità del Santo

L’ultima chiamata

SEGUE A PAGINA2

Da sinistra: il Ministro Angelino Alfanoe l’onorevole Maurizio Lupi

La sala gremitadel Palasport alla Porada, di Seregno.

Page 2: Magazine aprile 2010

Il protagonista di questa storia sichiama Luigi Cogliati. Di mestiere fal’imprenditore ed è a capo della Lat BriLatticini Brianza che si trova nel co-mune di Usmate Velate e nel comune diCasatenovo.

«Con la materia prima del latte hosempre avuto a che fare, già prima dellaguerra», ricorda Cogliati. «Avevo an-cora i calzoni corti quando davo unamano a papà e ai miei fratelli nella con-duzione di terreni che la mia famigliaaveva preso in affitto da un piccolo ca-seificio: dieci mucche e un po’ di latteche raccoglievamo da allevatori deipaesi vicini. Il latte lo andavo a prendereio in bicicletta caricandomi sulle spalleun “brentello” anche da trenta litri. Que-sto lavoro umile ma fondamentale perun contatto vivace e calloso con la vital’ho fatto fino ai 18 anni e cioè fino almomento in cui sono stato chiamato allavisita di leva». Poi la guerra, la fuga, laliberazione, eccetera. Con la sagacia cheè una caratteristica che si addice al tipobrianzolo, quella piccola realtà crescevasenza fare il passo più lungo dellagamba.

Nel 1960, siccome i tempi potevanoritenersi maturi, si formalizzava l’avviodella società Fratelli Cogliati. «Ave-vamo le idee ben chiare, volevamo staresul mercato puntando sulla qualità e suun processo produttivo subito all’avan-guardia per quei tempi. Diciamo chepure adesso la nostra attività obbedisce aquei due requisiti». Luigi Cogliati co-mincia ad essere apprezzato come un ec-cellente professionista del settore tantoche nel 1961 lascia l’azienda di famigliaper assumere il ruolo di direttore di pro-duzione dell’industria casearia PaoloBonalumi. Vi rimane fino al 1975 mie-tendo soddisfazioni. «Però con tutto ilbene che volevo a quell’azienda, io misono sempre sentito un imprenditore,per questo dentro di me ero convinto cheprima o poi avrei messo in piedi una miarealtà, comunque nel settore casearioche ormai conoscevo come le mie ta-sche».

Nel 1976 il Cogliati costituisce la so-cietà Lat Bri latticini Brianza. Parte conun capitale sociale di 900 mila lire etanto entusiasmo. Nella sede di UsmateVelate si lavoravano pochi quintali dilatte al giorno per la produzione di latti-cini. I suoi figli lo aiutarono nell’im-presa insieme a tre soli dipendenti.

Parla con tenerezza di quei primipassi. «A Ferragosto, sì proprio il 15 delmese, ho acquistato i primi due quintalidi latte. Dopo sei mesi l’azienda arri-vava a seicento quintali per fare la moz-zarella. Ambulanti e pizzerie furonoimmediatamente tra i nostri primi e fon-damentali clienti. L’azienda dimostravacoi fatti di poter stare in piedi».

La fatica quotidiana però non riuscivaad impedire all’imprenditore brianzolo,pur reticente nel mettere in piazza i suoiprogetti di sviluppo, di stare all’erta dicogliere l’occasione giusta. Che arrivò.Cogliati acquisì l’attività del caseificioColombo Giovanni collocato a ColognoMonzese. Con quella operazione siportò a casa il marchio La preferita chedi lì a poco diverrà un nome assai fami-liare. Diventare adulti vuol dire purestringere accordi con qualche insegnadella grande distribuzione. Cogliati, lun-gimirante al punto giusto, prendeva a ri-

fornire i banchi dei supermercati conconfezioni di mozzarelle e ricotta pre-confezionate. Altre catene mostraronointeresse per i suoi prodotti. Intantol’azienda si trasformava in società perazioni e, nello stesso tempo, venivapresa la decisione di costruire un nuovocaseificio. «Riuscimmo a triplicare lacapacità produttiva acquisendo impiantimoderni che potessero tenere il passocon la domanda che aumentava giornodopo giorno. Stiamo parlando del1986».

L’anno successivo un nuovo acquisto:l’industria casearia Bonalumi, anch’essadi Cologno Monzese con il relativo mar-chio Fiore. Con gli anni Novanta partivalo sviluppo commerciale nel mercato eu-ropeo e nel 1997 il fatturato della societàera di circa 60 milioni di euro. E quasi afine secolo Luigi Cogliati, che di rallen-tare un po’ non ci pensa neppure, acqui-stava circa 13 mila metri quadrati di unterreno industriale confinante alla sedestorica. E nel corso degli anni a venirealtri terreni verranno comperati. Orastanno per terminare i lavori di amplia-mento del nuovo capannone industriale.Che, ci dice con una punta d’orgoglioquesto signore che ha tagliato il tra-guardo degli 83 anni, diverrà un puntodi riferimento per tutto il settore. Alladomanda «Chi glielo fa fare? » il Co-gliati risponde: «Mi sento come un gio-vane di vent’anni. Dio mi ha dato lasalute e io, facendo quello che faccio, loringrazio tutti i giorni. Mi ha dato anchefigli che lavorano con me e io questonon lo scordo mai. Ecco, posso dire cheho costruito questa azienda perché amoi miei figli. Spero se ne siano accortiperché mi è difficile dirglielo in faccia.Allora possono anche sopportare il mioessere un po’ un rompiscatole, ma a findi bene. Purtroppo e non da oggi im-prenditore è ritenuta una parolaccia. Sipensa che l’imprenditore sia uno sfrut-tatore. Mah. Con queste idee l’Italia nonva da nessuna parte».

(Tratto dal settimanaleTempi del 17 gennaio 2008)

LUIGI COGLIATI

Una stalladopo l’altra

L’imprenditore, a capo della Lat Bri, narra la storia di un caseificio.Costruito “per amare di più i miei figli”

350 persone e 25mila euro difondi raccolti. Ha sortito un suc-cesso insperato la chiamata allearmi a favore di “Casa Amica”lanciata dalla fondazione “Co-struiamo il futuro” e dall’associa-zione “Liberi di educare, liberi dicostruire”. Oltre agli ospitid’onore della serata, il vicepresi-denteMaurizio Lupi, il presidentedella Regione Lombardia RobertoFormigoni, l’onorevole RaffaelloVignali, l’europarlamentare LaraComi, tantissimimeratesi, comunicittadini ma anche presidenti di as-sociazioni e di club di servizio,hanno accolto l’invito a parteci-pare alla serata di beneficenza.

“Entrando qui ho subito sentitoil calore e la simpatia del luogo –ha detto Roberto Formigoni, inter-venuto alla cena svoltasi propriopresso la cooperativa il 12 feb-braio – Casa Amica è un’operastraordinaria, chemette insieme lacapacità di impresa e il grandecuore di chi sa che i doni ricevutivanno restituiti e moltiplicati.Grazie ai volontari e al perso-

nale di Casa Amica, per la testi-monianza che ci danno che fagrande la nostra regione, che èfatta delle mille iniziative della vo-lontà delle persone e delle asso-ciazioni”.

CARLOTTABORGHESI

CENADI SOLIDARIETÀ COLPRESIDENTE DELLAREGIONE

25mila euro per “CasaAmica”Formigoni: “E’un’opera straordinaria, che mette insieme la capacità di impresae il grande cuore di chi sa che i doni ricevuti vanno restituiti e moltiplicati”

LANUOVALEGGEALLE CAMERE

Come e perchèrieducare i detenuti

La politica quando è concreta e buona non nasce dalla dot-trina ma dall’esperienza di un’amicizia che viene prima dellapolitica. È nato così l’impegno con i carcerati e con i direttoridelle prigioni e gli agenti di polizia penitenziaria. Sapendoche sono deputato e i deputati non hanno soltanto l’aereo gra-tis ma anche il biglietto per andare in cella, e senza neanchebisogno di prenotare, mi è stato chiesto di andare a trovaredelle persone finite in cella. Gente che magari non cono-scevo. Sono stato travolto da una specie di abbraccio che èandato al di là delle mie attese. Non è stato un programma,ma il seguire i bisogni e le chiamate, dentro il conforto del-l’amicizia dei deputati che ci sono qui a Rete Italia e poi diquelli dell’Intergruppo della Sussidiarietà. È stato ovvio, ine-vitabile per me e per altri amici, mettermi in ascolto di chi èimpegnato in opere concrete di sostegno ai detenuti, nell’ap-plicazione della sesta opera di misericordia corporale, “visi-tare i carcerati”.

La storia della Chiesa, l’esperienza della fraternità nata dalcristianesimo non è un fatto passato, ma c’è. E chiede allapolitica di essere riconosciuto nel suo valore di bene comune.Parlo degli amici di Padova, radunati nella cooperativaGiotto. Con loro abbiamo organizzato come intergruppo unavisita a Padova. Ci sono stati deputati dei vari partiti, e c’èstata autentica commozione, la chiara evidenza che anchesenza libertà fisica però si può crescere in umanità attraversoil lavoro, un lavoro con un significato, un lavoro utile edegno.

Da qui è nato il progetto di legge che abbiamo presentatoa Camera e Senato. Alla Camera il primo firmatario sono io,ma poi è stato sottoscritto da più di sessanta deputati di tuttii partiti. Al Senato dal senatore oggi dell’Api, Tiziano Treu.Si tratta di una legge che a costi limitati consente una riedu-cazione per il bene dei detenuti, evitando la loro ricaduta neireati, dà sicurezza e porta risparmi alla società intera.

Non è solo questo. Visitare le carceri, andare a trovare idetenuti, a costo di essere calunniati per questo – a me è statodetto che sono andato nel carcere di Opera probabilmente perfare un patto con Riina e i Graviano – è qualcosa che impe-disce alla politica di essere serva della tattica e del consensoimmediato. Di diventare un punto dove lo Stato cerca di eser-citare insieme alla giustizia l’umanità, denunciando abusi emanchevolezza. In una interlocuzione forte con il ministroAlfano, il quale a sua volta deve lottare con molte ragnateleburocratiche. L’emergenza nelle carceri è realissima e tra-gica. Il sovraffollamento non può essere combattuto in pe-riodi di tempo accettabili con nuove carceri. Bisogna trovaresoluzioni giuridiche.

Oggi certi settori della magistratura giocano al tanto peg-gio tanto meglio. Occorrerà trovare soluzioni alternative alladetenzione per certi reati, e soprattutto evitare la detenzionepreventiva se non in casi reali di pericolosità sociale, e nonapplicandola come forma neanche tanto mascherata di tor-tura, per far accusare magari innocenti o indurre le personealla rinuncia della propria difesa per consegnarsi a confes-sioni fasulle. Misericordia e giustizia sembrano impossibili sibacino, come dice il Salmo, ma la realtà vissuta dice che, gra-zie a Dio, è possibile.

RENATO FARINA

2 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE APRILE 2010

EDITORIALE“Ambiente e sviluppo sono due facce

della stessa medaglia”

segue dalla prima

pianificazione territoriale, il piano urbanistico comunale, il piano di lot-tizzazione. Se c'è un lavoro di tutela amonte che tiene conto di tutti gli ele-menti di criticità è chiaro che l'autorizzazione al progetto esecutivo saràmeno complicate e più rapida. Questo ovviamente non risolve tutti i pro-blemi. Resta infatti una questione aperta: una volta che si è stabilito chel'opera è fattibile come si fa a valutarne la qualità architettonica? Anchesu questo punto esiste un equivoco. In questi anni tutto è stato ridotto aduna questione di gusto o, peggio ancora, ad una semplice fattibilità legi-slativa. Come a dire: siccome si può fare, si fa. Si è perso insomma il ri-spetto nei confronti dei professionisti al punto che oggi le grandi opere delnostro Paese non sono più in mano ai progettisti, ma ai magistrati.Anche qui la politica deve impegnarsi per attuare una rivoluzione cul-

turale. Occorre recuperare il confronto e il dialogo tra chi autorizza e chiprogetta perché non è sufficiente la sola coerenza normativa. Un'opera,infatti, va contestualizzata in un'area tenendo conto della filosofia del pro-gettista, del corretto uso dei materiali di costruzione, del rispetto del “ge-nius loci”. Confronto e responsabilità. Sono queste le due parole chedobbiamo recuperare. Sono queste le linee lungo cui si muove una pro-posta di legge che presto presenteremo in Parlamento. Consci che oc-corre velocizzare e snellire gli strumenti di governo del territorio senzaridurre il sistema di tutela delle qualità peculiari del nostro Paese.

(Tratto da “Tempi” – 7 aprile 2010)- Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera

- Paolo Vella, deputato Pdl

Luigi Cogliati.

Page 3: Magazine aprile 2010

Rete Italia nasce dal bisogno edal desiderio di creare un circuitodei tanti amici che condividonola stessa impostazione e la mede-sima visione della politica. Que-st’anno l’appuntamento si èsvolto a Riccione nei giorni 19-20-21 febbraio e i lavori si sonoaperti con l’intervento di S.E.R.Card. Tarcisio Bertone che haportato ai partecipanti anche labenedizione personale del Papa.Sono seguiti numerosi contributidi ministri del Governo e di altrepersonalità di partito ma soprat-tutto un’assemblea in cui tutti gliamici che fanno politica hannopotuto riferire esperienze digrande maturità e bellezza.

La Fondazione Costruiamo ilFuturo si è anche impegnata a so-stenere alcune quote di parteci-pazione. Abbiamo chiesto ai socie agli amici che erano presenti difornirci un loro commento.

Giuseppe Procopio,Assessore Comune diMerateGrazie agli amici della Fonda-

zione Costruiamo il Futuro ab-biamo vissuto la splendidaesperienza di Rete Italia che hapermesso ad un gruppo di amiciimpegnati a vario titolo in poli-tica di ritrovarsi, lontani dallaroutine quotidiana, per un mo-mento di “formazione” e di con-fronto, consentendoci di ascol-tare e discutere insieme ad espo-nenti politici di primo piano temidi attualità come sussidiarietà, fa-miglia e crisi economica. Valoreaggiunto di questa tre giorni aRiccione è stata la lectio magi-stralis tenuta dal Cardinal Tarci-sio Bertone.

Massimiliano Vivenzio,Vice sindaco di MerateLe giornate di Riccione, oltre a

consolidare il legame di amiciziache unisce il nostro gruppo di la-voro per Merate, hanno rappre-sentato un'importante occasioneper la nostra formazione politicae per il metodo che deve contrad-distinguere la nostra azione am-

ministrativa. Le tematiche af-frontate hanno infatti sollecitatoin ognuno di noi un giudizio, resoancor più concreto dalle espe-rienze che i vari amministratori(di tutta Italia e di differenti li-velli amministrativi) hanno testi-moniato a margine dellerelazioni. Personalmente possodefinire l'esperienza di Riccionecome una scuola la cui caratteri-stica e, soprattutto, l'elementoqualificante è dato dalla "condi-visione". Un'occasione ed un me-todo che, a volte, chi fa politicatrascura.

Emilia MaggioniQuando ho letto il programma

della 2 giorni di Riccione misono chiesta se per caso non ave-vano dimenticato un punto di do-manda: “Costruire il benecomune è possibile?” Già dalprimo giorno, con il bellissimointervento del card. Bertoni misono resa conto che, quel piccoloaccento dimenticato era quelloche faceva la differenza. Si, èpossibile costruire il bene co-mune, bisogna solo crederci e la-vorare non pensando a ciò che cipiace ma a ciò che è utile alla so-cietà, a ciò che ci accomuna enon a quello che ci divide, prepa-randoci anche a qualche sacrifi-cio se il risultato è quello di farcrescere e migliorare la comu-nità. I diversi interventi mi hannoancora di più convinto, che il

bene comune si costruisce, rim-boccandosi le maniche.

Piera Comi Vice sindacodi MissagliaRete Italia rappresenta una bel-

lissima esperienza di crescita e diconfronto, una lezione di vita cheoffre tanti incontri importanticome quello con il card. Bertone.Inoltre è un’occasione in cui tantiesponenti politici creano un dia-logo con le persone presenti cheespongono il loro operato e illoro pensiero. È un appunta-mento importante di incontro e diamicizia, ed è una ricarica indi-spensabile che da nuova linfa evoglia di fare con più entusia-smo. Infatti, amministrare può ri-sultare impegnativo e spesso siperdono le motivazioni manmano che ci si allontana dalleelezioni in cui si è ricevuto il con-senso. Si affrontano problemati-che reali che poi si presentano sulterritorio. Mi è rimasto impressoquel che è stato detto: governarenon è vedere piangere una per-sona e sedersi accanto a piangere,ma aiutarla a rialzarsi. Questo èfare politica.

Stefano Carugo, consigliereregionale in LombardiaSono rimasto molto colpito so-

prattutto dall’intervento del card.Bertone perché in modo chiaro edefinito ha espresso come sia im-portante impegnarsi in politica da

cattolici veri: essere cattolico nonsignifica essere distanti dalla po-litica, ed è importante che i gio-vani si impegnino. Il momentoassembleare in cui la montepli-cità degli interventi denota unavitalità del movimento di ReteItalia è molto significativa; èconfortante vedere una classe po-litica di giovani, è bello che cisiano. Rete Italia serve proprio aformare queste persone.

Samuele Sanvito consiglierecomunale Carate BrianzaIl primo punto che sottolineo è

l’intervento di Mario Mauro cheha detto che per noi è possibilefare politica come la fa Formi-goni in Lombardia, perché primadi tutto viviamo e apparteniamoad una esperienza cristiana: perme è quella di Comunione e Li-berazione.

Come secondo punto, mi col-pisce il fatto che, pur vivendo inun periodo in cui ciò che è giustoed etico sembra essere ciò chenon ha un legame e che non sicompromette con niente e nes-suno, noi di Rete Italia non ab-biamo timori a comprometterci ea spenderci tra la gente per i no-stri amici candidati.”

Stefano Torregianiconsigliere comunaleCarate BrianzaRete Italia è una possibilità di

maturare in politica, non c’è altrascuola per farlo. Rappresenta unapossibilità di formazione peravere basi solide.

L’intervento del card. Bertoneè stato difficile ma molto bello einteressante perché pieno di con-tenuto. L’assemblea annuale diRete Italia è positiva se vistacome inizio: ma il lavoro devecontinuare sul territorio durantel’anno. Confrontarsi su problemiuna volta l’anno non è suffi-ciente, occorrono momenti comequesti e punti di riferimento pre-senti che aiutino chi è nei comunipiù piccoli a interpretare i pro-blemi e a risolverli.

RETE ITALIA: LADUE GIORNI DI RICCIONE

La buona politicasi racconta

Costruire il bene comune è possibile? Era la domanda sottesa a questo momentodi formazione e confronto. Soci e amici commentano l’esperienza vissuta

APRILE 2010 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE 3

Alcuni amici e soci della fondazione a Rete Italia con Formigoni,Boscagli e l’on.Vignali.

RIFORMADELL’UNIVERSITA’Equilibrio tra autonomia,risorse e valutazione

Al convegno, promosso dal network delle associa-zioni e fondazioni di cultura politica, hanno parteci-pato professori universitari conosciuti a livello europeo.

Giovedì 18 marzo, nella sala del Mappamondo aMontecitorio, si è svolto il convegno dal titolo “Uni-versità: criticità e prospettive”, promosso dal networkdelle associazioni e fondazioni di cultura politica.Il decreto (numero 1905), attualmente all’esame della

commissione Istruzione e Cultura al Senato, rappre-senta un piano organico e complessivo di riforma delsistema universitario ed affronta l’assetto di governance(organizzazione e funzioni di governo), il diritto allostudio, il reclutamento e lo stato giuridico dei docenti.Dai più è considerato la prima vera riforma dal 1980.In occasione del convegno, il network ha presentato ediffuso un documento condiviso nel quale vengono af-frontati alcuni aspetti della riforma. In premessa alcuninodi nel sistema universitario che, seppur non conte-nuti nel provvedimento, si ritiene necessario affrontare.Il tema delle risorse, quello della valutazione e quello

della ricerca applicata.La relazione di apertura del prof. Andrea Prat (do-

cente di economia alla London School of Economics)ha offerto una ampia panoramica dei sistemi universi-tari internazionali ed ha consentito di sgomberare ilcampo da numerosi equivoci. Primo fra tutti il fatto chesiano sufficienti aumenti di risorse al sistema perchéquesto possa funzionare. Occorre individuare un equi-librio tra autonomia, risorse e valutazione. Per questo ipunti contenuti nel documento del network affrontanoi vari capitoli della riforma proponendo interventi chetendano ad una maggiore autonomia ed una maggioreresponsabilità del sistema universitario. Il lavoro non èquindi concluso, ma continuerà seguendo passo a passoil percorso parlamentare di approvazione della norma(in commissione ed in aula al Senato e poi alla Camera),proponendo interventi e approfondendo riflessioni giàemerse in un apposito tavolo tecnico delle fondazioni.Nel mese di maggio, sarà l’Intergruppo Parlamentareper la Sussidiarietà a scendere direttamente in campointervenendo, anche con emendamenti al testo, nei la-vori parlamentari, alla luce delle riflessioni fatte dal net-work ed in un confronto costruttivo con il MinistroGelmini.

Page 4: Magazine aprile 2010

Era il 1897 e Daniele Terruzzi “primo”produceva autoclavi: marchingegni similiad un carretto cilindrico, con il corpo delserbatoio rivestito in legno, di cui oggi ilbisnipote Daniele “secondo” conserva unafoto color seppia. Dopo 110 anni, le auto-clavi, in azienda, le producono ancora.

Più all’avanguardia, ovviamente: «Rap-presentano il 35 % della produzione com-plessiva», spiega Daniele “secondo”:«Servono per la produzione di componentiper l’aeronautica: gli aerei di Alenia, glielicotteri Agusta. Ma anche il razzoAriane dell’Esa, i cui serbatoi sono rive-stiti di gomma lavorata con le nostre au-toclavi». Le stesse autoclavi che servonoalla lavorazione del vetro per clienti lea-der nel settore come Saint Gobain,l’azienda che ha prodotto i vetri della pi-ramide del Louvre. Quanta strada hannopercorso i Terruzzi, dagli anni in cui, al ti-mone dell’azienda, arrivò il figlio di Da-niele “primo”, Cristoforo. Tra le dueguerre, Cristoforo piantò i semi della cre-scita aziendale e incrementò il numerodegli operai. «All’inizio degli anni ’50,nonno Cristoforo cominciò la produzionedi impianti per la liofilizzazione per le in-dustrie farmaceutiche, perché uno dei pro-dotti che venivano “liofilizzati” era lapenicillina. Ma anche per le grandiaziende alimentari: la Plasmon e laYomo». Spiega Daniele Terruzzi:«Lemacchine prima congelano il prodotto,come in una sorta di cubetto di ghiaccio.Poi lo scaldano sotto vuoto, in modo da“gassificare” tutta l’acqua, e lasciare ilprodotto “secco”». Grazie a questo pro-cesso, la Terruzzi ha dato una mano alpaese anche in situazioni delicate, cheniente avevano a che vedere con la produ-zione industriale. Racconta infatti DanieleTerruzzi, che quando nel 1966 l’alluvionedell’Arno a Firenze rischiava di distrug-gere molti preziosi libri, gli apparecchiTerruzzi vennero usati addirittura per lio-

filizzare i volumi. I libri, negli impianti,furono trasformati in cubetti di ghiaccio,e poi sottoposti al processo di gassifica-zione dell’acqua. L’acqua evaporava, e imanoscritti tornavano asciutti e salvi. Piùdi recente, alla Terruzzi è stato chiesto diliofilizzare anche la scarpa di Ötzi, lamummia dell’età della pietra recuperatatra i ghiacciai delle Alpi, che si era con-servata proprio perché “congelata” lungole ere. Per effettuare le analisi per la data-zione degli oggetti, la scarpa andava“scongelata”, ma bisognava farlo in mododelicato. L’unica via è stata proprio la lio-filizzazione. Racconta Daniele Terruzziche a fine anni ’50 arrivarono in azienda itre figli di Cristoforo, Gaetano, Giovannie Astorre, quest’ultimo l’attuale presi-dente e padre di Daniele e Paola: «In que-gli anni si avviò l’esportazione deiprodotti anche all’estero: Siria, Libano,Russia, Cina, dove fummo tra i primi adarrivare con gli impianti di liofilizza-zione». Negli anni ’70 Astorre iniziòun’attività per conto proprio, la Fercalx,per la produzione degli impianti per calce,diversificando notevolmente la produ-zione di famiglia. Una svolta decisiva: in-fatti, oggi che le due società – la storicaTerruzzi e la Fercalx – sono state riunite,è la produzione della Fercalx a fare laparte del leone. «Gli impianti per calce,

destinati alle grandi aziende dell’acciaio,come l’Ilva, costituiscono il 65 % dellaproduzione, con commesse anche di17milioni di euro ciascuna». Fu propriovendendo un impianto per la lavorazionedella calce, che Daniele ha fatto il suo in-gresso in azienda. «Era il novembre 1984.Io avevo studiato giurisprudenza, e avreivoluto dedicarmi al diritto internazionale.Mio padre mi propose di seguirlo, per con-durre una trattativa in Cina. E mi ha fre-gato, perché dopo ero talmente coinvolto,che non me ne sono più andato». Ricordache in Cina le trattative seguivano un’in-solita prassi: «I cinesi applicano l’anticaarte della guerra, Bing fa. Logoravano“l’avversario” con riunioni lunghe mesi.Loro erano in 20, noi in due. Ogni giornosi tornava sugli stessi argomenti, con lemedesime parole».

Dalla Cina all’India «Quella volta la let-tera d’intenti per il contratto la scrissi iostesso a mano, sul banco del check in,mentre cercavamo di tornare a casa: era il24 dicembre e ancora trattavano sulprezzo». Al successo di quel primo con-tratto, ne sono seguiti altri nella carriera diDaniele, culminati quest’anno con l’opalanciata su un’azienda indiana, la Vulcan,la cui acquisizione è prevista per gennaio.

Una sfida per un’azienda italiana, nel-l’anno della crisi: ma la Terruzzi Fercalxproprio quest’anno ha registrato il rad-doppio del fatturato (da 13 a 26 milioni dieuro, con una previsione per il 2010 di 30milioni di euro), e fatto nuove assunzioni.«Per il futuro, lavoriamo ad impianti digassificazione per produrre energia elet-trica dalle biomasse. Abbiamo sviluppatoper questi impianti la tecnologia già usatadalla Vulcan». È tutto un gioco di scacchila vita dell’azienda, e Daniele Terruzzi losa bene, fin da quella prima trattativa coni cinesi.

(Tratto dal settimanale Tempidell’11 novembre 2009)

LASTORIADI DANIELE TERRUZZI

Libri, liofilizzatie razzi in orbita

L’imprenditore racconta i 110 anni dell’azienda di famiglia.Dalle autoclavi alle biomasse

L’Italia è un paese ad alto rischio di infiltrazionemafiosa nell’economia legale. In Italia il crimine or-ganizzato di stampo mafioso, storicamente radicatonel territorio (Cosa Nostra in Sicilia, ’Ndrangheta inCalabria, Camorra in Campania), genera ingentiflussi di profitti illeciti ogni anno ed espone perma-nentemente l’economia legale italiana ad un alto ri-schio di infiltrazione mafiosa. Secondo il XIIRapporto SOS Impresa del 27/01/2010, edito daConfesercenti, il c.d. Bilancio Mafia spa evidenziaun valore totale delle attività di 135 miliardi di eurocirca, di cui 9 miliardi dalle estorsioni in danno diimprese ed 6,5 miliardi dal condizionamento mafioso di appalti eforniture.

In tale contesto, seriamente problematico, Deloitte Forensic diMilano (del Global Network Deloitte) propone di affrontare il ri-schio di infiltrazione mafiosa non più secondo un approccio reat-tivo (“vedo che cosa succede e poi reagisco”), bensì secondo unnuovo approccio proattivo (“prevedo che cosa potrà succedere emi organizzo”).

L’idea del modulo OCRM è semplice. Se un’impresa intendeoperare in un territorio in cui esiste un notorio concreto rischioambientale di crimine organizzato di stampo mafioso, e se quinditale impresa non può operare senza esporsi a tale rischio, allora

essa dovrà adottare tutte le possibili contromisurepreventive (strategies, policies, procedures, practi-ces) piú appropriate e piú adeguate ai fini della valu-tazione (assessment) e gestione (management) di talerischio (organized crime risk). Dovrà investire suffi-cienti risorse progettuali, materiali, personali, anchein outsourcing, al fine di proteggersi dal reputationalrisk e dal legal risk. Il fondamento giustificativo ditale prospettiva é elementare: l'organized crime riské un operational risk. É pertanto logicamente correttoper un’impresa affrontare il crimine organizzato distampo mafioso secondo il c.d. risk-based approach.

Il modulo OCRM prevede un apparato aziendale di specifichecontromisure antimafia preventive e protettive, di natura organiz-zativa, procedurale e tecnico-esecutiva, adattato ai diversi am-bienti di rischio e prioritariamente basato sulla stretta cooperazionetra impresa e Law Enforcement Authorities (Ministero Interno,Prefettura, Polizia Giudiziaria, Autorità Giudiziaria, etc.). E ciòin considerazione della specificità del rischio da controllare e con-tenere. Per saperne di più sul modulo OCRM. – È possibile rivol-gersi al dott. Antonio Cattaneo, socio fondatore di Costruiamo ilFuturo e socio di Deloitte Forensic di Milano.

ANTONIO CATTANEO

L’INTERVENTO DIANTONIO CATTANEO

Il modulo OCRM

PREMIO COSTRUIAMO ILFUTURO

NATUR&

Valorizziamoil volontariato

I dati raccontano la storia di un premio di successo. Nellesette edizioni lecchesi il premio ha distribuito 120 mila euro dipremi in denaro, 26 medaglie d’oro per volontari meritevoli,dodici forniture complete di materiale sportivo e una vacanza.Anche con il bando di quest’anno, che si concluderà il 30

aprile, saranno assegnati dei contributi economici e delle for-niture sportive alle associazioni operanti nella provincia diLecco che si segnaleranno alla fondazione. In palio 1 premioda 5.000 euro, 1 premio da 3.000 euro, 2 premi da 2.500 euro,2 medaglie d’oro ai volontari, 2 premi da 2.500 euro per le as-sociazioni sportive, 4 forniture complete e un premio specialeper un volontario.Per quanto riguarda il premio della Provincia di Monza e

Brianza il bando rimarrà aperto fino al 30 settembre 2010. Perinformazioni contattare la Fondazione inviando una mail al-l’indirizzo [email protected].

Abbiamo intervistato Nicola Castagna, componente dellasquadra Pallacanestro Barzanò, associazione sportiva premiatanel 2007 con attrezzatura sportiva.Cosa ha significato vincere il Premio Costruiamo il Fu-

turo?“La cosa più interessante è stata l’attenzione che è stata data

alle piccole realtà sportive che costellano il nostro territorio.L’aver ricevuto il Premio per noi è stato una grande soddisfa-zione, vedere che la Fondazione ci abbia valorizzato premian-doci quando vi erano anche altre associazioni più considerevoliche gravitano nel mondo del sociale. Ritengo importante averintrodotto il mondo sportivo perché è un modo per gratificaretutti coloro che gravitano attorno a queste piccole realtà a voltecon poche possibilità di visibilità, quindi questa è una grandeoccasione per valorizzare il loro generoso lavoro; oltre ad af-fermare che lo sport sia indispensabile perché aggrega tante per-sone di idee differenti e rende più semplici i rapporti, è evidenteche lo sport unisce”.

L’associazione Natur& di Seveso ha ricevuto il riconosci-mento del Premio Costruiamo il Futuro nell’edizione 2008.Come ci ha raccontato Gabriele Galbiati, membro dell’asso-ciazione, «è una realtà viva sul territorio che è rimasta moltocolpita dall’approccio di Costruiamo il Futuro che si è da subitotrasformato in un incontro interessato alle persone e alla loroattività, non è mai stato un approccio tecnico. La visita perso-nale di Carlotta è stata la cosa più bella, è un valore aggiuntomolto grande. Inoltre grazie a questa esperienza abbiamo in-contrato anche l’associazione di Desio Casa di Mamre che ab-biamo contattato per confrontarci sulle attività di housingsociale instaurando un collegamento importante». Il contributodel Premio ha voluto sostenere un progetto già avviato nel 2007con lo scopo di dare sollievo alle famiglie dei malati diAlzhei-mer. «Il “Caffè Alzheimer” infatti non cura il malato ma daascolto e accoglienza soprattutto a chi gli sta vicino, famiglie emogli. Tra queste persone è nato un mutuo aiuto di condivi-sione delle criticità e delle esperienze».

4 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE APRILE 2010

Antonio Cattaneo

Le possibili contromisure che un’impresa deve adottareper prevenire l’infiltrazione mafiosa

Il racconto di due vincitori degli anni precedenti:“Pallacanestro Barzanò” e “Natur&”

PALLACANESTRO BARZANO’Daniele Terruzzi.

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IL LIBRO DELPRESIDENTE“Il patto che ci lega”

Il 26 di febbraio, nella sede della pre-stigiosa libreria Guida nel cuore di Na-poli, si è infatti svolto un incontro cheha preso le mosse dalla recente uscita dellibro del Presidente della Repubblica, “Ilpatto che ci lega”. In una sala gremital’incontro è stato un’occasione impor-tante per confrontarsi sui temi contenutinel volume del Presidente della Repub-blica, ed in particolare, incalzati dal Di-rettore della Fondazione MezzogiornoEuropa – Ivano Russo, i relatori hannorisposto a quesiti riguardanti l’Europa, ilsud ed il ruolo delle istituzioni.

Sin dalla sua costituzione, la Fonda-zione Costruiamo il Futuro ha aderitocon convinzione al Network delle Fon-dazioni che da anni collabora con l’In-tergruppo Parlamentare per laSussidiarietà. L’iniziativa svolta a Na-poli nasce da questa collaborazione, inparticolare tra la Fondazione Costruiamoil Futuro e la Fondazione MezzogiornoEuropa, cresciuta e sviluppata con il so-stegno del Presidente della Repubblica.

Relatori principali gli Onorevoli Mau-rizio Lupi, Presidente della FondazioneCostruiamo il Futuro e MassimoD’Alema, Presidente della FondazioneItalianieuropei. Assieme a loro sonoinoltre intervenuti Francesco Paolo Ca-savola e Paolo Macry.

Il Presidente D’Alema ha sottolineatoil coraggio e la determinazione con lequali il Presidente della Repubblica, sindall’inizio del “settennato”, ha voluto ri-badire la necessità di un equilibrio istitu-zionale, di un rispetto per il ruolo delParlamento e dei suoi rappresentanti.

Il Presidente Lupi ha sottolineatoquanto l’auspicio del Presidente Napoli-tano possa essere raccolto e reso efficacesolamente partendo da una vera passioneper il bene comune, per la centralità dellapersona. Senza questa consapevolezza,infatti, ogni collaborazione può sempli-cemente avere il sapore dell’accordostrumentale o, ancor peggio, dell’inciu-cio.

È invece importante che si favoriscanomomenti seri di confronto, anche asprose le condizioni lo richiedono, ma since-ramente orientato ad individuare solu-zioni che portino un plus alla liberainiziativa dei singoli e dei singoli gruppi.In altre parole, una vera spinta sussidia-ria, proprio quella che dal 2003 ha carat-terizzato l’impegno del Presidente Lupie di altri colleghi parlamentari per lo svi-luppo dell’Intergruppo Parlamentare perla Sussidiarietà.

“IN GIOCO SULSERIO”

La Fondazione allestirà la mostra in collaborazione con il Comune di MerateLa FondazioneCostruiamo il Futuro e l’assessorato allo

sport del Comune di Merate proporranno durante la Ma-nifestazione “Merate Sport”, giunta alla venticinquesimaedizione, la mostra fotografica “In gioco sul serio – L’av-ventura dello sport”.

L’iniziativa di organizzare durante questi due mesi digare sportive una mostra a pannelli fotografici che appro-fondiscano temi sportivi storico culturali risponde ad unaesigenza sempre più ampia di diffusione della cultura, in-tesa nelle sue molteplici sfaccettature e finalizzata a favo-rire momenti di incontro e dibattito all’interno del tessutosociale.

Come ogni fenomeno umano lo sport riflette un puntodi vista, una concezione della realtà che in esso si esplicitanel modo di affrontare gli elementi che lo compongono:corpo, lotta, gioco. La mostra proporrà una precisa e bendefinita concezione di questi ed illustrerà le conseguenzeche sull’uomo si vengono a determinare se lo sport vieneusato come strumento educativo in funzione della crescitatotale della persona. Tale iniziativa assume infatti un ca-rattere fortemente didattico e formativo e ritenendo che lapromozione dello sport nella società sia un obbiettivo fon-damentale per la persona umana e la sua crescita. L’indi-viduo si forma anche attraverso l’attività sportiva, il gioco

soprattutto di squadra ed il sano agonismo che hanno unforte potenziale educativo in particolar modo in ambitogiovanile. La serata inaugurale e di presentazione dellamostra si terrà il 18 maggio alle ore 20,30 presso la bi-blioteca di Merate con un incontro pubblico tenuto daNando Sanvito, giornalista di sport Mediaset, AntonioRossi assessore allo sport della Provincia di Lecco,MarcoPlatania Presidente della Cdo sezione Sport, durante la se-rata saranno proiettati e commentati dei filmati di impor-tanti momenti di sport.

Giuseppe ProcopioAssessore allo Sport del comune di Merate

APRILE 2010 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE 5

Giuseppe Procopio.

Un incontro per confrontarsisui temi contenuti nel volume scritto

da Giorgio Napolitano

Page 6: Magazine aprile 2010

Dal 10 al 18 aprile la fondazioneporterà a Cassago la mostra "Si co-nosce solo ciò che si ama". Curatada don Bolis e presentata al Meetingdi Rimini 2009, narra ed esplora leinquietudini e l’amore per la veritàdi Agostino nel suo percorso spiri-tuale che lo porterà all’incontro conCristo.

Perché proprio a Cassago? Perchéa Cassago Agostino c’è stato perdavvero nel 386-387, ospite nellavilla di campagna dell’amico mila-nese Verecondo. Non era solo: c’erasua madre Monica, Navigio suo fra-tello, l’amico Alipio, Trigezio e Li-cenzio suoi discepoli, Lastidiano eRustico suoi cugini e il figlio Adeo-dato. A Cassago si stava preparandoal battesimo e lì assapora il gustodella vita di comunità discutendocon gli amici e, di notte, con sestesso al cospetto di Dio. Scrivetutto quanto accade nei Dialoghi, leprime sue prime opere conosciute.Di questa località Agostino avràuno struggente ricordo nel IX librodelle Confessioni dove scrive: « ...

fedele alle promesse, rendi a Vere-condo, in cambio della sua campa-gna a Cassiciaco, ove riposammo inte dalla bufera del mondo, l'amenitàin eterno verdeggiante del tuo para-diso, poiché gli hai rimesso i suoipeccati sulla terra, sulla montagnapingue, la tua montagna, la monta-gna ubertosa ... »

A Cassiciaco Agostino abbandonala città degli uomini con le suevuote parole ed abbraccia le veritàrigeneratrici al servizio della città diDio. Il ricordo di questo luogo at-traversa il medioevo: ne parla il Pe-trarca e più tardi gli autori del ‘500e ‘600.

Tutti lo identificano con Cassago,dove il santo, dato che, come recitail Chronicon, “patrios lares habi-tasse”, nel 1631 viene invocato e ac-clamato Patrono della Comunitàperché ha salvato il paese dallapeste. La sua festa viene ancora ce-lebrata il 28 agosto di ogni anno.

Nel passato, anche recente, nume-rose scoperte archeologiche hannochiarito che Cassago, dopo la pre-

senza dei gallo-celti dal III sec. a.C., è stata una località ampiamenteromanizzata fino al V secolo. Anzila tipologia di vari reperti, vasche,ceramiche, condutture, iscrizioni,indicano che vi sorgeva una villa ru-stica, probabilmente là dove poisorse il castro medioevale, vicinoalla attuale chiesa parrocchiale ealla vasca di sant’Agostino.

Il parco di sant’Agostino con-serva oggi alcune testimonianze dietà romana, lì si innalza il monu-mento al santo e poco più in là, nellachiesa, un altare e una statua ricor-dano l’amore di Cassago per il suopatrono. Dal 1967 l’Associazione S.Agostino svolge una intensa attivitàdi valorizzazione di questa pre-senza. La mostra sarà allestitapresso l’oratorio di Cassago, per in-formazioni e prenotazioni visiteguidate contattare la fondazione“Costruiamo il futuro”039.5969259.

Prof. Luigi BerettaAssociazione storico culturale

“Sant’Agostino”

NELLASETTIMANADAL10AL18APRILE SARANNOORGANIZZATI NUMEROSI EVENTI CORRELATI

Sant’Agostino in Brianza.La mostra, il cammino e le sue tracceLa fondazione porterà a Cassago l’esposizione che narra ed esplora le inquietudini e l’amore per la verità del Santo. All’internodi un lungo percorso spirituale. Che lo ha portato all’incontro con Cristo anche nel piccolo comune della provincia di Lecco

Se il 2009 è stato l’anno della stagnazione, il2010 sarà quello della centrifuga. Pur registrando alivello globale una ripresa degli investimenti, rima-niamo in una situazione di grande confusione, al difuori dei tradizionali modelli di crescita. I mesi checi attendono richiedono, pertanto, prudenza sotto ilprofilo della finanza pubblica, solidità del sistemadi ammortizzatori sociali per le famiglie e perseve-ranza nel rendere il mercato del lavoro più dina-mico. Il principio che ci deve guidare è sempre lostesso e siamo chiamati a misurarci nel dargli formae gambe su cui crescere: la centralità della personanelle sue relazioni costitutive, come la famiglia, illavoro, la comunità. E’ questo l’obiettivo che ci era-vamo dati nel Libro bianco sul futuro del modellosociale, prodotto dal Governo all’inizio della crisi,e sul quale ci siamo testati in questi mesi.

Oggi risulta evidente a tutti, guardando al casodella Grecia, come sia stata lungimirante l’Italia nelrispettare il patto preso con i mercati finanziari di te-nere fermi i saldi pubblici di bilancio per tre anni.Questo ci ha consentito di non cadere nel rischiofallimento e di essere considerati appealing per gliinvestitori.

Dal punto di vista interno, siamo ora chiamati,come promesso prima delle elezioni regionali, adaprire l’importante cantiere sulla riforma fiscale.Crediamo sia giunto il momento di superare il mo-dello Vanoni, nato in un momento storico partico-lare e lontano dal nostro, per passare a un sistemadove siano tassati i consumi anziché il lavoro edove la libertà di scelta da parte del cittadino pre-valga su una logica di redistribuzione statale. Le fa-miglie aspettano questo e non le deluderemo, certiche potremo in tal modo liberare energie ad oggicostrette.

La strada fatta da quando è scoppiata la crisi èlunga e molte imprese sentono ormai venir menole ultime forze. E’ proprio ora che lo Stato non puòtirarsi indietro ma deve garantire l’aiuto necessarioal sistema produttivo. Abbiamo ancora una ampiariserva di risorse per ammortizzatori sociali esteseindistintamente a tutte le categorie di lavoratori –anche a quelli esclusi da quelli ordinari. Lo sforzofatto deve continuare per permettere alle aziende dirimanere con i motori accesi e cogliere i segnali diripresa che stanno proprio ora arrivando dal mer-cato. Ma per una prospettiva di sviluppo della no-stra economia, un robusto impianto di sostegno alreddito non basterebbe. Ci siamo concentrati, dun-que, sullo sviluppo di politiche attive per l’occupa-bilità che vede nella riforma del sistema diformazione il passo prioritario di questo percorso.In accordo con le Regioni, abbiamo ribaltato la lo-gica della formazione: da festa per formatori a si-stema incardinato sulla domanda, su chi necessità diformazione per entrare nel mercato del lavoro o perriqualficarsi. Infine, in seno alla nuova piattaformacontrattuale che dà piena titolarità al livello territo-riale e aziendale e che valorizza l’istituto della bi-lateralità, le parti sociali potranno sviluppare inmodo flessibile migliori sistemi di welfare per i la-voratori secondo le esigenze locali e di categoria.E’ dunque il tempo della libertà responsabile, è iltempo di puntare sulla persona e sulle persone chesi mettono insieme, che si riconoscono unite in-nanzitutto da un comune sentire sulla vita, dalla cer-tezza che la vita abbia un senso e che valga la penaesserci per scoprirlo, lavorando, studiando,met-tendo su famiglia e formando una comunità e unPaese.

MAURIZIO SACCONI

L’INTERVENTO DELMINISTROMAURIZIO SACCONI

La persona, unica viadi uscita dalla crisi

“Lo sviluppo di politiche attive per l’occupabilità vedono nellariforma del sistema il passo prioritario di questo percorso”

6 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE APRILE 2010

CASSAGO BRIANZA10/18APRILE 2010Venerdì 9 aprilePresso Chiesa Parrocchiale di Cassago ore 21Intervengono:Alessandro Preziosi – attoreMaurizio Lupi – presidente fondazione Costruiamo il futuroMonsignor Rino Fisichella – rettore Pontificia Università Lateranense

Sabato 10 aprileInaugurazione mostra ore 11Presso oratorio di CassagoIntervengono:Michela Vittoria Brambilla – Ministro del Turismo (è stata invitata)Prof. Luigi Beretta – associazione storico culturale Sant’AgostinoRenato Ornaghi – autore del libro sul Cammino di Sant’Agostino

Mercoledì 14 aprilePresso il salone del Municipio nuovo di Cassago ore 21“SCINTILLA D’AFRICA”rappresentazione scenica in 5 attia cura di Elena Rigamontida un testo di Maura Del Serra - docente di Letterature Comparateall'Università di Firenze

Venerdì 16 aprilePresso la Chiesa parrocchiale di Cassago ore 20.30“CONCERTO PER AGOSTINO” proposto dal Coro “Adeodato”diretto dal Maestro Silvano Bianchi

Page 7: Magazine aprile 2010

MARCO FUMAGALLICopriamo a tutto campo il settore edile con cantieri sparsi in tutta Italia.

Per raggiungere dei lavori a Genova, ad esempio, se i camion non partonoda Bergamo alle cinque o alle sei di mattina arrivo alla sera accumulandocosti insostenibili e anche la gestione del cantiere diventa inaccettabile. Inol-tre consegnare dei manufatti prefabbricati in centro Italia ha dei costi di tra-sporto elevatissimi che mi impediscono di essere competitivo per altri fattoriampiamente noti come carburante, costo delle tratte etc.

Questo mi ha obbligato a costruire uno stabilimento in centro Italia, maprobabilmente se ci fosse stata una rete ferroviaria molto efficiente avrei po-tuto trasportare i manufatti su ferro invece che su gomma, togliendo moltitrasporti eccezionali dalla strada. La rete autostradale italiana, che negli anniSettanta era la più avanzata d'Europa, oggi è una delle più ridotte e dellepeggio mantenute.

Anche la Lombardia, che è la regione più industrializzata d'Italia, è arre-trata dal punto di vista delle infrastrutture: i lavori che oggi sono in cantieresono fondamentali ma arrivano con grande ritardo. Bisognerebbe agevolareil trasporto merci notturno, incentivandolo con costi di pedaggio inferiori.Anche in Italia si potrebbero creare corsie dinamiche da adattare a secondadel traffico e incentivare l'utilizzo dei mezzi pubblici: la Freccia Rossa hatanti vantaggi, ad esempio mi permette di lavorare, ma parte da Milano edevo farmi portare da un dipendente o da un autista.

Gli appalti per realizzare le infrastrutture procedono a rilento perché tuttihanno diritto di parola e senza fissare delle priorità ci si dimentica che se ilbene pubblico è strategico, è spesso superiore al bene privato: in tanti paesisi investe molto nella comunicazione del progetto per evidenziare i beneficiche può portare quell'infrastruttura: la Svizzera lavora molto spiegando pre-ventivamente alla popolazione i benefici della realizzazione dell’AlpTran-sit, diminuendo le contestazioni dovute alla mancanza di informazione chegenera paura.

GIANCARLO FRIGERIONasciamo come realtà su gomma che poi si è sviluppata a 360° in

tutti i settori del viaggiare. La Brianza è la zona centrale di tutta Italiama le strade attuali sono quelle di cinquantenni fa. Della Pedemontanasi parla da anni, dovrebbe togliere del traffico dalle strade con il cosid-detto “effetto spugna”. In questo momento manca anche il buon senso:ci sono lavori su tutte le principali strade per Milano da viale Zara, allaMilano Meda. La maggior parte del traffico va in direzione Milano main percentuale molti vogliono solo superare la città e arrivare ad esem-pio a Lodi o a Varese. La Brianza soffre la carenza del trasporto pub-blico che non collega adeguatamente tra loro molte realtà brianzole coni centri principali di Milano, Lecco, Como e Bergamo. Si è persa l’op-portunità di azzerare la rete del trasporto pubblico e riformarla a se-conda dei bisogni perché fosse più funzionale e più remunerativa per igestori, impostando le direttrici principali da Milano con treni e metro-politane veloci e trasversalmente su gomma. Alcune tratte che fannosolo due corse al giorno, sono inutili e hanno costi ingestibili. Un'esi-genza è la comodità, per questo la gente usa la propria macchina, imezzi pubblici attualmente non sono comodi. Per il trasporto dellemerci bisognerebbe individuare un punto di snodo esterno a Milano im-pedendo la costruzione di case nei dintorni per non creare fastidio re-ciproco. Inoltre si potrebbe vietare di entrare in città di giorno, edeffettuare il carico-scarico di notte per esempio come in altri paesi eu-ropei. Gli aeroporti li abbiamo, ma è un problema raggiungerli. Pen-savo che la nuova Alitalia avrebbe attribuito a Milano il ruolo di hubprincipale visto che gran parte dei voli business dipende dal Nord, manon è stato così. I tedeschi ora stanno risollevando Malpensa. Tutti sof-friamo per la guerra tra le compagnie che a fronte di un 7% di utenzaper lavoro in meno, quindi niente, hanno ribassato i prezzi del 30%,un'enormità che penalizza tutto il settore.

APRILE 2010 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE 7

Le infrastrutture rappresentanoun fattore cruciale di sviluppo epotenziamento delle imprese diqualsiasi territorio ma se ineffi-cienti e congestionate rischiano difrenare la crescita sociale ed eco-nomica. Quanto detto ha spinto laFondazione a promuovere unostudio, coordinato dal prof. Karrerordinario di urbanistica pressol’Università La Sapienza di Romae il dott. Massimo Ghiloni Diret-tore Mercato privato di Ance Na-zionale, sullo stato delleinfrastrutture nelle province diLecco e di Monza e Brianza. Ab-biamo elaborato una fotografia delquadro infrastrutturale attualeanche attraverso un questionariocon lo scopo di indagare il gradodi utilizzo delle infrastrutture daparte del tessuto imprenditorialenelle Province di Lecco e Monzae della Brianza. Abbiamo chiestoa due soci della Fondazione chelavorano nell’ambito delle infra-strutture e dei trasporti: Marco Fu-magalli della Fumagalli EdiliziaIndustrializzata e di Giancarlo Fri-gerio della Frigerio Viaggi.

CARLO CAZZANIGA

QUALE’ ILREALE STATO DELSETTORE IN BRIANZA?

Imprenditori e… infrastruttureAbbiamo chiesto ad alcuni soci della fondazione un commento sul reale stato del settore in Brianza

e le problematiche che devono affrontare

Antonio Galbiati imprenditore di un’ aziendaa Verderio, se pur di modeste dimensioni, pro-iettata su un palcoscenico mondiale.

“La nostra produzione – spiega Galbiati - è latrasformazione di materia plastica in film per ivari utilizzi, dall’incarto del prosciutto a quellodelle siringhe a quello delle riviste, a quello deglielettrodomestici a quello del cemento da più di50 anni. Si tratta di una produzione tecnologica-mente avanzata, che fa del continuo sviluppo lachiave per scommettere sul domani: senza inve-stimenti in ricerca e sviluppo non potremmo ag-giornarci ed aggiornare il nostro prodotto. I nostriclienti sono per lo più grossi gruppi Mondadori,Italcementi, Fiat, Grandi Salumifici Italiani, Ari-ston, con un’esportazione all’esterno del 20%,con uffici commerciale nel mercato est europeoda Mosca alla Romania, e da 5 anni abbiamo svi-luppato un sito produttivo in Serbia. Le nostrearmi: Passione, Professionalita’, Pazienza. Inogni cosa che facciamo è indispensabile la pas-sione, la voglia di mettersi in gioco e di rischiaresulla “propria pelle”. A volte di fronte a dellescelte che mi trovo costretto a fare mi sento quasi“incosciente”, ma, se così non fossi, non avreipotuto lavorare per tutto il 2009 senza ricorrere aferie obbligate e cassa integrazione e garantendolavoro alla cinquantina di persone (e alle loro fa-miglie) che lavorano nella mia azienda. La pro-fessionalità oggi più che mai è alla base percompetere con l’europa ed il mondo; la nostra èuna Family Company infatti da mia moglie allemie figlie sono coinvolte nell’azienda ed è que-sto che conferisce dinamismo e capacità di stareal passo coi tempi. La pazienza perché a voltedobbiamo arrenderci contro le cose che nonvanno di cui siamo spettatori impotenti e paganti,perché ne paghiamo le conseguenze. Abbiamo lafortuna di essere in Lombardia, una regione che

dà molto all’Italia, ma spesso vediamo che le ri-sorse scivolano verso il meridione ed io mi trovoconcretamente a combattere sul prezzo con chinon ha sborsato soldi per costruire un bel capan-none e non deve rientrare delle spese. E non soloquesto, spesso infatti noi piccoli imprenditori cisentiamo le “banche” delle grandi aziende: ledobbiamo finanziare perché pagano a 120/150gg; dobbiamo vedere i nostri soldi impegnati inpiani di recupero di realtà che producono al-l’esterno perché lì costa meno, licenziando in Ita-lia. Alla nostra realtà produttiva servonoinvestimenti continui nelle vie di comunicazioneper traffico pesante e leggero, possiamo esserebravissimi a fare un materiale e a prepararlo fuoridal cancello della nostra azienda , ma se dopo,per consegnarlo, i tempi si dilatano incredibil-mente non siamo competitivi. Verderio, ad esem-pio, è chiuso dentro un cerchio di passaggi alivello che vanno dalla provincia di Bergamo aquella di Monza. Le spese che ogni anno ognunodi noi effettua per mettere a norma i nostri stabilisono una congrua parte, ci troviamo costretti adammodernare in continuazione gli stabili per ilrecepimento di leggi italiane ed europee, soldispesi senza ritorno. Tutti noi piccoli imprenditori“ ci sporchiamo le mani” perché viviamo la re-altà produttiva insieme con i nostri dipendentinella quotidianità siamo noi per primi a starenella fabbrica e a tenerci Ma come posso com-battere sul prezzo con chi non fa questi adegua-menti perché non c’ è un forma di controlloparitaria? in Lombardia si controlla la pagliuzzae in altri posti passano le travi. Mi piacerebbe chei mie figli per andare avanti e rimanere in Lom-bardia con questa attività dovessero avere pas-sione, professionalità e prospettiva. Laprospettiva verso un futuro in cui non arrendersicontro gli ostacoli che oggi ci bloccano”.

PARLAANTONIO GALBIATI

“Passione e professionalità”Sono queste le “armi” della Brianza per sopravvivere alla crisi.

L’intervento di un imprenditore all’avanguardia

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