magazine luglio 2010

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COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE Paraguay: viaggio nell’umanità PAGINA 2 L’OPERA DI PADRE ALDO TRENTO APPUNTAMENTI Tutti al Meeting di Rimini Tre capi di Stato, i presidenti della Commissione e dell'Europarlamento, sei ministri, esponenti della gerarchia vaticana, il 'gotha' dell'economia e della finanza italiana ed i vertici delle Parti sociali: sono tra i principali pro- tagonisti che si confronteranno negli oltre 100 incontri della 31esima edi- zione del Meeting di Rimini che si terrà dal 22 al 28 agosto sul tema: “Quella natura che ci spinge a desi- derare cose grandi è il cuore”. La kermesse che segna la ripresa politica dopo la pausa estiva, sarà aperta il 22 agosto dalla presidente irlandese Mary McAleese, mentre poco prima il Ceo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera ed il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si con- fronteranno sulla ripresa economica. Lunedì 23 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi parlerà di povertà, mentre sull'energia si confronteranno l’AD di Enel Fulvio Conti ed il sotto- segretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. Martedì 24 toccherà al ministro delle infrastrutture Altero Matteoli confrontarsi sulla mobilità con l'Ad di Autostrade Giovanni Ca- stellucci. Il 25 il ministro dell'Interno Roberto Maroni sarà protagonista di un incontro su immigrazione ed inte- grazione, mentre sull'Italia alle prese con la crisi si confronteranno la pre- sidente di Confindustria Emma Mar- cegaglia, il presidente di Generali Cesare Geronzi e il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi. Giovedì sarà la volta di Sergio Marchionne, Ceo di Fiat, ma anche del confronto tra il ministro della Giu- stizia Angelino Alfano (protagonista anche di un incontro con Enrico Letta Bisogna andare a casa sua. C’è l’odore buono della Brianza. Qualcosa che viene insieme o forse prima ancora dei pensieri; qualcosa per cui non so trovare altra defini- zione che la vita. C’è la vita della Brianza in quella sua villa di Besana Brianza. Il colore del giardino, di un verde che è solo brianzolo. L’ospitalità discreta, senza sfarzi né scene. La penombra. C’è un tipo di umanità unica lì: la quale è sì di Eugenio e Vanda Corti, ma che è espressiva dell’identità di una terra oggi istituzionalizzata in provincia. La Brianza in passato ha avuto grandi incarnazioni: preti, imprenditori, un papa, pittori. Ma in Corti ha trovato chi ne ha fissato in forma letteraria, in forma poetica il timbro unico. Al punto che senza Eugenio Corti oggi sarebbe im- possibile parlare di Brianza. Sarebbe stata già spazzata via dalla vita reale, e infilata in un bel mobile come un reperto glorioso, magari da ricordare con qualche festa folkloristica. Invece c’è stato e c’è Eugenio Corti, il quale coincide con la sua opera, in particolare con “Il Cavallo Rosso”, ma è anche altra cosa dalla sua opera, perché è vivo. E facciamo in tempo a riconoscere la sua preziosità non solo per la Brianza ma per l’Italia intera in due maniere: o con il pre- mio Nobel per la letteratura o con la scelta del Presidente della Repubblica di farlo senatore a vita. Basta e avanza “Il Cavallo Rosso” per giustificare le scelte dell’Accademia svedese e del Capo dello Stato. Lì c’è la saga di una famiglia, l’epopea del Novecento vissuto dal di dentro della comunità irripetibile che si chiama Brianza. Ma non è solo Brianza. Il particolare diventa uni- versale. Emerge la natura profonda di che cosa sia l’uomo ieri oggi e sempre. Certo ha i connotati lombardi, ma cia- scuno – fosse giapponese o lappone – riconosce le mosse del proprio cuore. Non ci sono paragoni possibili se non con Aleksandr Solzenycin, il quale ha consegnato ai suoi con- temporanei e ai posteri non solo la memoria del Gulag, ma lo spirito russo, il tipo d’uomo russo, con l’impasto di tem- peramento, ideali, vizi, passioni. Per questo è stato maestro di letteratura e di umanità. Così Eugenio Corti. Forza, mo- bilitiamoci. Lo merita Corti, lo meritano le generazioni fu- ture che più facilmente – se conseguiremo il nostro scopo – potranno attingere all’acqua viva che è e sarà la sua opera. RENATO FARINA UN MAESTRO DI LETTERATURAE UMANITA’ Un nutrito comitato sta lavorando per proporre lo scrittore di Besana come Premio Nobel o senatore a vita. Il riconoscimento all’artista che ha fatto emergere la natura profonda di cosa sia l’uomo ieri, oggi e sempre A SCUOLA DI METODO Formare una classe dirigente al servizio delle istituzioni e della società civile e met- tere in rete le potenzialità dei giovani coin- volti attivamente nella vita pubblica del Paese. Sono questi alcuni degli obiettivi della scuola di politica che stanno organizzando al- cuni giovani della Brianza con il sostegno della fondazione “Costruiamo il futuro”. L’iniziativa, denominata “Politica in corso”, è stata presentata venerdì pomeriggio nel corso di una conferenza stampa ed è rivolta agli am- ministratori locali, e più in genere a quelle persone che non intendono la politica come gestione del potere ma come servizio alla per- sona. Obiettivo della scuola, che è rivolta in modo particolare alla provincia di Lecco e di Monza e Brianza, è aiutare a conoscere me- glio il potenziale presente all’interno e al- l’esterno della politica e a sviluppare metodi che aiutino i politici ad amministrare. La prima lezione è prevista per settembre, gli ap- puntamenti successivi avranno cadenza men- sile e si terranno di sabato mattina dalle 10 alle 12, presso “il Granaio” di Villa Greppi a Monticello Brianza. Gli incontri seguiranno un preciso format, nella prima ora è prevista un’introduzione di carattere scientifico e due testimonianze di esperienza politica, mentre nell’ora successiva sarà data la possibilità ai partecipanti di intervenire e fare domande ai relatori. Chi fosse interessato ad iscriversi alla scuola di politica può contattare la fondazione “Costruiamo il futuro” al numero 039.5969259, inviare una mail all’indirizzo [email protected] o un fax 039.5969950. SAMUELE SANVITO LUGLIO 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 12 - n. 7/8 - 31 maggio 2010 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23,20036 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535 Visita di alcuni parlamentari, tra cui Maurizio Lupi, nella missione di San Rafael. Energia: sostenibilità e opportunità di crescita per il Paese DA PAGINA 3 A PAGINA 6 GLI SPECIALI Più di 150 persone hanno partecipato alla tavola rotonda organizzata dalla fondazione. Tutti gli interventi dei relatori. La Russa: “La Difesa per la sicurezza” PAGINA 8 INTERVISTA AL MINISTRO “L’impiego dei militari in servizi di vigilanza per garantire protezione ai cittadini” “Politica in corso” SEGUE A PAGINA2 Eugenio Corti. Corti, anima letteraria della Brianza

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Magazine luglio 2010

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COSTRUIAMOI L F U T U R O M

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Paraguay: viaggionell’umanità

PAGINA 2

L’OPERADI PADREALDOTRENTO

APPUNTAMENTITutti al Meeting

di RiminiTre capi di Stato, i presidenti della

Commissione e dell'Europarlamento,sei ministri, esponenti della gerarchiavaticana, il 'gotha' dell'economia edella finanza italiana ed i vertici delleParti sociali: sono tra i principali pro-tagonisti che si confronteranno neglioltre 100 incontri della 31esima edi-zione del Meeting di Rimini che siterrà dal 22 al 28 agosto sul tema:“Quella natura che ci spinge a desi-derare cose grandi è il cuore”.La kermesse che segna la ripresa

politica dopo la pausa estiva, saràaperta il 22 agosto dalla presidenteirlandese Mary McAleese, mentrepoco prima il Ceo di Intesa SanpaoloCorrado Passera ed il segretariodella Cisl Raffaele Bonanni si con-fronteranno sulla ripresa economica.Lunedì 23 il ministro del Welfare

Maurizio Sacconi parlerà di povertà,mentre sull'energia si confronterannol’AD di Enel Fulvio Conti ed il sotto-segretario allo Sviluppo economicoStefano Saglia. Martedì 24 toccheràal ministro delle infrastrutture AlteroMatteoli confrontarsi sulla mobilitàcon l'Ad di Autostrade Giovanni Ca-stellucci. Il 25 il ministro dell'InternoRoberto Maroni sarà protagonista diun incontro su immigrazione ed inte-grazione, mentre sull'Italia alle presecon la crisi si confronteranno la pre-sidente di Confindustria Emma Mar-cegaglia, il presidente di GeneraliCesare Geronzi e il vicepresidentedella Camera Maurizio Lupi.Giovedì sarà la volta di Sergio

Marchionne, Ceo di Fiat, ma anchedel confronto tra il ministro della Giu-stizia Angelino Alfano (protagonistaanche di un incontro con Enrico Letta

Bisogna andare a casa sua. C’è l’odore buono dellaBrianza. Qualcosa che viene insieme o forse prima ancoradei pensieri; qualcosa per cui non so trovare altra defini-zione che la vita. C’è la vita della Brianza in quella sua villadi Besana Brianza. Il colore del giardino, di un verde che èsolo brianzolo. L’ospitalità discreta, senza sfarzi né scene.La penombra. C’è un tipo di umanità unica lì: la quale è sìdi Eugenio e Vanda Corti, ma che è espressiva dell’identitàdi una terra oggi istituzionalizzata in provincia.

La Brianza in passato ha avuto grandi incarnazioni: preti,imprenditori, un papa, pittori. Ma in Corti ha trovato chi neha fissato in forma letteraria, in forma poetica il timbrounico. Al punto che senza Eugenio Corti oggi sarebbe im-possibile parlare di Brianza. Sarebbe stata già spazzata viadalla vita reale, e infilata in un bel mobile come un repertoglorioso, magari da ricordare con qualche festa folkloristica.Invece c’è stato e c’è Eugenio Corti, il quale coincide conla sua opera, in particolare con “Il Cavallo Rosso”, ma èanche altra cosa dalla sua opera, perché è vivo. E facciamoin tempo a riconoscere la sua preziosità non solo per laBrianza ma per l’Italia intera in due maniere: o con il pre-mio Nobel per la letteratura o con la scelta del Presidentedella Repubblica di farlo senatore a vita.

Basta e avanza “Il Cavallo Rosso” per giustificare lescelte dell’Accademia svedese e del Capo dello Stato. Lìc’è la saga di una famiglia, l’epopea del Novecento vissutodal di dentro della comunità irripetibile che si chiamaBrianza. Ma non è solo Brianza. Il particolare diventa uni-versale. Emerge la natura profonda di che cosa sia l’uomoieri oggi e sempre. Certo ha i connotati lombardi, ma cia-scuno – fosse giapponese o lappone – riconosce le mossedel proprio cuore. Non ci sono paragoni possibili se non conAleksandr Solzenycin, il quale ha consegnato ai suoi con-temporanei e ai posteri non solo la memoria del Gulag, malo spirito russo, il tipo d’uomo russo, con l’impasto di tem-peramento, ideali, vizi, passioni. Per questo è stato maestrodi letteratura e di umanità. Così Eugenio Corti. Forza, mo-bilitiamoci. Lo merita Corti, lo meritano le generazioni fu-ture che più facilmente – se conseguiremo il nostro scopo –potranno attingere all’acqua viva che è e sarà la sua opera.

RENATO FARINA

UNMAESTRO DI LETTERATURAE UMANITA’

Un nutrito comitato sta lavorando per proporre lo scrittore di Besana come Premio Nobel o senatore a vita.Il riconoscimento all’artista che ha fatto emergere la natura profonda di cosa sia l’uomo ieri, oggi e sempre

ASCUOLADIMETODO

Formare una classe dirigente al serviziodelle istituzioni e della società civile e met-tere in rete le potenzialità dei giovani coin-volti attivamente nella vita pubblica delPaese. Sono questi alcuni degli obiettivi dellascuola di politica che stanno organizzando al-cuni giovani della Brianza con il sostegnodella fondazione “Costruiamo il futuro”.L’iniziativa, denominata “Politica in corso”, èstata presentata venerdì pomeriggio nel corsodi una conferenza stampa ed è rivolta agli am-ministratori locali, e più in genere a quellepersone che non intendono la politica comegestione del potere ma come servizio alla per-sona. Obiettivo della scuola, che è rivolta inmodo particolare alla provincia di Lecco e diMonza e Brianza, è aiutare a conoscere me-glio il potenziale presente all’interno e al-l’esterno della politica e a sviluppare metodiche aiutino i politici ad amministrare. Laprima lezione è prevista per settembre, gli ap-puntamenti successivi avranno cadenza men-sile e si terranno di sabato mattina dalle 10alle 12, presso “il Granaio” di Villa Greppi aMonticello Brianza. Gli incontri seguirannoun preciso format, nella prima ora è previstaun’introduzione di carattere scientifico e duetestimonianze di esperienza politica, mentrenell’ora successiva sarà data la possibilità aipartecipanti di intervenire e fare domande airelatori. Chi fosse interessato ad iscriversi allascuola di politica può contattare la fondazione“Costruiamo il futuro” al numero039.5969259, inviare una mail all’[email protected] o un fax039.5969950.

SAMUELE SANVITO

LUGLIO 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it

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Visita di alcuni parlamentari, tra cui MaurizioLupi, nella missione di San Rafael.

Energia: sostenibilità e opportunitàdi crescita per il Paese

DA PAGINA 3 A PAGINA 6

GLI SPECIALI

Più di 150 persone hanno partecipato alla tavola rotonda organizzata dalla fondazione.Tutti gli interventi dei relatori.

La Russa: “La Difesaper la sicurezza”

PAGINA 8

INTERVISTAALMINISTRO

“L’impiego dei militari in servizi di vigilanzaper garantire protezione ai cittadini”

“Politica in corso”

SEGUE A PAGINA2 Eugenio Corti.

Corti, anima letteraria della Brianza

Ritrovo aMalpensa: appuntamento con gli ono-revoli Maurizio Lupi, Barbara Saltamartini e Ga-briele Toccafondi, il dott. Emmanuele Forlani edio (da poco nominato Console Onorario del Para-guay), destinazione Asunción-Paraguay, Paese lecui ricchezze sono terra e acqua.

Dopo un viaggio durato circa 24 ore, con unasosta a San Paolo in Brasile, siamo atterrati nel-l’aeroporto internazionale “Silvio Pettirossi” diAsunción, dove ad accoglierci c’erano l’amba-sciatore italiano in Paraguay insieme alle autoritàdel Governo della Nazione e Padre Aldo Trento,un missionario italiano della Fraternità San CarloBorromeo, nostro amico e da circa 25 anni trasfe-ritosi in Paraguay.

Dopo esserci sistemati nei nostri alloggi, l’ap-puntamento era a cena a casa di Padre Aldo nellaParrocchia di “San Rafael”.

Il clima cordiale ed un buon vino argentino sonostati lo sfondo gradevole nel quale Padre Aldo ciha introdotti nella storia del popoloGuarany, spie-gandoci come il capitolo più importante nella sto-ria del Paese è stato marcato dalla presenza deimissionari della Compagnia di Gesù (1609 –1768), i quali portarono a compimento l’espe-rienza delle missioni gesuitiche o “Reducciones”,si deve infatti a loro l’esistenza della grammaticae della trasmissione della cultura indigena; interivillaggi di indigeni cristiani educati alla fede, aimestieri e alle arti dai gesuiti. L’unica cosa che imissionari hanno imposto è stata la soppressionedella pena dimorte in uso tra gli indigeni selvaggi.

Padre Antonio Trento (Padre Aldo nome as-sunto da religioso), missionario in Paraguay dacirca venti anni ci racconta la sua storia, dall’Italiaal suo incontro personale con quella terra che glicambierà la vita. Padre Aldo, nasce il 12 gennaiodel 1947 a Sovramonte, provincia di Belluno, e nel1971 viene ordinato sacerdote. Lui stesso raccontadi quell’epoca: “Appena ordinato sacerdote, neglianni 70, ho vissuto un’epoca confusa, della miavita e della Chiesa. Io ero prete,ma nonmi vedevocapace di risposta a nulla. Mi sono gettato nel-l’ideologia di estrema sinistra, marxista. In queitempi credevo anche che la lotta armata fosse unopzione lecita per portare avanti la lotta di classe.L’Io era del Che, di Mao, della Guerra nel Viet-nam… I miei superiori mi hanno confinato a Sa-lerno ad assistere i figli dei carcerati, per vedere secosì facendo “rientravo in careggiata”. “Poi – con-tinua Padre Aldo – l’incontro che mi cambiò lavita. Era il 25 marzo del 1988, lo ricordo come sefosse ieri, in ginocchio e piangendo davanti a DonGiussani ho raccontato disperato che ero innamo-rato di una donna. Giussani mi abbracciò e midisse: “questa è una grazie per te, per lei per i suoifigli e per la Chiesa” E così è stato!Nel 1989, sem-

pre in un incontro con donLuigiGiussani gli vieneproposto di andare in missione in Paraguay e,come Matteo nel quadro di Caravaggio, PadreAldo si tocca il petto con un dito è dice: «Io? Maproprio io? Sei sicuro?».

Alla proposta Padre Aldo si difese - nonostantefosse un suo antico ideale la missione – non rite-nendosi preparato e adeguato. Don Giussani lo in-coraggiò, gli disse che era sicuro di lui, nonostantetutto non aveva mai messo in dubbio la vocazionedi sacerdote, e decise di chiedere a don MassimoCamisasca di riceverlo nella Fraternitàmissionariadi SanCarlo Borromeo. E così senza neanche ren-dersene conto, padreAldo si trovò, accompagnatoda Giussani, nell’aeroporto di Linate. Il 1989 èl’anno che segna un cambiamento di rotta anchenel Paraguay: il dittatoreAlfredo Stroessner lasciafinalmente il potere dopo 35 anni. Oggi il paese ènelle stesse condizioni, l’economia si trova sotto ilminimo, la società è annullata e, da tutte le parti,regna il caos. PadreAldo arrivò in Paraguay il 6 disettembre del 1989, attanagliato da “il male del vi-vere” che non passava, Aldo non vedeva nel Para-guay altro che caldo e polvere. I viaggiinterminabili con mezzi di trasporto sconquassati,la gente che lo ingannava, l’insonnia, le notti inbianco senza dormire. PadreAldo non era da solo,ma non riusciva a vincere la solitudine che avevadentro. Fino a quando improvvisamente la situa-zione cambiò. Nel 1999 il parroco di San Rafael,italiano ed anch’egli appartenente alla Fraternitàdi San Carlo, Padre Alberto, per motivi di salutedovette rientrae improvvisamente in Italia. OraAldo era veramente da solo, ma nuove responsa-bilità, assolutamente impreviste, vennero a riscat-tarlo dalla sensazione di isolamento. Ricorda donMassimo Camisasca: «Bernanos scrive che è nec-cessario che un’opera tocchi il fondo perchè vera-

mente nasca. Così è stato per padre Aldo. Quandogià non aveva nessuno con lui e io stavo decidendodi chiudere la nostra missione in Paraguay, lui in-comminciò a vedere la sua vita, la missione e lagente che gli stava intorno in un’altra maniera».Attualmente la “reducción” di San Rafael apparecome una parrocchia urbana originale, con quel-l’aspetto di patchwork architettonico che comun-que evidenzia un’armonia, nel fondo si distingue ilprofilo di un castellomedioevale, nel cortile le casesembrano rifugi dolomitici, e all’ingresso, circon-data da giardini fioriti, si innalza la Chiesa. Unasilo, una scuola elementare il cui cortile ognimat-tina è gremito di bambini (più di duecento),un’azienda agricola che prima era destinata al re-cupero dei carcerati e oggi è una succursale per imalati di aids non terminali, due casette per i bam-bini orfani o malati di Aids mentre nel lato oppo-sto continuano le opere di ampliamentodell’Hospice per arrivare a dare accoglienza a cin-quanta malati terminali, poi si scorge il poliambu-latirio in piena attività (quindicimila personeassistite dal 2002), la fattoria “Padre Pio” dove siallevano mucche, la nascita della cooperativa dicredito che eroga microcrediti, la pizzeria, la CasaGioacchino e Anna per anziani, il Banco dei do-natori del sangue, il Banco alimentare. Sono que-ste e altre le attività sviluppate da padre Aldo chea partire dall’incontro con don Giussani ha ritro-vato se stesso e ha accompagnato gli ammalati inparticolare quelli terminali verso l’incontro conCristo Alla sera si riempono i tavoli della pizzeriache, oltre a dare lavoro a otto persone, assicura unsostegno economico alle opere della parrocchia,mentre il lunedì ci si intrattiene ne “I lunedì lette-rari” davanti al “Café Van Gogh” guidati da padrePaolino Buscaroli (prima in Cile e ora ad Asun-ción). Decine di persone lavorano nella parrocchia

San Rafael, centinaia di volontari sono implicatisparigliando la consuetudine l’avvocato tiene inordine i conti, l’imprenditore ripara i tubi dell’ac-qua , il responsabile di una finanziaria coordina lacatechesi, la massaia accudisce i malati. “Tuttoperò - ricorda sempre padre Aldo- nasce dal “veroparroco” che è il Signore, che viene adorato, pre-gato ed amato incessantemente nella capella delSantissimo.” Nel settembre del 2008, il ConsiglioComunale ed il Sindaco della Città diAsunción loha dichiarato “Cittadino Illustre”. Appuntamentoper sabatomattina. Visita alla sede del Parlamentoed incontro con alcuni parlamentari paraguaiani.L’incontro con i colleghi parlamentari è cordiale,si parla delle principali problematiche del Paese eda pranzo, presente anche il nostro Ambasciatore,sorge da parte loro il bisogno di stabilire un ac-cordo di collaborazione tra i due parlamenti. L’OnMaurizio Lupi suggerisce di fare quello che già èstato sperimentato con il Brasile dove è in atto unacommissione bilaterale che lavora su un’agendaprestabilita di comune accordo. La proposta vieneaccettata e dopo il pranzo uno scambio di doni san-cisce l’amicizia tra i due Stati.

Domenicamattina, appuntamento alla Parrochia“S. Raffael” per andare a visitare le tante Opererealizzate e raccontate da Padre Aldo, prima sututte “LaClinicaDivina Providencia SanRiccardoPampuri”: è stato commovente seguire “il giro” divisita di ognuno degli ospiti ammalati terminali.Difficile dimenticare quei volti di adulti e bambiniconsiderati il Capitale della clinica. Da qui la visitanel cantiere del nuovo ospedale, in via di comple-tamento, per poi recarci nelle case di accoglienzaper gli anziani. Dopo, visita alla scuola (quasi tre-cento bambini che per entrare devono avere comecondizione quella di essere poveri, con un redditofamiliare inferiore alminimo del paese) dove oltreall’insegnamento si provvede a dare ai bambini lacolazione ed il pasto di mezzogiorno. Infine il po-liconsultorio che garantisce assistenzamedico, in-fermieristica, fisioterapia (in totale più di 15.000visite per anno) e somministra farmaci gratuita-mente.

L’ultimo gioiello è “La Casita de Belén” dovevengono accolti circa 40 “figli”, cioè bambini (dai6 mesi a 11 anni) orfani o affidati dalle autoritàgiudiziarie perchè hanno subito violenze di ognitipo anche quella sessuale e l’abbandono.

Accompagnati fino all’aeroporto siamo partitialla volta di San Paolo, gonfi di una emozione in-descrivibile data da questo grande viaggio nel-l’umanità.

DOTTOR ROBERTO SEGACONSOLE ONORARIO

DEL PARAGUAY IN ITALIA

L’OPERADI PADREALDOTRENTO

Paraguay: viaggio nell’umanitàVisita di alcuni parlamentari, tra cui Maurizio Lupi, nella missione di San Rafael.

A guidarli, il dottor Roberto Sega, socio della Fondazione e da poco nominato Console Onorario in Italia

2 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE LUGLIO 2010

SEGUE DALLA PRIMA

Tutti al Meeting di Riminidell'Intergruppo per la Sussidiarietà) con Luciano Violante del Pd, e delfaccia a faccia sul federalismo tra i Governatori di Lombardia, Veneto eToscana Roberto Formigoni, Enrico Rossi e Luca Zaia. Toccherà al vi-cepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani parlare di innova-zione con il ministro dell'Industria di San Marino Marco Arzilli, ilpresidente di Farmindustria Sergio Dompe' e l'Ad di Poste italiane Mas-simo Sarmi.Sempre giovedì ci sarà l'incontro di politica estera: a fare gli onori di

casa il ministro degli Esteri Franco Frattini, che parlerà di libertà reli-giosa e responsabilità politica con il presidente del Congo Joseph Kabilaed i ministri degli Esteri di Turchia, Egitto, Nigeria, Pakistan ed Iraq. Ve-nerdì sarà la volta del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna:parlerà di integrazione al femminile, ma a Rimini ci saranno anche Giu-liano Amato, il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e i presidentidella Commissione e del Parlamento Ue, Jose' Manuel Durao Barroso eJerzy Buzek, che parleranno di Europa delle Regioni con il presidentedella Romania Traian Basescu ed il governatore lombardo Roberto For-migoni. Ricco anche il carnet di presenze ecclesiastiche: dal presidentedelle conferenze episcopali d'Europa Peter Erdo al Primate d'IrlandaDiarmuidMartin; dal cardinale Patriarca di Venezia Angelo Scola al car-dinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dia-logo interreligioso.

LAFONDAZIONE IN VETTAALBREITHORN

Ho accettato volentieri l'invito dell'amico Paolo Bellavitee del GSA (Gruppo Sportivo Alpini) di Missaglia a parte-cipare alla spedizione per portare il gagliardetto della Fon-dazione Costruiamo il Futuro sulla vetta del BreithornOccidentale (4.165mt.). Così ci siamo trovati di buonamat-tina con picche e ramponi a camminare sul ghiacciaio delPlateau Rosa'.La giornata è stata bella anche se, una voltagiunti in cima il maltempo ci ha colto di sorpresa e abbiamopreso una leggera nevicata. E’ stata una bella giornata, im-pegnativa ma passata in ottima compagnia e molto gratifi-cante per la bellezza della montagna e il piacere della salita.

LAVISITAALL’OSPEDALEMANDICUna visita all’ospedale Mandic di Merate per fare il

punto sui lavori di ristrutturazione appena ultimati e suquelli in fase di realizzazione. E’ quella che lunedì 21 giu-gno ha avuto come protagonista il vicepresidente della Ca-mera Maurizio Lupi, ospite del direttore dell’aziendaospedaliera Ambrogio Bertoglio. “Quello che vogliamodire all’onorevole Lupi è che l’ospedale è vivo e vuole cre-scere – ha dichiarato il dg – Dal 2000 ad oggi sono stati in-vestiti in lavori di ammodernamento e nuovi macchinariben 18 milioni di euro ed altri 6,5 milioni sono stati appal-tati a maggio per la riorganizzazione strutturale e funzio-nale di uno storico padiglione”. “Il Mandic va consideratocome un patrimonio di grande valore – ha detto Lupi – Losviluppo e la crescita non si fermeranno, questa è la dire-zione verso cui bisogna andare”.

Un battesimo fatto da Padre Aldo Trento, presso la clinica ad asuncion.

Hanno partecipato più di 150 personealla tavola rotonda “Energia: sostenibilità eopportunità di crescita per il Paese” orga-nizzata dalla fondazione “Costruiamo il fu-turo” che si è svolta nella mattinata disabato 12 giugno a Villa Greppi. Ammini-stratori locali, presidenti di associazioni dicategoria, amministratori di importantiaziende, e ovviamente i soci della fonda-zione, sono stati i numerosi partecipantiall’iniziativa che diventerà un appunta-mento annuale per fare il punto sulle di-verse problematiche e opportunità legateall’ambito energetico. Nella mattinata di la-voro si sono susseguiti autorevoli inter-venti, come quello dell’onorevole StefanoSaglia, sottosegretario allo sviluppo eco-nomico con delega ai problemi energetici.Durante la prima sessione di lavori sono

intervenuti anche l’onorevole Raffaello Vi-gnali, in qualità di moderatore, Silvio Bo-setti, direttore generale fondazione“EnergyLab”, Andrea Baracco, ammini-stratore delegato di Renault Italia, AdrianoDe Maio, presidente del distretto hi techMilano Brianza e Marco Ricotti, docente diimpianti nucleari al Politecnico di Milano.Durante la seconda parte dei lavori, mo-

derata da Emmanuele Forlani, direttorescientifico della fondazione Costruiamo ilfuturo, sono intervenuti alcuni operatoridel territorio come Roberto Troveri, seniorconsultant “Fomas Group”, Claudio Mag-gioni, Enel key manager Emerson Pro-cess management e Daniele Terruzzi,amministratore delegato della TerruzziFercalx, che hanno posto alcune do-mande alle “Istituzioni” intervenute sulledifficoltà e sulle prospettive che si trovanoad affrontare nel lavoro.A rispondere ai dubbi e alle loro proble-

matiche sono stati Maurizio Lupi, vicepre-sidente della Camera dei deputati,Marcello Raimondi, assessore regionalecon delega all’Ambiente, all’Energia e Retie Graziano Tarantini, presidente del Con-siglio di sorveglianza di A2A.

In Italia non abbiamo avuto una po-litica nazionale sull’energia, ma lastiamo costruendo in questi tempi. Ab-biamo una politica europea sull’ener-gia molto difficile da comprendere, manon possiamo prescindere dall’Europain materia di politica energetica. Lepriorità oggi dell’Italia e dell’Europasono diventate: approvvigionamenti,sicurezza, ambiente e competitività. InItalia si discute da tempo della ridu-zione degli idrocarburi e questo cipone davanti agli altri Paesi europei,perché per ovvie necessità ci siamoarrivati prima di altri a questa emer-genza, e per la nostra posizione geo-grafica possiamo essere una grandepiattaforma energetica. Dal duemila inItalia l’accento è stato posto sul pro-blema della produzione di energia, perquesto oggi abbiamo un parco produt-tivo molto avanzato ed efficiente, no-nostante sia ancora molto sbilanciatosul gas.Ci servono le strutture per l’estra-

zione del gas: abbiamo ancora giaci-menti nell’Adriatico molto importantiche non sfruttiamo per pregiudizi dicarattere ambientale abbastanza esi-gui, mentre i croati a poche miglianautiche da noi lo fanno. La tecnolo-gia e la ricerca ci danno la possibilitàdi fare molte cose nel rispetto dell’am-biente. Serve un’Europa più unita sullapolitica energetica, serve una politicadegli approvvigionamenti nazionale edeuropea, dobbiamo incrementare lefonti rinnovabile e l’energia nucleare.Una strategia energetica che sarà svi-luppata nei prossimi mesi, dandoconto all’opinione pubblica medianteinformazioni. L’obiettivo è al 2020 -2030: le politiche energetiche non sifanno di anno in anno, bisogna che simanifestino e si realizzino nell’arco diun ventennio e che siano compatibilicon l’Europa e con i cambiamenti digoverno. È necessario investire an-cora sulle infrastrutture per la rete delgas, perché gli idrocarburi saranno an-cora la fonte di approvvigionamentoper i prossimi 30-40 anni, la loro in-fluenza si ridurrà solo quando saremo

in grado di costruire delle alternative,con investimenti importanti che ne-cessitano di intelligenza e di denaro.Perché investire in fonti rinnovabili?

Primo un paese deve avere tutte letecnologie e tutte le fonti a disposi-zione se vuole essere equilibrato; e insecondo luogo per dare sicurezza aicittadini e dare competitività di costitant’è che sulle fonti rinnovabili ab-biamo già delle eccellenze.Siamo presenti in modo significativo

in tutto il mondo con aziende idroelet-triche, ma è necessario un continuomiglioramento a livello produttivo neisettori eolico, solare e delle biomasse.L’intervento sul decreto legge nellamanovra sul tema dei certificati verdipresenta delle scorrettezze, perchénon ha una visione complessiva. Ilmeccanismo dei certificati verdi e diconseguenza il ritiro dei certificati al disopra della quota d’obbligo è un ele-mento di peso nelle bollette degli ita-liani. Nello stesso tempo però, nonesiste Paese al mondo che investasulle fonti rinnovabili senza sussidiodegli incentivi pubblici, quindi se nonci fossero i sussidi pubblici non ci sa-rebbero le fonti rinnovabili, perché ilcosto chilowatt/ora di una qualsiasifonte rinnovabile è superiore ad un'al-tra qualsiasi fonte energetica tradizio-nale.Inserire interventi di questo genere,

che riguardano la manovra per il con-tenimento dei costi pubblici e della fi-

nanza pubblica, organizzato nel modoproposto, non crea risparmio moneta-rio allo Stato. Bisogna ridurre l’impattoin bollette di queste tecnologie, lo sista facendo e lo si farà nella misura incui queste tecnologie diventeranno piùcompetitive. Non lo si deve fare conun intervento all’interno di un decretolegge, ma nel rispetto degli investi-menti.Verrà proposta al Ministro dell’eco-

nomia e della finanza una correzionedi questo articolo all’interno della ma-novra. Le fonti rinnovabili così come ilnucleare sono un’opportunità interes-sante. È corretta la scelta del ritornoal nucleare, dovremo avere fra ven-t’anni il 20% del fabbisogno energeticofornito da energia nucleare, è unobiettivo ambizioso ma realizzabile.Comporterà investimenti nell’ordine di30/40 miliardi di euro, di cui l’80/70%verrà fatto nel territorio Lombardo,perché ci sono le aziende strutturate.Un programma a lungo termine, che

prevede però di dotare fin da subito leaziende di certificati, sovvenzionan-dole con contributi e aiutandole nellarisoluzione dei problemi autorizzativiper entrare nella filiera, il sistema, in-fatti, delle autorizzazioni e molto com-plesso. La tecnologia può aiutarel’Italia ad assumere un ruolo rilevanteanche nella costruzione di impianti perla cattura e lo stoccaggio della CO2.La rete elettrica presenta grossi pro-blemi, per i quali il costo energetico ètotalmente sbilanciato: la rete non dia-loga e di conseguenza l’infrastrutturametterà fuori mercato le strutture inef-ficienti, appianando i costi.Ci sono ancora molte cose da fare,

c’è bisogno di continuità, di una infra-struttura adeguata alla domanda, cheè inevitabilmente in crescita nel pros-simo decennio. Tutto questo compor-terà sicurezza per le futuregenerazioni, energia sicura da paesisicuri, sostenibilità ambientale, com-petitività nei costi: questi sono i nostrifuturi obiettivi.

STEFANO SAGLIA

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Energia: sostenibilità e opportunità

di crescita per il Paese

Energia: sostenibilità e opportunità

di crescita per il Paese

Introduzione

44 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE - SPECIALE ENERGIA LLUUGGLLIIOO 22001100

Sono due gli argomenti di maggior interesse: cosasta accadendo o potrebbe accadere in Italia sul ver-sante nucleare e quali le ricadute su territorio,aziende, cittadini e lavoratori. Ora a livello mondiale ci sono 400 reattori nucleari

in azione, il fattore di utilizzo è passato da una mediadi circa 60% a 85%. I nuovi reattori in costruzionesono oltre 50, solo il 6% dell’energia totale mondialeè coperta dal nucleare, 1/3 dell’energia elettrica deipaesi più sviluppati. Il Giappone e la Corea del Sud,in particolare negli ultimi trent’anni, non hanno mai fer-mato le macchine e costruito nuovi reattori. Negli ul-timi anni anche l’occidente sta prendendo questadirezione. Gli Inglesi sono partiti prima di noi nellafase di riavvio del nucleare con l’obiettivo di riuscire arealizzare nuovi impianti entro un quinquennio. Anchel’Est Europa è molto interessata a nuove realizzazioniin Romania, Bulgaria, Turchia, anche i Russi non sonoda meno. I paesi arabi, ricchi di petrolio, hanno com-prato i primi reattori. Negli ultimi anni ci si è mossi indirezione di sicurezza ed economicità nel settore nu-cleare, attraverso: semplificazione, standardizzazionee modularizzazione di impianti di sistemi, utilizzo di si-stemi di sicurezza attiva, quindi ridondanza, separa-zione e segregazione oppure sistemi di sicurezzapassiva. Giapponesi e Coreani riescono a costruireimpianti nucleari in meno di 54 mesi, ad oggi solo lororiescono a mantenere questi ritmi, per l’allenamentoventennale posseduto in materia di costruzione. I reattori di nuova generazione hanno come obiet-

tivo la possibilità di costruire moduli o singole unità intempi che vanno dai 36 ai 50 mesi, un obiettivo che sipuò raggiungere con un po’ di allenamento. Un tema interessante per il territorio Lombardo è il

tema delle opportunità. Per quanto riguarda lo svi-luppo lavorativo: non servono solo ingegneri nuclearima servono tecnici e operai molto più qualificati del li-vello attuale, bisogna sviluppare e imparare ad utiliz-zare le nuove tecnologie, metodi di lavoro di altaqualità e di alta sicurezza. È necessario lavorare molto sulla formazione anti-

cipata, bisogna assumere e formare per nove anniprima di avviare un impianto nucleare e per costruireun reattore ci vogliono dai 4 ai 7 anni. Tuttora il settoredegli ingegneri nucleari è molto ridotto, infatti solo un¼ sono ingegneri e 374 sono periti-tecnici.I principali requisiti chiesti all’Italia sono: la qualifi-

cazione e certificazione delle industrie, investimenti informazione, comunicazione e campagna d’informa-zione. In conclusione, nel bilancio tra opportunità e ri-schi, il nucleare è possibile. Fare un impianto è unoccasione e non un danno, bisogna parlare di oppor-tunità.

Marco Ricotti “Nucleare, quale futuro?”

Il numeroso pubblico intervenuto alla tavola rotonda organizzata presso “Il granaio” di Villa Greppi a Monticello Brianza.

Breve sintesi dello scenario ener-getico italiano: fattori di cambia-mento, agenda delle priorità,necessità di un maggior coordina-mento. Il nostro sistema italiano pre-senta delle anomalie tipiche causatedal mix produttivo, che ha generatola necessità di riorientare la produ-zione dell’energia elettrica nel nostropaese. Siamo l’unico paese almondo che nella maggior parte delleattività usa gas naturale. Dagli annisettanta si è fatta la scelta di orien-tare il nostro reparto produttivo suquesta fonte energetica. Nonostantequesto, dal punto di vista delle energie rinnovabilisiamo comunque tra i paesi più virtuosi. Si regi-strano ancora forti contrasti a livello infrastrutturalee dell’approvvigionamento: siamo l’unico paese almondo in cui la metà della produzione elettricaviene realizzata tramite gas naturale e il cui ap-provvigionamento avviene a rischio strategico edeconomico elevato. Ci riforniamo di gas naturale daaltri paesi al di fuori dell’Europa perché, insieme alBrasile, non siamo in grado di produrre tutto il fab-bisogno elettrico all’interno del paese. Un altro temadi notevole importanza riguarda la sensibilità del-l’opinione pubblica: infatti c’è un desiderio da partedella popolazione italiana di conoscere meglio e diessere più informata sul tema dell’energia. Da due anni a questa parte nel nostro paese si è

tornati a parlare delle possibilità di costruire im-pianti nucleare con un consenso che si aggira in-torno al 50%. L’energia è certamente unaopportunità per l’industria intera. La realizzazione diimpianti nucleari può rappresentare una realtà im-prenditoriale e occupazionale molto significativa. Unimpianto elettronucleare richiede un investimentodai tre ai quattro miliardi di euro.L’Unione Europea preposta a regolare il sistema

energetico, sta attuando il terzo periodo di regola-zione, dopo il primo cominciato nella fine degli anniottanta, caratterizzato dalle parole privatizzazione e

liberalizzazione. Oggi invece è con-notato da altri temi quali: il tema am-bientale, della sicurezza infra-strutturale e dell’approvvigiona-mento. Il ritorno dell’Italia al nucleare offre

la possibilità di avere fino al 20-25%,tra quindici anni, di produzione dienergia elettrica da fonte nucleare,un incremento significativo di produ-zione di energia da fonte rinnovabilee una drastica riduzione delle fontifossili e di gas naturali. Resta il fattoche tra quindici anni il nostro paesesi troverà in forte crisi infrastruttu-

rale, diventeranno obsolete molte centrali realizzatenegli anni ‘60/’70, andrà fatto il sistema di trasportoelettrico e l’assenza di un ministro dell’economiacomplica in parte la situazione. In conclusione alcune priorità: l’opzione nucleare

risulta abbastanza inevitabile, ma impone di prose-guire con un quadro di regolamento robusto e conampia attività di comunicazione e confronto. Le fontirinnovabili richiedono di modificare il sistema d’in-centivazione, oggi c’è un sistema a pioggia, biso-gnerà investire su quelle tecnologie che produconoenergia a prezzi equi e concorrenziali. Queste tec-nologie creano opportunità imprenditoriali e occu-pazionali. La commissione europea indica il 2020 come la

scadenza affinchè l’80% dei consumatori finaliabbia accesso ad una rete elettrica, detta smartgreen, che funzioni nella doppia direzione, per con-segnare e ricevere energia elettrica. L’industriachiede energia elettrica sempre a prezzi più bassi ei consumatori chiedono tariffe più contenute, mag-giore informazione, il territorio chiede impianti e in-frastrutture. In questo scenario ci sono tante regolema mancano quelle base, gli attori istituzionali cisono ma vanno forse rafforzati, siamo in periodo diliberalizzazioni e c’è un incremento continuo in que-sto settore di rapporto tra le Regioni e gli organi lo-cali.

Silvio Bosetti“Italia: un Paese a rischio energetico troppo elevato”

55COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE - SPECIALE ENERGIALLUUGGLLIIOO 22001100

La fonte primaria di energia per unpaese è la formazione-ricerca, perché èla base per lo sviluppo. La ricerca si dividein più livelli: ricerca a lungo termine e adalto rischio, ricerca a medio termine e in-novazione quotidiana. Una ricerca a lungotermine e ad alto rischio è una ricerca i cuieffetti non si hanno sull’immediato e laprobabilità di successo non è moltogrande, la mano pubblica è la mano fon-damentale per fornire risorse e la politica deve daredelle priorità nei campi in cui svolgere ricerca, nonavendo risorse infinite. Solo in seguito gli scienziatidovranno assumersi la responsabilità di individuaredei campi specifici su cui operare. Il primo elementoè costituito proprio dallo scambio continuo trascienza, formazione e politica. Oggi non c’è una politica di priorità dell’energia, si

fanno piani di ricerca nazionali che somigliano a listedella spesa e queste condizioni non favoriscono per-corsi efficienti di sviluppo. Si fanno numerose ipotesisu grandi risorse che però non si possiedono, invecedi bilanciare il tutto e avere capacità e responsabilitàdi individuare elementi prioritari. Ciò comporta fareanalisi di previsione internazionale sui campi scienti-fici, cioè considerare quali siano gli ambiti in cui si stamuovendo la comunità scientifica nel mondo e su cuioperare, altrimenti si rischia di spendere risorse e in-

vestire in campi già forti. Nel campo ener-getico due sono le indicazioni di ricerca:produzione e distribuzione. Gli attuali si-stemi di produzione energetica non sonosufficientemente efficienti e di conse-guenza la ricerca in questo campo è an-cora molto elevata, si stanno facendoprogressi ma non si è ancora raggiuntoun livello di competitività; uno sviluppo ul-teriore è dato sicuramente dal nucleare.

Riguardo alla filiera dell’energia: quando pensiamoal nucleare pensiamo sempre agli aspetti di com-plessità e scomodità, ma intorno a queste attività simuovono moltissime altre forme produttive. Tutte leimprese italiane hanno effettuato sugli impianti nu-cleari un intervento pesantissimo dal punto di vistametal-meccanico, di controllo, per cui bisogna pen-sarlo come mezzo di potenziamento per una serie diindustrie. Spesso ci rivolgiamo a tecnologia e innovazione

con uno sguardo un po’ miope, legato alla comunità eal contesto in cui operiamo, dobbiamo pensare invecedi fare ricerca e innovazione per esportare e rifletteresulle possibilità di sviluppo. In Italia abbiamo bisogno di formazione professio-

nale e tecnica per chi gestisce gli impianti e in quantofattore di priorità dobbiamo ragionare su questa pro-spettiva anche a livello politico.

Tutto il mondo automobi-listico sta andando verso ilsettore elettrico e Renaultè il porta bandiera di tuttoquesto movimento. Cisono due fattori principaliche caratterizzano questianni come il momento del-l’auto elettrica: è cresciutanei cittadini la sensibilità aiproblemi ambientali, siamotecnologicamente avanzaticon le batterie al litio, conle quali stocchiamo ener-gia e un peso poco rile-vante. Da qui sorge lanecessità di una rottura con il passatoper introdurre una mobilità con motoreelettrico. Un falso problema su cui oggi si riflette

molto riguarda l’autonomia di questi vei-coli, tuttora è di 160 Km, possono sem-brare pochi, ma l’87% degli spostamentigiornalieri in Europa è inferiore ai 60 Km;in Italia il 90% degli spostamenti quoti-diani è inferiore ai 100 Km. Se pensiamoalle grandi città che presentano graviproblemi di inquinamento ambientale, si-curamente 160 Km sono più che suffi-cienti. I cittadini, quindi, potrebberoutilizzare tranquillamente veicoli elettriciper andare a lavorare e se ci fosse unarete diffusa sul territorio, anche le per-sone che hanno necessità superiori, po-trebbe ricaricare il proprio veicolo nonsolo a casa, ma anche al parcheggiodella propria azienda, nei parcheggi pri-vati, nei parcheggi pubblici, al parcheg-gio del supermercato. L’impatto effettivo a livello ambientale

ci permetterebbe di risparmiare dal 30%al 50% di emissione di CO2 per Km e seavessimo tutta energia prodotta con il

nucleare avremmo un im-patto ambientale ancora mi-gliore. Infatti l’emissioneannua di CO2 per una vet-tura che percorre 10.000Km è pari a 0 per le vettureelettriche, contro i 1350 Kgannui di CO2 per le auto abenzina, il motore a gasolioè migliore a impatto am-bientale rispetto alla ben-zina. Un auto a benzinadovrebbe costringerci apiantare 135 alberi per con-trobilanciare la CO2emessa, passando al mo-

tore elettrico invece non avremmo que-sta necessità oltre a zero emissioniinquinanti ed acustiche. C’è anche unvantaggio economico per chi sfrutta lavettura, apporta un risparmio concreto alivello economico dai tre a quattro milaeuro. L’obbiettivo è di giungere a prezzid’acquisto equiparabili alle vetture abenzina e a gasolio. Oggi ci sono tre modalità di ricarica: la

più semplice fatta nel garage di casa,una ricarica rapida e una pit-drop sta-tion. La Renault sta ragionando su unagamma di quattro modelli di cui uno è unveicolo commerciale. L’auto elettricacomporta un lavoro di squadra, i co-struttori devono impegnarsi a fare l’autopiù bella e performante possibile, ma perquanto riguarda la regolamentazionenecessaria e le infrastrutture, il governoe gli enti locali devono disegnare unoscenario appropriato. La mobilità dellecittà è orientata sull’elettrico, le societàsono pronte, anche l’Italia dovrebbe co-gliere questa opportunità di cambia-mento che agevolerebbe in modo moltopositivo il nostro Paese.

Emerson è una multina-zionale americana che haun fatturato di 20 milioni didollari, con 120 mila dipen-denti nel mondo e si oc-cupa di automazioneindustriale. Nel gruppoEmerson ci sono 8 divisionitra cui la più importante èEmerson Process Manage-ment. Quest’ultima è attivanel settore di processo for-nendo sistemi di controllo avanzati,software e di controllo per migliorarel’efficienza. Molta attenzione è rivoltaagli aspetti tecnologici e d’innovazionee allo sviluppo di soluzioni vincenti. Latecnologia e la qualità sono fattorichiave anche nel mondo dell’energia.Vengono progettati sistemi dotati diwireless per la misurazione, una verarivoluzione, di sistemi di analisi e tuttii servizi post-vendita necessari. L’energia copre un ruolo privilegiato

insieme ad oli, gas e chimica corri-spondente al 14% del fatturato. Que-sta multinazionale ha una presenzatrentennale in Brianza, la sede opera-tiva è localizzata a Seregno. Perquanto riguarda in particolare il mondo

dell’energia, Emerson, èfortemente attiva perché èin grado con le sue tecno-logie di coprire le varieforme energetiche, fornireinstallazioni, impianti e au-tomazione. Avendo acquisito nel

1996 la divisione automa-zione della Westinghouse,Emerson è impegnataanche sul fronte del nu-

cleare. Ha un centro importante diproduzione negli Stati Uniti, in Franciae competenze internazionali anchenella strumentazione. La società è in grado di produrre so-

luzioni nel campo energetico, ciò com-porta che il personale abbia un gradoelevato di conoscenze tecniche perpoter fornire soluzioni alle aziende: ri-cerca e formazione continua sono im-portanti. Il mondo dell’energia necessità co-

noscenze molto approfondite. Si sot-tolinei nuovamente la necessità di unimpegno serio da parte delle istituzionia favorire la formazione dei tecnici edelle aziende, che già operano nelsettore con competenza.

Fomas è acronimo di “forgiatura moderna acciai spe-ciali”, nasce nel 1956 in Brianza tra Osnago e Merate,dove è ancora presente la sede centrale. L’azienda ri-sponde alle richieste del mercato con grandi acquisi-zioni di nuovi stabilimenti nel mondo che la portano nel2000 ad essere un gruppo consolidato con un trend dicrescita del 60% per cento. Oggi è una realtà di circa1350 dipendenti nel mondo, in grado di operare ad al-tissimi livelli di qualità con tecnologie di fucinatura, la-minazione circolare per i settorienergia, nucleare, idraulica, eolica,oli e gas, trasmissioni industriali eautomobili. La continua attenzionealla crescita, all’innovazione e allaqualità ha portato al lancio di dueimportanti progetti nel territorio ita-liano, con un investimento di circa200 milioni di euro, indice del con-tinuo legame con il territorio e di-mostrazione che il Made in Italy èrappresentato da eccellenze mani-fatturiere. Con questi investimenti locali viene difeso ilknow-how del nostro paese, alimentato dalla continua ri-cerca e innovazione. Le nuove tecnologie comportanoanche un aumento esponenziale della potenza elettricainstallata. La produzione manifatturiera italiana ha delle aggra-

vanti in costi energetici rispetto alla concorrenza esteraeuropea, asiatica e americana. Per questo motivo si in-vita il nostro sistema paese a trovare soluzioni tempe-stive in campo energetico, che possono essere varie:dall’idroelettrico, al geotermico, all’eolico, ma per risultatipiù efficienti a lungo termine bisogna pensare al nu-cleare. Fomas conosce molto bene il mercato energe-tico, ci lavora da oltre 40 anni in Italia e all’estero.Auspica la creazione di una filiera del nucleare, per farsì che alla ripresa di questo mercato, vengano suppor-tate quelle eccellenze industriali già presenti nel nostroPaese.

Adriano De Maio“Formazione e ricerca: base dello sviluppo”

Roberto Troveri“Innovazione e qualità”

Andrea Baracco “E’ il momento dell’auto elettrica”

Claudio Maggioni“Favorire la formazione dei tecnici”

66 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE - SPECIALE ENERGIA LLUUGGLLIIOO 22001100

Amministratore delegato della Terruzzi Fercalx, una media-impresa im-pegnata nella progettazione e costruzione di impianti industriali, una so-cietà molto antica che ha cominciato la sua attività nel 1897. Il settoreprincipale d’impiego è l’impiantistica per acciaierie. Ha acquisito ancheuna società in India che rappresenta una notevole occasione di sviluppo

per le prospettive future volte alla realizzazione diimpianti di gassificazione per rifiuti, biomasse e de-purazione acque attraverso una tecnologia che tra-sforma tutti questi materiali in una forma unica: ungas sintetico chiamato singas, che viene utilizzatoo come energia termica a livello industriale oppureper produrre energia elettrica. Un sistema che in Ita-lia viene utilizzato pochissimo, quasi per niente, masi sta iniziando un cammino di consolidazione dellatecnologia, che sembra essere particolarmenteadatta e sembra offrire un’opportunità di crescita peril paese, sostenibilità a livello ambientale, sociale edeconomica, perché consente di eliminare rifiuti, in-troducendo delle energie che diversamente non po-trebbero essere utilizzate e un fattore di crescita,perché attraverso questo sistema sia le imprese

quanto le amministrazioni pubbliche potrebbero produrre energia elet-trica ad un costo inferiore, se non addirittura divenire una fonte di reddito,nonostante ci sia ancora molta diffidenza da parte del mondo in generale.Uno dei problemi principali riguarda le autorizzazioni e gli impianti chedovrebbero avere una normativa adeguata alla realtà. Da ultimo questosistema non è in antitesi al nucleare, ma rappresenta una nicchia di fa-cile utilizzo, di creazione di quella economicità ricercata e di riduzionedei costi di produzione.

Graziano Tarantini è presi-dente del consiglio di sorve-glianza A2A, azienda che sicolloca nel contesto delle localutilities italiane, principalmenteimpegnata nella produzione,vendita e distribuzione di energiaelettrica, gas, teleriscaldamentoe gestione dei rifiuti. L’Italia haperso degli anni importanti nelsettore energetico, che ha com-portato costi superiori alla mediaeuropea, finanziamenti di centralinucleari francesi e annullamento di anni dipresenza in settori importanti relativamenteall’innovazione e alla tecnologia. Oggi forseci sono meno preconcetti, ma i vizi tipici delnostro paese ancora non sono stati cancel-lati. Quello che continua a spaventare è lascelta di non mettere nelle condizioni ottimaligli operatori del settore nucleare. Chi aderi-sce al nucleare deve essere in grado di ca-lare l’azienda in questo settore agevolmente,con tempistiche certe e un iter burocratico fa-vorevole. Il nostro paese ha grande bisognodi energia e i dati dei consumi rilevano che il50% è derivato della industria, di cui il 50%proviene dal Nord Italia e il 27% dalla Lom-bardia. Oggi bisognerebbe investire sullacompetitività lasciar libera l’impresa di lavo-rare e creargli le condizioni per poter compe-tere. Nel settore energetico ciò significherebbe

fornire energia a costi inferiori rispetto a quelliattuali. A2A è impegnata in una sfida signifi-cativa: rimanere multi – utility, diventare ungruppo aggregante con la possibilità di lavo-rare e valorizzare tutto il mondo imprendito-riale del territorio e competere con lemultinazionali con un sistema forte e innova-tivo. Logica contraria a quella della semplifi-cazione. Un esempio d’investimento viene dal Mon-

tenegro, nel settore idroelettrico: spostarsi

per la prima volta in un paesestraniero come sistema, cioècreare una grande rete di colla-borazione con aziende locali divi-dendosi i rischi e diventando piùcompetitivi. Verrà aperta unascuola a Brescia in cui si farà for-mazione, addestramento, pre-qualificazione delle aziende chelavorano per A2A, poichéun’azienda che vuole stare sulterritorio deve essere in grado difornire capacità di lavoro. Biso-

gna qualificare le aziende per permettergli dilavorare con A2A, richiedendo standard qua-litativi identici, per poter fare in collaborazionedei progetti sul territorio lombardo e in se-guito anche all’estero se si dovessero pre-sentare opportunità interessanti. L’innovazione è importante, ma è difficile

portarla in processi già avviati da anni. Biso-gna creare qualcosa di nuovo che possa di-ventare una valida proposta imprenditorialeper il futuro. In conclusione, in Italia abbiamo dei pro-

blemi relativi ai costi energetici e dobbiamotrovare un’alternativa che probabilmentedovrà ricadere sul nucleare, perché le rinno-vabili non riescono a rispondere a tutto il fab-bisogno. A2A deve giocare una sfidaenorme, far capire che il modello che si haintenzione di adottare non è un modello ob-soleto, più difficile da realizzare perché im-plica processi più complessi, ma potrebbediventare l’alternativa vincente. Da ultimo,dobbiamo cercare un livello di competitivitàdelle nostre aziende italiane che si possanospendere anche a livello europeo, perché al-trimenti l’italianità si svuoterebbe di conte-nuto. Bisogna far fruttare la storia cheabbiamo alle spalle, creando modelli alter-nativi forti che ci rendano protagonisti. Difen-dendo questo possiamo giocare la partita incampo energetico e finanziario.

Daniele Terruzzi“Una nicchia di facile utilizzo”

In veste di assessore regionale si è occupato di semplificazione nor-mativa. Dal 1970 ad oggi la Regione ha prodotto 2000 leggi, e si è giuntiad un massimo di 200 leggi, grazie alla semplificazione. La semplifica-zione e la burocrazia costituiscono un mondo complesso, poiché le per-sone non fanno il proprio dovere, lo Stato ad esempio ha latitato moltoin questi anni dal punto di vista dell’incentivazione delle procedure cheafferiscono alle attività economiche ed energetiche, subendo in modopassivo l’attività dell’Unione Europea. Questa confusione di ruoli nelleistituzioni comporta molto spesso che ciò che deve essere fatto nonvenga realmente fatto. Il tema delle autorizzazioni si impiega attivamentein tutto ciò che si può fare per semplificare. La Regione Lombardia èstata la prima a fare un regolamento di questo tipo, una cosa davvero al-l’avanguardia che permette anche il rilancio dell’edilizia in un periodo

così delicato. È stata anche la prima a fare le lineeguida sul fotovoltaico, le più avanzate in Italia. C’èquindi una parte attiva che si può mobilitare per acce-lerare le tempistiche, anche se la maggior parte del la-voro deve farlo lo Stato collaborando con l’Europa,altrimenti si subiscono le decisione europee e diventadifficilissimo trovare una modalità italiana per renderecompatibili norme massimaliste, come quelle fatte dachi ha una provenienza culturale diversa dalla nostra.La strada intrapresa dalla Regione Lombardia perquanto riguarda le infrastrutture, procedere in questadirezione: in un primo tempo le procedure autorizzativevenivano gestite in sequenza, ora si è cominciato a

mettere in contemporanea, quindi è stato sincronizzato ciò che primaprocedeva linearmente.Con queste modalità estenuanti dal punto di vista della realizzazione

si è riusciti ad ottenere un taglio significativo dei tempi, una riduzione for-tissima dei contenziosi e quindi la possibilità di realizzare le opere. Anchesulle politiche di incentivazione ambientale si deve ancora di più seguirequesta direzione. Si potrebbero usare gli accordi di programma chehanno egregiamente funzionato per le infrastrutture anche per le auto-rizzazioni ambientali connesse ad attività industriali. In conclusione iltema della formazione: il nostro sistema industriale ha bisogno di tecnicie la regione Lombardia ha una tradizione consolida nella formazione pro-fessionale. C’è bisogno di maggior impegno anche da parte del governo su que-

sto tema della formazione professionale, è necessario rimettere manoai sistemi degli istituti tecnici guardando anche a quelle regioni che giàsono in grado di farlo, come la nostra. I nostri percorsi professionalihanno una caratteristica di innovazione ed eccellenza.

Marcello Raimondi“Le strategie della regione Lombardia”

Graziano Tarantini“Tempistiche certe, iter burocratico favorevole”

Si ringraziano:

Nando Caldirola, 68 anni e missa-gliese doc, è uno di quegli imprenditoriche hanno portato alto il nome dell'Ita-lia, e in particolare della Brianza, nelmondo. E lo ha fatto con quella intra-prendenza, quella creatività e quel piz-zico di incoscienza, che gli sonopeculiari. Non si spiegherebbero infattialtrimenti alcune delle sue celebri im-prese, come quella di essere riuscito avendere la vodka ai russi, che è comevendere la sabbia nel deserto. Storicoterzo presidente di «Vera Brianza»,Nando Caldirola ha avuto anche il me-rito di aver dischiuso le frontiere del-l'estero alle aziende brianzole. Ora cheha ceduto la Vinicola, continua a dedi-carsi ai suoi numerosi interessi che col-tiva nel suo quartier generale, CascinaPalazzina. Ha iniziato ad occuparsi di vino nel-

l'attività paterna che era solo un ragaz-zino. Ma nelle sue mani, quello cheall'inizio era solo un piccolo negozio, èdiventato negli anni un colosso che è ar-rivato a smerciare il volume di 360.000bottiglie al giorno. Gli studi? «Dai sale-siani, interno, nel collegio De Amicis diCantù. I miei genitori dovevano lavo-rare e non avevano tempo per star die-tro a un ragazzino difficile come me». Quando prese in mano le redini

dell'azienda?«Nel '73, quando mio padre si am-

malò. Quando mancò, nel 1981,l'azienda era formata dalla famiglia e da5 dipendenti». Cosa fece una volta alcomando? «L'azienda operava in Lom-bardia, soprattutto in Brianza, ma avevocapito che per sopravvivere bisognavaingrandirsi. Decisivo fu GiuseppeBiella di Osnago che mi presentò il di-rettore acquisti dell'Euromercato, unodei primi ipermercati di Italia. Fu lui adaprirci le porte della grande distribu-zione».Come cambiò il suo modo di fare

impresa?«Mi resi conto che da soli non si an-

dava da nessuna parte e che importan-tissimi erano il gioco di squadra e la rete

di rapporti». E poi? «Dopo la conquistadel primo supermercato, presi il corag-gio di lanciarmi all'estero». E' riuscito a vendere la Vodka ai

sovietici, che è un po' come vendereil petrolio agli arabi.«Seppi che in Russia c'era carenza di

approvvigionamento nel mercato dellaVodka. Ci buttammo nell'impresa condue idee vincenti: proporre confezionida 250 cc, oltre che da 750, e prepararevodka al gusto di frutta. Arrivammo aspedirne oltre cortina 10 camion algiorno». Il Gruppo Caldirola si articolava in

più società con marchi diversi. I vinipiù famosi? «La Cacciatora è stato un mio cavallo

di battaglia, ma anche le bottiglie con laforma della coppa del mondo dorateche produssi in occasione dei Mondialidi Calcio di Italia 90». Berlusconi la convocò alla prima

riunione da cui poi nacque Forza Ita-lia... «Sì, è vero, ma la politica non faceva

per me». Parliamo dei suoi investimenti nel

calcio. «Da juventino sponsorizzai per di-

versi anni il Milan e la nazionale di cal-cio Russa nei mondiali Usa del '94». E nel ciclismo?«Già nel 1993 sponsorizzavamo la

squadra Under 23, poi nel '98 deci-demmo di investire in una squadra di

professionisti. Mi sono preso delle sod-disfazioni incredibili, perché vincemmotutto quello che c'era da vincere. Nel2000, ad esempio, vincemmo 68 corsepiù il campionato del mondo». E' stato presidente di Vera Brianza

dal 1995 al 2003, negli anni del-l'apertura ai mercati esteri. Cosa ri-corda di più? «La prima fiera a Mosca nel 1993 e la

visita in “Caldirola” di Mikail Gorba-ciov».Perché ha ceduto la Caldirola? «Era diventato troppo pesante per me

andare avanti con quei ritmi». Si è pentito della sua scelta? «Mi è dispiaciuto molto, ma non

avevo alternative. Con il senno di poi,avrei preferito cedere le quote ai dipen-denti e rimanere dov'ero. Un doverosoringraziamento va a tutti i miei collabo-ratori, è grazie al loro aiuto che siamodiventati leader nella grande distribu-zione». Di cosa si occupa adesso? «Ho dato vita allo studio “Casa e

Ambiente” che si occupa di progettiedili, ma contemporaneamente facciomolte altre cose. Ho inventato, peresempio, il Sugherpalst, un tappo metàin sughero, metà in plastica, che ho bre-vettato». E poi c'è la caccia... «Ci vado appena posso... amo il

senso di libertà che mi dà , il silenziodella natura, il rapporto con i miei cani.Non è vero che i cacciatori non sannorispettare la natura, la salvaguardanoeccome. Con Vera Brianza fui tra iprimi a organizzare la Giornata ecolo-gica». Si ritiene un uomo fortunato? «Sì, prima di tutto perché sono nato

in Brianza, poi perché dalla vita hoavuto tutto, ma proprio tutto. Per menon chiedo più niente, per la mia fami-glia, invece, vorrei tutto il bene possi-bile».

Articolo tratto da “In Europa” del gruppo Netweek in data

14/07/2009 a firma Giuseppe Pozzi

STORIA DI UN IMPREDITORE DI... VINO

Nando Caldirola: dalla cantina di Missaglia alla fiera di Mosca

LUGLIO 2010 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE 7

UN PROGETTO PILOTA“Costruire case in Africa per gli immigrati in Italia”

Avviare un processo di urbanizzazione che crei opportunità impren-ditoriali che soddisfino bisogni reali come l’occupazione, le infrastrut-ture, l’energia, la sanità, i rifiuti, l’edilizia ed il turismo: in Costad’Avorio, inizialmente, e successivamente in altri Paesi africani.

E’ il progetto di Fabio Bonanomi, architetto lecchese, che ha da sem-pre una grande passione per quella terra ed è deciso a sviluppare un pro-getto molto particolare.

“Oggi gli emigrati incontrano parecchie e diverse difficoltà ad acqui-stare una casa nel loro Paese perché devono necessariamente affidarsi adoperatori in loco; tutto ciò comporta molti disagi e poche garanzie – haspiegato Bonanomi – un gruppo di ivoriani a conoscenza della mia fre-quentazione professionale verso i Paesi Africani mi ha sottoposto il lorobisogno ovvero l’acquisto casa; quindi, insieme, abbiamo pensato diistituire una cooperativa come strumento che permetta al socio, che ri-siede in Italia, di condividere il progetto dall’inizio, seguendo poi l’evol-versi dei lavori senza dover tornare necessariamente nel suo Paesed’origine”.

Va tenuto presente che il mercato immobiliare residenziale in alcunezone dell’Africa è in forte espansione, a seguito del fenomeno dell’ur-banizzazione, ed è una reale opportunità imprenditoriale anche versoaltre forme. “Anche le infrastrutture, le attività produttive, le strutture ri-cettive alberghiere legate al turismo ed al terziario sono in fase di start– up e vivranno una fase di crescita – ha proseguito Bonanomi – a di-cembre dello scorso anno ho organizzato un incontro a Calolziocorte acui hanno partecipato 120 persone interessate al progetto. E’ mia inten-zione aprire un ufficio di rappresentanza dello studio di architettura di-rettamente in Costa d’Avorio; inoltre verrà aperta, con soci ivoriani, unasocietà di servizi in Abidjan per poter dare delle reali garanzie”.

L’architetto Bonanomi “frequenta” l’Africa fin da quando era bam-bino, grazie a suo padre che nel 1972 aveva fondato l’associazione“Amici Terzo Mondo” che aveva come finalità, la realizzazione di di-spensari sanitari, scuole, mulini, acquedotti a supporto delle attività deimissionari italiani presenti nella Repubblica Democratica del Congo.

“La mia motivazione è strettamente collegata all’educazione che horicevuto ed ai valori cristiani ereditati dalla mia famiglia. Attualmente,come architetto, sto definendo un progetto pilota, che prevede la piani-ficazione di un programma immobiliare a destinazione residenziale peremigrati ivoriani residenti in Italia che possano essere facilitati ed age-volati nell’acquisto di una casa nel loro Paese garantendo una pianifi-cazione urbanistica orientata verso la tutela e la salvaguardia delterritorio e dell’ambiente. Ritengo inoltre fondamentale garantire anchela qualità costruttiva promuovendo la collaborazione con società italianeche formino e impieghino risorse umane presenti nel Paese africano”.

Da architetto e imprenditore Bonanomi ha fatto anche un bilanciodegli aspetti economici da tenere in considerazione: “La realizzazionedi case nei Paesi d’origine degli immigrati che vivono in Italia potrebbecreare opportunità di business non indifferente in svariati ambiti per leimprese italiane. Attenzione però, gli africani non hanno bisogno di co-lonizzatori ma hanno necessità di condividere esperienze, know out; èproprio questo fenomeno che permette all’imprenditore occidentale edalla popolazione locale di crescere e vincere entrambe”.

MARA BAIGUINI

La persecuzione contro i cristiani non è un fattonuovo nella storia. I numeri dicono che siamo difronte a un dramma che sembra non avere freni.Dall’inizio del nuovo millennio Fides, l’agenziadi notizie vaticana, conta 263 uccisioni di vescovi,preti, suore, seminaristi e catechisti. I luoghi delloro martirio coprono tutti e cinque i continenti,Europa compresa. Quel che preoccupa non è solola vasta diffusione del fenomeno, ma la sua co-stante crescita. L’annuale lista di Fides stima perl’anno 2009 37 omicidi causati dall’odio anticri-stiano, quasi il doppio di quelli avvenuti nel corsodel 2008. Nella maggioranza dei casi, i cristianirappresentano il capro espiatorio per chi vuolemantenere l’egemonia in un certo territorio, equindi destabilizza la situazione attaccando i de-boli. E’ una questione di odio fondamentalista, maanche una questione di potere.

Non dobbiamo mai dimenticare che la libertà

religiosa è fondamento per lo sviluppodella democrazia e quindi rende possi-bile un compito comune, nel quale inamicizia è possibile ricordarci vicen-devolmente che la violazione dei dirittiumani è la fine di un rapporto di verità.Ce lo fa capire molto bene Louis Sako,arcivescovo di Mosul, in Iraq, dove icristiani sono da anni un capro espia-torio tra le mille fratture sociali e poli-tiche: “Non esiste uno Stato, una patriae le divisioni settarie sono un dato evi-dente. Ai cristiani non interessano i giochi di po-tere, l’egemonia economica, ma la creazione diuno Stato in cui le diverse etnie possano convi-vere in modo pacifico”. Non si tratta quindi di di-fendere persone che hanno la mia stessa fede. Nonsono rivendicazioni “sindacali”. Difendere i cri-stiani perseguitati significa combattere per la li-

bertà e per la dignità di tutti i po-poli e di tutti gli uomini. Purtropposi tratta di una piaga anche europea.La persecuzione strisciante in atto èfrutto del proliferarsi di lobby lai-ciste e anticristiane che si battonoaffinché il cristianesimo e la chiesasiano considerati un’associazionepriva di qualsiasi utilità sociale. Sel’Europa è incapace di difendere laprima tra le libertà è destinata a ve-dere scomparire la propria civiltà,

fondata sulla libertà, in favore di opzioni fonda-mentaliste e totalitarie. E’ proprio il cristianesimoche ha generato la coscienza ed i diritti della per-sona. Consentire la sua repressione può portareunicamente ad un passo indietro di tutta la civiltàmondiale. In una società in cui tutti noi dobbiamomisurarci con la dottrina del politicamente cor-

retto, è importante reagire rafforzando l’io e lacentralità della persona con tutte le diverse sfu-mature che essa comporta. Il ruolo dei governi intal senso è fondamentale per assicurare una pienapartecipazione dei cristiani nella vita pubblica.Come ricordava Giovanni Paolo II, la libertà reli-giosa è “la cartina di tornasole per tutte le altre li-bertà”. Siamo quindi di fronte ad un dramma cheinteressa tutta la comunità internazionale. E il ba-gaglio di valori di democrazia e libertà che la sto-ria ha consegnato all'Europa ci danno unaresponsabilità enorme. Proprio il cristianesimo hagenerato la coscienza e i diritti della persona. Con-sentire la sua repressione può portare unicamentea un passo indietro di tutta la civiltà mondiale. Ela mancata difesa da parte dell’Europa della prin-cipale libertà dell’uomo mette a rischio il nostrostesso futuro.

ON. MARIO MAURO

PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI, L’INTERVENTO DEL PARLAMENTARE EUROPEO MARIO MAURO

“Libertà religiosa: fondamento per lo sviluppo della democrazia”

“In una società in cui tutti noi dobbiamo misurarci con la dottrina del politicamente corretto, è importante reagire rafforzando l’io e la centralità della persona con tutte le diverse sfumature che essa comporta”

Che valore ha per Lei la celebra-zione del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia?

Il 150° anniversario dell'Unità d'Italiaè un’opportunità non solo per ricordare,ma per rinvigorire, specie nelle giovanigenerazioni, quel patrimonio d’identitàe di coesione nazionale che gli Italianihanno saputo costruire nel corso dellaloro storia, anche attraverso doloroseesperienze. In qualità di Ministro dellaDifesa ho perciò fortemente voluto, giàdallo scorso anno, che a tale ricorrenzafossero collegati alcuni eventi signifi-cativi legati alle nostre Forze Armate, lacui storia è intimamente legata al pro-cesso di unificazione nazionale. Sonoconvinto che i nostri concittadini, ma inparticolare i giovani, dovrebbero avvi-cinarsi alle nostre Forze Armate e con-dividerne i valori. Attraverso la lorostoria potremmo rivivere gli ideali deiprotagonisti del nostro Risorgimento edel lungo percorso unitario che il nostroPaese ha percorso, trovando confermadi quanto profonde siano le nostre radicie di quanto forte sia la nostra identità.Ci può illustrare brevemente gli

scopi e gli obiettivi raggiunti dallemissioni all’estero delle nostre ForzeArmate?

Le Forze Armate, che sono l’espres-sione migliore dell’unità nazionale e cirappresentano tutti, sono da circa duedecenni chiamate ad intervenire costan-temente, nello spirito dell’articolo 11della nostra Costituzione, in impegna-tive missioni di pace e sicurezza in mol-teplici aree di crisi al di fuori delterritorio nazionale, contribuendo inmodo determinante alla diffusione dicondizioni di pace e di sicurezza inter-nazionali, ma anche di stabilità politicae di crescita economica, garantendo latutela della dignità e dei diritti della per-sona e la lotta al terrorismo. I nostri mi-litari, oltre 9.200 uomini e donneimpegnati in 34 missioni, sono consa-pevoli, come lo è l’intera Nazione, chela loro presenza non solo contribuiscealla ricostruzione di quei martoriatipaesi, ma garantisce la nostra libertà etiene lontani i pericoli della guerra e delterrorismo dalle nostre case. Il livello ela qualità del nostro impegno hannosempre riscosso un forte apprezzamento

dai paesi alleati e partner internazionali,ma soprattutto un chiaro e indiscusso ri-conoscimento da parte delle popolazionia cui abbiamo portato il nostro aiuto congrande umanità, rispetto e sensibilità. Ilnostro modo di fare peacekeeping, lacosiddetta “italian way”, è divenuto unriferimento anche per altre nazioni; unapproccio di cui i migliori esempi sonole missioni nei Balcani, in Libano, inAfghanistan e quella svolta in Iraq.L’Italia può essere definita come unPaese “produttore” di sicurezza e di sta-bilità, in cui la nostra azione è caratte-rizzata per l’importanza che attribuiamoalla componente umanitaria ed alla ri-cerca di una soluzione condivisa deiproblemi che spesso sono legati al sot-tosviluppo e alla mancanza di dialogofra le diverse religioni e culture.Quando e perché è necessario l’im-

piego dei militari per garantire la si-curezza nelle città? Che riscontrohanno avuto stando a stretto contattocon i cittadini?

L’impiego dei militari nell’opera-zione "Strade sicure", al fianco delleForze dell'Ordine, nasce dall’esigenzadi assicurare una risposta pronta ed ade-guata all'aggressione alla legalità daparte della criminalità comune o orga-nizzata. L’impiego dei militari in servizidi vigilanza a siti e obiettivi sensibili, dipattuglia, in concorso e insieme alleForze di polizia ha consentito sia di re-cuperare uomini dei Carabinieri e dellaPolizia per altri compiti sia di garantiremaggiore sicurezza ai cittadini. E' statasicuramente una risposta indovinata, so-prattutto in chiave preventiva, ed i cit-tadini perbene, gli italiani onesti, quelli

che credono nella legalità e nella capa-cità dello Stato di garantire la sicurezzae la libertà, ne sono entusiasti. Io sto ve-rificando ovunque la testimonianza con-creta di quanto bene stia facendo allasicurezza delle nostre città l'interventounitario di forze di polizia e militaridelle Forze Armate. Il successo di que-sta iniziativa, decisa dal Governo, èinoltre confermato anche dalle nume-rose richieste formulate da Sindaci ePrefetti. Nel corso del 2009, per l’ope-razione “Strade sicure”, sono stati im-piegati 4.250 militari delle ForzeArmate che hanno operato in 22 tra leprincipali città italiane svolgendo oltre147.000 pattuglie e sottoponendo a con-trollo 290.000 automezzi.Che ricaduta ha, praticamente, l’at-

tività del Ministero della Difesa sulterritorio?

Le Forze Armate provvedono priori-tariamente alla difesa del territorio ealla tutela degli interessi nazionali, mapossono essere anche impiegate in cir-costanze di pubblica calamità e in altricasi di straordinaria necessità ed ur-genza, secondo quanto stabilito dal Go-verno. Oltre ai compiti citati, svoltidall’Esercito, Marina e Aeronautica, e aquelli che l’Arma dei Carabinieri svolgeper l’ordine pubblico, ve ne sono altriche i nostri uomini e donne con le stel-lette quotidianamente compiono e chehanno un’importante valenza per il cit-tadino e la sua sicurezza. Tra questi, adesempio, voglio citare l’opera degli ar-tificieri, in terra e in mare, per la boni-fica da ordigni esplosivi, il contributoalla gestione del traffico aereo da partedei controllori di volo dell’AeronauticaMilitare, il concorso di velivoli e pilotimilitari alla Campagna Antincendio Bo-schivo nazionale in collaborazione conla Protezione Civile, il servizio meteo-rologico e quello di monitoraggio va-langhe (meteomont), il trasporto medicodi urgenza e il rifornimento idrico alleisole minori. Una silenziosa opera alservizio del cittadino e dello Stato checonferma la flessibilità d’impiego delcomparto Difesa e l’elevata professio-nalità e capacità di adattamento dei no-stri uomini e donne.

MARA BAIGUINI

INTERVISTA AL MINISTRO IGNAZIO LA RUSSA

“La Difesa per la sicurezza”

8 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE LUGLIO 2010

“L’impiego dei militari in servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili ha consentito di recuperare uomini per altri compiti e di garantire maggiore protezione ai cittadini”

IL MINISTRO BRAMBILLACrescita del turismo: serveuna politica nazionale

Agli esponenti di governo che, come me, hanno occasione diavere un contatto quotidiano con i cittadini capita sempre piùspesso di sentirsi porre una non facile e talvolta anche irritatadomanda: perché da noi, a differenza di quel che accade in altripaesi, è così difficile fare quelle riforme che sono ormai indi-spensabili per dare alla nostra società più certe o almeno piùrassicuranti prospettive di sviluppo? Ogni volta cerco di non es-sere elusiva, rispondendo che, per decenni, coloro che avevanoresponsabilità di governo si sono più o meno limitati a gestireil presente, non tenendo mai abbastanza conto del fatto che lefin troppo rapide trasformazioni che stavano subendo la societàe i mercati mondiali avrebbero imposto correttivi anche so-stanziali alla nostra ormai antiquata architettura legislativa edistituzionale. Il nostro partito si sente fortemente impegnato ariformare un dettato costituzionale che, in alcune delle sueparti, impedisce di fatto al governo di avere quei poteri e quelgrado di operatività che, come già accade in molti altri paesi,sono necessari non solo per fronteggiare con strumenti più ef-ficaci le ormai purtroppo ricorrenti crisi dei mercati ma ancheper cambiare tutto ciò che va cambiato - e il più rapidamentepossibile - nell’amministrazionepubblica, al fine di riportare lanostra economia sulla via dellosviluppo.

Il turismo, uno dei maggioriasset della nostra economia, rap-presenta la cartina di tornasole diproblemi la cui soluzione non po-teva proprio più attendere. Il ri-pristino del Ministero delTurismo deciso dal presidenteBerlusconi è stato, infatti, unprimo significativo giro di boaper un settore che, per diventaresempre più competitivo, avevabisogno di una politica nazionaleche, al massimo livello e in sinergia con le altre istituzioni, riu-scisse a coordinare e a potenziare, in modo sistemico, le attivitàdelle filiere che oggi compongono il nostro assai ricco e va-riegato sistema d’offerta. E così hanno finalmente cominciatoa muoversi molte cose. Mi riferisco, ad esempio, allo sbloccodi 118 milioni di euro per il finanziamento di progetti di ec-cellenza che, pur messi in bilancio dal 2007, non era stato pos-sibile erogare a causa del contenzioso esistente fra Stato eRegioni.

Come è altrettanto importante che il Ministero abbia riunitoun plafond di circa 3 miliardi di euro per finanziamenti, a con-dizioni particolarmente vantaggiose, destinati a tutte le piccolee medie imprese del settore; oppure si sia operato, da un puntodi vista normativo, in modo che venisse semplificata ogni pro-cedura amministrativa per l’apertura e l’ampliamento dellestrutture ricettive. E molte altre azioni concrete sono state in-traprese per riportare il nostro turismo in vetta alle classifichemondiali, iniziative che avrebbero potute essere realizzatemolto prima se chi ci ha preceduto avesse saputo, anche su que-sto genere di problemi, tenere gli occhi più aperti.

MICHELA VITTORIA BRAMBILLAMINISTRO DEL TURISMO

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