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Massi on the road a EXPO Milano 2015

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Massi on the road a EXPO Milano 2015

Massi on the road a EXPO Milano 2015

Introduzione

Primavera

1. L'arrivo a Milano

2. L'inaugurazione e l'Albero della vita.

3. EXPO: La città del futuro con una struttura romana.

4. In giro per i padiglioni dell'EXPO: viaggio in Sud America.

5. Alla scoperta dei "vicini di casa": boschi, balli e biodivesità...ce n'è per tutti?

6. Il bilancio di un mese di EXPO: luci e ombre...e molto “show”.

7. Afa all'EXPO: l'acqua diventa protagonista!

8. Fame e obesità: il paradosso da eliminare!

Estate

9. Tanti “VIP”, pizza da record e mele antiche.

10. Lunghe code, disuguglianza tra nazioni e la novità dei “cluster”

11. Vita a Milano: una casa, nuovi amici e tanti concerti!

12. Don Bosco Day all'EXPO: educazione e allegria per un mondo migliore!

13. La “Festa del Pane”: alimento per il corpo e per lo spirito.

14. Palazzo Italia: la potenza del saper fare e della bellezza.

15. Il vivaio di Palazzo Italia e le vigne di Gavi.

16. Agosto affolltato all'EXPO e una visita molto gradita!

17. Migranti alla ricerca di una nuova vita...Don Bosco presente!

18. EXPO: evento da tutto esaurito!

Autunno

19. Multinazionali all'EXPO...per nutrire il pianeta o i propri interessi?

20. Mangiare all'EXPO: ristoranti, chioschi di strada o supermercato del futuro?

21. Freddo, tante scuole...e i bambini di Gavi!

22. Slow Food o Fast Food per nutrire il pianeta? Sfida all'EXPO...e nel mondo!

23. La Carta di Milano e visita "sulla strada": ormai i padiglioni sono un tabù!

24. Il meglio e il peggio dei visitatori: trucchi per le code, passaporti e tante offerte.

25. La fine di EXPO: cerimonia di chiusura, festa e lacrime.

Conclusioni

IntroduzioneDopo tanti anni di studio, lavoro e viaggi all`estero ho deciso di trascorrere buona partedel 2015 in Italia. Una scelta motivata dalla voglia di stare più vicino alla famiglia e di(ri)scoprire il mio paese. Infatti, a partire dal 2002, ho passato buona parte del tempo inGermania (quasi un anno e mezzo), in Kosovo (un anno) e in Austria (cinque anni).Nel 2011 ho terminato la fase di vita sedentaria e sono diventato “Massi on the road”, unviaggiatore a tempo indeterminato. Da allora ho compiuto tre tappe del mio giro delmondo: la prima di quindici mesi in Sud America, la seconda di quasi sei mesi in India ela terza di tre mesi in Brasile. Nelle “pause” tra un viaggio e l'altro sono rimasto a Gavi,a casa dei miei genitori, presentando le mie esperienze “sulle strada”, scrivendo,promuovendo il libro “Massi on the road in Sud America” e riavvicinandomi alla vita diun paese, l'Italia, diventato quasi estraneo. Dopo essere ritornato dall'ultimo viaggio inBrasile, a fine 2014, ho capito che era arrivato il momento di rimettermi in gioco inItalia. Non sapevo bene cosa fare e l'occasione di EXPO è apparsa da subito troppo ghiotta perfarmela sfuggire. Soprattutto da quando, a inizio 2015, ho scoperto che ci sarebbe stato ilpadiglione “Casa Don Bosco”. Avendo collaborato con i Salesiani in tante parti delmondo da ormai 10 anni ero sicuro che sarebbe stato il posto giusto per combinare ildesiderio di lavorare in qualcosa di interessante e di buono per me e per gli altri, e direstare più a lungo in Italia.Questo libretto in versione PDF rappresenta la raccolta di tutti gli articoli apparsisettimanalmente su “Il Nostro Giornale” di Gavi tra aprile e novembre 2015. Hosuddiviso i testi in tre sezioni principali: primavera, estate, autunno. Con l'alternarsi dellestagioni ci sono stati anche tanti cambiamenti dal punto di vista meteorologico chehanno influenzato in modo chiaro l'esposizione universale. Alla fine di ogni sezione hoinserito alcune delle mie foto più significative riferite a quel periodo. Auguro buona lettura agli amici e alle persone a cui capiterà tra le mani (o sullo schermodel computer) “Massi on the road a Expo Milano 2015”. Tutti i testi e le foto possonoessare riprodotti gratuitamente, a condizione che venga indicato l'autore.

Massimiliano Schilirò alias “Massi on the road” – novembre 2015

Per ulteriori informazioni su vita, viaggi, libri e progetti di “Massi on the road”:http://massiontheroad.wordpress.com/[email protected]

Primavera

1. L'arrivo a MilanoA inizio aprile, al termine di un colloquio svoltosi a Milano, ho ricevuto una notizia alungo attesa e in parte temuta: sono stato assunto presso la "Casa Don Bosco" a EXPOMilano 2015. Attesa perché avevo presentato la candidatura già a inizio anno e per varimesi ho aspettato una risposta. Temuta perché questo impiego, pur rappresentandosicuramente una grande opportunità a livello lavorativo, comporta una "sosta forzata" di6 mesi a Milano, invece di un tour dell'Italia da viaggiatore (l'allettante "Piano B" nelcaso non avessi ottenuto il lavoro). Considerati i pro e i contro ho comunque deciso diaccettare l'offerta, soprattutto per poter approfondire il legame che ormai da dieci annimi lega ai Salesiani. A prima vista la loro presenza può sembrare fuori luogo, visto che iltema dell'esposizione universale è: "Nutrire il pianeta, energia per la vita". L'idea dellaCasa Don Bosco è di dare attenzione non solo all'alimentazione, ma anche al nutrimentodella persona tramite cibo "mentale e spirituale". Il mio ruolo sarà quello di accogliere ivisitatori e di aiutare nell'organizzazione di numerosi eventi che vedranno coinvoltiSalesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, giovani e alunni delle numerose istituzioni di DonBosco sparse per il territorio italiano e in tantissimi paesi esteri.Dal 20 al 30 aprile ho seguito un corso di formazione insieme ai miei colleghi, ungruppo di 15 ragazzi e ragazze con età compresa tra i 19 e i 34 anni (quest'ultima è lamia età, visto che sono il più "anziano" dello staff). Siamo stati istruiti in varie aree:"messaggio salesiano", comunicazione, sicurezza sul lavoro e lingua inglese. Essendo undipendente "fuori sede" mi sono trasferito a Milano, dove condivido un appartamentoinsieme a quattro colleghi (un piemontese e tre veneti). Non abbiamo potuto visitare ilpadiglione perché fino all'ultimo i lavori sono continuati per fare in modo che il giornodell'inaugurazione, venerdì 1 maggio, sia tutto pronto (o quasi).Tanto si è detto e scritto dell'EXPO negli ultimi mesi...e la maggior parte delle notiziefacevano purtroppo riferimento a scandali, tangenti, infiltrazione mafiose, ritardi neicantieri, ecc. Il tema principale - quello dell'alimentazione - è passato in secondo piano,anche a causa di scelte discutibili, come quella di avere come sponsor Mc Donald's,difficilmente identificabile come modello positivo di cibo sano e di sviluppo sostenibile.Nonostante tutte le critiche - in buona parte giustificate - rivolte a questo grande evento,l'EXPO sta per cominciare e sono contento di farne parte. Anche se sarò "fermo", ilmondo intero verrà a Milano, quindi in qualche modo anche questa sarà una tappa dellungo viaggio di "Massi on the road"!

2. L'inaugurazione e l'Albero della vita.Alla fine il grande evento è cominciato: venerdì 1 maggio l'EXPO di Milano è statoufficialmente inaugurato dal capo del governo, con la presenza di tanti politici,personaggi dello spettacolo e dello sport. Insieme hanno dato il via a questa esposizioneuniversale dal titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Dalle 10 del mattino alle 11di sera tanti visitatori (le stime ufficiali parlano di 200.000 presenze) hanno esplorato perla prima volta l'immensa area espositiva (1,1 milioni di metri quadrati): 145 le nazionirappresentate, dall'Afghanistan allo Zimbabwe. Sono presenti anche la società civile (adesempio con Caritas e Save the Children) e le aziende (dalle italiane Birra Moretti ePerugina alla grande multinazionali come Nestlé e Coca-Cola).Ho atteso il 1° maggio con un po' di apprensione e, salendo sulla metro, ho ripensato allaleggenda metropolitana diffusasi con insistenza nelle ultime settimane: “non prendete lalinea rossa il primo giorno dell'EXPO perché ci sarà una bomba”. Tra minacceterroristiche vere o inventate, ho sentito una certa tensione nell'aria. Per fortuna sonoarrivato a destinazione senza problemi e alle ore 16 ho cominciato ad accogliere ivisitatori della “Casa Don Bosco”, il padiglione dove lavoro.Nelle stesse ore il centro di Milano veniva devastato da un gruppo di violenti. Dacondannare con forza le loro azioni, sia per il danno recato alle persone e alle proprietàdi cittadini assolutamente estranei alla protesta, sia perché, ancora una volta, un interomovimento viene screditato e etichettato come “violento” a causa di una minoranza chepreferisce usare le mani invece che la testa. Un vero peccato perché molti dei temidiscussi dalla maggioranza pacifica dei manifestanti “No Expo” avrebbero meritatospazio mediatico: i veri costi di questa manifestazione, la sua utilità, i posti di lavoroeffettivamente creati, ecc. E invece ci si ricorderà delle auto incendiate...Mentre Milano era in tumulto, la serata dell'EXPO registrava un deflusso dei visitatori,ormai sfiniti da ore e ore in giro a piedi per l'esposizione, che a prima vista dàl'impressione di essere un enorme parco giochi alla Gardaland, con tanto di “streetparade” della mascotte “Foody”. Durante la pausa mi dirigo verso l'attrazione principale:l'Albero della vita. Alta 37 metri, con una “chioma” ampia 43 metri, questa installazioneè stata ideata da Marco Balich (il direttore artistico del “Padiglione Italia”) ed è statacriticata per gli alti costi. Alle nove di sera assisto a uno spettacolo eccezionale: l'alberoprende vita e si illumina con colori cangianti, la musica e le fontane accompagnano lasua “danza” in un crescendo carico di emozioni. Il pubblico applaude entusiasta. Mentretorno indietro mi chiedo: “L'EXPO a Milano: solo tante luci per abbagliare la gente oidee valide per un mondo più sostenibile? Ho sei mesi di tempo per scoprirlo!”.

3. EXPO: La città del futuro con una struttura romanaL'inaugurazione e il primo fine settimana dell'EXPO sono stati caratterizzati da emozionicontrastanti: soddisfazione delle autorità per l'inizio di un evento che sembrava in bilicofino all'ultimo; stupore dei visitatori per la bellezza del sito espositivo; rabbia per ledevastazioni avvenute in centro durante la manifestazione; orgoglio dei cittadini milanesiche hanno ripulito la propria città ferita.I giorni feriali successivi sono stati più tranquilli: meno politici e VIP in giro, tantivisitatori italiani e stranieri che hanno riempito le vie dell'EXPO. Da registrare, inoltre,una vera e propria "invasione", piacevole e graditissima, di decine di scolaresche.Evidentemente la paura di possibili attentati si è sciolta come neve al sole (e il sole aMilano è già estivo in questo inizio di maggio!), considerando la presenza massiccia(ma, per fortuna, discreta) delle forze dell'ordine. All'ingresso ci sono controlli personalie degli zaini come all'aeroporto, ma nel complesso le procedure di sicurezza si svolgonoin modo celere.Una volta entrati si comincia a passeggiare per il decumano, la strada principaledell'EXPO. E' interessante notare che in questa città del futuro, dove le tecnologie e gliedifici avveniristici la fanno da padrone, si sia deciso di adottare la struttura dell'anticoaccampamento romano. Chiamato "castrum" in latino, si distingueva per la piantaortogonale e per le strade tra loro perpendicolari: il decumano (direzione est-ovest) e ilcardo (nord-sud). All'EXPO il decumano è lungo un chilometro e mezzo e su entrambi ilati si affacciano i padiglioni dei paesi stranieri. Il cardo è invece lungo 350 metri eaccoglia la proposta espositiva dell'Italia. Le due vie si incrociano formando PiazzaItalia, il luogo in cui il nostro paese incontra simbolicamente il resto del mondo.La Casa Don Bosco si trova a circa 50 metri dalla piazza, lungo il decumano. La suastruttura semplice, facilmente riconoscibile come una vera e propria casa, èesteticamente meno spettacolare rispetto ad altri padiglioni. Ma il messaggio è forte:"educare i giovani, energia per la vita". I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice (chefesteggiano il 13 maggio la festa della cofondatrice, Maria Domenica Mazzarello, la"nostra" Santa di Mornese) testimoniano attivamente il messaggio della FamigliaSalesiana in 132 nazioni. Alcuni visitatori stranieri entrano pensando che Don Bosco sia un paese del quale nonavevano ancora sentito parlare. Escono con la convinzione che offrire educazione eaffetto ai giovani, soprattutto a quelli più svantaggiati e bisognosi di aiuto, è il miglioreinvestimento per un mondo più giusto e felice. Tra i visitatori, un ragazzo all'improvvisomi saluta così: "Ciao, Massi on the road!". E' un alunno della scuola Salesiana CNOS diSerravalle, conosciuto durante una presentazione dei miei viaggi. Scattiamo una fotodavanti all'entrata, e ci sentiamo davvero a casa.

4. In giro per i padiglioni dell'EXPO: viaggio in Sud AmericaUno dei vantaggi di lavorare all'EXPO è quello di avere il mondo intero in visita aMilano. Come amante delle culture e lingue straniere, un'occasione unica per combinareil desiderio di restare in Italia e la voglia di conoscere persone nuove e di continuare aviaggiare, anche se in modo diverso rispetto agli anni precedenti.Dopo un paio di settimane mi abituo ai ritmi di lavoro presso la "Casa Don Bosco" einizio ad esplorare i padiglioni degli altri stati. In questo e in tanti articoli futuripresenterò quindi i miei "viaggi" all'interno del variegato e sfarzoso mondo di EXPO.Vorrei cominciare con la nazione che più mi ha affascinato nella mia vita "on the road":il Brasile. Ho visitato questo meraviglioso paese tre volte, per un totale di 9 mesi, tra il2011 e il 2014. Qui a Milano, il padiglione del "Brasil" è da subito uno dei più conosciutie frequentati. Si presenta con una struttura davvero particolare: un'immensa rete siestende per decine di metri, partendo da terra e salendo progressivamente fino alsecondo piano dell'edificio. I suggestivi suoni tipici della foresta e le piante disseminatesotto la rete danno l'impressione di essere in Amazzonia. Decine di visitatori camminanosulla rete e vi saltano sopra (nonostante i divieti scritti su un cartello). Su richiesta, unasimpatica "hostess" brasiliana mi spiega il significato della scena: la rete rappresental'intreccio delle tante razze animali e vegetali che rendono il Brasile uno dei paesi con lamaggiore biodiversità al mondo. Le persone in equilibrio su di essa devono capire chesolo rispettandola, e non maltrattandola, possono trarre beneficio per se stessi e perl'armonia del pianeta.Scendendo lungo il decumano si incontra il padiglione dell'Argentina, che a prima vistanon è particolarmente attraente, essendo composto da vari silos grigi. Ma il paesepartecipa con lo slogan "Argentina te alimenta" e nelle istallazioni interne presenta lastraordinaria ricchezza delle sue coltivazioni agricole. Viene taciuto il fatto che siano glianimali (soprattutto le famose mucche argentine) e non le persone i maggiori destinataridei raccolti, come del resto avviene per buona parte della soia brasiliana (questi duepaesi, inoltre, usano spesso sementi geneticamente modificate) . Il 40% dei cerealiprodotti al mondo è destinato all'allevamento.I padiglioni di Colombia e l'Ecuador hanno spesso lunghe code di visitatori in attesa perentrare. A mio parere, sono più belli fuori che dentro. L'edificio colombiano è decoratoda alberi tropicali e da foto di splendidi paesaggi, quello ecuadoriano da un'immensa telacolorata. Dentro, i modernissimi schermi in 3D accennano a malapena al temadell'alimentazione, concentrandosi sulla varietà dei climi (dalle Ande all'oceanoPacifico) e sul fatto di essere già "naturalmente sostenibili".

5. Alla scoperta dei "vicini di casa": boschi, balli e biodivesità...ce n'è per tutti?Continuo il mio viaggio di scoperta dell'EXPO e dedico questo articolo ai "vicini dicasa". Di fronte a "Casa Don Bosco", il mio posto di lavoro, si trova il padiglioneaustriaco, intitolato "Breathe Austria" (respira l'Austria). Appena entrato mi ritrovo in unvero e proprio bosco: inspiro a pieni polmoni l'aria fresca, ascolto i cinguettii (artificiali)degli uccellini e mi godo un attimo di pace nonostante le decine di rumorosi visitatoriche fotografano ogni albero e ogni ramo. Al lato sinistro dell'Austria si trova la Slovenia, con il motto: "I feel sLOVEnia. Verde,attiva e sana". Per tutto il pomeriggio un giovane dj, "armato" di microfono e potenticasse, canta le lodi in varie lingue del suo paese "che contiene la parola AMORE nelnome!". Ogni ora un gruppo di ragazze-animatrici invitano le persone a ballare unacanzone del gruppo sloveno "Kingston", che sta diventando un vero e proprio"tormentone". Tanti visitatori, piccoli e grandi, si mettono a saltare e addirittura a cantareil ritornello e sembra di essere in un villaggio turistico.Dall'altro lato c'è il Cile, che a livello musicale sta puntando sulla musica popolare: tuttile sere una donna canta e suona la chitarra, strappando applausi poco convinti alpubblico comunque più interessato ai vini e ai cibi del paese sudamericano. Dentro, unoschermo gigante mostra le bellezze naturalistiche e i "suoni" delle varie regioni cilene. Nel padiglione dell'Ecuador, situato di fronte, annuso invece alcuni frutti tipici tropicaliprima di sorbirmi il solito video promozionale degno di un'agenzia di viaggi. Fuori,ballerini con pinne blu ai piedi, ballano insieme a "Booby", la mascotte del padiglione(un buffo uccello delle Isole Galapagos). In mezzo a tante attrazioni da luna park, gli ultimi due vicini portano un po' di serietàteutonica. La Germania, con il suo padiglione chiamato "Campo delle idee", è tra i pochipaesi che propone una visita di un certo spessore intellettuale. Durante il tour di 30minuti ho l'opportunità di conoscere vari progetti per la difesa dell'ambiente, laproduzione di energie rinnovabili e un'agricoltura più sostenibile. Fuori, in un comodogiardino, i visitatori scoprono la cucina tedesca: carne, patate e fiumi di birra alla spina.Concerti dal vivo e serate di musica elettronica completano il programma. Concludo la carrellata con la Svizzera: il padiglione ha quattro silos, contententi quattroprodotti diversi: mele essicate, sale, bustine di caffè in polvere e acqua (servita inbicchieri di plastica). Ogni visitatore può prendere gratuitamente una quantità di prodottiche reputa giusta, con la consapevolezza che "arraffando" troppo non rimarrà niente aglialtri, visto che le scorte devono durare per i sei mesi dell'esposizione. Lo slogan,provocatorio, è: "Ce n'è per tutti?". Tra qualche tempo avremo la risposta...

6. Il bilancio di un mese di EXPO: luci e ombre...e molto “show”Martedì mattina di inizio giugno, stazione di Arquata Scrivia. Sono al binario con miamamma, aspettando il treno per Milano. Un gruppo di persone all'improvviso mi chiama:“Massi on the road, dove stai andando?”. Riconosco alcuni alunni e le maestre dellescuole elementari di Bosio, in cui l'anno scorso ho presentato le mie esperienze in giroper il mondo. Con un po' di titubanza rispondo che, nonostante lo zaino in spalla, non stopartendo per un viaggio, bensì sto andando a lavorare all'EXPO. Questo episodio miporta a riflettere sul primo mese trascorso a Milano.Maggio è stato molto intenso e posso trarre un bilancio, naturalmente personale eprovvisorio, sul grande evento che ha monopolizzato l'interesse mediatico. Durante laprima settimana i visitatori hanno trattenuto il fiato, sia per la paura di attentati (o checadesse loro in testa qualche pezzo di padiglione finito in tutta fretta), sia ammirandol'incredibile spettacolo notturno offerto dall'Albero della Vita.I timori e l'euforia iniziali sono gradualmente scemati, lasciando spazio alla “routine”:ogni giorno decine di migliaia di persone hanno visitato l'esposizione, rimanendoaffascinati dagli edifici futuristici e divertendosi con le numerose attrazioni presentilungo il decumano: musica, giochi, degustazioni e la sfilata della mascotte Foody,ripetuta due volte al giorno. Tutto questo ha portato molti a considerare l'EXPO un parcodi divertimenti piuttosto che un'esposizione dove (si dovrebbero) trattare problemi moltoseri, quali la fame e la sete nel mondo, la progressiva perdita di biodiversità, ecc,impegnandosi per trovare soluzioni sostenibili.Certo, non sono mancate singole personalità che hanno alzato la voce a favore degliagricoltori locali e della giustizia sociale, come Carlo Petrini di Slow Food e Don Ciottidi Libera. Ma il loro messaggio si è perso nello sfavillio di una kermesse che quasi nonammette critiche. Sembra che, sottolineando alcuni aspetti negativi dell'EXPO e dellasua gestione, si diventi automaticamente sabotatori dell'evento. Questo spaventa e irritagli organizzatori, che vogliono il successo a ogni costo.Dopo che molti avevano lamentato la mancanza di dati riguardanti il numero divisitatori, paventando l'ipotesi di un flop, pochi giorni fa Giuseppe Sala, commissariounico dell'EXPO, ha “sepolto” le critiche a suon di numeri: 2,7 milioni di bigliettivenduti a maggio e durante le vacanze estive il pubblico dovrebbe crescere ancora.Ogni sera sul Palazzo Italia viene proiettata la scritta luminosa “Orgoglio Italia”. E' bellovedere i visitatori uscire stanchi e felici (e forse anche orgogliosi) al termine di unagiornata ricca di emozioni. Ma quale messaggio resta alla fine? Di cibo all'EXPO ce n'èper tutti (anche se costa caro), ma nel resto del mondo non è così. Perché la situazionenel mondo cambi, non basta “mangiarci su”, ma bisogna riflettere seriamente sulle causedella disuguaglianza e passare all'azione!

7. Afa all'EXPO: l'acqua diventa protagonista!Temperature record a Milano: la prima settimana di giugno il termometro supera i 30gradi, il sole è implacabile e i temporali sembrano un lontano ricordo di maggio.L'ondata di caldo colpisce anche l'EXPO e il tema dell'acqua diventa forzatamentecentrale, quindi dedico questo articolo proprio all'”oro blu”.Si comincia da noi stessi: da bambini il 75% del corpo è composto da acqua. Anche seda anziani il valore scende a “solo” 50%, sappiamo bene che senza assumere 2-3 litri algiorno del prezioso liquido smetteremmo presto di vivere. A livello planetario, il 97%dell'acqua è salata e i due terzi di quella dolce si trova in stato solido nei ghiacciai. L'1%che rimane è distribuito in modo molto diseguale: mentre alcuni paesi hanno immenseriserve idriche (come l'immenso Canada o la piccola Austria), intere aree sono deserticheo comunque molto aride.Durante il lavoro a Casa Don Bosco, piacevolmente fresca grazie all'aria condizionata,accolgo spesso visitatori sfiniti dalla stanchezza e dal caldo. Li faccio sedere perriposarsi un po' e offro loro un bicchiere d'acqua fresca. Un piacevole intermezzo, vistoche fuori il cemento e l'asfalto stanno praticamente evaporando. Ci sono poche zoneverdi e ombreggiate e le code stanno mettendo a dura prova la resistenza dei visitatori.Alcuni padiglioni corrono ai ripari con ombrelloni e diffusori d'acqua, ma il disagioresta. Le fontane pubbliche, distribuite per fortuna in tutto il sito espositivo, vengonoletteralmente prese d'assalto.Ispirato da questa situazione, nel tempo libero visito i padiglioni di vari paesi cheaffrontano il tema dell'acqua, visto che da sempre sono confrontanti con la sua mancanzao almeno ristrettezza. Il Kuwait accoglie i visitatori con una parete liquida a caduta, cheforma questa frase: “L'acqua è un diritto umano”. I visitatori devono ripetere la frase tuttiinsieme prima di poter proseguire. All'interno viene ricreato un temporale nel deserto,grazie a un gioco di specchi e a tanti effetti speciali. Nella sala successiva vengonomostrate tecniche per risparmiare acqua dolce, o addirittura per crearla, come gliimpianti di desalinizzazione.Il pomposo padiglione del Qatar è tanto spettacolare quanto evanescente: un enormepalazzo contiene installazioni fantascientifiche ma solo poche informazioni utili. Ilmessaggio, almeno per me, è chiaro: con i soldi del petrolio si pensa di poter comprarequalunque cosa. Nel 2022 il paese dovrebbe ospitare i Mondiali di calcio, a meno che ilrecente scandalo della FIFA non scompigli i piani dell'emiro.Un altro sultanato, quello dell'Oman, dà il benvenuto ai visitatori con una meridianabagnata da vari zampilli. Tutta la parte esterna del padiglione è percorsa dagli “aflaj”. Sitratta di un'antica tecnica di canalizzazione, che sfrutta la gravità terrestre per distribuiresapientemente l’acqua per l'agricoltura. Tradizione o modernità? C'è bisogno dientrambe perché l'acqua diventi davvero un diritto umano garantito per tutti!

8. Fame e obesità: il paradosso da eliminare!Dopo l'afa di inizio giugno, i frequenti temporali della seconda settimana del mese hannorinfrescato l'EXPO che durante i giorni feriali ha avuto un sensibile calo di visitatori,considerata la mancanza delle scolaresche ormai in vacanza. Dedico questo articolo al tema del cibo, che dovrebbe essere il vero protagonistadell'esposizione milanese. Il problema di fondo è noto: la fame non è ancora statasconfitta e ci sono 800 milioni di persone al mondo che soffrono di seria malnutrizione.Anche se il numero è sceso negli ultimi anni, si tratta di una realtà vergognosa checolpisce le popolazioni soprattutto dell'Africa subsahariana e del sud Asia. Nei paesiricchi si assiste invece al fenomeno inverso: più di un miliardo sono le personesovralimentate, con conseguenze molto gravi per la salute: obesità, diabete, aumento dimalattie cardiovascolari, ecc.Da una parte del mondo si mangia troppo, seguendo sempre di più il malcostumestatunitense del “fast-food” e perdendo le tradizioni e il piacere della buona tavola.Dall'altra parte intere popolazioni hanno accesso ridotto al cibo e si nutrono spesso conpochi alimenti, mangiati praticamente durante tutti i pasti (basti pensare al riso in India).Anche se ci sono oltre 7 miliardi di persone, il vero problema non è dato dalla quantità dicibo prodotto, ma dalla sua qualità e dal modo in cui viene distribuito. L'EXPO diMilano si è posta l'ambizioso obiettivo di riflettere su questa disuguaglianza, per trovaresoluzioni che possano migliorare la situazione. Purtroppo, tanti padiglioni sfiorano solodi striscio il tema dell'alimentazione e riducono a folclore le proprie culture e colture: gliedifici spettacolari e stravaganti cercano di camuffare il vuoto di contenuti.Il “Pavilion Zero”, che si trova di fronte all'entrata principale di EXPO, rappresenta unapiacevole eccezione. La struttura in 12 stanze permette di fare un vero e proprio viaggionella storia dell'umanità. All'ingresso osservo a bocca aperta l'immensa parete-libreria inlegno che celebra la memoria collettiva umana. Le sale successive sono dedicateall'interazione tra uomo e natura, tramite la presentazione di pratiche e di utensili per lapesca, caccia, agricoltura e allevamento. L'ingegno e la condivisione del sapere hannopermesso all'uomo di “addomesticare” la natura per trarne cibo ed energia, rispettandonei ritmi e la capacità di rigenerazione. Negli ultimi decenni le nuove tecnologie hanno portato a un forte aumento della resaagricola, ma il grande uso di agenti chimici ha causato inquinamento e malattie, sia perla salute umana sia per quella del pianeta. Le speculazioni sugli alimenti e lo scandalodello spreco di cibo rappresentano le sfide da affrontare per raggiungere equilibrio egiustizia a livello globale. L'ultima sala del “Padiglione Zero” si chiude con una nota disperanza: vengono presentati esempi virtuosi e sostenibili di agricoltura e dicooperazione allo sviluppo.

Il decumano fotografato a maggio da Piazza Italia, il punto d'incontro con il cardo

La famosa e amatissima rete del Brasile

Uno dei “vicini” di Casa Don Bosco: il padiglione della Svizzera

Foto notturna del padiglione del Kuwait, che affronta seriamente il tema dell'acqua

Estate

9. Tanti “VIP”, pizza da record e mele anticheUna volta finite le scuole, tanti si chiedevano chi avrebbe preso il posto delle migliaia dialunni che avevano pacificamente invaso l'EXPO a maggio e a inizio giugno. Iresponsabili dell'esposizione e i grandi media che li sostengono hanno cavalcato l'ondadell'entusiasmo per dichiarare che a giugno sarebbero arrivati tanti VIP e tantissimivisitatori stranieri, attratti da una serie di eventi irripetibili. “Expottimismo” puro, comelo hanno definito alcuni critici che lamentano la mancanza di un dibattito serio sulletematiche dell'alimentazione e della sostenibilità.Ma “the show must go on”, ossia lo spettacolo deve andare avanti...e così è stato. Nelleultime due settimane una sfilza interminabile di VIP (“very important person”) si sonoalternate sul sito dell'esposizione. I presidenti di Messico, Colombia, Bolivia, Irlanda eFrancia. I primi ministri di Gran Bretagna e Spagna. La regina del Belgio...e perfinoMichelle Obama. La moglie del presidente statunitense ha visitato l'EXPO con le duefiglie, accompagnata dalla “first lady” italiana, Agnese Renzi. Il marito, Matteo, è ormaidi casa all'EXPO e si è perso il conto delle sue presenze.Ogni incontro ufficiale è caratterizzato da uno spiegamento immane di forze dell'ordineper controllare che le persone non si avvicinino troppo. I numerosi visitatori, spessoignari di cosa stia succedendo ma comunque attratti dalla folla che si crea, fotografano leautorità e le guardie del corpo. I commenti che sento in questi casi vanno da “E chi se nefrega se c'è il presidente dell'Ecuador?” fino a “Chissà dove ha comprato quel bel vestitoMichelle Obama?”. In mezzo a tutta questa confusione rimane il forte dubbio se questiincontri servano a promuovere davvero il tema “nutrire il pianeta, energia per la vita”oppure se siano solo uno “show” fine a se stesso...Sabato 20 giugno qualcun altro è diventato famoso, almeno per un giorno. Mi riferiscoagli 80 pizzaioli e alle centinaia di persone che li hanno aiutati a preparare la pizza piùlunga di tutti i tempi: per la precisione un chilometro, 595 metri e 45 centimetri. Perfarlo ci sono voluti 1.700 chili di farina, 150 litri d'olio, 1500 kg di pomodori e 1700 kgdi mozzarella. Dopo varie ore d'attesa, nel pomeriggio migliaia di visitatori fortunatihanno potuto festeggiare il nuovo record ottenendo una porzione di pizza. Quella chemangio io è ormai fredda e poco saporita, ma sembra che l'importante fosse il Guinnessdei primati, non il gusto!Ma anche in un'EXPO in cui quasi tutto è o importante o grande, rimane un po' di spazioper i “diversi”: su un piccolo tavolo posto all'inizio del decumano noto tanti cestinicontenenti mele “strane”. L'azienda agricola Maioli dal 1928 recupera vecchie specie evende piante per “frutti all'apparenza non belli, ma dai colori, sapori e profumiirripetibili”. Finalmente un bel messaggio: il sapore conta più dell'apparenza!

10. Lunghe code, disuguaglianza tra nazioni e la novità dei “cluster”A due mesi dall'inizio dell'EXPO è ormai chiaro: ci sono alcuni padiglioni che hanno“conquistato” i visitatori. La voce si sparge e giornali, riviste e blog sono pieni diclassifiche sui luoghi più ambiti: la rete sospesa del Brasile, la sala degli specchi diPalazzo Italia, le dune del deserto degli Emirati Arabi Uniti, le raffinate istallazioni delGiappone e della Corea del Sud.In tanti arrivano all'esposizione con un piano preciso ma la realtà è ben diversa: spessogià prima di mezzogiorno (l'ingresso al sito EXPO comincia alle 10) si formano lunghecode. Le persone si mettono in fila speranzose, ma con il passare del tempo si rendonoconto che ci vorrà molto per entrare (solo il Giappone esibisce un cartello con il periododi attesa stimato). In effetti, per i padiglioni sopracitati si parte da un minimo di 40-60minuti (nei giorni feriali) al record di 3 ore di coda per visitare il padiglione italiano,registrato domenica 28 giugno.Ore e ore di coda, a volte sotto il sole cocente, snervano e stancano tanti visitatori: alcuniresistono a costo di litigare con famiglia e amici, altri desistono e cercano alternativemeno affollate. In questo modo si crea una vera e propria gerarchia non scritta tra ipadiglioni, in base alla loro capacità di attrazione. Quanto più gli edifici sono“spettacolari” (cioè avveniristici, stravaganti, iperbolici), tanto più vengono visitati. Nonè difficile notare che gli stati che hanno investito di più (membri dell'Unione Europea,USA, Russia, sultanati arabi) sono anche i paesi dove la popolazione (o una sua parteristretta) è più ricca. In questo modo si ricrea anche all'EXPO, purtroppo, una divisionedel mondo basata su criteri economici e non sull'effettiva capacità degli stati di nutrire omeno i propri abitanti con cibo in quantità e qualità adeguate.Nelle precedenti esposizioni internazionali molte nazioni semplicemente nonpartecipavano, non potendo permettersi un proprio padiglione. A EXPO Milano 2015,per la prima volta, si è trovato un modo per includere stati più poveri, nei nove cosiddetti“cluster”, in cui i paesi sono raggruppati secondo identità tematiche e filiere alimentari(ad es. caffè, cacao, spezie, frutta e legumi, ecc).Un pomeriggio visito il cluster del riso, comprendente Bangladesh, Cambogia,Myanmar, Laos, Sierra Leone e “Basmati Pavilion” (il padiglione dell'India, nonufficialmente presente per il caso dei marò). Una risaia, dove le piante crescono immersenell'acqua, si riflette negli specchi metallici degli edifici in cui le varie nazioni sidividono spazi limitati. Fuori si trovano pannelli esplicativi sul riso, fondamentale persfamare un terzo dell'umanità. Dentro, gli stand mettono in vendita prodotti tipiciculinari e artigianali. In Cambogia c'è una statua del Buddha: una piacevole sorpresa eanche un monito personale a continuare a meditare come appreso durante il viaggio di 6mesi in India!

11. Vita a Milano: una casa, nuovi amici e tanti concerti!Il lunedì, per moltissimo tempo (dai 6 ai 29 anni di età) ha rappresentato il giorno da memeno amato: il lunedì bisognava sempre svegliarsi presto perché cominciavano prima lascuola, poi l'università, infine il lavoro. Negli ultimi anni di vita da “Massi on the road”,al contrario, il primo giorno della settimana è diventato il mio preferito: distantedall'ufficio, libero di viaggiare e di scoprire il mondo! Anche adesso che ho ricominciatoa lavorare, per i 6 mesi dell'EXPO, il caso ha voluto che l'unico giorno libero sia proprioil lunedì, durante il quale ne approfitto per riposarmi e per scrivere.Dopo tanti articoli dedicati all'esposizione, questa volta vorrei raccontare un po' la miavita a Milano, una città dove nel complesso mi sto trovando bene, circondato da tantinuovi amici e immerso nella musica.Da fine aprile vivo a Piazza Wagner, una zona centrale che dista solo 15 minuti dimetropolitana dall'EXPO. Condivido l'appartamento, messoci gratuitamente adisposizione dal datore di lavoro (un vantaggio veramente notevole considerando iprezzi proibitivi degli affitti!), con 4 colleghi: un piemontese (Marco di Biella), dueveneti (Stefano di Zané e Umberto di Rovigo) e una lombarda (Silvia di Lecco). Dopodue mesi abbondanti siamo diventati ottimi amici e trascorriamo insieme buona parte deltempo, al lavoro e fuori. Avendo turni diversi (in tre dalle 10 alle 17 e gli altri due dalle 14.30 alle 21.30), spessol'unico momento in cui ci siamo tutti è dopo le 23. E' diventata ormai una tradizionegiocare a carte mentre gustiamo una fetta d'anguria, un gelato o una bibita gelata persopportare meglio il caldo. L'appartamento, pur molto spazioso, ha infatti due difetti:assorbe il calore in maniera asfissiante e si trova vicino al mercato comunale, doverumorosi camion che ritirano la spazzatura ci svegliano spesso. L'azione combinata dizanzare, afa e rumore rende talvolta difficile dormire sonni tranquilli, ma in generalesono felice di vivere in quella che comincio a sentire come una vera e propria casa(anche se temporanea).A maggio sono stato molto impegnato con il lavoro e ho lasciato buona parte delle mieenergie a Casa Don Bosco o lungo il Decumano. A giugno, anche grazie a qualchegiorno di ferie, ho cominciato a scoprire Milano. Lunedì scorso, insieme a un amicofrancese che è venuto a trovarmi, ho percorso la città a piedi in lungo e in largo: dalParco Sempione con il Castello sforzesco, al Duomo e alla Scala, fino ai Navigli con laDarsena. Oltre che per i monumenti e i luoghi turistici, Milano mi piace per l'enorme offertamusicale: in poche settimane ho visto dal vivo, gratis o a prezzi molto bassi, numerosiartisti e gruppi diversi: Tonino Carotone, Manu Chao, Goran Bregovic, Folkstone,Canzoniere Grecanico Salentino. Dal reggae alla musica popolare balcanica, a quellamedievale e alla tarantella, ho celebrando l'inizio dell'estate ballando!

12. Don Bosco Day all'EXPO: educazione e allegria per un mondo migliore!Ogni partecipante di EXPO ha diritto al suo giorno di festa ufficiale: domenica 12 lugliosi celebra il “Don Bosco Day”. Per noi membri dello staff di Casa Don Bosco ipreparativi fervono per tutta la settimana: diramare gli inviti e organizzare il programma,ma anche fare le pulizie generali per rendere ancora più accogliente la nostra casa!Il grande giorno comincia presto e alle 8 siamo già tutti in padiglione, molto motivati eleggermente nervosi per un evento a cui teniamo molto. Predisponiamo le sedie per gliospiti e i tavoli per il buffet e diamo gli ultimi ritocchi. Fa caldo e si suda molto, ma ètutto pronto. Alle 14 comincia la parte ufficiale: la “Banda Juvenil Salesiana” di Poiares(Portogallo), composta da 57 ragazzi e ragazze, intona l'inno di Don Bosco. Lo cantanodecine di preti salesiani e di Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA - la congregazione disuore che Don Bosco fondò insieme a Santa Maria Mazzarello di Mornese) e numerosirappresentanti di altri gruppi religiosi e laici che fanno parte della grande FamigliaSalesiana.Durante i discorsi ufficiali, Don Angél (spagnolo, Rettor Maggiore dei Salesiani) e SuorYvonne (francese, Madre Superiora FMA) spiegano perché il messaggio di GiovanniBosco è ancora così attuale, a duecento anni esatti dalla sua nascita. “L'educazione ècosa di cuore” e “In ogni giovane vi è un punto accessibile al bene”: con queste frasi ilgrande santo ha lasciato un'eredità spirituale ed educativa che coglie in pieno il profondodesiderio e bisogno dei giovani di essere amati. Nel nome di Don Bosco i giovani, soprattutto quelli più bisognosi, ricevono (non solo inItalia ma in ben 132 paesi al mondo!) tre cose fondamentali per il loro sviluppointegrale: una casa che accoglie, una scuola che educa e un cortile-oratorio dove giocaree divertirsi. Nel rispetto delle differenze culturali e religiose, con l'obiettivo primario difarli diventare buone persone e onesti cittadini.Dopo i discorsi, la banda e tutti i partecipanti sfilano lungo il decumano, attirandol'attenzione di molti visitatori. La sfilata finisce davanti a Casa Don Bosco, ma la festacontinua. Prima si esibiscono due gruppi di suore asiatiche e africane, proponendo danzetipiche dei loro paesi. Poi i “Barabba's Clown”, un gruppo di clown e giocolieri di unacasa-famiglia di Arese, fanno ridere grandi e piccoli con il loro spettacolo trascinante. Siconclude con un'ottima merenda: è fondamentale nutrire la mente e lo spirito, ma ancheil corpo vuole la sua parte!Mentre aiuto a pulire alla fine di una grande giornata, sento che la stanchezza lasciaspazio a una profonda gioia: è andato tutto benissimo! Celebrare è importante perchépermette di condividere momenti allegri e di rinforzare la fede in un mondo migliore.Ma i veri destinatari di questa festa sono i milioni di bambini e bambine di Don Bosconel mondo: “con voi e per voi vogliamo vivere, fino all'ultimo respiro!”.

13. All'EXPO va in scena la “Festa del Pane”: alimento per il corpo e per lo spiritoContinuano le celebrazioni “tematiche” all'EXPO: dopo la festa del latte a maggio equella della pizza a giugno, a luglio tocca al pane, uno degli alimenti più diffusi almondo. Domenica 19 numerosi padiglioni hanno aderito all'iniziativa presentando le lorospecialità locali. Lungo il decumano i visitatori (a dire il vero non molto numerosi, acausa del caldo sempre più asfissiante!) hanno potuto assaggiare tipi diversi di un ciboveramente universale: dal pane “classico” (almeno per noi Italiani) con farina di grano,ad altri “esotici” prodotti con riso, yucca e baobab.Alcune iniziative hanno sottolineato, inoltre, il valore profondamente simbolico delpane. Il Cluster “Cereali e tuberi”, in collaborazione con “Farine Varvello”, ha dato viaal progetto “Il Pane della solidarietà”. Dai forni sono uscite trecce di pane bianco e nero,a simboleggiare solidarietà tra le varie culture, in un momento segnato, purtroppo, daforti difficoltà nell'incontro con chi consideriamo straniero e diverso da noi. Con ilricavato delle trecce bicolori, in vendita fino alla giornata mondiale dell'alimentazionedel 16 ottobre, verranno finanziati progetti di cooperazione in Africa e gli agricoltori di“Terra Madre”.Anche il padiglione della “Veneranda Fabbrica del Duomo” (l'ente che dal 1387 gestisceil Duomo di Milano) ha partecipato alla festa, con un allestimento a tema ispirato algrano. Sulla scalinata che ospita la copia della famosa “Madonnina” spighe di grano eceste di pane illustrano il valore fondamentale del prezioso alimento, prodotto della terrae del lavoro umano. Ogni venerdì, per tutta la durata dell'esposizione universale, laFabbrica distribuisce centinaia di “pani della speranza”, sia all'EXPO sia davanti alDuomo milanese, con lo slogan: “condividere per moltiplicare”.Il padiglione della Santa Sede approfondisce ulteriormente il tema dell'alimentazione.“Non di solo pane vive l'uomo” e “Dacci oggi il nostro pane”: queste parole (leggibilisulle pareti esterne dell'edificio e tradotte in varie lingue) sottolineano l'importanza delnutrimento sia fisico sia spirituale. All'interno il percorso espositivo illustra vari aspettilegati al cibo, tra cui quello sociale ed ecologico. In particolare vengono mostrati glieffetti negativi della “cultura dello scarto”, che Papa Francesco invita con forza asuperare nella sua enciclica “verde” intitolata “Laudato si'”. Nel padiglione si può ancheammirare ”l'Ultima Cena” del Tintoretto, un quadro che fa riferimento in particolareall'aspetto della convivialità.Concludo con una considerazione personale: durante i miei viaggi, soprattutto in India,ho notato che spesso le persone recitano una breve preghiera di ringraziamento prima dicominciare il pasto. Con il passare del tempo ho imparato a fare lo stesso. Un “grazie”(anche silenzioso) è il miglior modo per iniziare a mangiare il nostro pane quotidiano.

14. Palazzo Italia: la potenza del saper fare e della bellezzaL'EXPO ha due strade principali: il decumano di 1500 metri, lungo il quale si trovano ipadiglioni e i “cluster” dei paesi stranieri, e il cardo di 350, che comprende le strutturedel “Padiglione Italia”: il Palazzo Italia, i quattro edifici con le regioni ed eccellenzeitaliane e la “Lake Arena”, al cui centro si trova l'Albero della Vita. Due numeriimponenti definiscono la struttura del paese che ospita l'esposizione universale:un'estensione complessiva di 14.000 m² e un costo totale di 92 milioni di euro (rispetto ai63 previsti inizialmente).Fino a poche ore prima dell'inaugurazione i media e gli esperti si chiedevano se i lavoridi costruzione sarebbero finiti in tempo. Certo, il 1° maggio non era proprio tutto aposto, ma nel giro di pochi giorni gli ultimi dettagli sono stati completati. L'Albero dellaVita ha subito affascinato grandi e piccoli con i suoi colori e le sue magie notturne, aritmo di musica. L'edificio principale, Palazzo Italia, è diventato una delle meteprincipali dei visitatori, registrando code che in questi mesi hanno raggiunto picchi di treore. Per molto tempo la marea di persone in attesa per entrare nel “nido” di cementobianco mi ha scoraggiato e ho sempre rimandato la visita.Sabato 25 luglio mi aspetta un altro giorno di lavoro. Mi dispiace non essere a Gavi perfesteggiare San Giacomo (ma apprenderò poi con piacere, grazie a una telefonata conmia mamma, che il nuovo parco giochi è stato dedicato a Don Bosco) ma colgol'occasione per visitare Palazzo Italia. Utilizzando il mio pass entro all'EXPO prima ditutti i visitatori e prima delle 10 sono già in fila: davanti a me ci sono solo quattropersone.Appena si aprono le porte entro nel padiglione progettato dal Direttore Artistico MarcoBalich, con l'intenzione di rappresentare l'Italia “come Vivaio di Energie Nuove, nido delfuturo, ricco di passato, ma non malinconico museo delle proprie grandezze”. La mostraè dedicata all'identità italiana e alle ricchezze delle 21 regioni e province autonome checompongono il nostro paese.Nella prima sala, intitolata la “Potenza del Saper Fare”, dei manichini prendono vita eraccontano 21 storie di italiani e italiane che hanno saputo creare imprese di successo,partendo dalla valorizzazione del loro territorio. Un inizio promettente, ma piuttostomonotono.Al piano superiore le due sale dedicate alla “Potenza della Bellezza”, mostrano 21panorami e 21 capolavori architettonici che raccontano la bellezza dell’Italia. Decine dimetri quadrati di specchi riflettono all'infinito i paesaggi e i monumenti, creando uneffetto ottico davvero spettacolare. Mi ritrovo così “immerso” tra mari azzurri, cimeinnevate, castelli e cattedrali. Ammiro a lungo le immagini: l'Italia è un vero e propriopaese delle meraviglie! Quasi a malincuore ma rigenerato da tanta bellezza esco dallesale degli specchi e continuo il percorso, che terminerò di raccontare nel prossimoarticolo.

15. Il vivaio di Palazzo Italia e le vigne di GaviContinuo la descrizione, cominciata la settimana scorsa, della mia visita a Palazzo Italia.Dopo aver celebrato il saper fare e la bellezza, il terzo piano del padiglione lascia spazioalla "potenza del limite", attraverso 21 storie di impresa agricola, agroalimentare eartigianale. Brevi video e schede esplicative raccontano le conquiste di uomini edonne che sono riusciti, ad esempio, a portare avanti la coltivazione di pomodori inassenza di gravità, o a far crescere funghi grazie ai fondi di caffè o il basilico sott’acqua.Tale varietà di progetti è una ventata di speranza in un paese troppo spesso soffocato daipropri limiti, reali o immaginari.All'insegna dell'ottimismo è anche l'ultima parte dell'esposizione, dedicata alla potenzadel futuro. Il “Vivaio Italia” è una vera e propria cartina botanica tridimensionale dellapenisola: dai castani agli ulivi, dalle fragole ai fichi d'India. Le piante tipiche di ogniregione illustrano la grande biodiversità del nostro paese e invitano a puntare anche infuturo sull'eccellenza del cibo italiano come grande risorsa non solo per lo sviluppoeconomico, ma anche per una vita sana.Dall'ultimo piano si può ammirare l'imponente Albero della Vita, vero simbolodell'esposizione universale di Milano. Nel complesso Palazzo Italia è sicuramente unluogo affascinante e ricco di di significati, quindi consiglio vivamente di andarlo avedere, anche se spesso lunghe code scoraggiano i visitatori.Il 31 luglio segna il giro di boa per l'EXPO: i primi tre mesi sono terminati! I prossimitre saranno fondamentali per capire se l'esposizione sarà stata un successo o un flop,considerando le attuali polemiche sul numero dei biglietti venduti. In questo periodo misono “immerso” profondamente nel lavoro e nella vita a Milano, ma tra fine luglio einizio agosto trascorro con grande piacere sei giorni di ferie a casa. Lontano dall'afa e daltraffico cittadino, ne approfitto per fare lunghe camminate: due giorni in Val Borbera coni miei genitori, ma anche i giri “classici” in Piona e a Monterotondo. Ogni stagione ha lesue bellezze ed è davvero spettacolare passeggiare tra le colline nostrane, ornate daiverdi vigneti già carichi di uva.Sabato 1° agosto una serie di temporali e un repentino abbassamento della temperaturafanno temere un'anticipata fine dell'estate. Assisto con la giacca alla prima parte delconcerto del gruppo “THC” a Pratolungo, poi le loro canzoni punk scaldano l'atmosferae ballo, contento di rivedere vecchi amici. Domenica mattina il sole torna a brillarementre gioco a ping-pong in giardino con mio papà. Più tardi, mentre giro in paese, tantepersone mi chiedono com'è l'EXPO. Rispondo che all'esposizione c'è un climainternazionale molto bello e li invito a venirmi a trovare a Casa Don Bosco. Ma l'aria dicasa, rigenerante, la respiro solo a Gavi! Buone ferie a tutti i lettori!

16. Agosto affolltato all'EXPO e una visita molto gradita!Luglio è stato estremamente caldo e l'afa che si è abbattuta su buona parte dell'Italia nonha risparmiato l'EXPO. La conseguenza: “solo” 2,7 milioni di visitatori nell'intero mese.La scarsa affluenza aveva un benefico effetto collaterale: le code erano molto ridotte. Mai quasi 40 gradi di temperatura non permettevano di godersi la visita, scoraggiando tantepersone.Ad agosto si è verificata una netta svolta: fin dall'inizio c'è stata una notevola crescita ela presenza giornaliera è stata praticamente tutti i giorni superiore alle 100.000 unità, conpicchi di 150.000 visitatori nei giorni intorno al Ferragosto. Questo incrementoimprovviso ha sorpreso un po' tutti: tanto personale, mandato in ferie, è stato richiamatod'urgenza. Il caldo, reso più sopportabile da qualche pioggia e da una generalediminuzione delle temperature, ha presto lasciato il ruolo di “nemico” a un altro ancorapiù temibile e snervante: le code. L'attesa per vedere alcuni dei padiglioni più conosciutiè esplosa: più di tre ore per Palazzo Italia e per il Giappone, almeno 1-2 ore per un'altradecina di stati. I cluster (raggruppamenti tematici), per lungo tempo semivuoti, sono statipresi d'assalto da visitatori stremati dalla code – o da coloro che hanno deciso dall'iniziodi evitarle completamente!Ho osservato a lungo la situazione, cercando di capire quale potesse essere il momentomigliore per la visita che da lungo attendevo: quella dei miei genitori. Domenica 30agosto è il grande giorno! Partenza insieme alle 7 da Gavi, autostrada e tangenzialesenza traffico fino al parcheggio di Trenna. Da lì una navetta ci porta all'ingresso EXPOdi Roserio, ancora semivuoto, che dal giorno prima apre alle 9. Pochi minuti a piedi ealle 9.15 siamo già dentro a Palazzo Italia, senza code! Quando usciamo, alle 10, la filadelle persone è lunga mezzo chilometro e l'attesa è di due ore. Mentre io sono al lavoro, i miei genitori esplorano i padiglioni seguendo il flussocontrario della “massa” dei visitatori: il lato est al mattino e quello ovest al pomeriggio.In questo modo riescono a vedere circa 25 padiglioni (tra cui Brasile, Sud Corea,Padiglione Zero, Austria e altri “top”) praticamente senza aspettare! Inoltre assistono avari spettacoli di danza e musica da Venezuela, Argentina e Vietnam. Alla sera, dopo 12 ore di giri con poche pause, ci rilassiamo insieme: una cena leggeraassistendo al concerto del chitarrista Beppe Gambetta (visto recentemente anche aVoltaggio), un pezzo di Cirque de Soleil (che ha concluso la sue serie di spettacoli “AllaVita!”) e infine un momento imperdibile: lo spettacolo di luci, musica e fontane danzantidell'Albero della Vita! Saluto mamma e papà alle 23: loro tornato a Gavi, io a Milano,alla fine di una giornata veramente stupenda passata insieme! Grazie per essere venuti easpetto altri parenti e amici all'EXPO nei prossimi due mesi!

17. Migranti alla ricerca di una nuova vita...Don Bosco presente!In questi ultimi giorni un tema su tutti ha catalizzato l'attenzione dei media e dellepersone: il fenomeno della migrazione di massa da zone di guerra o segnate da povertà esottosviluppo. Lo definisco “fenomeno”, e non “problema”, per evitare una connotazionenegativa, come spesso avviene. Non si tratta di qualcosa di nuovo, bensì di una dellecaratteristiche più tipiche della storia umana: gli uomini si sono sempre spostati percercare nuovi posti dove stabilirsi e cercare una vita migliore. Gli Italiani per molto tempo sono stati un popolo di emigrati: milioni di persone hannolasciato lo stivale tra gli ultimi decenni dell'800 e i primi del 900. Le mete: Sud America(soprattutto Argentina), Stati Uniti, Australia, ecc. Anche negli Anni 50 e 60 c'è stata unaforte migrazione, soprattutto dal Sud Italia, verso il nord del paese e verso Svizzera eGermania. Tra questi mio papà, siciliano, che ha raggiunto con la sua famiglia ilPiemonte nel 1963. Per fortuna, perché altrimenti non avrebbe conosciuto mia mamma,gaviese, e io non sarei nato!Utilizzo questa lunga introduzione per collegare un tema così attuale al lavoro chesvolgo quotidianamente a EXPO: presentare i progetti Don Bosco in Italia e all'estero.Certamente, l'opera salesiana è famosa soprattutto per le scuole e gli oratori. Ma negliultimi decenni i preti e le suore salesiani hanno allargato il loro raggio d'azione,includendo anche centri per l'accoglienza di migranti. Negli ultimi giorni Casa Don Bosco all'EXPO ha ospitato vari eventi per presentarequesto lavoro spesso nascosto e poco riconosciuto. Innanzitutto, varie cased'accoglienza (alcune in Sicilia, una anche a San Salvario a Torino) per minori nonaccompagnati arrivati stremati da lunghi e pericolosi viaggi. Qui i giovani ricevono vittoe alloggio e ci sono educatori che si prendono cura di loro. Dopo un periodo iniziale diadattamento alla nuova realtà, vengono inseriti nel sistema scolastico oppure avviati almondo del lavoro tramite corsi di formazione professionale e tirocini. A Cammarata (Agrigento), alcuni migranti hanno avviato una cooperativa agricola,coordinati dalle suore salesiane e sostenuti da un microcredito. In questo modo possonogenerare reddito e proseguire il loro cammino di integrazione in Italia.Sempre tramite progetti di microcredito e di educazione, in tanti paesi africani e asiaticile opere di Don Bosco creano opportunità per giovani uomini e donne, fornendo lorostrumenti per costruirsi una vita nei propri paesi d'origine. In questo modo migliaia digiovani rimangono “a casa” invece di mettere a repentaglio la loro vita con un “viaggiodella speranza” caro e pericoloso. Naturalmente non è possibile ragionare in questomodo per chi sta scappando da una guerra sanguinaria, come i rifugiati siriani. “Con igiovani, per i giovani”: l’opera di Don Bosco non conosce limiti geografici!

18. Tutto esaurito all'EXPO...e la visita si trasforma in una coda infinita!Sabato 12 settembre è stata la giornata più ricca di visitatori da quando è stato inauguratol'EXPO, nell'ormai lontano primo maggio: 250.000 persone! Fin dal mio ingresso ai tornelli verso le 9.30 l'atmosfera è di fuoco, non per latemperatura (ormai molto gradevole, a volte già fresca) ma per la massa di persone chestanno spingendo per entrare. Teoricamente le entrate di Triulza e Fiorenza, raggiungibilicon la metropolitana e con i treni, dovrebbero aprire alle 10. Ma le file sono lunghedecine di metri e, per ragioni di sicurezza, l'accesso viene consentito con mezz'ora dianticipo. Ci sono tornelli esclusivi per lo staff, ma anche qui la coda è molto lunga edomina la confusione: tanti visitatori si incolonnano nella fila sbagliata, le delegazioniufficiali hanno la precedenza, alcuni fanno i furbi cercando di passare avanti. Dopo circa 20 minuti riesco ad entrare e mi incammino lungo il decumano, la stradaprincipale dell'esposizione. Sono quasi le 10 e la maggior parte dei padiglioni è ancorachiusa. Ma davanti all'ingresso si ammassano decine, a volte centinaia di persone, prontea partire in "pole position" per la visita della nazione preferita. Raggiungo Casa DonBosco con qualche minuto di ritardo, così come altri colleghi, rallentati dalla codaall'ingresso.Durante la mattinata vedo una massa sempre crescente di persone passare lungo ildecumano. Arrivano notizie "drammatiche" sui tempi d'attesa: 5 ore per Giappone ePalazzo Italia, 2-3 ore per altri "big" e anche i padiglioni minori, i "cluster" e gli standdelle aziende vengono letteralmente presi d'assalto.Durante la pausa osservo di persona il livello di "riempimento" dell'EXPO: ci sono codeovunque! Per i padiglioni, per i ristoranti, per i bar, per i bagni, per riempire lebottigliette d'acqua, perfino per entrare nel supermercato Coop. Per fortuna mi sonoportato da mangiare da casa: vado nel mio solito parchetto e trovo a malapena unposto...a sedere sull'erba! Nel cluster "Tuberi e cereali" noto una fila che si srotola in unazona di solito semivuota. Mi avvicino incuriosito e capisco che l'obiettivo delle personeè provare il "Crocoburger" dello Zimbabwe. Mi sembra assurdo aspettare un'ora e ancoradi più mangiare carne di coccodrillo, ma le decine di persone in fila la pensanodiversamente!Al pomeriggio migliaia di visitatori entrano a Casa Don Bosco e, anche se a fatica,riusciamo ad accogliere tutti, illustrando la vita del santo e le sue opere attive in 132paesi del mondo. Alle 17 finisco il turno e percorro un'ultima volta il decumano, attentoa non farmi travolgere dalla massa di persone. Sento molto nervosismo nell'aria e unasignora di fianco a me sbotta: "4 ore di coda per l'Austria? Ma cavolo! Ci arrivavo intreno in 4 ore, e per davvero!!". Mi viene da ridere ma non voglio irritarla ancora di più,le dico "coraggio!" e riprendo a camminare, contento di essere presto nella "tranquilla"Milano.

Un saluto a Budda nello stand della Cambogia – parte del “cluster” del riso

12 luglio: “Don Bosco Day” all'EXPO e festa davanti a Casa Don Bosco

La spettacolare sala degli specchi all'interno di Palazzo Italia

“Orgoglio Italia”: alla sera “Palazzo Italia” si illumina

Durante la breve vacanza estiva mi godo la bellezza delle colline gaviesi

A fine agosto la visita più bella: i miei genitori all'EXPO!

Autunno

19. Multinazionali all'EXPO...per nutrire il pianeta o i propri interessi?In questi mesi ho preso spunto dalla vita quotidiana all'EXPO per raccontare il miolavoro a Casa Don Bosco e per descrivere padiglioni, eventi, successi e problemidell'esposizione universale. Tra i partecipanti ci sono non solo 145 stati, ma anche varieassociazioni della società civile, l'ONU, l'Unione Europea e numerose ditte italiane omultinazionali.In questo articolo intendo trattare il ruolo e la funzione delle grandi compagnie private.Fin dall'inizio molti critici avevano sollevato dubbi sulla convenienza di far partecipare“Coca-Cola” o “McDonald's” all'EXPO dedicata al tema “Nutrire il pianeta, energia perla vita”. Cibo fast-food e bibite gassate non sono certo l'ideale per una dieta sana ebilanciata e le politiche aziendali poco ecologicamente corrette sembrano avere poco ache fare con un utilizzo sostenibile delle risorse. Ma alla fine le grandi ditte sono statedavvero convincenti (anche grazie a sponsorizzazioni milionarie) e in tante si sonoguadagnate l'accesso al grande evento.Ho ignorato a lungo gli stand delle multinazionali, sia perché consideravo i padiglionidegli stati più interessanti, sia per la diffidenza personale che nutro verso questi colossi.Ma in questi giorni di metà settembre ho deciso, per completezza, di dedicarmi anche adangoli ancora sconosciuti dell'EXPO.L'inizio è scoraggiante: davanti a “Coca-Cola” aspettano centinaia di persone e rinunciocosì a vedere la mostra di bottiglie d'epoca e altre chicche per gli appassionati dellabevanda gassata più famosa del mondo.Riesco invece a visitare spazio espositivo della “New Holland”, ditta che producemacchinari per l'agricoltura e facente parte del gruppo FIAT. L'aspetto più spettacolaredel padiglione, come spesso accade, è l'esterno: un prato verde che sale in diagonale pervarie decine di metri con in cima un trattore blu che sembra sfidare la legge di gravità.Dentro viene esaltata la capacità delle macchine di dare un contributo fondamentale allaproduzione di cibo per tutti, ma io resto convinto che la tecnologia da sola non serviràmai a eliminare la fame nel mondo.“Enel” ha un suo spazio che scopro essere piuttosto interessante. Viene presentato neidettagli il concetto di “smart city”, la città del futuro dove le persone saranno non soloconsumatori ma anche produttori di energia elettrica, tramite l'utilizzo massiccio dienergie rinnovabili e grazie a una rete intelligente che collega tutto. Uno schermo mostrai consumi elettrici di tutta l'EXPO.Queste visite mi fanno pensare che ci sono ancora molti passi da compiere. Il “clic”necessario per un futuro più sostenibile deve avvenire nella tecnologia ma ancora di piùnella testa delle persone. Le grandi aziende potrebbero offrire un contributo importante,ma solo se decideranno finalmente di mettere al primo posto la qualità dei prodottiofferti e la salute del consumatore, e non il profitto degli azionari (come ritengo cheavvenga al momento).

20. Mangiare all'EXPO: ristoranti, chioschi di strada o supermercato del futuro?Dopo tanti articoli dedicati ai padiglioni questa volta scrivo di cibo, uno dei temiprincipali dell'EXPO “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Anche se l'esposizione inteoria non è una fiera gastronomica, in pratica la maggior parte dei visitatori viene anchee soprattutto per mangiare. Una premessa: chi pensa che passeggiando nel decumano siimbatterà continuamente in assaggi gratis si sbaglia completamente. Ogni tanto ci sonosì degustazioni gratuite, ma molto limitate per quantità e durata. Per il resto il cibo e lebevande (a parte le fontane gratis di acqua) si pagano!Ho aspettato a lungo prima di affrontare questo tema per avere una visione più completa,visto che nel sito espositivo ci sono centinaia di posti dove mangiare. Ce n'è davvero pertutti i gusti e per tutte le tasche, ma si possono distinguere alcune categorie principali: iristoranti dei padiglioni, le catene di ristorazione, i bar e i chioschi con “street-food”.Fanno parte del primo gruppo i locali più cari di tutto l'EXPO. Fra questi fin dall'inizio èbalzato alle cronache per i conti salati il Giappone con il suo “Minokichi”, un mini-ristorante solo su prenotazione, con 22 posti in totale. In questa succursale di un localestorico di Tokio il prezzo dei prelibati menù varia da 110 a 220 euro a persona. Inutiledirlo, non ci sono andato. Ma in compenso ho visitato il padiglione dello stato che“vanta” le code più lunghe (attualmente fino a sette ore): pur essendo molto bello einteressante, sia esteticamente sia a livello di contenuti, non vale, a mio modesto parere,più dei 40 minuti di attesa che ho affrontato io a giugno.Nelle aree tematiche si mangia a prezzi molto più abbordabili. Sono andato varie voltenel “cluster bio-mediterraneo”, di cui fanno parte Albania, Montenegro, Egitto, Libia,Marocco e altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo. I panini con falafel e lemelanzane con crema tahini sono ottimi e costituiscono un piatto appetitoso per ivegetariani, che altrimenti vengono spesso discriminati, visto che molti paesi (inparticolare quelli sudamericani) hanno quasi solo carne nei loro menù.I chioschi di “street-food” vendono pizza al trancio, arancini e cuoppi napoletani, mentrenumerosi bar, caffetterie e self-service offrono panini, tramezzini e piatti pronti.Io mi porto quasi sempre il cibo da casa (insalate, panini, pasta fredda, frittate, ecc)perché la pausa pranzo dura 40 minuti e spesso le code mi impedirebbero di mangiare.Ma il posto che più spesso mi ha “salvato” è stato il “supermercato del futuro” dellaCoop. Ciò che lo rende futuristico è la tecnologia: sfiorando i prodotti appaiono suschermi digitali le loro caratteristiche nutritive; dei robot preparano spremute di frutta; lecasse sono automatiche. Il cibo è di buona qualità e a prezzi normali “del presente”,quindi è una valida alternativa. Tranne il sabato, quando c'è un'ora di coda per entrare!

21. Autunno all'EXPO: freddo, tante scuole...e i bambini di Gavi!Le prime settimane autunnali hanno comportato due cambiamenti notevoli nel“paesaggio” di EXPO: l'abbigliamento estivo, molto leggero, ha lasciato il posto a felpe,giacche e impermeabili; il sito espositivo si è riempito nuovamente di classi scolastiche.Parto da queste considerazioni per raccontare la vita a EXPO a inizio ottobre, a meno diquattro settimane dalla fine. Innanzitutto il tempo (atmosferico): il sole che fino a metàsettembre sembrava non voler smettere di “flagellare” Milano al termine di un'estatebollente all'improvviso se n'è andato ed è subentrata l'aria fredda, spesso accompagnatadalla pioggia. Da un giorno all'altro ho detto addio al mio look da spiaggia (infradito,bermuda, maglietta) e ho rimesso jeans e felpe, abbandonati per mesi nell'armadio. Mal'ulteriore abbassamento delle temperature e la grande umidità hanno preso allasprovvista non solo me, ma anche i miei coinquilini. Ultimamente abbiamo condivisoottime cene, partite a carte, raffreddori e virus intestinale! Durante l'ultima visita a Gaviho preso varie coperte e maglie e penso di essere ora pronto ad affrontare il freddo!Anche nel sito espositivo l'autunno si fa sentire. Il decumano è protetto da un telone, maquando piove fa fatica a resistere e perde acqua. Varie volte il vento ha divelto teloni ebandiere e addirittura danneggiato una parte del tetto della Corea del Sud. Casa DonBosco è diventata ancora di più “casa che accoglie”: durante un giorno di pioggia tanteclasse di bambini infreddoliti sono venute dentro per scaldarsi. Li abbiamo fattiaccomodare sulle sedie e per terra ed è stato bello poterli aiutare a riposarsi e a mangiarein un luogo asciutto. Si è creata una confusione notevole e alla fine i bambini hannocantato tutti insieme una canzone per ringraziarci, riscaldandoci il cuore.Con l'inizio del nuovo anno scolastico centinaia di scuole stanno venendo all'EXPO.Varie insegnanti che conosco mi hanno chiesto se è una buona idea. In generale direi chepuò valerne la pena a partire dai bambini degli ultimi anni delle elementari, mentre misembra davvero prematuro e stancante per i più piccoli (ho visto bimbi e maestre degliasili piuttosto in difficoltà, data la marea di persone e la vastità del sito!).Giovedì 1 ottobre sono passati a Casa Don Bosco i bambini delle elementari di Gavi ed èstato stupendo! Alcuni mi conoscevano già, ma tanti erano sorpresi di trovare un gaviesead accoglierli. Prima abbiamo ripassato insieme la storia di Don Bosco (grazie allosplendido lavoro dei catechisti tanti erano già informatissimi), poi siamo andati incortile. Alcune studentesse di un centro di formazione professionale Don Bosco diTrieste hanno invitato i bambini a giocare con pongo e lego. Le maestre pensavano direstare solo pochi minuti, ma gli alunni le hanno convinte a rimanere più a lungo perpoter terminare le loro fantasiose creazioni. Grazie di cuore per la visita e ci vediamopresto a Gavi!

22. Slow Food o Fast Food per nutrire il pianeta? Sfida all'EXPO...e nel mondo!Dal 3 al 6 ottobre si è svolto a Milano il convegno “Terra Madre Giovani – We feed theplanet”, organizzato dall'Associazione “Slow Food”. Più di 2000 uomini e donneprovenienti da 120 paesi si sono trovati insieme. Le caratteristiche comuni: l'età (menodi 40 anni) e la professione (contadini, allevatori, pescatori e pastori). Durante i quattrogiorni ci sono stati numerosi dibattiti, conferenze e gruppi di lavoro aventi come temi laproduzione sostenibile di cibo e la distribuzione equa a livello mondiale. I partecipanti sisono scambiati le loro esperienze di vita e di lavoro nei cinque continenti, elaborandostrategie comuni per nutrire il pianeta. La maggior parte degli eventi si è svolta a Milano,ma l'ultimo giorno, il 6 ottobre, i contadini hanno “invaso” l'EXPO. Al mattino c'è stata una grande conferenza all'Auditorium, alla presenza, tra gli altri, delMinistro degli Esteri Gentiloni e del Sindaco di Milano Pisapia. Il fondatore di “SlowFood”, Carlo Petrini, ha ribadito l'importanza della terra, della biodiversità e dellacoltivazione a misura d'uomo. Si è poi commosso quando ha visto sfilare per ildecumano i giovani contadini da tutto il mondo, con cartelli contenenti messaggi quali:“Agricoltori eroi”, “Mangia con il cuore”, “Noi nutriamo il pianeta!”.Io ho approfittato della mia pausa pranzo per assistere a parte della sfilata e mi sonolasciato contagiare dall'atmosfera di festa. Quando i contadini sono passati davanti al McDonald's mi sono chiesto se ci sarebbero stati segni di protesta, visto che negli ultimimesi erano esplose varie polemiche tra la multinazionale del “fast-food” e i responsabilidi “Slow Food”. Ma i partecipanti hanno semplicemente ignorato il ristorante del ciboveloce, scandendo a voce ancora più alta i propri slogan. Un modo perfetto per affrontarela situazione e per non distogliere l'attenzione dal loro messaggio, che non è “contro”qualcuno o qualcosa, ma a favore di un mondo più giusto e salutare, a partire proprio dalcibo e da come viene prodotto. Mentre torno al lavoro ripenso alle mie esperienze personali: l'“infatuazione” per McDonald's durante la fase adolescenziale, seguita dal completo rifiuto durante gli annidell'università. Prima amore per un cibo gustoso (ma dannoso per le persone e per ilpianeta), poi odio per una multinazionale e per i “valori” che rappresenta: il profittoconsiderato più importante della tutela ambientale e della salute dei consumatori. Eadesso? Equanimità, mi verrebbe da dire, con un termine appreso durante un corso dimeditazione. Sono vegetariano da più di 5 anni e ho imparato che è molto importantenon solo il cosa si mangia, ma anche il come. Masticare molte volte ogni boccone edevitare distrazioni (TV, lettura, ecc) durante i pasti serve a dedicare la giusta attenzioneal cibo, ricavandone energie e digerendo in modo corretto. Perciò viva il cibo, soprattuttose sano e “lento”!

23. La Carta di Milano e la visita "sulla strada": ormai i padiglioni sono un tabù!Venerdì 16 ottobre è stata una data molto importante per l'EXPO: dopo alcune settimanesenza grandi "VIP" sono arrivati il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ilSegretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon, in occasione della "Giornata Mondialedell'Alimentazione" promossa dalla FAO. Durante i discorsi ufficiali i rappresentanti delle istituzioni hanno ribadito lo scandalodegli 800 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, ma hanno anchesottolineato i passi avanti compiuti negli ultimi anni (basti pensare che nel 2009 ilnumero degli affamati sfiorava il miliardo).Nel corso di un evento (trasmesso da "La vita in diretta" su Rai1) è stata poi consegnataa Ban Ki-Moon la "Carta di Milano", voluta dal Ministro delle Politiche AgricoleMaurizio Martina e frutto di un ampio dibattito nella società civile e nella comunitàscientifica sul tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Questo testo rappresental'eredità culturale di EXPO e contiene indicazioni per un utilizzo più sostenibile dellerisorse naturali, in particolare per quanto riguarda la produzione e la distribuzione delcibo. Durante i 6 mesi dell'esposizione è stata firmata da oltre un milione tra persone,aziende e associazioni. Slow Food e Caritas hanno però rifiutato di sostenerla: pur essendo un'iniziativalodevole, ritengono che non abbia dato voce ai piccoli coltivatori e ai poveri della terra.Si uniscono così al coro di coloro che pensano che sarà difficile passare dalle parole aifatti, visto che non vengono indicati obiettivi concreti e strumenti per finanziarne ilraggiungimento.Personalmente ritengo che, pur essendo piuttosto superficiale, la Carta di Milano possafar riflettere le persone che normalmente non si interessano di questi temi. Da unasettimana il suo testo, diviso in paragrafi, è stato stampato e appeso lungo tutto ildecumano. Forse troppo tardi, ma d'altra parte i visitatori passano ormai la maggior partedel tempo per strada. E' quella che ironicamente definisco la fase "on the road"dell'EXPO: visto che tutti i giorni ci sono almeno 150.000 persone le code sonodiventate la normalità. Le file che all'inizio contraddistinguevano solo i padiglioni piùimportanti sono ormai dappertutto. Certamente, Giappone e Italia guidano ancora laclassifica con punte di 6-7 ore, ma anche dalle altre parti le attese raramente sonoinferiori a 1-2 ore.In questa situazione il decumano è sempre più pieno e prima e dopo il lavoro devocompiere lunghi e snervanti slalom per evitare scontri con le persone sempre intente ascrivere al cellulare o a immortalare qualcosa. Tra le "opere" più fotografate ci sono le 8istallazioni di Dante Ferretti, scenografo italiano di fama mondiale e vincitore di 3 premiOscar: si passa dal mercato del pesce, a quello di frutta e verdura, alla macelleria, ecc.Un mix discutibile, ma almeno facilmente accessibile: si può vedere per strada...e senzacode!

24. Il meglio e il peggio dei visitatori: trucchi per le code, passaporti e tante offerteMancano ormai pochi giorni alla conclusione della grande esposizione universale diMilano che ha monopolizzato l'attenzione dei media negli ultimi sei mesi. Il "numeromagico" dei 20 milioni di visitatori, soglia minima per rientrare (apparentemente) neicosti, è stato raggiunto e superato. A partire dalla seconda metà di agosto il numero divisitatori ha cominciato a salire e la tendenza non si è più fermata, anzi ha raggiuntorecord assoluti a ottobre.Sono ormai abituato alla folla quotidiana, alle decine di migliaia di persone che"incontro" (cercando di non scontrarmi!) nel decumano e alle centinaia che accolgo aCasa Don Bosco. Dedico questo articolo proprio ai veri protagonisti dell'EXPO: ivisitatori. Ormai circolano, sui giornali, su internet, in numerosi video, varie "leggendemetropolitane" su di loro. Vorrei prenderne in rassegna alcune, anche considerando lamia esperienza personale.Non ci sono dubbi sul tema principale da almeno due mesi: le code. All'inizio unasorpresa (per gli organizzatori senz'altro piacevole), poi un fenomeno in crescita e infineuna vera e propria epidemia. Di fronte a questo problema, alcuni visitatori hanno datorisposte di dubbio valenza etica, ingannando le facilitazioni previste per alcune categoriedi persone. È ormai famoso il caso dei finti genitori che hanno messo un "Cicciobello" inun passeggino per saltare le code. Ma altrettanto ridicoli sono i papà e le mamme cheincastrano nella carrozzina figli che ormai non ci entrano più da anni! Anche le donne"incinte" di cuscini o semplicemente grasse che sfruttano le corsie preferenzialisimulando la gravidanza non sono mancate.Più "innocenti" ma comunque impressionanti le vere e proprie corse che i visitatorientrati ai tornelli fanno per raggiungere i padiglioni: degli scatti da centometristi senzaguardarsi indietro, seguiti quasi sempre dalla delusione vedendo che ci sono comunquepersone arrivate prima di loro!Un altro "tormentone" dell'EXPO è diventato il "passaporto ufficiale", venduto a 5€(versione "deluxe" a 8€), che ha trasformato le persone in cercatori di timbri. In tantichiedono di poter ricevere l'agognato sigillo senza neanche sapere esattamente dovesono! L'importante sembra riempire le pagine...e non l'intelletto con conoscenze nuove.Ma anche in mezzo alla confusione e alla frenesia, sbocciano dei fiori: atti di gentilezzaverso i visitatori stanchi o persi; sorrisi per le classi di bambini delle scuole; amicizie eforse amori che nascono in coda. Inoltre, gesti concreti di solidarietà: in mezzo aldecumano si trova una grande teca di vetro, sempre attorniata da molte persone. Serve araccogliere offerte per il Nepal, colpito ad aprile da un tremendo terremoto, e in questimesi i visitatori hanno donato centinaia di migliaia di euro. Il caos, nel bene e nel male, continuerà fino al 31 ottobre, giorno di chiusura. Poi ci saràtempo per riflettere.

25. La fine di EXPO: cerimonia di chiusura, festa e lacrime.Sabato 31 ottobre, ore 7.30. Mi sveglio e so già che non sarà una giornata normale. Datempo ormai il "countdown" è cominciato e l'ultima settimana è letteralmente volata.Adesso ci siamo davvero: oggi finisce l'EXPO! Medito e faccio yoga per partire con ilpiede giusto, poi mi dirigo in metropolitana a Rho Fiera per un'ultima volta.Ai tornelli dell'ingresso Triulza c'è relativamente poca gente ed entro velocemente. Suldecumano noto il solito viavai di visitatori che camminano o stanno in coda davanti aipadiglioni. Niente sembra essere diverso dal solito, e allo stesso tempo si respiraun'atmosfera particolare, quella delle grandi occasioni. Mi dirigo al lavoro e le ultime orea Casa Don Bosco trascorrono in un attimo.Accolgo tante persone e mi sembra stranoche presto tutto questo apparterrà al passato. Alle 17 ho finito il turno e quasi mi dispiaceandarmene.Mi avvicino all'Open Air Theater per partecipare alla cerimonia di chiusura, ma èriservata solo alle persone invitate: autorità, responsabili dei padiglioni, volontari EXPO,ecc. Visto che non posso entrare mi accontento di guardare da un maxischermo. Laprima parte è dedicata ai discorsi ufficiali: parlano il sindaco di Milano Pisapia, ilpresidente della Lombardia Maroni, il Commissario Sala e alcuni altri. Cambiano lepersone, ma non il succo del discorso: ringraziamenti a profusione e rivendicazione delproprio eccellente lavoro. "Va pensiero" cantata da mille bambini di sei cori lombardirappresenta un piacevole intermezzo, prima del discorso finale del presidente SergioMattarella che ringrazia tutti per la sfida vinta da Milano e dall'Italia, ricordando che "ildiritto al cibo vuol dire pace". Conclude la cerimonia uno spettacolare show di fuochid'artificio che esplodono in vari punti dell'esposizione.Ritorno a Casa Don Bosco e vedo i colleghi del Servizio Civile arrivare trionfanti dallacerimonia: si sono divertiti molto e sono stati perfino inquadrati dalla TV. RingrazioNoemi per la foto del palco pubblicata in questo articolo! La casa dove abbiamo lavoratoper sei mesi è ormai chiusa al pubblico e rimaniamo solo noi dello staff: mangiamo,beviamo e raccontiamo episodi dell'esperienza che ci ha fatti diventare una grandefamiglia. A un certo punto vado a vedere un'ultima volta lo spettacolo dell'Albero dellaVita e alla fine quasi mi commuovo.Più tardi andiamo a ballare: prima al padiglione della Germania, poi a quello dell'Olandae infine a Cascina Triulza. C'è musica per tutti i gusti e ci scateniamo. A varie ripresestringiamo insieme in un forte abbraccio che vorremmo non finisse più. Alcuni di noinon trattengono le lacrime. A poco a poco il gruppo si rimpicciolisce, ma io rimango finoalle 3:30 quando, insieme ai miei coinquilini, prendiamo il bus e torniamo a casa.Appena tocco il letto mi addormento, stremato e felicissimo, al termine di una giornataindimenticabile! Incredibile ma vero, l'EXPO è davvero finito!

Il supermercato del futuro all'EXPO

Il decumano in autunno, sempre strapieno di persone

Foto di gruppo con la grande famiglia di Casa Don Bosco

I bigliettini lasciati dai visitatori formano un grande cuore: Viva Don Bosco!

Conclusioni

L'eredità di EXPO con tanti dubbi e una certezza personale: viva Casa Don Bosco!Sabato 31 ottobre l'esposizione universale di Milano è terminata. Per 6 mesi i visitatori –in totale 21,5 milioni – hanno camminato lungo il cardo e il decumano, visitando i padiglioni, mangiando e bevendo le specialità di tanti paesi, facendo festa e aspettando in coda. Tantissima gente "normale" si è avvicinate a questo grande evento con curiosità ed è uscita da EXPO stanca e in generale soddisfatta, possibilmente con una nuova sensibilità rispetto al tema del cibo e della sostenibilità.Fin dai primi giorni di novembre il sito espositivo si è trasformato in un grande cantiere. Migliaia di persone hanno cominciato un epico lavoro di smontaggio: prima degli allestimenti interni, poi delle strutture esterne. Entro la primavera questo processo dovrebbe essere completato e tutti i padiglioni saranno "spariti": alcuni distrutti (con riciclaggio del materiale), altri riportati nel paese d'origine, altri ancora venduti o regalati. Solo il Padiglione Zero, Palazzo Italia e l'Albero della Vita rimarranno come sono, per essere riaperti verso aprile-maggio 2016.Il destino dell'immensa area di 1,1 milioni di m² è incerta: a lungo si è parlato di una "cittadella universitaria", ma recentemente il governo ha proposto la creazione dell'Istituto Italiano di Tecnologia: un polo di ricerca che proseguirà la sfida iniziata con le tematiche di Expo. Sicuramente serve un progetto serio da sviluppare in modo trasparente, onde evitare i problemi di corruzione e infiltrazione mafiosa avuti durante lafase di costruzione. Se l'eredità di EXPO è ancora incerta, a livello personale non ho dubbi: la mia esperienza a Milano è stata assolutamente positiva! Con il passare del tempo l'appartamento di Piazza Wagner e il posto di lavoro si sono trasformati in due vere case:Casa Wagner e Casa Don Bosco. In esse ho avuto il privilegio di sentirmi parte di una grande e accogliente famiglia: di questo ringrazio di cuore i miei fantastici coinquilini e colleghi!Nel mezzo anno trascorso insieme abbiamo condiviso successi e difficoltà, euforia e stanchezza. Giorno dopo giorno ci siamo conosciuti meglio e ne è scaturita una profondaamicizia che ha reso il lavoro stimolante e divertente. Abbiamo accolto i visitatori a cuore aperto, cercando di trasmettere non solo informazioni su Don Bosco, ma anche la testimonianza di come il clima salesiano sia fonte di allegria e di fiducia in un mondo migliore, dove tutti i giovani siano protagonisti del loro futuro.Il ricordo delle esperienze vissute insieme rimarrà per sempre, così come la voglia di incontrarci nuovamente ogni volta che sarà possibile! Concludo questa lunga serie di articoli ringraziando i lettori...e con un'ultima buonanotizia. Casa Don Bosco continuerà a vivere! Nei prossimi mesi sarà smontata, trasferitain Ucraina, rimontata e donata per diventare un oratorio! Il risultato più bello di questodono sarà il sorriso di tanti bambini!

GOODBYE EXPO MILANO 2015!!!!