massimo fagioli su left 29 - 27 luglio 2013

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54 27 luglio 2013 left Massimo Fagioli, psichiatra trasformazione CREARE La parola ha il potere di interpretare i sogni se ha suono e senso lo stimolo della voce non fa movimento neuromuscolare una realtà mentale sparita iverso. Il termine verbale che avevo sempre udito e visto sulle labbra che si muovevano ver- so gli altri esseri umani si presentava, nel ricor- do, sempre uguale a se stesso. Ora, quando luglio ormai sta morendo, la settimana, che non ha più il ritmo quattro- tre, fa la memoria dell’uomo immerso in un’aria densa di tante voci che muovendosi velocemente, come piccole ali di uccellini, creavano suoni udibili dalle orecchie. Tra sonno e veglia la memoria, che crea l’immagine di un uomo seduto in un angolo di un prato verde, dice che la sua voce, quando chiama senza fare nomi, ha un suo- no che non si ode. È diversa. Come l’immagine del prato verde, che non è ricordo cosciente, provoca un pensiero che non ha im- magine e dice: la voce è la ricreazione dell’urlo dell’essere umano che iniziò la vita con il vagito. Pochi i volti visibili, eretti come papaveri rossi nel gial- lo di un campo di grano, tante le spalle chinate in avanti come se portassero un peso. La testa sta a giacere tra le ginocchia e fa pensare alla donna eternamente depressa perché umiliata da sempre. E la coscienza pensa che è la voce amica che incoraggia ad essere. Ma la memoria dice che è il suono della voce dell’essere umano che spaventa la natura non umana. Ha una nascita diversa da quella degli altri mammife- ri, perché il vagito non è uguale al belato dell’agnello e diventerà linguaggio che farà muovere le labbra in mo- do tale che sembra disegnino le lettere dell’alfabeto. E la memoria fa comparire il volto di una donna che muo- ve le labbra parlando. Le dissi di stare in silenzio e non emettere nessun suono. E lei, soltanto con le labbra, dis- se parole d’amore. Ed in un tempo passato scrissi e dissi: voi descrivete le immagini del sogno, io le ricreo udendo la vostra voce. Di- ventano linguaggio articolato che rivelano il pensiero ver- bale nascosto. A voi accade, cadendo nel sonno, che la percezione cosciente visiva, uditiva, tattile, olfattiva, gu- stativa, si trasforma in immagini oniriche silenziose. A me accade che lo stimolo acustico della vostra voce crei immagini che non sono silenziose ma si trasformano... sono linguaggio articolato che fa l’interpretazione del so- gno “incomprensibile”. In voi, che non comprendete il so- gno non c’è passaggio dell’immagine al linguaggio articola- to. E la parola suono diventata nuova, chiama a sé la formu- lazione verbale di un fenomeno sempre visto e mai pensato. Venti secondi. Penso che la realtà d’identità senza co- scienza e ragione si sia formata nei tempi lontani, certa- mente nell’adolescenza. Fu palese quando diventò lin- guaggio articolato che disse: “venti secondi”. Il tempo in cui un feto esce dall’utero, non respira né vagisce e sem- bra morto. E tutti sanno che morto non è perché, poi, re- spira e vagisce. Dicono: è nato. E un pensiero nuovo, che fa una logica che unisce re- altà invisibili della mente, dice che io fui certo che la vita umana non inizia con il respiro e il vagito, ma prima che compaia il tono muscolare. Scrissi infatti che la sostanza cerebrale, la rètina, viene stimolata dalla luce e non dalla pressione dell’aria. E che è la muscolatura che diventa attiva e permette la respira- zione. Dissi fantasia di sparizione, poi movimento, tempo, pulsione. Poi, suono. Perché, pensai, nella parola movimento che è l’inizio della vita c’è, anche se non è mai giunta al pensiero verbale, la pa- rola “suono”. E fu come se, quando il pensiero riesce a for- mulare il linguaggio articolato che dà il nome alle cose non percepibili con i cinque sensi della veglia, le parole nuove diventarono reali. È la parola nuova che le rende esistenti? Ed ora non so se linguaggio articolato vuol dire, simul- taneamente, pensiero verbale. Ho detto, tante e tante vol- te, che gli esseri umani sono spinti, condizionati, costret- ti a ripetere il linguaggio articolato udito e letto. Soltanto il poeta riesce a ricreare i segni scritti che non hanno più il si- gnicato che indica le realtà materiali, gli oggetti percepiti. Diverso, venti secondi. È un linguaggio che ha dato vi- ta alla conoscenza di realtà umane mai pensate. Ed allora ripeto che linguaggio articolato che ha dato nome a realtà D

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CREARE una realtà mentale sparita

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54 27 luglio 2013 left

Massimo Fagioli, psichiatratrasformazione

CREARELa parola ha il potere di interpretare i sognise ha suono e senso

lo stimolo della voce non fa movimento neuromuscolare

una realtà mentale sparita

iverso. Il termine verbale che avevo sempre udito e visto sulle labbra che si muovevano ver-so gli altri esseri umani si presentava, nel ricor-

do, sempre uguale a se stesso. Ora, quando luglio ormai sta morendo, la settimana, che non ha più il ritmo quattro-tre, fa la memoria dell’uomo immerso in un’aria densa di tante voci che muovendosi velocemente, come piccole ali di uccellini, creavano suoni udibili dalle orecchie.

Tra sonno e veglia la memoria, che crea l’immagine di un uomo seduto in un angolo di un prato verde, dice che la sua voce, quando chiama senza fare nomi, ha un suo-no che non si ode.

È diversa. Come l’immagine del prato verde, che non è ricordo cosciente, provoca un pensiero che non ha im-magine e dice: la voce è la ricreazione dell’urlo dell’essere umano che iniziò la vita con il vagito.

Pochi i volti visibili, eretti come papaveri rossi nel gial-lo di un campo di grano, tante le spalle chinate in avanti come se portassero un peso. La testa sta a giacere tra le ginocchia e fa pensare alla donna eternamente depressa perché umiliata da sempre. E la coscienza pensa che è la voce amica che incoraggia ad essere. Ma la memoria dice che è il suono della voce dell’essere umano che spaventa la natura non umana.

Ha una nascita diversa da quella degli altri mammife-ri, perché il vagito non è uguale al belato dell’agnello e diventerà linguaggio che farà muovere le labbra in mo-do tale che sembra disegnino le lettere dell’alfabeto. E la memoria fa comparire il volto di una donna che muo-ve le labbra parlando. Le dissi di stare in silenzio e non emettere nessun suono. E lei, soltanto con le labbra, dis-se parole d’amore.

Ed in un tempo passato scrissi e dissi: voi descrivete le immagini del sogno, io le ricreo udendo la vostra voce. Di-ventano linguaggio articolato che rivelano il pensiero ver-bale nascosto. A voi accade, cadendo nel sonno, che la percezione cosciente visiva, uditiva, tattile, olfattiva, gu-stativa, si trasforma in immagini oniriche silenziose.

A me accade che lo stimolo acustico della vostra voce crei immagini che non sono silenziose ma si trasformano... sono linguaggio articolato che fa l’interpretazione del so-gno “incomprensibile”. In voi, che non comprendete il so-gno non c’è passaggio dell’immagine al linguaggio articola-to. E la parola suono diventata nuova, chiama a sé la formu-lazione verbale di un fenomeno sempre visto e mai pensato.

Venti secondi. Penso che la realtà d’identità senza co-scienza e ragione si sia formata nei tempi lontani, certa-mente nell’adolescenza. Fu palese quando diventò lin-guaggio articolato che disse: “venti secondi”. Il tempo in cui un feto esce dall’utero, non respira né vagisce e sem-bra morto. E tutti sanno che morto non è perché, poi, re-spira e vagisce. Dicono: è nato.

E un pensiero nuovo, che fa una logica che unisce re-altà invisibili della mente, dice che io fui certo che la vita umana non inizia con il respiro e il vagito, ma prima che compaia il tono muscolare.

Scrissi infatti che la sostanza cerebrale, la rètina, viene stimolata dalla luce e non dalla pressione dell’aria. E che è la muscolatura che diventa attiva e permette la respira-zione. Dissi fantasia di sparizione, poi movimento, tempo, pulsione. Poi, suono.

Perché, pensai, nella parola movimento che è l’inizio della vita c’è, anche se non è mai giunta al pensiero verbale, la pa-rola “suono”. E fu come se, quando il pensiero riesce a for-mulare il linguaggio articolato che dà il nome alle cose non percepibili con i cinque sensi della veglia, le parole nuove diventarono reali. È la parola nuova che le rende esistenti?

Ed ora non so se linguaggio articolato vuol dire, simul-taneamente, pensiero verbale. Ho detto, tante e tante vol-te, che gli esseri umani sono spinti, condizionati, costret-ti a ripetere il linguaggio articolato udito e letto. Soltanto il poeta riesce a ricreare i segni scritti che non hanno più il si-gni!cato che indica le realtà materiali, gli oggetti percepiti.

Diverso, venti secondi. È un linguaggio che ha dato vi-ta alla conoscenza di realtà umane mai pensate. Ed allora ripeto che linguaggio articolato che ha dato nome a realtà

D

55left 27 luglio 2013

left.it

...se, prima, si è ricreato il silenzio del corpo della nascita...

non materiali dell’essere umano, non è linguaggio artico-lato udito, letto e ripetuto. Non dà un nome ad oggetti ma-teriali percepiti, nella veglia, dalla coscienza.

Ed è evidente che il poeta toglie il signi!cato che indica l’oggetto percepito, ma non dà un nome a realtà invisibili del-la mente umana. Toglie il signi!cato ai termini verbali usati dalla coscienza, dà alle parole un senso che è suono che non ha lo spostamento delle onde sonore nello spazio, ma non dà nome alle realtà non materiali della mente umana.

E dissi che le parole “mattino andando...” di Montale non sono il tempo dell’inizio del giorno ed “andando” non è camminare, ma non danno un nome ad un’altra realtà non percepita dai cinque sensi. L’essere umano apprezza il suono dei versi poetici, felice del senso nuovo che com-pare ma non aumenta la sua conoscenza.

Venti secondi. I termini verbali indicano lo spostamento veloce della più lunga lancetta sul quadrante dell’orologio, macchina inventata dall’essere umano. Ma, ora, gli stessi termini indicano una realtà che non ha tempo. Solo la me-moria della foglia secca caduta e la visione del colore ver-de della nuova nata, chiamano il termine movimento. Poi compaiono anche le parole: trasformazione e divenire. Ma è dif!cile comprendere i termini: inizio del tempo della vi-ta, movimento, pulsione. È stato sempre “inconoscibile”.

L’interpretazione dei sogni. È impossibile compren-dere come possano emergere, nella mente di chi ascolta il racconto di un sogno, le parole che portano alla cono-scenza il pensiero verbale che sembra che non ci sia.

Non ci sono mai state ed è stato detto, da Omero a Bin-swanger, che non ci possono essere... non ci potranno essere mai. E nel secolo scorso sono comparsi pensie-ri sconclusionati che fanno pensare alla dissociazione mentale detta schizofasia.

Ed ancora una volta immagino le labbra che si muovo-no raccontando un sogno ma, scomparsa la voce, nel mo-vimento non vedo nessun suono. E pensai che descrivere le immagini oniriche è esprimere in termini verbali, un ri-cordo cosciente. Alla comparsa della veglia e coscienza il pensiero del sonno, il sogno è, simultaneamente, ricor-do. E può essere, quindi, detto con il linguaggio articola-to della coscienza. Non è trasformazione. La coscienza to-glie alle immagini, il movimento.

Ma alcuni dimenticando le immagini oniriche, le fan-no diventare movimento della mano e pensiero verbale. E fanno immagini quando, a teatro, interpretano un per-sonaggio, quando dipingono, ed il poeta dà forma, nella scrittura, all’immagine primaria che ha il nome di linea.

Solitario, ricrea la fantasia di sparizione contro la na-tura non umana.

Rilassato, mi sdraio sul mare ormai calmo che è il campo celeste di miosotidi che si chiamano “non ti scordar di me”.

Vorrei avere davanti uno specchio per vedere il mo-vimento delle labbra quando interpreto un sogno rac-contato. Ma odo soltanto la mia voce, che è soltanto un suono, senza parole. Ma non immagino il mormorio di ruscelli che giocano con i sassi lisci, né il sospiro di una donna abbandonata che si retrae come le onde del ma-re che, raggiungendo la spiaggia, spariscono gradual-mente come se si sciogliessero assorbite dalla sabbia.

Rispondo subito alla voce che giunge all’orecchio portando alla luce immagini invisibili... che non c’era-no. Ma io le “vedevo” senza percepirle. Sentivo il lin-guaggio dei lievissimi suoni che, nel descrivere le im-magini, comparivano nella voce.

Erano le stesse immagini descritte che parlavano di-cendo da dove erano nate, come se l’immagine disegna-ta dai termini verbali prendesse, dalla voce, un movi-mento. Ma, forse, era la mia sostanza cerebrale che re-agiva allo stimolo sonoro che non muoveva soltanto il timpano ma entrava nei pori della pelle. Ma non so come stimolo e percezione diventino pensiero verbale. Reagi-sce alla “luce” creando immagini come alla nascita. Dis-si: percezione-fantasia.

Le parole possono curare,ovvero far sparirerealtà mentali falsee crearne nuove,se sono pensiero,che è capacitàdi immaginare.È ricreazionedella fantasiadi sparizioneche diventa parola