materiale didattico hortus 8

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Tradizioni e Sapori www.croceviacalabria.org 8 L'orto nella favola, CONTADINI Hortus in Fabula è un progetto di gestione partecipata della biodiversità agricola. Coltivare queste varietà fuori dal loro luogo di origine (conservazione di tipo ex-situ) ha il duplice scopo di diffondere la conoscenza sulla biodiversità agricola locale, tramite un calendario di eventi aperti al pubblico, e di preservarle all’interno di un Orto Botanico, luogo adeguato per l’osservazione e la ricerca sulle loro caratteristiche (fenologiche, morfologiche e nutrizionali). Queste azioni però non bastano a garantire la salvaguardia di questa speciale biodiversità. Un importante ruolo nel mantenimento di queste varietà può essere rivestito unicamente da agricoltori che scelgono di coltivare antiche colture locali nei loro capi agricoli (conservazione di tipo in-situ). Ma, se la comunità contadina che vive le campagne calabresi rischia presto di sparire, portando con sé colture e culture tramandate da millenni, un particolare fenomeno di ri-contadinizzazione si sta verificando nelle campagne calabresi. La Rete di Permacultura Calabro-Lucana rappresenta una manifestazione di questo fenomeno. Ai soggetti che popolano la Rete questa biodiversità, deve essere grata, poiché negli ultimi due anni il loro impegno nel custodire e moltiplicare le sementi contadine è stato essenziale per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità agricola locale. la favola nei sapori L'orto nella favola, la favola nei sapori

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Tradizioni e sapori contadini

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Tradizioni e Sapori

www.croceviacalabria.org

8

L'orto nella favola,

contadini

Hortus in Fabula è un progetto di gestione partecipata della biodiversità agricola. Coltivare queste varietà fuori dal loro luogo di origine (conservazione di tipo ex-situ) ha il duplice scopo di diffondere la conoscenza sulla biodiversità agricola locale, tramite un calendario di eventi aperti al pubblico, e di preservarle all’interno di un Orto Botanico, luogo adeguato per l’osservazione e la ricerca sulle loro caratteristiche (fenologiche, morfologiche e nutrizionali).

Queste azioni però non bastano a garantire la salvaguardia di questa speciale biodiversità. Un importante ruolo nel mantenimento di queste varietà può essere rivestito unicamente da agricoltori che scelgono di coltivare antiche colture locali nei loro capi agricoli (conservazione di tipo in-situ). Ma, se la comunità contadina che vive le campagne calabresi rischia presto di sparire, portando con sé colture e culture tramandate da millenni, un particolare fenomeno di ri-contadinizzazione si sta verificando nelle campagne calabresi.

La Rete di Permacultura Calabro-Lucana rappresenta una manifestazione di questo fenomeno. Ai soggetti che popolano la Rete questa biodiversità, deve essere grata, poiché negli ultimi due anni il loro impegno nel custodire e moltiplicare le sementi contadine è stato essenziale per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità agricola locale.

la favola nei sapori L'orto nella favola, la favola nei sapori

La favola di Hortus è stata finora popolata da biodiversità di piante e di piccoli insetti che hanno contribuito alla crescita sana del nostro giardino. Ma, come ogni bella storia, la nostra favola ha anche dei racconti da narrare e dei sapori da condividere.

Le varietà coltivate all'interno dell'Orto Botanico Brutio sono, infatti, state recuperate dall'associazione Crocevia Calabria attraverso un’accurata indagine sul campo, che ha visto la ricerca di contadini che conservano queste varietà nel loro orto. Con il suo progetto Semi Autonomi, l'associazione ha potuto raccogliere storie tradizionali e conoscenze contadine, essenziali al mantenimento di questa biodiversità coltivata.

Se Hortus in Fabula oggi esiste, è solo grazie alle comunità contadine locali che per millenni hanno selezionato e coltivato l’agro-biodiversità e che, in molti casi, possiedono una profonda conoscenza delle loro caratteristiche e proprietà. Queste conoscenze, generate, migliorate e trasmesse da generazione in generazione, sono chiamate conoscenze tradizionali e costituiscono una componente intangibile della biodiversità coltivata. Poter conoscere le tradizioni contadine legate alla coltura, alla conservazione, alla trasformazione dei prodotti o al nome dialettale che viene assegnato alle varietà locali coltivate è un’esclusiva componente di arricchimento che riconosce il ruolo dell’agricoltura contadina nel mantenimento e gestione dell’agro-biodiversità.

I racconti di Hortus in FabulaNei borghi e nelle campagne della Valle del Mercure (PZ) e della Pianura del Lao (CS), anziani contadini conservano ancora le sementi e le storie legate alle antiche varietà che coltivano per l’autoconsumo. Il mercato agricolo, omologato alla globalizzazione delle forme e dei sapori, esclude queste varietà, segnando la causa del loro oblio e della loro sparizione. Ma, la biodiversità agricola ha una molteplicità di sapori e di tradizioni da valorizzare, che la cultura locale dovrebbe scoprire per poterla apprezzare. Ecco perché l’incontro di oggi vuol far degustare i prodotti coltivati e raccontarvi qualche storia non ancora perduta:

Sulle soleggiate campagne che si affacciano sul mar Tirreno, e in particolar modo in un piccolo paese arroccato che si chiama Grisolia (CS), è ancora coltivato un caratteristico ecotipo di fagiolo conosciuto come ziccariddri. La particolare granella del fagiolo, comunemente chiamato anche “borlotto paesano”, ha le medesime striature dei comuni fagioli borlotti,

La melanzana rossa è un frutto che assomiglia a un pomodoro, ma ha la grandezza di una mela. A differenza della classica melanzana viola, non è originaria dell’India ma arriva dall’Africa. Sembra sia stata importata in Italia alla fine dell’800 dai soldati italiani che tornavano dalla guerra in Etiopia. Coltura tipica di Rotonda (PZ) che nel 2007 ha ottenuto il marchio DOP. Questa melanzana ha una polpa abbastanza carnosa che non annerisce nemmeno dopo parecchie ore dal taglio. Infatti, la caratteristica che la differenzia nettamente dalle altre melanzane è il basso contenuto di acido clorogenico, responsabile dell’imbrunimento della bacca. Tale caratteristica determina inoltre un aumento di carotene nella fase di maturazione, cui si deve il peculiare colore rosso. Si mangia sia cotto che crudo e, le sue foglie, da consumarsi in modo simile agli spinaci, sono ancora più nutritive dei frutti.

In qualche scoscesa campagna del comune di Mormanno (CS) esiste ancora un particolare granturco che porta il nome dialettale di ù granone sciorta. Questa locale varietà, che possiamo tradurre in “mais della buona sorte”, si caratterizza poiché sulla stesa pianta può far nascere una spiga gialla e una rossa. La sua tradizione narra che il giorno della raccolta tutto il vicinato si trovava insieme a “spannocchiare” le spighe e solo chi aveva la buona sorte di trovare la spiga rossa aveva il permesso di baciare la propria amata.

anche se, rispetto a questi, ha una forma più rotonda e un tegumento (pellicina che riveste la granella) più sottile. Sul Dizionario dialettale della Calabria, scritto nel 1938 dal filologo e linguista tedesco Gerhard Rohlfs, cercando il termine “zicca” è possibile trovare: “fasuolo a zzicca (C c) sp. di fagiolo”; approfondendo la ricerca lessicale, ancor più interessante è il significato della parola “azzicca” offerta dalla medesima fonte: “chjinu – pieno zeppo”, termine che potrebbe stare ad indicare la particolarità dei baccelli del fagiolo “ziccariddri” o “azzicca” di essere estremamente carichi, interpretazione che viene avvalorata dal riconoscimento sull’alta produttività di questa varietà da parte dei contadini che la coltivano.

Il nome tradizionale di questo tipo di granone, mais siccagno, sta a indicare una sua particolare caratteristica di poter crescere in terreni molto aridi, nonostante il mais sia una pianta che, per sua natura, richiede un’irrigazione costante. La particolarità di questa varietà, ha fatto si che le sue sementi siano conservate dalla civiltà contadina che utilizza la sua granella macinata per preparare la farina, particolarmente indicata per la polenta.

Ritrovati a Verbicaro, dove sono largamente coltivati per la loro peculiare longeva maturazione, i pomodori vernili si presentano a grappolo, con frutti piccoli, rotondi e leggermente a punta. A settembre, quando si scorgono i primi segni di maturazione, recisi i grappoli, sono poi appesi all’asciutto, dove completano la maturazione (quelli gialli riescono a conservarsi fino a gennaio) in bella mostra sui balconi di Verbicaro, insieme alle altre varietà tipiche della zona. Le collane di grappoli appesi possono essere rosse (e i pomodori matureranno entro la fine del mese di dicembre) o gialli (la maturazione dei frutti può arrivare a fine marzo)