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56 AUDIOREVIEW n. 399 giugno 2018 L a prima azienda a diventare ce- lebre con le amplificazioni “ibri- de”, realizzate cioè con valvole e transistor - tipicamente fet e mosfet, ma anche bipolari - fu probabilmente Counterpoint, qualche decennio fa. Questo approccio non fu inizialmente molto ben recepito dagli appassionati, molti lo interpretarono con una sorta di “vorrei ma non posso” dedicato a que- gli audiofili che avrebbero desiderato amplificare con le valvole ma non pote- vano permettersi il conseguente rappor- to potenza/costo. Un ibrido non preten- de l’accensione di un mutuo e qualcosa di valvolare lo contiene, insomma. Man mano, anche grazie all’opera divulgativa delle più competenti riviste specializza- te, si comprese però che quella linea evolutiva aveva ben ragione d’essere. Ne abbiamo parlato anche in tempi re- centi, ed in relazione a svariati apparec- chi: le migliori valvole di segnale sono molto lineari, la loro transcaratteristica non presenta mai rapide variazioni di pendenza anche in relazione alla velo- cità con cui il segnale varia, vale a dire PROVE McIntosh MA252 Annunciato meno di un anno fa, l’amplificatore integrato MA252 è il primo ibrido McIntosh ed è chiaramente studiato per diventare un best-seller nella sua categoria. che il loro comportamento è molto coe- rente rispetto alla frequenza; e non è per nulla facile ottenere risultati equivalenti con circuiti a stato solido. Al contempo, la valvola è l’equivalente di un accelera- tore (di elettroni) all’interno di un circui- to aperto, laddove il transistor è un freno che agisce all’interno di un circuito chiu- so: così come in nessuna autovettura ben progettata l’acceleratore potrà su- perare il freno in termini di variazione di velocità, in nessun caso le valvole po- tranno competere con i transistor nella gestione delle alte correnti. Usare le val- vole per amplificare in tensione un se- gnale e poi i transistor per fornire la cor- rente necessaria agli altoparlanti ha quindi certamente senso, ed infatti negli ultimi anni il numero di amplificatori rientranti in questa categoria è notevol- mente aumentato. McIntosh aveva però finora mantenuto una separazione rigida, ovvero pochi, raffinati e costosi modelli valvolari a fron- te di un numero molto maggiore di com- ponenti basati solo sul silicio, alcuni dei quali relativamente abbordabili. L’inte- MCINTOSH MA252 Amplificatore integrato Distributore per l’Italia: MPI Electronic srl, Via De Amicis 10, 20010 Cornaredo (MI). Tel. 02 9361101 - Fax 02 93562336 [email protected] www.mpielectronic.com Prezzo IVA compresa: euro 6.000,00 CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE Potenza di uscita in stereo: 100 watt per canale su 8 ohm, 160 watt su 4 ohm. Banda di potenza: da 20 Hz a 20.000 Hz. Distor- sione armonica totale: <=0,03% tra 0,25 e 100 watt, da 20 Hz a 20.000 Hz. Distorsio- ne da intermodulazione: <=0,03%. Mar- gine dinamico: 1,8 dB. Fattore di smorza- mento: >200 su 8 ohm, >100 su 4 ohm. Power Guard: THD minore del 2% con so- vraccarico fino a 16 dB a 1 kHz. Risposta in frequenza: +0, -0,5 dB da 20 Hz a 20.000 Hz, +0, -3 dB da 10 Hz a 100.000 Hz. Sensi- bilità per la potenza nominale: ingressi li- nea sbilanciati 300 mV, ingresso bilanciato 600 mV, fono 3,0 mV. Livello dell’uscita sub (per sensibilità nominale): 1,7 V (6 V massimi), impedenza interna 200 ohm. Rapporto segnale/rumore pesato “A”: ingressi alto livello 97 dB, fono 80 dB (per 5 mV in ingresso). Impedenza d’ingresso: ingressi linea 20 kohm, fono 47k ohm/50 pF. Massimo segnale in ingresso: ingressi linea sbilanciati 4 V, ingresso bilanciato 8 V, fono 40 mV. Controlli di tono: bassi ±10 dB @ 70 Hz, alti ±10 dB @ 10.000 Hz, passo 1 dB. Impedenza di carico ammessa per l’uscita cuffia: da 20 a 600 ohm. Dimensio- ni (LxAxP): 30,5x19,4x45,7 cm, cavi inclusi. Peso: 12,7 kg

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Page 1: McIntosh MA252 - mpielectronicpendenza anche in relazione alla velo-cità con cui il segnale varia, vale a dire PROVE McIntosh MA252 Annunciato meno di un anno fa, l’amplificatore

56 AUDIOREVIEW n. 399 giugno 2018

L a prima azienda a diventare ce-lebre con le amplificazioni “ibri-de”, realizzate cioè con valvole

e transistor - tipicamente fet e mosfet,ma anche bipolari - fu probabilmenteCounterpoint, qualche decennio fa.Questo approccio non fu inizialmentemolto ben recepito dagli appassionati,molti lo interpretarono con una sorta di“vorrei ma non posso” dedicato a que-gli audiofili che avrebbero desideratoamplificare con le valvole ma non pote-vano permettersi il conseguente rappor-to potenza/costo. Un ibrido non preten-de l’accensione di un mutuo e qualcosadi valvolare lo contiene, insomma. Manmano, anche grazie all’opera divulgativadelle più competenti riviste specializza-te, si comprese però che quella lineaevolutiva aveva ben ragione d’essere.Ne abbiamo parlato anche in tempi re-centi, ed in relazione a svariati apparec-chi: le migliori valvole di segnale sonomolto lineari, la loro transcaratteristicanon presenta mai rapide variazioni dipendenza anche in relazione alla velo-cità con cui il segnale varia, vale a dire

PROVE

McIntosh MA252Annunciato meno di un anno fa, l’amplificatore integrato MA252 è il primo ibrido McIntosh

ed è chiaramente studiato per diventare un best-seller nella sua categoria.

che il loro comportamento è molto coe-rente rispetto alla frequenza; e non è pernulla facile ottenere risultati equivalenticon circuiti a stato solido. Al contempo,la valvola è l’equivalente di un accelera-tore (di elettroni) all’interno di un circui-to aperto, laddove il transistor è un frenoche agisce all’interno di un circuito chiu-so: così come in nessuna autovetturaben progettata l’acceleratore potrà su-perare il freno in termini di variazione divelocità, in nessun caso le valvole po-tranno competere con i transistor nellagestione delle alte correnti. Usare le val-vole per amplificare in tensione un se-gnale e poi i transistor per fornire la cor-rente necessaria agli altoparlanti haquindi certamente senso, ed infatti negliultimi anni il numero di amplificatoririentranti in questa categoria è notevol-mente aumentato.McIntosh aveva però finora mantenutouna separazione rigida, ovvero pochi,raffinati e costosi modelli valvolari a fron-te di un numero molto maggiore di com-ponenti basati solo sul silicio, alcuni deiquali relativamente abbordabili. L’inte-

MCINTOSH MA252Amplificatore integrato

Distributore per l’Italia: MPI Electronicsrl, Via De Amicis 10, 20010 Cornaredo(MI). Tel. 02 9361101 - Fax 02 [email protected] IVA compresa: euro 6.000,00

CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTOREPotenza di uscita in stereo: 100 watt percanale su 8 ohm, 160 watt su 4 ohm. Bandadi potenza: da 20 Hz a 20.000 Hz. Distor-sione armonica totale: <=0,03% tra 0,25 e100 watt, da 20 Hz a 20.000 Hz. Distorsio-ne da intermodulazione: <=0,03%. Mar-gine dinamico: 1,8 dB. Fattore di smorza-mento: >200 su 8 ohm, >100 su 4 ohm.Power Guard: THD minore del 2% con so-vraccarico fino a 16 dB a 1 kHz. Risposta infrequenza: +0, -0,5 dB da 20 Hz a 20.000Hz, +0, -3 dB da 10 Hz a 100.000 Hz. Sensi-bilità per la potenza nominale: ingressi li-nea sbilanciati 300 mV, ingresso bilanciato600 mV, fono 3,0 mV. Livello dell’uscitasub (per sensibilità nominale): 1,7 V (6 Vmassimi), impedenza interna 200 ohm.Rapporto segnale/rumore pesato “A”:ingressi alto livello 97 dB, fono 80 dB (per 5mV in ingresso). Impedenza d’ingresso:ingressi linea 20 kohm, fono 47k ohm/50pF. Massimo segnale in ingresso: ingressilinea sbilanciati 4 V, ingresso bilanciato 8 V,fono 40 mV. Controlli di tono: bassi ±10dB @ 70 Hz, alti ±10 dB @ 10.000 Hz, passo1 dB. Impedenza di carico ammessa perl’uscita cuffia: da 20 a 600 ohm. Dimensio-ni (LxAxP): 30,5x19,4x45,7 cm, cavi inclusi.Peso: 12,7 kg

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grato MA252 è il primo ibrido della casadi Binghamton e si colloca per l’appuntonella fascia “bassa” - davvero tutto è re-lativo - del suo catalogo, pur mantenen-do tutte le prerogative di un McIntosh adenominazione d’origine controllata.

Esterno e funzioniIl finale valvolare MC275 era l’unica elet-tronica di potenza McIntosh ad esserepriva dei celeberrimi meter blu ad ago,ora c’è anche l’integrato MA252. Ed arendere evidente che per questo co-struttore forma e sostanza viaggiano pa-rallele, la struttura estetica di questo ap-parecchio è pure un ibrido tra i Mac astato solido ed i valvolari puri, con la ba-se cromata e le valvole in bella evidenzacome nel 275 ed i radiatori esterni comenegli integrati e nei finali a stato solido.Le alette, adeguatamente estese (quasimezzo metro quadrato in totale), nonsono standard, la sigla “Mc” nella parte

centrale del loro profilo appare evidentegià al primo colpo d’occhio ed aggiungeun tocco d’eleganza ed esclusività ad undisegno molto ben riuscito, ove spicca-no le raffinate “gabbie” anulari delle val-vole preamplificatrici. Queste ultime siilluminano di un bel colore arancio am-brato appena acceso l’apparecchio e fi-no al termine del warm up, che dura ap-pena una quindicina di secondi, il tempominimo necessario per stabilizzare latemperatura dei filamenti. Ovviamentenon si tratta del pur molto simile colorecaratteristico dei grandi triodi a riscalda-mento diretto, in questo caso è fornitoda LED collocati alla base delle valvole,che commutano in verde quando l’ap-parecchio diventa operativo. L’aranciotorna tuttavia quando intervengono leprotezioni o l’apparecchio satura ancheper brevissimo tempo, perché l’illumina-zione è asservita al circuito “powerguard” che da sempre equipaggia i fina-li McIntosh. È una caratteristica moltoimportante, anche in relazione a quanto

osservato nel corso dei test di laborato-rio. In molti si chiedono come avere lacertezza che il proprio amplificatore siacompatibile con l’impedenza dei propridiffusori. Se entrambi sono passati per illaboratorio di AUDIOREVIEW la rispostaarriva dal carico limite e dalle tritim sucarico reattivo, ma se il finale è un McIn-tosh con “power guard” non ce n’è biso-gno. Basta collegarlo ai diffusori pre-scelti ed ascoltare la propria musica alvolume che si richiede di raggiungere:se il guardiano della potenza non inter-viene, la compatibilità è garantita al cen-to per cento.La dotazione di comandi sembrerebbeminima, solo il volume ed il selettore de-gli ingressi, oltre alla oggi immancabilepresa cuffia a jack grande (6,35 mm). In-vece no, ci sono anche i controlli di tonocon relativo bypass, il bilanciamento, laregolazione fine della sensibilità di cia-scun ingresso e la possibilità di renderea spegnimento automatico il displaycentrale, che è il fulcro di tutto. Sono

PROVEMcIntosh MA252

L’interno è accessibile anche dal lato inferiore, ove è montata l’elettronica dell’alimentazione e la sezione pre. La realizzazione èassolutamente pregevole sia dal punto di vista elettrico che da quello meccanico.

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PROVE McIntosh MA252

Amplificatore integrato McIntosh MA252

CARATTERISTICHE RILEVATE

CARATTERISTICA DI CARICO LIMITE

RISPOSTA IN FREQUENZA (a 2,83 V su 8 ohm)

L’ integrato McIntosh supera con ampio margine la po-tenza nominale (100 watt per canale su 8 ohm e 160

su 4 ohm) erogando circa il 25% di potenza in più. Il caricolimite per segnale continuo sale fino a 4 ohm, e fino a 3,2ohm per treni d’onda da 40 millisecondi, per poi piegarsi al-l’indietro con moduli ancora più bassi. Le protezioni sui cir-cuiti di uscita che determinano questo comportamento ven-gono usualmente chiamate “foldback” proprio per questo eMcIntosh le utilizza da sempre perché consentono di otte-nere un livello di affidabilità molto elevato, pur non consen-tendo il pilotaggio di carichi bassi e con forti rotazioni di fa-se. È ovvio che da un integrato McIntosh di questa fascia

non ci si debba aspettare la capacità di corrente dei grandifinali, ma va anche notato come la costante di tempo intro-dotta in queste protezioni abilita l’erogazione di picchi rile-vanti, che permettono a MA252 di saturare a 131 watt equi-valenti nel test di tritim capacitiva ed a ben 190 watt inquello su carico induttivo (non riportato). In termini generaliciò consente il pieno sfruttamento della capacità di pilotag-gio dell’amplificatore su qualsiasi diffusore con minimi d’im-pedenza non inferiori a 4 ohm, ed anche qualche decimosotto quella soglia. La risposta in frequenza ha un andamen-to non usuale perché il roll-off sul lato superiore è molto ri-pido e quindi legato ad una pre-filtratura attiva, ma anche

USCITA DI POTENZA

Fattore di smorzamento su 8 ohm: 193 a 100 Hz; 190 a 1 kHz; 226 a 10 kHz

Slew rate su 8 ohm: salita 23 V/µs, discesa 23 V/µs

INGRESSO BilanciatoImpedenza: 33 kohm. Sensibilità: 554 mV (per 100 watt su 8 ohm). Tensione dirumore pesata “A” riportata all’ingresso: terminato su 600 ohm, 9,98 µV. Rap-porto segnale/rumore pesato “A”: terminato su 600 ohm, 96,2 dB

INGRESSO sbilanciato 1Impedenza: 19,5 kohm/50 pF. Sensibilità: 276 mV (per 100 watt su 8 ohm).Tensione di rumore pesata “A” riportata all’ingresso: terminato su 600 ohm,4,39 µV. Rapporto segnale/rumore pesato “A”: terminato su 600 ohm, 96,6 dB

INGRESSO MMImpedenza: 48 kohm/50 pF. Sensibilità: 2,67 mV (per 100 watt su 8 ohm). Ten-sione di rumore pesata “A” riportata all’ingresso: terminato su 600 ohm, 0,4µV. Rapporto segnale/rumore pesato “A”: terminato su 600 ohm, 82,5 dB

TRITIM IN REGIME IMPULSIVOCarico capacitivo 8 ohm/-60 gradi

SBILANCIAMENTO DEI CANALI(in funzione dell’attenuazione di volume, da 0 a -80 dB)

ANDAMENTI FREQUENZA/DISTORSIONE (potenze di uscita pari a 1, 10 e 100 watt su 8 ohm)

ANDAMENTO POTENZA/DISTORSIONE (0 dB pari a 100 watt su 8 ohm)

RISPOSTA IN FREQUENZA (fono MM)

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funzioni software attivabili mediantepressione della manopola di sinistra, se-lezionabili ruotandola ed impostabiliruotando l’altra manopola, oppureagendo sul piccolo e comodo teleco-mando a corredo. Tutte le regolazionisul segnale - livelli e controlli di tono -non sono affidate a potenziometri bensìa regolatori integrati a step discreti, ge-stiti da un microprocessore. Nondimenola prontezza della regolazione del volu-me - che in analoghi casi di altri costrut-

tori induce nell’utente un conclamatostato di catatonia non appena superatala ventesima rotazione completa - è inpratica la stessa di un potenziometro.Bastano infatti meno di due giri peresplorare tutto il range dinamico, e laprecisione è comunque buona, se ci simuove lentamente; la relativa indicazio-ne riportata dal display è in valore per-centuale, ma l’attuazione è ovviamentea passi logaritmici, ovvero in decibel, co-me in tutte le implementazioni di questo

PROVEMcIntosh MA252

in leggera salita subito prima, conun picco di circa 0,7 dB a 90 kHz;l’impedenza interna, che scendecon la frequenza fino a 30 milliohm a20 kHz, rivela che si tratta di unaconnotazione interna degli stadi fi-nali. Le curve “classiche” della di-storsione, misurate rispetto alla po-tenza ed alla frequenza, portano lafirma dell’azienda di Binghamton: ilresiduo è sempre bassissimo e la sa-turazione, ripida nel primo tratto peril consistente feedback, non è maidrastica per l’intervento del circuitoanti-clipping (“power guard”) analiz-zato varie volte in passato; in praticala massima distorsione in uscita nonpuò superare il 2-2,2% circa.Sempre dal grafico di risposta ap-prendiamo che il regolatore a stepdiscreti del volume è del tutto privodi accoppiamenti capacitivi interni,la forma della curva rimane infatti lastessa su un range di valori estesoper almeno tre ordini di grandezza;non sorprende quindi che anche lacurva del bilanciamento sia perfetta-mente piatta, e in questo caso gli or-dini di grandezza coperti sono benquattro.Gli ingressi ad alto livello sono silen-ziosi quanto occorre e quanto l’usodelle valvole consente, il fono MMsupera invece la media spuntando unS/N pesato di oltre 82 dB. La deenfa-si RIAA è accurata, i due canali sonosovrapponibili e la massima deviazio-ne non supera il mezzo decibel; ilmassimo segnale accettato da que-sto stadio è pari a 54 millivolt ad 1kHz, sufficiente in quasi tutte le con-dizioni operative e peraltro superioreal valore dichiarato (40 mV).

F. Montanucci

La connettività di questo integrato èdimensionata per le esigenze di un

impianto “medio”, non eccessivamentearticolato. È quindi possibile

amplificare tre sorgenti di linea, unadelle quali bilanciata, ed un fono amagnete mobile. Molto utile anche

l’uscita monofonica preamplificata perun subwoofer attivo.

Ogni canale della sezione pre utilizza due doppi triodi, un 12AX7 ed un 12AT7 con lesezioni in parallelo. Le gabbie cilindriche ad anelli che li proteggono vanno collocatedall’acquirente nelle rispettive basi plastiche, studiate per impedire ogni vibrazione.

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ta uscita, sensibilità e rumore sono com-patibili anche con quelle); l’ulteriore pindorato visibile nelle foto è un’uscita mo-nofonica, non filtrata, utilizzabile per ilpilotaggio di un subwoofer attivo. Altredue prese minijack permettono di invia-re segnali di controllo ad altre eventualiunità McIntosh, per l’accensione/spe-gnimento e per gestire una sorgente. Al-

tipo.Uno sguardo al lato ingressi corroboral’impressione di impostazione da best-seller voluta dalla casa. Gli ingressi nonsono tanti, ma quelli desiderati tipica-mente da un utente “medio” ci sono tut-ti: un bilanciato, due ingressi linea sbi-lanciati ed un fono, sia pur solo per testi-ne a magnete mobile (oppure MC ad al-

tro risparmio consistente è stato ottenu-to eliminando i celebri “autoformer”,ovvero i trasformatori di uscita che soloMcIntosh da sempre usa anche con lostato solido, sicché esistono solo quat-tro morsetti di uscita (più uno, identicoagli altri salvo l’isolamento dal telaio, perla connessione di schermo del fono).

PROVE McIntosh MA252

L’ascolto

T ubi e stato solido nell’immaginario audiofilo sembranoessere due pianeti che pur ruotando attorno allo stesso

sole (in questo caso l’astro della riproduzione musicale)sembrano destinati a non incontrarsi. Vi sono schiere di au-diofili pronte a dichiararsi fedeli seguaci dell’uno o dell’altrofronte, quasi che scegliere tra un’elettronica a tubi e una atransistor sia una ragione di vita. Le esagerazioni non mipiacciono e gli schieramenti producono pregiudizi che trop-po spesso portano all’intolleranza. Non mi ritengo un tifosodell’uno o l’altro fronte. Spesso ho ascoltato buona musicacon l’una o con l’altra tipologia. È un po’ come il formatodel software audio. Non è la tecnologia in sé a fare ottenereun prodotto piacevole, ma la sua validità intrinseca.La soluzione di utilizzare un pre a valvole e un finale a statosolido è utilizzata da molti. Io stesso ho giocato in tale ambi-to tanti anni fa nel tentare di trovare partner elettronici sem-pre più performanti per la mia coppia di B&W 801 prima se-rie, quella a sospensione pneumatica per intenderci. Un ac-coppiamento “ibrido” è visto da alcuni come un ideale so-noro che coniuga la morbidezza espressiva delle valvole conla grinta e la generosa erogazione in corrente dello stato so-lido. Detto così è uno slogan intrigante. Bisogna vedere poiquale sia l’effettiva intesa degli specifici prodotti. Alcuni co-struttori la via ibrida l’hanno affrontata in proprio, all’internodello stesso apparecchio. In occasione dell’High End di Mo-naco un prestigioso marchio di elettroniche ha presentatoun finale monofonico ibrido che ha catalizzato l’attenzionedel pubblico. Ne parleremo presto più approfonditamente.Tutto questo per dire che l’abbinamento valvole-transistornon è di per sé originale e tanto meno nuovo; si tratta sol-tanto di fare le cose per bene rispettando sani canoni pro-gettuali per ottenere un risultato musicalmente attraente.Con il nuovo integrato MA252 un brand di grande tradizio-ne come McIntosh sembra voler strizzare l’occhio a tuttiquegli appassionati che amano il suono “buono” dei tubima esigono anche una potenza importante. Ma c’è di più.Quando parliamo della casa americana possiamo attenderciuna livrea classica ed elegante, un’attenzione all’esteticache ha saputo affascinare per anni chi vi scrive e immaginomolti di coloro che leggeranno queste righe. Questo inte-

grato compatto coglie in pieno lo stampo di casa McIntosh,presentandosi allo stesso tempo con una livrea originale chemette in bella evidenza il caldo cuore termoionico del pro-getto. E neppure finisce qui, perché il nostro bell’oggettoesibisce un’apprezzabile versatilità nel disporre di un ingres-so Phono (MM). C’è anche un’uscita cuffia che i colleghi del-la stampa estera descrivono come “davvero ben realizzata”.La trasferta a Monaco di mezza redazione di AUDIOREVIEW

non mi ha consentito di portarlo a casa per un approfondi-mento di ascolto con i miei giradischi e con un paio di cuffieche mi aiutano negli ascolti più intimi e serali. Chissà che piùavanti non si riesca ad aggiungere a queste poche righe unapprofondimento su questi temi, magari con l’occasionedell’arrivo in Italia (lo abbiamo visto in anteprima al Melià diMilano) del giradischi MT2 della stessa McIntosh.Il Mc è stato dunque inserito nella classica catena d’ascoltodella redazione, utilizzando il sempreverde Oppo 105 checonsente di gestire CD e SACD nel formato fisico (anche iBlu-ray video s’intende, ma non è stato questo il caso) e i fileliquidi che hanno la loro massima musicalità (potenziale) nelDSD nativo. In tema di diffusori ho scelto di effettuare granparte degli ascolti con una coppia di B&W 803, un sistema ar-guto, puntuale e generoso anche con le grandi masse orche-strali. Una sorta di monitor domestico che non tollera intem-peranze nel software e nella catena a monte. In più abbiamogiocato a lungo con i diffusori Tannoy Arden in prova su que-sta stessa rivista. Un altro mondo rispetto al sistema B&W,una patina sonora estroversa impostata su un sound dai toniclassici e dalla presenza imponente nel medio-basso. Ne scri-vo altrove in questo numero, ma qui ci preme cogliere la vocedel nostro integrato al cospetto di sistemi di altoparlanti im-pegnativi di impostazione tanto diversa.L’integrato McIntosh suona come... un McIntosh; di quelliimportanti. Con il suo almeno centinaio di watt è capace digestire l’acustica impegnativa della nostra sala d’ascolto, of-frendo masse sonore rilevanti. “Rilevanti” per me vuol direampio fronte sonoro, abilità nel proporre l’impatto dei gran-di strumenti acustici, il corpo solido dell’orchestra, così co-me l’energia di un gruppo jazz dai toni incisivi. C’è dunqueuna bella riserva d’energia, che giunge sino al momento in

Il telecomando in dotazione risulta alquanto ergonomico.

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PROVE

cui il nostro segnala che siete a manetta. E come lo fa?Quando state chiedendo troppo cambia il colore della lucealla base delle valvole, passando da un verdolino rassicuran-te ad un inquietante rosso-arancio. Un giochino per audiofilifessi? Giudicate voi. A me è piaciuto molto, tanto che hopubblicato un video sulla nostra pagina di FB in cui faccioandare per due volte il devastante attacco della grancassanel famoso album della Telarc diretto da Fennel con i Cleve-land Symphonic Winds. Per la cronaca il pezzo è di Holst, sì,proprio quello di “The Planets”. Si tratta di una traccia inDSD estratta dal SACD come indicato su AUDIOREVIEW n.379 (Back-up dei SACD? È possibile! di Mario Richard). Al dilà dell’utilità della segnalazione del clipping (chi ha buonorecchio non ne avrebbe bisogno, ci siamo capiti) resta ilfatto che l’impatto di quella grancassa è notevole, impor-tante, imperioso, di bell’effetto. Impensabile per un valvola-re puro di questo costo e dimensioni.Parlando di aspetti ben più importanti è opportuno diredella qualità timbrica del nostro, capace di presentare unosmalto naturale, morbido piuttosto che aguzzo, caldo piut-tosto che freddo, arioso piuttosto che asciutto. Ce lo rac-conta una pagina “facile” ma indicativa come la canzone“Caruso” affidata al duo voce-chitarra di Sciubba-Forcione(Linn Records), per la godibilità della gamma media, privadi asprezze e sibilanti, ma in grado di disegnare una scenaconcreta di solida tangibilità. Il gioco si realizza sulla raffi-gurazione timbrica delle sorgenti sonore, la mobilità degliaccenti, il senso del ritmo, l’equilibrio tra le parti. Tuttoquesto è messo in luce da una gamma media trasparente efluida, una finestra aperta sull’evento sonoro che viene col-to in tutta la sua suggestione. È questa una registrazioneche non ha bisogno di elevati volumi sonori per sedurre,ma richiede una resa naturale di tutto lo spettro audio. Lavoce femminile è ancora un test fondamentale per un vali-do componente audio.Il suono esce con facilità anche in formazioni strumentali piùampie, con una sana prospettiva offerta alla musica baroc-ca. Il timbro brunito dei violoncelli è pieno, espressivo, ru-goso quando occorre, assolutamente coerente con la sensa-zione propria degli ascolti dal vivo. La grana strumentale è

finissima, il colore differenziato, l’intervento del pizzicatodella tiorba al basso continuo è puntuale, si libera nell’ariacon assoluta chiarezza e fa cogliere la piacevolezza di unagamma media che seppur non “radiografante” conferisce ilgiusto smalto agli strumenti acustici. Passando ad un classi-co dei nostri ascolti come la “Watermusic” di Händel (Sa-vall, in SACD) si apprezza lo smalto strumentale sano ed av-volgente, da tutti apprezzato prima che certi “vezzi audiofi-li” facessero nascere la moda del suono aguzzo e pungente.Alcuni passaggi di pianoforte li sintetizziamo nella resa dei“Quadri” di Mussorgky suonati da Batik, una registrazionein semplice 24/96 che sta diventando un riferimento dellanostra redazione. Fresco ed incisivo qui il dettaglio dellafrase, con gli accenti e le sfumature dinamiche focalizzatecon pieno rispetto del senso espressivo. Si coglie la po-tenza sonora dello strumento, anche nelle parti più inten-se con le ottave pesanti in gamma bassa. Smorzamentoeccellente, con attacchi rapidi e la restituzione del decadi-mento naturale dell’incisione. Il corpo dello strumento èscolpito al centro della scena. Un altro esempio di belsuono in chiave più “audiophile” lo dobbiamo all’edizionedella FIM Records del celebre Sheffield Drum Record.Buono l’impatto percussivo, ben modulate le pelli deitom, ma attenzione al carattere argentino e mai ruffiana-mente frizzante dei piatti, sospesi nell’aria in un ricco svi-luppo armonico. Un ascolto davvero intrigante con i diffu-sori Tannoy di cui diciamo in queste pagine.Da qualche tempo imperversa online il vezzo di denigrarel’alta fedeltà bella, soprattutto se costosa ed elegante, quasiche parlar male di marchi importanti faccia acquisire autore-volezza, quell’autorevolezza da “internauta” che è effimeraquanto il sole marzolino. Ciascuno ha il proprio metro di giu-dizio, che non si basa soltanto sul volume del portafoglio, masulla cultura e sensibilità. Ogni scelta è dunque lecita, ma èchiaro che la riproduzione audio non deve prescindere daesigenze di correttezza sonora e musicalità. Se questo inte-grato McIntosh fosse, per assurdo, una brutta scatola di me-tallo, sarebbe pur sempre un ottimo amplificatore, capace disuonare la buona Musica con eleganza e raffinatezza.Lo ascolterò ancora con piacere.

M. Cicogna

Ogni canale monta duecoppie dei celebritransistor bipolari

“thermal track” cariormai da anni ai

progettisti McIntosh. Lacasa pubblicizza di averottenuto tramite essi unbrevissimo periodo diwarm up, che consente

al componente disuonare subito al

meglio, ma in effettil’utilizzo di questi

dispositivi studiati ancheper stabilizzarsi

istantaneamente intemperatura consente

vari altri vantaggi.

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casa, con lo stadio di potenza implemen-tato mediante due coppie per canale dibipolari “thermal track” a cinque piedini.Sono dispositivi molto veloci, più com-plessi e più costosi di un equivalente bi-polare perché integrano un diodo sullo

CostruzioneNon abbiamo potuto disporre di raggua-gli sulle soluzioni circuitali adottate, pos-siamo solo dire che la struttura degli stadifinali pare seguire i canoni classici della

stesso chip del transistor, e in questo mo-do permettono di realizzare circuiti dicompensazione termica che operanopraticamente in tempo reale, laddove neicircuiti “normali” la variazione di tempe-ratura deve propagarsi lungo un percor-

PROVE McIntosh MA252

L’ascolto

A valvole o a stato solido il nome McIntosh è sem-pre sinonimo di amplificatore. Mancava il mix del-

le due tecnologie e l’introduzione di un integrato ibridopuò essere considerato un evento storico per il marchioamericano. Attraverso un’operazione stilistica che rive-de in chiave moderna i classici del passato, un po’ comesi è visto in campo automobilistico con 500 e Mini, ilnuovo MA252 si ispira esteticamente ai gloriosi valvolariMC275. Ci sono elementi moderni come il display e lealette con il logo ma la linea del telaio e il frontale re-troilluminato verde che crea atmosfera in sala di ascoltolo rendono inconfondibilmente Mac. Inconfondibile èanche il suono dalla timbrica sempre equilibrata e il no-tevole savoir-faire nel trattare le incisioni. C’è il timbroleggermente ambrato dei mitici valvolari ma anche ildettaglio accurato, la trasparenza e una buona dose dipotenza degli stato solido recenti. Spiccano gli stru-menti della musica classica grazie all’ampia estensionein frequenza, sia in basso che in alto, che è fondamen-tale per una resa naturale. Gli archi si esprimono conparticolare raffinatezza, le sfumature sono rese conbuona precisione mentre non si avvertono mai induri-menti quando sale il livello. Rimanendo tra gli strumentidell’orchestra si nota pure una luce dalle tinte calde su-gli ottoni, che ne lustra l’emissione e li rende individua-bili in maniera credibile senza gli effetti speciali chespesso capita di percepire altrove. Non manca la giustaprecisione anche nei piatti, che esprimono vivacità ehanno un lungo decadimento. L’emissione è fluida e ac-cattivante con il pianoforte che si prende uno spazioabbastanza realistico in sala per collocazione e dimen-sioni. È apprezzabile lo spunto sul transiente della notasingola della tastiera e contemporaneamente il nostronuovo McIntosh sa dare vigore agli accordi nelle paginepianistiche più dinamiche. L’MA252 se la cava piuttosto

bene anche con la musica elettronica in cui mette in evi-denza una notevole pulizia, definizione dei suoni e unbuon vigore nel seguire il ritmo delle pulsazioni. Ottimala perfomance sulle voci, gli interpreti mantengono bra-no dopo brano un timbro naturale e sono perfettamen-te collocati sullo stage. Con entrambi i sessi la risoluzio-ne è ottimale e i test delle sibilanti vengono superati apieni voti.Spostando l’attenzione sull’inizio della banda udibile siapprezza l’estensione che arriva facilmente alle fre-quenze più basse dando la sostanza richiesta dai diffu-sori collegati. Lo abbiamo messo alla prova con la cri-stallina classe dei Bowers & Wilkins 803 D3 e con il cari-sma delle Tannoy Arden. Due sistemi dall’impostazionemolto diversa, moderno, dettagliato e dinamico il pri-mo, più classico e maestoso il secondo. L’MA252 ha sa-puto governarli adeguatamente assecondando la loroindole musicale con imparzialità. Solo alle prese conqualche traccia molto impegnativa, di quelle in cui tantacorrente deve essere erogata in maniera fulminea, si so-no viste accendere le luci arancioni sotto i tubi che se-gnalano il raggiungimento della saturazione. Dal puntodi vista dinamico si percepisce che non è un peso mas-simo ma ha una energia più che sufficiente nella mag-gior parte delle situazioni domestiche. Alle pregevolidoti descritte sopra si può aggiungere l’estensione spa-ziale del tutto soddisfacente, tale da non limitare in nes-sun modo l’alchimia diffusori-ambiente nel creare l’illu-sione stereofonica.Non ci sono dubbi, McIntosh ha lanciato un nuovo clas-sico per gli anni a venire.Tutte ricercatezze stilistiche ed elettroniche che si uni-scono al blasone del marchio rendendo l’MA252 un pic-colo fuoriclasse hi-end.

A. Allegri

Durante il warm-up le valvole vengono illuminate con una luce ambrata, che commuta in verde appena l’apparecchio diviene operativo.

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so molto lungo prima di arrivare al dispo-sitivo termosensore, causando sensibilivariazioni dinamiche (in aumento) dellacorrente di riposo. Lo stadio di preampli-ficazione è basato sui quattro tubi ben vi-sibili nel settore frontale, ovvero un dop-pio triodo 12AX7 (ECC83) ed un altrodoppio triodo 12AT7 (ECC81) per canale,quest’ultimo utilizzato con le sezioni inparallelo per aumentare la capacità dicorrente e ridurre l’impedenza di uscita.L’alimentazione si avvale di due elettroli-tici molto compatti per la capacità offer-ta, ognuno da 18.000 µF/80 volt (115 jouledi magazzino energetico teorico, caricatia 53 volt e quindi poco sopra i 50 joule), edi un bellissimo trasformatore Kitamura,della stessa tipologia utilizzata tipica-mente nei prodotti McIntosh che opera-no a livello di segnale; sebbene sia mon-tato senza particolari accorgimenti a bre-

vissima distanza dagli stadi finali nei testtecnici non è emersa alcuna intrusione dironzio, neppure a livelli bassissimi, a testi-monianza di un flusso disperso irrilevantee di una qualità intrinseca molto elevata.Salvo pochi componenti a foro passante,come alcuni condensatori al polipropile-ne, la sezione pre è largamente in tecno-logia SMD. Nel finale la proporzione è in-vece più equilibrata anche per via dei varidispositivi attivi discreti.L’interno è accessibile sia dall’alto chedal basso e mostra una realizzazione diqualità ineccepibile, con poca filatura ealcune piattine, tutte terminate su con-nettori facilmente sfilabili.

ConclusioniL’amplificatore MA252 è dedicato a

quei cultori del marchio McIntosh chepretendono le caratteristiche essen-ziali degli amplificatori di questa casaad un costo meno impegnativo rispet-to ai modelli classici. Il risultato è un in-tegrato con prestazioni del tutto in li-nea con la tradizione McIntosh e co-struito in maniera assolutamente im-peccabile. L’obiettivo è stato quindiraggiunto e sembra che gli interessatise ne siano anche già accorti da soli vi-sto che, al momento di redigere que-ste note, questo modello è già in vettaalla classifica dei McIntosh più vendutipubblicata sul sito del suo distributoreitaliano, seguito dagli integrati a statosolido MA5200 e MA8000. Pare assaiprobabile che possa mantenere que-sta posizione per un lungo lasso ditempo.

Fabrizio Montanucci

PROVEMcIntosh MA252

Il trasformatore di alimentazione è un pregevole Kitamura, della stessa tipologia usualmente utilizzata da McIntosh nei componenti che nonoperano a livello di potenza. I dissipatori non utilizzano un profilo standard, nella parte centrale è ben riconoscibile il logo “Mc”.

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