meditazione e resilienza

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Master SISTEMI SANITARI MEDICINE TRADIZIONALI E NON CONVENZIONALI Università degli Studi Milano-Bicocca a.a 2012-2013 Master in Sistemi sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali “MEDITAZIONE e RESILIENZA” Autrice: Dott.ssa Caterina Cambareri Relatore: Dott. Roberto Ferrari

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MasterSISTEMI SANITARI MEDICINE TRADIZIONALI E

NON CONVENZIONALI

Università degli Studi Milano-Bicoccaa.a 2012-2013

Master in Sistemi sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali

“MEDITAZIONE e RESILIENZA”

Autrice: Dott.ssa Caterina CambareriRelatore: Dott. Roberto Ferrari

IPOTESI: E’ intesa a verificare se la pratica meditativa possa incrementare la resilienza.DOMANDE della ricerca:La resilienza è una caratteristica innata o modificabile attraverso l'acquisizione di nuove competenze?La pratica della meditazione può apportare dei cambiamenti significativi nella personalità dell'individuo e quindi può influire nel suo percorso esistenziale?In che modo può contribuire a facilitare il superamento delle difficoltà della vita in maniera maggiormente costruttiva e trasformativa del sé della persona, diventando una risorsa di resilienza?

IPOTESI E DOMANDE DELLA RICERCA

"È più facile dire che cosa la meditazione non è, piuttosto che affermare con sicurezza che cosa essa sia. La meditazione non è una sorta di ginnastica spirituale, né una dottrina, né l'imitazione rituale di una pratica orientaleggiante, anche se sedersi con le gambe incrociate e assumere posizioni e atteggiamenti ispirati, raccolti, riflessivi e ieratici può essere suggestivo e rilassante. La meditazione non è una pratica di palestra alternativa, una sorta di fitness da ashram turistico, da cui ottenere in tempi brevi un controvalore di saggezza, equilibrio psicofisico o vissuto trascendentale" (Alessandro Salvini (2004), "Le finestre della meditazione", Psicologia Contemporanea,186,p. 42)

La MEDITAZIONE non é...

La MEDITAZIONE è ...

"Il termine "meditazione" si riferisce a una famiglia di pratiche che addestrano l'attenzione al fine di elevare la consapevolezza e portare i processi mentali sotto un maggiore controllo volontario. Gli obiettivi ultimi di queste pratiche sono lo sviluppo di un profondo insight sulla natura dei processi mentali, la coscienza, l'identità e la realtà, e lo sviluppo di stati ottimali di benessere psicologico e di coscienza". ( Roger Walsh (1983), "Meditation Practice and Research",

Journal of Human Psychology,23,p.19)

ETIMOLOGIA e SIGNIFICATO DEL TERMINE RESILIENZA

L'etimologia del termine resilienza può esser attribuito a due differenti verbi di derivazione latina: SALIO che significa rimbalzare o saltare indietro, ma anche in senso figurato non essere toccati da qualcosa (di negativo).INSILIO che indica l'azione di "saltare su", "risalire"; secondo la letteratura medievale tale termine veniva utilizzato per descrivere l'azione del naufrago di risalire sull'imbarcazione rovesciata.In origine tale termine è utilizzato dalla fisica, dove designa l'attitudine di un corpo a resistere senza rotture in seguito a sollecitazioni brusche o durature di tipo meccanico. In ambito socio-psicologico la resilienza può essere definita come " la capacità o il processo di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l'aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare a un esito negativo".(Elena Malaguti (2005),Educarsi alla resilienza,Edizioni Erickson, Gardolo)

RESILIENZA: TRATTO STABILE DI PERSONALITÀ O PROCESSO?

Nel panorama scientifico vi è un dibattito molto acceso tra gli studiosi che considerano la resilienza come un tratto di personalità fisso e stabile nel tempo e coloro che intendono la resilienza quale processo dinamico che varia in differenti contesti. Inizialmente l'attenzione dei ricercatori si focalizzò sullo studio di quei bambini, oggetto di diverse ricerche, che nonostante le difficoltà e gli "evidenti "fattori di rischio, avevano seguito uno sviluppo positivo. All'inizio si parlò di invulnerabilità, di super bambini. Solo in seguito il termine di invulnerabilità fu sostituito con quello di resilienza, termine che fa riferimento sia alla relatività dell'invulnerabilità, sia all'importanza delle caratteristiche contestuali oltreché individuali.

La resilienza non è solo una capacità connaturata all'essere umano ma si sviluppa in relazione all'ambiente in un complesso reticolato sistemico e multifattoriale che contempla la persona, la famiglia, le strutture sociosanitarie e educative, la comunità e i valori che una società esprime ( Elena Malaguti (2005),Educarsi alla resilienza,EdizioniErickson, Gardolo)

La ricerca effettuata è una ricerca di tipo qualitativo, svolta tramite l'utilizzo di un'intervista qualitativa di tipo semistrutturato.L'INTERVISTASi tratta di un'intervista semistrutturata costituita da un paio di domande atte a valutare la motivazione di avvicinamento alla meditazione e l'altra relativa al «se e al come» questa avesse eventualmente influito sulla modalità di affrontare eventi stressanti o avversi incorsi durante il periodo di pratica. Le altre domande della griglia utilizzata, si rifanno alle dimensioni costituenti la resilienza, secondo la teoria di Wagnild & Young (Wagnild G.M., Young H.M. (1993), "Development and Psychometric Evaluation of the Resilience Scale", Journal of Nursing Measurement, I, pp.165-178.) : ricerca di un significato,perseveranza, equanimità, fiducia in se stessi, unicità.CONTESTOLe interviste sono state svolte presso l'Associazione Asia DojoModena, fondata nel 2005, da un gruppo di persone legate all'Associazione Asia Bologna, quest'ultima fondata circa trent'anni fa, dal maestro di meditazione Franco Bertossa.

LA RICERCA

IL TIPO DI MEDITAZIONEIl tipo di meditazione praticato dalle persone intervistate in questa ricerca è una meditazione di consapevolezza, che parte dall'ascolto e dall'attenzione al respiro, per poi procedere all'esperienza di "indagine", basata su precise domande relative alle questioni dell'identità esistenziale, del valore, del significato e del senso dell'esistenza. Il tempo dedicato alla meditazione da ogni praticante è libero e variabile: va da un minimo (una sessione settimanale in gruppo e qualche sessione individuale a casa) a un massimo che comprende la pratica quotidiana individuale, un incontro settimanale di gruppo, un seminario mensile di approfondimento di 1,5 giorni, un ritiro a stagione che può durare dai 3 ai 15 giorni

PRATICANTI ETA’ ANNI di PRATICAAGOSTINO 32 5

ALDO 51 13

ALICE 46 10

AMELIA 67 12

AURORA 55 10

CARLO 57 16

CAMEN 39 4

DAMINANO 52 20

DORA 57 20

GAIA 32 12

GINEVRA 35 6

GIULIO 57 16

LAVINIA 42 5

LEOPOLDA 50 3

LOREDANA 53 15

RAFFAELLA 41 2

RENATA 60 9

SANDRO 55 9

SARA 58 15

SERENA 55 16

LE CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE

GENERE 14 FEMMINE 6 MASCHI

NAZIONALITA’ 19 ITALIANA 1 ESTERA (BELGA)

ETA’ MEDIA 49.7 Compresa tra 32 e 67 anni

MEDIA ANNI di PRATICA 10.9 Compresa tra 2 e 20 anni

CLASSE SOCIO-ECONOMICA MEDIA

Per poter sintetizzare la lettura e l'analisi dei dati emersi abbiamo individuato 3 macrocategorie più generali che seguono la traccia dell'intervista semistrutturatautilizzata: la motivazione, il cambiamento, "la meditazione resiliente".

La Motivazione è incentrata sulla motivazione che ha avvicinato gli intervistati alla pratica meditativa che ci servirà ad approfondire il perché della scelta di tale percorso.

Il Cambiamento è rivolta a comprendere in che modo la pratica meditativa ha supportato i praticanti in momenti di disagio e difficoltà.

La Meditazione resiliente, analizza i cambiamenti avvenuti nei praticanti, quindi successivamente alla pratica della meditazione, all'interno delle cinque dimensioni fondamentali costituenti, secondo gli autori Wagnild & Young, il nucleo centrale della resilienza ( la ricerca di un significato, perseveranza, equanimità, fiducia in se stessi, unicità).

ANALISI DEI DATI E RISULTATI

IDEALTIPO BISOGNO DIMENSIONI DI

SIGNIFICATO

AMBIVALENZA

DELL’IDEALTIPO

Il “Mistico” Bisogno di spiritualità e

aspirazione alla

trascendenza.

È l'individuo alla ricerca

di una nuova spiritualità ,

una dimensione del

sacro, vissuta in maniera

anche più intimistica,

privata.

Diogene - ovvero -

“il cercatore di verità”

Bisogno di conoscere la

verità su se stessi e sul

mondo.

La meditazione come

percorso di

autoconoscenza.

Diogene, ovvero il

cercatore di verità verso

Paziente.

Il “Paziente” Bisogno di trovare una cura per la propria sofferenza. A volte si tratta di disagi psicologici ,altre volte di sofferenza esistenziale (mancanza di senso, o di scopo). Spesso i due piani sono intrecciati.

La meditazione come

terapia personale per

superare uno stato di

disagio. Con il tempo,a

volte, può trasformarsi in

una vera e propria via di

ricerca per il

superamento della

sofferenza.

L’”Inquilino” Bisogno di equilibrio, di

benessere interiore,

bisogno di appartenenza.

Ricerca di uno spazio

interiore-esteriore di

calma dove poter

rilassarsi e “ricentrarsi”

Inquilino verso Paziente

MOTIVAZIONE

Per quanto attiene alla motivazione che porta ad avvicinarsi alla pratica meditativa, abbiamo utilizzato un tipo di analisi che mette in relazione l'idealtipo del praticante individuato al bisogno sottostante connesso. Questi idealtipi non sono categorizzazioni assolute, come dimostra anche la dimensione ambivalente presentata, inoltre la motivazione iniziale, come abbiamo avuto modo di appurare dalle parole dei praticanti, cambia e si trasforma nel tempo attraverso una pratica costante.

CAMBIAMENTO

Autoconoscenza: Il meditante diviene osservatore di se stesso, dei propri contenuti mentali: pensieri,emozioni, permettendo in tal modo una "disidentificazione", un differente coinvolgimento rispetto agli avvenimenti sia positivi che negativi della vita. Si acquisisce la possibilità di "vedere ciò che si è" interamente, senza maschere, senza artifizi, come affermato da molti intervistati. Autoaccettazione: Il processo di autoaccettazione, dove c'è sospensione del giudizio, apporta sicuramente un profondo vissuto di autenticità, che si riflette anche nella relazione con l'altro. Cambia l'atteggiamento verso se stessi e verso gli altri, e tornando al tema specifico della resilienza anche le avversità vengono affrontate in maniera non solo più costruttiva ma anche trasformativa:possono essere opportunità di trasformazione se vissute in modo consapevole e aperto.Nulla si dà più per scontato,tutto può essere un'occasione di pratica, anche le difficoltà della vita. Le verità della sofferenza, della malattia, della morte vengono vissute come eventi naturali, intrinseci all'esistenza umana,ma anche come momenti in cui restare in contatto con se stessi per viverli appieno ed imparare da essi.

MACRO TIPI SECONDO WAGNILD & YOUNG NEI PRATICANTI

RICERCA DI

UN SENSO

Avere un significato o uno scopo nella vita è probabilmente la caratteristica più

importante della capacità di resilienza, perché fornisce le basi per le altre quattro

caratteristiche.

Quando attraversiamo le inevitabili difficoltà che la vita ci pone davanti è il

nostro "scopo" a fornirci la forza necessaria per andare avanti.

Nei meditanti cambia completamente la ricerca di un senso e di uno scopo nella

vita. La ricerca di un senso significa vivere momento per momento ponendo al

centro della propria esistenza la domanda sul significato di ciò che è vissuto,

esperito.

PERSEVERANZA E' la determinazione ad andare avanti e a non scoraggiarsi nonostante le

difficoltà e le inevitabili delusioni. Secondo gli autori, la resilienza è la capacità di

riprendersi quando" investiti" dalla vita, e questo richiede perseveranza.

È una caratteristica caratteriale che accomuna quasi tutti i meditanti. La

meditazione non sembra quindi incidere su questo tratto di personalità, anche se

alcuni praticanti affermano che attraverso la pratica meditativa la loro

perseveranza è stata meglio indirizzata verso quelli che sono stati individuati

come interessi più affini e in sintonia con se stessi. Alcuni altri sostengono che

attraverso la pratica meditativa la loro perseveranza è stata "ridimensionata" nei

tratti di caparbietà, competitività, attaccamento al risultato,riducendo in tal

modo le loro “eccessive” pretese.

EQUANIMITÀ Con equanimità si intende la capacità di guardare alla propria vita in modo

equilibrato. Significa equilibrio e armonia, evitando risposte estreme dinanzi a

situazioni avverse. Le persone resilienti sono aperte a molte possibilità e quando

la situazione appare incerta, ricercano subito strade alternative. L'equanimità si

manifesta anche attraverso l' umorismo, gli individui resilienti sono capaci di

ridere di se stessi e delle circostanze.

Non ci sono più atteggiamenti radicali o estremi, c'è una maggiore accettazione

di tutto ciò che è intrinsecamente legato alla natura umana e all'esistenza nel suo

complesso, si acquista uno sguardo meno spaventato verso la verità della

sofferenza, della malattia, della morte.

FIDUCIA IN SE

STESSI

La fiducia in se stessi deriva anche dalla consapevolezza di quelle che sono le

proprie capacità e i propri limiti. Riuscire ad affrontare difficoltà ed ostacoli,

utilizzando le proprie competenze e le capacità di problem-solving apprese

grazie all'esperienza e continuare ad utilizzare, adattare, rafforzare tali abilità nel

corso della vita.

Con la meditazione non si diviene più sicuri, ma si accettano certamente più

serenamente le proprie insicurezze e fragilità. La maggiore fiducia in se stessi

deriva quindi da una migliore e più chiara comprensione di se stessi, qualità e

difetti, e da una più efficace gestione delle proprie emozioni .

UNICITÀ Sentirsi a proprio agio, accettarsi, essere capaci di stare con se stessi.

Riconoscere la propria unicità e il proprio valore, essere coerenti con le proprie

scelte senza sentire la pressione a doversi conformare.

C'è un maggior riconoscimento del proprio valore e ciò conduce ad agire in

direzione di se stessi, piuttosto che rischiare di essere condizionati e schiacciati

dalle pretese ed aspettative altrui.

LA "MEDITAZIONE RESILIENTE "

Analisi delle cinque dimensioni delle resilienza individuate da Wagnild & Young :

CONCLUSIONI

Alla fine di questo percorso, possiamo sicuramente affermare, dall'analisi delle interviste effettuate che la meditazione incrementiin maniera significativa la resilienza.Tramite una pratica di meditazione approfondita in anni (10,9 anni di media di pratica nel gruppo esaminato), i meditanti, hanno acquisito notevolistrumenti per affrontare e superare le difficoltà della vita: una maggiore autoconoscenza e comprensione di quelli che sono i propri limiti, un maggiore equilibrio, un'accresciuta fiducia in se stessi, una maggiore accettazione e comprensione di se stessi, degli altri e dell'esistenza in generale, un nuovo valore della propria vita capace di incidere profondamente soprattutto nei momenti più difficili.I “traguardi” raggiunti si discostano naturalmente dalle diverse motivazioni che hanno spinto i praticanti ad iniziare o che li sostengono nel proseguire.La resilienza più che come tratto statico di personalità, può essere sicuramente intesa quale processo dinamico che si sviluppa anche in relazione all'ambiente. In tal senso la pratica meditativa può fungere da fattore protettivo, facilitando il superamento delle difficoltà della vita in maniera non solo costruttiva ma anche trasformativa del sé della persona.Sarebbe auspicabile poter approfondire la correlazione tra meditazione e resilienza, attraverso altre ricerche, facendo inoltre una comparazione tra i diversi tipi di meditazione ed utilizzando strumenti anche di tipo quantitativo.