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Memoria Fonologica a Breve Termine e Funzioni Esecutive:
Screening per l’osservazione delle prestazioni e l’analisi della correlazione in un campione di
età prescolare e scolare.
Il Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL) corrisponde ad una condizione in cui la normale
acquisizione delle abilità linguistiche è alterata a partire dai primi stadi del suo sviluppo, in assenza
di patologie neurologiche, deficit percettivi e sensoriali, ritardo mentale e condizioni ambientali
sfavorevoli allo sviluppo. Esistono categorizzazioni diverse del Disturbo di Linguaggio, delle quali
sono note le caratteristiche, i deficit ed i principali profili clinici, che appaiono delineati in maniera
esaustiva, così come esiste una dettagliata letteratura rispetto alle tappe di acquisizione del
linguaggio. Sono dunque presenti numerose informazioni circa le definizioni del disturbo, i criteri
diagnostici e le tipologie del deficit che si osservano nell’ambito clinico; è meno chiara però la
natura eziopatogenetica del problema, i meccanismi che ne sono alla base e le funzioni coinvolte
che causano il deficit non solo da un punto di vista prettamente linguistico, ma cognitivo in senso
generale. A tal proposito si sono susseguite in letteratura numerose teorie che hanno cercato di
spiegare le cause del disturbo, tra le quali una delle prime fu l’ipotesi di Tallal (1976) relativa ad un
deficit nell’elaborazione di indici acustici che si susseguono rapidamente nel tempo. In tempi più
recenti l’abilità linguistica, prima considerata un dominio indipendente ed a se stante, è stata messa
in relazione funzionale con altri domini cognitivi, come Velocità di elaborazione, Attenzione e
Memoria di Lavoro, anche per quel che concerne le ipotesi eziopatogenetiche del Disturbo
Specifico di Linguaggio. In modo particolare, una delle ipotesi considerata di maggior rilievo tra le
cause del DSL è quella di un deficit a carico del processamento della Working Memory
(Gathercole, 2006), osservata in bambini con diagnosi di Disturbo Specifico di Linguaggio e
valutata in modo elettivo attraverso il compito di ripetizione di non parole.
Proprio tale ipotesi ha ispirato la presente ricerca rivolta ad un campione senza diagnosi di
disturbo specifico di linguaggio, per cercare di chiarificare il nesso che si interpone tra le abilità
linguistiche sviluppate in assenza di deficit e le altre aree cognitive che sappiamo essere alla base
dello sviluppo del linguaggio. Alla luce di queste considerazioni presenti in letteratura la ricerca
corrente è volta all’osservazione delle prestazioni ed all’analisi della correlazione nelle aree di
Memoria Fonologica a Breve Termine (MFBT), Memoria a Breve Termine (MBT) e Funzioni
Esecutive (FE) in un campione di età prescolare e scolare. Il campione preso in esame è composto
da 55 bambini, dei quali 30 frequentanti il primo anno della scuola primaria e 25 frequentanti
l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, di età compresa tra i 5.1 ed i 7.4 anni. Per svolgere l’indagine
e concretizzare l’obiettivo prefissato è stato elaborato un protocollo di screening formato da sei
prove diverse che sono rispettivamente: ripetizione di non parole, span diretto, span inverso, fluenza
fonologica, fluenza categoriale ed updating. Lo strumento utilizzato è stato elaborato sulla base di
prove già presenti in letteratura: la prova di ripetizione di non-parole a cura di Margherita Orsolini,
le prove di span diretto/inverso e fluenza fonologica/categoriale tratte dalla BVN 5-11 (Batteria di
Valutazione Neuropsicologica per l’età evolutiva 5-11) e la prova di udating a cura di Passolunghi e
De Beni.
La somministrazione dello screening è avvenuta nel mese di maggio 2014, in due scuole
dell’area romana ed è stata effettuata in un setting tranquillo in cui erano presenti solo l’esaminatore
ed il bambino. È stato interessante e senza dubbio formativo approcciarsi ad un’esperienza di
screening e mettersi in relazione con i bambini frequentanti le classi che hanno accettato la
collaborazione nel progetto; durante la somministrazione i bambini si sono mostrati collaboranti e
motivati allo svolgimento delle attività richieste; sono stati prelevati dalle loro classi e portati in un
ambiente tranquillo, seduti a tavolino di fronte l’esaminatore. Sono stati messi a proprio agio con un
breve colloquio di conoscenza e successivamente sono stati guidati verso le prove da svolgere, che
hanno considerato come dei “giochi” da fare insieme. Aver conosciuto e valutato 55 bambini è stata
un’opportunità fonte di ricchezza sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano e
relazionale; mi ha insegnato che la spontaneità della relazione è alla base di una buona
collaborazione e di una reciprocità, aspetto fondamentale e vincente nel rapporto riabilitativo, che
terrò sempre a mente nella pratica della mia affascinante professione.
In seguito alla somministrazione è seguita la fase di correzione dei singoli protocolli e la
successiva elaborazione dei risultati: è stata effettuata l’analisi statistica prima dei punteggi ottenuti
dai soggetti nelle singole prove e successivamente della correlazione tra le diverse aree prese in
esame. È stata in modo particolare presa in esame l’analisi della varianza univariata (ANOVA)
dalla quale è emersa una correlazione significativa tra i punteggi ottenuti nella prova di ripetizione
di non parole ed i punteggi relativi alla prova di span diretto e fluenza fonologica: i bambini che
hanno raggiunto dei punteggi sopra cut-off nella prova di ripetizione di non parole hanno infatti
ottenuto punteggi migliori in tutte le altre prove e punteggi significativamente migliori dal punto di
vista statistico nella prova di span diretto e fluenza fonologica, rispetto ai bambini con prestazione
sotto cut-off nella ripetizione di non parole.
I risultati emersi dalla ricerca di screening hanno messo in mostra una correlazione
statisticamente significativa tra le prove di ripetizione di non parole, span diretto e fluenza
fonologica. Questo dato appare rilevante se inserito nel quadro teorico relativo alle ipotesi volte alla
spiegazione dell’eziopatogenesi del disturbo specifico di linguaggio. Ciò che è emerso dalla ricerca
è la presenza di una correlazione positiva tra la prova di ripetizione di non parole e tutte le altre
prove, con una differenza statisticamente significativa per le prove di span diretto e fluenza
fonologica. Questo significa che la Memoria Fonologica a Breve Termine, la Memoria a Breve
Termine (valutata attraverso la prova di span diretto) e le Funzioni Esecutive (valutate tramite la
fluenza verbale e l’updating) sono correlate funzionalmente. L’ipotesi che vede l’interazione
funzionale tra la Memoria Fonologica a Breve Termine e lo sviluppo delle abilità linguistiche
sembra essere quindi confermata dalla presente ricerca, dalla quale è emersa una correlazione
positiva nel funzionamento della Working Memory Fonologica, o loop fonologico, con l’area
esecutiva in assenza di deficit diagnosticati e quindi nel normale sviluppo cognitivo-linguistico.
Possiamo ipotizzare l’utilizzo dei risultati ottenuti dallo screening estendendo la
somministrazione ad una popolazione più numerosa per ampliare i dati raccolti ed eventualmente
confermare la correlazione riscontrata e per poter comprendere meglio sia l’effettiva significatività
statistica dei risultati nelle aree di MFBT, span diretto e Funzioni Esecutive che come essa
interviene durante la normale acquisizione del linguaggio ed in caso di deficit.
Consapevoli del numero esiguo del campione, possiamo porci come obiettivo futuro quello
di ampliare il numero di soggetti presi in esame, al fine di migliorare la raccolta dati ed
eventualmente confermare con maggiore certezza scientifica la correlazione riscontrata, riuscendo
ad avere migliori possibilità di identificare i soggetti con deficit nell’ambito della MFBT e delle
funzioni esecutive. Sappiamo infatti che entrambe le aree sono funzionalmente interconnesse con
numerosi aspetti dello sviluppo cognitivo e possiamo quindi ipotizzare la messa a punto di uno
screening finalizzato all’individuazione precoce dei soggetti potenzialmente a rischio, per favorire
un intervento più efficace che parte dalla segnalazione ed individuazione dei casi che necessitano un
aiuto, per poi proseguire con la valutazione approfondita ed il successivo eventuale trattamento
delle aree deficitarie, al fine di garantire dei risultati ottimali rispetto al problema ed una tempestiva
messa in pratica dell’intervento.
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