memorie e riflessioni contro la schiavitù - atti del convegno

113

Upload: cesvol-centro-servizi-volontariato

Post on 20-Feb-2016

219 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Atti della terza edizione della "Giornata mondiale di memoria e riflessione contro le schiavitù"

TRANSCRIPT

Page 1: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 2: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Quaderni del Volontariato

7

Edizione 2010

Page 3: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 4: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

a cura di Paul Dongmeza e Paola Tricoli

MEMORIE E RIFLESSIONI CONTRO LE SCHIAVITÙ

Atti del Convegno

Page 5: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

CesvolCentro Servizi Volontariato

della Provicia di PerugiaVia Sandro Penna 104/106

Sant’Andrea delle Fratte06132 Perugia

tel. 075.5271976fax. 075.5287998

Sito Internet: www.pgcesvol.netVisita anche la nostra pagina su

Info e [email protected]

Con il Patrocinio della Regione Umbria

Edizione: Settembre 2010Progetto grafico e videoimpaginazione: Chiara Gagliano

Tutti i diritti sono riservatiOgni riproduzione, anche parziale è vietata

Page 6: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

I QuAdERNI dEL VOLONTARIATO, uN VIAggIO ATTRAVERSO uN LIbRO NEL MONdO dEL SOCIALE

Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia,nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano spe-cifico nell’area della pubblicistica del volontariato.

L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto aitemi di interesse e di competenza del settore, di valorizzare il patri-monio di esperienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del volon-tariato organizzato ed inoltre di favorire e promuovere la circolazionee diffusione di argomenti e questioni che possono ritenersi coerentirispetto a quelli presenti al centro della riflessione regionale o nazionalesulle tematiche sociali.

La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di pro-duzioni pubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico ri-volto alle associazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera epropria collana editoriale dedicata alle tematiche sociali, ma anche aicontenuti ed alle azioni portate avanti dall’associazionismo provin-ciale.

I Quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supportoper chiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per motividi studio ed approfondimento.

5

Page 7: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

La Porta del non ritornoIsola di gorèeSenegal

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

6

Page 8: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

All’Africa,

a cinquant’anni dalla sua

Indipendenza

Page 9: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

LA LITANIA PER L’AFRICA dEL Suddi Ndjock Ngana

In quella polveriera dell’odio Ritornello

dove illegale era la giustizia, Minimo un negro al giorno

è morto in Africa del Sud

Laddove la lotta per la ricchezza

si celava dietro il disprezzo del colore, ................................................

Per l’amore per i soldi

e l’amore per il benessere, ................................................

Per l’istinto animalesco

ed il piacere sadico di molti di noi, ................................................

Per l’ipocrisia religiosa

e la cultura dell’indifferenza, .....................................................

Perché la legge, i diritti, la libertà

e la prigione siano uguali per tutti, .................................................

Per non vivere in un recinto

come una bestia da soma, .................................................

Per la morte della fratellanza e il trionfo della razza inferiore, ..................................................

Perché i diamanti delle nostre mogli

costassero di più a noi e di meno alle compagnie, ............................................

Per l’eterna incomprensione

tra uguali e diversi, .................................................

8

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

Page 10: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Per la lotta alla pari

tra armati e disarmati, ..................................................

Con la vendita delle nostre armi,

la congiura del silenzio e la complicità della paura, ....................................

Con le nostre sanzioni fantasma

e le nostre condanne orali,

Minimo un negro al giorno

è morto in Africa del Sud.

E abbiamo contribuito anche noi ad ucciderli !

dal libro Ñhíndό / Nero di Ndjock Ngana

Ed: Kel’Lam – Roma

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

9

Page 11: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 12: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

INDICE

Introduzione 15Paul dongmezaPresidente dell’Associazione Umbria-Africa Onlus

Paola TricoliRespons. Servizio “Cittadinanza internazionale del Cesvol Perugia

Memoria, perdono e riconciliazione 23Paul dongmezaPresidente dell’Associazione Umbria-Africa Onlus

L’evoluzione dell’Africa indipendente e la prospettiva panafri-

cana 30Mukuna Samulomba MalakuVice Presidente CoMoPa (Consiglio Mondiale del Panafricanismo)

e Docente all’Università degli Studi dell’Aquila

La Tratta Atlantica: responsabilità e collaborazione di alcune

società africane nel commercio degli schiavi 45godwin ChukwuStorico e membro della Diaspora Africana

Le rotte degli schiavi e il dovere della memoria 63guelly AthanaseEsperto di comunicazione e Management per le politiche culturali,

Giornalista ORTB/EUROPA

Schiavitù e colonialismo 73giampiero ForcesiGiornalista freelance

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

11

Page 13: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Lo schiavo, la società schiavista ed il lavoro 85Ndjock Ngana Scrittore, Poeta, Ass. Kel’Lam/ Movimento degli Africani - Roma

Africa: Speranza e Sviluppo 91Ada girlolaminiPresidente onorario dell’Associazione Umbria-Africa Onlus

ALLEGATI

~ Appello dell’Associazione umbria-Africa Onlusper l’istituzione della “giornata Internazionale di memoria e riflessione contro le schiavitù” (Perugia, 17 settembre 2007) 97

~ Convenzione concernente la schiavitù (ginevra, 25 settembre 1926) 102

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

12

Page 14: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Introduzione

Paul dongmeza e Paola Tricoli

Page 15: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 16: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

INTRODUZIONE

Paul dongmezaPresidente dell’Associazione Umbria-Africa Onlus

Paola TricoliResponsabile del Servizio “Cittadinanza Internazionale” del Cesvol Perugia

Ancora oggi, quando si parla di “schiavitù”, si pensa spesso ad epo-che e terre lontane, al mondo greco e romano, o al fenomeno dellatratta atlantica che tra il XVI e il XIX secolo ha visto la deportazionedi massa di schiavi africani verso le Americhe. diffusa nella maggiorparte del mondo antico, la schiavitù ha caratterizzato molteplici so-cietà umane, anche molto diverse, in determinate fasi del loro svi-luppo storico1. Essa ha assunto, nel corso dei secoli, forme diverse aseconda delle civiltà ed ha ancora oggi le sue aree di raccolta, le suevie di transito, le sue connessioni malavitose ed i suoi approdi sullestrade del mondo “civile”.Sebbene sia stata universalmente e formalmente condannata e mal-grado gli enormi progressi raggiunti dal processo di abolizione, laschiavitù è diffusa ai giorni nostri in moltissimi Paesi, non solo in viadi sviluppo ma anche industrializzati; è una delle più gravi e dram-matiche realtà del mondo contemporaneo, si nutre di milioni di vit-time e colpisce con particolare ferocia quella parte di umanità chepiù è vulnerabile: bambini, donne, lavoratori provenienti da Paesi invia di Sviluppo. Il fenomeno, complesso e in continua evoluzione,ha assunto diverse forme, spesso meno visibili e difficili da sradicare,ma altrettanto intollerabili poiché basate sulla coercizione della li-bertà. Le moderne pratiche di schiavitù sono infatti varie e mutevolie si caratterizzano per l’uso della forza e il controllo sulla persona.

1 Salvatore bono, Il Mediterraneo. da Lepanto a barcellona, Morlacchi Editore, Perugia 1999

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

15

Page 17: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

basti pensare allo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti, allatratta delle donne, all’impiego dei “bambini soldato” nei conflitti, altraffico illegale di migranti, al lavoro forzato, all’accattonaggio.È per questo che oggi rappresenta una vera e propria emergenza so-ciale e morale lottare contro ogni forma di schiavitù, cioè condannareogni relazione di potere ottenuta e mantenuta mediante il ricorso allaviolenza fisica o psicologica nei confronti delle vittime, attraverso lacoercizione e l’umiliazione. Per liberare i “nuovi schiavi” del terzomillennio occorre mantenere viva la memoria e la riflessione sulleschiavitù del passato, prima tra tutte quella basata sulla discrimina-zione razziale ed etnica, quale presupposto imprescindibile per com-prendere le forme di schiavitù che sconvolgono il presente e pertrovare strumenti efficaci di contrasto.L’Associazione umbria Africa Onlus ha lanciato nel 2007 una cam-pagna per promuovere l’istituzionalizzazione, a livello nazionale edinternazionale, di una “giornata Internazionale di memoria e rifles-sione contro le Schiavitù”, proponendo quale data unificante il 25settembre, in ricordo della Convenzione di ginevra del 19262. L’associazione propone tale data per l’alto valore simbolico dellaConvezione di ginevra, Convenzione che aveva come scopi ed obiet-tivi l’abolizione della tratta dei negri e l’abolizione della schiavitù eche è stata riconosciuta e approvata dalle Nazioni unite il 24 agostodel 1953 con la risoluzione n. 794 (VIII). bisogna infatti attendere laConvenzione del 1926 per una definizione giuridica internazionaledella schiavitù, ad opera della Società delle Nazioni: «La schiavitù è lo stato o condizione della persona sulla quale vengono esercitati uno otutti i poteri che derivano dal diritto di proprietà o alcuni di questi. La tratta degli schiavi include tutti gli atti relativi alla cattura, all’acquisizione o al-l’utilizzo di una persona, miranti a ridurla alla schiavitù; tutti gli atti relativi all’ac-quisizione di uno schiavo al fine di venderlo o scambiarlo, tutti gli atti di utilizzoattraverso la vendita o scambio di uno schiavo acquisito al fine di venderlo o scambiarloe, in generale, qualsiasi forma di traffico o trasporto di schiavi».

2 Vedi in Allegato la “Convenzione concernente la schiavitù” del 25 Settembre 1926, resa esecutiva in Italia con

r.d. 26 aprile 1928 n. 1723

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

16

Page 18: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

È con la Convenzione di ginevra che per la prima volta a livello in-ternazionale è stata prevista la repressione penale della schiavitù3. L’obiettivo della campagna è quello di stimolare la riflessione sul fe-nomeno della tratta degli esseri umani e di favorire il confronto sulleazioni di lotta contro le forme contemporanee di schiavitù. La giornata Internazionale di memoria e di riflessione contro leschiavitù non intende essere una celebrazione sterile, ma vuole da unlato testimoniare la fine dell’oblio di una delle pagine più tristi e vio-lente della storia dell’umanità, e dall’altro rappresentare un luogo diriflessione e confronto sulle possibili risposte sociali e politiche allenuove forme di schiavitù contemporanee, affinché non si dimentichiche il fattore primo di ogni forma di schiavitù è l’esistenza di unenorme bacino di sofferenza, povertà e vulnerabilità.Su proposta dell’Associazione umbria-Africa il 24 settembre 2007 ilConsiglio Comunale di Perugia ha deliberato all’unanimità l’istitu-zionalizzazione della giornata e il successivo 26 Settembre è statacelebrata presso la Sala dei Notari del Comune di Perugia la Primaedizione della “giornata internazionale di memoria e riflessione con-tro le schiavitù”.L’iniziativa si è aperta con la lettura dei messaggi di Kofi Annan, delMinistro degli Esteri e del Presiedente della Camera dei deputati esi è conclusa con la consegna al Presidente della Repubblica giorgioNapolitano della delibera del Consiglio Comunale istitutiva dellagiornata e dell’Appello4 affinché il Capo dello Stato si faccia inter-prete del riconoscimento di questa giornata in tutte le sedi istituzio-nali nazionali e internazionali.

3 giancarlo Caselli, In nome della Legge. Le normative Internazionali, in “Il Prezzo del Mercato. Viaggio nelle nuove

schiavitù” (a cura di benedetto bollesi e Paolo Moviola), EMI 2006.

4 Vedi in allegato l’Appello dell’Associazione umbria-Africa Onlus per l’istituzione della “giornata

Internazionale di memoria e riflessione contro le schiavitù” (Perugia, 17 settembre 2007)

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

17

Page 19: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Particolarmente apprezzati sono stati gli interventi del Sindaco e delPresidente del Consiglio Comunale di Perugia, dell’Ambasciatore delCamerun quale decano del Corpo diplomatico africano in Italia e diSamia Nkrumah, che ha ricordato il sogno del padre di un’unità afri-cana al servizio del bene dell’umanità. dal 2007 ad oggi sono state realizzate nella città di Perugia (e nel2008 anche nella città di Terni) tre Edizioni della “giornata interna-zionale di memoria e riflessione contro le schiavitù”, organizzatedall’Associazione umbria-Africa con il contributo, la collaborazionee il supporto del Cesvol Perugia, delle comunità straniere, e di mol-teplici Enti pubblici e privati del territorio, tra i quali ricordiamol’università per Stranieri, Comune e Provincia di Perugia e Regioneumbria. Nel corso degli anni si è registrata la partecipazione di nu-merosi rappresentanti delle Istituzioni Locali, del mondo accademicoe delle scuole, delle autorità religiose, delle associazioni locali e diquelle dei migranti. Particolarmente importante è stata la presenzadegli Ambasciatori e dei Consoli. La Terza Edizione della “giornata internazionale di memoria e rifles-sione contro le schiavitù” si è svolta il 25 settembre 2009 presso l’uni-versità per Stranieri di Perugia ed ha visto la presentazione del progettodell’associazione umbria - Africa per la realizzazione di una “Casadelle Culture Africane”, un luogo che possa favorire la conoscenza ela reale comprensione dell’Africa, e che sia in grado di promuovereun processo di inclusione reale dei migranti e la valorizzazione delladiaspora come ponte naturale tra comunità di arrivo e di provenienza.L’iniziativa ha visto, tra gli altri, gli interventi del Prof. Mukuna Sa-mulomba dell’università dell’Aquila che ha tracciato lo stato d’evo-luzione dell’Africa indipendente e la prospettiva panafricana, dellostudioso membro della diaspora Africana godwin Chukwu che haillustrato le caratteristiche della tratta atlantica evidenziando le re-sponsabilità delle società africane nel commercio degli schiavi, delgiornalista guelly Athanase che si è concentrato sulle rotte deglischiavi e il dovere della memoria, e di un altro giornalista, giampieroForcesi, che ha sviluppato il tema “Schiavitù e Colonialismo”. La

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

18

Page 20: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

giornata si è conclusa con l’intervento dello scrittore e poeta came-runense Ndjok Ngan che ha invitato i partecipanti a cantare iniemela sua “ Litania per l’Africa del Sud”.

Con la presente pubblicazione l’Associazione umbria-Africa e il Ce-svol Perugia consegnano alla società civile e alle istituzioni pubblichee private, locali, nazionali ed internazionali, gli Atti della Terza Edi-zione della “giornata Internazionale di memoria e riflessione controle schiavitù”, nella speranza che la campagna per l’istituzione di que-sta giornata possa ricevere l’adesione e il supporto di tutti coloroche vorranno impegnarsi per la costruzione di una comunità mon-diale solidale, di esseri umani liberi ed eguali.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

19

Page 21: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 22: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memoria, perdono e riconciliazione

Paul dongmeza

Page 23: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Paul dongmezaPresidente dell’Associazione umbria-Africa Onlus

Giornata della Memoria - Anno 2008

Page 24: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

MEMORIA, PERdONO E RICONCILIAzIONE

di Paul dongmezaPresidente dell’Associazione Umbria-Africa Onlus

Quando oggi utilizziamo la parola “schiavitù” non evochiamo pur-troppo un fenomeno anacronistico, ma una delle tragedie più gravie feroci dell’umanità, che dal passato è arrivata fino a noi, al nostropresente cosiddetto “progredito, attraversando secoli e continenti. Risalente alla preistoria, la schiavitù si è estesa a tutti i continenti, haavuto sede in paesi antichi e moderni, in paesi arretrati e in paesi so-cialmente avanzati, è stata legittimata dai filosofi greci e romani, dagliebrei, dai cristiani e dai musulmani. Nel Rinascimento, l’Europa siconsiderava come erede del mondo classico dove ad Atene come aRoma la schiavitù era comunemente praticata. gli europei, quindi,potevano accettare che altri uomini fossero ridotti in schiavitù.La tratta transatlantica ebbe inizio durante il XV secolo quando ilPortogallo, e successivamente altri regni europei, erano in grado diespandersi oltre mare e raggiungere l’Africa. I portoghesi per primiiniziarono a rapire persone dalle coste dell’Africa Occidentale e por-tare quelli che schiavizzavano in Europa. dopo la scoperta dell’Ame-rica da parte degli europei, la domanda di manodopera africana salìgradualmente, in quanto le forze lavoro europee e americane risulta-vano insufficientiMa la storia del popolo africano fu radicalmente e sfortunatamentecambiata col trinceramento internazionale di un sistema di schiavitùche lo condannò ad essere trattato meno di un qualunque essereumano. Milioni di africani furono catturati, trasportati come merci,in condizioni orribili e messi in schiavitù, usati come mezzi di pro-duzione per costruire lo sviluppo economico dei paesi occidentali edell’America (viaggio di non ritorno).La schiavitù transatlantica è unica nella storia dell’umanità in terminidi impatto distruttivo che ha avuto sull’Africa, in quanto una intera

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

23

Page 25: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

razza fu condannata a divenire merce, e pertanto catturata, selezio-nata, trasportata, venduta all’asta, messa ai lavori forzati, umiliata edeprivata della propria cultura. L’immensità del crime e la conse-guente vergogna è tale, che quando le menzogne non sono state piùsufficienti a coprire la verità storica, si è deciso di passare all’oblio.diventa come un fantasma nei corsi scolastici e un rumore vago perle nuove generazioni. Eppure, se ci fosse un solo crimine da ricordarein tutta la storia dell’umanità, questo dovrebbe essere senza ombradi dubbio la Tratta dei negri.Non ci sono parole per descrivere l’inenarrabile. Come possiamo de-centemente credere che un crimine di una tale estensione non abbialasciato nessuna traccia oggi? Come possiamo credere che un criminedi un tale immensità non abbia avuto nessuna conseguenza di ugualeimmensità su l’evoluzione dell’Europa, dell’Africa e delle due Ame-riche fino ai giorni nostri? diciamolo subito: non si può capire pie-namente il mondo oggi se non si capisce prima quello che è successoin passato.L’Africa è stato l’unico continente ad essere colpito in questo modo,la perdita della sua popolazione e del potenziale è stato il maggiorfattore che l’ha condotta al suo sottosviluppo economico. Ma nonservirebbe a niente dissimulare le nostre proprie responsabilità neidisastri che si sono abbattuti o continuano ad abbattersi su di noi.Le nostre complicità nella tratta degli schiavi sono ben stabilite, lenostre divisioni assurde, i nostri errori collettivi; la schiavitù è stataanche una istituzione endogena. Il commercio transatlantico creò inoltre le condizioni per la succes-siva conquista coloniale dell’Africa da parte delle potenze Europeee per la costruzione di una relazione iniqua che esiste ancora oggitra l’Africa e le grandi potenze mondiali.Questo rapporto di disuguaglianza che si era creato gradualmentecome conseguenza della schiavizzazione degli Africani fu giustificatodall’idealismo e dal razzismo (razza inferiore). Questa ideologia, chefu perpetuata anche dal colonialismo, è uno dei lasciti più significatividi questo periodo storico.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

24

Page 26: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

L’effetto deleterio della massiccia schiavitù africana e del coloniali-smo, si è cristallizzato sulla psiche degli africani, sia nella diasporache nel Continente, gradualmente in una forte forma di “Complessodi Inferiorità”, che ha sottoposto gli africani ad un ripugnante statodi auto-alienazione psicologica e mancanza di fiducia in loro stessi. Sfortunatamente, la cultura del silenzio si è associata al nostro disagiodi discutere della tratta, che è dovuto in parte al senso di colpa per ilnostro coinvolgimento e ha lasciato una cicatrice indelebile sulle no-stre facoltà mentali, psicologiche ed intellettuali, nella forma di schia-vitù trincerata sotto la maschera della “supremazia bianca”. Questo“complesso di inferiorità” impedisce ancora oggi agli africani di di-venire protagonisti attivi dei processi di sviluppo socio-economicodell’Africa, necessari per l’eliminazione della povertà estrema che af-fligge la maggioranza degli africani sia sul continente che nella dia-spora.Noi siamo ancora i “disgraziati della Terra” nonostante le nostrericche e illimitate risorse naturali. Consapevolmente o meno, noi ab-biamo accettato l’ordine economico della supremazia bianca nelquale “noi compriamo secondo i loro prezzi e loro comprano da noisecondo i loro prezzi”. Nessuna economia politica, né capitalista nésocialista, può spiegare questa nuova schiavitù economica moderna. gli Africani sono stati messi in coda in ogni processo mondiale conuna struttura mentale guidata e tele-guidata, per usare i prodotti giàconfezionati come la democrazia, la religione, la tecnologia senzaalcun riferimento all’importanza del processo che li ha prodotti, allefasi e alle realtà del nostro ambiente sociale, culturale ed economico.Per il continente africano la giustizia e la pace si presentano più chealtrove come un bisogno urgente. Questa urgenza è senza dubbio le-gata alla sua storia tumultuosa e traumatica. Come ben sapete, l’Africaè l’unico continente al mondo ad essere stato un teatro della tratta dischiavi per tre secoli, e della pratica coloniale per quasi due secoli.Cinque secoli di una storia di de-umanizzazione, di spoliazione e dialienazione culturale hanno lasciato ai neri d’Africa e alla diaspora

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

25

Page 27: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

delle tracce indelebili. una umanità umiliata, una coscienza ferita euna mentalità impoverita: si tratta insomma di un fenomeno di alie-nazione e di “depauperizzazione” antropologica, che per alcuni giu-stifica il ritardo dell’Africa e la povertà dei neri ovunque vivono.La ricerca di una Personalità africana non implica il fatto di un ritornoantropologico alla nostra ascendenza, bensì la valorizzazione dellacultura dei valori spirituali ed la conseguente connessione e fusionenei moderni sviluppi della scienza e della tecnologia per un rapidosviluppo socio-economico dell’Africa.Questa è una sfida e una chiamata forte agli africani del continentee della diaspora, di riprendere la battaglia contro l’afflizione mentaleche ovviamente è sofferta da noi come una conseguenza dell’aver in-troiettato gli stereotipi della supremazia occidentale, che imprigio-nano le menti e ristringono la visione di molti di noi, inconsapevoliche la nostra visione è stata costruita che le nostre azioni sono quindipredeterminate. Lo sviluppo dell’Africa lo sradicamento della po-vertà, la lotta all’analfabetismo sarà possibile solo quando noi africanistessi ci libereremo dalla schiavitù mentale e intellettuale secolare,forgiando la nostra identità su due pilastri quali la LIbERTÀ e la dI-gNITÀ.Se oggi, a livello internazionale, la proprietà legale di una persona èstata ufficialmente e formalmente condannata, ciò non significa chela schiavitù sia stata sconfitta ed espulsa dalla storia. Essa ha infattiassunto altre forme meno visibili ma altrettanto intollerabili colpendoparticolarmente e spietatamente alcuni gruppi vulnerabili: bambini,donne, lavoratori provenienti da paesi in via di sviluppo.Sono state elaborate varie convenzioni internazionali volte a proibiretutte le pratiche simili alla schiavitù. Ma è servito a ben poco. L’ONue l’organizzazione internazionale del lavoro si sono date da fare, macon mezzi limitati e risultati modesti.È per questo che noi, oggi, ci impegniamo a mantenere viva la me-moria sulle schiavitù del passato quale presupposto imprescindibileed non negoziabile per comprendere le forme di schiavitù che scon-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

26

Page 28: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

volgono il presente e per trovare strumenti efficaci di contrasto, nelrispetto della dignità di ogni essere umano. Per liberare i “nuovischiavi” del terzo millennio, occorre continuare a riflettere sulla trattadegli schiavi del passato, prima tra tutte quella basata sulla discrimi-nazione razziale ed etnica.Per molto tempo la tratta degli schiavi è stata rimossa dalla storia.Tre secoli di commercio di schiavi e milioni di persone sradicate dallaloro terra spariscono dalla storia ufficiale dell’umanità. Non se neparla più come se tutto ciò non fosse accaduto. Per superare il traumasarebbe però necessario conoscerla e studiarla, tenendo presente chesuperare non significa rimuovere, anche se finora ha prevalso propriola rimozione. Il nostro obiettivo, tuttora, è quello di ricordare unodei momenti più importanti nel processo di abolizione della schiavitù,ovvero la stipula della Convenzione di ginevra del 25 settembre1926, approvata il 24 agosto nel 1953 dalle Nazioni unite con la ri-soluzione n. 794 (VIII). La Convenzione del 1926 è il primo Trattatointernazionale ad avere come scopi ed obiettivi l’abolizione dellatratta dei negri e della schiavitù. L’Africa non richiede un risarcimento dei danni subiti, ma il ricono-scimento dell’accaduto come verità del passato e del presente. L’Africa non può pensare al suo futuro senza fare i conti con il suopassato. Per noi africani oggi sarebbe un errore considerarci vittimeo discendenti delle vittime della tratta per forgiare un’identità. In que-sto modo si rimarrebbe “schiavi della schiavitù”. Al contrario l’orgoglio di aver contribuito a costruire le grandi po-tenze industriali di oggi deve avviarci verso una presa di coscienza,verso una rivoluzione mentale e culturale, chiave per il rinascimentoafricano. Chiediamo dunque a tutte le persone, alle istituzioni, alleorganizzazioni della società civile, di farsi promotori del riconosci-mento di questa giornata in tutte le sedi istituzionali nazionali e in-ternazionali. Ci rivolgiamo soprattutto alle Istituzioni Africane, agliafricani nel continente e della diaspora, affinché intorno a questadata e a questa tematica possano trovare un punto di unione, perchè

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

27

Page 29: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

la memoria di quanto è successo sia perdono, ma non oblio, e sia ri-conciliazione prima di tutto con noi stessi. Questa riconciliazionepotrà servire all’Africa per trovare una possibile via di uscita dal buiodel sottosviluppo in cui giace attualmente, rendendosi non più og-getto, ma soggetto attivo, di un rinascimento che non investirà soloil continente Nero, ma il mondo intero.“una giornata di memoria e di riflessione contro le schiavitù” chenon deve essere una celebrazione sterile, ma deve da un lato testi-moniare la fine dell’oblio di una delle pagine più tristi e violente dellastoria umana che ha colpito, in primis, il Continente nero, e dall’altrorappresentare un luogo di riflessione e confronto sulle possibili ri-sposte sociali e politiche alle nuove forme di schiavitù contempora-nee. una giornata che vogliamo riempire di significati e iniziativeconcrete affinché il tema della tratta sia fatto proprio dalle scuole,dai media e dalla società civile e affinché non si dimentichi che il fat-tore primo di ogni forma di schiavitù è l’esistenza di un enorme ba-cino di sofferenza, povertà e vulnerabilità.Solo così farà il suo ingresso nella memoria collettiva, cioè nella leggedella libertà.

Casa degli SchiaviIsola di gorèeSenegal

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

28

Page 30: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

L’Evoluzione dell’Africa indipendente

e la prospettiva panafricana

Mukuna Samulomba Malaku

Page 31: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

30

Page 32: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

31

Page 33: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

32

Page 34: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

33

Page 35: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

34

Page 36: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

35

Page 37: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

36

Page 38: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

37

Page 39: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

38

Page 40: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

39

Page 41: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

40

Page 42: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

41

Page 43: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 44: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

La Tratta Atlantica:

responsabilità e collaborazione di alcune

società africane nel commercio

degli schiavi

godwin Chukwu

Page 45: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 46: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

LA TRATTA ATLANTICA: RESPONSAbILITÀ E COLLAbORAzIONE dI AL-CuNE SOCIETÀ AFRICANE NEL COMMERCIO dEgLI SCHIAVI.

di godwin ChukwuStorico e membro della Diaspora Africana

Premessa

La conferenza organizzata dall’ Associazione umbria-Africa nell’ am-bito della Terza Edizione della “giornata Internazionale di memoriae riflessione contro le schiavitù” intende celebrare, riflettere,appro-fondire, rivivere e tener viva la memoria di tutti gli schiavi caduti inlungo e in largo le vie e i mari del mondo. Inoltre la conferenza sitiene il 25 settembre 2009 come risposta alle sollecitazioni dell’As-semblea della Società delle Nazioni del 1926 che ha adottato “la con-venzione internazionale sulla schiavitù”(1) nella data sopra riportata.La stessa Società raccomandava alle potenze d’allora di impegnarsinel prevenire e reprimere la tratta.Seguendo le orme tracciate dalla Società delle Nazioni, e più tardidall’ONu, e mossi da una profonda convinzione di giustizia verso inostri caduti in cattività, abbiamo deciso di commemorare l’ eventoin quella data.Vorrei ringraziare gli organizzatori della conferenza, esprimere lamia gratitudine per la numerosa presenza e partecipazione degli afri-cani in questa sala e anche per la presenza delle autorità accademichee istituzionali.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

45

Page 47: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Introduzione

Ritengo che in ogni discorso sull’Africa, deve essere attribuito senzadubbio alla tratta atlantica un ruolo centrale. Questo argomento ha,come è naturale, una valenza morale e una carica emotiva. Mal’aspetto più importante della tratta atlantica sta nel fatto che questadeterminò d’allora in poi lo sviluppo dell’ Africa in tutti i suoi aspetti( sociali, economico-commerciali, politico-istituzionali...). gli effettidella tratta furono enormi e complessi a seconda della prospettiva incui vengono inquadrate le società africane. Questo rappresenta unpunto delicato ma allo stesso tempo una questione aperta ed obbli-gatoria per fare piena luce sulle molte ombre che avvolgono le lunghenotti della schiavitù africana.. Su questo punto credo che ci sia pocaletteratura e dibattito da parte degli africani in generale e questo si-lenzio, cosciente o meno, rappresenta effettivamente la zona d’ombraancora esistente tra gli studiosi africani.(2)

Schiavitù e tratta transahariana nelle società africane

La schiavitù era una prassi presente in moltissimi popoli del mondo,compreso il continente africano. Questa prassi è molto antica. Laschiavitù si sviluppa in Africa attraverso contatti con altri popoli eciviltà. dal punto di vista storico e sociale troviamo in molti popoli(etnie) e società africane l’istituzione della schiavitù come sistema so-ciale e naturale.” Lo schiavo è una proprietà come i soldi che hai intasca.. È permesso da dio mangiare i soldi ottenuti attraverso laschiavitù, questa è qualcosa di sacro”. (3) Questa affermazione rivelauna convinzione culturale che fonda le sue radici in un passato re-motissimo. Le varie forme di schiavitù che conosciamo in Africa daitempi antichi fino all’epoca moderna sono: la schiavitù domestica, lapiù antica e diffusa in gran parte dell’Africa sudanese, pensiamo allaparte occidentale sahelico, la schiavitù transahariana, pratica nota

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

46

Page 48: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

nell’epoca dei faraoni: la schiavitù transoceanica od orientale e infinela schiavitù atlantica o tratta transatlantica.Le più antiche testimonianze scritte relative alla tratta (schiavitù) tran-sahariana riguardano il Fezzan (4) e datano al VII secolo a. C.La cattura degli schiavi veniva sicuramente praticata sotto le dinastiefaraoniche dal 2000 a.C., epoca nella quale le truppe erano formateda nubiani. Tra il 1500 e 1400 a.C., frequenti sono le spedizioni mi-litari nell’ alto Nilo. per procurare delle reclute e dei servitori. unodei faraoni della XII dinastia scriveva “Il Nubiano...io ho catturatole sue donne,rapito i suoi sudditi” In questo documento antico ap-pare già la pratica del razziare e rapire come modo di procurare deglischiavi e delle schiave. (5)Nel IX secolo dopo C. gli storici arabi scrivono “Ci è stato riferitoche i re del Sudan (la terra dei Negri) vendono dei sudan (negri) senzaalcuna ragione o motivo di guerra”. Ed altri storici arabi menzionanol’esportazione di schiavi dalla lontana terra del sahel verso l’Egitto oaltri paesi del nord Africa. Queste citazioni svelano due dati che sa-ranno costanti nella tratta atlantica: cattura o rapimento (la razzia) eil traffico o vendita di schiavi. Accanto a questi due modi aggiun-giamo un terzo elemento ed è quello di prigioniero di guerra cheviene tramutato in schiavo. Molti autori o studiosi della schiavitù come “sistema produttivo” in-dividua la causa di ciò nella nascita dell’istituzione del guerriero e delmercante nel tessuto sociale. È la stessa società nella sua organizza-zione che fa nascere dal suo ventre il guerriero e il mercante che sa-ranno artefici del sistema schiavista o schiavisticoLe varie rappresentazioni dello schiavo nelle varie società africaneappaiono come “il non parente” per definizione. Il suo stesso sessoè neutro. Oggetto di cattura o di acquisto, strumento di proprietà in-dividuale senza legame con la sua propria terra o con il gruppo diorigine, egli è all’interno della società di accoglienza un non- nato.gli schiavi sono socialmente sterili ed essi non nascono pertantodalla vita, ma dalla materia. Nella società schiaviste nascere dalla ma-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

47

Page 49: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

teria è l’unico modo di venire al mondo per un’ intera classe della so-cietà. Pertanto lo schiavo viene concepito e rappresentato come ma-teriale nero o ebano nero. In questo contesto lo schiavo è dunqueun oggetto senza sesso, senza parente ne identità; non può generarefigli... . Nella tradizione bamum del Cameroun settentrionale glischiavi di palazzo sono raffigurati nella forma più subordinata di in-timità col potere come “escrementi del re” quasi prodotto autonomodi un parto di solo uomo. (6)Abbiamo visto che in Africa, prima dell’ evento della colonizzazioneeuropea nella prima fase che va dalla fino del quindicesimo secolofino l’abolizione della schiavitù da parte degli Stati uniti d’Americanel 1863, la schiavitù esisteva come sistema attraverso l’istituzionedel guerriero e il mercante. Il guerriero aveva il compito di forniresempre forza lavoro fresco per un impiego duplice, impiego dome-stico (palazzo del re, l’aristocrazia, capi, sacerdoti, l’agricoltura e lesue derivazioni) e l’impiego per l’ esportazione. Nelle trattative dicompra-vendita di schiavi entrano come attori e agenti e mercantilocali. Infine la varie tratte come quella transaharian, (verso il NordAfrica attraversando il deserto con base di smistamento aFezzan)transoceanica (verso l’Arabia saudita, il golfo Persico, versola Cina e l’India). Nel panorama storico dell’Africa occidentale me-ritano un posto particolare gli imperi del ghana, gli imperi del Mali,Songai, l’impero Kanem-bornu...sorti dal IX secolo fino alla metàdel quindicesimo secolo. Questi imperi praticarono e fondarono laloro ricchezza sul sistema schiavista. durante questi imperi ci furonograndi spostamenti di popolazioni che crearono grande squilibriodemografico. gli avvenimenti del passato precoloniale aiutano ad in-quadrare gli eventi della tratta atlantica da parte degli europei, nellapartecipazione mercantile di talune società africane nel commerciodegli schiavi. Questo fatto solleva più di un velo su alcuni dei vecchimiti della storiografia degli anni sessanta: così lo spostamento aoriente degli imperi dell’Africa occidentale tra il IX e il XVI è spie-gato più per lo spostamento di interi gruppi a causa delle guerre

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

48

Page 50: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

schiaviste che non per il ritenuto esaurimento dell’oro dell’Africa oc-cidentale ( in modo particolare nel Malì).Il forte commercio di schiaviin tutta la zona è visto in opposizione ai tradizionali scambi di ciboe di merci tra le popolazioni nomadi del deserto e le popolazioniagricole della savana le cui rispettive esigenze di mobilità e di scambioforniscono la rete logistica dei commerci transahariani. Le guerresante islamiche del XVIII e XIX secolo furono anche e soprattuttoguerre di catture e predominio commerciale e militare.La schiavitù generalizzata nelle società sudanesi (zona Africa occi-dentale) permise l’innesco della tratta atlantica e l’evoluzione di so-cietà sempre più basate sull’acquisto, la cattura e l’appropriazione dischiavi. Così le aristocrazie guerriere e i re-mercanti insieme parte-ciparono all’affermarsi della schiavitù come sistema in tutta l’area sa-heliana dell’Africa occidentale. (7)Tutto questo smentisce in parte l’immagine dell’Africa felix dei grandiimperi dell’Africa occidentale, del mitico re e condottiere Sunjiata lecui conquiste di terre e nuovi sudditi furono celebrate; tutto questonon sembra rimarcare armonia, fratellanza... . Ma bisogna altrettantoaffermare che altri popoli o etnie più o meno organizzati non prati-carono, all’ interno della loro struttura sociale la schiavitù e neancheil commercio di schiavi; esempi di questa affermazione trovano ri-scontro presso i popoli come i baga della guinea Konakri, i Krudella Liberia ed altri tanti popoli limitrofi. Il caso più emblematicodi tutto questo fu il caso del re Agaja dei Fon del dahomey (oggiRepubblica del benin). Su questo punto o tema torneremo più tardi.La guerra è una grande produttrice di schiavi così come i conflittisociali, solo in certe situazioni ed aree le guerre vengono mosse ap-positamente per procurarsi gli schiavi Il regno schiavista del daho-mey dal 1700-1800 muove guerre contro le popolazioni yoruba chevivono tanto a est come quelle nel settentrione intraprendendo razziecon lo scopo di procurare schiavi. Spesso gli schiavi possono essereraccolti sotto forma di tributo come quelli imposti dal gruppo etnicoAsante a molte province del nord del ghana; in questi casi sono i

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

49

Page 51: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

governanti locali che devono occuparsi per trovare gli schiave fra lapropria stessa gente o fra i gruppi vicini che verranno portati alla ca-pitale. da qui molti di loro saranno distribuiti a notabili o trattenutidirettamente dal sovrano che verranno reimpiegati in svariate attività:agricoltura, pesca, ricerca del oro, servizi domestici, commercio, at-tività militare...ma possono anche essere uccisi sacrificati per accom-pagnare un defunto di rango o possono infine essere portati sullacosta e rivenduti agli europei in cambio di merci dal valore strategicofondamentale come armi, e munizioni per ristabilire le scorte mili-tari.La tratta transatlantica ha danneggiato gravemente lo sviluppo de-mografico in Africa. Molte zone del continente hanno subito grandilacune. Queste lacune – in termini di crescita demografica – hannocausate grande impoverimento nelle società africane rendendola- inquella epoca – incapace nella prospettiva di sviluppo demograficocapace di produrre e riprodursi. (7a)

Dal colonialismo di Vasco da Gama e Cristoforo Colombo alla schia-

vitù.

Per gran parte del medioevo l’Europa fu un’isola a sé stante, (8) ta-gliata fuori dal resto del mondo dall’Islam; quest’ultimo era penetratoin lungo e in largo dall’Asia centrale verso il Medio Oriente e il NordAfrica per concludersi in Spagna giungendo sino ai Perinei. Neppurele otto crociate riuscirono a rompere questa barriera. dalla nascitadell’Islam fino all’impero ottomano questa forza religiosa continuòa crescere. Nel 1453 cadde in mano ai musulmani la città simbolo diCostantinopoli (città che rappresentava la sintesi tra la civiltà greca eromana e capitale del cristianesimo orientale) Nel frattempo, però,in Europa cominciava a farsi sentire un’inquietudine crescente chesbocciò nelle scoperte. Vasco da gama, aggirando i musulmani aprìuna nuova via marittima, che, circumnavigando” l’Africa, approdò

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

50

Page 52: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

nell’India Orientale. E Cristoforo Colombo “scoprì” le Americhe.Al termine del quindicesimo secolo questi eventi inaugurarono unperiodo del tutto nuovo nella storia del mondo: la colonizzazioneeuropea dei popoli dell’Africa, dell’Asia e delle Americhe. Tutto que-sto non avvenne per caso. Questa nuova conquista affonda le sue ra-dici non solo nel principio medievale sulla giusta guerra, ma nel fattoche questa (la colonizzazione) fu la continuazione moderna delle cro-ciate. “Anche se i progetti delle crociate fallirono, dice M.W.bal-dwin,(9)la mentalità della crociata sopravvisse”La colonizzazione praticata in Europa da parte di nazioni cristianenel confronto di altri popoli europei precedeva la colonizzazione mo-derna ed era anche diametralmente differente. Adesso invece i cri-stiani europei (intendasi Portogallo, Spagna, Inghilterra, Olanda,Francia...) incontrarono popoli che erano non soltanto fisicamente,ma anche culturalmente e linguisticamente, assai diversi da loro. unadelle conseguenze più atroci (o le conseguenze delle maledizioni “di-vine” che caddero sui discendenti di Cam) fu l’imposizione dellaschiavitù sui popoli non occidentali. Nell’antico impero romano eanche nell’Europa medievale, la schiavitù aveva ben poco a che farecon la razza. dopo le “scoperte” del mondo non occidentale, le cosemutarono profondamente; i popoli “inferiori” erano alla mercè deipopoli “superiori”; i valori etici subirono radicali trasformazioni. Apartire da tale momento gli schiavi avrebbero potuto essere soltantopersone di colore. La loro diversità consentiva agli occidentali vitto-riosi di considerarle come inferiori.La Spagna e il Portogallo introdussero la schiavitù e furono imitateben presto da altre potenze coloniali nascenti che reclamavano an-ch’esse la loro fetta nel lucroso commercio di corpi umani. Qualcunoparlò in modo brutale “del lucroso commercio degli ebani neri”.Nel 1537 il papa Paolo III(10) autorizzò l’apertura del mercato deglischiavi di Lisbona, dove venivano venduti ogni anno, per essere tra-sportati nelle Indie occidentali, fino a dodicimila africani. A partiredal 1698 – fine della concessione reale dell’esportazione degli schiavi-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

51

Page 53: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

in gran bretagna si giunse a dichiarare che “il commercio deglischiavi è un diritto fondamentale e naturale di tutti gli inglesi”;(11) ead iniziare da quella data la gran bretagna giocò la parte del leonenel mercato degli schiavi. Nel decennio compreso fra il 1783 e il 1793salparono da Liverpool 880 navi che trasportarono nelle Americhepiù di trecentomila africani. Il numero degli schiavi venduti nelle co-lonie europee delle Americhe è stato stimato da venti a quaranta mi-lioni. durante questa fase la superiorità degli occidentali su tutti glialtri popoli continuò a radicarsi sempre più profondamente fino adessere considerata cosa del tutto evidente.(12)Le maledizioni di Vasco da gama e di Cristoforo Colombo, infine,indicano la spessa coltre di dolore, sofferenze e disprezzo che caddesul continente africano. La presenza portoghese nella prima metà delquindicesimo secolo nel continente portò un chiaro (scombussola-mento)disordine sociale nei rapporti fra i gruppi dello stesso lignag-gio. Il pregiudizio reciproco invase quasi tutte le coste africane dovevivevano i vari gruppi che commerciavano con i portoghesi.

L’origine della tratta

La tratta ebbe inizio nel 1441 quando un giovane marinaio porto-ghese, Atam gonçalvez rapì un uomo e una donna della costa occi-dentale del Sahara per compiacere al suo re Enrico il Navigatore.Con questo episodio iniziò ufficialmente la circumnavigazione del-l’Africa che si concluse con Vasco da gama. Quattro anni più tardii portoghesi costruirono un forte sull’isola di Arguin, ubicata difronte alla Mauritania. Il forte serviva come base per l’acquisto deglischiavi e soprattutto per l’oro che sembrava provenisse dall’anticoimpero del ghana (l’attuale Mali). I due desideri: la via per raggiun-gere l’India e la ricerca affannosa di materie prime come oro,avorio,spezie e schiavi spingevano i portoghesi alla ricerca di nuovi approdi.I portoghesi conoscevano il valore elevato degli schiavi dato che nel

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

52

Page 54: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

sud dell’Europa nel XIV secolo c’era un fiorente mercato di schiavidestinati ai lavori domestici per la corte dei re e delle aristocrazie eu-ropee e soprattutto come mano d’opera da impiegare nell’agricoltura,specificatamente nella piantagione ed elaborazione della canna dazucchero. In Europa a quel tempo mancava la mano d’opera che erastata decimata dalla peste nera. In molte parti del sud dell’Europa lapiantagione della canna da zucchero era molto estesa: nel sud dellaSicilia, nell’isola di Madeira, nelle isole di gran Canarias... . Questofatto richiese una risposta alle molte domande di manodopera dischiavi. In modo analogo la tratta atlantica dipendeva dalla disponi-bilità degli africani a vendere schiavi. L’enorme domanda che venivadai portoghesi prima e dagli inglesi, francesi,olandesi ecc,ecc, suscitòall’interno delle istituzioni delle coste, offerte altrettanto in forte cre-scita. Questa logica mercantile aprì una profonda ferita in alcune isti-tuzioni statali africane.Quando i portoghesi approdarono nelle coste di Senegambia trova-rono gruppi etnici del luogo predisposti a collaborare nella tratta;uno di questi gruppi erano i Wolof. Altri gruppi, invece, come quellidell’alta guinea come i baga e i Kru si rifiutarono di collaborarecome ho citato precedentemente. I baga e i Kru non solo non par-teciparono alla tratta per tutta la sua durata, ma si opposero con fe-roce coraggio e. se catturati, arrivavano a uccidere i loro padroni osé stessi, tanto che gli europei cessarono di ridurre i Kru in schiavitù.(13)Nella zona dell’Africa equatoriale occidentale esistono popolazioniche ignoravano cosa fosse la schiavitù prima dell’arrivo degli europei.I Fang del gabon sono l’esempio delle affermazioni dette poco anzi.Essi vivono insediati appunto nel gabon, in Congo brazzaville, gui-nea Equatoriale, Camerun e probabilmente nel nord dell’Angola.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

53

Page 55: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

I Popoli,gruppi,stati e regni della costa che collaborarono alla tratta

atlantica

Vorrei iniziare questo argomento esaminando il caso “emblema-tico”o rappresentativo del re Agaja dei Fon.dek dahomey Repub-blica del benin); ma prima bisogna fare una premessa generale chedia senso a ciò che seguirà.I re, i capi, i notabili della corte, i capi tribù africani della costa occi-dentale presero parte a questa nuova rete commerciale senza alcunentusiasmo ma si videro costretti a fare una concessione dopo l’altra.una volta che la riserva di “persone disponibili” era diventata troppolimitata per soddisfare le esigenze commerciali degli europei, questi(re, capi) dovettero affrontare un difficile dilemma o scelta: procurarsialtri prigionieri (schiavi) sul campo di battaglia o mediante l’acquistosul mercato degli schiavi, oppure rinunciare alla possibilità di ottenerei prodotti d’importazione europei (14)La seconda opzione o scelta appare peggiore della prima perchéavrebbe significato chiudere la frontiera o il mercato africano allenuove iniziative commerciali provenienti dall’Europa; una secondaconseguenza negativa sarebbe stata la diminuzione del potere d’ac-quisto e anche del prestigio dei capi perchè da loro dipendeva l’arrivodi grandi quantità di beni importati che poi avrebbero distribuito allapopolazione.Le testimonianze di quella epoca dicevano: “Nessun altro ad ecce-zione dei re e dei grandi personaggi viene a far commercio qui” uncapitano francese di quell’epoca diceva: “Il commercio degli schiaviè un’impresa da sovrani, uomini facoltosi e mercantili di primaclasse”Se i vari stati della costa avessero stretto alleanza sarebbero riuscitia costringere gli europei a vendere le loro merci solo in cambio dioro, avorio e pepe (senza coinvolgere gli schiavi) Purtroppo questaalleanza non venne fatta a causa degli egoismi, dei contrasti e dellecontraddizioni – fra i sovrani e i capi delle coste africane – nella ven-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

54

Page 56: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

dita dei loro conterranei. Il caso emblematico, come avevo accennatosopra, dà la misura giusta per capire l’intreccio stretto tra l’esporta-zione di schiavi e l’importazione di armi e della polvere da sparo. Eb-bene il re Agaja fin dall’inizio rifiutò l’esportazione e la cattura deglischiavi. Ma successivamente il popolo fon iniziò a subire ricorrentiscorrerie da parte dei vicini staterelli della costa. Le costanti scorrerieobbligarono il re Agaja a trovare una soluzione: trattare con gli eu-ropei per l’acquisto di armi e di polvere da sparo impegnandosi incambio – “conditio sine qua non” a fornire incessantemente schiavida esportare. La morale della favola è che il re accettò le condizionidegli europei e ottenne così le armi per difendersi dai vicini che ave-vano lo stesso obiettivo. Andò sempre più sviluppandosi una equa-zione tra la fornitura di schiavi, da un lato e quella delle armidall’altro. Quindi il contratto fra armi e schiavi rimase lo scambio es-senziale. una città come birminghan fece la sua fortuna vendendoarmi ai re dell’Africa occidentale. Si racconta che quella città ingleseesportasse oltre 100 mila armi all’anno. Le cose dette finora riflettonouna piccolissima parte degli eventi accaduti nell’Africa occiden-tale.(15)I portoghesi lasciando la Costa d’Oro (l’attuale ghana) approdarononell’estuario del Kongo nel 1482. Arrivati trovarono, come presso iwolof, il commercio degli schiavi; questo mercato era un affare incui i sovrani e i sudditi avevano interessi nettamente distinti. Per ra-gioni di interesse economico il re del Kongo si fece battezzare dopoessere stato detronizzato da suo figlio, Alfonso Mbemba Nzinga, ilquale accettò in toto usi, religione e costumi dei portoghesi . Nel1526 il regno del Kongo esportava tra due e tremila schiavi all’anno.Il re Alfonso I del Kongo scrivendo al re di Portogallo, Joao III, silamentava dicendo che:“Molti dei nostri sudditi bramano ardentemente la mercanzia deiportoghesi, che il tuo popolo porta nei nostri regni. Per soddisfaretali insani appetiti, prendono i nostri sudditi neri liberi e liberati, per-sino nobili e figli di nobili e addirittura membri della nostra stessa

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

55

Page 57: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

famiglia. Li vendono alla gente bianca... . Tale corruzione e deprava-zione è così diffusa che la nostra terra è stata completamente spo-polata... . È dunque nostro desiderio che questo regno possa essereun luogo dove né la tratta degli schiavi né il loro transito abbialuogo.”(16)Il Re di Portogallo rispose che il Kongo non aveva altro da vendere.Alfonso I non fermò la tratta ma la limitò e la regolamentò.

Conclusione

A partire dal 1650 la domanda commerciale di schiavi all’estero andòcrescendo in modo rapido e tumultuoso. Questo ciclo di “sviluppo”colse impreparati i regnanti africani serrandoli in una manovra con-traddittoria. Per assicurarsi la fornitura dei manufatti europei, essidovevano vendere dei prigionieri (in quantità sempre crescenti). Ma per garantirsi la necessaria fonte di prigionieri (schiavi), cosi comela difesa del paese dalle scorrerie dei vicini che a loro volta cercavanodi procurarsi dei prigionieri, ciascun regnante doveva comprare armie polvere da sparo in quantità sempre maggiori. Il risultato inevitabilefu nuova insicurezza e altra violenza.. Tutti coloro che lucrarono conil sistema di schiavitù finirono in un clima di brutalità ancora più pe-sante. Il prezzo della vita si abbassò. La vecchia schiavitù domesticadelle epoche precedenti che era caratterizzata in gran parte da un le-game personale abbastanza blando, cedette il passo ad una condi-zione di vita forzata ed assai peggiore. diverse società lungo la rivierafurono trascinate in una disintegrazione morale. Il fenomeno dellospopolamento entro le zone investite dalla tratta degli schiavi che sisvolgeva sulla costa, poteva anche essere estremamente grave. Neicasi peggiori, intere comunità civili e demografiche furono spazzatevia o crudelmente decimate. L’Africa perse moltissimo in quei terri-bili secoli di tratta. Alla fine di questi fatti, la tratta degli schiavi do-vrebbe essere considerata come uno strumento nella promozione di

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

56

Page 58: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

una prima forma di scambio coloniale. L’Europa riversò i suoi ma-nufatti in Africa. In cambio l’Africa mandò la più preziosa delle suematerie prime: la capacità produttiva dei suoi giovani, uomini edonne. Esistevano tutti gli elementi per uno scambio disuguale: uncommercio assai redditizio per l’Europa, che accumulava grossi ca-pitali per un gran numero di imprenditori, ma che, sul versante afri-cano serviva solo a procurare beni di consumo per una minoranzaprivilegiata. Infine c’era una differenza fondamentale. Mentre i pro-fitti commerciali dei re del ghana, di dahomey, di bonny erano co-stituiti dai beni di consumo che giacevano nelle loro magazzini, gliuomini d’affari in Inghilterra trasformavano i loro contanti in capitaliproduttivi; e con quei capitali contribuirono a mettere in moto unarivoluzione economica. Le prime incursioni marittime dei portoghesi sulle coste africanenell’alta guinea; le prime trattative commerciali di scambio; le primecatture e la collaborazione di alcuni stati africani nell’acquisto deiprimi schiavi; le altre e successive esportazioni di esseri umani per leAmeriche...da allora le coste di Senegambia, passando per le costedel ghana, del bonny fino alle coste di Congo sono state testimonie teatro della più drammatica e sanguinaria tragedia che abbia maiafflitto il genere umano.(17)

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

57

Page 59: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

NOTE

(1) Vedere la Convenzione Internazionale del 1926 della Società delle Nazioni sullaschiavitù”,Atti delle Nazioni unite.Facendo leva su questa Convenzione, l’Italia fascista la utilizzò come uno degli ar-gomenti per occupare l’Ethiopia(2) Per quanto mi riguarda le recenti bibliografie sull’argomento, in lingua italiana,sono poche anzi pochissime. Sono praticamente pochi anche gli scrittori africaniche si sono cimentati sull’argomento della tratta atlantica a partire dal 1990 finoad oggi. Cito J.E.Inikori, professore di storia economica all’università “Ahmadbello”(Nigeria) che è autore dell’articolo “Africa in the world history: the exportslave trade from Africa... raccolto nel V volume della Storia generaledell’Africa(gli 8 volumi sono stati pubblicati dall’unesco). Su questo argomentoInikori ha pubblicato numerosi articoli nella rivista Journal of African History.(3) Vedere l’ introduzione di Alessandro Triulzi p, 5 del libro “Antropologia dellaschiavitù” di C- Meillassoux( Milano,Mursia,1992) Opera originale in francese “An-tropologie de l’esclavage. Le ventre de fere t d’argent”( Presses universitaires,Paris,1986).(4) Fezzan, località libica meridionale. Luogo di smistamento e vendita degli schiaviprovenienti dalla zona sahelica.(5) Op.cit p 50.(6)Sono debitore in questo paragrafo dell’ottima introduzione di A.Triulzi all’ operadi Claude Meillassoux op. cit p.5-12.(7) Oltre all’opera di C. Meillasoux vorrei citare altre opere di grande utilità: PaulE. Lovejoy, The ideology of slavery in Africa(beverly Hills,Sage, 1986); Transfor-matios in slavery: A history of slavery in Africa.(Cambridge 1983) iEric R. Wolfnel suo libro: L’Europa e i popoli senza storia (Il Mulino,bologna 1990) dice cheprima dell’arrivo degli europei esistevano tre meccanismi che potevano trasformareun uomo libero in uno schiavo: 1) L’istituzione di un sistema di pegni(il pagamentodel debito contratto); 2 )La separazione giuridica di una persona dalla protezionedel proprio lignaggio e 3) la guerra come momento per far prigionieri (schiavi).Tuttie tre i meccanismi venivano utilizzati per fornire schiavi all’attività commerciale.In questo modo tutte le istituzioni preesistenti vennero poste al servizio dell’espan-sione mercantile europea. Le società africane si specializzarono nella consegnadegli schiavi e in tutte le attività collaterali connesse con il commercio. Per un ulteriore approfondimento di questo argomento consultare l’ottimo libro diJohn Iliffe, Africans.The history of a continent (Cambridge university Press 1995) ca-pitolo 7 pp.,127-158; trad. it Popoli dell’Africa. Storia di un continente (Milano,brunoMondatori, 2007)(7a) Calchi Novati g. P. e Vlsecchi P.,”Africa:la storia ritrovata”(Roma, Carocci., 2005)

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

58

Page 60: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

e Valsecchi P., “I signori di Appolonia.Potere e formazione dello stato nell’Africa oc-cidentale tra XVI e XVIII secolo (Roma,Carocci, 2002).(8)Il Medioevo è stato definito da Flavio biondo come una serie di secoli di mezzo- dalla caduta dell’impero romano fino agli inizi delle scoperte o espansione euro-pea verso altri mondi e la cacciata dei mori dalla Spagna- intercorsi tra l’Antichitàclassica e il Rinascimento. Quel periodo di 1016 anni può essere diviso in treparti;a) i primi sei secoli (dalla caduta dell’impero romano fino alla vigilia dellaprima crociata) possono essere chiamati di isolamento a causa dei problemi in-terni- invasioni barbariche,la rinascenza carolingia e il feudalesimo, la riforma gre-goriana e la lotta per le investiture;b) due secoli di colonialismo latino-europeo inMedio Oriente:le crociate; e infine c)periodo di fame,peste nera e guerre intestine.Isolamento dovuto anche alla mancanza, allora, di tecniche e strumenti di trasportomarittimo .Sul Medioevo c’è una vastissima letteratura a questo riguardo. Consul-tare i 12 volumi sul Medioevo diretto da umberto Eco; vedere anche g. duby IlMedioevo (bari,Laterza 1993), autore di numerose pubblicazioni ed uno dei mae-stri sul Medioevo.; J.Le goff e J C., Schmitt (a cura di) dizionario dell’Occidentemedievale 2 vol. (Torino, Einaudi 2003).(9)Sul colonialismo medievale vedere Joshua Irawer, Il Colonialismo medievale.Ilregno latino di gerusalemme,(Roma,Jouvence,1982)(10)Papa Paolo III, chiamato farnese fu eletto pontefice della chiesa cattolica nelconclave del 1534. Egli fu il papa del concilio di Trento. Morì nel 1549 a Roma.La famiglia farnese era una delle grandi famiglie di Roma del primo cinquecento..Su questa figura c’è ancora molto da dire. Cito il libro di Anthony Majamlahti“guida completa alle grandi famiglie di Roma”(Milano,Valardi editore 2005) Titolooriginale “The families who made Roma. A history a guide”.(11) Vedere Roberto bosi, “I grandi regni dell’Africa nera. Splendori e miserie nellasavane e nelle foreste tropicali”(Milano,bompiani 1987)(12)Sul numero approssimativo degli schiavi venduti non solo nelle Americhe manel Nord dell’Africa, verso l’Arabia saudita, il golfo Persico, verso l’India ecc,ecc.,questo è oggetto di un forte dibattito fra gli specialisti della tratta transatlantica.gran parte del discorso esposto in questo paragrafo è stato ricavato dal libro didavid J. bosch, “La trasformazione della missione. Mutamenti e paradigma in mis-sionologia”(brescia,Queriniana,2000),Vedere cap VII pp..302-334.(13)Vedere John Iliffe, “Popoli dell’Africa. Storia di un continente”(Milano,b.,Mon-datori,2007) P 173.14) basil davidson, Storia dell’Africa(Torino, Eri-Rai 1990) Lui rappresenta senzadubbio uno dei più grandi storici sull’Africa. Ha viaggiato in lungo e in largo perl’Africa partecipando ai vari eventi politici e sociali di questo continente.È statoprofessore in varie università, sia africane sia europee. Ha pubblicato numerosilibri e un’infinità di articoli sempre sull’Africa. Il libro sopra menzionato prende la

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

59

Page 61: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

forma di un racconto storico che fonda le sue radici nella tradizione orale africana.Merita di essere citato il suo bellissimo libro sulla schiavitù intitolato “Madre nera,gli anni del commercio degli schiavi” (Torio,Einaudi, 1966)(15) davidson b., op.cit.,pp.159-161.(16) Queste frasi sono state prese dal libro di John Iliffe,”I popoli dell’Africa,Storiadi un continente” p.176. (17) Su questi ultimi paragrafi ho consultato davidson b., op.,cit., pp. 166-170.. Sullesocietà africane consultare l’opera di gentili A.M.,”Il leone e il cacciatore.Storia del-l’Africa subsahariana (Roma, Nuova Italia Scientifica,1995)Calchi Novati g., Africala storia ritrovata (Roma, Carocci,,2005) Valsecchi P., I signori di Appolonia.. Poterie formazione dello stato in Africa occidentale fra XVI e XVIII secolo( Roma,Ca-rocci.,2002);Pietrostefani g., La tratta atlantica.genocidio e sortilegio.(Milano, Jacabook, 2000) bono S., Schiavi musulmani nell’Italia moderna.galeotti,vu comprà, do-mestici,(Napoli,1999)Vedere o consultare la monumentale bibliografia di Miller J.,CSlavery: A worldwide bibliography 1900-1982(New York,1997) Merita una menzionespeciale il libro autobiografico di Equino Olaudah, L’incredibile storia di OlaudahEquino o gustavus Vassa detto l’africano. (Milano.Epoche,2008)

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

60

Page 62: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Le rotte degli schiavi e il dovere

della memoria

guelly Athanase

Page 63: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 64: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

LE ROTTE dEgLI SCHIAVI E IL dOVERE dELLA MEMORIA

di guelly AthanaseEsperto di comunicazione e Management per le politiche culturali/Giornalista

ORTB/EUROPA

Introduzione

Cari amici dell’università degli stranieri di Perugia ringrazio in primoluogo le autorità dell’università che hanno avuto il merito di conce-derci questo spazio per riflettere sul fenomeno della schiavitù e so-prattutto sull’importanza capitale della sua celebrazione. Ricordiamoinnanzitutto per dovere di memoria; ecco perché l’odierno incontroassume un particolare significato per noi africani ma anche per chisi interessa alla storia. Il mio intervento si basa su una seria di articolipubblicati sulla storia della schiavitù, articoli che rendono megliocomprensibili i meccanismi che hanno governato per secoli la trattadei schiavi. un tale approccio metodologico ci consente a colpo si-curo di rimare dentro la storia e viverne gli aspetti più salienti. Colpermesso dell’assemblea vi invito a seguire attentamente i testi se-guenti che ci aiuteranno a porre le basi di una riflessione autenticasulla schiavitù senza cadere nella classica trappola che pone spesso ilproblema sul semplice piano di vittime-colpevoli .

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

63

Page 65: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Benin e la storia della schiavitù

Il benin è un piccolo tassello nel mosaico dell’Africa Occidentale.un dito di terra. due millimetri di costa sulla carta geografica e unlungo affondo a Nord, verso gli altopiani del Sahel. Le sue vicendeda noi non fanno notizia e non è neanche una meta turistica getto-nata. Ma ha spiagge orlate di palme, città coloniali, villaggi dalle ar-chitetture uniche e una storia importante, che si concentra a Ouidah,una cittadina non distante dalla capitale Porto Novo e dal principalecentro commerciale del Paese, Cotonou. da qui, tra il 1600 e il 1700, quando questo tratto del golfo di gui-nea faceva parte del grande Regno del dahomey, famoso per le leg-gendarie amazzoni, partirono migliaia di uomini e donne venduti aimercanti europei per essere spediti nelle colonie d’Oltreoceano. OggiOuidah fa parte della “Rotta degli schiavi", l’itinerario culturale isti-tuito dall’unesco nel 1993 per ricordare la tratta, e ha una sua Stradadella memoria che va dal centro cittadino, dove si svolgevano la con-trattazione e la marchiatura a fuoco, fino alla spiaggia da dove parti-vano le navi negriere, passando per il “Memoriale della schiavitù” ela “Porta del non ritorno". Si dice che, prima di essere imbarcati, i prigionieri girassero sette volteintorno a un “albero dell’oblio” per dimenticare il passato, e poi trevolte intorno a un “albero del ritorno” perché le anime potesserotornare alla terra d’origine dopo la morte. Se le anime siano tornate,chi può dirlo. È certo invece che chi partiva non dimenticava e checon gli schiavi si diffuse nel Nuovo mondo anche il culto animista dicui il benin è stata la culla: il Vudù, o Voodoo, o Vodon.È così che la storia di questa religione millenaria, denigrata e perse-guitata in tutto il mondo, e anche in patria finché nel 1992 è stata ri-conosciuta tra le religioni ufficiali, si intreccia strettamente con quelladella schiavitù.Oggi il benin le celebra lo stesso giorno, proprio sulla spiaggia diOuidah, dove ogni 10 gennaio si tengono contemporaneamente la

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

64

Page 66: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Commemorazione della schiavitù e la Festa internazionale del Vudù,

che richiama fedeli e turisti da tutto il mondo

“Fin dal mattino un fiume di gente si rovescia per le strade, per poiraggiungere la laguna e infine la spiaggia. donne con abiti variopintie sgargianti, o sacerdotesse vestite di bianco [...] Ogni gruppo di ce-rimonia è riconoscibile per lo stesso colore del pagne (tessuto usatocome abito); i sacerdoti li guidano intonando canti e nenie, che ognitanto danno origine a danze sfrenate. [...] Chi ha partecipato a questacelebrazione una volta non la dimentica più, l’aspetto religioso superadi gran lunga il folklore", racconta sul suo blog Flavio Nadiani, ita-liano originario di Faenza, che insieme alla moglie beninese ha fon-dato a Ouidah la ‘Maison de la Joie'. Fonte (www.ermes.net).dopo la ribellione malês (1835) di bahia (brasile), molti degli schiaviafricani, prevalentemente di estrazione yoruba, diedero vita ad unmovimento di ritorno verso la costa occidentale dell’Africa. Nel golfodel bénin, questi schiavi tornati in Africa si stanziarono nelle città diAgoué, Ouidah, Porto Novo e Lagos e qui, unendosi ai mercanti dischiavi portoghesi e brasiliani, formarono una comunità afro-luso-brasiliana, nota come Aguda.Mentre la storia dei discendenti dei commercianti degli schiavi è sup-portata da una documentazione scritta, quella dei discendenti deglischiavi, essendo legata soprattutto all’oralità, è segnata da lacune do-cumentarie. A partire dagli anni ‘90 progetti dell’uNESCO come Lavia degli schiavi hanno cercato di porre lo studio della storia dellaschiavitù e il problema dell’identità della comunità afro-luso-brasi-liana al centro del dibattito pubblico. Accanto ad un interesse ge-nuino per la storia della schiavitù maturò la tendenza a fare delladiscendenza dagli schiavi un modo per guadagnare potere politico.Ad esempio, urbani- Karim Esilio da Silva- candidato presidente delbénin nel 1968, membro illustre della comunità afro-luso-brasilianain bénin, nonché console onorario del brasile in bénin- ha affermatoe consolidato il proprio prestigio politico ed economico enfatizzando

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

65

Page 67: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

la sua discendenza, da parte di madre, da uno degli schiavi leaderdella rivolta malês, nonostante esistano dati storici che contrastanocon la veridicità di tale informazione. Analizzando le immagini espo-ste nel Musée da Silva des arts et de la culture, inaugurato da Silvanel 1998, esse mostrano che certamente lo spazio, attraverso l’artevisuale, vuole ricostruire e preservare la storia della schiavitù, ma alcontempo esso autocelebra il suo fondatore proponendone un’im-magine di discendente di quegli schiavi, non vittime, ma eroi dellastoria beninese.Trasmettere una memoria autentica della schiavitù è compito arduo:da un lato, alcuni hanno rivendicato una parentela con gli schiavi de-portati per acquisire prestigio e dall’altro, soprattutto i discendentidegli schiavi non occupati in ruoli politici, hanno nei confronti dellaschiavitù la tendenza a dimenticare e occultare quella parte della lorostoria. (www.africaemediterraneo.it)

La celebrazione della festa del Vodoun e i suoi stretti legami con la

storia della schiavitù

La storia ricorda che benin è una lingua di terra rossa che uniscel’Oceano a Ouidah, cittadina nel sud del benin. In altri tempi, quellastrada era rossa di sangue: migliaia di esseri umani incatenati l’hannopercorsa per raggiungere le navi negriere. Tra la fine del Seicento el’inizio del Settecento, portoghesi, francesi, inglesi e olandesi si sta-bilirono a Ouidah. La cittadina diventò uno dei luoghi più importantinel commercio degli schiavi: per il regno del dahomey la tratta schia-vista fu una vera “industria nazionale". L’economia del Paese si fon-dava sulle spedizioni annuali contro le popolazioni limitrofe; migliaiadi prigionieri, sotto il monopolio del re, erano venduti ai bianchi. Inegrieri trattavano i loro affari con piccoli notabili avidi di prodottieuropei: armi, tessuti di cotone, perle, attrezzi di metallo, acquavite.ufficialmente, la schiavitù è stata abolita nella seconda metà del di-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

66

Page 68: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

ciannovesimo secolo. Ancora oggi, le stime relative al numero totaledegli schiavi variano enormemente. A basil davidson, storico di famainternazionale sull’argomento, “sembra ragionevole supporre che inun modo o nell’altro, prima e dopo l’imbarco, la tratta sia costata al-l’Africa almeno cinquanta milioni di anime". dall’antico regno deldahomey partirono circa diecimila esseri schiavi. Il 2 dicembre èstata la giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù indettadalle Nazioni unite. Proprio il 2 dicembre del 1949 l’Assemblea ge-nerale dell’Onu, con sede a New York, adottò la Convenzione per larepressione e l’abolizione della tratta degli esseri umani e dello sfrut-tamento della prostituzione. Il 2004 è stato l’anno internazionale dicommemorazione della lotta contro lo schiavismo e per la sua abo-lizione, proclamato dall’Assemblea generale dell’Onu. Negli ultimidodici mesi le istituzioni degli Stati membri delle Nazioni unite e leorganizzazioni internazionali si sono impegnate a promuovere ini-ziative che diffondano la conoscenza del fenomeno dello schiavismo.Queste iniziative spesso godono di una certa visibilità e contribui-scono a far crescere la coscienza dei cittadini di tutto il mondo. Neiluoghi legati alla tratta si svolgono invece eventi meno visibili ma al-trettanto significativi. In benin, per esempio, la festa nazionale dicommemorazione della schiavitù ricorre il 10 gennaio. Questo ap-puntamento comporta attività di turismo culturale che spingono gliafro-americani alla scoperta della terra d’origine. un processo di ri-formulazione dell’identità è in corso: la diaspora, con la sua compo-nente storica e religiosa, sta diventando un elemento centraledell’identità nazionale e dei popoli dei luoghi d’esilio. dagli anni No-vanta, da quando in benin è iniziata la fase di “Renouveau démo-cratique", i dignitari vudù si mobilitano per riabilitare la loro religione,ingiustamente identificata con pratiche malefiche, oscure e brutalinegli stereotipi di chi non la conosce, e per creare contesti d’incontrocon i discendenti degli schiavi afro-americani. Fin dal '92 in benin èstata istituita la festa di commemorazione della schiavitù e di tutti ivudù. E il processo di ri-africanizzazione dei culti religiosi afro-ame-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

67

Page 69: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

ricani, attualmente in corso, spinge numerosi adepti d’oltremare a re-carsi in benin per iniziarsi e per scoprire i luoghi della tratta. Emile Ologoudou, professore universitario beninese di sociologia,racconta: “Ogni anno partecipano alla festa del 10 gennaio migliaiadi persone, soprattutto beninesi e afro-americani. È un tipo di turi-smo culturale: vengono da Trinidad, dal brasile, da Haiti per scoprirela terra delle loro origini. Anche quest’anno ripercorreremo tutta lavia degli schiavi e ci fermeremo nei luoghi più significativi, fino adarrivare al memoriale alla schiavitù, costruito nel ’92 a zumbodji,dove c’è una vera fossa comune. Arriveremo alla “Porte du non-re-tour”, inaugurata nel ’95 dall’unesco nell’ambito del progetto La route de l’esclave. La “porta del non ritorno", spiega Ologoudou,“è stata eretta in memoria delle migliaia di schiavi partiti da questaterra. La cerimonia commemorativa parte dalla Place aux enchères:lì aveva luogo la vendita degli schiavi che erano scambiati con oggetti,specchi, alcol, tabacco. “Sulla via degli schiavi c’è la piazza che chia-miamo Maggà: lì c’è un albero attorno al quale gli uomini catturaticome schiavi facevano nove giri, mentre le donne ne facevano sette.Lo facevano perché credevano che ciò avesse come effetto l’amnesia:gli schiavi dovevano dimenticare tutto il loro passato. Lo chiamiamol’albero dell’oblio. Sotto quest’albero essi depositavano tutti i lorooggetti religiosi, come i talismani. da qui erano portati nella piazza zomaï, che vuol dire “là dove ilfuoco non penetra”, “là dove non penetra la luce”. Si chiama così acausa della condizione in cui erano gli schiavi: venivano stipati in unagrande capanna chiusa ermeticamente, con una piccola apertura".una sola donna aveva il compito di nutrire migliaia di persone.“Erano talmente stretti lì dentro, alcuni stesi, altri seduti, neanchevedevano. Temevano per la loro sorte. Chi non ce la faceva o morivaprima di imbarcarsi era sotterrato lì. Per questo zomaï – concludeOlogoudou – è anche una fossa comune. In quella piazza si marca-vano gli schiavi col ferro caldo sulla spalla sinistra, così che i negrieripotessero riconoscerli all’arrivo. Erano uomini ma li segnavano come

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

68

Page 70: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

animali. Se si ribellavano venivano fucilati. Chi usciva vivo da zomaïandava verso l’arbre du retour. Sia gli uomini che le donne facevanotre volte il giro intorno all’albero, affinché dopo la morte la loroanima potesse tornare nella loro terra". Il fatto che prima di essereimbarcati per affrontare la traversata atlantica gli schiavi fossero spo-gliati di tutti i loro oggetti sacri non bastò a far loro rinnegare la pro-pria identità religiosa. uomini e donne della diaspora, infatti, hannocontinuato a praticare il vudù oltre oceano, come ancora oggi è te-stimoniato dall’esistenza del candomblè in brasile, del vudù ad Haiti,della santeria a Cuba, dell’obeah in giamaica e, ancora, dai vari cultivudù da Tobago alle grandi metropoli come brooklyn. Tutti culti,questi, che hanno manifestato forme diverse di sincretismo ma checonservano il fulcro africano e hanno formato un’importante tramatra le culture dei popoli neri della diaspora. gli schiavi invocavano le loro divinità durante i batuque, nei giornidi riposo. Ogni divinità africana fu assimilata a un santo della reli-gione cattolica e così, al riparo di questo sincretismo in principio soloapparente, si è potuto perpetuare il culto delle divinità africane. Lecerimonie erano, per gli schiavi, il contesto in cui ritrovare la loroidentità africana. I sentimenti di coesione e fratellanza che si genera-vano in queste occasioni fomentavano spesso la spinta a ribellarsi ea fuggire: le comunità di schiavi fuggitivi sorgevano dovunque e sonoconosciute, a seconda dei luoghi, come quilombos, palenques, cum-bes, moçambos, ladeiras o mambises. Stretta è quindi la relazione storica tra vudù e schiavitù. Anche perquesto, in benin, sono festeggiati nello stesso giorno. daagbo Hou-non, Chef Supremo del gran Consiglio della Religione Vudù, èmorto lo scorso anno. Così raccontava l’ultimo 10 gennaio da lui pre-sieduto: “Ho fatto benedizioni a tutta la popolazione, vicina e lon-tana. Ho dato un messaggio di pace. Erano presenti molti adepti chesuonavano i tam-tam, c’erano anche tanti stranieri. Vengono dal-l’America, da Haiti, dal brasile, da bahia. Facciamo cerimonie insiemee commemoriamo tutti gli schiavi che sono stati portati via dalla no-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

69

Page 71: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

stra terra”. “gli africani che sono arrivati laggiù”, raccontava daagbocon il capo coperto da un enorme cappello di paillettes colorate,“hanno fatto dei figli, hanno costruito altre famiglie. Oggi, alcuni diloro tornano nella terra africana per comunicare con i loro antenati.Il 10 gennaio è il giorno di commemorazione di tutti gli schiavi maanche la festa di tutti i vudù. Lo scorso anno è successa una cosamolto interessante. Al tempo della schiavitù c’era un grande alberodove legavano le corde delle navi negriere mentre le riempivano. Il mare ha battuto per molto tempo la costa e ha riportato alla luceil vecchio tronco. Allora abbiamo organizzato una grande festa in-torno a quell’albero. Tutti sono venuti a vederlo: aveva retto le primenavi negriere e si è trasformato in vudù. Abbiamo fatto cerimonie esacrifici intorno a quell’albero, che è stato un testimone. Quel giorno di festa la gente era venuta in spiaggia per fare il pic-nic. Ognuno è andato a dare una parte del cibo che aveva portato al-l’albero. Alcuni hanno pianto, altri si sono uniti a noi per suonare itam-tam. Fonte: (http://dweb.repubblica.it)

Conclusioni

La conferenza Mondiale delle Nazioni unite Contro il Razzismo cheha visto la partecipazione di 2.500 delegati dei governi di tutto ilmondo, di 1.000 organizzazioni non governative, e di migliaia di ma-nifestanti a sostegno delle istanze in discussione, si è conclusa stabi-lendo una verità definitiva. Il documento finale ha dichiarato laschiavitù crimine contro l’umanità. gli afroamericani e alcuni paesiafricani esigevano scuse ufficiali e indennizzi in danaro da parte deipaesi del mondo occidentale che avevano praticato la tratta deglischiavi. Il Sud Africa e altri paesi africani chiedevano che il risarci-mento avvenisse sotto forma di aiuti allo sviluppo da parte dei paesiex-schiavisti a favore delle comunità residenti nei paesi della diasporanera e sullo stesso continente africano. Ecco il punto critico dellastoria verso il quale deve condurci ogni forma di commemorazione.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

70

Page 72: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Schiavitù e colonialismo

giampiero Forcesi

Page 73: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 74: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

SCHIAVITÙ E COLONIALISMO

di giampiero ForcesiGiornalista freelance

Non credo di avere alcun titolo per intervenire a questa giornata dimemoria e di riflessione sulle schiavitù se non quello di aver lavoratoper qualche tempo, pochi anni fa, con un gruppo di studenti africani,tra i quali alcuni dei partecipanti a questa iniziativa – mi riferisco aAthanase guelly e Paul Ndigi – alla realizzazione di una serie di in-contri e di dibattiti sulla memoria del colonialismo. Lavoravo, allora,all’ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia (uCSEI), una bella realtàdi accoglienza e di promozione di studenti universitari provenientida molte nazioni del mondo, e in particolare dall’Africa, che un sa-cedote italiano, don Remigio Musaragno, ebbe l’intuizione di fondarepiù di 40 anni fa. don Remigio è morto nel 2007. Sarebbe statomolto contento di vedere una iniziativa come questa. Avrebbe chiestodi scriverne sulla rivista “Amicizia”. Avrebbe pensato che la sua ideadi sempre aveva ripreso a camminare e dare frutto: cioè che gli stu-denti esteri, la diaspora africana in Italia, si organizzano per riflettereinsieme su come fare qualcosa per i loro paesi, su come essere sog-getti attivi dello sviluppo dei paesi di origine.dicevo di quegli incontri sul colonialismo. Erano all’interno di unprogetto della cosiddetta “educazione allo sviluppo” ed ebbero unpiccolo finanziamento dal ministero degli Esteri. L’uCSEI è anchericonosciuta come Ong, non per progetti da attuare nei paesi in viadi sviluppo ma per progetti – appunto – di educazione allo sviluppo,da attuare nel nostro paese e nei quali far incontrare persone delNord e del Sud per conoscere meglio la realtà complessa delle rela-zioni tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo (scusate queste de-nominazioni, che hanno tanti limiti concettuali...). Conoscere, certo,per cambiare, per ridurre le iniquità. Il progetto consisteva nel rian-dare alla storia del colonialismo ritenendo che non si trattasse solo

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

73

Page 75: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

di storia passata, ma di una storia che incide molto nelle vicende pre-senti. Si tennero una dozzina di incontri, con relazioni di studiosi siaitaliani sia africani, latinoamericani e asiatici. E ci fu sempre un di-battito, in ogni incontro, in cui presero la parola numerosi studenti.Tutto il lavoro, completato da parecchie testimonianze di giovani,soprattutto africani, su singoli aspetti della storia coloniale dei loropaesi, fu poi pubblicato in un volume di 550 pagine, con il titolo“Sguardi incrociati sul colonialismo”. Sottotitolo: “Le relazioni del-l’Europa con l’Africa, l’Asia e l’America Latina”. Il libro lo man-dammo in quasi tutte le principali biblioteche e nelle facoltà di storiae di scienze politiche delle università italiane.Parto di qui, da quel nostro lavoro, e ne riprendo alcune considera-zioni. Per poi arrivare a porre una questione in particolare.Le “lezioni” e i dibattiti che hanno dato vita al progetto “Sguardi in-crociati sul colonialismo” avevano un intento, diciamo, discutibile, eche in effetti è stato a lungo discusso. Lo riporto così come è de-scritto nell’introduzione al volume, che curai io stesso. “Il nostro ap-proccio al tema del colonialismo è stato volutamente provocatorio.Ha, cioè, voluto provocare una discussione intorno a quesiti un po’scomodi, un po’ irrituali, insoliti., talvolta considerati inaccettabili o,comunque, mal posti e, alla fine, per molti versi, urtanti. Quesito cen-trale è il seguente: il colonialismo europeo ha determinato soltantoeffetti negativi per lo sviluppo dei paesi colonizzati oppure ha deter-minato anche effetti positivi? In sostanza, ci si è proposti di guardarealla tematica storica del colonialismo europeo secondo un’ottica aper-tamente valutativa, che forse in storia non è una prospettiva adeguata(la storia non è un tribunale), e dunque di cercare di fare un bilancio.Riformulato in maniera un po’ rozza l’interrogativo suona così: senzal’esperienza coloniale, con i suoi drammi, le sue ferite enormi, i di-versi paesi avrebbero avuto uno sviluppo migliore? Insomma, qualegiudizio si può dare oggi su come ha inciso la vicenda coloniale nellastoria dei popoli e dei paesi che sono stati colonizzati? E ha sensodarlo? Ci aiuta, ci serve? Ci consente di affrontare il presente – noi

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

74

Page 76: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

europei e gli africani, gli asiatici, i latinoamericani – con una diversaconsapevolezza? una consapevolezza capace di farci procedere piùspeditamente lungo una strada di maggiore equità e di maggiore pro-gresso?”. Più avanti, notavo: “Lo scandalo di alcuni di questi quesiti –lo scandalo, cioè, della pretesa di interrogarsi su una eventuale positi-vità, certo parziale, della vicenda coloniale – ha prodotto un più fortecoinvolgimento sia dei relatori sia degli interlocutori (...)ha favoritouna notevole fecondità di riflessioni, di giudizi, di interpretazioni. Edi dialogo”.Concludevo l’introduzione al volume dando conto di quale era statol’esito, secondo me, di quei nostri seminari: “L’acquisizione conclu-siva del percorso che abbiamo fatto, e che si ritrova nel libro, la pos-siamo esprimere con le parole di Alessandro Triulzi (docente di Storiadell’Africa all’università Orientale di Napoli): ‘Non c’è dubbio cheil sistema coloniale sia stato un sistema di potere e di prevaricazioneche, però, al suo interno ha suscitato anche spinte e ansie di creativitàe di modernità, quando non di libertà e di maggiori livelli di consa-pevolezza dei diritti’. E soprattutto appare vero che, come egli stessoha detto, il passato coloniale “nel bene e nel male, ci ha unito in modoaltrettanto forte di quanto ci abbia diviso’; e, dunque, che esso è stato‘sì, una pagina dolorosa e traumatica, ma anche una pagina che hafatto vedere cosa noi, insieme, possiamo dare all’umanità e allo svi-luppo della società civile’”.Mi chiedevo allora (e mi chiedo tuttora): ma dunque che cosa pos-siamo dare all’umanità, come diceva Triulzi? Cioè, che cosa possiamotrarre, insieme, da quella dolorosa, anche terribile, esperienza? Nellerighe finali dell’introduzione dicevo che ne possiamo trarre “una di-versa e più ricca consapevolezza della dignità di ciascun uomo e diciascun popolo, e dei mezzi più idonei per tutelarla e per promuo-verla”. E che, dai seminari a cui avevamo partecipato, si potevano ri-cavare alcune convinzioni condivise, necessarie per costruire, oggi,una storia di dignità per ogni uomo e per ogni popolo.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

75

Page 77: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

La prima è che il colonialismo è, nel suo fondamento, l’espressionedi una specie di “malattia mentale”, e questa malattia è “lo spirito didominio sull’altro”. C’è colonialismo, in ultima analisi, quando siamoingiusti e autoritari con i nostri simili. Alla base della “situazione co-loniale” – ci ha detto Triulzi – c’è un governo dei pochi sui molti.“La situazione coloniale è la situazione in cui c’è una minoranza chelegifera, decide, governa in nome e per conto di una maggioranza dacui non riceve e a cui non chiede il consenso”. In questo senso,Triulzi parlava anche di “colonialismo interno”, cioè delle molte si-tuazioni nelle quali condizioni di dominio si sono costruite all’internostesso dei paesi usciti dalla colonizzazione europea.La seconda convinzione (legata alla prima) è che dalla “situazionecoloniale” – quel colonialismo (esterno, in questo caso) che non èfinito cinquant’anni fa, ma che ancora resta in molte forme econo-miche e culturali – se ne può uscire soltanto se si supera, da un lato,il senso di superiorità che è ancora presente in Europa e nel NordAmerica (se non più, forse, superiorità di razza, però certo superioritàdi civiltà e dunque un pensiero etnocentrico), e, dall’altro, da partedei popoli ex colonizzati, il sentimento di essere vittime, quel vitti-mismo che procura solo debolezza e impotenza.Ora, vorrei riprendere questa pista di riflessione sulla duplicità di sen-timenti – di superiorità e di inferiorità per venire all’altro tema: quellodella schiavitù e della tratta. Io, qui, vorrei prendere come riferimentoil pensiero espresso da alcuni settori della chiesa cattolica africananegli ultimi anni, e in particolare dall’abbé barthelemy Adoukonou,un prete e teologo del benin, attualmente segretario della Conferenzaepiscopale regionale dell’Africa occidentale francofona (Cerao). Come sappiamo il silenzio ha regnato a lungo sulla tratta dei neri esullo schiavismo. Anche nella Chiesa, che ha ritenuto legittima laschiavitù fino ai primi decenni del XIX secolo. Il silenzio, dice il teo-logo del benin (terra dove la tratta è stata pesantissima), è stato rottoda giovanni Paolo II: prima nel 1985, a Yaoundé; e poi, in modo piùforte ed efficace, nel 1992, nella sua visita all’isola di gorée, alla “casa

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

76

Page 78: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

degli schiavi”, quando ha chiesto perdono a dio per il crimine control’umanità che è stata la tratta dei neri. disse il papa nel ’92: “Cari fra-telli e sorelle (...) vi partecipo anche la mia viva emozione, l’emozioneche si prova in un luogo come questo, profondamente segnato dalleincoerenze del cuore umano, teatro di una eterna lotta fra la luce e letenebre, fra il bene e il male, fra la grazia e il peccato. gorée, simbolodella venuta del vangelo della libertà, è anche, purtroppo, il simbolodell’orribile aberrazione di coloro che hanno ridotto in schiavitù ifratelli e le sorelle ai quali era destinato il vangelo della libertà. Il Papa, che sente profondamente le gioie e le speranze come pure letristezze e le angosce degli uomini, non può rimanere insensibile atutto ciò che gorée rappresenta.[...] Si può dire che quest’isola rimanenella memoria e nel cuore di tutta la diaspora nera. Quegli uomini, quelle donne e quei bambini sono stati vittime di unvergognoso commercio, a cui hanno preso parte persone battezzatema che non hanno vissuto la loro fede. Come dimenticare le enormisofferenze inflitte, disprezzando i diritti umani più elementari, allepopolazioni deportate dal continente africano? Come dimenticare levite umane annientate dalla schiavitù? Occorre che si confessi in tuttaverità e in umiltà questo peccato dell’uomo contro l’uomo, questopeccato dell’uomo contro dio. Com’è lungo il cammino che la fa-miglia umana deve percorrere prima che i suoi membri imparino aguardarsi e a rispettarsi come immagini di dio, per amarsi infinecome figli e figlie dello stesso Padre celeste! da questo santuario afri-cano del dolore nero, imploriamo il perdono del cielo. Noi preghiamo perché in futuro i discepoli di Cristo si dimostrinopienamente fedeli all’osservanza del comandamento dell’amore fra-terno lasciato dal loro Maestro. Noi preghiamo perché essi non sianomai più gli oppressori dei propri fratelli, in nessun modo (...).Questa lunga citazione è per dire che una parte significativa e auto-revole del mondo occidentale – un papa europeo, polacco – ha avutoil coraggio di chiedere perdono per quel vergognoso commercio, perquel disprezzo dei diritti umani più elementari, per quelle vite umaneannientate... .

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

77

Page 79: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Nel suo libro “Varcare la soglia della speranza” egli parla di “olocau-sto degli schiavi neri dell’Africa”. Questo, certo, non cambia la realtàdi situazioni ancora oggi esistenti di schiavitù e di diritti umani an-nientati, quando la corda del debito estero si stringe su intere popo-lazioni, quando la volontà di ottenere il petrolio a tutti i costi violental’ambiente di vita di intere popolazioni e le lascia nella miseria,quando gli interessi speculativi spingono società multinazionali a pa-gare tangenti ai signori della guerra e persino a fornirli di armi, la-sciando che decine di migliaia di persone vivano come profughi nelleloro stesse terre. del resto, papa Wojtyla ha lui stesso riconosciutoche “è lungo il cammino che la famiglia umana deve percorrere primache i suoi membri imparino a guardarsi e a rispettarsi come immaginidi dio...”. Però, la richiesta di perdono del papa illumina, con la lucedella verità, e dell’umiltà, quella che è stata una ferita enorme inflittadagli europei all’Africa. Fare memoria, riconoscere le proprie colpe,ammettere i propri errori, esprimere pentimento significa aprire lastrada a un dialogo sincero, a una riconciliazione possibile, a un cam-mino nuovo da fare insieme.Quel che l’abbé barthelemy Adoukonou ha detto, recentemente, nelnovembre 2007, nella relazione che ha tenuto a Cape Coast, inghana, al II Seminario dei vescovi africani ed europei organizzatoin occasione del 200° anniversario della fine della schiavitù in Africa,è che si sono dovuti attendere 11 anni da quando il papa ha compiutoil suo gesto a goree, nel 1992, perché anche la chiesa africana deci-desse di guardare in faccia la tragedia della tratta e di farne memoriacon spirito di verità., riconoscendo anche le colpe degli africani.Scrive il teologo: “La coscienza storica si rivela irriducibilmente plu-rale. Essa consente che l’astrazione ‘tratta dei neri’ si possa scinderein ‘coscienza del venditore di uomini’, ‘coscienza del compratore diuomini’ e ‘coscienza dello schiavo cacciato, venduto, comprato’”.“Troppo a lungo – prosegue – gli africani, soprattutto all’internodella Chiesa, hanno provato sensi di colpa nell’aprire questa lunga epenosa pagina della storia dell’incontro dell’uomo nero con l’Occi-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

78

Page 80: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

dente bianco: temevano di venire additati come degli ingrati nei con-fronti dei missionari”. Ma era necessario, dice Adoukonou, uscire dauna “coscienza vittimista, la quale non può che essere accusatrice”,e cioè “incline ad accusare il solo compratore, e per la quale caccia-tore e venditore nero così come nero catturato e venditore sono tuttiuniformemente vittime”. Qui è il punto che volevo indicare come tema di riflessione: la ne-cessità di smettere di percepirsi come vittime. Perché questo significapoter recuperare per sé una dignità piena e poter avere fiducia in sestessi e nel cammino futuro. “La tratta dei neri, continuata per diversisecoli con la collaborazione degli stessi neri – aveva scritto padreAdoukonou qualche anno prima - ha causato un clima generale dipaura delle razzie e di diffidenza fra gli individui e fra i gruppi sociali.Le animosità e i rancori fra etnie, così accumulati, hanno costituitoun terreno di coltura per i conflitti e le guerre che poi la madre patriaha continuato a fomentare e alimentare. I nostri popoli prostratihanno sviluppato un generale senso di impotenza e quindi di infe-riorità, interiorizzato sotto forma di auto-denigrazione. Ciò ha ali-mentato il complesso di superiorità del bianco”. E aggiungeva: “Cosìsi giunge alla paralisi totale quando troppi governanti e intellettualiafricani, invece di procedere a un’analisi coraggiosa e serena dellacondizione dei popoli neri, in vista di una confessione che libera ilsenso delle responsabilità, si rifugiano nella cultura di una coscienzache accusa. Essi dimenticano, a loro spese, che accusare il bianconon rende forte il nero” (“Storia della razza nera e della razza afri-cana”, 28.10.2003, in www.sceam-dakar.sn). La relazione tenuta daAdoukonou due anni fa aveva come titolo: “Africa: guarigione dellememorie”. Ma come si guariscono le memorie? E prima ancora: èpossibile avere memorie condivise tra soggetti che sono stati in con-flitto? Tra vittime e carnefici? Avere una memoria condivisa di fatti così drammatici e violenti, cosìacutamente conflittuali, come il colonialismo, la schiavitù, la tratta,non è forse possibile. La memoria è inevitabilmente plurale, e questa

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

79

Page 81: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

pluralità va in qualche modo accolta. giovanni Paolo II, in un suodiscorso nell’ottobre 2003, ha detto che “gli eventi storici sono il ri-sultato di intrecci complessi tra libertà umana e condizionamenti per-sonali e strutturali. Tutto ciò va tenuto presente quando s’intende‘purificare la memoria’”. Certo, pluralità della memoria non può si-gnificare che ciascuna parte giustifica le sue azioni facendole dipen-dere da un determinato contesto. Le responsabilità vanno riconosciute.Le colpe vanno ammesse. La verità va ricercata, con tenacia, con scru-polo. E, ricercandola, la memoria si riempie di ferite, di sofferenze. Ma guarire quelle ferite, purificare la memoria è una necessità vitale.La richiesta di perdono da parte di chi ha una colpa è il punto di par-tenza per guarire la memoria: sia la memoria di chi porta la colpa siala memoria di chi è stato vittima. È necessario, dunque, che le colpedell’Occidente (gravissime, inaudite), siano fino in fondo ammesse,e che se ne chieda autenticamente perdono. Ed è necessario che sianoriconosciute anche le colpe degli africani stessi, le colpe dei “vendi-tori”, che hanno poi portato a vergognarsi di sé e ad auto-disprez-zarsi. Attraverso questo duplice riconoscimento, è allora possibileliberarsi dal peso delle ferite ricevute, e di quelle provocate, liberarsidal dolore e anche dalla vergogna, e poter ritrovare la propria dignitàe la forza per costruire il futuro, per combattere le nuove battaglie,le nuove schiavitù. In questo senso la richiesta di perdono da partedi giovanni Paolo II nel 1992 è stata estremamente importante. E importante è stata anche quella venuta dalle chiese africane nel-l’ottobre del 2003, con una cerimonia tenuta anch’essa alla “casa deglischiavi di goree”. Si legga qualche passo del messaggio dei vescoviafricani in quell’occasione:“Signore dio, Padre di infinita misericordia, i nostri padri hanno par-tecipato alla storia ignominiosa della tratta e della schiavitù nera.Hanno venduto i propri fratelli nell’ignobile tratta atlantica e trans-sahariana. Conoscendo i loro fratelli di razza, non li hanno ricono-sciuti come appartenenti alla stessa umanità, creati a tua immagine esomiglianza. Li hanno trattati come animali da lavoro, cose di cui po-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

80

Page 82: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

tevano liberamente disporre (...) Questo male è diventato in noi unavisione della razza nera, una mentalità di disprezzo di certe etnie,certe culture, coscienza di una pretesa cultura superiore, avidità checi porta ancor oggi a preferire il nostro arricchimento personale allavita dell’uomo, nostro fratello. Noi gli facciamo guerra e lo ucci-diamo, per poter disporre dei suoi beni, o per poter partecipare allaspartizione del potere politico (...)”.“Padre delle misericordie, come primi responsabili delle Chiese cat-toliche locali in Africa, noi veniamo qui a gorée, dopo il papa, ve-scovo di Roma e fondamento di unità e di comunione della Chiesauniversale, a confessare il peccato dei figli di questa Chiesa che, purvantandosi di credere nel tuo Figlio, hanno intrattenuto il commercioodioso della tratta dei neri e hanno dato la caccia al nero come a unanimale da lavoro. Riconosciamo che questo crimine contro l’uma-nità non sarebbe durato cinque secoli senza il silenzio troppo lungodella nostra Chiesa. Riconosciamo che questa tacita complicità haaggravato il peso di questa storia dolorosa per la razza nera. Ancor oggi, sotto altre forme, cristiani bianchi e neri continuano ilcrimine dei nostri padri: nei bambini abbandonati, nei bambini vit-time dei negrieri moderni, nelle donne vittime dello sfruttamentodella prostituzione, nelle vittime delle guerre provocate e alimentateper poter accedere facilmente ai diamanti, al petrolio, ad altre ric-chezze del sottosuolo africano... . Confessiamo queste gravi colpe ec’inginocchiamo per chiedere perdono”.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

81

Page 83: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 84: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Lo schiavo, la società schiavista ed

il lavoro

Ndjock Ngana

Page 85: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 86: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

LO SCHIAVO, LA SOCIETÀ SCHIAVISTA Ed IL LAVORO

di Ndjock NganaScrittore, Poeta, Ass. Kel’Lam/Movimento degli Africani - Roma

dire schiavitù, comprendendo anche tutte le tratte, significa parlaredella permanenza dello spirito che ha fatto nascere, consolidare, eche fa permanere queste pratiche. L’esiguità del tempo mi imponedi proporre la mia comunicazione in modo riassuntivo.Vorrei indirizzare la vostra attenzione su tre tematiche sulle qualiognuno di noi può continuare a meditare a conferenza conclusa: loschiavo, la società schiavista ed il lavoro, soprattutto su come faresicché lo spirito delle schiavitù venga combattuto in ogni parte dellasocietà di oggi.Lo schiavo ha due caratteristiche fondamentali:• riguardo a se stesso, come dice Frantz Fanon, “lo schiavo è

innanzitutto, colui che non sa”.• riguardo allo schiavista e quindi alla società, egli è una cosa,

e non più una persona che può vendere la propria capacità di lavorare e produrre, ma uno strumento che il padrone uti-lizza come vuole. Viene espropriato del suo diritto di volere.

Le società che prediligono l’intermediazione ed il commercio, e chenon sviluppano un sistema di istruzione scolastica e di informazioneformativa adeguati, fanno dei potenziali schiavi e non dei cittadiniconsapevoli; preparano in questo modo, il terreno alle schiavitù. Inmaniera più velata rispetto alla storia, lo spirito schiavista persiste.La società schiavista è una società nella quale le schiavitù hanno unruolo sociale ed economico molto rilevante, nella quale alcuni lavorivengono riservati a determinate categorie di lavoratori, nella quale lapromozione sociale in funzione dell’impiego viene resa quasi impos-sibile, nella quale la quantità di lavoratori sfruttati come schiavi rag-giunge proporzioni notevoli. uno sguardo senza compiacenza allenostre società attuali non ci porta tanto lontani da queste caratteri-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

85

Page 87: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

stiche. Si vede così il radicarsi, in modo insidioso, della mentalità edello spirito schiavisti. Tutti diciamo che si va a scuola per imparare,e ci si ferma lì. Ma per imparare che cosa? una delle cose che si im-parano a scuola è la professione. bisognerebbe sapere innanzituttoche cosa è il lavoro, che esistono due tipi di lavoro: uno nel quale siè autonomi, ed uno per il quale si produce per qualcun altro. Si ca-pirebbe in questo modo che cosa sia la schiavitù ed anche le varieforme di sfruttamento che in sostanza sono legate alla qualità delcontratto di lavoro e all’assenza di riconoscimento delle libertà fon-damentali al lavoratore.In altre parole, educare al civismo ed al rispetto della dignità umana,studiare la storia ed i meccanismi delle schiavitù sarebbe azione an-tischiavista.Sostenere azioni di base, ad esempio piccoli interventi volti a renderefamiglie contadine e quelle dei sobborghi autonome combatterebbelo sviluppo delle schiavitù.Ma quante università, quanti istituti di ricerca al mondo effettuanoricerche sulle schiavitù? Quanti programmi scolastici contemplano la disciplina sulle schia-vitù, quanti programmi televisivi, radiofonici ne parlano? Quanti programmi di cooperazione si indirizzano per conoscere, vi-gilare, e combattere le schiavitù?dice Elie Wiesel: “ il boia uccide sempre due volte, una volta con laspada, e l’altra con l’oblio”. Questa tattica dell’oblio ha fatto nasceree consolidare nuove tecniche dirette ed indirette di schiavitù, e fattosviluppare nel lavoro, pratiche di diritto differenziale. Il diritto al la-voro viene applicato in modo selettivo, lasciando qua e là molte falleper lo sfruttamento dei lavoratori.Lo spirito delle schiavitù permane cosi oggigiorno, e lo ritroviamomanifesto contro molte categorie sociali indebolite (discendenti deglischiavi, i negri, gli stranieri, le persone impoverite, le donne, i bam-bini, le persone meno alfabetizzate ecc....).Le nuove forme di schiavitù che usano strumenti subdoli, si trovano

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

86

Page 88: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

ovunque nella società e ovunque nel mondo: fame, lavoro nero, trattadelle mano d’opera, tratta delle donne, matrimoni forzati, prostitu-zione coatta, lavori forzati, sfruttamento minorile, sfruttamento deitossicodipendenti, schiavitù domestica, schiavitù religiosa, usura ecc...In generale, si nota che le opportunità di contrattazione dei lavoratoriper un lavoro dignitoso diminuiscono, insieme alla forza dei sindacati,dove questi esistono! In una situazione come quella descritta, pratichedi violenza schiavista come il colonialismo, l’apartheid, e altre ancora,non vengono mai eliminate anche se la loro cattiveria ed immondiziarisultano riconosciute da tutti, ma gli viene soltanto permesso di ca-muffarsi in nuove e più dannose pratiche contro l’umanità.L’Africa ha sviluppato molti momenti di introspezione pacificatricenei confronti delle schiavitù subite dai sui figli. Vorrei invitarvi, in questo giorno importante, a cantare insieme, que-sta litania, nella versione rivista, per l’impegno di studiare, vigilare,combattere e “rimemorare” sempre.

LA LITANIA PER L’AFRICA dEL Suddi Ndjock Ngana

In quella polveriera dell’odio Ritornello

dove illegale era la giustizia, Minimo un negro al giorno è morto in Africa

del Sud

Laddove la lotta per la ricchezza

si celava dietro il disprezzo del colore, ................................................

Per l’amore per i soldi

e l’amore per il benessere, .................................................

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

87

Page 89: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Per l’istinto animalesco

ed il piacere sadico di molti di noi, .................................................

Per l’ipocrisia religiosa

e la cultura dell’indifferenza, .................................................

Perché la legge, i diritti, la libertà

e la prigione siano uguali per tutti, .................................................

Per non vivere in un recinto

come una bestia da soma, ................................................

Per la morte della fratellanza

e il trionfo della razza inferiore, .................................................

Perché i diamanti delle nostre mogli

costassero di più a noi e di meno alle compagnie, ...................................

Per l’eterna incomprensione

tra uguali e diversi, ..................................................

Per la lotta alla pari

tra armati e disarmati, .................................................

Con la vendita delle nostre armi,

la congiura del silenzio e la complicità della paura, ...................................

Con le nostre sanzioni fantasma

e le nostre condanne orali, .................................................

Minimo un negro al giorno

è morto in Africa del

Sud

E abbiamo contribuito anche noi ad ucciderli!

dal libro Ñhíndό / Nero di Ndjock Ngana

Ed: Kel’Lam – Roma

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

88

Page 90: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Africa: Speranza e Sviluppo

Ada girolamini

Page 91: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 92: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

AFRICA: SPERANzA E SVILuPPO

di Ada girolaminiPresidente onorario dell’Associazione Umbria-Africa onlus

un mondo con meno povertà e disuguaglianze è un mondo più sta-bile giusto e sicuro. Partendo da questa convinzione, al recente ver-tice g8 dell’Aquila, sono state lanciate numerose iniziative in materiadi sviluppo, soprattutto a beneficio dell’Africa. Le grandi questioni internazionali ruotano intorno alla ricerca di unasoluzione ai problemi di povertà e di sottosviluppo, verso cui i Paesipiù avanzati e i Paesi in via di sviluppo hanno una responsabilità co-mune: condividere e affrontare insieme queste sfide. La crisi econo-mica e finanziaria sta colpendo duramente i più poveri e rischia diinficiare i progressi fatti. È necessario perciò un dialogo sempre piùapprofondito e costruttivo. Come tutti sappiamo, il presidente statunitense barak Obama si staimpegnando in prima persona per dare rilevanza alla questione afri-cana. Egli ha delineato quattro punti fondamentali per il riscattodell’Africa: democrazia; opportunità; salute e risoluzione pacifica deiconflitti.Lo sviluppo dipende da un buon governo: i Paesi africani hanno bi-sogno di governi democratici forti e sostenibili, ma ogni nazione devedar vita alla democrazia a modo proprio, in linea con le proprie tra-dizioni e rispettando le volontà del proprio popolo. Alcuni leaderafricani attuano una repressione in questo senso, poiché hanno acuore soltanto il proprio arricchimento personale e non quello deipropri paesi. In primis, vi è dunque la necessità di istituzioni traspa-renti e condivise, piuttosto che monopolizzate dai singoli. La condivisione del potere porterebbe ad una maggiore valorizza-zione delle risorse e delle opportunità da esse derivano.La tutela della salute è un altro punto di vitale importanza. Secondol’uNICEF, in alcuni paesi dell’Africa subsahariana, la mortalità in-

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

91

Page 93: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

fantile è talmente elevata che un quinto dei bambini muoiono primadi compiere cinque anni. La malnutrizione, la piaga della diffusionedel virus HIV, la mortalità legata al parto, sono alcuni delle cause chegenerano ogni anno un triste bilancio di vittime. Vorrei porre l’accento su un’altra grave questione connessa alla salute:mi riferisco alle mutilazioni genitali femminili. Nessuna giustifica-zione può essere addotta per continuare a infliggere a ragazze e bam-bine la violenza di una pratica, che da centinaia d’anni consenteall’uomo di esercitare la propria potestà sul corpo femminile e di con-trollarne la sessualità. L’impegno in questo momento deve concentrarsi sul sensibilizzarel’opinione pubblica sui rischi connessi a queste pratiche e incorag-giare le comunità e personaggi prestigiosi a impegnarsi pubblica-mente per la loro abolizione. Ho voluto sottolineare quest’aspetto, in quanto si è recentementesvolta la Conferenza Internazionale contro la Violenza sulle donne.La protezione e la promozione dei diritti umani delle donne costi-tuiscono la “lente” attraverso cui guardare alle complesse dinamichesociali di discriminazione che sono alla radice della violenza.È evidente che la maggior parte dei problemi legati alla salute di-pende dal malfunzionamento statale generalizzato.Ogni difficoltà che riguarda il continente africano è anche in qualchemodo connessa alla mancanza di una buona governance.È indubbio che nella realizzazione di questi obiettivi la politica in-ternazionale debba giocare un ruolo primario, ma il futuro dell’Africaspetta agli africani. La centralità dell’Africa oggi si rispecchia soprat-tutto in questa nuova consapevolezza delle enormi potenzialità insitenella società africana stessa.Esiste un’Africa ricca di risorse naturali, culturali ed umane, finorainespresse, che meritano di essere valorizzate nel più breve tempopossibile. Ovviamente, la strada da percorrere sarà lunga e tutt’altroche priva di ostacoli, ma aver riconosciuto la centralità dell’Africa eaver tracciato obiettivi concreti rappresenta di per sé un punto dipartenza importante.

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

92

Page 94: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

La giornata odierna si inserisce nel quadro di un dialogo che vuoleessere di confronto, di approfondimento, ma soprattutto deve esserecostruttivo. Anche in umbria, dobbiamo creare le basi per affrontareinsieme la sfida dell’Africa. L’Associazione umbria-Africa, a cui va la mia più profonda stima, siimpegna quotidianamente per favorire la conoscenza e la reale com-prensione dei paesi africani e degli africani, per promuovere iniziativeculturali, economiche e sociali volte ad affrontare le problematichelegate alla presenza di immigrati africani nella nostra Regione e permobilitare la società civile, politica locale e nazionale verso azioni dicooperazione allo sviluppo e di partenariato capaci di rispondere inmodo efficace ai reali bisogni ed aspirazioni delle popolazioni afri-cane. Il tema della giornata è quello della memoria e della riflessione con-tro le schiavitù. Oggi nonostante la schiavitù sia stata ufficialmentebandita, si ripresenta sotto nuove forme, non meno drammatiche diquelle antiche. Assume talvolta le sembianze della repressione psi-cologica, altre volte assume tratti di violenza fisica, più spesso si pre-senta sotto le spoglie del razzismo e dello sfruttamento.La nostra presenza qui oggi testimonia la volontà comune di superaretali barriere, di onorare la memoria di tutti coloro che in passato sonostati vittime della schiavitù, e di impegnarci per far sì che in futuronessuno debba sottostare ad alcuna forma di schiavitù.

Il Presidente Onorario dell’Associazione umbria Africa Ada girolamini e il Rettore dell’università per Stranieri di Perugia Stefania giannini

Giornata della memoria - Anno 2009

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

93

Page 95: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno
Page 96: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Allegati

Page 97: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

96

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

Il Presidente dell’Associazione umbria - Africa Paul donmezaconsegna l’Appello al Presidente della Repubblica giorgio Napolitano

Giornata della memoria - Anno 2007

Page 98: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

97

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

Appello dell’Associazione Umbria-Africa Onlus1

per l’istituzione della

“Giornata Internazionale di memoria e riflessione

contro le schiavitù”

“La vostra libertà e la mia non possono essere separate”.

Nelson Mandela

Tutti siamo consapevoli che la schiavitù è un fenomeno che da secolicoinvolge e travolge i popoli della terra.L’Africa in particolare, per oltre tre secoli, è stata ferita, sfruttata elesionata. gli africani sono stati tra le maggiori vittime di questoatroce crimine contro l’umanità.Non si può rimanere inerti. Non si deve restare in silenzio. Si deve condannare la schiavitù come un fenomeno che appartienenon soltanto alla storia, ma anche al presente.Nessuno può stabilire che un uomo sia superiore ad un altro. È dalseme della schiavitù che sono nate, cresciute e si sono generate le piùinfime forme di razzismo.

1 L’appello è stato consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica giorgio Napolitano il 26 Settembre

2007

Page 99: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Il 25 settembre del 1926 a ginevra fu stipulata la “Convenzione con-cernente la schiavitù”, approvata il 24 agosto nel 1953 dalle Nazioniunite con la risoluzione n. 794 (VIII).La Convenzione del 25 settembre 1926 aveva come scopi ed obiettivil’abolizione della tratta dei negri e l’abolizione della schiavitù. Solo alcuni Paesi ricordano questo dramma dell’umanità e lo fannoin varie forme e in varie date.Oggi è arrivato il momento di istituire la “giornata Internazionaledi memoria e riflessione contro le schiavitù”.una giornata che non deve velarsi di retorica, ma deve essere con-creta e penetrare nelle coscienze di chi ha perpetrato e subito la schia-vitù. L’iniziativa non intende essere una celebrazione sterile, ma vuole daun lato testimoniare la fine dell’oblio di una delle pagine più tristi eviolente della storia umana, e dall’altro rappresentare un luogo di ri-flessione e confronto sulle possibili risposte sociali e politiche allenuove forme di schiavitù moderne e contemporanee.La schiavitù – che ha messo in ginocchio il Continente Nero e haprovocato rotture, offese, drammi – interessa ancora oggi tutti i con-tinenti entrando nel cuore dell’Europa e mostrando la faccia piùoscura di una globalizzazione squilibrata. Il fenomeno è ampio, mul-tiforme e in preoccupante espansione. Esso si articola in forme sem-pre nuove di coercizione della libertà e violenza. Continua conmetodi vecchi e nuovi e si collega al lavoro nero (anche minorile),allo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti, alla tratta delledonne, all’impiego dei “bambini soldato” nei conflitti, al traffico il-legale di migranti, ecc... .L’Africa non chiede un risarcimento dei danni subiti, ma il ricono-scimento dell’accaduto come verità del passato e del presente nonin quanto Africa abitata da africani, ma in quanto terra abitata da es-seri umani.Chiediamo pertanto all’Italia di farsi promotrice della “giornata In-ternazionale di memoria e riflessione contro le schiavitù” in tutte le

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

98

Page 100: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

sedi istituzionali, accogliendo le sollecitazioni della società civile.Chiediamo inoltre anche all’Africa di riconciliarsi con se stessa e diunirsi all’Italia per sollecitare un impegno internazionale concretocontro le schiavitù. L’Africa non deve infatti rimanere un “Conti-nente Strumento”, ma diventare invece un “Continente Soggetto”,protagonista del Partenariato con l’Europa.

Non a caso l’Appello ad istituire questa giornata nasce a Perugia -città di Aldo Capitini e della Marcia per la pace Perugia-Assisi - e inumbria, terra di San Francesco e cuore verde di una nazione capacedi essere lucida, sensibile e aperta, pronta a creare la strada per unpercorso di pace, giustizia e libertà.

Perugia, 17 settembre 2007

Paul dongmezaPresidente dell’Associazione Umbria-Africa

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

99

Page 101: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

giornata di memoria e riflessione contro le schiavitù - Anno 2007

giornata di memoria e riflessione contro le schiavitù - Anno 2007

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

100

Page 102: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Rettore dell’università per Stranieri di Perugia Stefania gianniniGiornata della memoria - Anno 2008

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

101

Presidente della Repubblica, Autorità locali edecano del Corpo diplomatico AfricanoGiornata della memoria - Anno 2007

Page 103: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

102

Page 104: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

103

Page 105: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

104

Page 106: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

105

Page 107: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

106

Page 108: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

107

Page 109: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

108

Page 110: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

109

Page 111: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

110

L’Associazione Umbria-Africa Onlus è una organizzazione di vo-lontariato laica e indipendente nata l’11 Febbraio 2005, che si fondasui valori di solidarietà e giustizia sociale e promuove la cultura deidiritti dell’uomo. Si ispira ai principi dell’amicizia e della fratellanzatra i popoli nello spirito della Costituzione italiana. Si propone dicontribuire alla crescita di una società aperta, valorizzando le speci-ficità etniche, culturali, religiose presenti nel territorio umbro e sen-sibilizzando la società civile ed istituzionale sulle problematicherelative all’integrazione, all’inclusione dei migranti, alla cooperazioneallo sviluppo tra aree di residenza e aree di provenienza.I punti di forza dell’impegno dell’associazione sono l’uguaglianza neidiritti e nei doveri, quale espressione di un “civismo” maturo indi-spensabile per l’intera comunità, in una regione che può trarre dallarisorsa immigrati una spinta a creare modelli di integrazione e di coo-perazione tra i popoli.

Contatti

Associazione umbria-Africa Onlus, Via Chiusi, 556 - 06129 Perugia Tel. (+39) 075 5720491 - Fax (+39) 075 5717420Cell. (+39) 349.3926079Codice Fiscale: 94104550549 Sito Internet: www.umbriafrica.org E-mail: [email protected]; [email protected]

Page 112: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno

Memorie e riflessioni contro le schiavitù

111

Il Servizio “Cittadinanza Internazionale” del Cesvol Perugia,attivo dal 2005, promuove lo sviluppo del volontariato a livello eu-ropeo ed internazionale, e svolge un’ampia gamma di attività a sup-porto delle associazioni della provincia di Perugia impegnate nelsettore della solidarietà internazionale. Il Servizio porta avanti, principalmente, le seguenti azioni:• Consulenza e orientamento per le associazioni impegnate nella so-

lidarietà internazionale;• Promozione/organizzazione di eventi/iniziative di sensibilizza-

zione e informazione;• Organizzazione di percorsi info/formativi;• Orientamento al volontariato;• Coordinamento di una rete di informazione e collaborazione per-

manente tra le associazioni di solidarietà internazionale del terri-torio;

• Promozione del Servizio Volontario Europe, azione 2 del Pro-gramma comunitario “gioventù in Azione”.

Contatti

Cesvol Perugia - Centro Servizi per il Volontariato della provincia diPerugiaVia Sandro Penna n. 104/106 - Loc. Sant’Andrea delle Fratte - 06132PerugiaTel: 075.5271976 - Fax 075 5287998Sito internet: www.pgcesvol.netE-mail: [email protected]

Page 113: Memorie e riflessioni contro la schiavitù - Atti del convegno