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mensile della comunità di Salò ANNO LXII - n. 5 Maggio 2013

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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXII - n. 5 Maggio 2013

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2Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

S. Rosario di Maggio 2013** Prima settimana 1 - 3 maggio alle ore 20,30 (da mercoledì a venerdì) nella chiesa del Carmine. ** Seconda settimana 6 - 10 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa di S. Giuseppe. ** Terza settimana 13 - 17 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa della Visitazione. ** Quarta settimana 20 - 24 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa di S. Benedetto. ** Il 31 maggio alle ore 20.30, partendo dalla chiesa di Renzano, reciteremo il Santo Rosario in pellegrinaggio fino al Santuario Madonna del Rio.

Giornate Eucaristiche27 maggio - 30 maggio 2013

27 maggio S. Bernardino: ore 9,00 S. Messa - Canto delle Lodi ore 16,30 Esposizione SS. - ore 18,30 S. Messa ore 20,30 recita del S. Rosario con Adorazione28 maggio S. Bernardino: ore 9,00 S. Messa - Canto delle Lodi ore 16,30 Esposizione SS. - ore 18,30 S. Messa ore 20,30 recita del S. Rosario con Adorazione 29 maggio S. Bernardino: ore 9,00 S. Messa - Canto delle Lodi ore 16,30 Esposizione SS. - ore 18,30 S. Messa ore 20,30 recita del S. Rosario con Adorazione30 maggio S. Bernardino: ore 9,00 S. Messa - Canto delle Lodi ore 16,30 Esposizione SS. - ore 20.30 S. Messasegue la processione al Duomo - invitati: ICFR e Cresimati

ATTENZIONE: per l’ADORAZIONE personale al pomeriggio è bene ISCRIVERSI sul foglio-tabellone esposto

Sono tornati alla casa del Padre:Simpsi Silvano, anni 72Mazzolari Maria, anni 83

Carli Aldo, anni 61Lima Angelo, anni 84Zanelli Luigi, anni 77Pedrotti Giacomo, anni 81

Tappe della vita

Consiglio Pastorale Parrocchiale 11 Aprile 2013 Verbale

1. Letto, il verbale è stato approvato.2. Lavoro Commissioni:

Missioni - somma raccolta con bancarelle delle Palme € 2.330; distribuzione di pacchi riso per SVI domenica 05.05.2013 ; ve-glia zonale di Pentecoste a Gardone Riviera il 18.05.2013.Caritas: Lettura di stralci dal bilancio annuale 2012 con dati relativi a: entrate ed uscite (vedi “Duomo” di Aprile, p. 6).Liturgia: Si sottolineano la bellezza delle celebrazioni quaresi-mali, lo spirito di fede dei fedeli e loro accoglienza degli inni di Romano il Melode, il venerdì di Passione.Famiglie: Continuano gli incontri. È previsto un pellegrinag-gio ad un santuario mariano. Giovani: È stato effettuato un viaggio di due giorni di giovani e adolescenti a Firenze per la professione dei voti perpetui del salodiano “Fra Carlo Turri Zanoni” della Fraternità Monastica di Gerusalemme. Proseguono gli incontri la domenica sera in oratorio ed è prevista la veglia a Caravaggio, in comunione con Papa Francesco. Catechesi: È ripresa dopo la Quaresima. Positivi la riscoperta della fede in Abramo nei partecipanti dei C.d.A. e l’interesse degli animatori alle catechesi preparatorie.

3. Documento finale del XXIX Sinodo diocesano sulle UP.Che cosa è: punto di arrivo del percorso fatto dalla Diocesi e al tempo stesso partenza per un altro cammino. Tappe del Sinodo :È la riflessione del Vescovo, in 15 pagine, sul “piccolo Sinodo”, il Decreto di approvazione del Documento finale (il Vescovo è anche legislatore). Le Premesse: la “Magna Carta” delle UP similmente alla Costituzione. Parole chiave del Documento: comunione (la tra-ma di un tessuto), la corresponsabilità e la collaborazione (l’ordito) e il documento che le contiene (il tessuto). Il Sinodo è stato un mo-dello di comunione e la modalità che la comunità bresciana potrà assumere. Vescovo, “autorità di comunione”.Esercizi Spirituali: Si sta pensando all’opportunità di diversificare i relatori per giovani e adulti.IN.d’E. Si pensa di riservare a coloro che già frequentano la comu-nità oratoriana, rispondendo alle finalità dell’IN.d’E. quale propo-sta di fede. Si prevede un giovane educatore ogni 15 bambini. Tema (diocesano) Il corpo (Dio si è fatto uno di noi).Campo estivo: a Temù (17-21 giugno p.v.). Appuntamenti di maggio- rosario con adorazioni eucaristiche.Si conclude alle ore 22.30. Gianna

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3 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

In copertina: Pala dell’altare maggioreRaffigura la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. È opera del bolognese Marcantonio Franceschini, molto apprezzato non solo a Bologna, ma anche a Genova, dove ha dipinto a fresco i locali del palazzo ducale.La tela venne commissionata dalla contessa Ippolita Guidotti, grande amica di Madre Giulia Margherita Castiglioni, fondatrice (con altre consorelle) della comunità salesiane di Salò.È opera di buona fattura. Putti alati guardano dall’alto i personaggi evangelici dell’incontro. A sinistra, il conducente dell’asino guarda con stupore la scena. Sullo sfondo un paesaggio di montagna, con al centro alcuni edifici tipici,. La pala, realizzata nella bottega dell’artista, giunse a Salò in anticipo rispetto alla data di consacrazione della Chiesa. La tela è stata recentemente restaurata a cura della Parrocchia.

Che sia giunto il momento della ripresa, della rinascita?Per ogni uomo ci sono dei momenti nei

quali ci si trova indecisi nel saper prendere una decisione, nell’imbarcarsi in un viaggio, nel compiere un’operazione finanziaria… molto più perplessi si è quando ci si trova di fronte a una «decisione vitale». Pietro sta anche bene economicamente ma è in dubbio se cambiare la propria autovettura con un modello più moderno; Maria vorrebbe rifare tutto il suo mobilio o guardaroba ma non è decisa sul quando fare l’operazione; Giorgia ha sentito che alcuni suoi amici si stanno programmando una crociera e non sa se ag-gregarsi; Antonio vorrebbe investire dei sol-di in titoli di stato ma non capisce se questo è il momento giusto… Davide non sa individuare la linea migliore nella sua separazione matrimoniale, anche se le divisioni si succedono a cascata… Andrea fatica a seguire una linea corretta nella mo-rale sessuale… don Antonio è frastornato di fronte alle turbolenze comportamentali mo-derne… i piccoli Paolo e Andrea si dirigono verso la Cresima e si sentono fragilissimi… il senso di inadeguatezza prende il soprav-vento nell’animo degli educatori… le nostre comunità si interrogano sul come essere ac-coglienti ed educanti… Occorre un pizzico di coraggio e di prudenza mista a saggezza, virtù che non sempre si possono possedere naturalmente.Che fare in questo «caos»? Potremmo realiz-zare il «cosmo» chiedendo consiglio ad amici. Ed è proprio qui che si attualizza il detto: «Chi trova un amico, trova un tesoro!». In più: noi cristiani possiamo contare tanto sullo Spirito Creatore, che visita le nostre menti e dona la Grazia ai nostri cuori.Anche i “grandi” ricorrono ai consigli di ami-ci. Così hanno fatto i due grandi «Giorgio»: Napolitano e Bergoglio. Hanno chiamato un collegio di «saggi» per farsi consigliare. Nei tempi felici la ricchezza degli uni diventa an-che ricchezza degli altri, ma nei momenti di

depressione i problemi si intrecciano, si am-plificano e quelle virtuose inter-dipendenze diventano circoli viziosi, dove ognuno tira verso il basso l’altro. I clienti non pagano, le banche non fanno credito, non si pagano i fornitori, che a loro volta non pagano i propri debiti e così via. Si alimenta in questo modo un vortice che inizia ad assomigliare a un ti-fone che spazza via fabbriche, lavoro, case, vite. Tutta l’Italia che lavora – o che non rie-sce a lavorare – soffre, ma è il Sud, le donne, i giovani che soffrono di più.

Penso anch’io con i migliori economisti at-tuali, che se riusciremo a ripartire, a rialza-re la testa, il baricentro di questo nuovo Ri-nascimento saranno proprio il Meridione, i giovani, le donne ad aiutarci, proprio perché hanno sofferto maggiormente pur avendo ancora tante potenzialità e talenti inespressi. Il Vangelo suggerisce che bisogna ripartire dagli ultimi!Non c’è futuro per uno Stato quando la tas-sazione continua ad «avvilire» e «scorag-giare». Il talento civile o lo “spirito morale” di un Paese, dei suoi governanti e dei suoi intellettuali, sta nel saper creare un orgoglio e una speranza civile. Togliete a un popolo

la capacità di sperare e sognare e resterà solo l’arte della denigrazione e della critica, il pessimismo e il turpiloquio reciproco. Per ripartire, economicamente e religiosamente, dobbiamo essere capaci di mettere a reddito arte, cultura, clima, natura, storia, turismo, bellezza, morale, preghiera, liturgia e bontà, dimensioni presenti ancora in Italia e innal-zare al Cielo la preghiera. Il Signore ci pro-tegge!Il Presidente Napolitano dice: Le grandi ri-sorse di competenza tecnica e di capacita’ impren-ditoriale costituiscono un potenziale di sviluppo dell’economia e di crescita … e’ particolarmente necessario dare impulso alla ricerca e all’innova-zione…Papa Francesco ci dice: «Abbiate il coraggio di andare controcorrente !» e ci stimola a pre-gare così la «Madonna che scioglie i nodi», a superare le difficoltà::.Santa Maria, Madre di Dio e Vergine piena

di grazia, Tu sei colei che scioglie

tutti i nostri nodi! Con le tue mani piene

dell’amore di Dio tu sciogli, come se fossero dei nodi,

gli ostacoli lungo il nostro cammino, i quali, nelle tue mani,

diventano come un nastro diritto, come un sentiero spianato

dall’amore di Dio! O santa ammirabile Vergine e Madre,

sciogli tutti i nodi che noi stessi ci siamo fatti

a causa della nostra ostinazione, e anche tutti i nodi che ostacolano

il nostro cammino. Illuminali con la luce dei tuoi occhi

affinchè diventino trasparenti coisicchè noi, pieni di gratitudine,

possiamo sciogliere con le tue mani ciò che a noi sembra impossibile!

Amen

Vieni Spirito creatorePartire SERENI per diventare MIGLIORI

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4Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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A richiesta si rilasciano preventivi

Mons. Monari in Germania Il nostro Vescovo ha da poco concluso la sua visita ai sacer-doti bresciani in missione fidei donum in alcune delle dio-cesi tedesche più importanti. Il viaggio ha avuto luogo tra il 10 e il 16 aprile. I nostri sacerdoti lavorano con gli immi-grati italiani in stretto dialogo con i Vescovi della Germa-nia. Mons. Monari ha visitato Ulm (dove dal 1982 c’è don Giuseppe Gilberti); Berlino (don Giuseppe Chiudinelli dal 2009) e Hannover (don Giovanni Paganini dal 1982). C’è stato anche un fuori programma in Liechtenstein, a Vaduz. A Berlino, in particolare, il Vescovo ha celebrato anche il sacramento delle cresime in quella che, come è stata pre-sentata da don Chiudinelli ai suoi fedeli, era proprio una visita pastorale e di sostegno alle missioni. Ad Hannover c’è stato l’incontro con il Vescovo Norbert Trelle (vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca e presidente della Commissione nazionale tedesca per le migrazioni). Trelle ha ribadito l’importanza di rafforzare le missioni cattoliche per stranieri, la cui operatività si in-serisce anche nell’ottica delle unità pastorali presenti in terra tedesca. Giusto sottolineare che le missioni in cui operano i nostri sacerdoti si stanno aggiornando; oggi l’integrazione è in essere, ma il cammino esige una nuova evangelizzazione, oltre che l’attenzione agli anziani. “La Germania con la sua indifferenza religiosa (solo il 10% è cristiano) – racconta Mons. Monari – è un terreno fertile per sperimentare la nuova evangelizzazione. Abbiamo veramente gioito dei doni del Signore, della stima con la quale sono stati ac-colti i nostri missionari. È bello anche ascoltare un pastore protestante riconoscere che i cattolici hanno apportato alla loro fede la spiritualità”.

L’inizio di un cammino progressivo e graduale La Messa crismale è da sempre l’occasione in cui Mons. Luciano Monari comunica alla diocesi le notizie e le scelte più importanti per la Chiesa bresciana, forse anche perché è uno dei pochi momenti di incontro tra il Vescovo e il cle-ro bresciano. Nella Messa crismale il vescovo Monari ha dato alla diocesi l’annuncio della visita di Benedetto XVI, ha comunicato l’indizione del Sinodo diocesano e, lo scor-so anno, ha consegnato la sua lettera ai sacerdoti. Quest’anno ha scelto la stessa celebrazione per consegnare alla diocesi il documento finale del Sinodo, che apre una

nuova fase nel cammino della riorganizzazione della dio-cesi nella prospettiva delle unità pastorali. Nell’omelia Monari ha ribadito: “lo strumento sinodale mi stava a cuo-re per due motivi: per le decisioni da prendere sulle Unità Pastorali e per il modo di giungere alle decisioni. Si tratta, in sostanza, di ampliare la collaborazione tra parrocchie vicine e renderla permanente, strutturale; di pensare ed esercitare i ministeri (di preti, diaconi, laici) in funzione delle esigenze di più parrocchie che collaborano in modo organico. Sembra una decisione di tipo organizzativo ma è una decisione che nasce dalla comunione sacramentale che unisce tutti i presbiteri in un unico presbiterio e, a sua volta, può rendere più piena e consapevole questa comu-nione... Con la consegna del documento finale si apre il cammino di attuazione delle unità pastorali. Adesso si tratta di animare le comunità cristiane, le par-rocchie dalla base perché crescano i legami di collabora-zione. Proprio grazie alla crescita dei legami di collabo-razione tra le parrocchie è possibile costruire un unico progetto pastorale che accolga insieme tutte le comunità dell’unità pastorale. Si tratta di un lavoro che deve essere fatto dalla base proprio perché le zone della diocesi di Bre-scia sono molte, diverse, come diverse sono le persone e le situazioni e le storie e dunque difficili da ricomprendere in un unico modello, imposto dall’alto, pena il mortificare qualche aspetto. Se invece questo aspetto nasce e si svilup-pa dalla base, nel riconoscimento reciproco tra parrocchie, nella collaborazione in alcuni aspetti particolari come, per esempio, la pastorale giovanile, nell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi è più agevole arrivare ad avere un progetto che raccolga insieme tutte le diverse attività ministeriali che ci sono nelle singole parrocchie dell’unità pastorale in modo da farle diventare qualcosa di coerente e più efficace”.

Don Davide Ferrari, parroco di Magno di Gardone Val TrompiaDon Davide Ferrari, inviato dal Vescovo a Magno nel 2011 come amministratore parrocchiale, a marzo di quest’anno è stato nominato parroco di quella Parrocchia. Ecco un suo commento raccolto in una intervista per la Voce del Popolo: “Credo che il compito affidatomi dal Vescovo sia quello di amare questa comunità servendola con l’ascolto che cerca di suscitare nei suoi membri proposte di possibili soluzioni delle situazioni, favorendone così la crescita, nel confronto sincero con Cristo, unica verità.”

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5 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

In ascolto della Parola ... a cura di Oswald

Il mese di maggio, che la devozio-ne dei fedeli dedica in particolar modo al culto della Madre di Dio,

termina venerdì 31 con la festa liturgi-ca che ricorda il secondo mistero gau-dioso: La Visitazione. La ricorrenza è posta tra l’Annunciazione del Signore e la Natività di Giovanni il battezza-tore… Due donne si incontrano; entrambe stanno per diventare madri, sebbene una sia vergine e l’altra avanzata negli anni. Perché l’evangelista Luca riferisce di que-sto incontro? Perché, nel grembo della Vergine, il Cristo già si rive-la attraverso la gioia che suscita Giovanni, che sarà il precursore di Gesù, esultante nel grembo di sua madre, l’anziana Elisabetta, la quale proclama che in Maria è presente il Signore. La Vergine allora canta il suo rendimento di grazie per la salvezza che verrà donata agli uomini da suo Figlio.Al momento dell’annuncio rice-vuto da Maria, il vangelo dice che Elisabetta era già al sesto mese di gravidanza. Per questo la liturgia celebra la nascita di Giovanni Bat-tista tre mesi dopo l’annunciazio-ne, esattamente il 24 giugno. Era dunque opportuno celebrare la Visitazione tra il 25 marzo e il 24 giugno: si è ritenuto di farlo al ter-mine del mese dedicato a Maria, il mese di maggio.Questa festa ci ricorda che anche in noi il Cristo è presente, se cre-diamo in Lui. Manifestiamo dun-que la sua presenza vivendo in gio-iosa azione di grazie e condividendo la sua gioia con i fratelli. L’Eucaristia, mentre celebra la “visita” di carità e di servizio, resa da Maria alla cugina Elisabetta, attua l’incessante “visita” di Dio alla sua Chiesa ed alle nostre assemblee, per fare di ognuno di noi un “portatore” di Cristo.Nella prima lettura di venerdì 31 mag-gio, leggiamo ed ascoltiamo un brano tratto dalla stupenda lettera di san Pa-olo apostolo ai Romani (12,9-16) “La carità non sia ipocrita: detestate il male,

attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli al-tri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speran-za, costanti nella tribolazione, perseveran-ti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.

Benedite coloro che vi perseguitano, be-nedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i mede-simi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti di voi stessi.Il brano ci ricorda e definisce le virtù cristiane che Maria ha vissuto al mas-simo grado. San Paolo ci presenta una specie di brillante di fine fattura, nel quale sono cesellate tutte le virtù cri-stiane. Il brillante è il cuore di Maria,

nel quale si consumano i misteri gau-diosi, dolorosi e gloriosi di tutta la sto-ria della nostra salvezza.Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56), apprendiamo della visita di Maria alla cugina Elisabetta. È come ci fosse un nodo che unisce le due annuncia-

zioni e le due nascite. Infatti, le due madri portano in grembo il Messia ed il suo precursore. En-trambe, descrivono ciò che si sta compiendo con un canto. Inizia Elisabetta che, attraverso una benedizione ed una beatitudi-ne, esalta la missione e la fede di Maria, madre del Signore. Maria, invece, canta l’azione di Dio con il Magnificat. È chiamato Magnifi-cat (“la mia anima loda, esalta”) dalla sua prima parola nella ver-sione latina della Bibbia di san Girolamo (la Vulgata). Il canto di Maria è un inno dei “poveri del Signore” già noti all’Antico Testamento, cioè di quei fedeli ebrei che totalmente si affidavano a Dio e alla sua Pa-rola, certi che Egli li avrebbe sal-vati e guidati nel cammino della storia. L’inno propone una celebrazione dell’azione divina attraverso set-te verbi che rivelano la radicale diversità della scala dei valori agli occhi di Dio: Egli “ha spie-gato” il suo braccio potente; “ha disperso” i progetti dei superbi; “ha rovesciato” i troni dei poten-ti; “ha innalzato” i poveri; “ha ri-

colmato” gli affamati; “ha rimandato” senza più nulla i ricchi; “ha soccorso” Israele rivelandosi fedele alle promes-se fatte ai patriarchi.Il Magnificat, divenuto il canto cristia-no della riconoscenza, così simile al cantico di Anna (1ª Sam 2, 1-10), offre i suoi accenti alle preghiere di coloro che hanno sofferto e non hanno mai perso la speranza in Dio.Tutta la preghiera dell’Antico Testa-mento confluisce qui, ma con forza del tutto rinnovata e si comprende come la Chiesa non si stanchi di recitarlo!

Visitazione della Beata Vergine Maria

Visitazione della Vergine Maria a S. ElisabettaSantuario S. Maria alla Noce - Inverigo

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6Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Il Gruppo Missionario ha preso l’impegno di inviare ogni anno una offerta in favore dei fratelli

prigionieri nelle carceri di Gitega – Burundi, per assicurare loro un pasto.Vi trascrivo la lettera dall’Abate Nta-rindi, padre dei carcerati - Arcidiocesi

di Gitega – Burundi, 8 gennaio 2013:Carissime è con grande piacere che i prigionieri e tutti noi che colla-boriamo per risollevare un po’ le sorti già disagiate di questi nostri fratelli, rivolgiamo a voi le paro-le dell’apostolo delle nazioni, per esprimervi i nostri sentimenti di gratitudine per il gesto di carità e solidarietà che avete verso i pri-gionieri di Gitega: “Sia benedetto Dio Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni sorte di benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo”. Che queste parole di ringraziamento arrivino a tutto il Gruppo Missiona-rio, per il quale noi promettiamo di pregare il Buon Dio in questo tempo di grazia che Egli ci offre. Che la vo-

stra carità ci unisca alla Chiesa no-stra Madre; che la Regina dei poveri patrona della nostra parrocchia, in-terceda per voi. Con la vostra offerta abbiamo anche il modo di offrire un piccolo regalo di un chilo di riso ai carcerati nel giorno di Natale e Pa-squa.Tutto questo grazie alle anime cari-tatevoli che si donano per la soprav-vivenza dei poveri. Vogliate credere, cari benedetti da Dio, all’espressio-ne dei nostri sentimenti di amicizia, che il Bambino che è nato a Natale ed è Risorto a Pasqua vi colmi delle sue ricchezze. I migliori auguri di Buon Anno 2013.

Abate Ntarindi “Elemosiniere” Prigione centrale di Gitega

Caritas e Vita Missionaria

Ringraziamento dalla prigione di Gitega

Sabato 13 aprile, in Duomo, i gruppi di bambini Santa Caterina che quest’an-

no sono alla tappa Cafarnao hanno celebrato con le loro famiglie la Prima Confessio-ne. Ecco i pensieri e disegni di alcuni di loro, che esprimono timori e gioia nell’incontrare per la prima volta la miseri-cordia del Signore:

Il 13 aprile abbiamo fatto la con-fessione. Ho avuto un po’ di pau-ra prima di entrare ma poi non ho sentito più niente. Sono uscita con un peso tolto di torno. Mi sono avvicinata all’altare e ho detto un Padre nostro e un’ Ave Maria e un Angelo di Dio e per ultimo un Glo-ria al Padre. Sono tornata dalla mamma e mi sono resa conto che ho fatto bene a confessarmi. Mi sono sentita più leggera e libera, contenta e gentile.

Io prima di fare la confessione avevo molta paura. Poi mi sono calmato con una canzone, poi ave-vo di nuovo paura ma molta di più, ho provato a cantare la canzonci-na ma non funzionava. Avevo così

tanta paura che la mia mamma mi ha spinto al confessionale.

Prima della confessione ero timi-da e avevo paura. Quando sono entrata il prete mi ha accolta. Ho detto i miei peccati, dopo un minu-to sono uscita. Ero libera: se pri-ma avevo dei mattoni, dopo li ho tolti. È stato bellissimo.

Ho provato l’essere perdonato ma in un modo speciale, gioia, ansia, felicità, stupore, serenità, allegria e volerlo rifare, ma non come gio-co, ma come sacramento.Avevo paura all’inizio. Dopo ap-pena sono uscito volevo confes-sarmi ancora. È stato bellissimo.

Dopo essermi confessata mi sento meno pesante e più viva, più felice e anche più legata a Dio.Dopo che mi sono confessata ho sentito il cuore più leggero e mi sento più felice.

Mi sono sentita sollevata e feli-cissima.

Io ho sentito la purificazione e la gioia.

Un su-per-dono per i nostri bambini

L’esperienza del BattesimoNon posso, anzi! Non riesco a descrivere quanta felicità avevo nel cuore quella notte santa, la vigilia di Pasqua non solo mia ma anche della mia piccola famiglia; soprattutto mamma emoziona-ta tanto da piangere e poi ci sono i miei fratelli Mano e Seth. Quel momento tutti noi lo aspettavamo prima che io nascessi, così racconta mia madre, così quando è arrivato il grande giorno che da tanto ormai aspettavo, mi sembrava di sognare, non ci credevo…!Ricevere il battesimo a quest’età per me è una cosa meravigliosa, non so come descriverlo, insomma! Vivo come tutti , ho gli ami-ci, vado a scuola, ho la famiglia; però una cosa non avevo, sentivo che mancava qualcosa dentro di me. Come l’esempio tratto dal Vangelo che ci porta don Gianluca: un fico grande e grosso, ripa-ra dal sole, “ma un fico non lo è senza frutti”. Mi sentivo proprio così, senza frutto, mi mancava un amore grande del Padre, fra-tello Gesù. Tutta la famiglia ringrazia con tutto il cuore don An-gelo, che ci ha aiutato a cominciare il cammino, a conoscere tanti amici e famigliari. Guai..!! se dimentichiamo don Gianluca; lo ringrazio tantissimo con tutti gli aiuti che ci dà, soprattutto un fantastico viaggio che abbiamo fatto a Firenze, sinceramente io mi sono divertita tantissimo..! È stato molto bello. Avrei tan-te altre cose da dire, ma non riesco a scriverle tutte, le esprimo con un frase che mia mamma dice sempre: devi sempre avere FIDUCIA in te stessa, non smettere mai di CREDERE. Anche quando sembra che la tua nave stia affondando, forse non lo sai ma tutti i tesori sono nascosti giù, nel profondo del tuo mare, chiamato cuore! Ogni volta che sei confusa o smarrita, non avere timore di ripartire da zero. Ciò che hai seminato nell’esperienza precedente, è già scritto in te e ti sostiene in ogni nuovo inizio! E se è vero che la VITA ti ridà moltiplicati i frutti dei semi che hai seminato… non avere paura di donare i tuoi sorrisi sempre! Ti verranno ricambiati in GIOIA! Cristina

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7 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Santo del mese a cura di Luisa Madureri

“Lo Spirito Santo, animatore e santi-ficatore della Chiesa: di questo ha bisogno la Chiesa …Dello Spirito

Santo in noi – dice papa Paolo VI – Lo Spirito Santo è il nostro maestro nella vita spirituale: a volte ci lascia agire da noi stes-si, siamo allora come una imbarcazione che avanza a remi. È lo spirito che ci sospinge all’azione, ma noi manteniamo il controllo, la guida della nostra vita. Altre volte, è Lui stesso che ci muove, attraverso ispirazioni che corrispondono ai suoi “doni” assomi-gliamo allora a una barca che naviga a vela: quando soffia il vento, si procede più rapi-damente e facendo meno fatica. Allora non abbiamo altro da fare che acconsentire alla Sua opera, che si realizza senza grandi sforzi e in modo più perfetto….” E l’azione dello Spirito Santo attraverso i “doni” è la via verso la santità nella vita della beata Ul-rica Nisch.Francesca Nisch nasce il 18 settembre 1882, a Oberdorf, cittadina tedesca. I ge-nitori lavorano in una locanda, la mam-ma cameriera, il papà stalliere: sono molto poveri e riescono a sposarsi solo un anno dopo, anche per l’opposizione delle rispettive famiglie, molto cristia-ne. Hanno 14 figli: solo cinque riescono a sopravvivere. A pochi mesi, Francesca è affidata alla nonna e a una zia, che le vogliono bene e le danno una forte im-pronta religiosa. A sei anni ritorna in famiglia: rientro duro e difficile; il pa-dre è molto severo, la obbliga a pesanti lavori: inizia a rivelarsi il carattere forte e insieme docile di Francesca. Svolge in totale ubbidienza tutti gli incarichi, sem-pre immersa nella preghiera, sua grande forza e nell’adorazione del tabernacolo e della Madonna. Frequenta con serietà il catechismo “Francesca era veramente buo-na – ricorda una compagna – era calma e un po’ impacciata… Non pensava a se stes-sa e non si faceva notare in nulla.” Ritorna dalla zia, per lavorare come cuoca nella locanda che gestisce e per seguire l’edu-cazione dei 3 figli. I “doni” dello Spirito Santo si fanno in lei sempre più energici: così l’anima compie le opere più perfette della vita cristiana, in modo costante e senza fatica, con una serenità tranquilla; i sacrifici richiesti e le difficoltà che si incontrano scivolano via in una intima gioia.Nel 1898 Francesca è da uno zio, che ge-stisce un negozio di alimentari: può così aiutare la famiglia con il suo piccolo sti-

pendio. Il lavoro è duro: lavora in nego-zio, pulisce la casa, segue i bambini pic-coli. Si reca poi in Svizzera, per accudire in una famiglia quattro bambini: guada-gna bene ed è contenta, per i suoi genito-ri. Nel 1904 contrae una grave infezione cutanea: in ospedale ha l’incontro che le cambia la vita. Conosce le suore del-la Congregazione delle Suore di carità della Santa Croce, che si dedicano all’insegna-

mento, all’assistenza ai poveri e ai mala-ti. Francesca è totalmente affascinata dal-lo spirito di sacrificio, dall’abbandono alla preghiera ed a Dio di queste religio-se: si fa suora. È devotissima anche alla Madonna, a San Giuseppe, a San France-sco d’Assisi, al suo angelo custode: me-raviglioso e commovente è lo speciale rapporto con il suo angelo, che “vede” sin da quando è piccola, che la segue e le parla in ogni momento della sua giorna-ta. Il 24 aprile 1905 diventa Suor Ulrica. Riprende subito il suo lavoro in cucina, faticoso: “Come riesce a resistere – le chie-dono – al calore della cucina, a sopportare le umiliazioni, a lavorare così duramente?” Risponde: “Per amore del Salvatore; per il Salvatore, si può tutto”.Suor Ulrica è sempre allegra, pronta allo scherzo ed alla risata; lavora in cucina, e, quando è libera, prega con le sorelle e, soprattutto, è attratta dalla contempla-zione: “Sì – scrive – anche il Breviario ho difficoltà a recitarlo. Mi sento sempre spinta alla quiete nell’amore”. Un giorno, si chie-de a Suor Ulrica l’oggetto della sua medi-tazione: “Gli attribuiti di Dio. Ciò che amo

di più è contemplare la semplicità divina”. Possiede il dono dell’intelletto, corona-mento della fede: così può comprendere a fondo i misteri di Dio e il significato autentico delle parole della Scrittura. Soprattutto Suor Ulrica capisce il senso profondo del Santo Sacrificio della Mes-sa che è per lei “la più grande azione di grazie, il sacrificio di supplica più elevato e più potente, la massima gioia e la massima felicità”.Racconta una consorella “Parlava degli attributi divini in un modo così sublime che, con la mia mente umana limitata, non arrivavo a comprendere, ed ero nello stupo-re: di dove veniva a questa consorella così semplice un simile scienza?”. Affascina in Suor Ulrica la straordinarietà di un com-portamento quotidiano così semplice ed umile e nel contempo così forte e cari-smatico: “Suor Ulrica mi ha dato un’anima nuova”, dice una ragazza salvata da una vita sbagliata grazie alla tenerezza ed alle attenzioni di Suor Ulrica del resto è convinta che, se ci si affida a Dio ed al suo aiuto, non si è mai soli, non si è mai abbandonati: “Diffidenza di sé e fiducia in Dio, ecco ciò che vi è di meglio”. Sempre tesa alla perfezione: “Nonostante le molte grazie, sempre ancora dei difetti!... Non sono affatto contenta di me… come sono debole su questo punto, la gola!”. Scrive: “Si possono e si devono piangere i propri peccati, ma non si deve perdere coraggio e diventare timoro-se. Qualsiasi colpa deve rafforzarti nell’u-miltà ed esserti utile, facendoti riconoscere sempre più il tuo nulla”. Suor Ulrica implora la misericordia per tutti i peccatori: “O dolce Cuore di Gesù, salvali! Guarisci il tuo popolo! Se io potessi far loro conoscere l’Amore, a tutti, e far loro sentire la sete bruciante di Gesù!” Nel 1912 Suor Ulrica è molto stanca, ma continua a lavorare. È malata di tubercolosi: “Si va a casa. La nostra patria è lassù, non qui sul-la Terra: muoio volentieri. Ci si deve curare tanto più della vita futura, per il fatto che la vita terrena passa, mentre quella rimane eternamente”. È ricoverata in ospedale: “Quando sarò in Paradiso, pregherò per voi… adesso faccio la bella vita come i pa-zienti che sono qui in cura: mangiar bene, passeggiare, dormire!”.Prega sempre, il rosario in mano: “Tutto per il mio amato Signore!”. La sera dell’8 maggio 1913 Suor Ulrica muore. È beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 1 novembre 1987.

Beata Ulrica Nisch“Per amore del Salvatore si può tutto”

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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Quella di dedicare tutta la pro-pria vita a Cristo è una scelta coraggiosa.

Ho visto un amico con cui sono cre-sciuto compierla, con il sorriso di un innamorato.Il 6 di aprile quel bambino con cui gio-cavo in giardino nei soleggiati pome-riggi estivi di vent’anni fa, ha detto il suo sì a Cristo, davanti ai suoi fratelli e a noi, nel cuore di Firenze.Fra Carlo ha scelto di dare i suoi voti perpetui e di restare per la vita nella Fraternità Monastica di Gerusalem-me. Quest’ordine nasce nel secolo appena terminato dalla vocazione di un padre francese che ha voluto por-tare la Carità evangelica nelle grandi città. I suoi monaci si possono distin-guere dal saio blu che indossano; ogni giorno lavorano in mezzo ai cittadini,

svolgono attività al servizio degli altri e pregano. Il canto è la loro forma di preghiera prediletta. Così anche nella liturgia per Fra Carlo voci e suoni si sono uniti dando vita a un’esperienza intensa e molto emo-tiva.La felicità e la serenità che ho visto negli occhi di Fra Carlo terminata la celebrazione, sono state per me un segno: il segno che il cuore dell’uomo è fatto per contenere Cristo e che solo Lui può dare la vera pienezza a chi sa superare obiezioni, dubbi, incertezze e paure e sceglie di seguirLo.Ora per Fra Carlo prosegue il cammi-no sui passi del Vangelo. Noi siamo stati la sua Galilea, da cui tutto è co-minciato. Firenze sarà la sua Gerusa-lemme. Andrea Franchini

Fra Carlo è di Cristo!

Sono felice ed emozionato di poter tornare a scrive-re su questa pagina del “mio” amato Oratorio dopo tanto tempo, quasi in risposta alla bellissima lettera

che mi era stata indirizzata tre anni fa sempre da questa pagina.Molti di voi si ricordano ancora di me, altri invece non mi conoscono poiché sono passati ormai poco più di sei anni, da quando la mia ricerca di Dio mi ha condotto a Firenze dove il Signore mi ha chiamato a seguirLo sulla via della vita monastica. Una modalità non troppo cono-sciuta e diffusa (almeno al maschile) dalla nostre parti, ma che nella Chiesa, da sempre, è presente e viva. Potremmo dire che il monaco è un cristiano che vuole vivere costan-temente alla Presenza di Dio per lasciarsi “unificare” da Lui, liberare cioè da ogni divisione che ammala e intristi-sce la nostra vita. Con una grande monaca del nostro tem-po direi che la particolare vocazione monastica “nasce da questa convinzione: volendo davvero dare tutto agli altri, non abbiamo potuto far altro che consegnarci totalmente a Dio”. Per questo, come dice Evagrio Pontico, “è monaco chi, separato da tutti, è unito a tutti”.La vita del monaco, quindi, si colloca e si comprende solo sul piano della fede dove, al di là di ogni progetto e attività umana, il cristiano si rende disponibile all’azione di Dio. Con ciò il monaco non è tolto dal mondo, non si estranea da esso, ma anzi vi è presentissimo attento com’è all’unica realta che conta: Dio. In particolare noi monaci e monache delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme (cfr. anche

www.jerusalem.cef.fr/it) viviamo un monachesimo cit-tadino, cioè una vita di preghiera aperta ai cittadini, di lavoro semplice e vita fraterna nel cuore delle grandi città di oggi per contemplare Dio nella Sua più bella immagine che è l’uomo e testimoniare con la vita l’Assoluto di Dio.Nella gioia dell’Ottava di Pasqua il Signore mi ha donato di poterGli appartenere totalmente e per sempre attraver-so la Professione Monastica espressa nei voti di castità, povertà, obbedienza e conversione sempre rinnovata del cuore. Ringrazio il Signore che mi ha fatto nascere, cre-scere e donato la fede nella Chiesa Bresciana; ripenso con affetto e gratitudine alle tante persone ed esperienze che ho vissuto nel nostro amato Oratorio e nella Parrocchia: ai sacerdoti e diaconi, ai miei catechisti e animatori, agli amici e compagni attraverso i quali Dio mi ha mostrato la via della vita. Vorrei in particolare incoraggiare genitori, catechisti ed educatori a seminare sempre l’amore per il Bene, per Gesù e la Chiesa fin dalla più tenera età nei bimbi e giova-ni loro affidati da Dio, con quella certezza, animata dalla fede e dalla gratuità, che quanto è seminato nel cuore di un piccolo nessuno mai lo potrà rubare.Tutte queste persone e momenti scorrono ora dinnanzi a me e giungono a condensarsi in questo giorno in cui pos-so offrirli a Dio insieme a me stesso. Pregate che io possa diventare ciò che il Signore vuole, nella certezza che io intercedo per voi e con voi. Grazie!

fratel Carlo

La gioia di appartenerGli

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9 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Campi estivi 2013 per i ragazzi dei Gruppi:

S. Giovanni Piamarta, S. Caterina, S. Francesco, S. Paolo, S. Angela e S. Carlo

Carissimi genitori, anche quest’anno desideriamo pro-porre per i vostri figli alcuni giorni di villeggiatura in montagna. Saremo alloggiati in AUTOGESTIONE

presso la Casa “PINO SILVESTRE” della Parrocchia di Tra-vagliato, a TEMÙ.La voce di Dio che chiama a partire, una cartina dell’antico Medio Oriente, un libro che narra la storia di Abramo, la fi-ducia che Dio è il nostro compagno di viaggio... È tutto ciò che serve per vivere l’avventura del Campo e farla diven-tare esperienza capace di spalancare il futuro e colorarlo di speranza, fiducia e amore... Date: da Domenica 16 a Sabato 22 giugno con viaggio in pullman.Costo: 170 € primo figlio, per i successivi fratelli 150 €. All Inclusive!Iscrizioni: si apriranno lunedì 6 maggio presso la in segre-teria dell’Oratorio (dalle 15.00 alle 18.00) versando la quo-ta, fino ad esaurimento posti (50).

Don Gianluca guiderà l’esperienza con un gruppo di ani-matori competenti e appassionati. Saranno presenti alcuni adulti per la gestione della cucina. Per ulteriori informazio-ni contattate don Gianluca al cell. 349.2267166.

I consigli recitano, a suo tempo per noi ed ora per i nostri figli: “Usa la testa, non avere paura, cerca di essere forte, non essere timido” e potrei continuare

via via così, a memoria di chi sostiene che il controllo su tutto sia la cosa migliore per superare le difficoltà.Quasi un anno fa lessi l’articolo di Eugenio Borgna (pro-fessore emerito di psichiatria) su Panorama dal titolo “Contrordine: abbiate paura” e ogni tanto lo ritiro fuori e lo rileggo, perché si fa fatica a scardinare il passato e rinnovarsi. L’articolo non è certo un invito a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo, ma una ricerca dentro di noi nel rispetto delle proprie e altrui fragilità. Spiega: “la faticosa disperata intenzione di soffocare le emozioni è vana” e cita Agostino, nelle Confessioni, che scriveva “Possiamo sapere il numero dei capelli che abbiamo in testa ma non quello delle emozioni”. Altri personaggi il-lustri da lui richiamati nell’articolo ricordano come do-lore, tristezza, paura, angoscia siano segno d’umanità, normalità, addirittura equilibrio psicologico. Non credo ci sia qualcuno immune dal dolore, ma non è di questo che qui si vuol parlare. Dell’articolo voglio riportare l’evidenza, ripeto, della grande umanità che ci contraddistingue e che ci può rendere forti proprio in quelle debolezze che non vor-remmo avere. Noi adulti dobbiamo fare i conti con il

nostro bagaglio di vita, ma cambiare si può, è necessa-rio per insegnare ai nostri figli che la fragilità è in tutte le cose create in natura e che queste vanno considerate come un alter ego con cui colloquiare. La natura è viva, lo ricorda anche Papa Francesco, è come immergersi nella ricchezza del creato e delle sue creature e noi, e i nostri figli dobbiamo riscoprirla e riconoscerla. Riassumo e chiudo con un invito, che diventa monito per gli adulti, di Borgna, per educare i bambini e gli adole-scenti ad accettare la fragilità come una ricchezza forma-tiva: “Si può balbettare, essere timidi e insicuri, perché patologia è repressione di queste forme. Non tutti ma, sia insegnanti che genitori, partono da una concezione astratta della vita che elimina le debolezze, i sentimenti, incentrando tutto su quello che sono le capacità produtti-ve, le facoltà relazionali. Invece i timidi, i fragili capisco-no ancora più profondamente i problemi che non hanno modo di esprimere proprio perché sono timidi, ansiosi, sottoposti a fatica relazionale. Essere i primi della classe è considerata garanzia di maturità, di equilibrio. Sono gli emotivi i migliori della classe, mentre molti di noi adulti non sanno cogliere la loro ricchezza; purtroppo, i mass media esaltano bellezza, forza, sicurezza, freddezza pro-ponendo di fare i temi migliori anche nella vita.” La vita, contrariamente, insegna altro. Daniela Cavedaghi

Si può essere fragili

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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Ogni cristiano è chiamato a vi-vere per Cristo, con Cristo e in Cristo secondo la propria

vocazione. Il Signore guarda ciascuno in modo unico e singolare, chiamando ogni persona all’amore, al dono di sé, alla bellezza e alla vita piena. Ogni anno alla IV domenica di Pasqua la Chiesa ci annuncia che la vita di ciascuno di noi è una chiamata che si realizza attraverso la nostra personale risposta. Quest’anno celebriamo la 50ª Giorna-ta Mondiale di preghiera per le voca-zioni, nata per volontà di Papa Paolo VI l’11 aprile 1964. Propose a tutta la Chiesa universale la celebrazione di questa giornata, affermando: ”Si alzi dunque al cielo la nostra preghiera: dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle comunità religiose, dalle corsie degli ospedali, dallo stuolo di bambini in-nocenti, affinchè crescano le vocazioni

e siano conformi ai desideri del cuo-re di Cristo.” Il messaggio che Papa Benedetto XVI ha inviato per questa giornata a tutte le comunità cristiane invitando a riflettere sul tema: ”Le vo-cazioni segno della Speranza fondata sul-la Fede”. Dio che è Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito Santo, il suo amore. (Rm.5,5).E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, che inter-pella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è dispo-sto a mettere in gioco per realizzarla pienamente.Questa è la nostra chiamata, e dun-que la nostra vocazione: essere ”se-minatori di speranza” con la nostra stessa vita, nelle realtà di tutti i giorni e questo è il significato dello slogan dell’ufficio nazionale per le vocazio-ni: ”Progetta con DIO... abita il futuro“.

Siamo certi che la preghiera costante profonda fa crescere la fede della co-munità cristiana, nella certezza sem-pre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata perchè siano segni di speranza per il mondo. Dio non ci la-scia mai soli è fedele alla parola data.Per questo motivo, in ogni situazione felice o sfavorevole, possiamo nutrire una solida speranza, pregando il sal-mo: ”Solo in Dio riposa l’anima mia: da Lui la mia speranza” (salmo 62,6).Come figli ci rivolgiamo al Padre e chiediamo che nella sua Chiesa non manchi nessuna vocazione, che faccia risplendere la sua Luce in ogni battez-zato, in adesione alla propria persona-le chiamata.Grazie Dio del tuo grande Amore per ciascun uomo. Suor Graziella

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“Progetta con DIO … abita il futuro”

Il volto dell’annuncioIl papa Francesco ha ricordato che: “le prime testimoni della

Risurrezione sono le donne. E questo è bello. E questo è un po’ la missione delle donne: delle mamme, delle nonne! Dare

testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e nonne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano”.

Questa affermazione mi fa riflettere su come le donne abbiano avuto ed hanno anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore. Lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore. Gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne

no! Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota. Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù. Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore. Ringraziando le tante mamme e nonne che continuamente collaborano nell’annuncio del Risorto vi invito a riflettere sul volto di quella donna che ha avuto o ha tuttora un ruolo decisivo nel tuo cammino di fede. Pregare per lei perchè vada “avanti con questa testimonianza!”

don Gianluca

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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

La migliore squadriglia del tuo reparto è invitata a competere nella grande gara di tecniche scout aperta a tutti i

reparti della regione Lombardia.È stato grazie a questo invito che i nostri capi scout hanno deciso di mandare al Pen-tathlon 2013 una squadriglia del reparto del gruppo Scout Salò 1. Sarà per la com-petenza, per l’esperienza o per l’unione, che i capi hanno scelto la squadriglia degli squali. Eravamo solo in quattro, ma per la nostra allegria e per la voglia di conoscere abbiamo decretato di partecipare con altre trentaquattro squadriglie di reparti di tutta la Lombardia.Cariche e, come sempre, con uno zaino pieno di felicità, siamo partite domenica 10 marzo sotto la chiesa di Campoverde. Il viaggio fino a Piazzole è stato anche di-vertente: tra un cappuccino e una brioche offertaci dal nostro meraviglioso capo Bet-ty e tra una canzone e l’altra siamo arriv-ate a destinazione curiose ed emozionate. Il Pentathlon consiste in una gara che ha come attività tutte le tecniche che servono per vivere al meglio la nostra vita scoutis-tica. Il posto era molto bello; si trattava di un bosco dominato da un enorme prato dove avremmo svolto tutte le competizioni della giornata. All’inizio c’è stata la pre-sentazione generale di tutte le squadriglie presenti. Quando è arrivato il nostro turno abbiamo urlato fiere “SQUALI, SHADOW IN THE SEA”.La prima prova consisteva nel montare la tenda nel minor tempo possibile. Ci ab-biamo messo 12 minuti e 4 secondi. Direi che è stato un buon risultato partendo dal fatto che solo due di noi sapevano montare una tenda. Insomma, non è stata la prova migliore che abbiamo tenuto ma è andata

piuttosto bene. Successivamente ci siamo recate alla prova di pioneristica: ci hanno fatto legare dei bastoni di diverse dimen-sioni attraverso alcuni mobili. Non abbiamo dato il massimo perchè non siamo riuscite a finire il progetto, ma an-che in questa prova siamo andate meglio di altri: in seguito abbiamo fatto l’«esame» di segnaletica che non è stata troppo sod-disfacente; il vento ha cominciato ad uscire nonostante il sole si nascondesse timida-

mente dietro le poche nuvole bianche che coprivano il cielo.Siamo andate poi a sostenere l’attività di “mani abili”, i nostri oggettini che abbiamo intagliato e faticosamente costruito ci hanno permesso di avere più punti nel tabellone fi-nale. In seguito ci siamo recate alla prova di campismo: questa attività era divisa a sua volta in altre tre piccole tappe. Bisognava accendere un fuoco, cucinare una frittata e costruire un riparo di fortuna, in questa prova abbiamo dato il meglio di noi stesse e infatti siamo arrivate prime. Successivamente siamo andate alla prova sulla natura. Dovevamo riconoscere alcuni

alberi, parlare delle varie attività per fare al meglio un campo e dare agli animali il giusto ambiente.La mattinata si era conclusa con tutte le sue prove ed era arrivato il momento di recarsi a mangiare. Insieme alle altre squadriglie ci siamo trovate in un grande piazzale, c’era un bel clima: un clima di felicità e di gioia. Un’atmosfera di amicizia nonostante ogni squadriglia fosse in competizione con l’altra e tra loro non si conoscessero nemmeno. Si sentivano le risate, le parole e un venticello che carezzava il viso.Finito il pranzo siamo andati a smontare le tende per prepararci poi alla Santa Messa del pomeriggio, sotto quel sole, in mezzo a tutta quella gente, le parole del Vangelo e delle Letture ci sembravano più nostre. La giornata era quasi finita, ma ci aspettava an-cora il momento più atteso: chi aveva vinto?Ciascuna di noi era elettrizzata e im-paziente fino a che: “Al primo posto si è classificata la squadriglia Cicogna del Brescia 1, secondi Volpe del Montorfano 1 e terzi a parimerito Panda del Vobarno 1, Squalo del Salò 1, Tigre del Brescia 9 e Squalo del Villasanta 1. Complimenti ai vincitori e a tutte le squadriglie che hanno voluto accettare la sfida e hanno partecipato con entusiasmo al Pentathlon! “wow! Eravamo arrivate terze! Subito siamo rimaste sorprese, ma ci siamo abbracciate soddisfatte di noi stesse; avevamo concluso la giornata con una coppa di gelato per festeggiare in-sieme ai nostri capi. Siamo tornate a casa stanche e felici... ci siamo giurate di rifare questa esperienza bellissima e abbiamo capito ancora una volta l’importanza e la meraviglia dell’essere scout. Emma

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Lo scoutismo: Esperienze sempre nuove - Pentathlon 2013

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Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

Sotto la pressione di un colpo forte e deciso, la vanga penetra nella terra umida frantumando-

la. Il ventre dell’humus è pronto a ri-cevere il seme. E’ così da sempre. Ed anche all’inizio di questa primavera, non ancora decisa a fare la sua par-te, ripeto nell’orto, il rito antico della semina e della piantagione.Il ritmo della vanga diventa re-golare. Istintivamente, a ogni pressione del piede, ripeto mentalmente: “Ave Maria”. Fra qualche giorno inizierà il “mag-gio odoroso”, il mese della Ma-donna. Si reciterà il rosario in gruppo, in famiglia, da soli, se-condo un rituale che affonda le sue radici nel tempo. Man mano procedo nel lavoro, intervallato da qualche sosta salutare, mi affiorano nella mente ricordi e dettagli su questa preghiera an-tica e popolare.L’abitudine di contare le pre-ghiere è documentata. Su un monumento di Ninive è incisa la scena di due donne, sedute sotto un albero sacro, mentre tengono tra le mani uno strumento per contare. Marco Polo ha lasciato notizie su un re del Malabar (In-dia) che teneva al collo un filo di 104 pietre preziose, usato per contare le preghiere del mattino e della sera. Qualcosa di simile si trova anche presso i buddisti. Conosciamo anche il rosario dei musulmani.Quanto ai cristiani, si racconta che San Paolo eremita si mettesse ogni giorno in tasca trecento sassolini da gettare, uno dopo l’altro, quando recitava le sue preghiere. Un espe-diente simile era adottato anche da Santa Chiara. Risultava, tuttavia, più pratico utilizzare un cordoncino con dei nodi. Quando, poi, le due parti del filo venivano unite, si ave-va a disposizione una “corona”.Ben presto i nodi furono sostituiti dai grani (erano pezzettini di legno) ed anche da perle e gioielli. In occa-sione delle nozze del re di Francia con una ricca milanese (siamo nel 1389), furono inventariati i tesori portati in dote dalla nubenda. Fra questi c’era anche una “filza di

paternostri”, con bottoni d’argen-to, d’oro, di smalto e di perle.La fabbrica dei rosari apparteneva all’artigianato artistico. Infatti, fra le corporazioni delle grandi città (Lon-dra, Vienna, Praga), erano chiamati “paternostri” gli artigiani che co-struivano i rosari. Come si desume

dal nome, all’inizio erano contati i “Padre nostro”. Dal XII secolo al-cuni devoti della Madonna presero l’abitudine di contare anche l’Ave Maria.Le prime notizie riguardanti il nu-mero 150 risalgono al XII secolo. San Domenico (ritenuto autore del rosa-rio “moderno”) sosteneva la recita di 150, o almeno di 50 Ave Maria. La ragione di questo numero è sem-plice: i monaci recitavano giornal-mente i 150 salmi; coloro che – tra di loro – erano troppo occupati ne reci-tavano solo una terza parte. Quelli che non sapevano leggere, al posto dei salmi, pregavano un egual nu-mero di “Padre nostro”, poi di “Ave Maria”. La forma definitiva del ro-

sario – quella che conosciamo oggi – è nata tra il XV e il XVI secolo. Nel 1507 un monaco scrive dal convento di Santa Brigida che alcuni aggiun-gono a ogni Ave Maria qualche epi-sodio della vita di Gesù e che – al popolo semplice – bastano 50 Ave “Maria” e 5 “Padre nostro”. Nel XIX

secolo, ad opera soprattutto di Leone XIII, si ebbe una fioritura del Rosario. Egli scrisse, infatti, varie encicliche nelle quali ve-niva caldamente raccomandata questa preghiera.Sorge una domanda: come pregare il rosario, così appa-rentemente monotono? Fu lo stesso Papa a dare un sugge-rimento: basta unire il rosario alla preghiera di Gesù, come fa la gente semplice. Pregando, spesso il devoto non si concen-tra su una cosa sola ma cerca di mettere in relazione con Dio tutto ciò che gli viene in mente. Pensa ai famigliari, ai parenti, agli amici, al lavoro, alla salute. A tutti questi ricordi aggiunge un’Ave Maria. Nel rosario ce ne sono abbastanza: 50 sono sufficienti per tutto quello che pesa sul cuore. Una tale pre-ghiera, evidentemente, sup-pone la semplicità: e il cuore semplice è vicino a Dio in tutto quello che pensa.La “colla” che avevo intenzio-ne di vangare ora è a posto. Mi viene in mente, mentre ripongo

gli attrezzi, che ho imparato a reci-tare il rosario dalla mamma. All’ora stabilita, mi portava con sè in chie-sa e, piccolissimo, mi faceva sede-re sull’appoggia gomiti del banco. Per un poco stavo attento e vispo. Poi, gradualmente, il bisbiglio de-gli oranti aveva il sopravvento: mi addormentavo, sempre seduto, con il capo appoggiato tra il collo e la spalla della mamma. Alla fine, un dolce richiamo, mi faceva ritornare alla realtà.Ho usato il rosario che la mamma mi aveva regalato nel giorno del mio matrimonio (altri tempi...quel-li!) per “giungere” fra di loro le sue mani poco prima di essere trasferita all’”Estrema dimora”.

Maggio: il mese della Madonna e delle rose(L’abitudine di contare le preghiere viene da lontano)

Caravaggio: Madonna del Rosario (1608).La Madonna, con il Bambino, appare alla famiglia dei rosarianti, mentre S. Domenico, accompagnato da S. Pietro martire, distribuisce rosari.

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Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Su le soglie del bosco non odo paro-le che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e

foglie lontane. Taci. … Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tameri-ci salmastre ed arse, piove sui pini sca-gliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole ulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l’ani-ma schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. Odi? … Ascolta. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il gine-pro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d’ar-borea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di piog-gia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Er-mione.Gabriele d’Annunzio in questa poesia fonde il sentimento con l’amore per la natura. Per lui è la natura del pineto a risvegliare i sentimenti dell’amore e le passioni, con la sua bellezza, i suoni e la pace che ispi-ra. Invita la donna che ama a tace-re perché desidera il silenzio per ascoltare i suoni della natura che li circonda nel pineto e sentirsi così parte di essa per ascoltare il suono prodotto dalla pioggia caduta che bagna i mirti, i pini e i fiori dorati. La pioggia non cade solamente sulle piante e sul terreno, ma acca-rezza anche i loro volti, le mani e le vesti, fino dentro ai loro sentimenti che, in quell’atmosfera, sembrano ringiovanire.Gli alberi producono suoni diversi quando vengono accarezzati dalla pioggia, tanto che sembrano stru-menti musicali che suonano all’u-nisono, producendo una dolce me-lodia.Osserva Ermione e nota che le goc-ce di pioggia cadono anche sul suo

volto e le sue ciglia, tanto che lei sembra verdeggiare, come fosse una ninfa proveniente dai boschi. In quell’atmosfera magica, entram-bi ritrovano nel pineto “la favola bella che illude”, cioè la vita con i suoi sogni e le sue speranze, diven-tando poesia nella poesia.Mi scuso con il Poeta e con quanti potrebbero sentirsi toccati da una simile barbarie per aver trasforma-to in prosa una poesia così bella, ma è per introdurre un argomento poetico: le piante parlano, amano e

soffrono così come il poeta descri-ve il suo amore in mezzo a loro, sotto la pioggia. Ma allora, le piante sono solo dei vegetali o sono esseri intelligenti? Nella nostra lingua e in quasi tut-te quelle del pianeta, espressioni come vegetare o essere un vegetale, sono sinonimi di vita ridotta ai mi-nimi termini. Eppure se fossimo più attenti ci ac-corgeremmo che le piante, al con-trario, percepiscono e comunicano tra loro, si prendono cura dei figli e combattono i nemici, esattamente come noi.Nel 1966 Cleve Backster, che lavo-rava per la polizia grazie ad una specie di galvanometro precursore della macchina della verità messo a punto da lui stesso, collega un elettrodo della sua macchina ad una foglia di una pianta dell’uffi-cio e l’annaffia e, con stupore, si ac-corge che l’ago comincia a vibrare.

Successivamente ci furono ricer-catori che fecero degli esperimenti con la musica, ripetendolo anche con il rumore e si scoprì che le piante gradiscono la musica, ma sono infastidite dal rumore. Così nel maggio del 2005 i ricerca-tori di tutto il mondo si sono ritro-vati a Firenze dando vita ad una nuova branca della scienza: la neu-robiologia vegetale.L’obiettivo era quello di addentrar-si nella misteriosa intelligenza del-le piante, partendo dal granturco e

dalla vite, testimoniando così che le piante hanno una razionalità animale e ricercatori del diparti-mento di ortofrutticoltura dell’Università di Firenze e di Bonn hanno scoperto che le piante, oltre ad es-sere sensibili alla musica e al rumore, parlano e co-municano fra di loro.Partendo da questi stu-di sulle piante si stanno studiando farmaci intel-ligenti che interagiscano sulle proteine difettose per evitare gravi malattie,

come il morbo di Lou Gehrig, ma anche sulla biologia dei tessuti cal-cificati nelle patologie osteoartico-lari, oltre a particolari biofermen-tatori di idrogeno per creare fonti energetiche pulite e rinnovabili.Sembra poi che si sia riusciti a ca-pire come funzionano i neurotra-smettitori nelle piante e questo ci porterà a capire se anche loro dor-mono o meno.Dato per certo che le piante posso-no vivere senza di noi, mentre noi senza di loro ci estingueremmo in brevissimo tempo, lo studio sull’in-telligenza verde non può che por-tare miglioramenti anche all’uomo. Insomma quell’inaspettata scoper-ta di Cleve Backster ha ribaltato tutte le concezioni sugli esseri vi-venti, piante comprese e, se così fosse, si tratterebbe della favola bella che illude, tanto cantata dal Poeta, diventando la scienza stes-sa poesia nella poesia.

Le piante: esseri intelligenti?

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14 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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CISA

Domanda: mia madre sta per essere dimessa dall’ospedale: chi prescrive i servizi sanitari e assistenziali domiciliari per per-sone non autosufficienti e quali sono i servizi?

Risposta: mediante la richiesta del Medico di famiglia, respon-sabile clinico dell’assistito, I’UCAM (Unità di Continuità As-sistenziale Multidimensionale) dell’ASL valuta i bisogni e, in funzione del piano assistenziale individualizzato concordato con l’utente, autorizza servizi domiciliari sanitari e/o socio-sanitari quali:• accessi domiciliari del Medico di famiglia e di continuità assistenziale.• fornitura di presidi protesici e complementari .• prestazioni sanitarie occasionali come, per esempio la presta- zione infermieristica o del fisioterapista.• prescrizione di servizi domiciliari tramite voucher socio- sanitario, rivolta a persone “fragili. • assistenza domiciliare di alta intensità, rivolta a persone con situazione particolarmente complessa quali SLA (scle- rosi laterale amiotrofica), SV (stato vegetativo). Questi servizi di assistenza domiciliare di competenza dell’ASL possono essere integrati anche da quelli comu-nali (cure igieniche, pasti, lavanderia, telesoccorso, tra-sporti, contributi economici, ecc.). Il CeAD (Centro di Assistenza Domiciliare), presente in ciascu-no dei 12 Distretti ASL della provincia, rappresenta la sede in cui si integrano le competenze del personale UCAM con quelle degli operatori sociali del Comune in modo da garantire all’u-tente un piano di intervento integrato e personalizzato.Quindi Lei deve rivolgersi al suo Medico di famiglia o all’U-CAM che si impegnano a coinvolgere, se necessario, anche gli operatori del Comune, in base al vostro bisogno.

Domanda: quali sono i documenti da presentare al CAAF per la presentazione e/o la compilazione della denuncia dei redditi (730 o UNICO 2013?). Risposta: per potersi avvalere dei servizi di un CAAF per la dichiarazione dei redditi, occorre presentare la seguente docu-

mentazione entro il 31/5: • la dichiarazione dell’anno precedente; • le visure catastali; • certificazioni dei redditi di lavoro dipendente e assimilato, di collaborazione, di lavoro autonomo occasionale, di ca- pitale, altro (per quanto riguarda il CUD dei pensionati ci pensa il CAAF a stamparlo ricavandolo dal sito INTER- NET dell’INPS); • scontrini e fatture relative a spese detraibili e deducibili (spese mediche, scolastiche, interessi passivi, spese funebri, veterinarie, assicurazioni vita e infortuni, contributi volon- tari, contributi previdenziali obbligatori, contributi per ad- detti ai servizi domestici, erogazioni liberali a partiti politici, a istituzioni religiose, a Onlus, spese relative ad interventi di recupero del patrimonio edilizio, eventuale contratto di af- fitto, altro); • attestati di versamento eseguiti direttamente; • modello Unico dell’anno precedente in caso di eccedenza d’imposta da riportare nella dichiarazione successiva;Ricordo che non possono avvalersi dell’assistenza fiscale, i se-guenti soggetti:

• soggetti obbligati a presentare la dichiarazione Irap, Iva e 770;• soggetti titolari di particolari tipi di redditi, quali i redditi d’impresa o derivante dall’esercizio di arti e professioni, anche in forma associata.

Domanda: quando entrerà in vigore la nuova tassa sui rifiuti?Risposta: La Tares è la nuova tassa sui rifiuti che deve sosti-tuire la Tarsu e comprende anche il pagamento di altri servizi ai cittadini. A maggio si inizierà a pagare la Tares ma la mag-giorazione di 0,30 euro al metro quadro, che finirà poi nelle tasche dello Stato, scatterà soltanto a dicembre. Le scadenze per il pagamento dì questa imposta dovrebbero essere maggio, settembre e dicembre.

L’amore deve essere presente e penetrare tutti i rapporti sociali: specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli “alimentino in sé e accendano negli altri, nei grandi e nei piccoli, la signora e regina di tutte le virtù. La salvezza deside-rata deve essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l’orgoglio e l’egoismo del secolo”. Questo amore può essere chiamato “carità sociale” o “carità politica” e deve essere esteso all’intero genere umano. CdDSdC 581.

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15Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

Siamo giunti ormai alla terza edizio-ne di questo emozionante viaggio, che gli studenti dell’Istituto E. Medi

compiono, guidati dai loro insegnanti, nel grande mare della conoscenza: ogni anno, infatti, un gruppo di docenti dei due ordini di scuola, media e liceo, dà vita ad alcune giornate di studio e di approfondimento di alto livello, relativamente ad alcuni ar-gomenti specialistici, frutto dei loro studi o lavori personali nei rispettivi campi di specializzazione.Le tre giornate, dal 22 al 24 aprile, sono state scandite dunque da una serie di con-ferenze (termine però troppo freddo, per rendere l’emozione trasmessa da alcuni di questi interventi…), destinati alter-nativamente agli studenti della scuola media, del biennio o del triennio, ma aperti anche ai genitori dei ragazzi e a tutti coloro che fossero incuriositi o affascinati dalla possibilità di sentire trattare argomenti così particolari, com-plessi o stimolanti.L’inizio è stato davvero emozionante: il nostro viaggio ci ha portato infatti sotto la volta della Cappella Sistina di Miche-langelo, opera dibattuta soprattutto per la sua importanza filosofica ed escato-logica e per l’interpretazione assolu-tamente personale dell’artista, che fece credere a Papa Giulio II di dipingere ciò che lo stesso committente desiderava, mentre stava realizzando qualcosa di asso-lutamente unico. Alcune conferenze, dedicate perlopiù agli allievi della scuola media, hanno appro-fondito aspetti centrali nella crescita e nella maturazione, quali il ruolo del gruppo e le dinamiche relazionali ed affettive che si generano all’interno dei gruppi. I ragazzi hanno potuto capire come si sceglie una le-adership, e quali siano i ruoli che, non sem-pre consapevolmente, si ricoprono all’in-terno di un gruppo, sia esso rappresentato dalla classe o dalla compagnia degli amici.Passando dalla riflessione sul gruppo a quella sulla società, i ragazzi sono stati sollecitati a rispondere alla domanda: il P.I.L. può essere sostituito dalla F.I.L.? Può il Prodotto Interno Lordo, parametro di misura dello sviluppo di un popolo, esclu-sivamente economico, essere rimpiazzato dalla Felicità Interna Lorda, indicatore del benessere di un Paese che non si basa sulla produzione di beni materiali ma sulla ‘fe-licità stimata’ dei suoi abitanti? È l’ironica provocazione che arriva da piccolo Stato asiatico (il Bhutan) e che hanno lanciato le

due relatrici della conferenza Consumatori o consum-ATTORI … towards sustainabi-lity., cercando di portare i ragazzi a mette-re in discussione il nostro modo di conce-pire il benessere e la felicità come esclusiva conseguenza dello smodato accumulo di denaro e di uno sfruttamento senza confini delle risorse del pianeta. Particolarmente interessanti, come sempre, sono state le conferenze dedicate alle lin-gue straniere e tenute, ovviamente, tutte o in parte in lingua. Rigorosamente tutta in spagnolo è stata infatti El español como en-cuentro entre culturas, in cui, considerando la conoscenza di una lingua straniera come

uno degli strumenti per facilitare un incon-tro, veicolare messaggi, tradurre pensieri, le relatrici hanno costruito un percorso nella storia dello sviluppo e della diffusio-ne dello spagnolo nel mondo, sofferman-dosi in particolare su quei momenti della realtà, passata e presente, in cui esso è stato ed è veicolo di incontro fra culture. Obiet-tivo di questo percorso era quello di far ri-flettere gli alunni sulle diverse modalità di incontro che si possono realizzare e veico-lare attraverso una lingua e sulle differenti conseguenze che da queste relazioni posso-no derivare, nella consapevolezza che, tan-to la lingua come la cultura, non sono mai entità immodificabili e statiche, ma espres-sioni in continua evoluzione della relazio-ne dell’uomo con se stesso, e fra l’uomo e il mondo. Partendo dai dati relativi alla diffusione dello spagnolo nel mondo, le insegnanti hanno condotto una “cavalcata virtuale” attraverso la storia, dalla Spagna preromana all’America latina, seguendo le vicende dalla Conquista e della coloniz-zazione e dando infine ampio risalto al fe-nomeno migratorio degli ultimi decenni.Love in Shakespeare & Shakespeare in love

trattava invece dell’amore nelle opere di Shakespeare, attraverso l’esposizione della docente, in inglese, e grande abbondanza di slide e video in italiano. Dall’analisi di due fra le più popolari opere teatrali del grande drammaturgo inglese, Romeo e Giu-lietta e Molto Rumore per Nulla, si ricava che egli suggerisca chiaramente che l’amore sia dolore e ferita. Tuttavia, nonostante il dolo-re fisico ed emotivo, noi continuiamo ad in-namorarci, perché l’amore è un aspetto ine-vitabile della condizione umana: esprimere amore è parte di ciò che ci rende umani. La conferenza si è snodata attraverso spezzo-ni, tratti da due famosi film di Stoppard,

strumenti essenziali per esprimere gli intriganti dialoghi e giochi di parole con cui Shakespeare abilmente gio-cava per descrivere l’amore. La con-ferenza si concludeva con il celeber-rimo sonetto 116, in cui Shakespeare esprime l’innegabile forza dell’amore attraverso un’efficace metafora: Amo-re è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai. Altra tappa significativa del nostro viaggio attraverso la conoscenza è stata la conferenza Un bacio fatale, un amore immortale. Uno dei più famosi canti dell’Inferno dantesco, il quinto, è stato recitato con la passionalità che gli è propria e interpretato con l’inten-

zione di far emergere quanto Calvino so-steneva a proposito dei classici: “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. L’analisi mirava infatti a mette-re in luce la profondità e la modernità di Dante che, proprio in questo famosissimo canto, attraverso i due amanti infelici Paolo e Francesca, ci invita a riflettere sulla fragi-lità degli uomini proprio nel momento in cui sono in balìa delle passioni. Un secondo filo conduttore, che attraver-sava la conferenza, era quello dell’enciclo-pedismo dantesco. Puntuali richiami alla mitologia reinterpretata in chiave cristiana, ai bestiari medioevali e al repertorio cor-tese-cavalleresco, delineano Dante come intellettuale a tutto tondo, la cui cultura non è affatto libresca, ma viva e a sua volta produttiva.Il nostro viaggio nella conoscenza si è poi concluso con un ritorno al passato, alle radici della salodianità, grazie alla confe-renza sulla necropoli del Lugone di Salò, per ricordarci che ogni viaggio, reale o me-taforico, non deve mai dimenticarsi e pre-scindere dal punto di partenza, cioè dalle nostre radici.

“Un viaggio chiamato conoscenza”

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16Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

OBLIVION – “La terra è un ricordo per cui vale la pena di combattere”

È stato proiettato al Cristal, in concomitanza con la diffusione sugli schermi italiani, il film “OBLIVION” del regista Joseph Kosinski con interprete principale Tom Cruise.La locandina del film in cui compare l’attore che vaga sul relitto del ponte di Brooklin di New York in una città priva di vita ed il sot-totitolo che pure appare sulla locandina “La terra è un ricordo per cui vale la pena di combattere” mostrano che si tratta di un film di fantascienza.Personalmente l’ho molto apprezzato e mi schiero quindi con tutti quegli spettatori che sui vari blog si sono ribellati contro i critici che non sono stati molto teneri con il lavoro di Kosinski mentre essi ne hanno sottolineato i vari aspetti positivi. Siamo sulla terra nell’anno 2073 dopo che il pianeta è stato devastato da una guerra nucleare. Il soldato Harper (interpretato da Tom Cruise) è addetto alla sorve-glianza delle macchine che stanno drenando l’acqua dai mari per portarla su una colonia spaziale dove è convinto che si siano rifugiati gli ultimi sopravvissuti umani.In realtà sulla colonia spaziale non esistono esseri umani ma solo cloni (copie di umani) comandati da un super computer preposto al controllo di tutto quanto avviene. Questa amara verità viene rivela-ta al soldato Harper dai veri umani sopravvissuti sulla terra che lo fanno prigioniero durante una sua missione e che il super computer qualifica come i nemici da distruggere.A questo punto il soldato Harper si pone un interrogativo: sono io il vero soldato Harper o il clone del soldato Harper creato dal super-computer?Lo salvano dai dubbi le sue emozioni: effettivamente un clone, essen-do un prodotto artificiale non può provare le emozioni che derivano dai ricordi. E vi è un ricordo vivo nella sua testa: l’anello di fidan-zamento da lui regalato alla futura moglie in cima all’Empire State Building quando la terra era ancora viva e vitale. Quindi il soldato Harper decide di unirsi al movimento di resistenza costituito dagli umani sopravvissuti che combattono contro le macchine che stanno drenando le riserve d’acqua.Per porre fine alla guerra vi è un solo modo: inviare un ordigno nu-cleare sulla colonia dominata dal supercomputer. Poichè il tentativo non riesce il soldato Harper decide di pilotare personalmente un ae-reo carico dell’ordigno nucleare e farlo esplodere.Nell’arrivo sulla colonia spaziale constata la verità di quanto i so-pravvissuti gli avevano rivelato: non si tratta di una colonia umana ma di un insieme di cloni artificiali, perfette copie di esseri umani. Il film fa proprio un principio fondamentale: in tutti gli strumenti che saranno costruiti da qui a venire, chiamateli robot, cloni, androidi, atti ad imitare l’essere umano non si potranno iniettare i sentimenti che derivano dai ricordi. Noi diciamo con tutta evidenza: uno solo è il Creatore dal quale discende l’essere umano e questo principio reggerà sino alla consumazione dei secoli.

Lamberto Dondio

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Martedì 14 maggioOpera prima della regista Farina, concentrata

sull’improbabile terzetto delle protagoniste,così diverse ma così simili.

Amiche da moriredi Giorgia Farina

================================ Martedì 21 maggio

La solare ingenuità del protagonista dovrà scontrarsi con un primo amore

destinato a colorarsi di malattia e morte.

Bianca come il latte,rossa come il sangue

di Giacomo Campiotti Anteprima

4 – 5 – 6 maggio

11 – 12 – 13 maggio Iron Man 3 di Shane Black,

con Robert Downey Jr. e Gwyneth Paltrow

============================== 18 – 19 – 20 maggio25 – 26 – 27 maggio

Il grande Gatsby – 3D di Baz Luhrmann,

con Leonardo di Caprio e Isla Fisher

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17 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Capire la Liturgia a cura di Rosa Pollini

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Nel giorno di Pasqua due di-scepoli, diretti al villaggio di Emmaus camminavano tristi e

delusi: Gesù, che avevano ascoltato e seguito con tanta fiducia e speranza, era stato condannato a morte, era stato crocifisso come un malfattore, era stato sepolto. Con lui erano morte e sepolte anche le loro speranze: si aspettavano la liberazione del loro popolo dalla ser-vitù straniera, si aspettavano un mon-do nuovo. Invece tutto era finito. Di queste cose parlavano tra loro, col vol-to triste, lungo la strada. Anche molti di noi oggi si sentono tristi e delusi. Ci sembra che la fede sia meno viva che in passato; che la vita cristiana sia meno fervente e meno coerente; che la Chiesa sia meno presente e significativa; che il Vangelo sia meno capace di animare la vita delle persone, delle famiglie e della società; che la storia del mondo si vada costruendo deludendo attese e speran-ze di fraternità e di pace. Anche nella vita personale sembra più difficile essere coerenti con la nostra fede; nel confronto con la mentalità coerente molti si sentono soli, isolati, quasi senza argomenti, in una situazio-ne di inferiorità. Il progresso tecnologi-co pone problemi nuovi; i mass-media sempre più invadenti propongono cri-teri di vita lontani dal Vangelo; l’incon-tro con culture e religioni nuove mette a disagio molti e incrina tradizioni e sicurezze. Molte persone rischiano di appiattirsi su una visione della vita, dell’amore, della famiglia, che non è più vivificata dalla luce del Vangelo. C’è una diffu-sa nostalgia di ciò che sembra essere perduto. La condizione del cristiano di oggi è davvero simile a quella dei due discepoli diretti a Emmaus. C’è in molti fedeli lo stesso sconforto, la stessa de-

lusione, lo stesso disagio. Ad un certo punto del cammino, si fa accanto ai due discepoli un viandante. È Gesù risorto, in persona. Ma sono incapaci di ricono-scerlo: la loro fede è spenta, il cuore è triste, lo sguardo è abbattuto. Il vian-dante, Gesù, inizia a conversare con loro e chiede l’oggetto dei loro discorsi. Poi, alla luce di quanto già nella Sacra Scrittura era scritto di lui, spiega il si-gnificato di quella morte atroce. Alle parole del misterioso viandante la luce si fa strada nel cuore dei due discepo-li; essi cominciano a capire il senso di quanto è successo e che li aveva lasciati così delusi. Giunti ormai alla loro meta, i due discepoli invitano il viandante a fermarsi con loro: “Resta con noi, perché si fa sera”. Postisi a tavola, egli “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”: il misterioso viandante è Gesù, risorto e vivo. Lo riconoscono grazie all’incontro con lui, allo stare insieme, all’ascolto della sua parola, al pane spezzato con lui. Quanto accaduto ai due discepoli ac-cade anche a noi. Come i discepoli di Emmaus, incontriamo il Signore Gesù Cristo vivo e risorto quando ci soffer-miamo insieme con lui, quando cioè vi-viamo l’esperienza della Chiesa; quan-do, in particolare, partecipiamo alla Messa, che della vita della Chiesa è il momento culminante, nel quale ascol-tiamo la Parola di Cristo e spezziamo il Pane dell’Eucaristia. Anche noi, nella Chiesa e nella Messa, riconosciamo il Signore e facciamo esperienza di una fede ritrovata, convinta, vivificante. Dopo che i discepoli ebbero riconosciu-to Gesù questi sparì dalla loro vista. Ma tutto in loro era ormai cambiato. Non più tristezza, ma gioia; non più delu-sione, ma speranza; non più visione

pessimistica del mondo e dei fatti acca-duti, ma una luce nuova che li illumi-na; non più fuga e ripiegamento su se stessi, ma desiderio di comunicare agli altri la loro straordinaria esperienza. Senz’indugio ripartirono per tornare a Gerusalemme e là incontrare gli altri discepoli e riferire quanto era loro ac-caduto. La gioia della fede dà loro le ali ai piedi; li apre alla testimonianza ed alla mis-sione. La loro vita, prima senza sbocchi, ora è piena di senso. Succede anche a noi: la fede ci fa passare da una visio-ne spesso cupa e pessimistica delle vi-cende del mondo e della storia, ad una visione più serena, più aperta alla spe-ranza, più capace di cogliere il progetto di bene che il Signore risorto può rea-lizzare anche attraverso le vicende più amare. Anche per noi, è la gioia dell’in-contro con Cristo che apre alla testimo-nianza e alla missione. Anche per noi comunicare la fede è testimoniare come abbiamo conosciuto e incontrato Gesù Cristo nella vita della Chiesa, nell’a-scolto della Parola, nell’Eucaristia.Quando nella Messa ascoltiamo la let-tura della Sacra Scrittura, è Cristo stes-so che parla: la proclamazione conclu-de con le parole “Parola di Dio. Parola del Signore”. Il Concilio Vaticano II a propo-sito della Messa, parla di “due mense”, quella della Parola e quella dell’Eucari-stia. La presenza reale di Gesù nel Pane consacrato permane dopo la S. Messa: la sua è “presenza reale”, per antonoma-sia (Giovanni Paolo II, “Mane nobiscum Domine”). Tale presenza di Cristo con-sente di fare l’esperienza dell’incontro con lui non solo nelle Messe, ma ogni volta che entriamo in Chiesa: davvero il Signore “rimane con noi”, come è ri-ferito nell’esperienza dei discepoli di Emmaus.

Resta con noi, Signore

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18Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

dal grande librodella natura

acqua minerale

FONTE TAVINA SALÒ - tel. 0365 441511IL PIACERE DEL BERE!

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RAGNO

È noto il vivo interesse che Papa Benedetto XVI aveva per la mu-sica classica che coltivava sia

come attento ascoltatore che come fine esecutore al pianoforte.Gli autori tedeschi e austriaci Bach, Beethoven e Mozart erano i suoi pre-feriti pur non ponendo limiti alla mu-sica di altri autori purchè valida.E’ pure noto il suo contributo dato alla musica sacra quale valido au-silio alla funzione liturgica, in-dirizzando sul giusto binario le sue finalità che così ben espresse: “La Costituzione conciliare sulla li-turgia ricorda l’importanza della mu-sica sacra nella missione ad gentes ed esorta a valorizzare le tradizioni mu-sicali dei popoli. Ma anche proprio nei Paesi di antica evangelizzazione, come l’Italia, la musica sacra – con la sua grande tradizione che è propria, che è cultura nostra, occidentale – può avere e di fatto ha un compito rilevante per favorire la scoperta di Dio, un rinnovato accostamento al messaggio cristiano e ai misteri della fede.”Pure Papa Francesco ama la musica, ma essendo diventato Papa da poco, dobbiamo necessariamente rifarci ai suoi pensieri in merito espressi quan-do era il Cardinale Bergoglio.Possiamo attingere le notizie circa il legame tra Papa Francesco a la musi-ca dal libro intervista “J M Bergoglio, Papa Francesco. Il nuovo papa si rac-conta. Conversazione con Sergio Ru-bin e Francesca Ambrogetti. Salani, Milano 2013”, traduzione italiana del libro “El Jesuita” pubblicato nel 2010.Dalla lettura del libro si apprende che anche Papa Francesco ha un vivo inte-resse per la musica classica e in modo speciale per gli autori tedeschi, visto

anche il suo contatto con la Germania avuto nel 1986 in occasione del suo soggiorno per il completamento della tesi di dottorato. A differenza di Papa Benedetto che prediligeva in manie-ra particolare Mozart Papa Francesco ha un debole per Beethoven tanto che nel libro intervista sopra citato alla domanda circa la composizione preferita risponde: “Tra quelle che preferisco, sicuramente l’ouverture Leonore numero 3 di Beethoven nella versione di Furtwangler, che secon-do me è il miglior direttore delle sue sinfonie e delle opere di Wagner.”Ma non dimentica il Papa la sua for-mazione nella propria famiglia di ori-gine italiana nella quale, quanto alla musica, non poteva mancare l’opera. Sotto questo aspetto la sensibilizza-zione avvenne da parte della madre.Riferisce Andrea Tornielli su La Stampa del 14/3/2013 che il Santo Padre così si è espresso: “Ogni saba-to, alle due del pomeriggio, ascolta-vamo le opere liriche che venivano trasmesse dalla Radio di Stato. Prima che iniziasse la mamma ci spiegava l’opera, ci avvisava quando stava per cominciare l’aria più importante e conosciuta. Era una bellezza, per me, ascoltare la musica.”Essendo vissuto in Argentina l’allora Cardinale Bergoglio ha potuto ap-prezzare la musica locale per anto-nomasia e cioè il tango diventandone un esperto conoscitore.Nel libro intervista di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti compie una analisi delle due epoche del tango argentino, per intenderci quella che fa capo a Carlos Gardel e l’altra che ha come autore principale Astor Piaz-zolla. Così si esprimeva, circa il tan-go, il Cardinale Bergoglio: “Conosco

abbastanza bene entrambe le due epoche. Della prima, i miei preferi-ti sono l’Orchestra di D’Arienzo e, come cantanti, Carlos Gardel, Julio Sosa e Ada Falcon, che poi si fece suora. Ad Azucena Maizani ho ad-dirittura amministrato l’estrema unzione. La conoscevo perchè era-vamo vicini di casa, e quando sono venuto a sapere che era ricoverata sono andato a trovarla. Ricordo che c’erano anche Virginia Luque e Hugo del Carril. Della seconda epo-ca, ammiro molto Astor Piazzolla e Amelia Baltar, la cantante che inter-preta meglio le sue opere.” Va infine ricordato che l’allora Cardinale Ber-goglio ben conosceva e apprezzava l’importanza che la musica folclori-stica, in quanto musica espressa dal popolo, poteva avere nella liturgia.Durante una speciale celebrazione presso un santuario mariano argen-tino venne eseguita la Misa Criolla, una composizione di musica sacra che ha fuso armonicamente ele-menti della musica del popolo. Era previsto il “testimonio especial del cardenal Bergoglio.”Così il cantante Maximiliano Ba-gnos descrive l’intervento del Car-dinale. Dopo aver accennato al can-to gregoriano e alla polifonia il Car-dinale puntualizzò che ogni popolo per celebrare la Messa creò proprie composizioni che divennero poi au-tentiche opere d’arte.Si augurò poi che l’ascolto della Misa Criolla potesse avvicinarci di più al Signore. Ma non solo. Anche ai nostri fratelli. E non in un mo-mento qualsiasi: durante la cele-brazione eucaristica. Il contesto nel quale quel canto trova il naturale spazio.

Papa Francesco e la musica

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19 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Il nostro Vescovo Luciano ha consegna-to alla nostra Diocesi, in occasione della messa crismale celebrata nella mattina-

ta del giovedì santo, il documento finale post-sinodale, Comunità in cammino.

Come si compone il documento finale?Dopo la corposa introduzione del nostro Vescovo, il documento finale si articola sette parti: le premesse seguite da cinque capitoli e, in fine, dalle Linee guida per un regolamento delle UUPP. Il primo capitolo, dal titolo “FISIONO-MIA E STRUTTURA DELLE UUPP”, vuole rispondere alla domanda che cosa sono le unità pastorali? il secondo capi-tolo, che porta come titolo “COMPITI E FUNZIONI DELLE UUPP”, risponde alla domanda qual è il compito delle unità pastorali? il terzo capitolo, il cui titolo è “SOGGETTI”, dà risposta alla doman-da quali sono le persone coinvolte nelle unità pastorali? il quarto capitolo, intito-lato “ORGANISMI DI COMUNIONE”, fornisce la risposta alla domanda quali sono le modalità di corresponsabilità che consentono ai soggetti di collaborare? il quinto e ultimo capitolo, dal titolo “VER-SO LE UUPP”, risponde alla domanda quale percorso seguire per la formazione e l’istituzione delle unità pastorali? Nelle Linee guida per un regolamento delle UUPP sono evidenziati gli elementi essenziali necessari per elaborare il rego-lamento che ogni unità pastorale dovrà elaborare e adottare.

Qual è la funzione del documento finale?Il documento finale costituisce il punto d’arrivo del complesso lavoro di prepara-zione del Sinodo e della sua celebrazione, lavoro che ha coinvolto tutte le parrocchie della Diocesi, nel contempo, il punto di partenza per il percorso che porterà la no-stra Diocesi ad articolarsi in unità pasto-rali. Non solo, i contenuti del documento

finale, che presentano i principi teologici, ecclesiologici e pastorali, sono il punto di riferimento cui guardare per il lavoro che attende le nostre parrocchie e orientamen-ti sicuri da attuare nella prassi pastorale. Per tale ragione, il documento finale ha valore normativo.

Quali sono le idee guida del documento finale?Due sono le idee guida: l’idea di comu-nione e l’idea di corresponsabilità, la quale a sua volta richiama l’idea di col-laborazione. Queste due idee sono come l’ordito e la trama della stoffa. Come la trama e l’ordito sono i fili del reticolato che forma e sostiene la stoffa, così l’idea di comunione e l’idea di responsabilità sono il reticolato che dà forma e sostiene il com-plesso di idee e di argomenti che dà vita al documento finale. L’idea di comunione, inoltre, attraversa tutto il Documento ed è la prospettiva che consente di collegare i principi teologici, ecclesiologici e pasto-rali.Infatti, l’idea di comunione, dice riferi-mento al mistero di Dio: “Il Dio della Rive-lazione è comunione del Padre e del Figlio nel-lo Spirito Santo. La comunione perciò esprime il mistero profondo dell’esistenza del mondo che viene da Dio ed è chiamato a compiersi in Dio” (n. 1); dice riferimento alla Persona di Cristo: “La forza della comunione, che è Dio, si è manifestata nel mondo attraverso le parole e le opere di Gesù, la sua vita e la sua morte” (n. 3); “l’esistenza terrena di Gesù è e rimarrà sempre il modello, l’origine, il criterio, il traguardo di tutta l’esistenza della Chiesa e di ciascun credente in Cristo” (n. 4); con-sente di comprendere l’uomo nel quadro del disegno di Dio: “È il disegno della co-munione che Dio accarezza da sempre” (pag. 11); “Quando Dio ha pensato e creato l’uomo, lo ha pensato ‘in Cristo’ nel senso che la mol-teplicità delle persone, delle razze, delle cultu-re deve costruire un’unità complessa e nello stesso tempo solida, che trasformi la società

degli uomini secondo una legge di comunione, la legge di Cristo; quando la società degli uo-mini assume la forma di Cristo, la società de-gli uomini diventa pronta per essere partecipe della gloria di Dio, per partecipare quindi alla gioia e alla vita di Dio stesso”.Ancora, l’idea di comunione dice riferi-mento alla Chiesa, esplicita che cosa è e qual è la legge della Chiesa: “La Chiesa è al servizio della comunione di tutti gli uomini e compie questo servizio facendo della comu-nione la legge prima della sua esistenza” (n. 5); consente di comprendere la missione della Chiesa: “La comunione, dono dello Spi-rito, rappresenta la sorgente come pure l’esito della missione della Chiesa. Tale missione, pur rimanendo sempre identica nel compito di an-nunciare il vangelo di Gesù per la comunione di tutti gli uomini con Dio e tra di loro, as-sume forme e fisionomie diverse a seconda dei tempi, delle situazioni e dei destinatari. Que-sta apertura al rinnovamento è contemporane-amente espressione della fedeltà a Dio e della fedeltà all’uomo” (n. 9).L’idea di corresponsabilità, che si accom-pagna sempre all’idea di collaborazione, è la condizione che rende possibile la co-munione nell’azione pastorale. Infatti “Il funzionamento sano della comunità richiede l’apporto di tutti, la corresponsabilità di tutti” (Introduzione). In altri termini si potrebbe dire che la corresponsabilità è la modalità operativa della comunione. Concretamen-te la comunione si esprime attraverso la collaborazione. “L’azione pastorale infatti è operata concretamente da persone che portano le loro qualità e i loro limiti; la collaborazione richiede che persone diverse sappiano parlarsi a vicenda e sappiano lavorare insieme” (In-troduzione). Comunione e corresponsa-bilità, oltre ad essere state l’anima che ha permesso a coloro che hanno partecipato al Sinodo di sperimentare la vitalità della forza del Vangelo, sono il “tesoro” che le nostre parrocchie sono chiamate a custo-dire, alimentare e sperimentare nel cam-mino verso le Unità Pastorali.

Vita della nostra Chiesa diocesana in vista delle unità pastorali

Comunità in cammino

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20Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

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Istituito anche a Salò il Consiglio comunale dei ragazzi Sono andati alle urne lunedì 29 aprile. Gli eletti si incontreranno nel palazzo comunale il 14 e 31 maggio, per conoscersi tra loro. Infine, il 3 giugno, provvederanno ad eleggere sindaco, vicesindaco e Giunta. Sono le tappe che porteranno, anche a Salò, all’istituzione del Consiglio comunale dei ragazzi. Coinvolte, per ora, 16 classi delle medie «D’Annunzio» e delle elementari «Olivelli» (le 4° e le 5°). L’apposito regolamento è stato recentemente approvato dal Consiglio comunale (quello degli adulti), su sollecitazioni giunte direttamente dalle scuole, che vedono in questa iniziativa un’importante occasione di crescita e di maturazione del senso civico dei giovani cittadini. «Le competenze affidate ai ragazzi - spiega il presidente del Consiglio comunale, Gualtiero Comini - riguardano quattro temi: ambiente ed ecologia; cultura, istruzione, pari opportunità e solidarietà; sport, tempo libero e sicurezza; relazioni con l’esterno».

Imposta di soggiorno: le aliquote restano le più basse del GardaSono entrate in vigore il primo maggio le nuove aliquote dell’imposta di soggiorno. Le ha stabilite nei giorni scorsi la Giunta comunale, aumentando di 10 centesimi gli importi in vigore nel 2012. La tariffa rimane comunque molto bassa, sicuramente la più economica del Garda, tanto che tutte le strutture ricettive salodiane continueranno ad accollarsi direttamente la tassa senza farla gravare sui propri ospiti. Queste le nuove aliquote dovute al Comune per il singolo pernottamento nelle strutture ricettive: alberghi 4 e 5 stelle 0,60 euro; 3 stelle 0,50 euro; 1 e 2 stelle, residence, appartamenti, affittacamere, bed & breakfast e qualsiasi altra tipologia ricettiva 0,40 euro.

Salò e dintorni si mobilitano per i profughi sirianiDue furgoni di aiuti - vestiti, scarpe, coperte, giochi e materiale didattico - sono già partiti dalla sede della Croce Rossa di Salò alla volta di Trieste. Da qui, in maggio, prenderanno il volo per la Syria, destinazione campo profughi di Atma, allestito dall’Unhcr, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Anche sul Garda e dintorni si è messa in moto la macchina della solidarietà a sostegno del martoriato popolo siriano, a supporto

del convoglio di solidarietà organizzato dal video reporter Rai Nino Fezza, anima del progetto umanitario «I bambini di Atma non hanno le scarpe». La raccolta di aiuti proseguirà anche nei prossimi giorni. Presso il bar dell’oratorio di Puegnago e presso la carrozzeria MB di Gavardo è possibile consegnare vestiti, scarpe, latte in polvere, giochi e farmaci (antipiretici, antibiotici e antivirali). Attivata anche una corrispondenza tra i bambini siriani e gli scout di Salò e Gavardo; le lettere vengono tradotte in collaborazione con il sito traslator4children.com. Info sulla pagina Facebook «Lago di Garda e Brescia for Syria».

Nuovo ritrovamento dei Volontari del Garda: un Mustang sommersoIl Nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda, coordinato da Luca Turrini e Mauro Fusato, fa luce su un pezzo di storia gardesana. Gli «angeli azzurri» hanno individuato al largo di Lazise, a 70 metri di profondità, il relitto di un P-51 Mustang. Una task force di ricercatori e consulenti storici ha fatto luce sulla storia del caccia di fabbricazione americana. Il Mustang, in dotazione all’Aeronautica militare, si inabissò nel lago nell’agosto del 1951. La guerra era finita già da qualche anno. Si tratterebbe, dunque, di un incidente avvenuto in fase addestrativa. Nella tragedia perse la vita il pilota che si trovava ai comandi del caccia, il tenente Paolo Tito di 29 anni, originario di Caserta, la cui salma fu ripescata all’epoca dei fatti dai palombari, non senza difficoltà viste le tecnologie e le attrezzature per le operazioni di profondità disponibili all’epoca. Il Garda si conferma così un vero e proprio cimitero di relitti, un grande museo sommerso che custodisce le testimonianze di tragiche vicende avvenute decenni o secoli fa.

Il nuovo consiglio direttivo del CargDavide Calderan, albergatore gardonese (Hotel Villa del Sogno), è stato riconfermato alla presidenza del Carg, l’associazione albergatori di Gardone e Salò. Confermato anche il vice, il salodiano Corrado Molignoni (Hotel Duomo). Il direttivo in carica per il prossimo triennio risulta inoltre composto da Sergio Bassetti, Gianni Briarava, Fiorangela Ceni, Gianmario Cipani, Silvia Dalla Bona, Mauro Maccarini, Orietta Mizzaro Papini, Jaana Nakari, Marco Novelli, Paolo Piva ed Eleonora Svanini. Questi i punti salienti del programma: dilatare la stagione turistica; ottimizzare il sito internet hotelsrivieradelgarda.it per il booking on line; difendere il territorio contrastando il fenomeno delle seconde case e le speculazioni edilizie; potenziare l’offerta dei servizi dell’ufficio Carg recentemente aperto in Via Zane a Salò (vetrine interattive h24 e servizio di elettric bikes).

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21 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli

Per Pasqua viene a trovarmi un’a-mica. Ci sentiamo spesso ma è la prima volta che la ospito. Per una

serie di circostanze è sola e ha deciso di andare a trovare dei parenti e casa mia è di strada; occasione perfetta per rom-pere il viaggio e per passare una serata insieme.Il tempo passa raccontandoci di noi. Solo più tardi il nostro fiume di parole si interrompe: allora lei, cambiando ar-gomento, mi chiede se ho per caso sen-tito parlare dell’effetto farfalla. Io mi illumino in viso, perché di recente ho conosciuto diverse persone che hanno un’opinione piuttosto singolare. In pra-tica loro sono convinti che la realtà che ci circonda sia creata dalla nostra men-te, ovvero che la causa di quello che ci accade è tutta dentro i nostri pensieri. Quindi, se si cambia la loro forma, an-che la realtà intorno cambierà allo stes-so modo. Se ho compreso bene, questa curiosa teoria prevede che ogni evento della nostra vita accada perché noi lo ab-biamo voluto o chiamato, è perfetto per noi. Se è buono è per premiare la forza della nostra volontà; se invece è cattivo, arriva per allontanarci dalla strada sba-gliata che stiamo percorrendo. Anch’io osservo il mondo attorno a me e vedo che è abitato da miliardi di esseri umani e da miliardi di miliardi di altri esseri viventi e vedo che ognuno di loro agisce per volontà o istinto, o per reazio-ne alle azioni altrui. Poi ci sono gli even-ti naturali che interagiscono con il corpo vivente del pianeta. La mia mente, seb-bene sia già abbastanza complicata, mi dice di non essere capace a controllare una realtà così complessa e articolata. Il nostro bisogno di conoscere e pre-vedere quello che ci accade si misura con una evidente constatazione: tutto è il risultato della combinazione di una infinità di azioni, tra loro in qualche modo connesse e non c’è neanche un collegamento certo tra la forza di un’a-zione e l’energia o la distanza dei suoi effetti. Questo concetto fu introdotto da Edward Lorenz, un matematico ameri-cano che, per spiegare la teoria del Caos, pose questa questione: “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tor-nado in Texas?”Con altre parole spiego questa cosa alla mia amica, che mi guarda perplessa e mi chiede di lasciar perdere le mie farneti-cazioni da erudito. Mi racconta invece di un certo prof. Gandini, che ha cono-

sciuto di recente e che, a metà marzo, ha presentato a Milano un progetto che è stato ripreso dai maggiori quotidiani. La sua idea è di riportare le farfalle den-tro la città. Per questo vuole chiedere ai cittadini di seminare sui balconi e le terrazze delle loro case le piante e i fio-ri di cui si nutrono le farfalle. Se questo invito verrà accolto da un numero abba-

stanza grande di persone, ci saranno dei corridoi verdi che le farfalle potranno usare per tornare a ripopolare i parchi al centro della città. La cosa interessante è che alla mia amica è stato chiesto se vuole occuparsi lei di trasformare l’idea in un progetto esecutivo. E lei, prima di accettare, ha pensato di venire a chiede-re il mio aiuto.In quel momento suona il mio telefono. È un mio carissimo amico di Cremona che ha un grande vivaio di piante da giardino. Ora potete anche credere che mi sto inventando tutto, ma vi assicuro che è andata proprio così. Il fatto è che, da quando ho del tempo a disposizione, gli sto dando un aiuto a superare alcu-ni suoi problemi. “Sai qualcosa sulle far-falle?” gli chiedo. “Conosco solo quella di Belen” mi dice lui. Ignoro la sua risposta idiota e vado a trovarlo finite le feste. In una mattina ho già chiaro quasi tutto quello che c’è da fare. Poi lui mi presen-ta un omino di Mantova, che mi spiega il resto e mi porta da un altro omino di Bergamo. In breve il progetto è pronto. Così, a fine aprile, sono andato con la mia amica a conoscere il Prof. Gandi-ni. Vedremo cosa succederà, ma ciò che ha in serbo il destino riguarda me solo.

Con voi voglio invece fare una riflessio-ne su questa vicenda, anzi tre.La prima – Quando ho visto anche il mio lavoro rallentare bruscamente a causa della crisi ho capito che avevo di-verse alternative. Potevo farmi prendere dalla depressione; oppure potevo reagi-re e provare ogni possibilità per ritorna-re alla condizione precedente, quando le cose andavano bene. Invece ho scelto di accogliere questa inattesa difficol-tà come un dono. In effetti non ho mai avuto del tempo per me, quando dove-vo studiare o farmi una posizione, né quando dovevo mantenere la famiglia. C’è sempre stato un motivo per non fermarsi mai. Ora che non devo preoc-cuparmi di nulla se non di me stesso, arriva questo periodo di libertà, che mi permette di dedicarmi alle persone che amo e che mi sta facendo finalmente ri-posare la mente. E tutto questo mi restituisce una qualità di vita che non conoscevo. Ma c’è tanto di più: non solo ora ho tempo per corre-re dietro alle farfalle, ma adesso le vedo quando passano, perché la mia mente è accesa e vigile. Penso a chissà quante occasioni ho lasciato andare in passato, solo perché non sono stato capace di ve-derle.La seconda – Questa cosa delle farfalle è collegata al grande evento dell’Expo che si terrà a Milano nel 2015. Fra un anno, nel 2014, ci saranno invece le ele-zioni comunali qui a Salò e già ho colto i primi brontolii dentro la pancia della nostra città. Sento parlare di possibili al-leanze, di candidati. Ma c’è in giro qual-che idea su cosa fare? Questa dell’Expo, ad esempio, può essere un’occasione. Il tema sarà Nutrire il Pianeta. Riguarda anche noi e può servire per dare un’of-ferta nuova alla moltitudine di persone che a Salò vengono per restare, per un tempo più o meno lungo, attratti dalla bellezza dei luoghi. Potremmo partire da qui per pensare a una valorizzazione della nostra città e dei suoi spazi. Vo-gliamo parlarne?La terza - Infine sul senso della vita, che è un dono. Lo vediamo chiaramente se guardiamo quello che succede attorno a noi, se ci affidiamo alle cose incredibili e stupende che ci accadono continuamen-te. Tutto è opera della Provvidenza, che ha in serbo dei doni per noi. E se davve-ro crediamo che tutta la nostra vita sia un dono di Dio, come può allora non essere bella?

Correre dietro alle farfalle

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22Anno LXII - n. 5 Maggio 2013 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Nelle nostre case sono en-trate nell’ultimo periodo molte immagini della cit-

tà eterna, immagini provocate da eventi religiosi molto significativi come le dimissioni di Papa Ratzin-ger e l’elezione di Papa Francesco, che ci hanno permesso di seguire, attraverso lo schermo, gli incontri nei luoghi storici della cristianità. Ma è un grande privilegio quello di poter entrare, non simbolica-mente, ma fisicamente (insieme a una folla immensa di visitatori coi quali hai in comune soltanto il fatto di essere uomini in cammino sulla terra) prima nella imponente struttura di Castel S. Angelo, poi nei musei vaticani, di sostare con ammirazione sconfinata davanti agli affreschi di un giovane Raffa-ello. Poi proseguire fino alla Cap-pella Sistina per sostare in religio-so silenzio accanto a visitatori di cui non conosci nulla tranne la tua stessa natura umana (e la curiosità intellettuale!) davanti al Giudizio di Dio miracolosamente attuato da Mi-chelangelo.In quel luogo, su quella parete che ancora risuona della Parola pronunciata in tutte le lingue del mondo, è già stato decretato il Giudizio sul nostro essere uomini sulla terra e nel tuo animo si affaccia la con-sapevolezza che anche tu (che oggi sei soltanto uno spettatore!) andrai incontro a quell’esame definitivo della tua avven-tura terrena che speri di poter ricongiun-gere con coloro che hai amato. Ti assale la speranza di non ritrovarti mai tra quei dannati che conoscono la sconfitta eterna del loro cammino terrestre. Là, su quella parete, in quel silenzio personale in cui siamo avvolti, ci sia-mo tutti; là sono rappresentate le si-tuazioni del nostro vissuto quotidiano che speravamo di dover condurre con onestà (grazie agli strumenti della fede e della cultura!) utilizzando sapiente-mente le molte voci che hanno arreca-to suggerimenti di rettitudine al nostro vivere. All’ingresso della Basilica di S. Pietro, ab-biamo ammirato, appositamente protetta e quindi in una prospettiva lontana, la Pietà di Michelangelo (entrando nella na-

vata destra) insieme ad una folla eteroge-nea, unificata nell’intimo dai nostri stessi problemi quotidiani e desiderosa senza dubbio di penetrare in quella sacra rap-presentazione della maternità in cui una giovane con la calma rassegnata e soffe-rente di una fanciulla sostiene delicata-mente il corpo di quel Cristo che Lei ha generato e che non ha la rigidezza della morte ma pare assopito in un sonno che prelude alla Resurrezione. La grandezza di Michelangelo prorompe nella Chiesa di S. Pietro in Vincoli (dove campeggia la tomba di Giulio II della Rovere) sotto le spoglie di Mosè, il grande legislatore del popolo ebraico con lo sguardo ira-to contro gli idolatri. Abbiamo visitato Chiese e Basiliche, piazze e fontane che

conoscevamo in molti grazie ai sempre rigorosi servizi televisivi e cinematografici. Siamo passati davanti ai palazzi del potere le cui facciate importanti e archi-tettonicamente straordinarie, non potevano non provocare in-terventi ironici (data la fragilità del momento!) uniti all’auspicio per una soluzione condivisa e dignitosa dei problemi di noi tutti.La visita sempre emozionante al Colosseo con una potente re-tromarcia storica che precede di secoli il nostro sentire cristia-no, illumina con la sua potente struttura l’antichità precristiana e la sua salda potenza politica ed economica che emerge nei fori, negli archi, nelle testimo-nianze architettoniche che co-stituiscono un vasto sottofondo della città intera. Tralasciando le molte altre occasioni, mi pia-ce sottolineare con grande gioia il valore storico-culturale della

Galleria Borghese che compendia in sé tutte le meraviglie dell’arte e della cultu-ra religiosa e non, offrendo una raccolta tale di capolavori da stupire anche il vi-sitatore più informato. Si tratta infatti di un insieme armonico tra natura ed arte con i capolavori di Bernini, Raffaello, Ca-ravaggio… che si ritrovano in una strut-tura accuratamente studiata, immersa in un giardino meraviglioso che stupisce il visitatore per la straordinaria armonia di colori e per la creazione di opere d’arte in grado di superare i secoli, le barriere, le origini, le distanze, le lingue e le culture.È proprio vero ciò che afferma Sene-ca quando ci dice che l’apprendimento dura tutta la vita: “Tam diu discendum est quam diu vivis”.Un grazie sentito agli organizzatori di questa visita a Roma (da cui torniamo arricchiti) in particolare ai Prof. Bolleri, Baldrati, alle instancabili Luisa ed Hen-riette che si sono avvalse di guide profes-sionalmente e culturalmente qualificate. Grazie per averci fatto incontrare anche l’aria festosa dei quartieri, frequentatis-simi dai giovani, animati dalle chitarre e dai canti sotto le foto di vecchi film roma-ni, che tutti abbiamo amato.

Roma: un viaggio verso se stessi“Predicate il Vangelo con la vita e, se

fosse necessario, anche con le parole” (Papa Francesco)

Michelangelo: “La Pietà” (S. Pietro - Roma)

In occasione della santificazione di

Papa Giovanni Paolo II la Parrocchia di Salò

sarà in pellegrinaggio a Roma.

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23 Anno LXII - n. 5 Maggio 2013Anno LXII - n. 5 Maggio 2013

Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi

L’anno in corso è l’anno del bi-centenario della nascita di due grandi personaggi della musica

operistica, uno tedesco e l’altro italia-no, che si contenderanno i palcoscenici di tutto il mondo. Non si incontraro-no mai, né entrambi studiarono in un Conservatorio e furono caparbiamente gelosi delle loro creazioni, diverse se poste a confronto, ma tutte significative di una maturità segnata dal genio. Mi riferisco a Richard Wagner (1813/83) e a Giuseppe Verdi (1813/1901) e di quest’ultimo ne parlerò ad Ottobre. L’osannato e vilipeso Wagner dunque, l’artista più discusso in assoluto che la storia musicale conosca, contestato aspramente sino ai nostri giorni no-nostante la forza e la grandezza della sua musica. La novità del suo impian-to operistico, il particolare impegno che ha profuso nell’intento di unire in tutt’uno arte e poesia, musica e azione scenica, il fatto di essere stato autore dei suoi libretti d’opera, perché parola e musica raggiungessero una espres-sione perfetta, ci ha reso di lui una immagine controversa ed esposta a ininterrotto plauso, ma anche a severa critica. Anche il suo modo di vita concorse a generare questa antipatia verso la sua persona certamente non incline a rico-noscere in altri meriti o capacità, che pretendeva tutto da tutti, venerazione, attenzioni, quelle attenzioni che non ricambiava affatto, perché riteneva che gli fossero dovute per la sua arte in quanto si considerava non solo artista puro, ma anche il più grande. Del resto anche Verdi non ammise mai la gran-dezza di alcun musicista contempo-raneo, dominato com’era anch’egli da quella sorta di gelosia nei confronti di tutti coloro che potessero dargli ombra. Se questi comunque erano gli aspetti negativi che gli stessi tedeschi ricono-scevano, sento il dovere di scrivere che oggi quella sua durezza, quei suoi sen-timenti generosi verso i protagonisti delle sue opere, ma avari verso il suo prossimo, quel suo egoismo così con-clamato, quella sua vita condotta sopra le righe e a spese di altri che lo spinse

in Germania, Francia, Svizzera fino a Venezia, devono essere considerati, in funzione della sua opera musicale, un suo buon diritto. Ogni sua opera, ogni avvenimento drammatico egli lo concepiva come fosse a tre dimensioni dove la parola, il gesto e la musica obbedivano alle stesse leggi, quelle leggi che Wagner sentiva dentro di sé come poeta princi-palmente e come uomo che conosceva la vita nella sua interezza, quale essa era e della quale i suoi personaggi ne

rispecchiavano la multiforme realtà. Di Beethoven ammirava il talento sino a dire che …ogni sua opera rappresentava l’estratto concentrato di un intero mon-do e gli riconosceva … la ferrea volontà dell’artista che trae la materia vitale infi-nitamente caotica per portarla a ordinata forma e chiarezza. Tutta la sua produzione operistica che si articolerà fra il 1833 e il 1882, morirà a Venezia, sul Canal Grande, nel 1883, va dalle due opere giovanili, Le fate e Il Rienzi alle altre di un Wagner già for-mato e padrone dei suoi programmi: Il vascello fantasma, Tannhäuser, Lohen-grin, Tristano e Isotta, I Maestri Cantori di Norimberga e Parsifal. Seppe adden-trarsi anche in un mondo fantastico, immergendosi nello studio dei miti e delle leggende germaniche, con …L’a-nello del Nibelungo, 16 ore di musica

costituite in tre giornate (La Valchiria, il Sigfrido e il Crepuscolo degli Dei) antici-pate da un Prologo, al quale dedicherà trentanni della sua vita. Ammetto di essere tentato di farne il racconto che trovo stimolante e ricco di riferimenti, ma ci vuole una pagina intera e per il momento lo rimando. Per entrare nel merito diciamo che, partendo dunque dall’idea originale del soggetto dell’opera che doveva an-dare a costruire, Wagner si dedicava alla stesura poetica del testo, poi passa-va a scrivere materialmente la musica ed essendo drammaturgo e musicista al tempo stesso la concezione musicale procedeva di pari passo con quella po-etica e la voce è solo una parte del tutto, sullo stesso piano degli altri elementi. In questo sta la diversità fra i due musi-cisti, perché Verdi, al contrario, oltre ad affidarsi ad altri per il testo del libretto, affida alla voce del cantante, quale po-tente mezzo di espressione, la melodia. Ecco che in Wagner le frasi musicali potevano prendere voce con i singoli personaggi, con i singoli sentimen-ti non solo che essi esprimevano, ma che aleggiavano nella trama, con gli oggetti che avevano una rilevanza nel racconto e queste frasi sono i famosi “temi musicali”definiti alla tedesca “lei-tmotiv”. Non possiamo tacere un’ulti-ma cosa e che cioè nel tentativo di fare esprimere all’orchestra tutte le passioni dei personaggi, amore, odio, dispe-razione, vendetta, nonché gli aspetti scenici e pittorici dei miti sui quali co-struiva i suoi drammi, la tempesta, le fiamme, il sonno, la magia della fore-sta, l’amore assoluto, egli offrì, per le future generazioni, il contributo più ricco al linguaggio sinfonico del movi-mento romantico. Personalmente mi sento più vicino alla musica Wagneriana che quando ascol-to tocca tutte le mie corde, del resto non deve stupire, perché in questa mia scelta stanno proprio le ragioni che ve-dono come ciascuno di noi si forma nel corso della sua vita, e come certa mu-sica possa andare ad interessare il suo carattere, le sue aspettative, i suoi lati più personali e reconditi.

22 Maggio 1813 nasce Richard Wagner

Page 24: mensile della comunità di Salò · ** Il 31 maggio alle ore 20.30, partendo dalla chiesa di ... tutto il suo mobilio o guardaroba ma non è decisa sul quando fare l’operazione;

Informazioni utiliSS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30(esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa VISITAZIONE

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

MONASTERO

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 5/5/2013 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 5 Maggio 2013

Anno LXII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

MAGGIOdal 1 al 3 ore 20,30 recita S. Rosario nella Chiesa della Madonna del Carmine Venerdì 3 Primo venerdì del mese S. Comunioni agli ammalatiDomenica 5 Incontro zonale gruppi Emmaus MonasteroVilla-Santuario Carmine ore 10,00 a S. Giuseppe: rito di ammissione ai Battesimi del 2 giugno ore 14,30 in Oratorio gruppi S. Giovanni Piamarta per il cammino verso Nazaret (4)dal 6 al 10 ore 20,30 recita del S. Rosario nella Chiesa di S. GiuseppeMartedì 7 Incontro dei sacerdoti nella canonica di Salò per programmare le date delle attività pastorali zonali dell’anno 2013/2014Mercoledì 8 Ritiro presbiteri a MontecastelloVenerdì 10 ore 20,45 in Oratorio Magistero per i Catechisti (in vista di ICFR dei sacramenti)Domenica 12 46ª GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONI SOCIALI ore 14,30 in Oratorio gruppi S. Francesco per il cammino verso Gerusalemme (4)dal 13 al 17 ore 20,30 recita S. Rosario nella Chiesa della VisitazioneMartedì 14 ore 16,00 S. Messa al CimiteroSabato 18 ore 20,30 veglia zonale di Pentecoste a Gardone Riviera ore 20,30 in Duomo: Celebrazione penitenziale comunitariaDomenica 19 ore 9,30 conferimento delle CRESIME e PRIMA COMUNIONE (Mons. Lorenzo Voltolini – Arcivescovo di Porvejo – Ecuador)dal 20 al 24 ore 20,30 recita S. Rosario nella Chiesa di S. Benedetto (al Muro)Venerdì 24 ore 20,45 in Oratorio Magistero per Catechisti (in vista della festa dell’Oratorio)dal 27 al 30 GIORNATE EUCARISTICHE (predica don Franco Turla) a S. Bernardino ore 9,00 Canto delle lodi e S. Messa ore 20,30 recita del S. Rosario con AdorazioneGiovedì 30 ore 20.30 S.Messa e processione Euc. da S.Bernardino al DuomoVenerdì 31 ore 20,30 recita del S. Rosario e processione da Renzano alla Madonna del RioGIUGNODomenica 2 ore 16,00 in Duomo Battesimi comunitariMartedì 4 ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo”Mercoledì 5 Ritiro presbiteri a MontecastelloGiovedì 6 ore 16,30 alla Visitazione Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. MessaVenerdì 7 Primo venerdì del mese SS. Comunioni agli ammalati ore 20,30 in canonica: primo incontro genitori dei battez. del 28/7Domenica 9 FESTA DELL’ORATORIOMartedì 11 ore 16,00 S. Messa al CimiteroGiovedì 13 ore 18,30 S. Messa nella Chiesa di S. Antonio ore 20,30 in canonica: Gruppi Animatori della Liturgia (4)Venerdì 14 ore 20,45 in Oratorio Magistero per i catechisti (in vista dell’IN.d’E)dal 17 al 22 Vacanze in montagna a Temù per i ragazzidal 24 al 28 Settimana per gli animatori dell’IN.d’E 2013