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Messa di saluto a Roberta letture e testimonianze Chiesa di San Saturnino Martire Roma, 5 novembre 2016

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Messa di saluto a Roberta

letture e testimonianze

Chiesa di San Saturnino Martire

Roma, 5 novembre 2016

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Accoglienza

Buongiorno e benvenuti. Sono Filippo, uno dei figli di Roberta.

Innanzitutto papà, noi fratelli e tutta la nostra famiglia vorremmo ringraziare tutti voi per

essere qui, in particolare chi è venuto da lontano. Vorremmo soprattutto ringraziare il liceo

Giulio Cesare che oggi ha chiuso in anticipo per permettere la partecipazione di tutta la

scuola. In realtà non sono sicuro che mamma sarebbe stata molto contenta di questa

decisione, conoscendola... ma di certo siamo molto felici di avervi tutti qui!

Oggi siamo qui per celebrare la vita di mamma, una vita compiuta in pienezza; potremmo

definirla: una missione compiuta. Certo, il dolore è umanamente insopportabile. Mamma

ha vissuto meno a lungo di quanto il nostro affetto avrebbe desiderato. Ma ha vissuto

abbastanza da dare senso e compiutezza alla sua vita.

Siamo qui per salutare con gioia una donna che ha amato la vita sempre e ha saputo

gustarla fino in fondo anche negli anni della malattia. Lei stessa ci ha detto questa

settimana: “ho avuto una vita felice, ho ricevuto tanto e ho amato tanto, adesso amatevi

voi e restate uniti”.

Adesso accoglieremo mamma con un canto nuziale dal Cantico dei Cantici, un brano che

accoglie la sposa quando va dal suo sposo. È un canto che tra l'altro a mamma piaceva

molto e che lei amava cantare da ragazza con gli scout. Con questo canto nuziale la

accompagniamo adesso dal suo nuovo Sposo nei cieli.

Accogliamo mamma.

Palazzetto, 1991 Natale 2015

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PRIMA LETTURA

Isaia 55, 9-13

Quanto il cielo sovrasta la terra,

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo

e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme a chi semina

e il pane a chi mangia,

così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.

Voi dunque partirete con gioia,

sarete ricondotti in pace.

I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia

e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani.

Invece di spini cresceranno cipressi,

invece di ortiche cresceranno mirti;

ciò sarà a gloria del Signore,

un segno eterno che non sarà distrutto.

SALMO RESPONSORIALE

Canto Alzo gli occhi verso i monti, Salmo 120 (121)

Alzo gli occhi verso i monti:

da dove mi verrà l'aiuto?

Il mio aiuto viene dal Signore,

che ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,

non si addormenta il tuo custode.

Non si addormenta, non prende sonno,

il custode d'Israele.

Il Signore è il tuo custode,

il Signore è come ombra che ti copre.

Di giorno non ti colpirà il sole,

né la luna di notte.

Il Signore ti protegge da ogni male,

egli protegge la tua vita.

Il Signore veglia su di te, quando esci e quando entri,

Il Signore veglia su di te, da ora e per sempre.

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SECONDA LETTURA

Prima lettera ai Corinzi 13,1-13 – Inno alla Carità

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo

che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi

tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le

montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni

e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia

d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene

conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa,

tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la

conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto

profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.

Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino.

Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.

Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia

a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come

anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la

carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

VANGELO

Matteo 7,21-29 - La casa sulla roccia

Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la

volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: «Signore, Signore,

non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato

demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?». Ma allora io

dichiarerò loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate

l'iniquità!».

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo

saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,

soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata

sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un

uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i

fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu

grande».

Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento:

egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

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30 ottobre 2016

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Laura Correale, amica e collega

Io sono qui per salutare Roberta con le parole di un autore che amava e che in questi ultimi

tempi le è stato di aiuto. Andrea e i ragazzi raccontano che quando parlava della sua

malattia e della morte, con quel suo modo di fare un po' conclusivo, diceva "Basta leggere

Seneca!"

Ogni giorno rimproveriamo il destino: “Perché quello è stato rapito nel pieno della

vita? Perché quell’altro invece prolunga una vecchiaia penosa per sé e per gli

altri?” [...] Ma che importanza ha uscire presto o tardi dalla vita? Bisogna uscirne

comunque. Non dobbiamo cercare di vivere a lungo, ma di vivere abbastanza;

vivere a lungo dipende dal destino, vivere quanto basta dipende dal nostro animo.

La vita è lunga se è piena, ed è piena quando l'animo ha riconsegnato a se stesso il

suo bene e ha preso il dominio di sé. A che cosa servono a quello ottant'anni

trascorsi nell'inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è

morto tardi, ma solo lentamente. [...] “Quell'altro invece è scomparso nel fiore

degli anni.” Ma ha adempiuto, ai suoi doveri di cittadino onesto, di amico fedele,

di buon figlio; non è mai venuto meno ai suoi compiti; anche se la sua età è

incompleta, è completa la sua vita. [...] Ti scongiuro, Lucilio mio, facciamo in

modo che la nostra vita, come tutte le cose preziose, non conti per la sua

estensione, ma per il suo peso; misuriamola dalle azioni, non dal tempo. Vuoi

sapere che differenza c'è fra una persona vigorosa e sprezzante della fortuna, che

ha adempiuto a tutti i doveri della vita umana ed è giunta al sommo bene, e una

che ha lasciato scorrere gli anni? La prima vive anche dopo la morte, la seconda si

è spenta prima di morire. Lodiamo perciò e mettiamo nel numero degli uomini

felici chi ha ben impiegato il poco tempo avuto in sorte. Egli ha visto la vera luce;

non è stato uno dei tanti; è vissuto; è stato forte. Talora ha goduto di giorni sereni;

talora, come spesso avviene, lo splendore del sole si è mostrato fra le nubi. Perché

chiedi quanto è vissuto? Vive ancora: è balzato tra i posteri e si è consegnato al

loro ricordo.

Seneca, Lettere morali a Lucilio, XCIII, 1-5

maggio 2016

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Micaela Ricciardi, Preside del liceo Giulio Cesare

“Ce l’abbiamo fatta!”, così mi dice, felice, la professoressa Rosa a luglio, conclusi gli esami

di maturità delle due classi che ha seguito per tre anni. Ce l’ha fatta, in realtà, combattendo

in questi tre anni con coraggio contro il suo male, per rendere pieno ogni attimo della vita

che si conquistava, al servizio dei ragazzi sempre così amati. Roberta è stata una docente

vera: una donna positiva, risolta in un equilibrio pieno, che le permetteva di trasferire agli

altri, ragazzi e colleghi, fiducia, ottimismo e intelligente ironia. E sempre amore per il suo

lavoro e per i suoi ragazzi, appassionato impegno a studiare e leggere per continuare a

mettersi in gioco e a sperimentare, visione costruttiva, solare e collaborativa con tutti i

colleghi. E si stupiva quando vedeva che quei classici così amati non producevano in altri,

pur lettori appassionati e rigorosi quanto lei, una postura interiore di equilibrio, sobrietà e

generosità, che per lei era naturale.

Io l’ho molto amata. Ricordo quando, anni fa, la chiamai per riflettere su che fare di un

suo alunno di quarto ginnasio, veramente debolissimo e con una pagella di primo

trimestre costellata di valutazioni imbarazzanti. “Me lo lasci – mi dice – è fragilissimo, ma

ci posso lavorare, lo vedo”. È stato questo suo ‘vedere’, questo sguardo pedagogico, la

profonda costante fiducia nelle potenzialità dei ragazzi la cifra più importante – ne sono

convinta – del suo essere insegnante. Oggi il ragazzo frequenta l’università.

Il liceo Giulio Cesare è grato a Roberta Rosa per averci, sorridendo, insegnato questo, e

orgoglioso per averla avuta sua indimenticabile ‘maestra’.

4 dicembre 2009

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Ginevra, ex alunna della V F a. s. 2008/09

Ciao Professoressa,

è un onore per me poterti salutare qui oggi, parlandoti dal mio cuore e dal cuore di tutti i

tuoi studenti. Sono miliardi le cose che vorrei e vorremmo dirti, miliardi i ricordi che sono

riaffiorati in questi giorni.

Ci ricordiamo con affetto dei tuoi interminabili compiti in classe di Latino e Greco, che

probabilmente ci hanno fatto dubitare più di una volta che il Liceo Classico facesse per noi.

Ci ricordiamo le traduzioni storpiate, le risate in classe, le lezioni sui Promessi Sposi che

solo tu riuscivi a rendere emozionanti. Ci ricordiamo dei campi scuola, quando partivi con

una valigetta molto più leggera della nostra e, pur avendo tanti anni più di noi, eri sempre

lì in testa al gruppo, a passo di marcia, fino all'ultima passeggiata.

Non ci sono parole giuste per esprimere l'affetto che provo e proviamo per te, o quanto ci

sentiamo fortunati ad averti incontrata lungo il nostro cammino di crescita.

Voglio solo concludere regalandoti un pensiero. Di solito si dice che una persona,

andandosene, lascia un vuoto tra coloro che la conoscevano. Ecco io non credo che questo

sia il tuo caso. Tu ci hai lasciato un esempio. Tu ci hai lasciato un po' di quel tuo fuoco, di

quella grande passione che avevi per il tuo lavoro, per le persone che ti circondavano, per

la vita.

È per questo che io ti sento viva più che mai oggi in questa sala... e vivrai per sempre in

ognuno di noi.

Grazie Professoressa!

Premiazione Borsa di Studio Lorenzo Lorenzini, 2009

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Francesco e gli ex alunni della III B, maturità 2016

“Sempre gli stessi soffi dei medesimi venti dominano la sua anima”, dice Sofocle nella sua

Antigone.

Professoressa, in tutti questi anni lei non ha mai smesso di dimostrarci come vivere giorno

per giorno l'attimo presente, come poter essere grandi nella semplicità, come poter essere

forti nella tenerezza, come poter essere costanti nell'amore.

Sempre è stata pronta ad aiutarci nel bisogno, a sostenerci negli sforzi e nelle sfide, sempre

ha creduto in noi fino in fondo e ogni giorno ci ha trasmesso non solo la passione per la

cultura, ma soprattutto la passione e la gioia per la vita, anche nei momenti più difficili.

Oggi, anche se addolorati, noi possiamo solo dire grazie, perché possiamo affermare,

anche con un po' di orgoglio, che quegli stessi soffi dei medesimi venti che sempre

dominano la sua anima sono giunti fino a noi e ora dominano anche la nostra.

Grazie infinite!

Tolfa - Olimpiadi della Cultura e del Talento, 24 aprile 2016

III B, a. s. 2015/16 – “Nunc est bibendum”

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Marianna, Valentina e gli ex alunni della III A, maturità 2016

Cara professoressa Rosa,

oggi siamo qui uniti da un immenso dolore, ma soprattutto dalla consapevolezza del

patrimonio che ci ha lasciato, sia a livello professionale che a livello umano.

Definirla un'insegnante risulterebbe riduttivo; lei infatti per noi ha rappresentato una

guida, una maestra di vita. Lei ci ha insegnato la meraviglia, la curiosità, la voglia di

condividere idee. Ci ha reso persone adulte e consapevoli di noi stessi, delle nostre

potenzialità e passioni, prendendoci per mano e accompagnandoci con sorriso e

determinazione in un percorso fatto di difficoltà, ma anche di soddisfazioni. Ha saputo

instaurare con tutti noi un rapporto di stima e di reciproco rispetto, anche di profondo e

sincero affetto.

In tre anni non l'abbiamo mai vista dietro la cattedra: sempre in mezzo a noi, su quel

primo banco centrale, con i piedi sulla sedia e il libro sulle ginocchia; ogni ora in classe era

un dibattito in cui l'opinione di ciascuno di noi era valida quanto una frase scritta sul

manuale.

Le sue lezioni non finivano mai con il suono della campanella. Lei godeva dell'entusiasmo

che leggeva nei nostri occhi e lo rendeva suo. Ci ha accompagnato fino all'ultimo senza

lasciare nessuno indietro, nonostante le difficoltà, dando ad ognuno di noi un esempio di

forza, tenacia e dedizione.

Il suo instancabile sorriso sopravviveva

in ogni circostanza e contagiava

chiunque le stesse vicino, testimoniando

un approccio alla vita sorprendente ed

eccezionale; ed è così che vogliamo

ricordarla, ridente, scherzosa, più unica

che rara.

Vorremmo salutarla dedicandole le

parole di uno dei suoi autori preferiti,

Tacito, parole che noi conserviamo

ancora intatte, grazie al fervore con cui

lei ce le ha lette la prima volta: “E se c'è

un luogo per le anime pie e se le grandi

anime non si estinguono con il corpo,

possa tu riposare in pace […]. Ti

onoreremo con la stima, la lode

immortale e, se ci sarà concesso, con

l'imitazione di te”.

La sua squadra, il III A

III A, a. s. 2015/16

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Margherita, Victoria e gli alunni della II G a. s. 2016/17

Cara prof,

alla fine ci è riuscita, per la prima volta siamo qui tutti insieme senza urlarci contro o

stuzzicarci l'un l'altro, sembriamo una vera classe... pensi che è sabato e c'è anche Aliquò;

davvero non sappiamo da dove iniziare, ci sarebbe troppo da dire dei momenti passati

insieme.

Con un sorriso ricordiamo quando qualcuno di noi sbagliava una desinenza o la

coniugazione di un verbo, lì dava il meglio di lei; “cosa hai detto scusa?”. Non esistevano

mezzi termini, ciò che pensava diceva; “vogliamo parlare della costruzione di videor? Eh

Franchi? Nel compito non si sa cosa hai tradotto!”, “Bianchi, le sue interrogazioni non

possono essere trattati di retorica, si fa le domande e si risponde da solo e io qui cosa ci sto

a fare!?!”, “Mancini, la grammatica latina ha regole ben precise, non puoi usarla a tuo

piacimento!”, “Scusate ragazzi ma dobbiamo finire in fretta che c'è Giannetti all'ultimo

banco che sta fremendo che ha i suoi impegni”. “Silenzio, silenzio che Panoutsopoulos per

una volta che ha studiato deve dire le sue perle”.

Ci scusi per le nostre lacrime, sappiamo che se fosse qui ci direbbe: “Smettetela! Ma siete

matti!?!”, ci avrebbe detto che le cose vanno affrontate a testa alta, come lei ha sempre

fatto. Per cui non avendo avuto modo di dirle quanto la stimassimo e di ringraziarla,

cogliamo l'occasione per farlo ora.

La vediamo ancora seduta sul primo banco, con il libro sulle gambe e la mano sotto il

mento, mentre ci guarda e riesce a capirci come nessuno mai ha fatto. E adesso quello che

fa male più di tutto è non avere la possibilità di vivere le nostre giornate con lei, perché

dentro di noi regna la consapevolezza che ogni istante assieme ci avrebbe fatto crescere un

po' di più.

Mai dimenticheremo come solo lei, dai versi degli autori classici, ha saputo rendere

accessibili a noi insegnamenti e valori che ci apparterranno sempre. Le persone come lei

non si perdono mai se le hai nel cuore. Puoi perdere la loro presenza, la loro voce, il loro

profumo. Ma ciò che hai da loro imparato, ciò che hanno lasciato, quello non lo perderai

mai.

Grazie per ogni sorriso, grazie per ogni parola che ci ha regalato, continueremo ad

impegnarci per renderla fiera sempre, perché il nostro percorso con lei non è di certo

finito.

La sua II G

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Marialuisa, amica e molto altro

Ciao Roberta,

Maestra di vita e insegnante dei miei figli e dei ragazzi che sono qui e dei tanti che non

hanno potuto esserci oggi.

Con Roberta non abbiamo condiviso solo le preoccupazioni ma anche la musica, i libri, le

parole sulle nostre famiglie.

Come ho detto ad Andrea e Costantino, Roberta adesso è nel cielo, nell'aria, nei nostri

cuori e per questo non l'abbiamo persa.

“Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano ma sono ovunque

noi siamo” (Sant'Agostino).

Grecia, 2007

Grecia, 2005

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il cognato Piero

“Felicità è l'armonia che regna fra ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai”. E' quello che

sosteneva, nei primi anni del secolo scorso, il Mahatma Gandhi. Sono pienamente convinto

che Roberta è stata una creatura felice, tanto era viva e palpabile l'armonia tra ciò che

pensava, ciò che diceva e ciò che faceva.

Felice anche Roberta nel dispensare a piene mani, a chi aveva il privilegio di esserle vicino,

valori fondamentali: l'amore senza limiti, l'amicizia profonda e sincera, l'aiuto spontaneo e

disinteressato, la vicinanza nel momento della difficoltà e del dolore, il consiglio sereno ed

equilibrato, la tensione verso l'essere e non verso l'avere.

Avrò, avremo sicuramente nostalgia della risata cristallina e liberatoria di ogni tensione

con la quale concludeva valutazioni sempre lucide, obiettive e serene. Mi mancherà, ci

mancherà certamente la sua presenza solida, costruttiva e rassicurante. Ci rimane però il

ricordo indelebile della figlia e della sorella affettuosa, della moglie sempre preziosa, della

mamma sempre attenta e presente, della nonna tenera.

Rimane, ci rimane, anche l'esempio illuminante del coraggio con il quale ha affrontato il

percorso lungo e doloroso di una malattia che ha interrotto il suo cammino terreno teso a

dispensare gioia e serenità ad Andrea, a Filippo, a Tommaso, a Costantino e anche ad

agevolare la crescita personale e culturale dei suoi alunni.

In uno degli ultimi giorni di quello che solo nelle ultime ore ha detto essere il suo calvario,

Roberta mi ha espresso il desiderio di essere ricordata con la creazione di una struttura, di

carattere scolastico, nel continente dove ha soggiornato a lungo dopo l'incontro con

Andrea: in Africa, dove sono già attive dal 2005 una struttura sanitaria e una scolastica

realizzate per ricordare Gianna e

Marcello.

Posso assicurati, Roberta, che questo

tuo desiderio verrà esaudito quanto

prima. Tu sai bene, Roberta, che il

mio, il nostro, non è un “addio”, ma

solo un “arrivederci” in quella

porzione misteriosa di cielo dove ora

ti stanno aspettando quelli che ti

hanno voluto bene quanto te ne

abbiamo voluto noi e che ora sono in

attesa di abbracciarti nuovamente

per proseguire con te la strada della

vita senza fine.

Mozambico, 1983

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il fratello Enrico

Innanzitutto vorrei ringraziare a nome di mia sorella e di tutta la nostra famiglia la sua

amica e dottoressa Marialuisa che l'ha seguita in questi cinque anni e ha fatto il possibile e

anche l'impossibile per permettere a Roberta di vivere al meglio la sua vita. La tua

abnegazione, Marialuisa, ha permesso a Robi di diventare nonna di due bellissime

bambine del suo primogenito, quella bambina che lei avrebbe desiderato avere e che

invece non aveva avuto. Inoltre le hai consentito di vedere Tommi e Tino laurearsi e

trovare lavoro.

In questi giorni ho visto tante testimonianze di affetto da parte sia dei suoi studenti che

dei suoi colleghi. Vi posso dire che la sua “vocazione” Roberta l'ha scoperta fin da

piccolina, quando obbligava me e i miei amichetti - noi avevamo 4 anni e lei 8 – a “giocare”

alla Scuola, in cui lei era ovviamente la nostra maestra. Che fosse una brava insegnante,

non è che avessi molti dubbi, in quanto l'unico voto eccellente della mia poco brillante

carriera scolastica l'ho avuto quando lei mi ha preparato all'esame di terza media, in cui ai

nostri tempi il Latino aveva un voto separato.

Ragazzi, devo dirvi sinceramente che vi ho sempre un po' invidiato: mi sarebbe davvero

piaciuto assistere alle sue lezioni; comunque, dato che era profondamente innamorata del

suo lavoro, quando ci vedevamo era sempre un piacere starla a sentire mentre ci

raccontava dei suoi studenti.

Mia sorella era una persona luminosa e allegra e aveva una gran voglia di vivere la vita

senza perdere tempo. In questi giorni ci ha detto proprio questo, che lei ha vissuto la vita

che aveva sempre desiderato: un marito che l'ha sempre adorata, tre bellissimi figli che le

hanno dato solo delle grandi gioie, una famiglia di origine che l'ha sempre amata... ed

aveva un lavoro che era la passione della sua vita... e che certo magari avrebbe sperato di

vivere un po' più a lungo.

1969 2005

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Roberta era un punto di riferimento per tutti noi ed inoltre, essendo profondamente

onesta, aveva sempre una parola giusta per tutti in qualsiasi occasione ed avendo fin da

piccola un grande senso di responsabilità, era sempre in grado di capire le persone che

aveva vicino e di guidarle nella direzione giusta. Era una persona piena di gioia ed

ottimista di natura, non per caso agli scout il suo nome di totem era “airone spensierato”.

Mia amata Robi, tu per me sei stata il mio “Porto Sicuro”, anche perché essendo io il più

piccolo, ti sei sempre sentita responsabile di me e io sapevo che in qualunque caso e in

qualunque parte del mondo fossimo stati avrei sempre potuto contare su di te. Ho sempre

avuto il piacere di raccontarti di me, certo che se non lo avessi fatto tu me lo avresti

sicuramente chiesto! Avrei desiderato tanto continuare ad averti accanto!

Ciao Robi, già mi manchi.

Svizzera, 1996

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Cristiano legge un pensiero scritto da Andrea

Determinata, saggia, non una velocista.

Roberta in salita ha il passo lento, ma regolare e costante; poche soste o nessuna,

comunque senza sedersi, solo per rifiatare un attimo.

Dicono: “in montagna si deve andare tutti insieme con il passo del più lento!”

Giusto, ma è solo una regola generale: se si rimane a vista, il gruppo può anche sfilacciarsi

un po'...

E poi perché pretendere che tutti procedano esattamente alla stessa velocità?

E allora, quando i preparativi vanno per le lunghe, dice: “io comincio ad andare, il

percorso si vede tutto” e con determinazione parte.

Oppure, se mentre si va in gruppo le si propone sosta, risponde con saggezza: “fermatevi

voi, io proseguo col mio passo, poi mi raggiungerete”

Determinata, saggia, passo lento.

E quando tutto il gruppo si ricompone in cima allora è un successo.

Ora è partita presto, molto presto: vuol dire che ci ritroveremo molto in alto.

Monte Bianco, 1981

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Canti

Vieni dal Libano, Cantico dei Cantici 4,8ss - Ingresso

Alzo gli occhi verso i monti, Salmo 120 (121) - Salmo responsoriale

Alleluja (Taizè) - Acclamazione al Vangelo

Come è bello, Salmo 132 (133) - Offertorio

Santo (Bonfitto) - Prefazio

Evenu Shalom Alejem - Pace

Fratello Sole, Sorella Luna - Comunione

Laudato sii, o mi' Signore - Uscita

1978

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