metamorphosis - un anno di poesia

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AAVV Metamorphosis Un anno di poesia A cura di Francesca Coppola e Roberta DAquino Prefazione di Anna Ruotolo VERSINVENA 2010

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Antologia dei poeti di Versinvena con prefazione di Anna Ruotolo pp.56, 10,00 € per acquistarlo: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=555161

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AAVV

Metamorphosis

Un anno di poesia

A cura di Francesca Coppola e Roberta D’Aquino

Prefazione di Anna Ruotolo

VERSINVENA 2010

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VERSINVENA

Metamorphosis

Un anno di poesia

AAVV

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Metamorphosis – un anno di poesia

Versinvena ~ 2010

Tutti i diritti riservati – All rights reserved

versinvena.freeforumzone.leonardo.it

[email protected]

Progetto e Layout Grafico:

www.artistidelweb.com

In copertina:

Riflessi d’acqua (dettaglio), Mirella Crapanzano, dipinto su seta.

Per gentile concessione dell’autrice.

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Prefazione - Il bilancio condiviso dell’evento-vita

Di solito l’ultimo mese dell’anno coincide con il bilancio totale delle esperienze vissute, delle occasioni mancate, còlte, lasciate da parte; delle conoscenze avvenute, capitate, ricacciate indietro; dei dolori, gioie, successi ed insuccessi. Più in generale, dell’evento-vita tutto.

La poesia sta nel mezzo di tutte le cose ed è silenziosa e necessaria. Quando Francesca e Roberta mi hanno proposto di scrivere una breve introduzione per questa antologia - che non è solo un bilancio annuale, ma IL bilancio del primo anno di vita del forum di scrittura Versinvena -, non avevo ancora ben chiaro il lavoro di raccolta, raccordo e condivisione che sarebbe apparso davanti ai miei occhi. Basta fare un giro nella rete globale di internet alla ricerca di siti e blog di scrittura creativa per vedere progetti di volumi collettanei (in carta, sub specie di e-book, link e quant’altro) sprecarsi senza che ci sia dietro un vero lavoro composto di cura, attenzione e dedizione. Non è il caso di “Metamorphosis” che già dichiara, attraverso il titolo, la differenza sostanziale dell’approccio: che sia il bilancio del cambiamento acquisito tramite lavoro e passione quotidiani a parlare per noi tutti. Cambiare è sempre un atto di coraggio, una scelta difficile e ben lo sa il poeta che si mette in gioco svelando le carte, offrendo all’altro le proprie scelte e le proprie convinzioni attraverso il personale dettato poetico. C’è anche da sottolineare che chi non vive in un microcosmo fatto di quotidiani scambi e letture gratuite e compartecipazione e com-mozione (nel senso di muoversi con) non può capire fino in fondo quanto importante sia raccogliere il frutto di questa semina semplice e insieme prodigiosa, ma può solo avvicinarsi a tutto ciò con curiosità e rispetto. Per questo il mio plauso va alle due colonne di Versinvena, Francesca Coppola e Roberta D’Aquino, e poi si estende agli autori qui pubblicati e all’artista Mirella Crapanzano per le sue pregevoli opere che accompagnano i versi.

Senza presunzione di esaustività e attraverso la mia veloce (ma non disattenta) rassegna delle voci poetiche qui inserite, credo di poter dire con discreta convinzione che davvero ognuno abbia dato il proprio tutto, anche – o soprattutto – quando parlarne sembrava doloroso. Ma è stato il coraggio ad averla vinta, almeno qui, nelle

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parole, e a “dire come è stata guerra” (Alex Manunta) mentre ci si chiede, nell’umana ed ineliminabile incertezza, “quale sostanza ci avvinghia, dunque?” (Sebastiano A. Patanè) .

Per ciascuno, poi, non è mancato il momento del giudizio impietoso “alla fine comunque come tutti / sarei stata un tribunale giudicato / dai puri” (Fiorella D’Errico) proprio quando fuori l’esistenza procede nel solco del corso normale degli eventi, “mentre le vetrine luccicano.” (Chiara Catanese), quasi dimentichi che, in fondo, gli anni “si estinguono nel fuoco” (Mirella Crapanzano).

Non mancano le consolazioni degli affetti, quali la figlia che sarà dolce vedere “ricominciare ogni giorno.” (Flavio Almerighi) o le sofferenze che discendono dai medesimi affetti portati dentro come doni brucianti: “ed io amore // (che aggancio trottole all'orizzonte) / e tu / che imbratti scuse/verità” (Francesca Coppola); “io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo” (Giusy Di Fato); “Ho incendiato il mio cuore / Ho voluto bruciare il dolore / Ed ora il tuo vaso mi guarda / Dal ritratto di donna / Nonna, non sai quanto ti ho amato.” (Giorgia Spurio); “manca d'amarti, sul ciglio / di periferia,” (Leda Moncalieri ); “e per il troppo amore dimenticheremo / ancora / che siamo conchiglie / e spiagge deserte” (Roberta D’Aquino); “siamo un duetto che viaggia in distorsione / c’eravamo promessi “mai come loro” / ma siamo una generazione che regge più l’alcool dell’amore” (Nihil); “Graffi di conchiglie e linee a dire c'eri /nelle labbra scure / di vino e sesso” (Pedro Navarra); “Non lo chiamerò amore perché è solo un lampo / Prima o poi si cristallizzerà in una morte qualunque …” (Rosario Albano).

Ci sono anche - non mancano, per fortuna - l’impossibilità del sogno “perché anche la luna mezza o piena / non realizza certi sogni decadenti /come stelle.” (SalvoD’Angelo) e la quieta domanda posta alla scrittura “O un racconto scaverà / le radici, che ingravidino / la terra del loro futuro?” (Stefano Toschi); la consapevolezza, anche violenta, del rovescio delle cose fisiche e memoriali “e di arcobaleni rovesciati / sopra il mento” (Stefano Sivo), il ritorno commovente alle origini “Ero l’idea primaria che mia madre/ colse nel suo giardino in sogno / tra pollini di vento.” (Rosanna Spina) e la tragedia-cronaca di vita stroncata “Una ragazza in vita riservata / la morte l'ha resa acclamata / nell'ultimo respiro una mattina d'estate” (Vondur).

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Quanta vita, dunque, e quanti modi di ritrovarsi dentro ad essa con la semplicità di uno scambio spontaneo di forme, idee e consapevolezze!

Non mi resta, infine, che augurare una lunga vita al forum di scrittura Versinvena e al lavoro da Voi tutti portato avanti, certa che questa lettura resterà nel tempo e arricchirà chiunque vorrà avvicinarsi ad essa con occhi pronti e petto libero.

Anna Ruotolo

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Piccola introduzione

La volontà di raccogliere una selezione delle poesie più belle contenute in Versinvena, dà vita oggi a questa antologia, il cui titolo prende spunto dalle evoluzioni che il forum ha visto, a partire dall’avvicendarsi delle penne che hanno lasciato tracce di sé, fino all’osservazione di come, quelle che hanno scelto di abbracciare il nostro progetto, sono cambiate, giorno dopo giorno, a seconda degli umori, delle stagioni e della propria crescita personale anche dovuta al confronto critico che avviene nel forum; ma anche dalle tre tele meravigliose che Mirella ci ha concesso di usare per abbellire il nostro libro.

Osservandole è possibile intraprendere un viaggio nell’occhio dell’autrice che attraverso i colori, le forme, i simboli di un’antica lingua, riesce a sommergerci con il suo favoloso entusiasmo.

Riporto dunque le sue parole che, meglio delle mie, sono in grado di introdurre queste opere:

“Le tre metamorfosi si riferiscono sia alle fasi del giorno, simboleggiate dai colori: blu la notte, verdemare il giorno e rosso la sera, sia alla vita nella sua complessità, nella rappresentazione delle sue molteplici e colorate forme di esistenza. Le rappresentazioni sono eventi che si manifestano attraverso lo scorrere del tempo che occupa spazi e quando questi eventi hanno raggiunto una saturazione ecco che si spingono oltre, a colonizzare ciò che convenzionalmente chiamiamo futuro, mettendo radici nell'inesistente. Ogni quadro ha al suo interno degli ideogrammi e quindi le forme si rivelano non solo attraverso il colore... Nel Blu, ad esempio ci sono segni che parlano dell'Amore, come principio generatore necessario alla metamorfosi. Dall'incontro di questo amore con l'arte, con il gioco, nasce la vita e il sogno è il carburante della creazione.” Io vado a sognare, come ho fatto nello scrivere le poche righe che accompagnano ogni opera, e vi lascio alla lettura.

Roberta

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Metamorfosi in blue (La notte)

Quali segreti e quali sogni scrive la notte in code di sirene e spruzzi di

sale… questo mare scuro che circonda i desideri è come un utero, una

membrana sottile pronta a sciogliersi, una generatrice di nutrimenti.

Possiede il germe della vita, ne è custode e terra fertile.

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... perch’io, che nella notte abito solo

anch’io, di notte, strusciando un cerino

sul muro, accendo cauto una candela

e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto

bianca nella mia mente –apro una vela

timida nella tenebra, e il pennino

che mi bagna la mente...

strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo.

da "Il seme del piangere"

Giorgio Caproni

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Per brevità chiamata poesia

Alex Manunta

ci si innamora della pioggia per il tessuto di un ombrello visto mezzo rotto, mezzo aperto sopra una zuppa impreparata e tale che il cielo della notte ha un cuore pece in uno spazio saturo di flemma a andare quando incamminati a nuca stretta il tentativo è stato di schivare stelle ma poi... dire come è stata guerra forse è come poter essere in un campo dove ci si sente ossigenati bene così tanto da ordinare un bel respiro di disordine al cosciente

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Io sono una bestia

Alex Manunta

Io sono una bestia una bestemmia, una pioggia alla gola venduto a forza, di stomaco un plinto e tre peli di ferro mai più allacciato a coprire una schiuma di cielo Sono una bestia un filato di pece intrecciato alle membra negli occhi, la terra è a nessuno e un nodo dove impossibile lasciarti uscire ai canali lacrimali, rotti Sono una bestia un pugno di sangue alle mani dentro, un suono minuto secondo alla morte, un prodotto la strada da macchiare con una schiena di silenzio contro a tutto Sono una bestia beata di crisi, a scosse tirare su il fondo, e avanzare gli occhi del Cristo che non disarmo, e ricordo solo, l'ultima volta che non ho pianto.

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Crisi

Chiara Catanese

Macerie invisibili, esiste quello che non vedo: come una penna lanciata è in realtà immobile. Polvere dal marciapiede, polvere nelle tasche dell'uomo, "sono polvere" mentre le vetrine luccicano. E Nilde scende dalla giostra, e lascia lì i suoi sogni.

Ciò che si ama e non si è colto (si cerca)

Chiara Catanese

...E quando il salto d'una ninfea s'infrangerà in ferite e in luce sui vetri della mia finestra... Sapevi che i tuoi occhi hanno radici? Io non sapevo d'essere un campo abbandonato qui sul mio petto fra le veglie della luna e il vento, dicono che nulla si crea nè distrugge; e quei nontiscordardime sgualciti fra le mie mani, forse, in un'altra terra.

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Un altare è la vita

Fiorella D’Errico

Un altare è la vita presente a se stessa, non dilegua, e la finzione della morte si inginocchia a lei come in preghiera. Ma anche così, scorrono presto i giorni: il tempo cambia e inaspettato il freddo alla finestra avvolge i gomiti consumati. Spiare è l'arte dei dimenticati.

Sarei stata forse

Fiorella D’Errico

sarei stata forse brava a far la madre una madre osmotica che trepida avvinghia la membrana uguale e travasa di sè l'unico rischio sarebbe anche succhiare questo il pensiero di vigliacca pace in cui riesco a dormire oppure l'avrei guardato andare a due passi, due oceani da me quel tanto che non serve alla fine comunque come tutti sarei stata un tribunale giudicato dai puri

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Apologia di te (a mia figlia)

Flavio Almerighi

esente da vizi, spio gli sguardi in tralice riservati al risveglio gioire ambiguo e sorriso, bambina dai pugni chiusi e così ti stiri.

Il ghiacciaio scioglie in lettere minuscole evade sensazioni proprie; la luce in proscenio la pagina del suggeritore dice baciarti in viso, sarà rivederti dolce ricominciare ogni giorno.

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E il tuo respiro

Flavio Almerighi

scuote il cielo stamani fino all’orgasmo violento dei pini terrazze e viali di polline giallo, disgela l’emozione il respirare bambina, lascia le fungaie ai tronchi, baci piccoli e bene assestati

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Il ritorno della polvere

Francesca Coppola

il sole buca piano la finestra mi arrotonda di solitudine fra le sue dita è allora che vedo l'essere mediano non qui, non lì presente forse nel passo di un gatto credi, chi conta su di te non conosce i numeri ci sono due pagine vuote si nasce una sola volta fra le morti che ho in mente

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Visioni a Lagonegro

Francesca Coppola

le nubi serpeggiano più di fantasmi qui a Lagonegro bocche cucite d'amaranto e la potenza di penetrare il gioco dei veli ci sarai ancora per ridere oltre la salita? i giganti della foresta rompono l'incompletezza di una preghiera e mi prende e ti duole quella capacità di accogliere argini come patto da inumidire di storie e passioni ed io amore (che aggancio trottole all'orizzonte) e tu che imbratti scuse/verità

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Sulle increspature dell’eternità Giorgia Spurio

Le tristezze hanno maschere bianche d’ombra E salgono fino al monte delle solitudini Riflettono futuri lampi in tuoni sul mare dell’ eternità e nell’etereo si sollevano i fantasmi delle orfane madri Alla luna non sarà partorita cometa ma il cielo dona la sua lacrima al mare e a velo di sposa la nebbia avvolgerà mani ai capezzoli delle montagne oltre lo specchio delle nefeli. L’Eco si sprigiona da sirene dalle conchiglie tra oceani e olimpi. Intingi il pensiero al mondo e le ali invisibili dalle nere piume si libereranno dal petrolio in sangue Oltre l’orizzonte Contro prigioni e limbi si scateneranno i figli di Zeus E oltre l’eterno la mente sorvolerà come Icaro mai caduto sulle increspature dei cieli.

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Le candele nascoste nel petto

Giorgia Spurio

Il gatto si leccherà le sue ferite di latte E le candele in processione le metterò come fiori nel vaso… -tu non sai quanto odio questo tuo ricordo di ceramica- Dondolare su sedie rotte Tra ortiche e orchidee Rose che a maggio erano mangiate dai parassiti Formiche che in estate portavano il pesante fardello delle molliche senza fame Ho incendiato il mio cuore Ho voluto bruciare il dolore Ed ora il tuo vaso mi guarda Dal ritratto di donna Nonna, non sai quanto ti ho amato.

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Metamorfosi verdemare (Il giorno)

Rimango affascinata dai colori di questa tela, gli eventi che si susseguono

durante il corso della nostra esistenza, invadono e colmano uno spazio di vita

fino a poco prima vuoto.. spirali di energie, antenne stilizzate di farfalle

pronte a percepire le vibrazioni intorno, ciuffi di avvenimenti che ci conducono

al futuro. E il giorno che prosegue, nella quiete di un verde luminoso…

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Novantanove

Giusy Di Fato

Novantanove col resto di uno è il numero che salva il capitale, postilla da copione, il campione e la rete da cui fugge e cerca, la mano che raccoglie il seme che divora le spine e che mi taglia i polsi ma Uno trinitario e chino mi ripiega sull’abisso della lavagna che mi massacra il volto ri cer ca l’olio l’essenza, il lino, la corona, i piedi del viandante l’acqua santa, dello scempio la notte della festa che dà l’assoluzione senza colpa sul dizionario dei giorni coi nomi aggiunti a penna dopo la w questo libererà il bene dall’inferno

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Resta

Giusy Di Fato

Resta, spingiamoci oltre il buio di lato agli occhi delle finestre in fiore il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita mi profumavano la gonna di cicale ti ho mai parlato del vento di scirocco? io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo e già mutava il cardine delle ginocchia in cima alle mani l’abisso, ti dissi ha la forma dell’acqua in un catino di parole appese alle giunture, le pale dimenticano a volte di postare il frutto dal succo della spina, così ti legai in un battito ma era Marzo e la radice sapeva di scorrere nel vento

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Manca

Leda Moncalieri

manca d'amarti, sul ciglio di periferia, stranamente sconnessa a un mondo che mi preme, mi satura di doni, chiusi peggio, altrimenti, in un caffè più buono ai portici adorni di gerani e insetti che vengono a morire tu stai distante, nei tuoi settori di un luna park abbiente, scrostato d'avarizia e pesticidi - quasi fosse pura l'aria che respiri di tanto in tanto, amore torna a marcirti dentro, quale entropia, da me disgiunta clessidra che diventa imbuto pozzo incidente, macchina da guerra vorrei prepararmi come a un'interpunzione fossi tu l'orchestra, la risposta

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Giulia, quasi Giulia

Leda Moncalieri

Le notti son due passi in colonna il ricomporsi di schiaffi che strappano l'ultima sigaretta è Giulia - dove s’aggira il sangue ai marciapiedi fasci di lampioni come certi amori senza censimento La voce che assottiglia orme, un tirar dritto su di un nome non ancora tradito Così che ai dubbi chiude la pianura somma irrigata senza tratti brevi Giulia, palmo di fumo sui passi di casa sulle tovaglie - a declamare calcestruzzi che affogano propensioni da soprano Giulia, quasi Giulia - grembo chiave di sol affissa in gola

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In qualche modo sai

Mirella Crapanzano

in qualche modo - sai - si avverte quel bussare l'insistenza sul corpo dalla finestra richiama un volto sconosciuto, una scatola al buio dove pescare bocche, seni, persino rughe e passi attorno così si resta sulla nuca a una fissità di stelle assottigliando fiati alla distanza a poco a poco, allora sapresti dove muta quel groviglio di pelle, l'azzurro districando note alla soglia

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Come all’inizio

Mirella Crapanzano

come avviene che scioglie il greto l'andare controvoglia di là dall'alba l'esausto confidare della morte, le spine al passo che costeggiano i veli dell'infanzia la forma sfilacciata della pietra riflette l'acqua, in fondo come all'inizio nuda, una preghiera ignara ai sedimenti che omette la parola l'omonimia del caso quando s'incarna pozzo ai sensi, profilo di penombra nel segno che rimane acre, agli anni che si estinguono nel fuoco

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Distorsioni

Nihil

Noi non abbiamo la nostra canzone siamo un duetto che viaggia in distorsione c’eravamo promessi “mai come loro” ma siamo una generazione che regge più l’alcool dell’amore ed ora canto solo, appunto sul foglio i silenzi d’un telefono che non squilla più mentre loro sono a dormire, e noi ci svestiamo in mail da non spedire perché ci annoia anche ricomporre le distanze come un ritornello che salta la strofa e diventa percussivo come un “ti amo” alla fine d’ogni sms ora anche le note sfumano cola la cenere dell’ultima MS su queste righe che sono un’altra bozza di una chiusa senza eco o coro in attesa del repeat che la venga a salvare da una parola che non sappiamo più pronunciare.

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Ana

Nihil

“La luce incandescente soffocava, e i suoi sguardi parevano raggi. Ebbi solo un sussulto: questo uomo può domarmi.” Anna Achmatova, “Turbamenti” Come un basso pulsa la sera, costringe a sognarmi – perso - nei tuoi fianchi e con le labbra nude trovo il senso a questo domarmi di un seno tamburo che batte sotto i veli dilata il nome, ricompone l’assenza un passo nella mia direzione quando la giada dei tuoi occhi si posa dolce come un’ustione prima che giunga l’alba a scioglierti dal mio braccio e di te non resta che un’eco chiamato amore.

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La distanza

Pedro Navarra

Lo stomaco è un gomitolo stasera, se sera è l'esser ombra di campane l'imbrunire oltre campi d'abbandono sì si chiede come specchio all'orizzonte doppia linea eco al centro del presente -Madre e figlio- emigranti contrapposti sangue e mente tra due poli la distanza di una sfera

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Rossamaro

Pedro Navarra

Le altalene sulla spiaggia segnano sorrisi tra le poche nubi nella darsena bruciata dei momenti aria di ricordi in cambio di granelli nelle scarpe a rimandare un po' di vero Graffi di conchiglie e linee a dire c'eri nelle labbra scure di vino e sesso

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Uno più zero

Roberta d’Aquino

Nelle vesti d’amianto il caldo non si soffre. E non s’avverte neanche quando si ritira la notte e un fuoco barbaglia sul giorno nascente Nemmeno il freddo s’avverte non spine sul viso, né vento Una quiete dolente risale le vertebre e rende più assente È come –d’un tratto- svuotarsi del sangue, decomporre strutture farsi liquido amniotico tiepido ipnotico senza feto – cosa circonda? Non v’è sostanza, materica solida essenza. Non v’è nulla da scaldare, più nulla da dare Nulla ci fa coppia E restiamo a contarci i sensi a mente. Una matematica storpia che dà ancora zero alla somma di uno più zero

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Intenti

Roberta d’Aquino

Nella notte ritornano le assenze i quaderni verdi foglie abbandonate ad autunni di neve noi eravamo intenti in metamorfosi di tempi e ci scordammo le esistenze Quando mi raggiungerai oltre quel limite di acque racchiusi ancora in placente sfoceremo dinnanzi ad altari solitari tu ed io e le mani aggrappate alle anche e al troppo rumore in sollevarsi di gonne come il sipario di una prima e per il troppo amore dimenticheremo ancora che siamo conchiglie e spiagge deserte

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Metamorfosi in rosso (La sera)

Vedi?! Il rosso della sera ha preso il posto della luce, gli animali notturni fanno capolino insieme alle paure. Una civetta, la chiocciola con la sua lunga bava traccia percorsi misteriosi, l’aquila già urla il volo del ritorno. Gli eventi, a questo punto, hanno quasi saturato il nostro spazio e uno squillo di tromba evade verso la notte. Cammino sul filo di un futuro che non so.

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Prima che l’informe

Rosanna Spina

Nuotavo, ne son certa ben prima che l’acqua defluisse su greve litosfera d’universo non so dirvi io chi fossi forse colore trasparente ai bordi o la profondità che sfugge all’occhio se non osserva con un altro Occhio non chiedetemi quell’Occhio di chi fosse. Ero l’idea primaria che mia madre colse nel suo giardino in sogno tra pollini di vento. Prima del cielo e del mare e prima ancora dell’alba del sangue e dello sperma prima del filo d’erba prima che tutto avesse un nome io c’ero da qualche parte prima che l’informe si plasmasse che il fuoco fosse antidoto del gelo prima del moto che divenne mondo lei prima di guardare già mi vide prima del tempo già mi diede un nome

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e fu l’eterno dove adesso dorme sento il respiro e a lei le braccia tendo

Potrei vestirmi di condizionali

Rosanna Spina

Potrei vestirmi di condizionali, spettinare i perché dalle risposte un po’ ritrose, di un filo sospese con l’ala ad una spina, se avessi confidenza con la rosa che se ne sta sul bordo del taschino, come l’occhio di un Dio che si riposa su di una nuvola, facendo capolino, mentre la forma già si disfa al vento e disegna leggere le Sue impronte nascoste dal crepuscolo che scende sopra la tela lieve del tramonto

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Le vocali della tua voce

Rosario Albano

Era sul davanzale l’ho intravista quella polvere d’Africa che ti somiglia un caldo e lento sgretolarsi d’addii … Uno per me che non t’ho cercata al mare un altro ai sogni che mai hai dato valenza altri poi tutt’in fila all’orizzonte che m’annega. Però uno prezioso l’ho appena incorniciato ha il sapore che lenisce il sonno un tenue vibrafono ne restituisce il suono: non lo chiamerò amore perché è solo un lampo prima o poi si cristallizzerà in una morte qualunque … Oggi ne scrivo e domani lo poserò nella terra. Ho dinanzi la sequela dei morsi dati e ricevuti tutti listati dai colori di stagione ogni fruscio mi riporta al punto di partenza: e le strade piene di forre grigie e catrammate s’incrociano e si perdono nella foschia: ad un bivio dovrò pur raggomitolarmi sfinito … Quel che non capisco subendole sono queste pause assordanti e ventose che mi scompigliano pelle e capelli puntualmente e quell’attenuato sibilo che ha le vocali della tua voce che continua a sfigurare il mio amato silenzio a cui affido voluttuosamente le mie ombre: rendendolo assassino d’istanti irripetibili …

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Ancora una canzone d’autunno

Rosario Albano

E mi dico sospenditi -tra un asse astrale e la parte oscura della luna – come fanno le ombre dietro i cancelli … Qui dove i lacerti sorridono taglienti o lì dove io vorrei ritornare in un silenzio pendulo - ho la certezza solo dei lampi fonemi che urlano luce ma a quale tempesta riconoscerò l’impronta di madre? - … poi però continuo nelle insignificanze lo sento dal tramestio tra le foglie appena morte Che sia l’autunno l’inganno? sin da quelle pagini francesi dell’imberbe melanconia mia m’assorda quel singulto a forma di violino … ... Mi dici distaccati - altre sono le stagioni che s’assiepano – non è che lirica scritta da poètes allé lemmi la cui oscurità ha ormai conchiuso l’ellisse e assaporano di finitudine … Mentre m’inumidisco alla pioggia del tuo logico raggiare

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non so perché continuo a concepire parole dal monotono languore che mi enucleano di qua e di là ferendomi come nei giorni antichi …

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Felino

Salvo D’Angelo

Vincevamo il nero della notte con un sasso ricoperto dalla carta se poi te ne pentivi non c'era tempo per abbassare il braccio. Sanguinava il nero della notte perché anche d'estate basta un lancio per abbattere due astri o nessuno perché anche la luna mezza o piena non realizza certi sogni decadenti come stelle. Perdevamo il nero della notte ma forse non ero abbastanza felino d'arrivare a mordermi i gomiti.

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Come falena

Salvo D’Angelo

Non bastava uno schianto degli eventi se poi annullavamo il vento contrapponendo varie identità la mia, la tua in un fiato mai del tutto programmato e non ci stavi a vederti soffrire non ci stavo a vedermi rubare l'età - cristallizzata come falena in cuore d'ambra.

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Com’è fatta una poetessa

Sebastiano A. Patanè

Com’è fatta una poetessa? Con tutti quegli occhi che non si vedono, quei cuori nascosti dietro le parole ed una reflex per cellula sempre in posizione… E’ sostanza rarefatta sui gradini della sera e compensa l’umano nei primitivi suoni Senza riparo lungo la bufera, quindi, una poetessa è sola! "come le pizie cumane

io canto il dolore di tutti" *

ed io che parlo con te, quindi, sono solo anch’io… e poeta…! e noi, noi… quale sostanza ci avvinghia, dunque? Di che amore è fatto il disprezzo d’ogni libertà schiavi come siamo di noi, di te e di me che da fuori della porta ci bussiamo inuditi?

* da “l’ultimo ferro che ti ha toccato”, Alda Merini

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[è un muro – vedi- che ci separa]

Sebastiano A. Patanèè

una grata di ferro o una mano -che cambia - a tenerci lontano quello strano volersi senza briciole quella minima parola che completa la parte mancante delle bocche ormai solo trasmettitori c’erano treni sempre in partenza nei nostri occhi e navi dai potenti fischi e lunghi scali fra le lenzuola brindiamo a questo non essere noi adesso che siamo solo riferimenti e ricordo come se -talmente è lontano- non fossimo mai stati veri è una dimenticata mano o un muro - vedi - che ci separa dalle stazioni e non ci lascia scorgere il fuoco nell’acqua calma o prendere il vento la finestra però è la stessa, senza una luna dietro

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Bulimia

Stefano M. Sivo

Ti tengo la mano mentre il tuo veleno risale il greto fino al Golgota occhi che appassiscono nel sale rubino e dita che scavano a svilire il corpo e assetare radici e ti rinfranchi di quel vuoto caduco che sgrava le carni ma non allenta memoria appoggiati anima sei nuda dietro quelle vesti di vetro e organza

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La mia principessa

Stefano M. Sivo

Un’ ombra senza contorni in quella gerla che si sfarina sotto il como' -copertina avvizzita- il sole ci gioca fra movenze di polvere Sento un trepidare di carne di voci stese su queste mura come parati ammuffiti e si confondono istanti di mezze lune a bagnomaria sotto i nasi e di arcobaleni rovesciati sopra il mento Erano lapilli infuocati sulla carne quei guaiti quella notte e io impotente come Satana sferzato da un Giglio che reinventavo la cera attorno al lucignolo Poi il tuo sguardo quelle anime madide confuse da impertinenti ciuffi e il tuo ultimo bacio una lingua rasposa sul dorso della mia mano

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E’ una nuvola d'ombra

Stefano Toschi

è una nuvola d'ombra che mi attanaglia al cielo sulla sponda dell'infinito e il cuore sobbalza alla voce il frammento si perde un'amara risacca mi sfianca accadde un sera... ricordi? ho nascosto nel vento le nostre illusioni ora pendono morte impiccate alla forca del tempo.

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La differenza

Stefano Toschi

Forse che un tuono, l'onda sinusoidale del suono, attraverserà goccia su goccia il ciclone, per cantare versi nell'occhio sereno? O un racconto scaverà le radici, che ingravidino la terra del loro futuro? No vi dico, ma una brezza leggera, senza capo né coda, sulla soglia dell'ora che veleremo il volto per la disseminazione. Poi la pioggia, i sassi, lo sbattere rabbioso e la terra berrà l'indole scura feconda, capiente, residuo o resto, un'ombra, forse un ventre... Un seme marcescente diaspora sema semente dissolvenze nome disperso né retro né verso nella notte del sesso della morte del senso.

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L'allegro Pierrot

Vondur

Vestito d'aria e rumori insani raschio la sera, calda, di solitudine, mi abbaia lontana, verso una finestra sconosciuta, che di pudica fantasia racconta, dolcemente sporca da profumi intimi, gli ultimi detrattori di una favola vissuta perfetta, quasi spicciola, nelle umide giunture che accarezza l'estate, con movenze opposte invento un profilo d'amare, spogliandola in fiore, e sulla punta un brivido che affanna il silenzio, rapido pensiero d'abbandonare per poi pulire.

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Dal tramonto all'alba

Vondur

Si spengono i riflettori sull'edizione straordinaria Le immagini che scorrono da giorni hanno una fine in quella doppia elica Una traccia rossastra vicino a un muretto, è la chiave che tutti cercano Quegli uomini bianchi come astronauti sono gli eroi del nuovo millennio Una macabra caccia al tesoro per scovare l'arma del delitto, sulla giostra di luci e finti clamori Voci, ipotesi, affermazioni, ruotano attorno a un paese che della tragedia assume il proprio nome Due occhi rubati al cielo, e un sorriso che non lascia scampo, rimbalzano nel mondo in ogni angolo Una ragazza in vita riservata la morte l'ha resa acclamata nell'ultimo respiro una mattina d'estate L'eco del trillio si insinua nella quiete buongiorno è il centotredici alzate il sipario.

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Horizon – dipinto su seta

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Ringraziamenti

Quando un’anima incontra un’altra anima non chiude il cerchio, anzi l’anello emana calore e funge da faro per richiamare altre anime. Versinvena è come una fede nuziale, quando firmi l’iscrizione è come se giurassi amore eterno alla scrittura. Così nasce il desiderio dei desideri: creare un gruppo solido e appassionato e che la contaminazione facesse il resto. Ad un anno dalla sua nascita, io e Roberta ringraziamo chi ha baciato questo rito e lo ha rispettato e coccolato. I passaggi di mano non sono stati numerosi, ma la lucentezza si è avvertita nell’aura di chi ci ha sfiorato. A cominciare dagli ultimi acquisti, Alex Manunta è un autore che ho sempre seguito e ammirato per l’originalità, per il suo voler dire e mettersi in gioco con versi densi e colmi di immagini. Le cui poesie a volte sono dure e crude, ma realmente percepibili in ogni sensazione, anche quella di contare il numero di ferite scavate nel suo percorso. Sebastiano A. Patanè è stato prezioso e comune amico di scambi poetici; chi non ha avvertito dentro la bellezza dei suoi versi? chi non ha, almeno una volta, cercato di seguirlo nelle traiettorie nuove, pirotecnica di generosità e cuore. Lui ha un modo così viscerale di orchestrare i ritmi del sentire, che è davvero un onore, oltre che un piacere averlo fra le nostre pagine. Come non citare Fiorella D’Errico e la sua disponibilità nel mettersi in gioco, quella voglia irresistibile di comprendere ogni passo, sguardo analitico pronto a indagare non solo il suo cammino ma anche quello altrui, quando intreccia -il comune o no- stato d’animo. Le scalate filosofiche sono il suo forte, Chiara Catanese ha un punto di vista particolare, nei risvolti malinconici e altamente suggestivi; sa allacciare la parola, senza agghindarla troppo e le sue trame toccano nel profondo. Donna dai mille interessi, artista a 360°, ha occhi quasi onirici nelle sue esternazioni, labirinti a volte contorti e quasi senza via d’uscita, ma gli smeraldi brillano fra le crepe. Mirella Crapanzano è un vulcano in eruzione, enciclopedia vivente e dai molteplici colori, sa affascinarti di versi in un’esplosione continua di vita. Le sue poche pubblicazioni hanno lasciato il segno, Flavio Almerighi riesce ad essere incisivo nella sua essenzialità, poesie ben curate e dal tema sentito.

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Uno stile in continua evoluzione, Giusy Di Fato ha potenza e talento nelle sue esternazioni, a volte così eteree da lasciare di stucco o cosi turbolente da avvolgerti nel ritmo. La sua assenza ha lacerato un po’ i disegni di questa geometria: Leda Moncalieri, quando manca si avverte ed ha come effetto quello di riportarti a leggere le sue meraviglie, socchiudendo gli occhi quasi lo vedi il pifferaio magico condurti nei paesaggi dell’eleganza, nei tramonti della saggezza, la mano calda dei ricordi, la voce pura dei risvegli. Sciolto, si è sciolto, almeno quel poco che basta a sollevare un attimo la crosta e sbirciare chissà cosa, Nihil, è stato insostituibile presenza di occhiate all’esterno, negli spostamenti di tendenze e voci fuori onda. Quelle rare volte che ha lasciato a parte lo spirito scientifico abbiamo contemplato sortite potenti e senza eguali. L’amico più intimo di Pedro Navarra è la fluidità della parola, che ad arte interseca con giri nostalgici di realtà e pelle. È vita vissuta quella che leggi e le battaglie sono pienamente percepibili. Lui spesso si sente ruota diversa del carro, quella voce al di fuori del pollaio, non capendo che nelle discrepanze si nasconde la completezza, che nessuno è uguale a nessuno e che ognuno apporta, come può, il personale contributo. Rosario, spero adesso avrai capito che la tua presenza è un valore aggiunto, perché è bello il confronto generazionale, senza cercare per forza un significato, plasmarsi di contraddizioni e discernimenti è alla base di qualsiasi discorso. Un grazie sentito a Salvo D’Angelo, Rosanna Spina, Vondur e Stefano Sivo che hanno pienamente centrato lo spirito del forum, riuscendo ad assorbire le note positive, in un arricchimento costante da qualsivoglia spunto; la riflessione è un gran bel dono, perché chi comprende che c’è sempre da imparare, ha di certo la strada spianata per metà. Un inchino a voi dunque, per il tangibile apporto e l’umiltà con la quale accettate e dispensate consigli. Nella continua gestazione del forum, ognuno nel proprio piccolo ha regalato uno spicchio di umanità e quindi ricordo le scie di autori che hanno arricchito le stanze di sfumature, dalle scalate liriche di Giorgia Spurio, all’occhio critico ed esperto di Stefano Toschi. Un ringraziamento particolare va ad Anna Ruotolo che con estrema competenza e consueta delicatezza ha disegnato il profilo dell’intera opera. Versinvena compie il primo anno e, Roberta, dobbiamo spegnere insieme questa candelina, mano nella mano, perché senza te non esistono vene di versi. Grazie.

Francesca

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Indice

Prefazione – Il bilancio condiviso dell’evento-vita 3

Piccola introduzione 6

Metamorfosi in blu 7

Alex Manunta

Per brevità chiamata poesia 10

Io sono una bestia 11

Chiara Catanese è Diotima…

Crisi 12

Ciò che si ama e non si è colto (si cerca) 12

Fiorella D’Errico è Clodiaf0904

Un altare è la vita 13

Sarei stata forse 13

Flavio Almerighi

Apologia di te 14

E il tuo respiro 15

Francesca Coppola

Il ritorno della polvere 16

Visioni a Lagonegro 17

Giorgia Spurio

Sulle increspature dell’eternità 18

Le candele nascoste nel petto 19

Metamorfosi verdemare 20

Giusy Di Fato

Novantanove 21

Resta 22

Leda Moncalieri è Lunasepolta

Manca 23

Giulia, quasi Giulia 24

Mirella Crapanzano è Ecat Mel

In qualche modo sai 25

Come all’inizio 26

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Nihil

Distorsioni 27

Ana 28

Pedro Navarra

La distanza 29

Rossamaro 30

Roberta D’Aquino è Maredinotte

Uno più zero 31

Intenti 32

Metamorfosi in rosso 33

Rosanna Spina è Versolibero

Prima che l’informe 34

Potrei vestirmi di condizionali 35

Rosario Albano è _RA_

Le vocali della tua voce 36

Ancora una canzone d’autunno 37

Salvo D’Angelo

Felino 39

Come falena 40

Sebastiano A. Patanè

[è un muro – vedi- che ci separa] 41

Come è fatta una poetessa 42

Stefano M. Sivo

Bulimia 43

La mia principessa 44

Stefano Toschi

E’ una nuvola d'ombra 45

La differenza 46

Vondur

L'allegro Pierrot 47

Dal tramonto all'alba 48

Horizon 49

Ringraziamenti 51

Commenti alle Metamorfosi scritti da Roberta D’Aquino

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Una produzione Versinvena 2010

Tutti i diritti riservati

Metamorphosis è un’opera collettiva frutto dell’ingegno intellettuale dei suoi coordinatori e degli autori delle singole opere in essa riprodotte. In quanto tale, tutta l’opera e i singoli contributi sono protetti dalla legge sul diritto d’autore. Ne è vietata qualunque riproduzione, anche parziale, senza permesso esplicito dell’autore. Tutte le immagini contenute nell’opera ritraggono quadri di Mirella Crapanzano, gentilmente concesse dall’autrice.

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“La poesia sta nel mezzo di tutte le cose ed è silenziosa e

necessaria. Quando Francesca e Roberta mi hanno

proposto di scrivere una breve introduzione per questa

antologia - che non è solo un bilancio annuale, ma IL

bilancio del primo anno di vita del forum di scrittura

Versinvena -, non avevo ancora ben chiaro il lavoro di

raccolta, raccordo e condivisione che sarebbe apparso

davanti ai miei occhi.”

dalla prefazione di Anna Ruotolo